martedì 28 giugno 2016

Lettera a Simone

L identità dei contrari è in ragione di una medesima energia passionale, che l’uno a misura di tutte le cose volge a bene,   la dismisura ad eccesso o penuria  quali forme del male.

 Caro Simone,


sono Bergamaschi.

 Solo alcuni giorni fa, riordinando le mie e-mail in yahoo.it. di cui non faccio quasi più uso, ho rinvenuto il suo messaggio- Mi spiace che nel frattempo sia intercorso così tanto tempo.
Il suo addio a facebook, cui vi si riferiva, posso ora comunque dirle non mi aveva  affatto  lasciato di stucco, è normale agire così se si è disillusi.
Quanto alla mia attività ho messo un punto e a capo alla mia ricerca formale sui templi hindu.
La continuerò, ma non più come la mia attività principale.
Vorrei tanto riprendere invece  la mia produzione poetica,  ma l ispirazione è in secca.
Credo che nell impasse  farò ritorno alle origini al mio rientro in Italia, ovverosia alla teologia politica.  La mia tesi di laurea non verteva sul Trattato Teologico Politico di Spinoza?.
Gli altri miei interessi restano il rapporto tra determinate correnti indiane del shivaismo tantrico, del pensiero non duale advaita  e l’ontologia cristiana e  il pensiero dialettico platonico..
L’ulteriore interesse filosofico che ho intanto lasciato appassire consta dei contenuti di  uno dei libri la cui lettura ho in sospeso,   un volumetto di Vittorio Arena, di cui posso inviarle l ebook, su Heidegger ed il pensiero orientale. E Lei?
Un caro augurio da ricercatore a ricercatore.
O. Bergamaschi

malinconie

Momammad, in riva al talab dei nostri incontri,  insieme con l’amico suo più fidato, mi chiedeva giorni addietro di che fossi triste nella mia malinconia, che mi rendeva silenzioso e distaccato nella quiete serale cinerina  di una stagione oramai monsonica.
 Solo il giorno prima avevo dovuto intercederlo perché non ponesse termine alla nostra amicizia, per ciò a cui l avevo lasciato esposto di una nuova esplosione della  schizofrenia paranoide di Kailash,  chiedendogli scusa di non averlo salvaguardato e protetto, in una mia residua ingenua fiducia nelle riserve mentali di Kailash., che si mescolava al compiacimento di non lasciare indenne il ragazzo dal contatto con una realtà così incandescente Lo facesse almeno per Chandu, infondendomi di Mohammad la grata presenza e  vicinanza affettiva la forza di sostenere l’insostenibile, e di seguitare ad essere d’aiuto al nostro angelo magico, assicurandogli la scuola ed una mirabile  infanzia, nonostante tutto.
Troppo  si era fatto pregare, perché  il mio amore non si fosse  manifestato a se stesso nel suo assoggettamento,  benché dopo avermi detto che ero proprio un servo nei confronti di Kailash, un suo “ gulam”, il ragazzo nel suo empito giovanile  avesse voluto salutare giocosamente il rigenerarsi della nostra amicizia, mettendo a cimento nel sollevamento pesi quanto fosse forte oltre che pesante il suo big friend.
Poi , ad un nuovo attacco geloso di follia paranoide di Kailash, non avevo saputo la sera seguente mantenermi superiore, e tutto l amore che nel pomeriggio mi avevo intenerito nel carezzargli il capo,  era esploso  nella furia di un odio trattenuto a stento,  in un traboccare nel suo digrignante contrario,  in un anelito letale che mi aveva disilluso su che restava in vita del mio affetto per kailash,  che non vedevo come potessi credersi più forte della morte, se con essa congiurava tanto,  ne aveva voluto la testa così teneramente amata.
Mohammad  l ‘avrei reincontrato al talab  anche i giorni seguenti,  egli stesso mi avrebbe richiesto che vi convenissi,  e con me ed il suo amico avrebbe voluto finanche ritrovarsi nel mio ufficio,  ma gli interi pomeriggi che avrei trascorso con lui,  sarebbero stati  venati della consapevolezza più triste, che mi faceva temere certi secondi fini  quando mi cingeva per un bacio sulle guance e ne intercettavo le mani nel  lambirle, che sopravveniva in superficie quando lui e l’altro ragazzo mi dicevano del destino infelice in cui versavano i loro amori giovanili delle loro ragazze.

“ Before love me , now leave me,  I liked only to kiss, now only to kill...”

mercoledì 22 giugno 2016

Quando le tue pagine fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste

Quando le tue pagine fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste
In accenti che menti eterne compulsino
Lungo l intero volto di gloria, sfigurato ammasso,
E’ uno sfregio che vi griderebbe per essere espresso
In un urlo che non trova voce che sia decente
Di una capitolazione continua per amore.
Snodato il capestro in una disfatta dopo l altra.
Ti sai solo un servo di infinita ignominia, e tanto ti basta,
Se così tu hai salvato l infanzia dei piccoli.
Cali pure il silenzio la mannaia d’oblio,
La loro voce in cortile felice
E’ la tua musica divina

domenica 19 giugno 2016

un dono di Dio

Come se non bastasse il tormento mentale che siamo l uno per l’altro, io non riesco a nascondere a Kailash la sofferenza per le rinunce a cui devo sottostare per restare presso di lui e dei nostri cari, ed onde sovvenire ad ogni esigenza cui non ha  modo di far fronte economicamente, negandomi ogni viaggio a distanza e qualsiasi spesa personale di rilievo, mentre Kailash, accudendomi come un padre il figlio che non sa provvedere a se stesso,   non riesce a chiedermi più niente, e vorrebbe soltanto lasciarmi libero del gravame di sé e dei nostri familiari,  disgiungendo il mio futuro dal loro, anche se ciò comporta  l’abbandono della scuola per Ajay Poorti e Chandu, e l intenebramento nella vita carente di tutto che costituirebbe un rientro nelle viscere del villaggio natio . Cosi’ lui non sa decidersi nemmeno a prendere in affitto un negozio conveniente ove commerciare handicrafts,  com’io non riesco più a trasferire nessun  importo sul suo conto corrente, le paure e i limiti dell uno facendo aggio sui limiti e le paure dell’altro. Ieri sera, nel  prendere da lui commiato dopo un’ulteriore confronto inconcludente, ho ricordato a lui e a me stesso ciò che in un momento di divinazione ebbe a dirmi in confessionale un vecchio frate che di li a qualche mese sarebbe spirato, concludendo il mio ritorno al rito penitenziale” La sua famiglia indiana è un dono di Dio, lo tenga caro”, prima che Kailash risalisse per addormentarsi sul terrazzo, ed io facessi rientro in stanza per ultimare l ulteriore mia vana scrittura 


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sabato 11 giugno 2016

chi ha tutto

Chi ha tutto
“Chi ha una casa ha tutto”,. diceva ieri Ashesh, il figlio della sorella di Kailash a Mohamad, nel riassumere in una di quelle sentenze o di quei detti di cui gli indiani si compiacciono tanto, il pertinace punto di vista di Kailash e della sua famiglia, che implica la rivendicazione che in cambio dei loro servigi decennali dia loro i fondi per acquistare un terreno e farsi una casa, opponendomi alla quale sto trascinando alla consunzione se non alla dissoluzione il nostro rapporto, con tutto lo strazio che mi reca separarmi soprattutto da Chandu, in un frangente divenuto incandescente, con la necessità incombente di trovarci un’altra casa in affitto.
“ Chi invece ha un lavoro ha tutto” era la pronta replica di Mohammad, forte della sua provenienza urbana, e del fatto che solo dopo avere trovato, tingendo le stoffe, un lavoro sventuratamente andato perduto con l incendio degli impianti lavorativi, suo padre si era acquistata la casa in cui ora sono costretti a vivere in Khajuraho.
“ E con i mattoni , gli ha ripetuto, non è che uno ci mangi.”
Si trattava in realtà di un detto che aveva od ha ancora un suo senso solo nelle condizioni di miseria assoluta dell India rurale, senza elettricità nelle case, od acque potabili depurate, che vale quando il combustibile siano la legna che si raccatta nei boschi o lo sterco animale disseccato, e per lavare panni e stoviglie basti la cenere.
Ma oggi non si vuole certo fare a meno dell energia elettrica, quando è possibile e se ne sia raggiunti dalla erogazione, il che importa una bolletta che è onerosa anche più di un affitto, e l’acqua potabile ha un suo costo, come costa il gas di bombole e fornelli, tanto più se non se ne può eludere il mercato nero, e panni e stoviglie e pavimenti si lavano con i detergenti., colori a parte con i quali le dimore delle aree rurali vanno ritinteggiate ogni anno per Deepavali, sicchè anche una buona volta che ci si ritrovi in una casa tirata su con il denaro di altri, costa, eccome, poterci restare dentro, serve uno stipendio minimamente decoroso per rimanervi insediati in modo non primitivo. E Kailash, con l’esercizio dell’autorickshaw, non arriva nemmeno a poter provvedere da se stesso al pagamento della bolletta elettrica, Così, dato che una casa non rende niente, dovrei seguitare a provvedere a una vita che è sempre più costosa per lui e i nostri cari , con i miei averi falcidiati dai costi di terreno e fabbricazione di una casupola di fortuna.
Ma ragione non ultima, del mio contrasto in cui mi gioco tutto, costruire una casa in Khajuraho significa costruirvi il futuro dei nostri bambini, soggiogandolo a una realtà che sa offrire loro solo matrimoni di casta, senza altre prospettive di sviluppo e di crescita che quello del turismo che fa la fortuna degli hotel cinque stelle e dei lapkas che riescono a circonvenire, raggirare e sedurre.
Di fronte a tale deserto Kailash non ha la più pallida forza dei dalit che lasciano temporaneamente le campagne per un lavoro edilizio nelle grandi città, e non sa concepire, quando non immagina follie barbariche, che il ritorno al covile d’origine, nella Byathal senza luce per molte ore del giorno e senza alcuna acqua potabile, ancor più senza nemmeno le scuole valide o d’eccellenza in cui i suoi figli sono riuscito a inserirli. Impresa tragica, tale regressione al luogo d’origine, se solo si pensa che Chandu già sa accedere da solo in internet e usare il tablet.

alla fine

Anche questo  mio soggiorno tra di loro volge alla fine. Con dolore mi distaccherò da loro, in una separazione che sarà solo fisica,  ma anche con il sollievo che la mia follia non abbia dato corso a ciò che le viene in animo, sterminatrice, quando con la loro vorrebbe distruggere la mia propria vita.  Dilaniando, o soffocando . con  la loro esistenza che mi è più cara e che mi si affida più inerme,  la sua, di lui,  così irrimediabilmente a ne nemica, e di me distruttrice
Se solo immaginasse quant’è reale la follia che mi attribuisce,  quanto lui suscita mostri nell’esprimere solo disistima e disamore nei miei riguardi. , nel suo accudirmi solo perché così vuole il suo karma,
Senza nulla riconoscermi ed attribuirmi, così ultima l’opera del passato schiacciante, impedendomi di convertirne il giudizio di condanna e di fallimento con ciò cui mi destino per lui e gli altri nostri cari.
Oggi ero cos’ senza speranze di provvedere a chi amo, così senza amore di me stesso e incapace di avere riguardo di chi mi ama che ho pregato Dio di darmi la morte, benché mi stesso accanto da ore m, e chandu fosse sopraggiunto in stanza.
Ed ora come voglio la sua morte più atroce, che soffocasse rantolando nella sua inettitudine annientatrice, io che solo un’ora fa gli carezzavo i capelli come al suo più caro amico.

Un sogno  è rimasto impigliato nella mia mente, stamattina, che la dice lunga sul passato che mi opprime.
La classe era una mia stanza, simile al camerino che era diventata la mia cameretta nella mia casa familiare d’un tempo, e vi ero di ritorno anzitempo dai miei viaggi, per dare lezioni gratuite a dei miei ex allievi, che vi erano convenuti  di loro volontà. Cionostante il loro chiasso era divenuto assordante, due di loro si rotolavano nella lotta, di me incuranti.C osì stando le cose,  mi dicevo, nulla obbligandoli ed offrendomi io gratis, almeno posso cacciarli su due piedi…
Ma i due maschi che erano rimasti in stanza, cacciati i primi, avevano intrapreso ad azzuffarsi al loro posto, né le diligenti ragazze mi alleviavano la situazione, facendo a gara a lasciar cadere libri o astucci, di modo che dovessi chinarmi e vedere come lo sporco e la polvere regnavano sovrani sotto i banchi impilati, con  gli arricciamenti di peli e pelucchi.
Io cercavo di giustificare lo stato di cose con la mia lontananza da tempo, con il fatto che avevo passato in città, lontano da quella cameretta,  il periodo scolastico appena finito, mio padre redivivo mi era di soccorso con la sua testimonianza di conducente d’auto al mio servizio, ma come potevo porci rimedio, dovunque trapelava il sordido, e come potevo appellarmi alla cura e all’anima che ci mettevo nelle cose, se tra tanti libri che avevo nella cartella, mancava proprio quello di quel corso di lezioni…

Quando a notte già fonda mi sono rialzato dal letto, ho trovato  il suo corpo disteso al suolo sull’ingresso della mia stanza. Mi aveva cos’ sfinito con i suoi attacchi distruttivi della mia dignità e di quanto qui sono, che sul momento avrei accolto con lo stesso sollievo il ritrovarlo animato o inanimato.
E quando l ho visto  riassopito accanto alla lavatrice, ho provveduto soltanto a sistemargli un cuscino sotto il capo, rammaricandomi di avere impiegato uno dei migliori.
E’ la moglie che mi ha ravveduto della mia ignominia, quando dopo che si è fatto la doccia come un bambino, al centro del cortile, irrorandosi a terra, con un secchio, e che ha gettato il cuscino nella mia stanza l’ha accompagnato sotto braccio a distendersi in terrazza con  gli altri della famiglia che erano  addormentati al suolo.


giovedì 9 giugno 2016

In sogno veritas

Anche questo  mio soggiorno tra di loro volge alla fine. Con dolore mi distaccherò da loro, in una separazione che sarà solo fisica,  ma anche con il sollievo che la mia follia non abbia dato corso a ciò che le viene in animo, sterminatrice, quando con la loro vorrebbe distruggere la mia propria vita.  Dilaniando, o soffocando . con  la loro esistenza che mi è più cara e che mi si affida più inerme,  la sua, di lui,  così irrimediabilmente a ne nemica, e di me distruttrice
Se solo immaginasse quant’è reale la follia che mi attribuisce,  quanto lui suscita mostri nell’esprimere solo disistima e disamore nei miei riguardi. , nel suo accudirmi solo perché così vuole il suo karma,
Senza nulla riconoscermi ed attribuirmi, così ultima l’opera del passato schiacciante, impedendomi di convertirne il giudizio di condanna e di fallimento con ciò cui mi destino per lui e gli altri nostri cari.
Oggi ero cos’ senza speranze di provvedere a chi amo, così senza amore di me stesso e incapace di avere riguardo di chi mi ama che ho pregato Dio di darmi la morte, benché mi stesso accanto da ore m, e chandu fosse sopraggiunto in stanza.
Ed ora come voglio la sua morte più atroce, che soffocasse rantolando nella sua inettitudine annientatrice, io che solo un’ora fa gli carezzavo i capelli come al suo più caro amico.

Un sogno  è rimasto impigliato nella mia mente, stamattina, che la dice lunga sul passato che mi opprime.
La classe era una mia stanza, simile al camerino che era diventata la mia cameretta nella mia casa familiare d’un tempo, e vi ero di ritorno anzitempo dai miei viaggi, per dare lezioni gratuite a dei miei ex allievi, che vi erano convenuti  di loro volontà. Cionostante il loro chiasso era divenuto assordante, due di loro si rotolavano nella lotta, di me incuranti.C osì stando le cose,  mi dicevo, nulla obbligandoli ed offrendomi io gratis, almeno posso cacciarli su due piedi…
Ma i due maschi che erano rimasti in stanza, cacciati i primi, avevano intrapreso ad azzuffarsi al loro posto, né le diligenti ragazze mi alleviavano la situazione, facendo a gara a lasciar cadere libri o astucci, di modo che dovessi chinarmi e vedere come lo sporco e la polvere regnavano sovrani sotto i banchi impilati, con  gli arricciamenti di peli e pelucchi.
Io cercavo di giustificare lo stato di cose con la mia lontananza da tempo, con il fatto che avevo passato in città, lontano da quella cameretta,  il periodo scolastico appena finito, mio padre redivivo mi era di soccorso con la sua testimonianza di conducente d’auto al mio servizio, ma come potevo porci rimedio, dovunque trapelava il sordido, e come potevo appellarmi alla cura e all’anima che ci mettevo nelle cose, se tra tanti libri che avevo nella cartella, mancava proprio quello di quel corso di lezioni…


martedì 7 giugno 2016

mesi fa

e' accaduto oramai mesi fa, ma io voglio solo morire dopo che i nostri bimbi hanno visto azzuffarsi me e il loro padre

due stanze , nel suo cuore

Sul tardi Mohammad ieri sera infine mi ha ricontattato da Kanpur perché gli ritelefonassi. Vi ci si è recato per consentire il ritorno a casa in sua compagnia di sua madre edi  sua sorella,  dopo essere stando insieme con me solo un giorno,  al mio  mio rientro dal mio viaggio, a mia volta, in Gyaraspur, Udaygiri, Sanchi, Deogarh., sostando in Vidisha e Lalitpur.
In Kanpur era già arrivato un monsone che aveva rinfrescato l’aria, e il Ramadan vedeva già da giorni la gente per le strade  di notte come se fosse il primo mattino. Egli stesso vi era presso un centro commerciale, e vi sarebbe rimasto con gli amici fin oltre la mezzanotte, quando sarebbe tornata la luce , con l energia elettrica, nella casa della nonna materna dove alloggia.
 Tornare a Khajuraho mi diceva che gli faceva piacere perché potevamo ritrovarci, ma  vi sarebbe riaffondato nel dolore che ora gli reca l amore per la sua fanciulla, da che il padre di lei ha scoperto nel suo cellulare il suo numero di telefono, e dopo averla picchiata  fino a farla sanguinare senza venire a capo di nulla, la tiene segregata in casa impedendole ogni contatto,  senza più sim card né cellulare.
Per giorni Mohammad è rimasto senza mangiare e senza dormire,  ritrovando le energie per combattere contro tale situazione solo in concomitanza con il mio rientro,  quando ha ripreso a nutrirsi  e a divertirsi.
Ora dove sei? Gli chiedevo sulla via del rientro da Lalitpur:
“ Sto giocando con dei bambini”
E con Chandu si sarebbe intrattenuto al computer l intero pomeriggio, il giorno dopo, distogliendosi dall insistenza diu un dolore che si è fatto acuto fino alle lacrime di uno sconforto estremo,  quando ha ricevuto la notizia che la ragazza era stata ricoverata in ospedale perché aveva tentato di tagliarsi le vene.
Gli era stato detto inizialmente che aveva perso molto sangue, e che vi era piantonata, poi il dramma si è risolto in una fasciatura dopo la quale la ragazza era rientrata  a casa.
Era così risollevato, il ragazzo, ma pur sapendo che per lui lei era capace di ulteriori atti estremi.
“Le ho fatto dire che Mohammad muore se lei fa ancora così”
Con il tempo il padre intanto spera che si spengano gli ardori della figlia, e di poterla maritare a modo suo, secondo logiche di casta imperanti anche per i muslim, con il tempo Mohammad spera che si creino le condizioni perché la ragazza possa fuggire con lui in Kanpur e vanificare i disegni del padre. Un genitore che lei soltanto odia, di cui è consapevole  della bestialità che l’anima, perché il suo carceriere è l uomo stesso che ha fatto a sé prostituire la zia. Come il principe di una favola araba Mohammad da tutto questo la redimerà e la sposerà in Kanpur, con la complicità di una zia ricca , invece a loro benefattrice, che gli lascerebbe uno dei suoi appartamenti, ed in capo a un anno sarò di ritorno già con un  bel bambino. Ali, di cui gli ho chiesto scherzosamente di essere il Bab(b)a.
Intanto è troppo giovane, per tutto quanto, e di una miseria atroce, che fa il paio solo con la volontà della ragazza di essere oggi stesso  sua, anche se dovesse ritrovarsi con lui per strada, ed un giorno Mohammad vorrebbe morire per le pene del cuore, un giorno  perchè non  ritrova in casa che la farina per mangiare, trasformando in un impresa sempre più dura la focalizzazione della mente negli studi,  di cui lo attendono gli esami del decimo anno.
“ Nel mio cuore, sai,  ci sono due stanze. Una per lei, ed una per te”

Così mentre giorni or sono ero con lui e Chandu al Lassi corner,  e li vedevo così ridere l uno con l’altro,  “ Dio mio , pregavo il cielo, fa ch io possa a loro entrambi  già da oggi  dare un futuro!”