martedì 15 dicembre 2020

Traduzioni in corso di varie Rabayat del poeta Sarmad

Poeta mistico- erotico iraniano di origini armena, vissuto in india e decapitato dall imperatore moghul Aurangzeb nel 1660-61,, per essere stato un seguace del fratello Dara Sikhot, che ne condivideva l eterodossia religiosa e morale. Oh, Tu,che stai celato dietro quel velo, mostramiil Tuo volto, in ansia io vago di qui ed i là, in cerca di una tuo.. risvolto Io voglio abbracciarti, con tutto il mio uore; Tu quanto a lungo, te ne starai ancora dietro un velo? Mostrami Il tuo volto! 2 Ora, come sempre stai fluttuando in un iume di avidità inconsapevole, come sempre vivi addormentato nell’oscurità, trascorsa è giovinezza, tu ora dimori nell’anzianità, e stai sonnecchiando anziché propiziarti il giardino dell’eternità 3

giovedì 10 dicembre 2020

Sull'esito della campagna elettorale per le Comunali 2020 25 settembre 2020

Signor Direttore, A mio giudizio la rielezione plebiscitaria di Palazzi corrisponde in pieno, come variante comunale, al fenomeno che Ilvo Diamanti definisce come il nuovo presidenzialismo regionale, ossia all’ elezione di governatori di regione che a scapito del loro stesso partito, o movimento di appartenenza, sono diventati dei capipopolo grazie ad una o più liste civiche di appoggio, soprattutto a quella che in tutto è cosa loro, nel nostro specifico la Lista Gialla. Non è un caso che i titoli dei giornali locali abbiano parlato di rischio di uno scavalcamento del Pd da parte di questa formazione che ha raddoppiato i suoi voti, come non è un caso che le liste di supporto che non erano un’ emanazione del Sindaco siano uscite invece sbriciolate dalla competizione, vedasi innanzitutto la lista SI e dei Verdi, che ha raccolto poco più della metà dei voti di Mantova in Comune, ossia di Potere al popolo ed e-Qual, in quel di Curtatone come in precedenza di San Giorgio. In realtà è tra Pd e Lista Gialla che si è giocato il vero scontro elettorale cittadino, che nel suo trasformismo immaginifico è parso manovrato da Palazzi al fine di ridurre il partito di appartenenza in stato di soggezione al suo potere autocratico, proprio grazie allo stesso tentato scavalco ad opera di una lista di cui è il dominus assoluto. La vicenda di Giovanni Pasetti, non eletto benché fosse capogruppo e capolista del Pd, nonché suo segretario cittadino, è inquietante in tale contesto. Né c’è da meravigliarsi se così è stato, visto che l’artefice primo del plebiscito cittadino già a suo tempo rinnegò Burchiellaro, di cui era stato consigliere, per divenire assessore della Brioni e poi rinnegare bellamente la stessa e l’ intero suo passato amministrativo, al fine di ascendere immacolato di magoni ed altre frattaglie ingombranti al soglio di sindaco. Se a ciò si associa il favoritismo acquiescente dei vertici nazionali di partito, nella vicende del parco del Te, o dei sottopassi, per cui pare che siano oramai un optional o una mera formalità gli studi di fattibilità, o nella vicenda Corneliani che rischia di configurarsi come un aiuto indebito di stato, si fa impressionante come Palazzi abbia giocato tutte le sue carte per ridurre in sua mercé il Pd servendosi spregiudicatamente dello stesso Pd, al punto che oramai si permette di impartire richieste-ordine ad un proprio ministro, quale la De Micheli . L’ indizio più eclatante di tale supponibile trama può essere la stessa campagna elettorale del Signor Sindaco, dettata da un copione che cozzava in ogni suo punto cruciale con il senso tradizionale di responsabilità del Partito Democratico, per tutta la temerarietà con cui Palazzi, in uno stridio in urto con i tempi di una pandemia falcidiatrice di noi anziani, raddoppiando la posta ha riproposto i miraggi in serie di neostadi e fantaboschi e parchi principeschi, in luogo di infrastrutture sanitarie e di un debito buono, non parassitario, o si è sfrenato in un giovanilismo volto assai di più alla lecita ricerca del godimento e del divertimento che a quella di un buon lavoro per i nostri giovani, tutto uno scoppio di fuochi folli d’artificio per conquistare il voto giovanile di destra sbilanciando a tutta destra l’asse della coalizione, che per il futuro, sullo sfondo, lascia presagire il peggio quanto all’ uso dei Recovery funds da parte di siffatti soggetti politici. Con l’aggravante ulteriore, come se non bastasse, di aver ridato fiato anche alla forze del’ autonomia differenziata a discapito della necessità di coesione nazionale che richiede la ripresa post covid, e di aver accampato un sovranismo municipale assoluto sulla città quanto al Migliaretto, con tanto di raccolta di firme , il che, di anticostituzionale, ci riporta ben più indietro che non al Podestà fascista, od a quello del Medioevo, al Capitano del popolo, direi proprio. Una prospettiva almeno sconfortante in una città che in nome dell’ indiscussa buona amministrazione precedente ha plaudito anche alla panzana dell’idrovia del Mincio, benché tagliandone fuori per i turisti l intero corso Superiore da Salionze a Pozzolo, comporti tre nuove conche, un boat lift e un ponte canale, beninteso a spese degli altri. Un po’ come la riproposta del ponte dello stretto di Messina da parte di Renzi, a solo poco più di un mese dal terremoto di Amatrice. Odorico Bergamaschi

In Replica 30 settembre 2020

Se è di me che la dottoressa Federica Pradella parla nella sua lettera alla Gazzetta del, 8 settembre , attribuendomi grande disonestà intellettuale per aver criticato per una presunta faziosità destrorsa la politica dei beni culturali della giunta Palazzi senza riconoscerne i meriti, riassumibili, a suo dire, nell’avere desunto tutto il valore commerciale possibile dai medesimi beni turisticizzandoli, mi corre l’ obbligo di replicarle che il sottoscritto ha in tasca solo la tessera del sindacato pensionati Cgil, non è affiliato ad alcuna formazione politica che lo obblighi ad anteporre ragioni partitiche o di lista a quelle intellettuali, né trae alcun utile economico da quanto medita e scrive , tanto meno da alcun mercimonio del patrimonio artistico della propria città, non di certo perché se lo possa concedere essendo ricco o di agiata famiglia. Ciò premesso, come la politica acchiappaturisti di Palazzi, si dà che anche i cinepanettoni siano di cassetta e di successo, riempiendo sale e provocando un gran ridere, ma che ridere, con viva soddisfazione di chi paga e di coloro per i quali fanno girare i besi o gli schei come li fanno circolare le motonavi nella Laguna veneta secondo Brugnaro, sindaco bis di Venezia a loro favore. Solo che se i cinepanettoni i besi li fanno circolare svilendo l’arte della commedia nella trivialità volgare dei luoghi comuni e dei doppi sensi più squallidamente scontati, per quanto siano di successo e di cassetta chi può negare ad un critico di stroncarli cinematograficamente, tanto più se cercò a suo tempo di scongiurare lo scempio. Od ostracizziamo i Mereghetti come rosiconi? Lo stesso dunque dicasi se un sindaco ha l’elevata trovata di trasformare una torre penitenziaria in un belvedere con indispensabile ascensore nel cavedio medioevale, o se per Mantova capitale culturale, un’occasione unica, la nostra pittura del Novecento con tutte le sue estasi e i suoi tormenti la si mostra a sghimbescio pur che venghino lor signori, venghino pure...O se pur di attrarre turisti ci si fa pataccari culturali vendendo il falso unicum dei falsi amanti del Valdaro, a discapito di tutti gli altri reperti del nostro Museo Archeologico, o nel Te per Eataly si spaccia una cucina mantovana di Principi e Popolo che non è più che una fandonia, concedendo nello stesso Te, alla bisogna, pur anche l ‘uso dei fornelli a dei mastri beccai austriaci. Di peggio dicasi se si accompagnano i turisti nel Palazzo Ducale lasciando loro credere di compierne una visita integrale, e comunque non ci si scusa delle ragioni pregresse dell’incompletezza del tour. In conclusione Federica Pradella si riferisce a tutto l’ incanto da lei provato nel veder dialogare Chagall con gli affreschi medioevali del Palazzo della Ragione. Il che è fantastico, perché tutto lo escludeva dell’allestimento, abbuiando gli spazi interni ridotti a container di container, sia a dispetto delle tante trifore che danno sulla piazza auspicando il contrario , che tagliando gli affreschi con fasci di luce che abbagliavano la vista di quelli inferiori e oscuravano quella dei superiori. Al di sotto gli scatoloni dell’ Electa, a suggerire la realtà di una discarica invece di visioni di elezione. Quanto poi ai frustoletti gemelli delle torricelle degli ascensori di raccordo…. Al postutto lasciando la parola a chi è di me ben maggiore in materia, a Livio Volpi Ghirardini, quanto alle genialate da Egli riscontrate in piazza Palazzi, pardon , in quella che sta oramai finendo di essere piazza Leon Battista Alberti.

In Campagna elettorale per le Comunali di Mantova 11 settembre 2020

Signor Direttore, Davvero non capisco chi trova di uno squallore allucinante il confronto elettorale delle comunali di Mantova. In periodo di propaganda si può forse dire la verità che sia scomoda, che in tempi di smart working e di e-commerce, tanto per cominciare, ricommercializzare turisticamente Mantova è realistico come ripopolare di contadini le campagne'? Che in questi tempi di crisi epocale i trasferimenti di milioni di euro senza produrre ricchezza, o contribuirvi, per spese improduttive e non infrastrutturali, l’oramai fatidico debito cattivo di Draghi, – che so, per fantaboschi e neostadi o principeschi parchi, invece di eliporti -, è solo assecondare il declino di una società signorile di massa sempre più parassitaria e incolta nel suo snobismo turistico ? ( L Ricolfi). Un snobismo di cui i promotori sembra che non abbiano ancora inteso che senza la lunghezza della conoscenza non c’è la lunghezza della permanenza in viaggio, come è vero che “senza indirizzo e condizionalità “non ci sono sussidi che valgano, per quanta sia la qualità del lavoro assistito e la dedizione ad esso, nel ristorare o nel cucire,che possano tenere in vita imprese già fuori mercato prima della crisi, posponendo (a dopo le elezioni) il momento della verità, che poi saranno i lavoratori a pagare”Fabrizio Barca ). Solo la lista Costani a discutere di mafia ed economia mantovana, non un riflesso o un’eco di discriminazioni di genere o della nostra realtà paraschiavista, viva e vegeta come nel resto d'Italia, of course, dell’occultamento nell’evasione fiscale dello sfruttamento di rider, dei trasporti a domicilio, stranieri residenti, regolari e irregolari, come fuori dei radar è lo stesso precariato culturale delle nostre élite intellettuali sommerse, di cui, come dei neet, i nostri giovani che non studiano e non lavorano, nessuno dei maggiori contendenti fa alcuna menzione, con il proprio silenzio assenso così legittimandone lo sfruttamento paraschiavista o la marginalità di scarti. Dei massimi competitor non una parola di integrazione e di inclusione, di rinnovata umana accoglienza, parole bandite dal lessico degli sfidanti maggiori, nemmeno un loro cenno agli stranieri tra noi, almeno per riconoscere che ci hanno evitato la regressione demografica, riservando a loro il solo divenire il target di una videosorveglianza sempre più proterva, - quanto ancora efficace in tempo di mascherine?- con particolarmente accanimento della lista Gialla e di Fdi, in termini di legalità e di sicurezza mai congiunti con quelli di giustizia e solidarietà. Nulla che escluda i residenti stranieri dall’essere, come in Atene o in Sparta, i Perieci o gli Iloti di noi mantovani autoctoni. Con la differenza che invece di una democrazia partecipativa e del dibattito di commedie e tragedie, come fu in Atene, sulla loro oppressione ci si prospetta il Basso impero romano di feste su feste del regime autocratico di un uomo solo al comando, pur che per altri cinque anni ci esenti da ogni alternativa possibile nelle priorità o nelle decisioni da assumere. Come in Ibsen, per chi dissente, il destino di finire additato quale un nemicodel popolo e della propria città. Odorico Bergamaschi

In campagna elettorale per le Comunali di Mantova 2020 24 agosto 2020

Alla resa finale dei conti resta per me indifendibile quel che ha fatto l’ amministrazione Palazzi dei nostri beni culturali, che per le stesse opposizioni eppure parrebbe il suo operato più inattaccabile Al netto dei misfatti del Mibact, della mortificazione del Museo Archeologico quale museo territoriale e della sua annessione ad un Palazzo Ducale ancora largamente non visitabile per carenze d’organico, l’agire congiunto della giunta Palazzi, sotto l’ammanto di una politica delle appariscenze quanto mai escludente ed esclusiva nella sua dispendiosità salottiera, ha destinato una capitale mondiale dell’arte e della cultura a diventare niente di più e niente di meno che un outlet turistico, invece che la Grande Mantova che sia Distretto umanistico e tecnologico-scientifico della conoscenza, al servizio dello sviluppo dei territori provinciali. Del nostro patrimonio artistico e culturale è stato di suo interesse la sola componente che apparisse valorizzabile turisticamente, ossia quella figurativa, tralasciando il tramando della nostra tradizione filosofico-scientifica e letteraria e musicale, e quanto agli stessi beni figurativi ne ha promosso una superficiale fruizione emozionale, più che l’approfondimento conoscitivo e reinterpretativo. Così, più che a convegni, i pochi per lo più senz’atti, si è assistito ad una sarabanda pirotecnica di eventi effimeri e di mostre, queste ultime affidate alla solita Electa più che alla sudata ricerca degli studiosi locali, propagandistiche e auto promozionali, più che altro, ispirate, nei casi più alati, dal cadere a fagiolo come il suggello valoriale di determinate raccolte di collezionisti locali. Il tutto senza altre evidenti finalità guida. Così , per una Teresiana in spolvero, si è trasformata una torre penitenziaria, quella della Gabbia, in un improvvido belvedere per turisti, il Palazzo della Ragione in una Celeste Galleria del Sindaco Duca, il palazzo del Podestà in un sito dal restauro costosissimo che tuttora è inaccessibile e di cui resta ignota la destinazione, tutti i monumenti, fossero rinascimentali o rococò, sono finiti ritinteggiati nelle stesse tonalità pastoso-turistiche di ogni altro centro d’arte commercializzato, delle piazze e dei palazzi si sono privilegiate quali containers le esteriorità delle forme ammaliatrici illuminate, in vista di ogni sorta di entertainment, e per una piazzetta Alberti portata in auge sono state lasciate nell’incuria o ingombre di automobili tutte le altre piazze fuori della zona di elezione Ztl,delle quali più che l’anima evidentemente è valso il tornaconto in termini di parcheggi auto. Penso soprattutto, in tal senso, a piazza San Giovanni e Piazza d’Arco, e non solo, che avrebbero potuto costituire un nostro foro universitario. Ancora a ramengo, come i loro comitati scientifici, sono i proponenti di un Museo d’Arte Moderna e Contemporanea e di un riallestimento di un museo del Risorgimento e della Resistenza, di grande importanza civica e formativa, ma di scarso appeal per gli insights turistici del Sindaco. Né è stato espresso particolare riguardo per l’architettura e l urbanistica moderne e contemporanee, come ci dicono ampiamente le vicende della cartiera Burgo, con il Comune continuamente sotto schiaffo della proprietà Zago, o i modi in cui si vuole imporre alla città il Parco del Te, con una monumentalizzazione ridicola dell’edificio felicemente più osceno dell’arte occidentale, a discapito del passato prossimo ippico e ciclistico-calcistico della nostra città, o della salvaguardia di piazza Mozzarelli e del palazzo Longheu della Gazzetta, che insieme con il Danilo Martelli sarebbero da nascondere con una cortina d’alberi, assolutamente, alla vista degli augusti frequentatori futuri della nostra petite Versailles. E ci ripromette il peggio la rielezione del Sindaco, con il vagheggiato ammassamento delle raccolte civiche del Te e del Palazzo Ducale in un unico vano del Palazzo di San Sebastiano, dai reperti egizi e mesopotamici a quelli greco romani o islamico-mamelucchidi, siano essi pur anche del romanico o del tardo gotico locale, n totale spregio di ogni catalogazione dei reperti da parte delle stesse scuole, e di ogni illustrazione didattica dei medesimi che siano già stati realizzate in passato, ed eccellentemente, di ogni necessità di conoscenze specifiche per ogni specifica civiltà e cultura artistica, ma in assoluto omaggio al fugace dilettantismo incolto e pretenziosamente giudicante del turismo di massa che si insegue illusoriamente. Odorico Bergamaschi

in campagna elettorale 1 22 giugno 2020

Elisoccorso per l’ ospedale Poma e ogni evenienza civile , oppure fantabosco urbano nel Migliaretto? Questa è l’alternativa che mai avrebbe dovuto porsi, tra due istanze che sono ugualmente di rigenerazione ambientale, ed a cui invece ci ha condotto la rescissione unilaterale da parte del Sindaco Palazzi delle intese già raggiunte tra Comune, Provincia, Camera di Commercio di Mantova, Regione Lombardia, Azienda ospedaliera Carlo Poma e Areu, nel 2015, forzando le cose per fini che appaiono squisitamente elettorali. Il tutto all’ insegna del motto, di un vispo colorito salviniano, “ Il Migliaretto e Mantova ai Mantovani”, ovviamente come sempre a spese degli altri, se il costo minimo preventivato del mega bosco è di 10 milioni di euro, tondi tondi. Ora, chi non vorrebbe sempre ancora più verde, sempre che non sia una fuga in avanti rispetto alla scarsa fruizione od allo scempio di quello presente? Solo che fin dall’ inizio la sdemanializzazione ed il recupero del Migliaretto sono stati sbandierati dal Medesimo Sindaco Ottimo in combinato predisposto, ed in subordine demagogico, rispetto alla realizzazione ancor più proibitiva, per i suoi elevatissimi costi , di uno stadio nuovo di zecca concomitante con la demolizione del vecchio, divenuto vecchissimo Danilo Martelli, e questo in tempi ancora di tragica emergenza sanitaria e tuttora di catastrofico lockdown, di cui è un indicatore primario la vicenda Corneliani . Invero quel che più urta e stroppia in tutta la faccenda è proprio questo rilanciare con temerarietà la posta di tutto quanto fa consenso e spettacolo, anzichè attenersi ai nuovi tempi ed alle esigenze che pongono, prima di tutto di molti più investimenti nel Welfare e nel terzo settore. Odorico Bergamaschi

Stefano l'Occaso 30 ottobre 2020

Due almeno, di certo, sono le buone notizie recenti di arte e cultura mantovana. La prima, di cui ben scarsa è stata la risonanza in città, è l individuazione in Anversa del dipinto preparatorio dell’autoritratto di Rubens per la pala “ i Gonzaga e la Santissima Trinità in Palazzo Ducale , l’altra è la nomina alla direzione del medesimo di Stefano L’Occaso. Nessuno poteva ambire con più titoli, con più merito e credibilità a tale incarico, avendovi lavorato sul campo come ricercatore e scrittore emerito, in ogni ambito e settore. La direi un’investitura fondamentale in una città d’arte e di cultura , che è di rilevanza mondiale, ma il cui ceto politico non appare minimamente all’ altezza di del patrimonio di cui è responsabile, come evidenzia la discrasia tra l’ operato sovente eccellente della nostra società civile, delle istituzioni culturali nazionali presenti in città, di studiosi e ricercatori ed editori locali, e quello delle due giunte politiche succedutesi ai vertici comunali nell’ultimo decennio. Altri, al pari di me, si è rammaricato che manchi una committenza politica effettivamente capace, in grado come un Ludovico II od un imperatore Shah Jahan di rapportarsi con elevatezza di ingegno ad architetti e progettisti. O che disponga del senso dei propri limiti come correttivo indispensabile, aggiungerei. Ad aggravare lo stato delle cose è l’ inavvertenza in tutto il dispiegamento politico che ci rappresenta delle criticità estreme del turismo, delle negatività dell’ overtourism che resta il nocciolo duro ed il paradigma dell’ idea di città predominante, la scarsa consapevolezza di quanto, come attesta l esempio di una città d’arte isomorfa come Venezia, esso possa collidere con ciò che della cultura e dell’arte è la linfa vitale, la ripopolazione studentesca della città per il tramite soprattutto- e non solo- dell’ istituzione di nuovi corsi universitari e del potenziamento degli attuali. Così, dall’ archeologia, di cui il Museo Nazionale annesso al Ducale potrebbe e dovrebbe essere l’ hub propulsore territoriale, sino alla nostra architettura moderna e contemporanea, che in attesa della maggiore età dei settant’anni per godere di un minimo di tutele vincolanti, manca pur anche di una catalogazione che sia orientativa quanto a ciò che sia più di valore, dall’inaccessibilità residua per carenza d’organico di larga parte di Palazzo Ducale, al mancato restauro di cui necessitano parecchie opere del nostro massimo pittore di ogni tempo, Giuseppe Bazzani, il nostro patrimonio di beni culturali e civili resta più che mai esposto all’ inclemenza od all’ incuria dei tempi e dei loro spiriti animali, magari per una devastazione ulteriore dei lasciti monumentali ad opera di una cosiddetta valorizzazione turistica. A Stefano l ‘Occaso non sembrano mancare di certo fervore operoso, la necessaria autonomia intellettuale e di giudizio, e tutta la follia passionale che occorre per porre rimedio a tale stato di cose, per quanto gli compete. I più sentiti auguri di buon lavoro. Odorico Bergamaschi

Ma noi siamo più liberi in India,” ( ottobre 2020)

“Ma noi siamo più liberi in India,”poteva dirmi Kailash alcuni giorni fa, alla fine di ottobre, quando gli anticipavo che in Italia sopraggiungeranno nuove chiusure, come già in Francia e la settimana prossima nel Regno Unito. “Qui non si rispettano più le distanze sociali, e più ancora che per Dushera ci sarà folla per strada e nei mercati per Diwali” “ Per questo, e con l’arrivo dell’inverno,è da pensare che il coronavirus tornerà a diffondersi anche da voi in India, come in Europa , e anche per voi ci saranno nuovi lockdown.” La pandemia per ora in India è in aumento solo a Delhi e nel Kerala, dopo avere raggiunto il suo picco a metà settembre in tutto il subcontinente indiano , e solo in questi giorni è tornata ad occupare le prime pagine dei giornali indiani. Tale acquiescenza non sta riflettendo solo le linee guida mediatiche del governo Modi, ma la convinzione diffusa dai bassi tassi di mortalità che il covid sia per quasi tutti i positivi poco o niente, poco più che una sosta obbligata in ospedale per la quarantena, spesso una finzione dei medici per lucrarne i proventi che traggono per ogni positivo che fanno finire in ospedale. In tal senso è stato esemplare per Kailash il trattamento riservato al suo sodale di casta che ha un amico australiano. “ Dopo che è risultato positivo il suo vicino di casa, Jannat è corso subito con i figli a fare un test un ospedale. I dottori hanno trovato che erano tutti e due positivi e li hanno arrestati e spediti all’’ashram dei templi jain, ma dopo quattro giorni ne era già uscito ed ora è libero in circolazione senza avere mai avuto niente” A Kailash, a tal punto, posso solo d ripetere di non aver paura ma di seguitare ad aver cura di sé e dei nostri congiunti, talmente la tensione e l’angoscia si sono allentate in india, mentr’io re sto nel dubbio persistente su quale sia la realtà effettiva, quella della cui tragicità apocalittica non si capacita un’apprensione che si fa terrore, o un crollo di schianto che fa schiumare di rabbia e di vergogna per una pandemia che solo per la rapidità del suo diffondersi e l’addensarsi in tempi brevi dei suoi effetti patogeni è più tragica di un’epidemia stagionale Io mi appiglio a tutto per non vedere l’orizzonte residuo più abissale di quanto non appaia, resto in attesa della cavalleria in arrivo degli anticorpi mononucleari , al suo fantasmatico avviso di carica esorcizzo i lockdown imminenti, mi appunto sui soli dati dei ricoveri in terapia intensiva, non computo il novero dei morti, che per lo più potrebbero essere morti per coronavirus senza che il covid sia nemmeno una concausa patologica, seguito a non perdere di vista, nonostante i titoli di giornale in cui gli anestesisti preannunciano che dovranno tra breve decidere a chi con l’ossigeno salvare la vita e chi lasciare che muoia, che i posti di letto tutt’ora occupati in terapia intensiva solo meno di un terzo, seguito a dibattermi contro l ipocrisia di segregare e soccorrere noi vecchi come i lebbrosi di Ben Hur , senza per questo sgravarci del fardello del welfare familiare che pesa su di noi, ma niente sembra che possa scongiurare ciò che incombe e far deflettere il corso inesorabile degli eventi qui in Italia, come poi in India, sicchè non mi resta che prepararmi a tutto, e preparare are a tutto Kailash con i suoi c ingiunti, quanto Mohammad in attesa di raggiungere dopo Id la sua famiglia che l’ha preceduto a Mumbay per reperirvi lavoro. Intanto è giunta la felice novella che Ajay ha superato anche l’esame supplementare di biologia e potrà accedere al Collegio universitario mentre Chandu può riprendere con un altro bambino l’apprendimento scolastico a casa della sua lady teacher. In precedenza mediante Whats app mi sono a lui offerto ed ha accettato lui steso che gli facessi da insegnante, inviandomi in testo on line propostogli dalla scuola di una poesia di Tagore sui bianchi gelsomini della sua infanzia. Per essere all’altezza del compito ho acquistato una stampante, onde poter fotocopiare tutte le immagini testuali che mi inviasse. Una meraviglia seguirlo mentre con le sue piccole dita percorreva ad uno ad uno i versi che tentava di leggere o delle cui parole faceva lo spelling, fino all’agnizione in Rabinbdranath del nome del poeta appena tracritto. Ho pregato forse invano Kailash che anticipasse a Chandu che cosa fossero i “jasmines”, i” ciameli “di cui avevo trovato la ricorrenza sul dizionario hindi, come invano gli ho chiesto di fare festa per il successo scolastico di Ajay portando tutti quanti i nostri figli al ristorante. Eppure Kailash lo sapeva bene che cosa fossero i ciameli, avendoli ritrovati tante volte presso le acque del talab dove quando viveva al villaggio usciva di sera a fare i bisogni. Intanto, lontano da loro fisicamente quanto mentalmente come mai vicino al pari dei tanti che affollavano in fine settimana e le vie e i ristoranti della mia città mi sto godendo gli ultimi scampi di libertà e sto ultimando ogni possibile acquisto e provvedendo a tutto prima della chiusura che si preannuncia a giorni inevitabile, lasciando rinviati a domani solo l’invio dell’acconto ammontare mensile a destinare a Kailash, il taglio tardivo di capelli e la prenotazione per il prossimo anno della visita urologica di controllo che si profila possibile solo alla stagione dei fiori. Ogni volto che entro in un ambiente o tocco oggetti non manco di attingere all’acquasantiera del disinfettante, non mi dimentico più ad ogni uscita di indossare la maschera e di dovere per questo fare ritorno sui miei passi, come ogni donna islamica che debba provvedere e non può stare senza velarsi per quanto abbia in odio e rigetti l islamya. ho provveduto anche ad acquistare la tazza con il per farmi il cappuccino, qualora non possa più fare ritorno al bar che mi è abituale per leggere il giornale, e la nostalgia dell india e del potere rimettermi in viaggio, che si ravviva ad ogni treno di passaggio davanti casa mia, l’ho alleviata acquistando la bilancia per controllare il peso dei bagagli a una futura partenza post covid. Per mesi mi sono ritrovato in Delhi trasferendo nella scrittura di itinerari le mie avventure e i miei percorsi di viaggio nella megacity, finché la settimana scorsa tutto è finito, per cui devo riprendere lena in un secondo volume o reimmergendomi nei dintorni hindu di Gwalior. A Kailash non manco ogni giorno di telefonare, per sapere di lui e dei suoi cari, di come si ritrovi in hotel, di quanto in Khajuraho si manifesti il covid o ritorni il turismo. Ora è di ritorno all hotel Harmony, benché abbia a che fare con tre padroni per neanche tremila rupie, poco più che l’affitto di casa.” Ma io lavoro per l hotel, non per i miei tre padroni” mi sentenzia ammirevole. E non manca ogni volta di chiedermi di leggergli la prima pagina dell hIndustantimes, dove le tensioni indocinesi, i conflitti all ordine del giorno con il pakistan, in questi ultimi tempi per la loro volontà di annessione dei territori occupati del b Belucistan e di GIlgit, gli incontri della polizia con i terroristi che uccidono in Kashmir, la protesta dei contadini indiani contro le ordinanze di Modi che li lasciano in balia dei peggiori richiedenti i prodotti delle loro coltivazioni, si stemperano nella melassa immancabile delle vite dorate dei divi di Bollywood e dei giocatori di cricket, sopitosi il clamore del suicidio sospetto del giovane attore kushant Singh. Fin che la sonnolenza di Kailash, sfinito dal rinnovo e dal rinfresco di ogni stanza della casa per DIwali, non prevalga e non faccia calare tra noi due il suo benefico sipario.

rimorso

RIMORSO ( UNA MIA BREVE POESIA) Tieni a mente, non è più niente quel che mi infliggesti. E' un continuo tormento Quel che fu invece La mia crudeltà con te

Poesia impenitente

Poesia impenitente Tesoro Ascoso sotto il nuvolio Dei tuoi capelli. Tu non sai che cosa ti porterei a fare nei miei tardi anni Passa Come la mia vita