lunedì 19 marzo 2012

a Luigina De Biasi da Khajuraho

Cara Luigina,
sono Odorico.
come stai ora in Sarnat, dove Valentino , in risposta a una mia e-mail , mi ha detto che ti ritrovi in sua assenza , e mi ha assicurato che avrai sicuramente piacere di rivedermici e di scambiare " quattro ciacole", se ti raggiungo da Khajuraho, da cui ora ti scrivo ? E quanto al progetto Alice? Come procedono le cose?
Per quanto mi consentono adesso le circostanze del mio fortunato pensionamento- per davvero deus nobis haec otia fecit-. da oltre un mese e mezzo sono in India, presso la mia famiglia indiana, da cui ho potuto distaccarmi solo temporaneamente- talmente mi ha assorbito l’assiduità della presenza mentale che mi richiedono i problemi che vi insorgono e i turbamenti che mi causano,- come allorché mi sono recato con il mio amico indiano Kailash in Mathura e Vindravan, nella ricorrenza di Holi, soggiornando poi a Delhi, la megacity che amo talmente tanto. Quanto a me, sto bene, anche se quando viene meno la fiducia in me stesso , o in Kailash o nella possibilità di dare un futuro ai nostri bambini, e insorgono difficoltà che paiono insormontabili- l’ inaffidabilità assoluta delle scuole indiane o di certi " metodi" di insegnamento, ad esempio, che vanificano ogni possibilità dei nostri bambini di apprendere veramente-, devo fronteggiare ricorrenti cadute mentali
Ma solo che salvaguardi il senso che tutto è grazia e dono, la consapevolezza che niente mi è dovuto e che niente posso per davvero esigere e pretendere, di quanto meraviglioso è il mondo in cui mi è concesso di vivere , se con cuore docile so accettare tutte le ricadute di Kailash e dei suoi cari bambini, insieme con le ricorrenze delle mie, e sempre che mi attenga a vivere adesso il mio tempo di vita indiano non più con la fretta e la foga con cui il turista temporaneo cerca di ottimizzare ogni suo giorno e di cogliere e di esaurire tutte le proprie esperienze possibili, affrontando invece ogni circostanza con la distensione della mente e del cuore e con lo spirito di adattamento di chi in India può – e deve- soggiornarvi a lungo e rivivervi e riprendere tutto a breve distanza , e allora per davvero la mia vita può scorrervi felicemente.
E' un’autentica impresa non essere più in India come turista ma come residente non continuativo , con i mutamenti che richiede non solo nel vivere il tempo e le opportunità che si offrono, ma nel sostenere disagi e incompatibilità che non sono più realtà momentanee, nell’assimilare i costumi indiani convenienti e nel preservare i propri irrinunciabili, nel recuperare le proprie pratiche di vita quotidiane differenziando la propria condotta e facendone valere l’autonomia dalle istanze e dalle esigenze che devo assistere e con cui devo solidarizzare di Kailash e della moglie e dei bambini, con tutte le differenti avvertenze e i sensi dei rischi e le priorità del caso.
Posso solo riassumerti che la mia esistenza si viene polarizzando tra la città- Delhi, innanzitutto, dove ritrovarmi è davvero magnifico-, e la campagna meravigliosa e miserrima ed il villaggio di Khajuraho, che restano a distanze sempre più siderali da ciò che ora offre una megacity come la capitale indiana, benché i collegamenti siano in continuo miglioramento, e che l’essere cresciuto nella realtà di provincia italiana com'era ancora negli anni sessanta del secolo scorso, si rivela una risorsa formidabile nell’adattamento che mi è richiesto, di cui anche un indiano metropolitano, che non sia un inurbato, oramai raramente e difficilmente dispone.
Cara Luigina ti chiedo ora in conclusione, in attesa di tue notizie, se a fine settimana posso venire in Sarnat a farti visita, o non appena sarò libero dalle incombenze attuali in Khajuraho.
A presto.
Con affetto
OdoricoElimina RispondiRispondi InoltraSpostaStampa

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