giovedì 9 maggio 2019

ultima elegia( post recuperato del dicembre 2018) bozze elaborative











(Si fa sera, di un altro nuovo giorno sereno  oramai volto al suo tramonto,
Le messi raccolte sono già le loro stoppie, nei campi
ogni luce e strepito a riaccendersi è in aumento prima di spegnersi




nel sereno diurno di un sole implacabile,
le ossa vi ristanno dalla loro fine,
in cenere e ciotole per l offerta e lo sputo, )





Nel sereno diurno di un sole implacabile,
le ossa si ritemprano si temprano confortano della loro fine,
in ceneri e ciotole per l offerta e lo sputo,
quando, mentre delle  messi raccolte,  biondeggiano già le stoppie
biancheggiano/ si calcinano   nei campi,


ed oltre l’amore ogni amare di odiare tanto
è in erte scale di luce l’ascesa all’azzurro nel sole  diuturno
è nei suoi infranti gradini è che la tua vita che si fa il lastrico di ogni rinuncia lastricata di ogni rinuncia  (implacabile)
per insegnare così l’adempiersi alle il compito che adempiono  le più  care vite,

nel lavoro in cui ha fine la fanciullezza di Mohammad,
di sbocco in cui sbocca la anzi che il in luogo del cricket alla scuola di Ajay,
 prima della ripresa,
in cui Kailash ritrova chi per una manciata di rupie 
notte e giorno è si fa già il padrone della sua intera esistenza/ vita,
In India There aren’ t rules in private hotels”)
 (“In India non ci sono regole che valgano
 negli hotel privati”)
Prima di rivoltarsi nel sonno e assopire la pena,
tu volesti farne ottenerne dei lavoratori capaci,
ne hanno fatto stanno già facendone ottenendone traendone già degli schiavi  insonni e famelici,
Suo dono di luce ancora più ancora a  gravare  in dono sulla tua mia rotta  vecchiaia,  

“Prima dormivamo noi tutti,
Solo ora ci ritroviamo svegli, “
Le  sue parventi  rinsavite grate recrudescenti resipiscenti parole dell’amico,
in una luce a cui ancora attingiamo e che non ci lascia intendere


Chandu e Poortii i nostri bimbi il sonno dei loro giochi
quanto avanziamo o siamo per gli dei solo come mosche in mano ai monelli
 Se  siamo mai per gli dei solo come mosche in mano ai monelli

che nel nostro sperare e credere ancora
essi ci stanno essi  più ancora essi ando e uccidendo tormentino e uccidano solo che solo per  divertirsi divertimento

“Mio  Dio, gridando io nello spezzarmi,
non so essere e dare più che questo”,

“La notte scorsa feci  il sogno che tu ci lasciavi,
e la testa or ora mi girava più debole
alle tue parole che mi dicevano che svuotavano vedevo  svuotarsi  dei tuoi libri la tua stanza,
 la stanza di babbà che se ne va via per sempre,”
che all’amico io dissi per sincerarmi che non fossero essi a non poterne più di me,
nell’invitarmi a lasciarli se restare mi era  talmente difficile, così tanto mi faceva soffrire, prostrati dal mio aiuto,  che vi stessi del mio starci
“ Ma  non lascio già per questo, qui io resto qui  a lavorare al lavoro,. ora è questo il nuovo capitolo della mia vita, devo lavorare, ora,  come in è  Come in è un mio come un nuovo capitolo della mia vita/  nel mio nuovo capitolo della mia vita”
 Più forti già di ogni resa della tua resa di tutto sono
le parole di  Mohammad  che tutto  riavvivano tutto,



come se non dicessero già tutto
 l incanto mattutino che mi  ritrova insieme a vimala e chandu,
il ritorno di ajay per cucinarmi  l’omelette  di nuovo
nella stessa delicatezza  gentile on cui in stanza mi  rinnova la madre in stanza l’acqua fresca,
ad ogni occorrenza mi serve il the con il limone e la menta,
il sensore del pappagallo che rinnova il suo canto  ad ogni acciottolio di stoviglie,

- “ sei tu più un fiorellino o un uccellino?” chiedo allora a Chandu,
“ un uccellino” mi dice il bambino,
imperterrito videogiocando a nel videogioco a sterminare polli,
i chicken invaders,
la stanza tutta ora  la fragranza delicata soave di tutta la sua della sua tenerezza dolce dolcezza tenera


“ ma  non lascio, qui io resto qui  al lavoro,. è  Come in è un mio come un nuovo capitolo della mia vita ”
E Più forti già della tua resa di tutto sono le parole di  Mohammad  che tutto  riavvivano tutto,

nel farsi sera, di un altro nuovo giorno sereno  è oramai volto al suo tramonto,
di ogni luce e strepito a riaccendersi è in aumento prima di spegnersi


siamo per gli dei solo come mosche in mano ai monelli

essi ci uccidono per divertimento



giovedì 2 maggio 2019

Bella ciao


In tempi di regimi reazionari di massa , per dirla con Palmiro Togliatti,  in  cui il fascismo è un’insidia che può insediarsi in un modo e nell’altro in ognuno di noi, nei fascisti nero catrame come in chi si presume uno dei Weird, western, educated, industrialized, rich and democratic men ,  e non vuole fare i conti con la ricolonizzazione planetaria e l’evidenza sempre più inconfutabile dell’anima schiavista perenne  della democrazia occidentale ,  per cui  la difesa sovranista dei diritti del cittadino   è in conflitto  più che mai  con quella dei diritti  dell’ uomo,  è l’ora cred’io di un antifascismo  sempre più consapevole e critico, che ribadisca i propri miti fondanti nel rispetto della realtà storica e dell’intelligenza pensante. Per essere semplice e chiaro, occorre ribadire la propria opposizione e resistenza ad ogni fascismo, come a ogni totalitarismo comunista, perché il fascismo nella sua ispirazione ideologica e  nella sua costituzione materiale,  nonché in ciò che di catastrofico e abominevole ne è conseguito,  resta assolutamente  inammissibile nonostante quello che di buono può aver fatto,   non già perché non può avere fatto niente di buono, e niente di buono può essere accaduto nel ventennio fascista. Il regime fascista non era  un regno metafisico del male in cui ogni strada che venisse asfalta  si sbriciolava subito, ogni ponte che si  fosse costruito cadeva all’istante, ogni condominio dell’epoca collassava su se stesso come ci si  metteva piede dentro, o non c’era raccolta del grano che non  finisse in marcescenza. Il che non toglie che restino fake news gli 8 milioni di ettari bonificati delle Paludi pontine,- furono non più di 500.000, pare-, o che le pensioni siano state istituite dal duce, quando risalgono ai governi liberali di destra  Crispi-Pelloux-Orlando.  Ciò detto,  la Resistenza va difesa e ed esaltata come grande processo di liberazione e di riscatto nazionale di un intero popolo , magnificando più di ogni altro chi vi ha fatto dono della sua vita per la salvezza di quella altrui, senza negarne per questo  gli orrori che ha perpetrato , quali l’assassinio dei fratelli Govoni e del giovane seminarista Rolando Rivi, o ricusare che nelle foibe siano finiti anche italiani che non erano fascisti. In realtà si tratta di revisionismi che erano divenuti ovvi già negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, in ogni ambito maturo storico-  artistico,  di ricerca e di pensiero, ma tant’è. Come ho ricordato ai miei amici in  face book , mio padre, ad esempio , che in vita fu uomo  pavido e resistentissimo, senza essere mai  stato né mai diventare poi di sinistra,  in questo a differenza di me, eppure si fece  partigiano per mera  umanità nei Volontari  della  libertà, come per mera umanità aderirono alla Resistenza tantissimi italiani, perché egli disertò per non essere complice degli orrori perpetrati  dall’esercito fascista di stanza nella penisola balcanica., e per questo rischiò la fucilazione.  Ma la Resistenza non si può depoliticizzarla o  sbiancarla, come vorrebbe un certo revisionismo di regime che  risale allo stesso renzismo rottamatore, cogliendo la palla al balzo delle semplificazione inaccettabili di Matteo Salvini, che ha presunto di ridurla a derby  tra  le tifoserie di fascismo e comunismo. I comunisti ed i socialisti nella Resistenza ebbero un ruolo propulsivo e organizzativo fondamentale, non esclusivo,  e l’anima non insurrezionale del Pci  ne ha garantito lo sbocco nell’alveo democratico, o ve lo ha confinato,  a seconda dei punti di vista.  Comunque sia  trovo inammissibile e  inaccettabile, in sé gravissimo,  una forma di acquiescenza e di condiscendenza che è già un cedimento, che non si possa cantare in una qualsiasi cerimonia pubblica Bella Ciao,  in quanto che, ci si giustifica,  sarebbe  divisiva. Bella Ciao nasce come canto del lavoro ed è oramai cantata in tutto il mondo,  e  gli unici riferimenti politici che vi ricorrono sono all’ invasore – nazista, e non specificato- e alla libertà. Personalmente l’ ho cantata  pubblicamente solo una volta, e fu in Iran, su richiesta ineludibile di un gruppo giovani che si erano ritrovati in auto di notte  lassù in montagna,  senza finalità cospirative ma pur di sentirsi, solo lassù,  liberi  dal regime di oppressione degli ayatollah. E seguito a trovare intollerabile che altre etnie, come  i sik indiani, nelle loro cerimonie religiose  assolutamente pacifiche possano sfilare  in città solo  in  periferia.
Odorico Bergamaschi

O acqua


Prove ulteriori di poesia


O acqua, che sgorghi ancora alla mia bocca,
tu non sei ancora acqua di Lete quella di/ del  Lete,
che questo mio io in se svanisca cancelli,
per un’altr’anima che preme,
per l estrema morte,  di cui piango,
che non ricordi più ch’io amo,
alla cui cara immagine mi riappiglio, riafferro,ricorro,  che riappaia,
sospiro in linea parole,
e i miei giorni si gremiscono di voi,
ora che più nulla può più dirmi
lo stesso respiro del mare, ovunque  io salpi.,
Mentre  tutto di voi mi ravviva
Come il giorno non ha più battiti
E si fa muro davanti la vita che resta,
Che importa, se in voi mi fa eco la stessa vita,
la pace  dei vostri giorni che sfamo e disseto
mi è di  conforto per resistere nel tempo,
  ora che  non è l ora nostra , e il potere è delle tenebre,
e nel tempo mi è di viatico  per volgere al suo guado ,
di cui si fa luce di un crepitare perenne ,
Lichtung, radura di che al varco ci attende.
Nota da internet Il termine tedesco Lichtung, traducibile in italiano con "Ciò che precondiziona qualsiasi luce e ombra consentendo a entrambe di essere tali", è uno dei nuclei teoretici fondamentali del pensiero heideggeriano.
«Lichtung, che è un neologismo con cui Heidegger chiama la luminosità improvvisa in cui un viandante che cammini in mezzo a un bosco di fitti alberi può trovarsi, allorché sbuchi in una radura, dove può ammirare, sia pure per un breve tratto del cammino, un panorama ben più vasto e bello di quello che vedeva all'ombra degli alti e spessi alberi. [1]»
La parola non indica un ente ma si configura come il "titolo" di quella problematica correlazione di Da-SeinSein e αλήθεια: ossia di esserci, essere e verità, per indicare "Ciò che non è più nascosto".
La Lichtung va interpretata come il "chiaroscuro" per ogni presenza e assenza, per ogni visione e apertura. Un primo significato della parola Lichtung scaturisce da una delle sue radici etimologiche: Licht/luce.
Traducendo così è possibile ravvisare un'analogia anche con il francese clarière e con l'inglese clearing.
Heidegger lega l'etimologia di Lichtung anche al verbo lichten, che significa diradare e rendere libero e leggero. Sono, dunque, due i sensi in cui è possibile intendere la LichtungLicht-luce, che indica quell'illuminare affinché l'ente possa divenire visibile, ossia intelligibile; lichten-diradare che allude al concedere lo spazio per l'apparizione dell'ente.[2]

L'intervento del professor Carpeggiani


Signor Direttore,
L’intervento del professor  Carpeggiani, apparso sulla Voce di Mantova di **,   contro ogni indebita censura della mostra di Nitsch e dell’operato di Assman,  mi sembra sia desunto da una storia dell’arte di un ammirevole candore,  che  in sapidi esempi  ce la presenta come se si sia stata solo una sempre più veridica rappresentazione del reale,  e non già, soprattutto nelle sue compromissioni con il sacro, anche una triste antenata e consorella degli orrori che inscena  Nitcsh,   in determinate messe in scena ed attuazioni di ciò che evochi, sia ciò di natura angelica o demoniaca,  soprattutto attraverso il canto, la danza ed il teatro,  i generi  in cui rientrano a pieno titolo le installazioni di Nitsch . O vogliamo dimenticare che i braghettonatori michelangioleschi erano gli stessi che richiedevano le voci  bianche di cantori evirati , così care ancora per Stravinskij, o che l’arte splendida di Usto Momin è decantazione della prassi centroasaiatica dei bacha baza,  come  la danza Orissi  lo è del  gotipua di acrobatici ragazzi  piegati a ogni pratica ? Ho fatto esempi   anche  esterni all’arte occidentale, o di commistioni, perché in tempi di globalizzazione e di multimedialità,  quando  diventa possibile rappresentare ed inscenare di tutto con tutti i mezzi, anche i più sanguinari, o  solo apparentemente innocenti, e si dà vedi la piattaforma Tik Tok, , e   e una  mescidanza straordinaria di tradizioni e culture, siamo davvero noi tutti sotto gli occhi di tutti,  ed  è ancor più  nostro dovere  riaffermare determinati principi inviolabili  per  ogni forma d’ arte e di sacralità , quali gli articoli dell’Unesco che vietano ad ogni espressione artistica e religiosa  il ricorso alla violenza ed all’offesa del corpo umano e animale, sia nella sua fisicità che dignità.  Il   professor Carpeggiani può ben convenire , del resto,  che se la mostra di Nitsch è ben altro che ciò che si paventava, e se la rispettabilità di tutti è salva, lo si deve  non solo alla condotta tutt’altro che rettilinea di Assmann, ma allo stesso  dibattito accesosi sulle colonne locali in merito  al suo allestimento, in cui davvero si è mescolato di tutto, di alto e di basso respiro. Comunque sia ben  venga, alla buon’ora, nel suo  elevato  tenore,  tale intervento del professor Carpeggiani, che è  quanto  di più ben accetto per i suoi strali appuntati contro ciò che soggiace a certi  umori  ostili alla mostra e ad  Assmann, che sono  ben di peggio  che provincialismi , personalmente li  direi forme di sovranismo culturale localistico, all’ insegna dell”’arte  di Mantova ai mantovani”, in cui riecheggia lo slogan “Il palazzo Te ai mantovani” che si è udito questo estate in un augusto consesso.  Tali stantii localismi  sono il grido di dolore di un passatismo conservatore di  una intellighentsia locale che si anima e si sente parte in causa solo contro tutto ciò che di moderno subentri in città,  al cui coro va pur detto che è giocoforza unirsi se si vuole dire la propria di segno opposto, come è  ora per Nitsch , per difendere i principi universali che pongono come inviolabile la dignità e la vita di ogni animale in qualsiasi opera d’arte,  e come è stato già per la vasca battesimale  in Sant’Andrea, che in sé  non era  certo inconcepibile architettonicamente, e tanto meno  un tradimento dello spirito albertiano, ma che in tempi di interreligiosita culturale  era improponibile perché vi si intendevano celebrare battesimi di apostasia. Invece mai che la voce di tali vestali si faccia sentire,  quando si  oltraggi o anche già nella  destinazione d’uso si degradi  ciò che è opera dell’architettura contemporanea, o  quando la modernità è pseudo tale, e invece di sacrificare la decorazione per la funzionalità pratica è  pura appariscenza propagandistica a discapito e incomodo di chi ha meno voce in capitolo ( vedasi il  nostro decoro urbano alla voce city bin,  per non dire dei microautobus bisdruccioli circolari del centro città), o quando la modernità anziché corrispondere a necessità sentite e condivise è ghiribizzo o uzzolo di corte  di qualche nuovo  Principe Duca ( vedasi il restyling originario di piazza L. B. Alberti). E  solo i soliti noti si fanno sentire,  quando la modernità anziché attualizzare il passato nelle concrezioni storiche da esso assunte, secondo il suo spirito più profondo, storicista,  lo tradisce ed assimila d  omogeneizza il passato alla propria fashion, operando il degrado commerciale ad  attrattiva turistica del  patrimonio storico artistico e ambientale. Così non una lamentazione  o petizione da parte dei nostri storici e critici d’arte,  o architetti e designer,  contro  gli oltraggi arrecati dall’insediamento della Progest  alla massima espressione della modernità in Mantova, le cartiere Burgo. Ed invece, come nel suo intervento  in questione lo stesso professor Carpeggiani,  consentono appieno che  si usi piazza Sordello e il Ducale od il Te per ogni sorta di  evento, alla faccia della necessaria  specificity,  degradandoli a contenitore buono a ogni uso,  in nome dell’interesse del nostro solo popolo  grasso, che non è di certo quello del commercio e del  popolo  minuto, e  del capitale umano di intelligenze e capacità che ugualmente sempre più faticaa restare insediato in città, o  niente  obiettano a che  la zona Ztl la si destini a mostrificio dato in appalto a questa o a quell’Electa,  nei profitti che a nostre spese genera ad altri. Nel  loro silenzio assenso sembra che a tutti quanti costoro vada pure benissimo che si sia ritinteggiata la città tutta negli stessi toni di colore fantasmatici, Palazzo Te come Sant’Andrea o Palazzo d’Arco, in omaggio alla fashion decolorata  che per turisticizzarla si è voluto imperante nella nostra città , tale decoro al fine di renderla indistinguibile da ogni altra città d’arte occidentale e in ogni suo stile , pur di compiacere  il desiderio dei suoi visitatori di ritrovarsi, ovunque siano essi nel mondo, fuori del mondo reale sullo stesso set, inautentico e falso, dello stesso non luogo che propina ovunque il turismo di massa.  E tanto di guadagnato se così si attraggono i turisti a godersi il falso unicum dei falsi amanti di Valdaro, a scapito di ogni altro reperto e manufatto del nostro Museo Archeologico Nazionale,  anche se per  questo un nostro  splendido Museo archeologico territoriale lo si è adulterato  in un Museo archeologico fittizio della città di Mantova , ora annesso al Ducale di Assmann . Si tratta di un riallestimento che per elevare Mantua al rango  che non aveva ai tempi  di Roma,  ne ha disconosciuto l’ origine etrusca  e i legami in ciò con il Forcello,riconducendo ad essa suppellettili rinvenuti nell’agro modenese e nelle ville romane urbane,  ben più di Mantova allora avanzate. E’ un misfatto di cui Assman che il professor Carpeggiani porta al settimo cielo, nel riceverlo in eredità, per annessione, sembra che neanche  abbia avuto sentore, altrimenti affaccendato  a promuovere e propagandare artisti che 8 su 10 dieci, o giù di lì, erano  di area doc austro-bavarese .