sabato 21 gennaio 2012

Paolo Trianni Henry Le Saux Un incontro con l’India


Paolo Trianni
Henry Le Saux
Un incontro con l’India

Fra le grandi spiritualità che hanno cercato l’incontro tra cristianesimo e induismo, Henry Le Saux, Abishiktananda, è forse tra le più avvincenti perchè più di altri ricercatori egli si è inoltrato oltre le sintesi e le armonizzazioni di un sistema dottrinale la cui suggestione può rivelarsi la sola fascinazione di un bricolage teologico, più di altri si è messo in gioco nell’impresa, al punto che secondo Raimon Panikkar la stessa morte di Henry Le Saux è stato l’ esito dell’esperienza spirituale estrema della sua vita, avvenuta nel corso dell’infarto occorsogli il 14 luglio 1973, il risveglio, per il tramite del superamento del proprio pensiero mentale,- nell’adualità- advaita della realizzazione della identità del proprio sé con il Sé divino ( - uno stato spirituale di cui la notte oscura di San Giovanni della Croce è un esito analogo nella religiosità occidentale).
Secondo Paolo Trianni, l’illuminazione cruciale di Henry Le Saux, che è l’esperienza dello stesso Mistero trinitario della propria interiorità più intima ( “ La Trinità è il Mistero ultimo di Sé”), è andata oltre la concettualizzazione più conforme al Magistero ecclesiastico di Sagesse hindoue,mystique chrétienne, l’opera teologica antecedente più autorevole di Abhisiktananda, e rappresenta una verità di fede mistica da incorporare nel cristianesimo, quale sua via nuova, ma in forme teologiche diverse da quelle in cui la espresse lo stesso Le Saux, nei propri ultimi mesi di vita. In tali formulazioni a Paolo Trianni risulta inaccettabile, in conformità con il proprio cattolicesimo, che la identificazione del proprio sé con il Sé di Cristo, cui Abhisitkananda asserisce di essere pervenuto, l’immedesimazione del suo risveglio con la stessa resurrezione, implichi una negazione della unicità di Gesù quale rivelazione del Cristo, la unicità del Suo essere uomo e Figlio rispetto all’essere uomo e figlio di Dio di ogni uomo, e che conduca pertanto ad una ricusazione della necessità della Sua mediazione per giungere ad essere in unità con il Padre- Origine dell’Essere.
Paolo Trianni ritiene che l’esperienza mistica del risveglio, in cui Abhishiktananda ha sperimentato advaiticamente -adualisticamente il “vivere è Cristo” di Paolo, vada senz’altro integrata al cristianesimo ad arricchirne la spiritualità, ma nelle forme di pensiero indiano del sivaismo khasmiro tantrico di Abhinavagupta, cui sarebbe approdato l’estremo Le Saux. In conformità con il cristianesimo tali sistemi teologico-religiosi consentono infatti di pensare il mondo come l’altro da Dio in Dio, mentre lo precluderebbero le dottrine vedantiche di Shankara, che monisticamente negherebbero l’alterità e la realtà effettiva del mondo rispetto al suo Principio.
Secondo Trianni soprattutto il cristianesimo orientale, particolarmente il pensiero teologico di Gregorio Palamas, - se non di Sergheij Bulgakov, o di Pavel Ekdimov-, nella fede nel mistero di Cristo può recepire una teologizzazione tantrica dell’esperienza del risveglio di Le Saux, soprattutto in virtù della concezione di una Sofia o di una Energia creata che sono distinte da quella increata, omeomorficamente a come il sivaismo pensa la Sakti di Shiva,.
In una dimensione cosmica, il ritorno all’Origine di ogni differenziazione in cui si realizza il risveglio individuale, altresì può essere interpretato come l’avvenimento in ogni uomo della cristogenesi universale della evoluzionismo di Teilhard de Chardin, che ha un suo corrispettivo hindu nella fenomenologia dello spirito secondo Aurobindo.

Paolo Trianni Henry Le Saux Un incontro con l’India , Jaca Book, 2011

giovedì 19 gennaio 2012

Bann Valley Eglogue di Seamus Heaney

POET:
Bann Valley Eclogue

Sicelides Musae, paulo maiora canamus
—VIRGIL, Eclogue IV
Bann Valley Muses, give us a song worth singing,
Something that rises like the curtain in
Those words And it came to pass or In the beginning.
Help me to please my hedge-schoolmaster Virgil
And the child that's due. Maybe, heavens, sing
Better times for her and her generation.
VIRGIL: Here are my words you'll have to find a place for:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens.
Their gist in your tongue and province should be clear
Even at this stage. Poetry, order, the times,
The nation, wrong and renewal, then an infant birth
And a flooding away of all the old miasma.
Whatever stains you, you rubbed it into yourselves:
Earth mark, birth mark, mould like the bloodied mould
On Romulus's ditch-back. But when the waters break
Banns stream will overflow, the old markings
Will avail no more to keep east bank from west.
The valley will be washed like the new baby.
POET: Pacatum orbem: your words are too much nearly.
Even "orb" by itself. What on earth could match it?
And then, last month, at noon-eclipse, wind dropped.
A millennial chill, birdless and dark, prepared.
A firstness steadied, a lastness, a born awareness
As name dawned into knowledge: I saw the orb.
VIRGIL: Eclipses won't be for this child. The cool she'll know
Will be the pram hood over her vestal head.
Big dog daisies will get fanked up in the spokes.
She'll lie on summer evenings listening to
A chug and slug going on in the milking parlour.
Let her never hear close gunfire or explosions.
POET: Why do I remember St. Patrick's mornings,
Being sent by my mother to the railway line
For the little trefoil, untouchable almost, the shamrock
With its twining, binding, creepery, tough, thin roots
All over the place, in the stones between the sleepers.
Dew-scales shook off the leaves. Tear-ducts asperging.
Child on the way, it won't be long until
You land among us. Your mother's showing signs,
Out for her sunset walk among big round bales.
Planet earth like a teething ring suspended
Hangs by its world-chain. Your pram waits in the corner.
Cows are let out. They're sluicing the milk-house floor.






L’egloga della Ban Valley


Sicelides Musae, paulo maiora canamus
—VIRGILIO, Eclogue IV
Poeta
Muse della valle di Bann, donateci
Una poesia degna di canto,
una voce a levarsi come un sipario
In parole quali E fu o In principio
Si che piaccia al mio maestro rurale, Virgilio,
E alla bimba che ci è data. E che io canti,,
cieli,  tempi forse migliori
per lei e per la sua generazione.

VIRGILIO
Eccoti le mie parole cui dare luogo:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-
La loro essenza nella tua lingua
E provincia dev’essere chiara
Anche in questo stadio. Poesia, ordine,
Tempi, nazione, torto e rigenerazione,
Poi la bimba nata e il deflusso
Di tutto quanto è l’antico miasma.

Tutto quello che vi macchia, lo filtrate di dentro.
Traccia di terra, traccia di nascita,
Terriccio muffito di sangue
Come sul fondo della fossa di Romolo.
Ma quando poi le acque romperanno
Il torrente Bann tracimerà, né più
Le antiche tracce intercorreranno
Tra la sponda est e quella che è a ovest .
Rilavata la valle e la neonata

Poeta
Pacatum orbem: sono eccessive
Le tue parole. Anche lo stesso “orbe”
Che cosa sulla terra gli era comparabile?
E poi, il mese scorso, all’eclisse diurna,
Cadde il vento, un millennio gelido,
Nero e senza uccelli la predispose.
Una quiete primaria , terminale,
Una nata consapevolezza,
come nome che sia alba di conoscenza: lo vidi l’”orbe”.

Virgilio
Le eclissi non avranno a che fare
Con questa bimba. Non saprà
Che del freddo del mantice della carrozzina
Di sopra la sua testa di vestale.
Alte le camomille di campo
S’invilupperanno tra i suoi raggi.
Ella riposerà le sere d’estate
Ascoltando gli sbuffi ed i colpi
Venire su dai locali della mungitura.
Fate che mai lei abbia da sentire
di vicine sparatorie od esplosioni..

Poeta
Perché mai io mi ricordo dei mattini
di San Patrizio, inoltrato da mia madre
ai binari per il piccolo trifoglio,
quasi intoccabile, il trifoglio
irlandese, con le sue sinuose,
torte, tenaci, sottili radici,
Ovunque sparse dintorno, fra i sassi
Tra le traversine, squame di rugiada
Scrollate di dosso dal fogliame
Aspergendo dotti lacrimali


Bimba in gestazione, tra non molto
Discenderai tra noi. Tua madre ne mostra
I segni al suo cammino al tramonto
Tra grandi balle di fieno. Il pianeta terra
come un dentaruolo sospeso pende
dalla sua catena del mondo. La tua
carrozzina in attesa nell’angolo.
Le vacche sono fatte uscire fuori.
Stanno inondando l’ assito della stalla.

L’ Egloga della Ban Valley di Seamous Haney esordisce come una imitazione dell’egloga IV di Virgilio, ma per il tramite dell’invocazione alle Muse, l’evocazione da parte dello stesso Seamus Heaney dello spirito del poeta latino si risolve in un arrovesciamento del senso della sua egloga quarta. E' lo stesso Virgilio che desiste dal sostenere a oltranza le pretese del poeta irlandese, sul proprio stesso esempio, di elevarsi a poeta civile secolare nazionale, vaticinante una rigenerazione millenaristica che abbia inizio dalla nova progenienies della nascitura nipote, lo disinserisce da ogni aspirazione globale, e torna a farsi umile di tono per ricondurre il poeta irlandese al mondo dei piantamenti più terrestri e delle humilesque myricae, a quel mondo agreste da cui Virgilio si era distaccato ad oltranza nell’Egloga IV, pur di celebrare i fasti consolari del tempo supremo dell’avvento, con il subentrare della gens aurea di cui è il rampollo originario i bimbo nascituro, al punto da degradare il lavoro dei campi al peccato originale e originante di una prisca vestigiae fraudis.
Se egli aveva presunto che il bambinello ponesse fine a guerre civili che erano ancestrali quanto lo era Romolo per la romanità, ad attuazione e compimento dell’ordo dell’ultima aetas, basti al poeta Heaney che la nascitura non oda più le esplosioni e gli spari di ulteriori guerre civili irlandesi, ed è la rottura delle acque del parto della nipote nascitura, sono le acque che dilavano la stalle,- non già il lavacro rigeneratore di una tracimazione generale che cancelli ogni confine, già simboleggiata dell’esondazione del torrente Bann, -ciò cui potrà rifarsi per trovare pace, la pienezza effettiva di un orbe che sia adempimento compiuto, ed a cui soltanto, prelude l’eclisse meridiana.


Tale mia traduzione commento dell’Egloga di Seamus Haney, è un umile serto in cui con la mia conclamazione riproposizione della universalità della musa universale di Virgilio, quale fonte di ispirazione ancora scaturente in altri tempi, e province, si intrecciano una dedica mortuaria al bucolico Andrea Zanzotto, recentemente scomparso, e un omaggio alla grandezza del poeta irlandese della cui con cittadinanza onoraria mi fregio ammirato a risarcimento della piccineria desolante con cui nell’aula consiliare di Mantova gli è stato tributato il dovuto riconoscimento, per quanto altamente la sua voce poetica ha ricreato e rinnovato lo spirito di Virgilio.

Stanze originariamente pubblicate nel 1999 Traduzione

Stanza 2




Eccoti le mie parole cui dare stanza:

Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-

Ferrea, aurea, scelus, Lucina.

La loro essenza nella tua lingua

E provincia dev’essere chiara

Anche in questo stadio. Poesia, ordine,

Tempi, nazione, torto e rigenerazione, ferro ed oro.



Stanze 3, 4, 5

Lucina. Che fa rima con Sheena .Vocativo. Prima declinazione, Genere femminile, La romana

Sant'Anna. Ossia casta Lucina, casta

stella della culla. E stella secolare,

il che significa stella del “ saeculum”, luminosa escrescenza

ora grande colmo mese dopo mese , prima che dilegui.





Tu eri cresciuto sulla terra da cui allontanarono tuo padre.

Tu avevi il suo accento rustico e ben poco da imparare

dei fatti della vita quando recitasti i tuoi primi poemi

ad Ottaviano, sentendo la lunghezza del verso





come se ne traessi il tuo involucro da una matassa di stoppa

o trovassi riparo nella ferita . Tenendo duro



a modo tuo. Pietas e ritegno . Se veterani

spadroneggiavano a casa tua, gli esametri

avrebbero dettato legge in Roma. Ci avresti insegnato

il più moderno modo di educare ragazzi e ragazze. A cavallo

tra elocuzione e d ethos-duchas .Facce che erano

tipi cui una volta erano giocati tiri con letame di vacca, ora spudorati di fronte alla macchina da presa dal vivo.





Stanza 7



E poi, l’ultimo mese, nel mezzo del mattino, cadde il vento,

un gelido Averno, senza uccelli e cupo, lo predispose.





Stanza 11

Lo sappiamo, piccola mia, tu dovrai cominciare con un pianto

Tramutantesi in riso di lì a poco, un incanto per tua madre .

Una vita incapace di sorriderle ha avversato la gente

Troppo in lungo e troppo in largo. Ma ora è a te che spetta

Non di essere scalzata ma di precederci e condurci,

e, musa della Valle di Bann, di darci una poesia degna di canto


Traduzione con testo inglese a fronte





2 Virgil:

Here are my words you’ll have to find a place for: Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-

Ferrea, aurea, scelus, Lucina.

Their gist in your tongue and province should be clear

Even at this stage. Poetry, order, the times

The nation, wrong and renewal, iron and gold

Stanza 2



Eccoti le mie parole cui dare stanza:

Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-

Ferrea, aurea, scelus, Lucina.

La loro essenza nella tua lingua

E provincia dev’essere chiara

Anche in questo stadio. Poesia, ordine,

Tempi, nazione, torto e rigenerazione, ferro ed oro.





3 Poet



Lucina. Rhyming with Sheena. Vocative . First

Declension. Feminine Gender. The Roman

St Anne . Who is casta Lucina, chaste

Star of the birth-bed. And secular star

Meaning star of the saeculum, brighteness gathering

Head great month by month now, waiting to fall.


Stanze 3, 4, 5

Lucina. Che fa rima con Sheena .Vocativo. Prima declinazione, Genere femminile, La romana

Sant'Anna. Ossia casta Lucina, casta

stella della culla. E stella secolare,

il che significa stella del “ saeculum”, luminosa escrescenza

ora grande colmo mese dopo mese , prima che dilegui.







4

You were raised on the land they drove your father off

You had his country accent and little to learn

Of the facts of life when you read your first poems out

To Octavian, feeling the length of the line


Tu eri cresciuto sulla terra da cui allontanarono tuo padre.

Tu avevi il suo accento rustico e ben poco da imparare

dei fatti della vita quando recitasti i tuoi primi poemi

ad Ottaviano, sentendo la lunghezza del verso





As if you were dressing husks off a hank of tow

Or measuring wheal for thatch. Holding your own

come se ne traessi il tuo involucro da una matassa di stoppa

o trovassi riparo nella ferita . Tenendo duro





5

In your own way. Pietas and stealth. If ex-servicemen

Were cocks of the walk at home, hexameters

Would rule the roast in Rome. You would understand us

Latter-day scholarship boys and giurla, on the cusp

Between elocution and duchas. Faces that were japed

With cowdung once now barefaced to camera, live


a modo tuo. Pietas e ritegno . Se veterani

spadroneggiavano a casa tua, gli esametri

avrebbero dettato legge in Roma. Ci avresti insegnato

il più moderno modo di educare ragazzi e ragazze. A cavallo

tra elocuzione e d ethos-duchas .Facce che erano

tipi cui una volta erano giocati tiri con letame di vacca, ora spudorati di fronte alla macchina da presa dal vivo.





7 POET

……………………………………………………….

And then last month, mid morning, the wind dropped.

An Avernus chill, birdless and dark, prepared.

………………………………………………….. Stanza 7



E poi, l’ultimo mese, nel mezzo del mattino, cadde il vento,

un gelido Averno, senza uccelli e cupo, lo predispose.





11

We know, little one, you have to start with a cry

But smile son too, a big one for your mother.

Unsmiling life has had it for people

For far too long. But now you have it in you

Not to be wrong-footed but to first-foot us

And, muse of the walley, give us a song worth singing

Stanza 11

Lo sappiamo, piccola mia, tu dovrai cominciare con un pianto

Tramutantesi in riso di lì a poco, un incanto per tua madre .

Una vita incapace di sorriderle ha avversato la gente

Troppo in lungo e troppo in largo. Ma ora è a te che spetta

Non di essere scalzata ma di precederci e condurci,

e, musa della Valle di Bann, di darci una poesia degna di canto


























Traduzione antecedente

Stanza 2
Eccoti le mie parole cui dare stanza:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-
Ferrea, aurea, scelus, Lucina.
La loro essenza nella tua lingua
E provincia dev’essere chiara
Anche in questo stadio. Poesia, ordine,
Tempi, nazione, torto e rigenerazione, ferro ed oro.

Stanze 3, 4, 5
Lucina che fa rima con Shena. Vocativo
Prima declinazione, Genere femminile, La romana
Sant'Anna. Ossia casta Lucina, casta
stella della culla. E stella secolare,
il che significa stella del “ saeculum”, luminosa escrescenza
ora grande colmo mese dopo mese, prima che dilegui.

Tu eri cresciuto sulla terra da cui allontanarono tuo padre.
Tu avevi il suo accento rustico e ben poco da imparare
dei fatti della vita quando recitasti i tuoi primi poemi
ad Ottaviano, sentendo la lunghezza del verso

come se ne traessi il tuo involucro da una matassa di stoppa
o assumessi una piaga per il tuo tetto di paglia. Tenendo duro

a modo tuo. Pietas e ritegno . Se veterani
spadroneggiavano a casa tua, gli esametri
avrebbero dettato legge in Roma. Ci avresti insegnato
il più moderno modo di educare ragazzi e ragazze. A cavallo
tra elocuzione e d ethos-duchas .
Facce che erano tipi cui una volta
erano giocati tiri con sterco di vacca,
ora spudorati di fronte alla macchina da presa dal vivo.

Stanza 7
E poi, l’ultimo mese, nel mezzo del mattino, cadde il vento,
un gelido Averno, senza uccelli e cupo, lo predispose.

Stanza 11
Lo sappiamo, piccola mia, tu dovrai cominciare con un pianto
Tramutatosi in riso di lì a poco, un incanto per tua madre
Una vita incapace di sorriderle ha avversato la gente
Troppo in lungo e troppo in largo. Ma ora è a te che spetta
Non di essere scalzata ma di precederci e condurci,
e, musa della Valle di Bann, di darci una poesia degna di canto

lunedì 16 gennaio 2012

Seamus Heaney Glanmore eclogue Traduzione e commento

Seamus Heaney
Glanmore Eclogue
Egloga di Glanmore


MYLES
A house and ground. And your own bay tree as well
And time to yourself. You’ve landed on your feet.
If you can’t write now, when you will ever write?
MYLES
Una casa ed un podere. Pure
il tuo alloro personale. E tempo
Per te stesso. Tu sei per davvero
Caduto in piedi. Se non ora,
Quando mai tu potrai scrivere?
POET
A Woman changed my life. Call her Augusta.
Because we arrived in August, and from now on
This month’s baled hay and blackberries and combines
Will spell Augusta’s bounty POETA
Una Donna ha cambiato la mia vita.
Diamole pure il nome di Augusta
Siamo giunti infatti in Agosto,
E d’ora in poi di tale mese
Balle di fieno e more e mietitrebbia
Proclameranno la bontà di Augusta

MYLES
Outsiders own
The country nowadays, but even so
I don’t begrudge you. You’re Augusta’s tenant
And that’s enough. She has every right,
Maybe more right than most, to her quarter acre.
She knows the big glen inside out, and everything
Meliboeus wrote about it,
All the tramps he met tramping the roads
And all he picked up, listening in a loft
To servant girls colloquing in the kitchen.
Talk about changed lives! Those were days-
Land Commissions making tenant owners,
Empire taking note at last too late…
But now with all this money coming in
And peace being talked up; the boot’s on the other foot.
First it was Meliboeus ‘ people
Went to the wall, now it will be us.
Small farmers here are priced out of the market.














MYLES
Forestieri ora spadroneggiano
Il paese, ma anche così
Io non te ne voglio. Tu sei l’affittuario di Augusta
E tanto basti. A Lei spetta ogni diritto,
Più diritto forse che ai più, sul suo quarto d’acro.
Ella conosce la valle in ogni dove,
E tutto quanto ne abbia scritto Melibeo,
Sa di tutti i vagabondi
Che egli ebbe a incontrare vagando
Per le strade, e di tutto quello
Che venne a sapere,
Stando a sentire da una soffitta
Il chiacchierio in cucina delle servette.
E mi parli di cambiamenti di vita!
Quelli erano giorni!
Le Commissioni Agrarie facevano
I fittavoli proprietari,
L' Impero accertandolo alla fine
Troppo tardi.. . Ma ora con l'afflusso
Di tutto questo denaro, e con tutto
Questo gran parlare di pace,
Le parti si sono invertite .
Prima era la gente di Melibeo
Ad avere la peggio, d’ora in poi
Toccherà a noi.
I piccoli contadini qui sono fatti fuori dal mercato.








POET
Back to the wall and empty pockets: Meliboeus
Was never happier than when He was on the road
With people on their uppers. Loneliness
Was his passport through the world. Midge- Angels
On the face of water, the first drop before thunder,
A stranger on a wild night , out in the rain falling.
His spirit lives for me in things like that.











POETA
Spalle al muro e tasche vuote.
Melibeo non è mai stato così felice
Come quando era sulla strada
Con il popolo al verde. La solitudine
Era il suo passaporto per il mondo.
Angeli- moscerino sul volto dell'acqua,
La prima goccia dopo il tuono,
Uno straniero in una notte selvaggia,
Fuori nella pioggia che cade.
Il suo Spirito vive per me
In cose come queste.










MYLES

Book-learning is the thing. You’re a lucky man.
No stock to feed, no milking times, no tillage.
Nor blister on your hand nor weather-worries


MYLES
L’apprendere libri è l'importante.
Tu sei un uomo davvero fortunato.
Non bestiame da sfamare, non tempi
Di mungitura, non coltivi,
Non vesciche alle mani o ansia
Per come volge il tempo.
POET
Meliboeus would have called me” Mr Honey” POETA
Melibeo mi avrebbe definito “ Signor Miele”
MYLES
Our old language that Meliboeus learnt
Has lovely songs. What about putting words
On one of them, words that the rest of us
Can understand, and singing is there and now?





MYLES
Ha meravigliosi canti
La nostra antica lingua
Che Melibeo apprese .Che ne diresti
Di apporre parole ad uno di essi,
Parole che fra di noi i rimanenti
Possano comprendere, e cantare qui ed ora?



POET
I have this summer song for the glen and you
POETA
Ho in serbo questo canto d'estate
Per voi e per la valle

Early summer, cuckoo cuckoos,
Welcome, summer, is what he sings.
Heather breathes on soft bog-pillows.
Bog-cotton bows to moorland wind.
Giovane estate, il cuculo cucùlia,
Benvenuta, estate, è quanto canta.
L’erica respira su soffici cuscini di torba.
L’erioforo s’inchina al vento di brughiera.

The deer’s hearth skips a beat; he startles.
The sea’tide fills, it rests, it runs.
Season of the drowsy ocean.
Tufts of yellow-blossoming whins.
Il cuore del cervo salta un battito, trasale.
La marea si gonfia, sta sospesa, si riversa.
Stagione dell’assopito oceano.
Ciuffi giallo-fiorescenti di ginestra spinosa.

Bogbanks shine like ravens’ wings.
The cuckoo keeps on calling Welcome.
The speckled fish jumps; and the strong
Warrior is up and running.

Banchi di torba brillano come ali di corvi.
Il cuculo seguita il saluto.
Balza il pesce screziato. E il forte guerriero
Sorge di corsa


A little nippy chirpy fellow
Hits the highest note there is;
The lark sings on his clear tidings.
Summer, shimmer, perfect days. Un tipetto agile gaio
Raggiunge la nota più alta che ci sia.
L’allodola dispiega nel canto la sua chiara novella.
Estate, estasi, giorni perfetti.


Commento
Sul modello dell’Egloga prima di Virgilio, nella Glanmore Eclogue il “ Poeta” esprime la gratitudine di Seamus Heaney per colei , Ann Sedlemeyer, criptata sotto il senhal di Augusta, che nel 1972 gli ha permesso di trarsi in salvo dalla guerra civile nell’Ulster e che così felicemente gli ha cambiato la vita, consentendogli, quale “inner émigré”, di disporre in Glanmore, nel County Wicklow, Repubblica d’Irlanda, di una casa, di un podere, e del tempo libero per i suoi ozi letterari, - analogamente a come nella prima delle Bucoliche il vecchio contadino Titiro può essere ben grato ad Augusto della libertà conquistata e di avere conservato i terreni e le greggi . Al contempo il Poeta manifesta l’”ansia creativa” (I. Twiddy pg.58) che in S. Heaney è stata ingenerata dall’apprensione che tale fortuna debiliti la sua voce poetica, mentre il distacco da ogni agio ha propiziato la felicità e la grandezza spirituale di Melibeo-poeta. Se nell’ Egloga prima virgiliana Melibeo è il contadino del vicinato che a differenza del poeta è stato costretto a subire la perdita dei propri campi e ad emigrare lontano, l’interlocutore che incarna il destino sconsolante che ha evitato Titiro-Virgilio, nella Glanmore Eglogue Melibeo è invece la terza persona di un artista di cui parlano il Poeta e il contadino Myles. .Sotto l’ammanto del senhal virgiliano, in realtà egli corrisponde alla figura ideale del drammaturgo John Millington Synge,(1871 1909)- a certificare l’immedesimazione Heaney ne cita il verso “out in the rain falling.”, Egli fu già proprietario dello stesso cottage in Glanmore, e secondo il Poeta raggiunse l’acme artistico quando si distaccò dal proprio milieu borghese per condividere la vita dei poveri vagabondi nella stessa valle di Glanmore, errando girovago per l’Europa continentale, in Francia, Germania, Italia.
Myles è a sua volta un contadino indigeno di Glanmore che ha subito un impoverimento crescente a seguito degli afflussi di capitale straniero nell’Irlanda pacificata, - e forse è così denominato per richiamare Milesius, il mitico capostipite della stirpe gaelica irlandese ( I.Twiddy pg. 58).Per sopravvivere egli non può sottrarsi al duro lavoro dei campi , benché al tempo dei rivolgimenti precedenti sia subentrato come proprietario nei propri terreni. Egli dà voce alla coscienza sociale “benedicente” la fortuna e il privilegio di Seamus Heaney , che da Myles- come Titiro dal contadino Melibeo virgiliano- riceve l’invito a godere dello stato presente e a farlo fruttare, anziché arrovellarsi nel senso di colpa di essere un salvato rispetto ai sommersi, di poter aver tradito le proprie responsabilità ed il proprio impegno civile lasciando Belfast. Dal contadino di Glanmore il Poeta riceve l’esortazione ulteriore ad avvalersi piuttosto della buona sorte che gli è toccata per incrementare le sue letture formative, ed intanto, ne è sollecitato a che dia letizia agli sventurati sociali con un canto che risalga alla lingua stessa degli oppressi d’Irlanda, il gaelico,- la stessa, che su consiglio di Yeats, nel suo soggiorno nelle isole Aran apprese Melibeo- John Millington Synge-, un invito che il Poeta coglie al volo, esaltando le possibilità del gaelico di esprimere la vita e il paesaggio della terra di Irlanda nella sua pienezza estatica, oltre le sventure degli “shocking times”. Nell’esito altissimo dell’ assolo finale, avviene la riconciliazione espressiva delle disposizioni d’animo e delle forme di coscienza del poeta ed uomo Seamus Heaney , a conclusione di un Egloga lo splendore del cui pensiero poetante è ben più che un lusus letterario.

Bibliografia minima
Roberto Nassi,
Attualizzazioni novecentesche del genere bucolico I casi di Zanzotto e Heaney

2) Iain Twiddy,
Seamus Heaney’s Versions of Pastoral
Essays in Criticism, Volume 56, Number 1, January 2006, pp.
50-71 (Article)
Published by Oxford University Press

Note

1)Tale senhal , attribuitole in virtù del mese in cui il poeta ha iniziato a beneficiare della sua munificenza, la riconduce al “Deus” Ottaviano Augusto benefattore di Virgilio-Titiro nella prima Egloga delle Bucoliche.

2)Che Virgilio nell’Egloga prima si tramuti, sotto le sembianze di Titiro, nel donatario di un affrancamento che con la conservazione dei terreni su cui Titiro lavorava come servo gli consente più conforto ed interessamento economico, e che non alluda ad una riassegnazione di terreni confiscatigli, come ottenne in effetti, può avere favorito l’immedesimazione di Heaney con Titiro


3) Melibeo vi assume la stessa funzione che ha Menalca nell’Egloga nona di Virgilio, la cui traduzione in Electric Light costituisce con la Glanmore Eclogue l’anta precedente di un dittico. Al pari di Melibeo-poeta anche Menalca, infatti, rappresenta l’alto destino poetico che Heaney teme che gli sia precluso , perché a differenza di Menalca non ritrova più la propria voce poetica per lo sconvolgimento dei tempi, nelle circostanze antecedenti evocate nella sua versione dell’egloga nona.
4) Tale afflusso di capitale straniero, che espropria i contadini delle loro terre perché non possono sostenerne la concorrenza, è quanto nelle vicissitudini storiche della Glanmore Eclogue corrisponde alla situazione civile dei propri tempi evocata da Virgilio nella prima Egloga, per cui “undique totis/ usque adeo turbatur agris”, ( versi 11-12), al punto che “Impius haec tam culta novalia miles habebit, barbarus has segetes? …( versi 70-71 e seguenti), come Melibeo deplora e si lamenta sconsolato.

5) Le sue parole “but even so/ I don’t begrudge You.” riprendono evidentemente il “ non equidem invideo, miror magis: “ di Melibeo nell’Egloga prima, verso 11.

6) Scrive magnificamente Roberto Nassi, in Attualizzazioni novecentesche del genere bucolico I casi Zanzotto ed Heaney
“La canzone che il Poeta dedica alla valle e ai suoi abitanti è un inno festante a un
paesaggio irlandese pressoché senza tempo. Le cadenze pentametriche ed esametriche
della prima parte dell’ecloga lasciano il posto a un tetrametro (o octosyllable) dal fitto impasto fonico, in stretto intreccio di ritmi trocaici e giambici (Per rendere l’allegria ritmica delle quartine ho optato nella traduzione per lo sviluppo per lo più in quattro tempi del piede trisillabico con ictus centrale di ascendenza palazzeschiana e a ritmicità pascoliane soprattutto dei Canti di Castelvecchio. ): l’opposizione metrica non è solo un fatto formale ma la manifestazione di una rivincita a una conquista simile a quella operata dalla lingua e cultura anglosassone ai danni della gaelica e a quella degli imperi finanziari sull’azienda agricola a conduzione familiare. Nella sua History of English Prosody George Saintsbury scriveva ( Sidney Burris, The Poetry of Resistance, Ohio Univ. Press, Athens, 1990, p. 33)
“The decasyllabe, although, as we have seen, an early if not frequent or regular product of the
imposition of foot-scansion on English language, was […] a very late comer to any considerable
extent. […] The octosyllable, on the other hand, was of the most ancient house of distinctively
English – that is Middle English – poetry. It had shown itself, struggling, but holding its own, at
the very birth thereof […]”
E l’‘ottosillabo’ è proprio uno dei versi più usati da Clare, un poeta particolarmente apprezzato da Heaney per la capacità di conciliare convenzione letteraria (d’impronta pastorale) e attenzione ai vivi problemi della comunità sociale del suo tempo, di cui Heaney stesso ebbe a scrivere, confrontando la sua poesia con quella di Duck e
Crabbe
“It was the unique achievement of John Clare to make vocal the regional and particular (Gifts of Rain (Doni di Pioggia, in Wintering out ), to achieve a buoyant and authentic lyric utterance at the meeting-point between social realism and
conventional romanticism.”
Il peana alla valle d’Irlanda, intessuto della “clicking tongue”( Cfr. Follower in Death of a Naturalist)del padre, celebra il ritorno possibile di “ciò che giace al fondo” (della memoria e della storia ai confini col mito) e l’ecloga nel suo complesso è un esempio di un incontro felice di “social realism” e “conventional romanticism”, al quale ultimo, peraltro, si badi, è demandato– perfettamente fuso nei tratti convenzionali – il più forte segnale di identità, visivo e
acustico, dell’Irish Landscape e per così dire, ricordando Hopkins, dell’Irish Inscape.
Del resto l’attenzione e l’amore di Heaney per l’aspetto melico della poesia (una melica
anche attraversata da movimenti sincopati e tonalità “gutturali”) è testimoniata da
buona parte dei suoi versi. E c’è qualcosa di virgiliano in questo amore, in questa fede
che “la melodia sciolga l’ansia” e che “un nuovo ritmo, dopo tutto, sia una nuova vita
data al mondo, una resurrezione non solo dell’orecchio ma delle sorgenti dell’essere” S. Heaney, The Government of the Tongue: The 1986 T.S. Eliot Memorial Lectures and Other Critical Writings, Faber and Faber, London, 1988, p. 121.nota 63 dello scritto di Nassi

7)Di Roberto Nassi si riporta la traduzione della Glanmore Eclogue che figura nel saggio citato
MYLES
Una casa, una terra. Un alloro personale perfino.
E tempo per te. Nato con la camicia che sei.
Se non puoi adesso, quando mai scriverai?
POETA
Una donna mi ha cambiato la vita. Chiamala Augusta
perché siamo arrivati in agosto e d’ora innanzi
balle di fieno more mietitrebbia agostani
Segno saranno della sua munificenza.
MYLES
Oggi la terra ce l’hanno i forestieri, ma tu
sei ospite di Augusta e mi basta. Non ce l’ho con te.
Lei ha ogni diritto, forse più di ogni altro,
sul suo quarto di acro. Conosce palmo a palmo
la grande valle, e quel che Melibeo su di lei ha scritto,
i vagabondi che ha incontrato girovagando per le strade
e tutti quelli che raccoglieva, ascoltando da un sottotetto
le domestiche che si fanno confidenze in cucina.
Parlo di altre vite! Quelli erano tempi –
Le Commissioni per le terre che fanno i mezzadri proprietari,
l’impero che se ne avvisa quando è tardi…
Ma ora con tutti questi soldi che arrivano
e questo sbandierar di pace, la scarpa è sul piede sbagliato.
Prima era la gente di Melibeo che veniva
messa al muro, ora tocca a noi. Il mercato
li strozza i piccoli agricoltori di qui.
POETA
Spalle al muro e tasche vuote: Melibeo
non fu mai più felice di quando vagava
Con i poveri diavoli. Solitudine
era il suo passaporto per il mondo.
Angeli-moscerino a pelo d’acqua,
la prima goccia avanti il tuono, uno straniero
in una notte selvaggia, fuori alla pioggia che scroscia.
In queste cose ritrovo il suo spirito.
MYLES
Poter studiare, questo è il punto. Sei un uomo fortunato.
Niente bestie da nutrire, niente tempi di mungitura o di aratura,
niente calli sulle mani o preoccupazioni per le bizze del tempo.
POETA
Melibeo mi avrebbe soprannominato “Signor Dolcezza”.
MYLES
Il nostro vecchio parlare che Melibeo ha imparato
ha belle canzoni. Perché non metterci in una parole,
parole che tutti possiamo capire, e cantarla qui ora?
POETA
Ho questa canzone, per voi e per la valle:
Estate recente, canta il cucùlo,
Salute, estate dice il suo canto.
In molli cuscini palustri respira
L’erica e al vento s’inchina il cotone
Il cuore del cervo ribatte. Trasale.
La marea si stende, poi corre, si posa.
Stagione d’oceano assonnato.
Ciuffi di giallo ginestre fiorite.
Come ali di corvo lucenti palude e le rive.
Il cucùlo non cessa il suo canto: Salute..
Guizza e si tuffa il pesce screziato;
E il forte guerriero è già in piedi che corre.
Una piccola lesta gioviale compagna
Tocca la nota più alta che c’è;
l’allodola strilla brillii di notizie.
Estate di luce gloria dei giorni.