martedì 10 luglio 2012

Assistere gli infermi Il ramo d'oro ( Heaney)

Da Electric Light di Seamus Heaney

Seeing the Sick

Anointed and all, my father did remind me
Of Hopkins's Felix Randal.
And then he grew
(As he would have said himself) 'wee in his clothes' -
Spectral, a relict -
And seemed to have grown so
Because of something spectral he'd thrown off,
The unbelonging, moorland part of him
That was Northumbrian, the bounden he
Who had walked the streets of Hexham at eighteen
With his stick and task of bringing home the dead
Body of his uncle by cattle-ferry.
Ghost-drover from the start. Brandisher of keel.
None of your fettled and bright battering sandal.
Cowdung coloured tweed and ox-blood leather.
*


The assessor's eye, the tally-keeper's head
For what beasts were on what land in what year
But then that went as well. And all precaution.
His smile a summer half-door opening out
And opening in. A reprieving light.
For which the tendered morphine had our thanks.






Assistere gli infermi



Al termine dell’estrema unzione, mio padre mi ricordava
Felix Randal di Hopkins. Poi si ridusse
(come avrebbe detto lui stesso)” a poca cosa nei suoi panni”
Spettrale, un relitto.
E sembrava che si fosse così rattrappito
Per essersi liberato di qualcosa di spettrale,
quella estranea, brumosa parte di se stesso,
ch’era Northumbria, l’egli obbligato
che diciottenne aveva percorso le strade di Hexam
con il bastone e il dovere di riportare a casa
il corpo morto di suo zio con il traghetto del bestiame
Mandriano di spettri fin dall’inizio. Branditore di chiglia.
Quali mai Niente dei vostri verniciati e lucidi sandali
Battenti ribattuti ,
Tweed color sterco di vacca e cuoio sangue di bue.

L’occhio dell’esperto, la testa di chi sa riscontrare
Quali bestie e in quale anno v’erano e in quale terreno...
Ma poi sparve anche quello. Insieme con ogni precauzione.
Il suo sorriso una semiporta estiva girevole all’esterno
Ed all’interno. Una luce che graziava.
Per la quale la morfina concessa fu per noi benedetta.






Da Veder cose

Il ramo d’oro

( Eneide Libro VI, versi 98-148)



Cosi dal retro del suo tempio la Sibilla di Cuma
Cantava ambigue parole tremende e faceva eco l'antro ne era eco
Con detti in cui il chiaro vero ed il mistero
Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo si volse e impresse
I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì, imbrigliò i suoi spasimi.
E come fu trascorso il suo eccesso e la folle delirante ebbe cessato
L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova estrema, o Sacerdotessa,
che tu possa immaginare e che me possa sorprendere,
poichè tutto io ho presagito e già sofferto.
Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è qui, si dice,
Che si trova la porta del Regno dell'Ade,
tra queste ombrose paludi che l'Acheronte traversa tracimando,
Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia a faccia
Con il mio caro padre.
Insegnami la via ed aprimi
i vasti battenti sacri.
– Su queste spalle l’ho trasportato tra fiamme
E migliaia di lance nemiche.
Nel folto della battaglia lo trassi in salvo
Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio viaggio di mare.
Un uomo avanti negli anni, esausto eppure sempre tenace
Fu egli stesso come a pregarmi e ad ordinarmi (a semi-pregarmi e a semi-ordinarmi)
Di contattarti, di trovarti e farne richiesta.
Così dunque, Vestale, ti supplico di avere pietà
Di un figlio e di un padre, giacché niente esula dal tuo potere,
Di colei che Ecate mise a guardia dell’Averno boscoso.
Se Orfeo potè richiamare l'ombra di una moglie
In virtù della sua fede nei sonori concenti (nelle corde sonoramente pizzicate) della sua lira Tracia,
Se Polluce potè redimere a sua volta un fratello
Nel suo viavai avanti e indietro cosi  protratto così tanto
nella terra dei morti
E se anche Teseo, ed il grande Ercole.. ma perchè riferirmi a loro ?
Io stesso sono dei più alti natali, un discendente di Giove”.
Così stava pregando, reclinandosi sull'altare
Quando la profetessa intraprese a dire: Consanguineo di dei,
Troiano, figlio d'Anchise, facile è la discesa all'Averno.
Giorno e notte sta aperta la porta del Nero Plutone.
Ma ritornare sui tuoi passi e risalire all'aria superiore,
Questo è il vero cimento e la vera impresa.
Solo pochi ne sono stati capaci, figli di dei
Favoriti dal Giusto Giove, o innalzati al cielo
In un avvampo di gloria eroica. Una distesa di foreste sottostante
A mezza strada, il Cocito che serpeggia nella tenebra, lambendone le rive.
Tuttavia, se amore ti tormenta tanto e così tanto tu hai bisogno
Per due volte di veleggiare il lago Stigio
e per due volte di perscrutare (investigare)
La tenebra del Tartaro, se tu vuoi oltrepassare il limite,
Intendi ciò che tu devi fare in precedenza.
Nascosto nel folto di un albero c'è un ramo ch'è  tutto d'oro
E d'oro sono anche le sue foglie e i suoi ramoscelli flessibili.
 E'sacro a Giunone infera, che ne è la patrona.,
E un boschetto gli fa da tetto, dove l'ombra s'addensa profonda.
Per quanto lungi si distendono boscose valli. A nessuno è stato mai concesso
Di discendere nei recessi nascosti della terra senza
Che egli  non abbia prima
Staccato dal suo albero questo aureo piumato serto/ inserto,
E non lo abbia consegnato a Proserpina, la mirabile, cui è decretato che spetti,
Quale suo proprio dono speciale. E quando lo si sia colto,
Un secondo ricresce in sua vece, ancora d'oro,
E il fogliame che vi rigoglia ha lo stesso
Splendore metallico. Dunque guarda in alto e cerca a fondo
e quando tu l'abbia trovato, ghermiscilo col dovuto ardire
Se il fato ti ha prescelto, il ramo verrà via da sé, facilmente.
(con facilità verrà via da sé)
Altrimenti, non c'è niente fa fare per quanto tu ti sforzi ( per quanta forza tu dispieghi),
tu non riuscirai (non ce la farai ) mai a scerperlo fletterlo
o a reciderlo con la lama più forte tenace resistente tagliente


Il ramo d'oro , in Veder Cose ( 1991fa da preludio alla raccolta perchè non è soltanto un omaggio a Virgilio, resogli con un abbassamento a una medietà di toni discorsiva che lo riavvicini ai nostri tempi e alla loro temperie culturale e linguistico-espressiva-- pur se a un livello più alto di quello in cui è stata trasposta l'egloga nona delle Bucoliche in Electric Light.

Il ramo d'oro, come ha messo in luce magnificamente Roberto Mussapi nella sua Introduzione a Nord, sotto le  forme della grata memoria di una traduzione, è un'espressione fondamentale della poetica di Seamus Heaney, la stessa che da un viaggio nell oltretomba ultraterreno all'altro si tramanda da Omero, a Virgilio, a Dante, la cui Commedia è riesumata in controcanto nel "viaggio di ritorno" della poesia seguente della raccolta: per dirla con le parole di un filosofo irlandese di una generazione più recente, il meraviglioso Kearney di Anateismo, essa è la concezione della poesia come transustanziazione eucaristica, sacramentale,  di ciò che del mistero che giace all'origine e oltre ogni cosa penultima,  del viaggio agli inferi di ogni nostra nostra discesa nel profondo, ritorna nella luce del sole della parola poetica, dello spirito di riconciliazione e di pietà di sé e dei viventi, di ogni magnificazione e ritorno " into  the hearthland  of the ordinary", a ispirazione di un'estetica religiosa in luogo di una religione dell'estetica, abbeveratasi nell'occasione al filo di pietà della rievocazione della morte del padre, avvenuta cinque anni prima della pubblicazione della  traduzione di Eneide, VI, 98-148,  sotto le tramutate spoglie dell' Anchise a cui anela Enea nell'Averno virgiliano.( Nota 1 )
Sempre sotto le larvate spoglie  di Anchise, fuso con Caronte traghettatore di anime- il padre sarà rievocato nella sua agonia estrema in Assistere gli infermi, di  Electric Light, memore il poeta del Felix Randal di Hopkins. Tema di fondo è come il farsi vita eterna, o il mero dileguare del padre morente, sia uno spogliarsi nel suo stesso sembiante della spettralità di tutto ciò che è stato legge, ruolo, obbligo, mentre  il residuo che permane è la sua individualità senza più resistenze e difese, nella sua vulnerabilità, l'accettazione e l'accoglienza della resa ultima di se stessi,  la trasparenza di una permeabilità assoluta alla perdita di ogni consapevolezza riflessiva e cautela che si fa la trasparenza di una permeabilità assoluta, correlata a una sofferenza fisica di cui il poeta benedice che la morfina abbia alleviato la fine terrena.

1) Rispetto a Virgilio, Heaney concretizza -più prosaicamente- i dettagli descrittivi-, rinforza l'emotività rievocativa del padre, e a lui anelante, con l' aggiunta di formulazioni fatiche, riaccosta Anchise alla ordinarietà esemplare del proprio padre omettendo il verso 113, in cui Anchise  grandeggia eroico ("atque omnis pelagique minas caelique ferebat), converte l'"et insano iuvat indulgere labori" del verso 113, nel folle volo di " oltrepassare il limite " ( " if you will go beyond the limit")
.







Traduzione precedente

Da  Vedere cose
Il ramo d’oro
( Eneide Libro VI, versi 98-148)


Cosi dal retro del tempio la Sibilla di Cuma
Cantava ambigue parole tremende e l'antro ne era eco
Con detti in cui il chiaro vero e il mistero
Erano intrecciati inestricabilmente. Apollo volse e impresse
I suoi sproni nel suo anelito, la rinsavì, imbrigliò i suoi spasimi..
E come fu trascorso il suo accesso e la folle delirante ebbe cessato
L’eroico Enea iniziò a dire: Non c'è prova estrema, o Sacerdotessa,
che tu possa immaginare e che me possa sorprendere,
poichè tutto io ho presagito e già sofferto.
Ma di una cosa di prego di cuore: poichè è qui, si dice,
che si trova la porta del Regno dell'Ade,
tra queste ombrose paludi che l'Acheronte traversa tracimando,
Ti prego d’uno sguardo, d’un incontro faccia a faccia
Con il mio caro padre.
Insegnami la via ed aprimi i vasti sacri battenti
– Su queste spalle l’ho trasportato tra fiamme
E migliaia di lance nemiche.
Nel folto della battaglia lo trassi in salvo
Ed egli poi fu al mio fianco per ogni mio viaggio di mare.
Un uomo avanti negli anni, esausto eppure sempre tenace.
Egli stesso mi ha mezzo pregato e mezzo ordinato
Di questo contatto, di trovarti e farne richiesta.
Così dunque, Vestale, ti supplico di avere pietà
Di un figlio e di un padre, giacché niente esula dal tuo potere,
Di chi Ecate mise a guardia dell’Averno boscoso



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