venerdì 18 settembre 2009

Per Ajay







Il mio amico Kailash era " very , very happy" al telefono, domenica scorsa, talmente era certo che si stesse intanto trovando la rapida risoluzione della dislessia di Chotan, il nostro piccolo Ajay.
Finalmente aveva reperito ed era nella sua casa l'insegnante indiano, giovane e promettente, che ogni giorno, di sera, era disponibile a recarvisi per insegnare al figlio l'inglese in cui, anche a suo dire, il bambino risulta " very poor" di abilità e di attitudini, mentre la sua mente è eccellente in matematica. L' insegnante e il bambino avrebbero potuto allora ritirarsi, insieme a Purti, nella stanza che mi è riservata quando sono ospite in India del mio amico. A Kailash avevo già inviato e sia pure a distanza di giorni egli aveva fotocopiato, in un accesso a internet, il testo da me rielaborato al computer di una prima lezione per insegnare l inglese ai bambini che come Ajay sono dislessici, secondo" un metodo sicuro per tutti", come assicura nel sottotitolo il volume di Pamela Kvilekval da cui l'avevo tratto, - l'unico in argomento che sia reperibile nella nostra lingua. Mentre al telefono ne parlavamo, il giovane professore indiano l'aveva in lettura e chiedeva di potermi parlare per esprimermi il suo caloroso assenso a farne tesoro.Poteva così avere già inizio la nostra collaborazione a distanza per il bene del bambino.
Ajay era ben propenso e si prestava di buon grado al tirocinio, aveva finalmente compreso, a dire di Kallu, che altrimenti anche a lui sarebbe stato negato il futuro che solo l'istruzione superiore poteva consentirgli - " High School, high future..", secondo le certezze indubitabili che la presa rapida della speranza solidifica nel mio amico,- parlandogli in disparte, alla sola presenza di Purti, Papà Kallu era finalmente riuscito a renderlo consapevole che se non avesse imparato a leggere e scrivere l' inglese, di cui visitando le grandi città (Kailash )aveva inteso tutta l importanza che ha assunto in India presso chi è "powerful", a discapito dell' hindi stessa, sarebbe caduto talmente in basso, " felling down", che avrebbe finito per poter fare da grande solo i lavori più negativi, laddove, ne era certo, sarebbe bastato al più un mese di esercizi, di applicazione intensa,- come il giovane insegnante già era pronto a garantirci-, e ogni possibilità per Ajay si sarebbe riaperta..
L'unico problema , per Kailash, secondo quanto si riservava di chiarirmi in seguito, era che il corso era " very expensive: per venire a casa sua un'ora al giorno, per un intero mese, il giovane insegnante di inglese gli aveva appena chiesto 500 rupie: neanche l' equivalente, al cambio, di quanto viene corrisposto in Italia per un'ora di lavoro al nero di una domestica.
Dopo la mia partenza Kailash è davvero rientrato ( a tutti gli effetti )nei termini indiani di costi e speranze .
lI giorno seguente avrebbe ritirato il testo della seconda lezione, e cosi via, la terza, la quarta, la quinta, le successive lezioni che gli avrei trasmesso, giorno dopo giorno, come se si trattasse di una medicina curativa dal pronto e sicuro effetto per la mente di Ajay.
Ieri sera, tuttavia, per quanto il suo stato d'animo fosse ugualmente felice, il mio amico appariva già più problematico, e già ragionava in termini di tre, o più mesi, che sarebbero occorsi, di fronte alle difficoltà che pur imparando, Ajay gli aveva palesato la sera avanti anche nel leggere i gruppi in inglese di vocali e consonanti più trasparenti nel suono, quando il mio amico, essendo ugualmente dislessico, gli si era messo accanto per insegnargli ed apprendere dal professore di inglese.
" Credevo che tutto fosse più facile, ti ricordi, quando gli ho dato la tua ultima lettera, e lui ha letto rapidamente le prime parole " My dear friends.. ."Ma dopo..."
Già ma dopo, e in futuro, Kailash non può ancora immaginarsi che Ajay rimarrà sempre in difetto e in ritardo, che il divario per lui incolmabile sarà l'ombra che seguiterà ad oscurare la luce del suo' incantevole sguardo, non presagisce come e quanto andrà ancora sollecitato e avvolto d'amore, di delicata cura, perchè non si rifugi nella sconfitta di chi è già perdente sui blocchi di partenza, evitando il compito impari e l'umiliazione del raffronto, e quanto occorrerà rianimarne la reattività perchè al cimento egli non preferisca di essere ridotto a una pietra di scarto, il verdetto di condanna di chi senza più speranze non gli chieda più niente, e lo assecondi a subire la propria rottamazione umana di uomo semplice, senza parole, anzichè fare sentire il filo della sua angelica voce.
E nella remissività passiva di Ajay, il mio amico che non ha il ricordo immaginario che di ciò che ha visto ed udito, nei notiziari o nelle messinscene seriali della mitologia hindu, o dei match di cricket, non avverte il vuoto mentale di storie e racconti, che nella mente ddi suo figlio nessuna lettura o scrittura ha popolato di mitici esseri, di fantastici eroi, di umane vicende esemplari e di demoni e catastrofi di cui scongiurare l incombere.
Non v'è libro di letture che abbia inoltrato al bambino, dalle storie del Gatto degli stivali e di Pollicino al libro della Giungla, non v'è saga di dei ed eroi dell'epica indiana, del Mahabaratha o del Ramayana, ne' narrazione cinematografica di personaggi in carne d'ossa o di cartoni animati, che per egli non sia rimasto lettera morta, (non v'è ) atlante o enciclopedia che gli abbia procurato, di cui le nozioni e le mappe non si sia rivelato uno sforzo abbandonato.
Eppure , quando mi raggiungeva nella mia stanza e restava a guardarmi, nel suo sguardo la sua anima tornava a chiedermi la formula che potesse liberarla, la parola, il gioco, l' animazione grafica, che potesse farla uscire dai recessi dove è in lui è annidata, un'altra vista, un'apertura viva, che non fosse lo sguardo che del Taj Mahal sapeva scrutare solo i tombini, nelle acque fluviali il serpeggiare del cobra.
Di fronte allo sfacelo degli esiti di ogni mio tentativo, dei libri e degli album fatti a brandelli dalla sorellina Purti perché Ajay non li aveva accuditi, più volte ho lasciata la sua mano che mi si affidava, come quando, non ancora capendo, addebitavo al carattere del nostro Ajay la sua inerzia mentale , e vaneggiavo di rivendere la bicicletta che gli avevo appena fatto acquistare dal padre, o quando con amarezza, assaporando l'acredine di una sconfitta, ho lasciato al cugino il libro su Hanumah , sul dio- scimmia che non l' aveva stranito quando credendolo un frutto aveva colto la luna , ma nel tempo, la mia memoria ne è certa, la mia accettazione di Ajay non è diventata la resa della rassegnazione. Al cui rifiuto, ho educato e fatto crescere in Kailash l' amore per il figlio.

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