lunedì 31 ottobre 2016

Tutto su mia madre III

Tutto su mia madre III
La volta scorsa, nel parlarmi della famiglia in cui si era ritrovata a vivere dopo avere sposato mio padre, un criterio di discernimento univoco, nel discorrerne, per mia madre veniva inflessibilmente separando i suoi cognati buoni da quelli cattivi: fratelli o sorelle di mio padre, e i relativi coniugi, per lei assumevano anche da morti, pressoché tutti, parvenze positive o negative a seconda che in vita avessero fatto capo alla casa madre di mia nonna per apportarvi od asportarvi di tutto, mia madre a servirli e riverirli per ogni evenienza , mentre mia nonna le grugniva contro ad ogni sua minima richiesta. che tentasse di avanzare.
Così la zia *, pace all’anima sua, era ancora invisa a mia madre perché inviava d’estate il figliolo più grande sprovvisto di tutto, cosicché glielo rivestissimo da capo a piedi prima che facesse ritorno.. Era la stessa zia, sia sempre in gloria, che quando con mia sorella e mia madre anch’io mi ero presentato a casa sua, non aveva di certo fatto buon viso a cattiva sorte, ma piuttosto aveva fatto di tutto perché rientrassi a casa nostra con mezzi di fortuna.
E lo zio *, era ancor vivo in una memoria di mia madre verso di lui impietosa nonostante la sua recente morte, solo per tutte le volte che aveva invitato dei suoi amici a farsi tagliare un salame e aprire bottiglie di vino a casa di mia nonna, gozzovigliando a sue spese con gran lavoro in cucina e di repulisti di mia madre.
Gran donna invece la zia *, che non mancava mai di capitare senza qualche vestitino ch’era una meraviglia per mia sorella, o qualche maglioncino bellissimo per me, di cui si riforniva presso il negozio di capi di abbigliamento di cui disponeva il figlio.
Mio zio, suo marito, se a sua volta era davvero un uomo sul cui conto non c’era di che dire, era per averle più volte detto, in gran confidenza, “ Ma che ce ne facciamo di tutta questa roba? Venti, trenta chili di mele…”, imbarazzato da tutti i generi alimentari, formaggio, olio, salumi, ogni ben di Dio, di cui mia nonna assicurava il carico sulla sua auto svuotandone il negozio, per omaggiarne della regalia mia zia sua figlia.
E’ una visione delle proprie relazioni di parentela, quella di mia madre così sincerata, che per grama che possa parere, è di certo meno desolante della realtà di quanto non intercorra tra i suoi figli, tra i quali è patologico pur anche il parlarsi, tale è il timore, nei servigi resi a mia madre, di quello che l uno può chiedere all’altro, o il rancore che insorge per il rifiuto variamente frapposto, ciascuno presumendo che la propria vita sia la più asservita o generosa.

domenica 30 ottobre 2016

in più spirabil aere

Non ci si può quindi stupire se cinquant’anni dopo – in una fase di straordinaria fioritura di movimenti reazionari, di estrema destra e integralisti – vediamo ammazzare i blogger atei in Bangladesh o gli scrittori libertari in Egitto, in India e altrove”; “Sì, paura. Oggi, nel Regno Unito, a Londra: paura di essere aggrediti fisicamente, di essere assassinati”; “A Parigi ci sono giornalisti di origine algerina, che si occupano soprattutto di integralismo musulmano, che da anni vivono sotto scorta; un’attrice di teatro di origine algerina è stata aggredita in pieno giorno, hanno cercato di bruciarla viva a due passi dal teatro dove andava in scena la sua pièce, J’ai trente ans et je me cache encore pour fumer (“Ho trent’anni e ancora mi nascondo per fumare”)”: “straordinaria fioritura di movimenti reazionari, di estrema destra e integralisti” … paura a “Londra” … paura a “Parigi”: beh, forse quando scrivo di fare attenzione, non ho tutti i torti, forse non sono la reincarnazione di Hitler.
E poi certo, quei ragazzi, quelle persone che vogliono la loro libertà vanno difese ed aiutate, anche perché con i loro gesti aiutano anche noi. Aiutate da tutto l'Occidente, destra e sinistra.
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Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi certo, ma evitando di vivere nella mortificazione esistenziale e culturale di una paranoia coatta che fa credere a ogni paura e sospetto e con cui si conclude grottescamente l articolo, accreditando che le reazioni degli islamisti troverebbero sostegno presso la sinistra umanitaria. passo e chiudo.per più magnifiche ossessioni.in più spirabil aere.
Simone Lanzi
Simone Lanzi "Lo spirito del mondo seduto a cavallo che lo domina e lo sormonta".
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Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi l'aere delle virtù teologali "dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò."
ene, leggerò con attenzione le sue fonti. Poi si dovrà decidere, tra le mie fonti e le sue, quali sono attendibili e quali no. O è già deciso?
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi la mia era solo una mossa obbligata, senza più seguito vano.
Simone Lanzi
Simone Lanzi "Seguito vano"? Ha forse perso ogni speranza? (P.S. Sul libro della Salomé, non trovo il dialogo tra l'autrice e lo psichiatra, dialogo di cui lei mi parlava. Si ricorda? Non sarà per caso in un altro libro?).
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi Cristianamente sono consapevole che quel che conta nella dianoia degli orientamenti umani è la fragile e dolorosa testimonianza che si rende della propria sequela della Parola con la propria condotta e le proprie scelte di vita , tanto più se costano come a me lacrime e sangue.e non costituiscono solo schermaglie via internet. Quel dialogo appartiene alla fiction de Le lacrime di Nietzsche .che le ho trasmesso.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Mi spiace sentirla sofferente. Mi lasci fare una considerazione, anche se di lei so poco e niente. La sua testimonianza, dal mio punto di vista, è tutt'altro che "fragile". Lei fa tutto quello che può per aiutare il prossimo. Nelle parole e nei fatti. ...Altro...
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi grazie di quanto esprime nei miei confronti. Ma il legno è quello della Croce.A meno di stare in un inferno e credersi in Paradiso.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Lei scrive in modo ermetico. Non so se ho capito, ma proverò a rispondere, e lo farò in modo altrettanto ermetico. Quindi ... le dico che in Paradiso non ci si lamenta.
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi Il legno della Croce è quello della mia navigazione, nei termini agostiniani in cui se ne è già parlato. Ho quindi ripreso delle considerazioni di Simone Weil. sull'inferno dei paradisi mondani in cui le vite cieche trovano la loro contentezza in surrogati del Paradiso reale, mancando la felicità che è data da esso soltanto. Ma esso non è mai di questo mondo, per questo l'anelito ad esso è intriso sempre di sofferenza, nel nesso indissociabile tra la Gloria e la Croce..L'inferno è il poco o nulla che si è riusciti o ci si è appagati di essere, in termini di amore.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Tutto stupendo, tutto estremamente interessante. Tutto. La ringrazio di cuore ... Ma insisto. Noi siamo esseri umani, liberi, certo, ma pur sempre umani. Non è forse umano essere mancante e quindi, più che commettere delle mancanze, non poter, ontologicamente, far di più? ... Ancora. Non è forse umano sbagliare? Non è forse umano commettere il peggiore dei crimini? Non è forse umano, dopo averlo commesso, non pentirsi? ... Dio, creandoci, non sa da sempre tutto ciò? Come può un Dio essere toccato da un'azione umana, per quanto aberrante? ... Non giustifico, non cado in nessun relativismo. Ma le cose sono complesse, al limite della contraddizione ... E se la verità si nascondesse nella contraddizione? ... La verità ...
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi direi che ci sono diversi livelli o gradi di perfezione nell'attuazione della natura umana , dal matricidio di Nerone al sacrificio della propria vita per salvare quella di altri di Salvo d'Acquisto, o di padre Kolbe, e che Paradiso ed Inferno è fig...Altro... figurare per sempre il compimento dell idea di uomo che si è adempiuto nel corso di questa esistenza. Che poi l'amore sia più forte della morte perchè è tenuto ad essere più forte delle pulsioni omicide di cui è gravido è un altro discorso imprescindibile.
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi grazie a mia volta, dei suoi apprezzamenti delle posizioni che ho espresso. detto teologicamente, non c'è peccato che non possa essere perdonato. Non c'è situazione che precluda un perfezionamento ulteriore. L'inferno è l'identità eterna che di noi configuriamo non sbagliando o peccando, ma rifiutando di emendarci, l'elevazione possibie, trovando già nei beni di questo mondo la nostra vita bella ideale. Con Mancuso sono per il patripassianesimo. Dio non è l'Assoluto, la creazione l'ha coinvolto nella luce e nelle tenebre del mondo.
uito vano." avevo già scritto, che tradotto significa senza farmi illusioni che servisse a qualcosa darle alcun seguito. Quod erat demonstrandum. Q.e.d. E mi saluti De Sade.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Addirittura De Sade. Se vuole le saluto anche il Conte Dracula. (Sto sorridendo) ... Ho dato un'occhiata al documento di MSF, da loro mi aspettavo di più, a livello scientifico, intendo. Per esempio: se danno una cifra o una percentuale che indichino con precisione la fonte, così che noi si possa verificare e meglio giudicare.
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi Premesso che con il Divin Marchese de Sade sono in ottimi, squisiti rapporti, e che se lui non ci fosse mai stato un de Sade si sarebbe pur dovuto inventarlo, nel rammemorarglielo mi riferivo a queste - asserzioni di un suo post " Non è forse umano commettere il peggiore dei crimini? Non è forse umano, dopo averlo commesso, non pentirsi? ." Come vede cerco di valermi di ciò che il mio interlocutore mi dice.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Confermo quello che ho scritto, tutto quanto. L'importante è che quelle asserzioni, che lei ha appena ricordato, siano collocate nel loro contesto ... mistico. (Lou Salomé, a proposito di Nietzsche, accosta la mistica alla felicità del contrasto).
Odorico Bergamaschi
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Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi A tali asserzioni che portano a giustificare ogni crimine contro l'umanità, in virtù di uno sfrenamento di un contesto mistico, le avevo già risposto, in termini naturalistici, prima ancora che religiosi, , quando le ho scritto "direi che ci sono diversi livelli o gradi di perfezione nell'attuazione della natura umana , dal matricidio di Nerone al sacrificio della propria vita per salvare quella di altri di Salvo d'Acquisto, o di padre Kolbe, e che Paradiso ed Inferno è figurare per sempre il compimento dell idea di uomo che si è adempiuto nel corso di questa esistenza. Che poi l'amore sia più forte della morte perchè è tenuto ad essere più forte delle pulsioni omicide di cui è gravido è un altro discorso imprescindibile." Non parla lo stesso Nietzsche di tipi umani superiori? Ad esempio in ragione di quanta verità riescono a sopportare? Per me è più umano un soccorritore di un profugo che un militante dell Isis che spara alla schiena da chi fugge da Mosul, per esemplificare a chiare lettere.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Sicuramente. Ci sono vie differenti per raggiungere uno stato di coscienza superiore. Offrire la propria vita per salvare quella di uno sconosciuto, può di certo dare un senso superiore alla nostra esistenza. In noi ci sono potenze e forze che devono essere incanalate. Poi ciascun individuo, se ne ha la capacità, decide che cosa fare di sé. (Non mi diverto. Siamo d'accordo, non stiamo litigando. Devo fare qualcosa, subito).
uito vano." avevo già scritto, che tradotto significa senza farmi illusioni che servisse a qualcosa darle alcun seguito. Quod erat demonstrandum. Q.e.d. E mi saluti De Sade.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Addirittura De Sade. Se vuole le saluto anche il Conte Dracula. (Sto sorridendo) ... Ho dato un'occhiata al documento di MSF, da loro mi aspettavo di più, a livello scientifico, intendo. Per esempio: se danno una cifra o una percentuale che indichino con precisione la fonte, così che noi si possa verificare e meglio giudicare.
Odorico Bergamaschi
Odorico Bergamaschi Premesso che con il Divin Marchese de Sade sono in ottimi, squisiti rapporti, e che se lui non ci fosse mai stato un de Sade si sarebbe pur dovuto inventarlo, nel rammemorarglielo mi riferivo a queste - asserzioni di un suo post " Non è forse umano commettere il peggiore dei crimini? Non è forse umano, dopo averlo commesso, non pentirsi? ." Come vede cerco di valermi di ciò che il mio interlocutore mi dice.
Simone Lanzi
Simone Lanzi Confermo quello che ho scritto, tutto quanto. L'importante è che quelle asserzioni, che lei ha appena ricordato, siano collocate nel loro contesto ... mistico. (Lou Salomé, a proposito di Nietzsche, accosta la mistica alla felicità del contrasto).
Odorico Bergamaschi
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mohammad ritrovato la festa di Diwali di Mohammad



Mohammad ritrovato
Stamane finalmente ho potuto ricontattare al telefono Mohammad, che solo ieri ha avuto l’avvertenza di comunicarmi, in un messaggio in facebook, il numero di cellulare al quale potevo ricercarlo, dato che l ultimo che mi aveva trasmesso, come gli ho fatto sapere in risposta, l’avevo smarrito, con il mio stesso apparecchio, sul treno che mi portava a Delhi verso il volo di rientro in Italia.
Mi diceva di essere rimasto a lungo indispettito, in quanto credeva che non l’avessi ricercato perché non lo sentivo più importante nella mia vita, il che era smentito, potevo testimoniargli, dai vari inviti affettuosi che gli avevo rivolto in facebook, perché si facesse vivo o desse un seguito ai suoi richiami, in appelli gli uni e gli altri che erano caduti tutti nel vuoto.
Mohammad era all’aperto, preso il negozio dell’amico Abbaz, quando ci siamo così finalmente risentiti, ed era tutto teso a volermi fare sapere le nuove sulla sua vita-
D’accordo con la volontà del padre continuerà a studiare solo fino alla fine del decimo anno di studio, la prossima primavera, dopo di che se ne andrà a Delhi in cerca di lavoro.
“ Ora devo pensare solo alla mia famiglia. Mio padre non ne vuol più sapere di restare in Khajuraho. I turisti sono sempre di meno e con i suoi guadagni come venditore di the porta a casa solo di che mangiare. Lui se ne andrà a lavorare in Ratlam da mio cugino, o come me in Delhi, affitteremo la nostra casa in Khajuraho, e mia madre e mia sorella andranno a vivere in appartamento a Kanpur. In Delhi penso di poter guadagnare 5.000 rupie al mese. Ora non posso non fare così. Tra tre, quattro, cinque anni , mia sorella deve essere maritata”
“ Un matrimonio costa almeno un lak, vero?
“ No, due, anche tre lak”, duecento, trecentomila rupie.
Mi era impensabile come potesse arrivare ad assicurarsi la somma con un lavoro regolare remenerato così poco
Ed a scuola? Ci andava solo qualche volta, mi confessava in tutta verità. .
“ E’ quanto mi ha confermato il principal della scuola, quando ho dovuto contattarlo per il mio visto d’impiego- gli replicavo.-. Mohammad, quest’anno hai gli esami, come puoi credere di avere buoni risultati se non vai a scuola ogni giorno?”
Il ragazzo lo sentivo incapace di propositi convincenti , in quel che in risposta si riprometteva, benché mostrasse di sapere che con il solo attestato di frequenza, e senza avere superato gli esami, anche se avesse trovato un lavoro la sua paga sarebbe stata ancora più bassa., inferiore a quella che esiti validi agli esami gli avrebbero potuto consentire di ricevere
E con Muskan?
Tutto era finito da un mese e mezzo, "ed ora lei viveva in Rajnagar. Il suo nuovo numero di telefono non glielo aveva voluto comunicare..
E tutto il vostro amore?"
Non poteva concederselo nella sua attuale situazione.
“ Se ami sei tutto concentrato nel tuo amore, sulla persona che ami, tu appartieni solo a lei, lo sai che l’amore è cieco, non vede nient’altro, mentre ora devo pensare solo alla mia famiglia. Ed ho deciso che non mi sposerò mai”
“ Anche quello per la tua famiglia è amore” un amore ritrovato, dopo che ai tempi più passionali del suo amore per Muskan, avrebbe voluto lasciarla, per il loro rifiuto di tale sua relazione, al punto di volerlo disconoscere e cacciare di casa.
“ Si tratta di amori diversi, Rico, Il mio amore per Muskan non è come il mio amore per la mia famiglia o come il mio amore per te. Rico, il denaro viene e corre via, ricchezza e povertà salgono o scendono, ma il mio amore per te è sempre lo stesso. E prima o poi voglio comperarti una Ferrari”.
Il collegamento telefonico di lì a poco s’interrompeva., mentre rifluiva ininterrotto il mio affetto per il ragazzo, quale che fosse l’attendibilità delle care parole della sua cara voce.


la festa di Diwali di Mohammad
E' oggi la festa di Diwali, ed in videochiamata ho chiesto a Mohammad se avesse comperato petardi per i festeggiamenti notturni
"No money, no patakas, I m poor madarchod boy"
Mi ha quindi chiesto a sua volta che cosa avrei mangiato in giornata.
“Bocconcini di pollo” gli ho risposto..Like ginger or garlic chicken" "E tu?"
“Roti with dhal”, che è a dire pane con zuppa di lenticchie.
Niente pollo , dunque, neanche per Diwali? quando il cicken byriani è la sua pietanza per eccellenza-
“ I' m poor booy” mi ha replicato ridendone.
" Ma ricordati, dall' Italia portami Milano cockies"
" Mohammad, esistono solo in India i MIlano cookies. Dimmi piuttosto come li preferisci i biscotti. Al cioccolato?
" With chocolade and vanilla"
-

tutto su mia madre II

Tutto su mia madre, II
Questo pomeriggio di un meraviglioso autunno che filtrava il suo incanto nella cucina di mia madre con cui mi ritrovavo in Modena, ho cercato di far defluire i suoi ricordi sulla sua esistenza da bambina e da ragazza nella Corte Mantovana, che per lei sono stati gli anni di più felici memorie.
Ma la sua voce esprimeva allegria, a riguardo, solo se doveva dirmi dei nonni favolosi, nella cerchia dei famigliari, o se lei veniva diffondendosi sugli animali che la popolavano, galline, faraone, anitre, tacchini, maiali e maialini, una dozzina di vacche tutte olandesi, quelle belle pezzate, i vitelli e il toro nella stalla, una cavallina magnifica, Diana, la figlia bionda di Cicero famoso cavallo da corsa, addetta al traino del barroccio di cui erano dotati il padre e lo zio R., oltre che di carro e carretti, nel ripostiglio al di là della stalla che in tempo di guerra era di rifugio occasionale ora per tedeschi, ora per partigiani.E due somarelle " belle e snelle", la Pierina e la Leda, madre e figlia, buone per trotterellare anche per strada, che mia nonna faceva diventare lucide, tanto le strigliava, le spazzava.
“ Mi piangeva il cuore quando venivano a portare via i maialini. Li avessi visti com’erano belli, ognuno attaccato a un proprio capezzolo della scrofa. Ma mi si mandava a vigilare dopo che erano nati, perché la madre non li uccidesse presa dalle febbri del parto”
Solo esprimeva ribrezzo al ricordo di quando la incaricavano, lei ancora bambina, di ammazzare galline e faraone, tirandole per i piedi dopo averle immobilizzate con un bastone tra capo e collo, una cosa che ora le sarebbe impossibile per l orrore che le suscita, come se fosse un crimine che commettesse.
Ma il ricordo stesso della cavallina Diana, così bella, che la guardavano tutti, era per lei angustiato da quello di un compito che non era il caso che fosse stata affidato a una bambina , quando l’avevano inviata al mulino con un carico trainato dall’animale di frumento e frumentone da far macinare. Tutti se ne erano fatti meraviglia, per il fatto che avessero affidato a una bambina ancora così piccola una cavalla che poteva imbizzarrirsi, ma in famiglia solo la zia Fanny aveva riprovato che le avessero assegnato una simile incombenza.
Era sempre mia mamma che a quell’età doveva andare fino al caseificio a consegnare il latte in bidoni, per cui le era capitato un giorno che una squadra di militari tedeschi gliel avesse requisito tutto, riempiendone le proprie gavette.
E più di una volta in tempo di guerra era stata mandata in bicicletta dallo zio B. che viveva in Ostiglia, ove era guardia idraulica del Po’, a non meno di una ventina di chilometri di distanza, per consegnargli sporte di derrate alimentari che la corte forniva, insieme con il caseificio, farina, burro, formaggio, latte, uova, e che di quei tempi scarseggiavano anche in un borgo di campagna.
“ Avevo una tale paura quando dovevo traversare il ponte sul Po’ “, nel timore dell’arrivo di qualche bombardiere che lo prendesse di mira.
La sua acredine rancorosa era volta allo zio ch’era il padrone di casa, e che salvaguardandone le figlie e investendone mia madre bambina, nonostante tutte le moine di cui la vezzeggiava, come sua nipotina, era l’ispiratore di tali committenze, lo stesso soggetto che le faceva trovare puntualmente una zappa ad attenderla per quei lavori dei campi da cui lui stesso si dispensava per primo, angariando con il fratello, in mansioni agricole, la fragile moglie e la cognata nelle fatiche nella stalla – da cui a dire di mia madre uscivano “ merdose fino agli occhi”-, ma chi intimamente mia mamma sentisse che avrebbe dovuto chiamare ugualmente in causa, trapelava dai modi di cui parlava di sua madre e di suo padre.
Che gran donna sua madre, in quanto lavoratrice, come tutti dicevano in giro ; peccato che preferisse alla cura dei figli l lavoro nei campi.
I suoi fratelli minori li aveva lasciati a lei da accudire con il latte preso in farmacia, senza curarsi di conservarne del proprio
“ Preferiva piuttosto spargere letame per i campi”
“ Era un mezzo uomo, a dire il vero”
Quanto a mio nonno, se a differenza del fratello si era poi rovinato nel compiere affari, le ragioni c’erano tutte
“ Sapeva solo andare a segare i campi”
Non era dunque un caso, che una volta emigrato, si fosse rifatto una vita come giardiniere.
Né il discorso mutava tono, quando l’invitavo a dirmi dei cereali e della frutta che si coltivavano nella sua corte, e che particolarmente in questa stagione, nei campi, lungo i filari, o sulle piante o nell’aia grande, vi erano una festa per gli occhi e per il palato.
Io stesso ricordavo ancora il gran frutteto che costeggiava il viale d’ingresso, le mele squisite che fruttificava, saporite golden delicious, mele campanine, quelle che duravano di più d'inverno, buonissime da mangiare cotte, e le mele cotogne che servivano per la marmellata.
“ E le pesche? così buone, così succose…E la piantata d’uva bianca da tavola che era di fianco al frutteto d’ingresso, di uva moscato, accanto a quella d’altre qualità, una meraviglia straordinaria.. C'era in altri filari anche quella basgana, così nera , grossa, bella rotonda, …”
Solo che anche in tal caso, le veniva in mente una incombenza sgradita di cui lei bambina era stata investita: quella di sorvegliare che dei passanti per strada non si infilassero nella corte per rubare dell’ uva.
“ Cosa vuoi che stessi ad attendere all’ uva, come mi si diceva di fare… Scappavo via, io, se vedevo qualcuno “


Tutto su mia madre, II
Questo pomeriggio di un meraviglioso autunno che filtrava il suo incanto nella cucina di mia madre con cui mi ritrovavo in Modena, ho cercato di far defluire i suoi ricordi sulla sua esistenza da bambina e da ragazza nella Corte Mantovana, che per lei sono stati gli anni di più felici memorie.
Ma la sua voce esprimeva allegria, a riguardo, solo se doveva dirmi dei nonni favolosi, quanto ai suoi famigliari, o se lei veniva diffondendosi sugli animali che la popolavano, galline, faraone, anitre, tacchini, maiali e maialini, una dozzina di vacche tutte olandesi, quelle belle pezzate, i vitelli e il toro nella stalla, una cavallina magnifica, Diana, la figlia bionda di Cicero famoso cavallo da corsa, addetta al traino del barroccio di cui erano dotati il padre e lo zio R., oltre che di carro e carretti, nel ripostiglio al di là della stalla che in tempo di guerra era di rifugio occasionale ora per tedeschi, ora per partigiani.E due somarelle " belle e snelle", la Pierina e la Leda, madre e figlia, buone per trotterellare anche per strada.
“ Mi piangeva il cuore quando venivano a prendere i maialini. Li avessi visti com’erano belli, ognuno attaccato a un proprio capezzolo della scrofa. Ma mi si mandava a vigilare dopo che erano nati, perché la madre non li uccidesse presa dalle febbri del parto”
Solo esprimeva ribrezzo al ricordo di quando la incaricavano, lei ancora bambina, di tirare il collo a galline e faraone, tirandole per i piedi dopo averle immobilizzate con un bastone tra capo e collo, una cosa che ora le sarebbe impossibile per l orrore che le suscita, come se fosse un crimine che commettesse.
Il ricordo stesso della cavallina Diana, così bella, era per lei angustiato da quello di un compito che non era il caso che fosse stata affidato a una bambina , quando l’avevano inviata al mulino con un carico trainato dall’animale di frumento e frumentone da far macinare. Tutti se ne erano fatti meraviglia, per il fatto che avessero affidato a una bambina ancora così piccola una cavalla che poteva imbizzarrirsi, ma in famiglia solo la zia Fanny aveva riprovato che le avessero assegnato una simile incombenza.
Era sempre mia mamma che a quell’età doveva andare fino al caseificio a consegnare il latte in bidoni, per cui le era capitato un giorno che una squadra di militari tedeschi gliel avesse requisito tutto, riempiendone le proprie gavette.
E più di una volta in tempo di guerra era stata mandata in bicicletta dallo zio B. che viveva in Ostiglia, ove era guardia idraulica del Po’, a non meno di una ventina di chilometri di distanza, per consegnargli sporte di derrate alimentari che la corte forniva e che di quei tempi scarseggiavano anche in un borgo di campagna.
“ Avevo una tale paura quando dovevo traversare il ponte sul Po’ “, nel timore dell’arrivo di qualche bombardiere che lo prendesse di mira.
La sua acredine rancorosa era volta allo zio ch’era il padrone di casa, e che salvaguardandone le figlie e investendone mia madre bambina, nonostante tutte le moine di cui la vezzeggiava, come sua nipotina, era l’ispiratore di tali committenze, lo stesso soggetto che le faceva trovare puntualmente una zappa ad attenderla per quei lavori dei campi da cui lui stesso si dispensava per primo, angariando con il fratello, in mansioni agricole, la fragile moglie e la cognata nelle fatiche nella stalla – da cui a dire di mia madre uscivano “ merdose fino agli occhi”-, ma chi intimamente mia mamma sentisse che avrebbe dovuto chiamare ugualmente in causa, trapelava dai modi di cui parlava di sua madre e di suo padre.
Che gran donna sua madre, in quanto lavoratrice, come tutti dicevano in giro ; peccato che trascurasse la cura dei figli per il lavoro nei campi.
I suoi fratelli minori li aveva lasciati a lei da accudire con il latte preso in farmacia, senza curarsi di conservarne del proprio
“ Preferiva piuttosto spargere letame per i campi”
“ Era un mezzo uomo, a dire il vero”
Quanto a mio nonno, se a differenza del fratello si era poi rovinato nel compiere affari, le ragioni c’erano tutte
“ Sapeva solo andare a segare i campi”
Non era dunque un caso, che una volta emigrato, si fosse rifatto una vita come giardiniere.
Né il discorso mutava tono, quando l’invitavo a dirmi dei cereali e della frutta che si coltivavano nella sua corte, e che particolarmente in questa stagione, nei campi, lungo i filari, o sulle piante o nell’aia grande, vi erano una festa per gli occhi e per il palato.
Io stesso ricordavo ancora il gran frutteto che costeggiava il viale d’ingresso, le mele squisite che fruttificava, saporite golden delicious.
“ E le pesche? Così buone, così succose…E la piantata d’uva bianca da tavola che era di fianco al frutteto d’ingresso, di uva moscato e d’altre qualità, una meraviglia straordinaria…”
Solo che anche in tal caso, le veniva in mente una incombenza sgradita di cui lei bambina era stata investita: quella di sorvegliare che dei passanti per strada non si infilassero nella corte per rubare dell’ uva.
“ Cosa vuoi che stessi ad attendere all’ uva, come mi si diceva di fare… Scappavo via, io, se vedevo qualcuno “