mercoledì 28 settembre 2011

solo in te

Kallu, and your family?”
“All are sleeping”
Kailash, se tutti stanno dormendo, vuol dire che il sonno è più forte di quanto stanno soffrendo..”
“ Che uomo sfortunato sono, “what men I am of bad luck “ mi aveva detto sconsolato solo qualche ora prima, dall’ambulatorio in cui Vimala si era fatta medicare per l'infezione in bocca, Porti per delle pustole sopra di un occhio, Chandu era in visita per la tosse e il raffreddore.
Da quanto gli ho detto, Kallu ne ha tratto conforto per riaffidarsi al sonno da cui l’avevo risvegliato telefonandogli.
Ma tu dormi, dormi Kallu caro, caro amico mio, gli ho cantato nella mente, dormi sulla nostra sventura reale, nell’attesa che domani. al giorno odierno in gloria di Shiva, faccia seguito il primo di Navaratri. Che importa se va sfumando il trasloco nel nuovo negozio, e invano attendi, giorno dopo giorno, che il nuovo lavoro nell' Hotel Zen ti rechi, oltre al poco denaro, degli stranieri cui tu possa interessare nel tuo interesse. Dormi, dormi, dormi, sul nostro dolore, amato amico mio, mentre stacco il telefono, e infinitamente da te remoto nel solo spazio, ti guardo e ti sento con lo stesso Suo sguardo e sentire, con tutto l’amore di Dio che solo in te so nutrire per Lui.

mercoledì 7 settembre 2011

Nella luce in cui il fratello vede il fratello

Vediamo il volto sorridente di Dio
Nella luce in cui il fratello vede il fratello:
……………..( Tagore, da Sfulingo)

Nel supermarket, quando mi sono riallineato nella coda alla cassa, ho chiesto all’anziana signora, cui mi sono ritrovato davanti, se le occorreva che la lasciassi precedermi.
Era sorda, ma aveva compreso che cosa le avessi chiesto. Se si toglieva l’apparecchio poteva sentirmi meglio
“ Mi ha chiesto se voglio precederla? No, vada pure prima. Non ho fretta. Non ho nessuno a casa che mi aspetti. Mi si sta aspettando solo al Santa Maddalena”
E ‘ il cimitero di un villaggio del circondario.
“ E’ lì che ho mio marito, i miei figli”"
E i coinquilini non salutano e s’ignorano.
Volevo dirle che mi stava precedendo nel destino comune, pensando, con gratitudine a Dio, che in Kailash ho chi attendo e mi attende ogni giorno da una sconfinata distanza. Pensando a Chandu che al sentirmi al telefono, invisibile, “ dove sei?”, mi chiede, “ aja, vieni”.Le ho solo sorriso, e lei mi ha sorriso a sua volta.
“Vediamo il volto sorridente di Dio/Nella luce in cui il fratello vede il fratello” ( Tagore)

lunedì 5 settembre 2011

Sumit, povero figlio mio

Ma più non riaffiori

dal farsi tue acque morte

i miei fondali

domenica 4 settembre 2011

l'elusione felice

Oggi a rispondermi c’era in casa solo Ashesh. Kailash era stato a Chhattarpur come mi aspettavo, ed ora si trovava nel villaggio natio, il che mi ha sorpreso. Per gli ultimi accertamenti, gli esami del sangue e delle urine, Kailash era dunque tornato dal dottore che ieri gli aveva fatto le radiografie che lo avevano tranquillizzato sul suo stato di salute. Niente d’allarmante era all’origine della diarrea e delle vomizioni che l’hanno debilitato, l’ambulatorio era affollato di gente che aveva accusato i suoi stessi sintomi, ma che smettesse di consumare gutka o tabacco, il gutka poteva sostituirlo con chiodi di garofano, foglie di pan.. Gli esiti degli esami del sangue e delle urine devono essere risultati particolarmente confortanti per Kailash, al punto da sveltirne il rientro al villaggio, forse per installare nel negozio il nuovo depuratore d’acqua che ieri ha acquistato in Chhattarpur., abbreviandone il protrarsi della convalescenza. fleboclitica. Nonostante le poche rupie che in questi giorni racimola in ambo i negozi, anche quando eravamo entrambi in apprensione per il suo stato di salute egli era confidente nel suo futuro, il giovane che si fa attendere per subentrare all’altro barbiere resta affidabile, a suo dire, e anche se il nostro piccolo general store tutto il giorno rimane deserto, è speranzoso che i dalit sopraggiungano numerosi tra un mese, quando disporranno come mezzi di pagamento dei semi di tilli, di soia e di lenticchie nere e verdi che avranno mietuto e raccolto. Io resto invece gravato dalla voragine che si è aperta nei nostri conti , dall’incremento del divario tra quanto aumenta il costo della nostra vita e quanto si riducono i miei emolumenti e i suoi infimi ricavi, dalla realtà della quale la sua mente sa, felicemente, come eludere ancora una volta il rendiconto

venerdì 2 settembre 2011

la perdita di un figlio della famiglia del Progetto Alice ( di Valentino Giacomin)

Vorrei comunicare a tutti gli amici di Alice che oggi la nostra famiglia e’ triste perche’ ha perso un figlio: un ragazzino di dodici anni e con due grandi occhi neri che erano pieni di luce. Matteo, il regista-fotografo che sta realizzando un documentario sulle nostre scuole, lo aveva ripreso tre giorni fa. “Non ho mai visto un corpo cosi’ pieno di tossine”, aveva detto Matteo, schoccato. “Gli ho fatto una foto, poi gli ho stretto la mano e gli ho promesso che l’avremo aiutato.” “Quando verra’ il Dalai Lama a Bodhgaya – ho detto a Matteo – tentero’ di portare il bambino vicino al trono per una benedizione speciale!” Speravo, infatti, che reggesse fino a gennaio, nonostante la metastasi orrenda che aveva deturpato il corpo con bolle dolorosissime. Tanto dolorose, che chiesi a Tenzin, il nostro presidente, una settimana fa, di far fare delle divinazioni ai lama per vedere se c’era speranza. I Tibetani hanno una puja speciale per casi disperati come questi: se il paziente e’ destinato a sopravvivere, comincia a migliorare, dopo la puja; altrimenti, se ne va, in pace, senza soffrire. Tenzin fece le divinazioni, ma credo non mi disse la verita’. Mi rassicuro’ dicendo che c’era ancora tempo per il nostro studente e che le medicine tibetane potevano aiutarlo. Mandai il bambino dal medico tibetano e poi chiesi a tutti, brahmini, tibetani... di pregare. Il cancro alla pelle non da’ scampo. Ieri mattina, la terribile notizia: il piccolo non ce l’ha fatta. Matteo mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto: “Lo sapevo che non poteva farcela e che non sarebbe arrivato a gennaio per incontrare il Dalai Lama. Quando l’ho fotografato ho notato che non c’era piu’ luce nei suoi occhi!” Sfortunatamente, mi trovo a Bodhgaya e non posso partecipare alle preghiere e accompagnarlo nell’ultimo viaggio, fino al Gange. Ci penseranno gli insegnanti e i suoi compagni. Ho mostrato a Matteo la foto dello studente nel cortile di casa, sotto un povero copriletto, circondato dai vicini e dai suoi amici, mentre le monache del nostro tempio di Tara recitano le preghiere per una rinascita piu’ fortunata. “Vedi, - gli ho detto – questo significa pratica educativa! In occidente usate immagini tese a non ferire la sensibilita’ dei bambini. Un fiore che appassisce, ad esempio, per dimostrare l’impermanenza. Forse funziona, ma si nasconde (o annebbia) la verita’ del dolore, la verita’ della vecchiaia e della morte. La verita’ e’ questa: sotto quel copriletto polveroso, da poche rupie. I compagni di scuola e di giochi non sono fuggiti. Non temono il confronto con la morte. A scuola gli insegnamo che c’e’ un rimedio alla sofferenza esistenziale; che c’e’ un rimedio anche alla morte, alla catena di rinascite, che e’ causata dal nostro karma, dalle visioni errate, dalla mancanza di compassione e di amore. Ecco il buddismo in azione, in pratica: assieme alla gente dei villaggi, nella gioia e nel lutto, per aiutarci a vicenda, guardando lontano: oltre il piccolo ego, oltre i pensieri.” Le monache che pregano, il libro sacro sulla testa del piccolo... Grazie, Lama Zopa e Lama Yeshe, per averci stimolati e ispirati per arrivare dall’Italia fino a quel cortile... E grazie anche a voi, amici di Alice, per averci permesso di costruire e mantenere il sogno di Alice. Senza di voi non saremmo mai arrivati in quel cortile...

giovedì 1 settembre 2011

Che cosa Chandu mi dice al telefono

“Sai che cosa Chandu ti sta dicendo al telefono? Khahan-hé Khahan-hè, ti sta chiedendo dove sei…”! Nel giorno del suo compleanno, che coincideva con la festa dell id, Kailash, che è ancora bisognoso di essere reidratato con delle fleboclisi, talmente è stato spossato dall’ infezione che ha contratto nel suo villaggio, quando l ho ricontattato ha ceduto il cellulare a Chandu una seconda volta, e tra le ecolalie divertite del bambino mi ha individuato il ripetersi della richiesta “aja” “aja”, “ vieni, vieni”, - in cui ricorreva la stessa confidenza divertita che in me riponeva Sumit-, così esortandomi il mio piccolo, quando tra noi un’interminabile separazione di nuovo è appena agli inizi.