martedì 25 novembre 2014

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Il Tempio Parshvanata
Ovunque ci si disponga a rimirarlo,  dall'accesso retrostante o seduti sulla panchina prospiciente, dai  rialzi dei templi jain che ne fronteggiano il versante meridionale oppure dai bordi settentrionali della sua stessa piattaforma od all'altezza del tempio Adinatha,  nel suo comporsi di portico d'entrata, mandapa, santuario del gargabriha e deambulatorio circostante illuminato da jalis, la gran  mole del tempio Parshvanatha ci appare ripidamente saliente, ed imperviamente contratta, nel suo raccogliersi nel sikkara che ne promana come l'adempimento della sua tensione ascendente, cui  concorre l'anelito ad esso appigliato delle balze rampanti quali sue replicanti miniature. Nel suo sovrastarci il tempio ci si offre oblungamente ravvicinato al contatto ed alla vista, la sua ornamentazione scultorea inferiore a nostra portata di mano sorgendo su di una sua piattaforma rifatta quanto mai ribassata, che gli nega la sopraelevazione imponente e soggezionante dei templi Lahsmana o Kandarya o Vishvanata, nel loro distacco altolocato verso il sublime,.
Ogni altro rilievo di modanature e statue e nicchie e tempietti e pinnacoli vi ha un risalto stiacciato, minimamente aggettante, il cui nitore incisivo ancor più esalta la compattezza del tempio nel suo essere tutt uno con il sikkara che l'adempie, come la fiamma del sacrificio sublima l'altare vedico dal cui alto impilamento si slancia verso i cieli.
Il duplice portale del tempio è come il rilascio frontale della contrazione vibrante  del  suo corpo, che non presenta alcuna espansione invece in transetti, la frastagliatura chiaroscurale degli altri templi maggiori di Kajuraho, così connotando la sua precipua peculiarità jainista, al pari  della dimestichezza della sua monumentalità.
Nel farsi quindi analitico dell'indagine visiva saliente, il basamento del tempio, l'adhisthana, nelle sue partizioni ci appare scandito dai rilevi carenati delle thakarikas, la cui  minimalità ineludibile risalta dalle modanature di cui sono il coronamento, prima che la profilatura rettilinea di una pattika aggraziata da fregi ondulati sia di supporto al sopraelevarsi su di un piedistallo della prima delle tre fasce di statue della jangha del tempio, di dimensioni decrescenti l'una serie dopo l'altra.
La prima orlatura del succedersi di thakarikas corona la jadhya kumba da cui ha inizio il plinto del basamento dell'adhishtana,  e vi soggiacciono le modanature dello zoccolo della bitha, ch' è visibile al meglio solo nelle emergenze inferiori del portale d'accesso dalla piattaforma.
A tali thakarikas subentrano le modanature di una karnika, dai profili taglienti ch'è adorna di gararakas inferiori, di cui si fregia pure la rettilinea pattika ulteriore su cui decorrono fiori cuoriformi, cui fa nno seguito la rientranza successiva di un'antarapatta in cui si alternano rombi e pilastri*, e la kapota le cui thakarikas superiori- in corrispondenza delle sue sottostanti gagarakas- indicano che con esse ha termine il plinto e che subentra la sezione dell'adhisthana  costituita dal podio della vedibhanda.
Nella sua successione si sopraeleva sul plinto la serie di modanature nelle quali soltanto consisteva il basamento dei templi antecedenti  quelli Chandella in  Khajuraho, khura, kumba, kalasa, tra cui si frappone la rientranza *di un'antarapatta, cui fa da contrappunto la sporgenza terminale di una pattika con volute a stampiglio.
Con tale fascia si  trapassa dall'adhisthana al muro della jangha mirabile, con i suoi tre corsi di statue di dimensioni  diminuenti Quelle dei due ranghi inferiori allineano la staticità ora vibrante, ora  rudemente inerte, di  divinità singole e in coppia e di celestiali apsaras  nelle proiezioni , di vyala-sardula o leogrifi nei recessi, quella del rango superiore il contrappunto dinamico dei voli di coppie di vidhyadaras ultraterreni.
Le modanature di bandhanas della più fine preziosità lumeggiata separano le trafile statuarie, quella inferiore aggraziata dalle emergenze di gagarakas, di una grasa pattika di kirtimukka e di rosette, quella superiore dai rilievi di una gagaraka e di una pattika con fiori a forma di cuore.
Al di sopra delle sculture sta il capitello di una bharani costituito da una affilata karnika e da una padma ch'è così denominata perchè a forma di loto,  che è sormontato da due kapotas con i fregi usuali di gagarakas e thakarikas al di sotto e al di sopra.
Solo dopo tali modanature di transizione trova inizio la sezione del tempio che a sua volta è di passaggio dalla jangha al sikkara o alle altre sovrastrutture delle sale, costituita dalla varandika.
In essa su di ogni ratha o proiezione della jangha stanno allineati i tempietti di altrettanti piccoli tilakas, ne sintetizzano l'edificio le nicchie di fregi diamantini, o ratna-patta, su cui sono disposti i piani di cinque mini-pidhas che nella loro minuscolarità pur reggono una propria minuscola chandrika ed amalaka, secondo la frattalità dell'estetica religiosa dei templi hindu, che esalta micromacrocosmicamente la visualizzazione del medesimo ordine divino che è all'opera  in ogni livello e grado dell'essere.
Tra gli intervalli di tale filiera di tilaka ne sorge una superiore, mentre  dalla badhra della proiezione centrale principale del tempio inizia intanto a staccarsi la sopraelevazione delle carenature, le chaitya-gavakshas, di tre udgamas centrali, lungo la cui progressione ascensionale via via la vista risale tra l'infittirsi circostante di ulteriori tilakas, della frattalizzazione del sikkara nelle miniature delle sringas  Le raccordano  ratna pattas di rombi seriali la cui filiera superiore è coronata di ugdamas, che le prominenze di due modanature fregiate di semirombi triangoli- gli ardha--ratna -e di gagarakas, le separano da delle nicchie di gruppi statuari di soggetti vivacemente conversanti, come non è dato certo di vedere nella compresenza di astanti cui si riducono a porci davanti miriadi   di presunte sacre conversazioni cristiane- non solo barbuti insegnanti e discenti, come è dato ritenere, mentre le karna sringa che  rinserrano  la  ratna-patta romboidale sono sfasate di livello, secondo una estetica hindu che saà ripresa dall'arte moghul e da quella rajiput , ad essa ispirata, nella disposizione a diversa altezza contrappuntistica dei chattri-,
A colmarne le distanze tra tali sringas ne sorgono mirabilmente altre tre per parte, a d un'altezza superiore , pur esse con sfasature, quelle estreme triratha, pancharatha quella intermedia, oltre le quali ulteriori sringas  si levano ancora più in alto, a colmare gli intervalli ulteriori in un unisono canto architettonico  Il centro  è così rimasto vuoto di miniature di sikkaras per essere occupato dall'inerpicarsi dell'ultimo dei tre udgamas salienti, sospinto dalla tensione ascendente delle profilature  nitidamente  angolate di radenti karnikas e da un balconcino che su di esse incantevolmente si affaccia nella sua kakshasana, mentre una coppia divina tra attendenti  fa ad esso da coronamento celestiale, per porsi alla base dell ulteriore slancio ascendente di tutto il mulamanjari del sikkara, nei suoi salienti centrali delle urah-sringa. L'una in modo maggiore dell'altra , l'altra in quello minore, si staccano verso l'alto da uno stesso livello e sono entrambe pancharatha,  le costituiscono le partizioni di sei ed otto bhumi, rispettivamente, intervallate da amalakas, e ancora un'amalaka, una chandrikas un' amalaka più piccola, una ulteriore chandrika per l'urasringa maggiore, quindi la kalasa e il pinnacolo in guisa di agrume di una vijapuraka,  ne sono il concorde coronamento. 
Le saptarathas del mulamanjiari  del sikkara  sono  un  reticolato continuo di chaitya gavakhs, gli occhi di luce della divinità radiante, solo in quelle d'angolo, le kharna rathas, esso appare  inframmezzato da corsi di lastre pidhana-phalaka e di rombi incorniciati. Giunti a tal punto dell'ascesa vibrante, la madhya centrale sospinge ulteriormente la tensione rampante  delle altre che supera di slancio, per inoltrarla oltre il collo della grevas verso la sua conclusione finale nell'amalaka e, chandrika, amalaka minore, kalasha e vijapuraka sommitali.
Ripercorsa con la vista la copertura della sala interna e del portico d'accesso, la rimanenza restaurata* dei picchi piramidali più bassi della cordigliera del monte Meru o Kailash, la sede degli dei  la cui vetta più alta è simboleggiata dal sikkara, ci ritroviamo davanti ora all ingresso principale, sul lato più corto volto ad est.
Sopra la continuazione dell'adishtana il basamento del portico d'entrata presenta una fregio sovrastante di elefanti sdraiati fiancheggiati da coppie dei recessi, come figura nel tempio lakshmana, antecedente,* cui fa seguito una pattika di volute su cui sorge il pavimento d'entrata.
Due coppie di pilastri , gli antecedenti torniti in guisa di colonne,  costituiscono i sostegni del chatuski dell'ardhmandapa. Essi si ergono su una upapitha ottogonale, decorata dal motivo di petali di loto , e su  un ulteriore supporto, sempre ottagonale, che alla stregua del basamento in cui ha avuto un seguito il plinto dell'adishtana, recupera a sua volta le modanature della vedibhanda, kura. kumba con archi chaitya, kalasha e kapota con takarikas ornamentali, insaldando l'unità organica del tempio
I pilastri anteriori da ottagonali si fanno di sedici sfaccettature, poi circolari, come circolare è il capitello, nell'anularita di una liscia kalasha ribadita dall orlatura della svasatura di una padma, lo sovrasta la vigoria plastica di   una mensola di atlanti-butha intervallati da  nagas atteggiati in anjali deferente.
I pilastri interni, di tipo budraka,  resistono ad ogni seduzione circolare, cui quelli antecedenti cedono fin dalla ottagonalità del supporto, che permane squadrato nell'upapitha e nel supporto seguente, e si priettano in una fascia mediana che nella sua parte inferiore funge da supporto a uno dvarapala con quattro braccia, mentre nella parte superiore reca impresso il motivo di volute intrecciate tra  fasce di fiori mandara e volute fluenti nel fusto, di cui  un fregio di rosette fa da conserto con quelle  intrecciate. su di esse un vaso dell'abbondanza disposto su un rilievo granulare, dispiega il suo tripudio di foglie sull'incombere di un capitello le cui concavità e convessità si risolvono in profilature taglienti, a sostegno di mensole di atlantici butha e  adoranti naga in tutto simili a  quelle dei pilastri esterni.
Il tempo di ripercorrere il succedersi di seguire le volute e spirali, dei kirtimukka di una grasa pattika e i fregi triangolari di un'ardaratna nella trabeazione, le prominenze più o meno sporgenti di kirtimukka nell'architrave seguente, quelli meno aggettanti con supporti di mensole a guisa di celestiali salabhanjka,   che ci si schiude l'incanto del soffitto,   diu cui è più che un assaggio anticipatore sul lato est, volto all'esterno, un makara torana di cinque inflessioni che giace su due kirtimukkas.
Tre orli o kola di corolle cuspidate di un grande fiore di loto centrale, in una pietra lavorata come il più delicato marmo, vi fioriscono tra la duplice orlatura di quattro corolle più piccole agli angoli, da cui pendono pigne,  come al termine del tubo staminale che discende dall'efflorescenza centrale, che cela la discesa dai cieli di kirtimukka, catene fuoriuscenti dalle loro bocche, naga adoranti, una coppia di vidhyadaras volanti.
E' dalla porta di accesso al tempio che ora ha inizio il ripercorrimento del suo ammanto statuario.













 Quanto più a lungo è dato visionarlo, ed interrogarsi sulle ragioni della sua natura ibrida attentamente , il tempio parshvanata sembra schiudere le più diverse ragioni configurative, e rivelare i più svariati scenari del suo comporsi architettonico- statuario, la più profonda simbiosi o ben altro che un eclettismo irenico hindu- jain,  all ombra tutelare dei tolleranti Chandella. Così come le vicende terrene si rivelano il contraccolpo temporale delle eterne vicende trinitarie o di triadi trimurtiche, o del ritmo dell'essere nella pulsazione vibrante dello spanda che alla espansione di una potenza fa corrispondere la contrazione dell'altra, nel ruotare delle energie per cui una potenza sussume quella precedente o la sostituisce, poi fondendosi in quelle successive che la sovrastano, secondo una sua versione drammatica il parsvanath in un primo tempo fu eretto in forme jain, mentre poi il revanscismo brahmanico o il venir meno al contempo della potesta protettiva dei Chandella, il rivelarsi troppo dispendioso del suo assunto architettonico anche per la facoltosa comunità jain possono essere adombrati dal rivestimento del tempio di sole immagini hindu, esaurendo il loro giacimento con la compresenza delle immagini più squisite insieme con le più seriali di bottega, fatto salvo il vincolo che non vi figurassero immagini erotiche. Al contempo il sikkara sarebbe stato ultimato con  l'appiglio di tanti mini urah e karna sringas, che lo mimiaturizzavano, come prescriveva la canonicità della elezione di Khajuraho a capitale religiosa dei Chandella, con un suo statuto architettonico speciale.E un terzo tempo sembra esservi sovraggiunto, dopo tale conformazione di compromesso. che con il declino complessivo del potere teologico hindu-brahmanico, e il rinvigorirsi di quello economico jain in una Khajuraho in decadenza, ne consentì la rivalsa e la   riappropriazione  del tempio. Lo attesterebbero le immagine di coppie mithuna scalpellate via e il suggello di tale sussunzione appostovi dalla destinazione delle nicchie di ogni badhra o delle pareti della garbagriha a dee jain, o jainizzate, come la stessa Sarasvati  nelle architravi dei portali d'accesso o nella edicola inferiore della badhra meridionale, in virtù della apposizione ai lati di fantolini tirthankara.
 Pur sotto un Shiva al centro del frontone sovrastante l entrata,  e su dvarapala vishnuiti jainizzati ai lati delle soglie , era ora la jain Chakreshvari ad avere assunto  il controllo della destinazione del culto deel tempio, campeggiandovi al centro del portale d'ingresso, nella trabeazione più recente appostavi rudemente sopra le sakas delle bande/fasce laterali, tra il residuo devozionale hindu dei navaghraha, come nel portale e nel sanctum appostovi sul lato opposto occidentale, forse per un tributo alla superstizione della credenza nelle divinità planetarie che si annidava anche nei cuori jain.
Un residuo significativo dei timori sacrali hindu, che più non figurerà nel tempio Adinatha da considerarsi anche solo per questo posteriore, esso si in tutto e per tutto perfettamente jain, con i soli dikpalas, e gli astavasus superiori, a presidio restante della figuratività statuaria hindu. 
Ma una più profonda conciliazione d'intenti sembra piuttosto soggiacere alla erezione  sia del tempio Parvanath che Adinath  in un'area ove si concentravano in antecedenza i culti vishnuiti,  e d essa ha  la ragion d'essere nella sua concessione tollerante, qui, come altrove,  perchè ambo i templi furono destinati al culto jain di una dea madre jain di origini vishnuite, chakreswari, appunto, al centro della trabeazione Avvalora la congettura la pianta oblunga d'ambo i templi, che come l'aura austera ed arcana che vi si respira, evoca quella sublimemente consimile  dei templi Pratihara antecentemente consacrati alla Sakti divina in  Gyaraspur, luogo di culto jain alla mahadevi,(  il cui deambulatorio è ugualmente aperto alla luce esterna dai tralicci di jali, senza che i balconi, in cui non si dilatano transetti trasverali, ne compromettano come nel tempio Parshvanath il raccoglimento della mole intorno al sikkara),  o dei templi hindu rettangolari e alla Devi del Teli Ka mandir, in Gwalior, di Barwa Sagar, del Gadarmal in Patari Badoh. Senza con ciò nulla togliere alle indubbie e diverse  contese  figurative che rivelano le asportazioni e sovrapposizioni di statue,  pur spiegabili con l'intento conflagrante di rendere predominante l una o l'altra connotazione della dea,



giovedì 20 novembre 2014

Quando Chandu

Quando Chandu con così poco si diverte così tanto a giocare con me, e nel suo volto traspaiono i lineamenti identici di quello di Sumit, riesco solo a pensare che anch'egli sia parte della nostra gioia.
In memoria di Gino Baratta


Gino Baratta l’ho conosciuto solo durante gli ultimi anni della sua esistenza, quando il nostro incontro fu propiziato da un anno di insegnamento presso lo stesso istituto. Il ricordo che ne conservo è di un grande amico e di un grande spirito, animato di un’intelligenza comprensiva universale a cui mi risultava quanto mai  riduttiva la configurazione di critico intellettuale di tendenza che si era conferito. L’ho compreso grazie alla sua disponibilità umana ed alla sua tempestività nell’elucidarmi, su piccoli ritagli, il fulcro espressivo dei miei testi poetici che gli trasmettevo,  con folgorazioni sintetiche dei loro significati di fondo per il tramite delle loro vestigia formali, che per virtù intuitiva erano pari almeno a quelle coeve di Dante Isella o di Pier Vincenzo Mengaldo. E fu in virtù di un suo intervento spontaneo che per parte mia non avevo sollecitato, anche per il riguardo che nutrivo nel profondersi finanche eccessivo delle sue attitudini generose nei riguardi del suo entourage, che una loro selezione è l’unica componente della mia produzione letteraria  che abbia finora visto la luce di una pubblicazione tipografica. A suggello al contempo dell’ universalità dei suoi interessi e del suo ingegno, fu poi significativo che il libro che mi  donò quale attestato della sua stima ed amicizia sia stato lo Chuang-tzu, nell’edizione Adelphi originaria.

Poi l’insorgere del male nella sua mente, che l’oscurava e la debilitava a sua ed a comune insaputa, ed un mio involvermi a suo giusto dire in modi parnassiani, crearono una certa distanza, non un distacco. Qui dall’India, dove mi hanno condotto vocazione, missione, e ciò che il destino ha di divino, dei superstiti reperti della nostra vicinanza culturale ed affettiva di quei tempi, ora riposti chissà dove nel mio appartamento mantovano, non posso addurre che il breve testo poetico che scrissi appena dopo la sua morte. Vale, caro Gino, atque vale

In memoria di Gino Baratta

Sul davanzale della sua stanza d'ospedale
gli ultimi suoi libri aperti interminabili,
quando l'inesorabile più non ci distanzia
nella sua mente che mi discorre intanto
come eterna,

come nella notte che lasciò ogni altro
per parlare con me solo di Egon Schiele.
Ed ora ch'egli non è più che il suo sfacelo
così intendo ricordarlo vivo.


Tutta la mestizia del giovane Mohammad ( riscrittura)
Tutta la mestizia del giovane Mohammad nel mio ufficio dove è convenuto con Ajay per la lezione serale, cui non so offrire che la stanchezza vessata del mio ascolto, quando mi dice che vorrebbe morire perché è così povero.
“Non ho forse ragione?” Non so replicargli se non che non deve dire e pensare cose del genere, non deve farsene affliggere la mente: “Io sarei ben più ricco se mi ritrovassi in Italia, dove nessuno mi chiede più niente, ma quanto più povera vi sarebbe la mia vita senza di te, di Ajay e della sua cara famiglia”.
In mattinata era successo che l’insegnante della scuola cui era ben felice con il mio contributo di essere di ritorno, l’avesse fatto stare in ginocchioni per non meno di quaranta minuti, perché vi aveva rimesso piede dopo due mesi di assenza. “ Ma non sono stati i tuoi stessi insegnanti a ripeterti continuamente, i primi giorni di scuola, che dovevi startene fuori, out, perché non eri in grado di pagare le tasse di iscrizione?”
Ma la sua sudditanza mentale alla pezzenteria rifatta di quegli insegnanti era tale, che il senso delle mie parole gli era duro.
Ciò che intanto più lo addolorava era che il padre che ora guadagna non più di 150 , 200 rupie al giorno come venditore di the, avesse lasciato Kanpur per Khajuraho che era ancora in condizioni economiche medio-basse, il che gli consentiva allora un guadagno di 500, 600 rupie al giorno, di cui almeno 200 le versava ogni giorno a una sorella più povera, che frattanto si era arricchita ed ora non prestava alcun soccorso alla disgraziata famiglia del fratello, più volte funestata dai ladri durante l’anno scorso.
“ E’ una delle prime leggi della vita, Mohammad, che se dai aiuto non devi attendertene niente”.
Non era lo stesso, per quanto lui ne sapeva, per il mio tramite, della stessa famiglia di Kailash? Ero di rientro con Ajay dalla visita al nonno, in Byathal, tra le arature dei coltivi e lo splendore delle radure della giungla dove convenivano le popolazioni di scimmie, per dirgli come Manoj stesse attentando alla felicità della famiglia del fratello con l’improvvido acquisto di un proprio tuk tuk, e con che costrutto si era risolta la nostra missione, come Ajay aveva ben inteso fin dal rientro? Se non che il padre di Kailash aveva colto al volo la mia dichiarazione d'intenti di trasferire in Rajnagar la sede del negozio di barbiere le cui suppellettili stazionavano sui ripiani della nostra casa, sul terrazzo, per proporre che anch'esso finisse nella sua Byathal, come già vi sono finite nelle sue mani con la sua figliolanza la bufala di Kailash, il negozietto di generi alimentari e domestici che vi abbiamo costruito, al tempo in cui per la morte di Sumit la mente di Kailash era più sconvolta e fuorviante, quanto mai suggestionabile dalla sollecitazione al rientro di tutto nel luogo d'origine.
Mohammad ed Ajay sfogliavano intanto le pagine patinate delle riviste di celebrità, che avevo acquistato sottocosto, essendo in resa, perché ne ritagliassero le immagini e vi scrivessero sotto in italiano una prima descrizione fisica di tali eminenze del mondo dello spettacolo. Non uno di loro, a quanto ben ne sapevano, che non fosse il figlio di un direttore artistico della Bolliwood dei sogni, quei madarchor.

mercoledì 19 novembre 2014

Tutta la mestizia del giovane Mohammad


Due sono le cose durevoli che speriamo di lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali (Cina)»

Tutta la mestizia  del giovane Mohammad nel mio ufficio dove è convenuto con Ajay per la lezione serale, cui non so offrire che la stanchezza vessata del mio ascolto, quando mi dice che vorrebbe morire perché è così povero.
“Non ho forse ragione?” Non so replicargli se non che non deve dire e pensare cose del genere, non deve farsene affliggere la mente: “Io sarei ben più ricco se mi ritrovassi in Italia, dove nessuno mi chiede mai  niente, né niente mi offre in aiuto, per quanto mi si complimenti, ma quanto più povera vi sarebbe la mia vita senza di te, di Ajay e della sua cara famiglia”.
 In mattinata era successo che  l’insegnante della scuola cui era ben felice con il mio contributo di essere di ritorno,  l’avesse fatto stare in ginocchioni per non meno di quaranta minuti, perché vi aveva rimesso piede dopo due mesi di assenza. “ Ma non sono stati i tuoi stessi insegnanti a ripeterti continuamente,  i primi giorni di scuola,  che dovevi startene fuori, out, perché non eri in grado di pagare le tasse di iscrizione?”
Ma la sua sudditanza mentale alla pezzenteria rifatta di quegli insegnanti era tale, che il senso delle mie parole gli era duro.
Ciò che intanto più lo addolorava era che il padre ora guadagni non più di 150 , 200 rupie al giorno come venditore di the, mentre quando aveva lasciato Kanpur per Khajuraho  la sua attività di tinteggiatore gli consentiva allora un guadagno di 500, 600 rupie al giorno. Almeno 200 le versava ogni giorno a una sorella più povera,  frattanto ella  si era arricchita,  ed ora non prestava alcun soccorso alla disgraziata famiglia del fratello, anche dopo che più volte era stata funestata dai ladri durante l’anno scorso.
“ E’ una delle prime leggi della vita, Mohammad, che se dai aiuto non devi attenderti niente”.
Non era lo stesso, per quanto lui ne sapeva, per il mio tramite, della stessa famiglia di Kailash? Ero di rientro con Ajay dalla visita al nonno, in Byathal, tra le arature dei coltivi e lo splendore dele radure della giungla dove convenivano le popolazioni di scimmie, per dirgli come il figlio Manoj stesse attentando alla felicità della famiglia del fratello, con l’improvvido acquisto di un proprio autorickshaw che toglieva lavoro a K. presso l hotel in cui Manoy era un addetto alla reception,  ed  i cui clienti in precedenza gli  inoltrava, 
 , e con che costrutto si era risolta la nostra missione, come Ajay aveva ben inteso fin dal rientro?Se non che il padre di K. aveva piuttosto colto al volo la  dichiarazione dei loro intenti di trasferire in Rajnagar la sede del negozio di barbiere le cui suppellettili stazionavano sui ripiani della loro casa, sul terrazzo, per proporre che anch'esso finisse nella sua Byathal, come già nelle sue mani vi  erano finite la bufala di K con la sua figliolanza., il negozietto di generi alimentari e domestici che vi avevano costruito, al tempo in cui per la morte del figlio Sumit la mente di K. era più sconvolta e fuorviante, quanto mai suggestionabile dalla sollecitazione al rientro di tutto nel luogo d'origine.)
Lui ed Ajay sfogliavano intanto le pagine patinate delle riviste di celebrità, che avevo acquistato sottocosto, essendo in resa, perché ne ritagliassero le immagini e vi scrivessero sotto in italiano una prima descrizione fisica di tali eminenze del mondo dello spettacolo. Non uno di loro, a quanto ben ne sapevano, che non fosse il figlio di un direttore artistico della Bolliwood dei sogni, quei madarchor.

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13 ottobre 2014

Può andar bene, così, per la Gazzetta di Mantova?
Già quest’estate mi ero cimentato in una mia riscrittura mentale dell’Odissea in una Renzeide, provocatovi dall’autoproclamarsi un novello Telemaco ( di calco recalcatiano) del Matteo nazionale , allo scatto di suo selfie di gruppo inserito sullo sfondo di quello della stessa Europa, quando ne assunse la Presidenza della Commissione. Solo che ne è sortita una trama a rovescio, alquanto breve da riassumere in sintesi: in luogo del fare tesoro di esperienze ed errori e valori del padre, propiziandone il ritorno, l'andata in scena della rottamazione anche del suo solo nome e della sua sola memoria, con ogni agguato e brutalità di sorta da parte del novello fasullo Telemaco e dei suoi servizievoli compagni di viaggio,-al successo del padre meno vittorioso del previsto, perpetrando, grazie alla dispersione della gloria di Ulisse, la spartizione della sua eredità con i Proci infestanti, riabilitati alla grande con il loro Papi della patria in testa, ed ora, che sono ancora più in auge, ben liberi di spadroneggiare sale alte e profonde di un palazzo trasformato nella reggia della loro prepotenza condivisa, Penelope, poveretta la Finocchiaro, a suo tempo già svillaneggiata dal figlioccio spurio, indotta a tessere e ritessere la tela con l’autore dello loro nequizie più brave, fiero padre di una Mer(di)na senatoriale dopo avere dato vita ad un Porcellum elettorale, per stare ai termini con i quali il genitore stesso ha ignominiosamente soprannominato i suoi figliastri traviati.
Poi il seguito del job act ha conferito un andamento tragico alla parodia in corso del poema omerico, per come in una Repubblica fondata sul lavoro si è carpita la fiducia assoluta , con il ricorso ad una delega in bianco, per togliere ai lavoratori diritti vitali senza che alcuna tutela sociale compensativa sia loro garantita. Ed ora a ripetermi in finzioni analoghe sono stato appena indotto dalle vicende fresche di cronaca del mancato disarcionamento del Sindaco di Mantova, finendo tentato, dal loro decorso buffonesco, ad attagliare a quanto è successo il nostrano immortale Rigoletto: ma l’accaduto mi è parso di un tenore così infimo, che tra le parti maggiori ho trovato un equivalente omologo solo a Gilda, sequestrata e stuprata nelle tramutate spoglie  del leghista Simeoni, mentre per le parti destinate a delle mere comparse, il Marullo di corte mi è parso del tutto calzante con Longfils, all’apparenza franco di lingua e di pensiero, nei suoi gran bei marameo e birignao, in vero dedito ai più servili servigi, in tronfio sfregio, all’occorrenza, del suo dover essere “super partes”, mentre a Sodano ben si configuravano i panni di un nuovo signor di Ceprano, che per scornarsi delle vicendevoli  cornificazioni amministrative fino all’estremo vulnus, si è prestato di buon grado ad ogni ammoina e ad ogni vile buon viso condiscendente verso i prestatori di soccorso,   pur di restare senza più alcuna dignità istituzionale il primo cortigiano in lizza del Ducato.
Morale dell’ una e dell’altra favola, così è in Italia, anche se non ci pare e piace affatto,al tempo in cui per Grillo come per ambo i Matteo, il Salvini quanto il Renzi nazionale, costui in ottemperanza al Patto del Nazareno con il tramortito Berlusconi, eccezion fatta per i testimonial del Sel, che qui non sto per questo a glorificare, i rappresentanti del popolo hanno da essere dei nominati di Partito che devono rispondere solo alla ditta, secondo la voce del vero dal seno bersaniano fuggita, e non già a chi è affidato alle loro responsabilità dal mandato assunto, con l’esito di un dispregio sommo delle nostre istituzioni Da cui, in compenso, non è per questo finora sortita alcuna crescita o ripresa dell’economia e società nazionale.
 8 novembre
forse quando ci facciamo autori della nostra vita scegliamo o ricreiamo ogni giorno uno dei copioni che ci sono stati prefigurati dagli eventi ( o dal loro attrattore divino, in forma di bene), chiedendo il concorso di una forza o di una rivelazione illuminante, a cui risvegliarci ( la grazia per i cristiani) che le parole della preghiera o la meditazione risvegliano in noi, facendoci ritrovare al fondo dell'anima la nostra ispirazione più alta

Con Ajay e Mohammad , rivisitando i templi di khajuraho, il  9 novembre 2014
( Ma  khajuraho non è solo i suoi templi, o i suoi magnifici dintorni rurali, oppure certe sue persone straordinarie, è anche gli accalappiatori di ogni sorta che vogliono nei tuoi confronti solo risalire ai tuoi soldi, o i turisti irresponsabili ad essi conniventi nell'ignoranza più crassa della realtà dell india, i tour operator e gli hotel five stars e le guide immorali, interessate solo a procacciare clienti a empori di lusso o donatori a infime scuole del business umanitario, che sono i principali beneficiari del turismo costosissimo mordi e fuggi imperantevi, nella filiera di un main stream che lascia ai turisti organizzati solo il tempo di vedere il minimo possibile , neanche quello di lavarsi in hotel prima di essere intruppati nel volo del primo pomeriggio seguente quello dell'arrivo, è le sue strade che si fanno assestate solo all'altezza dei residences di lusso, sono i maiali che convivono per strada con i bambini, tra liquami e rifiuti, non appena si lascino le aree dei parchi archeologici, ectetera, etcetera

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 Per le Gazzette di Mantova e di Modena ( novembre 2014)
Mi spiace- solo relativamente- per gli antagonisti  di  piazza e di rete a Matteo Salvini che si sentono indotti ad attaccarlo insieme alla Lega con ogni forma di insulto in luogo della critica reale, magari ostentando la presunzione di superiorità di un razzismo morale che seguita a denotare insopportabilmente il presunto essere di sinistra, o scambiando la politica per  un cartoon adolescenziale e per un bullismo di rete in cui vince chi fa cagare sotto il nemico, ma il fatto stesso che Salvini e la Lega siano divenuti la loro ossessione esistenziale che li induce al peggio di se stessi, è la prova più evidente di quanto Salvini si stia dimostrando un politico capace e temibile oltre il prevedibile. Tale riconoscimento non significa alcuna condivisione di orizzonti e di intenti di Salvini, per lo più aberranti, ma è la presa di distanza che in luogo del coinvolgimento finanche morboso risulta la condizione imprescindibile per contro attaccarlo efficacemente, innanzitutto riconoscendo gli stati di sofferenza e le paure e le criticità reali cui sa risalire, invece di disconoscerli per principio preso, magari palesando  propria quell’ignoranza razzistica che per tali antagonisti consimili e mimetici costituirebbe sempre e solo l’anima nera e l’ incultura degli altri. E’ la condotta esistenziale di un’indagine e di uno studio interminabile delle ragioni degli altri, che a certi eterni  ragazzi e principianti della politica, cultori incalliti di ideologismi che al tempo della globalizzazione sono  divenuti la  nostalgia patologica reazionaria dei padri titanici del buon comunismo e dei buoni compagni di un tempo, a certi supponenti ed arroganti professionisti in rete dell’antidiscrimine, sfioriti i fasti dell’antiberlusconismo inossidabile, è quanto dovrebbe insegnare una rialfabetizzazione del tutto  personale alla politica  democratico-liberale,  che consenta di acquisirne i termini minimi imprerscindibili, il senso dei limite,  lo spirito discente della propria fallibilità fallimentare e dell’autocritica ironica, innanzitutto,   secondo  quanto è  vero di ogni terapia risolutiva.

martedì 18 novembre 2014

Quando Kailash sa pur essere un gran figlio di lapka ( ein kleiner spass)

Quando Kailash sa pur essere un gran figlio di lapka
( ein kleiner spass)
Domenica scorsa era una festa goduriosa il volto di Kailash.
Alla coppia di turisti messicani dei quali a sera inoltrata era rimasto il solo conducente di taxi ad attendere l’ uscita dall’ hotel Radisson, per portarli nel restaurant Gandhi ch’era poco oltre la svolta della strada aveva richiesto 300 rupie, il corrispettivo di una trentina di chilometri di percorso. Aveva poi accondisceso di convenire per la metà, e quando alla fine della cena erano risaliti sull’autorickshaw, al loro reclamo all’atto di pagare la corsa che anche le 150 rupie pattuite sembravano loro un’enormità, aveva offerto l’extra di un giretto gratis nel bazar, dove avrebbero potuto comodamente effettuare acquisti. Si riprometteva così di procacciarsi la commissione che gli sarebbe spettata, magari lo straordinario delle 25.000 rupie che si era intascate la sera prima il conducente che ne condivideva l’attesa dei turisti in uscita dall hotel, quello che per proteggersi dai nugoli di polvere della strada in via di rifacimento allargato recava sul volto il fazzoletto calato di un bandito, tanto può l’imperversare in Khajuraho dei lapkas, le cui provvigioni raggiungono a far gravare una ricarica del 35% , sull’importo richiesto ai turisti per gli acquisti che effettuano nei negozi a cui li accompagnano. Peccato per l’amico che i due turisti messicani si siano limitati all’acquisto di uno scialletto, che gli è valso non più di un centinaio di rupie. Ma al suo rientro a casa compensava il magro introito supplementare la porzione di un succulento chicken curry che si era procacciato all’ingresso della coppia del ristorante, non bastandogli affatto, si era schernito, le misere 50 rupie che gli avevano allungato per averne procacciato la consumazione della cena.
La goduria con cui insieme a Chandu, nella television room, ne gustava il sugo squisitamente speziato con del chiappati, facendomene a mia volta partecipe ghiotto , era ben altro appagamento, per l’amico, del godimento morale di cui nel pomeriggio e l indomani mattina gli avevo detto che poteva ben essere contento, quando la signora francese che insieme al marito aveva accompagnato ai templi e in agenzia per fare il biglietto per Orccha di prima classe, il migliore possibile, “ you are very good person”, l’aveva omaggiato, tanto più il lunedì mattina, quando li aveva condotti alla stazione ferroviaria, per essersi presentato con l’indicazione scritta dei posti che avevano prenotato, di cui in rete avevo condotto per lui l’enquiry.
Ma la sua incapacità di alcun rendimento di grazie, nella consapevolezza che nulla al mondo ci spetta di diritto ma solo per grazia, una disposizione dell’anima alla cui acquisizione si riducono i miei intenti evangelici nei suoi riguardi, lo lasciava ancora irritato con quel madarchor del consorte della squisita signora, non fosse stato per il cui desiderio di ripiegare in albergo , la signora avrebbe consentito di buon grado a farsi condurre ai templi jain.
“ Kailash, come ripeterti, che un turista non è un madarchor solo perché intende fare quello che vuole, e non può spendere che secondo le sue disponibilità? “
dopo che la sera scorsa kailash è andato in escandescenze contro il procacciatore di turisti per il greenwood hotel , della sua stessa casta,che non gliene assicura più per dei sightseeings, benchè quando io ero ancora in Italia gli avesse offerto ospitalità per due notti nella mia stanza, al riparo dal gestore del ristorante dell’hotel harmony che avrebbe voluto vederlo in galera per una vetrata infranta, e che kailash aveva rabbonito nei suoi riguardi, Tornavo con lui sugli antefatti, oggi presso il talab, una volta condotti a scuola i bambini in tuk tuk, e non ci restava che la condivisione del punto che in khajuraho guide ed escort, accompagnatori e conducenti, belli e brutti così fan tutti, tutti quanti lapkas, con la sola differenza tra chi ne ha rilasciata la licenza e chi no.
Lasciavo affidato al silenzio che rischio l insorgere di una tosse consultiva reattiva per i suoi modi privi di garbo nei miei riguardi , il corollario a giustificazione del tutto, che nella mente di kailash è il corso e il ricorso di un ritornello quotidiano, che il turista, l'ospite sacro, ha proprio quello che gli spetta, se ti crede solo se gli menti, ti  considera solo lo derubi.
“ money is nothing for me, friendship is all” il motivetto locale irresistibile che a tanto basta.

lunedì 17 novembre 2014

sterilizzazione e gendercide in India

Per il tramite di un  documento  di mobilitazione umanitaria che è apparso in Italia sulla rivista Internazionale, a seguito della morte nello Stato indiano del  Chhattisgarh di 8 donne  vittime di  interventi di sterilizzazione il cui piano è promosso dalle autorità governative dell’intero subcontinente, in realtà, sotto le spoglie di una  veste apparentemente solo informativa del testo di denuncia,  per la  distorsione omissiva dei dati che esso veicola, rischia di essere avvalorata una campagna strumentale di stampa volta al discredito infondato delle autorità indiane,  che mi preme qui contrastare preventivamente non per una concezione diplomatica e interessata della verità, ma perchè può essere pregiudizievole della  felice convivenza delle comunità indiane nei nostri territori, per quanto  le sue omissioni fomentano a credere.  Infatti a) richiamandosi allo statuto di Roma  che regola la Corte penale internazionale, lascia intendere che contro ogni disposizione generale la campagna sistematica di sterilizzazione in India sia forzosa e forzata, già  nell’uso del participio “ sottoposte”, in riferimento alla pratica che per quelle donne sventurate è stata letale, senza fare esplicita menzione del dato ordinamentale che la loro sterilizzazione invece è  volontaria in termini legislativi e organizzativi, ed almeno remotamente reversibile, per quanto attiene alla chiusura delle tube, pur se resta vero che in India le donne per lo più subiscono in tali vicissitudini  la volontà del loro contesto familiare patriarcale,  b) non  fa presente che la sterilizzazione è alternativa alla pratica spontanea diffusa dell'aborto selettivo,  a  nocumento  dei feti femminili, (il cosiddetto genocidio femminile di genere o gendercide), dato che le bambine sono spesso un onere economico insostenibile, per la dote matrimoniale che occorre a loro assicurare,  c) non rileva che la sterilizzazione  femminile è praticata in India anche in strutture sanitarie cattoliche, d) con il risvolto italico di indurre ad una recrudescenza dei lai che ingemiscono in quali mani barbariche sia mai finiti i nostri cari  marò. Detto questo, personalmente resto ancora dispiaciuto che nella mia famiglia indiana d'adozione a mia insaputa sia stata adottata una scelta del genere- su cui restava tuttavia al mio amico e a sua moglie l' ultima parola- nella struttura ospedaliera cattolica in cui era appena nato il nostro immenso  ultimo nato, la cui venuta al mondo sono felicissimo di aver propiziato. E’ stata una scelta da loro adottata come una risoluzione scontata e indiscutibile, un minimo intervento post partum che per loro non ha costituito alcun dilemma.

Odorico Bergamaschi
Ex insegnate
flashes e schegge dall'India
1) Posso ora continuare a berlo, il the? la deliziosa risposta adolescenziale di Mohammad, al mio richiamo per averlo ordinato a mie spese senza chiedermelo al Madras Cafe.
2) Su sollecitazione allarmata di kailash, i piedi che quando dormo devo ora volgere alla testata del letto in direzione opposta all'immagine che vi ho appesa di Ganesha, per timore di offendere la suscettibilità pur del più amabile tra gli dei hindu
3) Chandu che vestito solo d'aria si riscalda nel cortile di casa al braciere che vi ha acceso con carta di giornale, mentre io solo assisto sgomento alla fiamme che divampano accanto alla sua nuda carne, senza che Kailash o Vimala abbiano avvertito il pericolo che stava correndo
4) io che seguito a fare ritorno ogni giorno al Parwanath temple solo per motivo di studio , tra le guide che seguitano a farvi ritorno solo per denaro, finanche quando la luce langue a tal punto che i turisti frettolosamente condottivi e ricondottivi via non possono più intravedervi alcunché, discesivi dai pullman che ve li hanno scaricati secondo ordinanza.
5) a rendere giustizia di ogni ingiuria ai penultimi e agli ultimi, al patrimonio universale dei sacri templi hindu di Khaiuraho, la anziana signora brasiliana convenutavi allo stremo di sé, pur senza avere più nemmeno la forza di risalirne le piattaforme fino agli interni altolocati, che alla giovane guida Ganesha che seguita a ripeterle che le scene erotiche sono immagini del Kamasutra, asservendone al sesso gli intenti religiosi, secondo la vulgata che alla stessa stregua delle venali guide locali, profumatissime e profumatissimamente autoremunerantesi con ogni procacciamento di sorta, già lo accomuna agli accalappiatori in motoretta dei turisti per strada, - i lapkas, gli odierni tughs di Kajuraho-, senza nemmeno l'alibi della loro miseria, no, no, no, are spiritual images, persevera a ripetere, nel reiterato diniego che la sua gentilezza seguita a opporre.
( post scriptum l'immagine che non riesco a porre in rete di un casolare indiano, che non è il falso della ricerca dell'autentico nell'altrui decrescita felice)

I am the number two, now

I am the number two, now"( prima stesura, che mi è del tutto insoddisfacente)
“ Sono il numero due, ora….”
“ Kailash, pensa a tornare al più presto…”
“ Serve più che mai denaro ora”
“ Serve più ancora la tua salute”
“ tik-è, sarò allora di ritorno alle 8,30”
Quando tra le cinque e le sei oggi si stava facendo già sera, nel volgere al termine di un luminoso giorno novembrino, fugatesi le velature solari dei giorni scorsi, l’amico l’avevo lasciato, due ore prima, che rannicchiato su un auto rickshaw tra degli altri conducenti e convenuti, era in attesa dell ‘uscita di qualche comitiva di turisti che ne divenisse la clientela, da un hotel Radisson il cui parco era annebbiato dalla polvere soffocante, in cui ad ogni passaggio di un’autovettura si sollevava la sabbia intervallata al ciottolato ed alla ghiaia del manto stradale in rifacimento, intasando di una polvere acre con le vie respiratorie finanche l'interno intestinale.
E sempre in quella pulverulenza micidiale l’ho raggiunto già i giorni scorsi, sempre più insistendo che desistesse dal permanervi , da che si è persuaso che quell’hotel potesse arrecargli la fortuna negatagli dai clienti dagli altri di lusso di Khajuraho, di fronte ai quali da settimane rimane appostato dalle prime ore del mattino fino a sera inoltrata, nell' attesa di diventare il primo in lista fra gli altri conducenti che vi si sistemano davanti E' una scalata di posizioni che viene sistematicamente compromessa e vanificata dalla necessità di abbandonare il posto acquisito quanto più è “ making money-time”, per portare in auto rickshaw i bambini a scuola ed andarli a riprendere, tanto più quanto gli orari dell’inizio e della fine delle lezioni di Ajay e Poorti si fanno divergenti da quelli di Chandu. Ben altro estenuarsi era il suo appisolarsi nella frescolino della brezza che ventilava fra gli alti fusti degli alberi , lungo il vialone all’ingresso di Khajuraho , in cui l’avevo ritrovato di domenica di fronte all'hotel Ramada, il miraggio rapidamente svanito che albergasse una clientela più accessibile di quella dei tour organizzati insediata negli altri residences di lusso.
In realtà, ad irretirlo è il miraggio che a lui possano capitare, come al suo competitore attuale, dei ricchi clienti che si dirigano al bazar per degli acquisti costosi su cui, anche per una sola commissione- nel caso di colui 25.000 rupie, l’altro giorno- possa lucrare più di quanto possa essere il suo guadagno di un anno di stenti.
E lo attira , tale colpo di fortuna, quanto più la sorte sembra volgercisi contro e la ferocia umana addentarci, dopo che è venuto apprendendo quello ch’io vengo sempre più perdendo per aiutarlo, anche nel volgere di un mese dal mio rientro, nel corso del quale è andato perduto già il nostro negozio di barbiere, per le pretese del proprietario di rivalersi su di noi di quanto a lui è costato vedersi abbattere i negozietti contigui per errore , nel fare largo all’ampliamento del fondo stradale antistante , e( potere)trarsi fuori dal carcere in cui era stato cacciato, per avere preso a sassate l ufficiale addetto ai lavori.
Il negozio in cui credevo ci potessimo reinsediare, e per il quale quel raja ci aveva richiesto l’affitto anche quando era in malora, al mio arrivo l’ho ritrovato non più nemmeno allestibile, perché era stato affiancato da quello che al coadiuvante Moma era stato riservato nello stanzino accanto, e avessi voluto trasmigrare l’arredo in uno dei vani rifatti, oltre a un incremento di affitto, avrei dovuto dovuto versare un’ ulteriore caparra di diecimila rupie.
“ Ma we were already working in the shop” ha esclamato lo stesso Ajay come l’ho informato, intendendo egli stesso all’istante che sopruso ci fosse stato inferto.
E ancora non era scaduto il mese di cui avevo pagato l’affitto, che quel raja aveva svuotato per suo conto ciò che era stato il nostro negozio delle suppellettili che lo costituivano e di cui il suo vano era stato ridotto ad essere il ripostiglio, facendocele ritrovare per strada tra le mie contumelie, come sono sopraggiunto. Non bastasse, la settimana scorsa il fratello di Kailash gli ha fatto sapere che non poteva più attendersi da lui che gli commissionasse sightseeing per conto di turisti che alloggino nell hotel in cui è alla réception, perché a sua volta acquisterà un autorickshaw, associandosi a chi è della sua stessa risma.
Tale follia economica di una rivalità mimetica gelosa, che frantuma ogni soddisfazione per il suo tuk tuk del fratello Kailash, non tiene in alcun conto tutto quello che mi è costato, morto Sumit, avere ricomposto la famiglia di Kailash rifacendone un uomo con un lavoro dignitoso alla guida del suo autorickshaw, senza che quella sorta di fratello abbia più modo di sperimentarne al telefono la follia mentale, con la cui violenza, sanandola, con quanta afflizione sono entrato in collisione e collusione, e che mi sarà sempre più difficile sventare, quanto più il lavoro di Kailash si farà, senza chi più lo commissioni, lo stremante tormento di infimi guadagni sempre più insoddisfatto e disilluso.
Da tale ingiurie degli uomini, mentre Kailash durante il giorno era fuori con l’autorickshaw, ho cercato e trovato un altrove nella assiduità con cui ogni pomeriggio sono stato di ritorno al tempio Parshvanath per studiarlo e scriverne, assorto nella sua contemplazione quanto nella sua indagine, che attende a farsi ora scrittura, nel diletto del gioco con Chandu, nell' insegnare nel mio caro ufficio l italiano ad Ajay e Mohammad. Con i quali di domenica in domenica ho visitato i templi occidentali ed il museo di Khajuraho.
Stasera il filo di una lacrima ha rigato il bel volto del caro ragazzo, quando ha appreso che domani potrà essere di ritorno alla All Saint school, dopo che al principal ho assicurato che se rinunciava ad ogni admission fee, avrei pagato del ragazzo la retta mensile.
Messo alle strette, quando gli ho chiesto come mai fosse stato possibile che avesse iniziato a frequentare una scuola pubblica, come mi aveva detto, se per rendere la cosa possibile alla All Saints School non risultava di avere adempiuto ad alcuna trasmissione dei dati della sua frequentazione precedente, mi ha confidato che era andato a scuola solo i primi tre, quattro giorni, fino a che un insegnante non gli ha intimato di uscire dalla classe e di lasciare la scuola, perché non aveva pagato le tasse di iscrizione. Da quel mattino non era andato più ad alcuna scuola. Per questo mentre era ora di lezione, con altri ragazzi oggi l’avevo intravisto in sella a una motocicletta.