lunedì 22 ottobre 2018

i miei testi del 2017- 2018

I miei Testi  2017 2018 



Penultima elegia indiana

abbozzo originario


Che dolce languore ora assonna i miei giorni, 
qui ove mi riconduce servitù d’amore,  
nel sole che intorpidisce con la lena gli affanni,
 leniti gli attriti e gli screzi,  
sopita l’inanità di intenti,

qui al largo dell’esistenza,
oltre i flutti di morte nel ventre degli inferi,


dove tra gli ultimi e i piccoli dare vita ai grandi pensieri ,
 nel godere di ogni cosa mentre tu la  stai  vivendo,
 degli occhi stellari di Chandu che tornano a cercarti di nuovo solo per dieci rupie,  
“ one plus zero zero rupees “  
la sua mente indiana dopo avere invano tentato di  chiederti, 
la tua mente, come la sua,  
che ora sa incantarsi di una luce perpetua,

pur dove caduto ogni mormorio di  brezze 
con la ruota che nel mela ground ricompie il suo giro di luce 
tace la distesa della pianura ove già il grano rifulge, 
gli stupri di bimbi aggallanti nei pozzi


Né cessarono uomini e animali di berne alle acque 
o le adombrarono di rami e di foglie,  
non oltre le nubi e gli astri o nei casolari e tra i campi 
che  all’ombra nella calura il ridursi memore


e tra il viavai per Amavasya sui passi di danza  
anche se cantiamo per sordi, e non risponde la giungla,

raccogliamo intanto la residua voce a che diciamo  
pur  pochi versi soltanto, 
della fine degli infelici amori di Mohammad 
il cui eccesso di cui rabbrividisci ai tuoi trascorsi 
per un nulla non fu la stessa sua fine,  
appesosi ad un gancio, nei farmaci cercando un veleno letale,

.


Come profetica fu l’ansia dei versi 
quando per lui, mio piccolo principe, 
fra ogni altro ragazzo il più bello di tutti, 
paventavano il dipartirsi per la sua rosa  
nel più lontanante dei viaggi possibili.

“Ora è la morte che mi è amica ”
 sospira superstite tra il lucore lacustre,

sullo smartphone una Lakshmana rekha, insuperabile,
 separando la sua dall’imago di lei
 nello specchio rotto ch’ora è la sua vita,
                                                                                                                             


finché in lacrime s’infrange anche la sua estrema illusione
 all’averla vista con un altro, che con lui si baciava
 “A torto le ripetei io ti lascio,  
io che non posso vivere senza di lei,
 di lei nei suoi ok senza più amore,
 che come Dio si fa gioco di me, della mia povera vita,


ed ora me ne andrò lontano da qui in Kanpur, senza più fare ritorno,
 dal mio amico gemello che di un’ora è di me più giovane,
(dal mio amico gemello di me di un’ora più giovane)
 da lui e dai suoi che mi amano tanto,

o con il mio amore di lei io distruggerò la mia vita,  
e sarà questa la mia ultima sera,


 Per il giovane  un appiglio ora gli esami,  
al cui esito perché abbia un futuro, con la virtù lo addestri  all'inganno,
  con il tacito assenso nel dissenso a che copi le prove
 dopo avergli invano corrisposto gli studi, 
fu per il troppo suo patimento degli affanni di amore e miseria 
la sua scusante tra le tue braccia




e invano richiamandolo, sedatone il tormento,  
nell’ ipnosi di ogni furia del sangue a una tiepida calura
 con gli armenti fai ritorno al tramonto sulle selve di grano
 tra i bufali e le capre camuse saziate dai pascoli,

ricolmi dello scorrere d’acque i rivi tralucenti,  
tramati di viridi chiome i fondali e i declivi.,


e voi o Divini celesti, 
Cerere e Bacco, Parvati e Shiva,  
Padre dei nostri ritrovati giorni,   
al  declino del sole più abbagliante 
siate luce nella sua luce morente ai voti umani,
 al nostro ritorno dalle fiere e dai campi 
Di nuovo sperando.

18 maggio 2017
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Elegia ultima 

Nel sereno diurno di un sole implacabile, 

le ossa si temprano della loro fine, 

in ceneri e ciotole per l offerta e lo sputo, 

quando, delle  messi raccolte,  già le stoppie 

 si calcinano   nei campi,





ed oltre l’amore  di odiare tanto 

 in erte scale di luce l’ascesa all’azzurro

è nei suoi infranti gradini la tua vita che si fa il lastrico 

per insegnare l’adempiersi alle  più  care vite, 



nel lavoro in cui ha fine la fanciullezza di Mohammad,

la scuola anziché il cricket  di sbocco ad Ajay, 


in cui Kailash ritrova chi per una manciata di rupie   
notte e giorno è già  padrone della sua intera esistenza, 
tu volesti farne dei lavoratori capaci, 

stanno traendone  degli schiavi  insonni e famelici,
  



“Prima dormivamo noi tutti, 
 solo ora ci ritroviamo svegli, “ 
Le  parventi  resipiscenti parole dell’amico, 
 in una luce a cui ancora attingiamo e che non ci lascia intendere 
quanto avanziamo o siamo per gli dei solo come mosche in mano ai monelli
 nel nostro sperare e credere ancora
  



“Mio  Dio, gridando io nello spezzarmi, 
 non so essere e dare più che questo”,


non omnia omnes dii dederunt, 
 che nessuno è capace di tutto, 

“La notte scorsa feci  il sogno che tu ci lasciavi,  
e la testa or ora mi girava più debole
 alle tue parole che già svuotavano dei tuoi libri la tua stanza, 

 la stanza di Babbà che da noi se ne va via per sempre,” 
alle mie parole che all’amico io dissi per sincerarmi che non fossero essi a non poterne più   
nell’invitarmi a lasciarli se restare mi era talmente difficile, a tal punto mi faceva soffrire,  

come se non dicessero già tutto 
l' incanto mattutino che mi  ritrova insieme a Vimala e Chandu,  
il ritorno di Ajay per cucinarmi  l’omelette  di nuovo  
la stessa delicatezza  gentile con cui in stanza mi  rinnova la madre  l’acqua fresca, 
ad ogni occorrenza mi serve il the con il limone e la menta, 
il sensore del pappagallo che ne  rinnova il canto  ad ogni acciottolio di stoviglie,  
le incursioni di Porti per riprendersi e leggersi i Panchatantras,  

- “ sei tu più un fiorellino o un uccellino?” di quando in quando chiedo allora a Chandu, 
“ un uccellino” mi dice il bambino, 
imperterrito videogiocando  a sterminare polli,  
i chicken invaders, 
la stanza tutta ora  la fragranza delicata di tutta la  sua tenerezza,  


“ Ma  non lascio/ già per questo, io resto qui  al lavoro, il nuovo capitolo della mia vita", 
 Più forti già di ogni resa  
le parole di  Mohammad  che  riavvivano tutto,  
 quanto, e più di Kailash ,  
già ben sapendo come  giocare d'astuzia, 


ed ora l'autorickshaw di Kailash è affidato alla guida del padre del ragazzo,  
con il concorso di clienti dagli hotel di entrambi in cui sono di stanza,


 e se per me c'è vita prima della morte 
è qui, è qui, é qui,  che la ritrovo, 
per quanto io resto fedele al mio piccolo destino




nel farsi sera, di un altro nuovo giorno   volto al suo tramonto, 
di ogni luce e strepito a riaccendersi  prima di spegnersi.

21 giugno 2017




15 luglio 2017 Quasi leggera morte ( Mandel'stam) 15 luglio 2017
Versione quanto mai provvisoria
Prima che il treno da Khajuraho mi conducesse con Kailash a Delhi per fare rientro dopo alcuni giorni in Italia, chiedevo al mio amico e a Mohammad, che era accorso in stazione in motocicletta per un ultimo congedo, di consentire a Miraj, che aveva accompagnato Mohammad, di scattare un’ultima fotografia che ci vedesse raccolti insieme, concordi e affettuosi dopo screzi e dissidi, rivedendo la quale, come il treno si è mosso, mi sentivo gioioso di poter dire, pubblicandola in face book: Ecco l’immagine di una felicità concessa a chi non vive soltanto per se stesso”. Pur tra le lacrime , quando Mohammad, rientrato in hotel, al telefono cessava di parlare sopraffatto dai singhiozzi.
Ma ora non ne è più nulla di tali immagini, finite perdute con ogni altra che ho scattata in India durante questa mia ultima permanenza, di templi hindu sconosciuti o di amate sembianze, con i miei computer e tutto il materiale dei miei scritti, di tutti i documenti e testi e degli ebook di altri autori che contenevano, con le mie fotocamere e lo smartphone che Mohammad mi aveva assicurato di seconda mano, per il furto della borsa che li conteneva che in una fase di dormiveglia ho subito alla stazione centrale di Milano, al mio rientro dall' India in attesa nel corso della notte del primo treno mattutino diretto a Mantova, per opera di una gang di malfattori extracomunitari. Che altro non posso pensare, visto chi mi ronzava intorno, mi adocchiava, se nel giro di un’ora alla polizia giudiziaria cui denunciavo il furto si succedevano un altro anziano e una giovane ragazza in lacrime, vittime anch’esse di rapine. La psichiatra del Fatebenefratelli, cui chiedevo un consulto, nel suo referto parlava di mie reazioni normali, pur sempre nel mio stato di depressione permanente, mi diceva che potevo già lasciare Milano e che non dovevo avere paura di ritrovarmi da solo nelle stanze del mio appartamento a Mantova, dove distaccato dal luogo del furto avrei avvertito appieno il senso dell’avvenuta perdita. Se altre volte, come le avevo confessato, avevo avuto reazioni inconsulte per perdite analoghe, ed ora invece reagivo senza smarrirmi, ciò era buon segno a suo dire, era la riprova  che ero diventato più forte, mi rassicurava,  che  l'esperienza rinnovata dell India mi aveva fatto un gran bene. La mia mente si era subito aggrappata all’ idea che per immane che fosse la perdita dovevo sopravvivere ad essa, in ragione di quanto di meraviglioso e di buono e di caro mi restava al mondo e avevo ancora da vivere. In realtà  era sospesa in una stato di stupefazione attonita che l’aveva autosedata, cercando appigli, nel vuoto della perdita, a quanto avevo pur avuto modo di salvare. Per mia fortuna , disattendendo alle indicazioni dell’addetto al check in nell’aeroporto di Delhi, avevo conservato nei bagagli un hard disk con i miei testi principali, stipandovi tutti i dischi dei dizionari e del mio web site. e nel mio blog in rete avevo preservato ogni mio resoconto indiano, ma che vertigine stordente, quando la memoria  ritrovava  le capacità di ripercorrere i dati che potevano essere finiti perduti, di risalire a quanto di irrimediabilmente  scomparso  veniva a mancare all’appello, ogni immagine che negli ultimi viaggi avessi scattato in Delhi dei monumenti islamici e moderni ignoti ai più, tutte  quelle, preziosissime e altrimenti irreperibili,, dei templi hindu che avevo ritrovato con Kailash nei dintorni di Mahoba e di Chitrakoot, senza il cui supporto ogni mia ricerca in corso da ultimare restava un sentiero interrotto, per riprendere il quale, al mio ritorno in India, avrei dovuto ripetere i viaggi e riscattare ogni foto, con nuovi apparecchi dall’acquisto proibitivo,
Per giorni, finora, come tutt’ora accade,  ho seguitato a compiere ogni cosa che avessi da fare e a conservare i contatti indispensabili come se sopravanzassi in uno stato di leggera morte,  in cui la rimozione dell’accaduto si faceva confuso distacco e indiana rinuncia, senso di liberazione dai vincoli dei miei attaccamenti, quasi che la perdita mi avesse alleviato  del loro fardello di scritture e immagini in surplus, e come la falena al fuoco di una lucerna io bruciassi più inconsistente ed evacuato, nel vuoto del mio annientamento in corso. Mi ha sostenuto in tale precipizio la ritrovata immersione nell’universo librario, in Schopenhauer, don Milani, Mandelstam o Kushwant Singh, miei ritrovati autori.
Con il piacere, nei miei contatti con chi ho di  più caro in India, che Mohammad abbia ritrovato la via della scuola, e che mi sappia dire dei più grandi poeti in urdu, di Mirza Ghalib come di Mir taqi Mir, citandomi di Mirza Ghalib due splendidi versi che ho ritrovato in una versione inglese “Let me get drunk in the mosque, /Or show me the place where God abstains!”




Sento come  la mia bocca è cucita

Sento come  la mia bocca è cucita
Dai mille strappi se prendo a parlare,
Ma pur risuona all'unisono l’anima
è la pallottola nelle carni recluse , il lacerato corpo
la mano che sanguina recinta di spine,
tra i flutti del mancato approdo
il cordone ancora tra la madre e il figlio,
tale e tanta
è la scaturigine sorgiva,
la confidenza  che il sale di ogni lacrima sarà raccolto,
e la  luce più ardente sarà ogni morto bambino.
Così affronto il corso dei giorni,
la desolazione del riapparirvi  tra le stesse mura
nel cumularsi di polvere ed anni
su ogni cosa ripresa e dismessa

nella stanchezza più  lenta che riapparecchia e risciacqua
finché squilli la voce al telefono,
amore di nuovo tutto ravvivi.



,
NOTA. Cassandre , noi che vediamo le cose più per tempo
senza poterci farci niente
stesura originaria 11 settembre 2017




A Marco Lovisolo
Mi hai chiesto se intendo scrivere un libro sull’India. Ho già composto numerose Liriche indiane, in forma di Ecloga e di Idillio, e seguito a tradurre in copiose pagine di diario la mia esperienza viva dell ‘India, cercando di renderne memorabili le persone che vi assisto e che vi amo Sono inoltre almeno 60 gli scritti, più o meno lunghi, e da rivedere tutti, che ho redatto durante gli ultimi anni sull’architettura indiana, i templi hindu in particolare, a seguito di una passione cognitiva ( concretatasi nella creazione per il mio amico Kailash di un autentico centro di viaggi culturale, gloriosamente fallimentare ed ora temporaneamente chiuso ) che è divenuta conoscenza archeologica di assoluto rilievo, almeno quanto all’area cui per le mie condizioni economiche ho dovuto restringere le mie ricerche. Si tratta in particolare del Madhya Pradesh, da Morena-Gwalior fino ad Amarkantak, e di Delhi nel suo patrimonio architettonico del passato e contemporaneo. Solo che nella mancanza di sostegno tale ricerca ha subito in me un collasso ed ora è in fase di stallo. In ogni modo, nonostante il bisogno economico impellente– ho almeno due famiglie che da me dipendono in India, e in Italia grava anche  su di me mia madre invalida- io non riesco a farmi valere e non me ne faccio una ragione, nella mia impotenza preferendo restare anonimo nei miei scritti sorgivi che estrapolarne romanzetti di un qualche successo, anche per la mia convinzione che solo finchè vivrò sotto pressione e in stato di indigenza, solo finché resterò sommerso e disconosciuto e marginale avrò vena ispiratrice . Quale che sia il valore delle testimonianze scritte della mia vita mi sembra che rientrino nel decorso di un destino cui non mi è dato di riuscire a porre rimedio, di un’impasse e di un’impotenza di fondo insuperabili, che eppure in me convivono con “ una speranza oltre ogni speranza” Vuoi che non soffra, che tutto ciò che ho espresso, resti in me come una infinità di creature morte che non viene mai alla luce della condivisione? Sapessi che sgomento è ogni loro singola riesumazione, sia che me ne deluda l’esito o che me ne emozioni la bellezza riemersa, che abissi vi scopre ogni volta il mio perfezionismo, in cui brama e trema di addentrarsi. Non so da quanto tempo io abbia ripreso continuamente riprenda ciò che ho già scritto in passato. Grazie per il tuo intervento e il tuo riguardoso rispetto. del mio stato di cose


































Quando ieri pomeriggio sono riuscito a contattarlo di nuovo al telefono, il ragazzo Mohammad  tracimava di una gioia che  da che ho lasciato l’India non era trapelata  in  precedenza.  Tutte le volte che gli avevo chiesto come stesse, “ stanco”,  era stata la sua più frequente risposte monocorde, prima di lamentarsi di quanto fosse stremato dal lavoro in hotel che gli imponeva Manoj, o  “ so so”, “ ton ton”, ”così così”, aveva smozzicato, per poi sfogarsi  con me di come Manoj lo trattasse come uno schiavo. Da che gli aveva rotto una vetrata, lo scherano  sembrava avere perso ogni stima e riguardo nei suoi confronti. Ma non era perché l indomani sarebbe stato l’ Indipendence day in India, e perché tali festeggiamenti avrebbero  coinciso con il giorno del compleanno di Krishna, che Mohammad era esaltato nella sua voce. “ Per me ora i giorni trascorrono tutti uguali, non conosco feste, dal mattino alla sera vivo in hotel come una prigione”  Già, in una prigione  com’io qui in Italia, dove per aiutarlo insieme con Kailash e la moglie e i suoi figli, senza  che da mio fratello e mia sorella mi sia dato di allentare gli oneri  della cura di mia  madre, da che vi ho fatto rientro dall’India vivo confinato in casa ogni giorno, uso gli psicofarmaci per ridurre i tempi della veglia e del bisogno, confidando solo nei miei sogni, quando a volte mi capiti di averne,  per ritrovarmi altrove per le contrade del mondo,  così come Mohammad  e la sua famiglia i mesi scorsi dormivano quanto più potevano,  per avvertire di meno i morsi della fame nell’indigenza  acuitasi. In tale deprivazione  sono riuscito a tal punto a non farmi piacere più niente e a non avere interesse per null’altro   che non siano i contenuti dei miei libri e del mio impegno civile, mi sono talmente sublimato in un  distacco che non è più rinuncia ma repulsione di tutto, che al sorgere del giorno, o nel primo pomeriggio, mi è impensabile anche solo dispormi a  prendere il treno per le città più vicine, o  consentirmi di sostenere  anche  le spese  della riparazione o del cambio della ruota storta della mia bicicletta, per andare liberamente  in giro, almeno un  giorno, per le campagne e gli argini della piana padana nella luminosità ferragostana. Tutto mi grava e mi  stomaca di quel  che abbia un costo, e solo così estirpando ogni svago o divertimento, ritrovo agio o conforto nel ritrovarmi ogni giorno solo con me stesso al computer,  senza che mi strazi il succedersi, per me  inerti  e vani, di giorni di sole così meravigliosi, quasi godendo di sapermi ritrarre da essi dietro le mie cortine tra le mie oscure stanze, in un corpo che mi è divenuto anorgasmico. Ma  infondendomi  una sorta di riviviscenza, Mohammad  mi dava palpiti di trepidazione, in quanto  aveva la nuova da darmi che un’altra giovinetta aveva preso il posto di Mouskan nel suo cuore.  Abitava nel villaggio vecchio di Khajuraho,  ed era hindu. Il ragazzo si stava di nuovo votando ad un amore impossibile, con una vocazione allo strazio oltre ogni limite. La stessa Mouskan, pur se islamica, non solo era di una casta superiore alla sua, ma  con gran sua sorpresa  durante i nostri ultimi giorni in Khajuraho gli si era rivelata di famiglia sciita, senza che Mohammad avesse mai avuto dubbi che come lui anch’ella fosse sunnita. In realtà ciò che ancor più e per davvero rallegrava Mohammad, nel suo egocentrismo ludico, era il nuovo  smartphone che poteva ostentarmi,   mentr’io  nemmeno ieri, in serata, in nessuno dei centri commerciali visitati,  mi sarei consentito di sostituire quello che mi era stato rubato alla Stazione Centrale di  Milano al mio rientro dall’India , insieme con la fotocamera  ed i due miei  computer. Di che magie grazie alle applicazioni del suo smartphone Mohammd fosse capace,  l’ ho sperimentato ieri sera, il giorno seguente,  quando mi ha videochiamato in face book dopo che al telefono scherzosamente mi aveva detto che ero un vero “madarchod”, se come gli ho confidato mi ero appena  bevuto una birra, la bevanda ch’è assurta per lui a miraggio, da che  per i suoi costi che per lui sono proibitivi non avevo voluto  offrirgliela da bere in Khajuraho.  Sullo schermo in cui mi riappariva  nella sua  meravigliosa bellezza, il suo volto assumeva le parvenze di un gatto che poi gli si accoccolava sulla testa, egli sputava fuoco, irrorava goccioloni di lacrime, era una fiorita ed  una pioggia di cuori e cuoricini,  in cui il ragazzo mi diceva  di nuovo tutto il suo amore.  E a scuola? Il discorso rimaneva un punto interrogativo in sospeso,  perché al solo fargliene cenno il ragazzo si dileguava in rete.
Sul suo conto Kailash  era irremovibile, nel diffidarne, quando oltre le otto di sera lo ritrovavo puntualmente  di servizio all’Hotel Harmony.  Che i padroni di Kailash lo rispettino e lo stimino, la loro considerazione sul suo conto è troppo importante per lui, perché trovi il modo di lamentarsi che lo paghino solo 4.000 rupie al mese e solo quando fa comodo a loro, che  il suo lavoro non conosca  orari, che dopo avere avvivato il fuoco della caldaia alle cinque del mattino con sterpi e bronchi di legna, alla partenza  dei clienti coreani sia stato trattenuto in hotel fino all’ una del pomeriggio  per pulire  più di  venti stanze. “Kailash, è bene che tu sia importante per loro, tu sei veramente, veramente una brava persona, amico  mio, ma se per davvero ai loro occhi è alta la tua reputazione, è bene che ti paghino in tempo alla fine di ogni mese,  dandoti di più per il tuo overtime work “.  ( Anche ieri, rispetto ad oggi martedì 22  agosto che trascrivo tali cronache, Kailash si è prosternato al telefono in tutta la soggezione ai suoi padroni   cui lo  inflette il suo senso del dovere . “ Gli altri in hotel stanno seduti, parlano, non fanno niente se non glielo dico io. Vi vengo invece  per lavorare, io, non sto come loro a dormire la notte, resto sveglio per vedere se arrivano auto di turisti,  a portare l’acqua in stanza ai clienti indiani, up, down, up, down, su in cucina, giù in camera.  “ “ Kallu, non puoi fare presente al tuo padrone  quanto lavori al posto degli altri?” “ No, non è possibile, perderebbero tutti il loro lavoro….Ma tutto questo mi fa solo arrabbiare di più con me stesso, siamo nel tempo del  Kali Yug, e se sei onesto, non ti credono, ti credono solo se sei un ladro… “.  Questa mattina, di martedì, avrebbe  goduto di uno spiraglio di libertà,  e finalmente dopo mesi e mesi sarebbe potuto tornare  al tempio di Hanuman che è presso il villaggio in cui è nata sua madre, confidando di ritrovarvi la quiete e la distensione mentale, ma a seguito di un giorno e due notti di lavoro continuo”. “Il padrone mi ha detto che mi vuole già prima di stasera… Non importa se non ci sono clienti…”.
 Che dirgli, di più, se non che faccia pure tutto quello che in ottemperanza a quello che gli ordina il padrone la sua coscienza gli dice dicompiere, se solo così egli sente di agire bene e che il suo karman si fa assolvimento del  dharma. “ Invece di arrabbiarti pensa che è perché sei così come sei , che hai il mio aiuto e la mia amicizia.”                                                                                                               “ Anche il padrone si dà da fare tutto il giorno per l’hotel, il lavoro è oramai la sua preghiera. l’hotel è per lui come il suo tempio …”
Quanto tutto mi peserebbe di meno,  se egli e Mohammad  avessero per me anche solo l’ombra del  rispetto che li fa servi dei loro padroni ( li asservisce ai loro padroni ), mi rammarico ogni volta che  non mi contattano e sono io a doverli ricercare, prima che ogni cruccio passi come ne risento le voci. Se però prima ho telefonato a Mohammad, devo usare poi tutte le circospezioni del caso con Kailash, dato che nel  ragazzo non ha minimamente  la fiducia umana che ripone nel padre. E’ tale sua stima e il senso del rispetto che deve a ciò che intercorre tra me e Mohammad, che per la mia più grande soddisfazione ha condotto lui che è hindu a cooperare con un capofamiglia musulmano, affidandogli  la guida del nostro  autorickshaw dopo essersi dato da fare inutilmente, in tutti i modi,  come di certo non avrebbe fatto nemmeno per se stesso,  per trovargli a mie spese in Khajuraho  un negozio in affitto “ Lui mi piace  come persona, “ he ‘s a  simple  man”,  non è un “madarchod” come il figlio,  nei cui riguardi risfodera ad ogni occasione  l’ostilità che come tra cani e gatti  vige in India tra hindu e muslim.  “ Sono contento del padre,  e non mi arrabbio se perdo clienti per  il suo modo di fare, perché magari non sa niente di inglese e non conosce i luoghi dove vorrebbero andare”. In  direzione delle  Raneh falls l’ uomo nemmeno  si è fermato, quando i turisti gli hanno gridato “stop”,  di  arrestarsi ad un villaggio lungo il percorso. “ A volte mi preoccupa “ di lui ha detto Kailash con simpatia. Chiede i soldi del pick up o dei sightseeings  come fossero una bakseesh, un’elemosina. Ma non è per me un serio problema. Ciò che  non deve fare è impegnarsi a sostegno di altri autorickshaw -wallah che non possono trasportare tutti i turisti che si rifanno a  loro, quando l’ho  già chiamato al telefono per  qualche cliente più tardi del mio hotel”.  Per quest , gli ho suggerito, così scoprendo  il suo solito punto nevralgico, doveva rivolgersi  direttamente a Mohammad, che avrebbe potuto insegnare al padre i rudimenti di inglese  che gli servivano,  e  come comportarsi con più animo con i clienti.
Mi congedavo con una serie prolungata di ciao anche da Kailash,  al solito tik-è, che tutto va bene, per Poorti e per Chandu come per Vimala ed Ajay,  confermandogli che  mia madre era ugualmente in salute. Avrei poi ripreso le pagine di Zimmer su arte e Tantra Yoga, involandomi verso il  mandala architettonico di Borobudur,  per il tramite delle illustrazioni magnifiche de “ Il viaggio dell’arte Indiana” nell’ Indocina. E stamattina mi sarei risvegliato al far dell’alba nelle plaghe stupende di Pagan, risalendone con lo sguardo, insieme con il sole che tra le nebbie della giungla ne raggiungeva l’accesso più magnificente, ad una ad  una le terrazze fino allo stupa finale,  nella gloria aurorale di tutte le altre sommità templari che riapparivano a perdita d’occhio tra la boscaglia.





Ultime cronache dell’India
30 agosto 1 settembre 2017


L’ ultima volta io  ed Ajay ci siamo intrattenuti  al telefono assai più del solito, complice la sua difficoltà  ad esprimermi  l’opportunità che gli offe l’esame di stato che dovrà affrontare al decimo anno di corso, ossia   la chance di ritrovarsi condonato l’esito negativo in una materia. Quanto al fratellino Chandu,  mi ha detto che a volte capita pure che  si intrattengano nella lettura del Panchatantra, mentre la sorella Poorti è  oramai  autonoma del tutto.  Il ragazzo l’ho confermato nell’amore del padre, che Ajay  ritrova in casa solo quando Kailash vi torna a dormire,  seguitando egli in hotel a lavorare  di notte, a differenza di Ajay che lasciata la “Casa di William” ha ripreso la scuola e segue un corso di informatica. L’ ho volto, temo  con scarso esito,  a  cooperare con la madre in cucina e nell’uso della lavatrice, il che le risparmierebbe  di dover tenere i piedi in ammollo, con il rischio che le si infettino.  Ma detteci queste cose, mi ha tenuto sulla corda nel chiedermi  la disposizione dei negozi nella mia città, come si differenziasse da quella in Khajuraho e nelle città indiane in cui è stato con me e con il padre. Niente bazar, gli ho detto,  i negozi vi si succedono  l’uno all’altro o alternati a case di abitazioni ed officine lungo le strade, c’e il supermercato per gli acquisti domestici, e quello a cui vado è  proprio di fronte al retro del mio stesso appartamento, per quanto debba aggirare mezzo condominio  per pervenirvi, ma per spese quali quelle di smartphone e di tablet , o del mobilio per la casa, devo recarmi nei grandi ipermercati fuori città, nei centri commerciali che essi sì, cinesi od occidentali, avevano attinenza con i bazar. Tale curiosità di Ajay mi ha sorpreso, ma  all’atto stesso di chiedermene le ragioni credo di averle bene intese: il padre,  Kailash,  disattendendo  i miei consigli, volti ad evitare delle  false aspettative nel ragazzo che avrebbero potuto distoglierlo dagli studi, gli  aveva  confidato che avevo individuato delle possibilità che il giovinetto potesse emigrare e venire a lavorare legalmente in Italia,  ed ora Ajay a quanto pareva vi si sentiva già di casa. In realtà alla Cgil mi avevano fatto addirittura il  viso torvo  quando avevo chiesto se  fosse possibile che Ajay potesse arrivare  in Italia non come un clandestino: e a fare che cosa? Mi si era chiesto a brutto muso, a lavorare nei campi per tre, quattro euro all’ora, favorendo il ribasso delle paghe  salariali sino a retribuzioni infime? Più possibiliste mi si erano mostrate  le due giovani del settore migrazione della Cisl: una via v’era, occorreva che  trovassi un datore di lavoro che fosse disponibile ad assumere il giovinetto per un lavoro stagionale nelle nostre campagne. La  certificazione del  suo assenso  gli avrebbe consentito di  soggiornare in Italia 9 mesi. Durante tale permanenza, se avesse lavorato per almeno 39 giorni, Ajay   avrebbe potuto addurre tali giorni lavorativi a supporto d’una richiesta di permanenza prolungata  per più anni,  qualora questa si fosse accompagnata ad un  contratto d’assunzione in un qualsiasi mestiere a tempo indeterminato.  Ho chiesto l’aiuto di un mio ex studente sik, Hardeep, perché potesse  indicarmi qualche referente della sua comunità. Il giovane mi ha fatto prontamente sapere che nella Bassa della nostra provincia era  possibile trovare lavoro nella raccolta della frutta. La domenica seguente un articolo di uno dei due giornali locali mi avrebbe portato alla scoperta che la maggiore raccolta stagionale che utilizzava braccia straniere, perché nessun giovane autoctono se la sente di sopportarne la fatica dal far dell’alba  fino a sera anche di sabato e di domenica, era quella delle melonaie nel Sermidese, ove nessuna  macchina poteva supplire ancora l’ uomo nell’accertamento  di quanto fosse o meno maturo ogni  frutto , come fanno i migranti tastandoli.  Al raduno antifascista di alcune settimane or sono è  concorsa anche  una delegazione di sik, a nome dei 140 che avevano perso il loro posto di lavoro in una fabbrica del Viadanese.  E quanto all’ipotesi ventilatami  di richiedere un soggiorno temporaneo per un lavoro stagionale,  da parte loro mi si diceva che il lavoratore stagionale deve venire e fare ritorno tre volte in Italia dal suo paese, prima di poter accedere a un lavoro più duraturo.  Tempi duri, durissimi, questi, per chi straniero voglia avventurarsi in  Europa, dove  la canea  xenofoba gli immigrati li vuole fuori o morti, Poi nella realtà dei fatti si vuole in effetti che in quanto clandestini siano  costretti ad accettare i lavori più duri nelle più dure condizioni di vita, proprio  in  ragione di tale ostracismo .
Cosi dei miei cari in India, solo le  loro voci e le loro immagini potranno raggiungermi,  per quanto lo consentono i nostri contatti  telefonici, la stessa loro disponibilità  volermi sentire di nuovo,  nelle restrizioni a  cui Mohammad e  Kailash sotto sottomessi  dal loro regime lavorativo. L’altro giorno quando ho rivisto per alcune decine di secondi Mohammad, ( prima che ieri la sua calda voce mi intenerisse sulla sua fragranza di ragazzo),  egli mi ha porto la guancia come per un bacio, e quando i miei baci io glieli ho trasmessi dalla bocca in una fioritura cadente, egli scherzoso mi  ha fatto cenno alla videocamera sovrastante di sorveglianza, prima di  oscurarsi e sparire dallo schermo.  Quale intima confidenza , poi, nel farmi partecipe del fatto che oggi  erano arrivate  nell’home stay  due prostitute con cinque uomini, e che egli era rimasto “horny”, arrapato, quando è stato chiamato in camera ed ha visto che una donna aveva il pene già introdotto nella vagina. Mentre sul dizionario  venivo ritrovando  che mai significasse il termine “horny” di cui Mohammad era incredibilmente a conoscenza,  mi preoccupavo delle conseguenze dell’accaduto per il ragazzo, che ancora ne era talmente eccitato. “ E’ la prima volta che lo vedo dal vivo, un pene nella vagina, mi diceva, lo sai che io sono vergine”.  Poi con una fiera fermezza soggiungeva “ E voglio rimanerlo fino al mio matrimonio” “ Mohammad, ma sei ora sicuro di volerti sposare? “ “ Non cambia niente  rispetto alla mia volontà”. “ Mohammad, l’ importante è che il sesso  per te resti un’energia pura, che non diventi”dirty”,  cosa sporca”. “ Certo,  Il sesso unisce l’ uomo a Dio, e va unito con l’amore”.  Per Id  il ragazzo sarà di ritorno a Kanpur, un giorno o due,  e coglierà l occasione della ricorrenza religiosa a per ritrovarsi con la nonna e con la zia cui è appena nata una bambina. Vacci, caro ragazzo, evanescente come un sogno nella tua tenerezza  carnea, io vorrei tanto che la tua consapevolezza triste evaporasse  nel più  bel gioco continuo, come quando  al mio invito che tu leggessi e  mi  facessi avere qualche poesia dei grandi poeti urdu, di cui ben sai, Mir Taqi Mir , Mirza Galib, “ Dei poeti?  Ma li leggono i vecchi” mi dicesti.
Anche Kailash ora è alle prese con le videocamere istallate in hotel dovunque dal suo padrone più giovane. e anche da casa sua costui,  o chi altri per lui,  può spiarlo  nei suoi passi, in tutto quello che fa ovunque sia nel’hotel, eccettuate le stanze dei clienti. I primi giorni,  rispondendomi o videochiamandomi dall’Hotel adiacente, diceva di sentirsi nel suo di hotel come in un  jail. Ma vedo e sento che l’amico  ha già preso le misure, avvalendosi dell’amicizia e dell’ ospitalità che nell’hotel accanto gli offre Monu, Coca cola man, come l ha denominato,  giacché era il caro, e davvero bel ragazzo, che la sera ci andava a prendere a mezzo paese di distanza la coca cola che poi bevevamo tutti e tre insieme.  Ma  Kailash soprattutto interiormente resta asservito all’hotel, al punto che se gli chiedo se vi siano problemi, prima ancora di dirmi della nostra famiglia,  è all’andamento dell hotel Harmony che si rifà,  preoccupato quanto i suoi padroni del calo delle prenotazioni.  No rain, no business, no tourists. Nella loro diminuzione ( correlata) l ‘universo mondo si squaderna:  vi sono tensioni  ai confini tra Cina ed India in quest’estate del 2017? Non ci sono in albergo più presenze  di cinesi,   mentre,  pur se più rarefatte, seguitano invece quelle dei coreani, per nulla allarmati di strepiti e missili di Kim Jong-un, intanto che  dall’ Europa ripiegata dentro le sue cortine di ferro sono sempre di meno i viaggiatori che arrivano . Si sono susseguite intanto le nuove festività,  Rakshabandhan, la festa di fratello e sorella , dopo che il giorno prima in Khajuraho era stato di nuovo celebrato il dio  Krishna, le donne si erano riunite tutta la notte fuori di casa, digiunando,  e preparano una jula ( un’altalena) per il dio, fatta di corde e tessuti. Il diciottesimo giorno successivo a Rakshabandan era stato festeggiato il  compleanno di Krishna, Janmashtami,  prima di quello di Ganesha , il Chaturthi ,  ma per il mio amico le feste delle sue divinità erano trascorse come acqua sulla pelle. Ciò che solo  importava per la sua devozione era che martedì scorso avesse potuto tornare in preghiera al santuario del dio Hanuman ch’è presso il villaggio della madre, dove si erano a suo dire sanati  i suoi turbamenti mentali. Di  ciò che sia intanto accaduto fuori dell’ hotel e che abbia terremotato  il mondo,  o sommosso anche  in casa  l’andamento dei prezzi,  niente fino a due giorni or sono è parso inquietarlo più di tanto,  né le nuove tassazioni dei beni imposte da Narendra Modi, e gli aggravi a cascata che ne sono conseguiti nella discarica degli oneri, per cui le bollette della luce si sono  vertiginosizzate, né che la carenza di piogge del Madhya Pradesh già pregiudichi i raccolti di lenticchie e sesamo di chi non dispone di pozzi o dell’ acqua di dighe e talab, nemmeno che alla fine del mese scorso in Khajuraho  sia avvenuta l’ uccisione di un ragazzo da parte di un suo coetaneo con una coltellata, nel villaggio vecchio all’ uscita dalla scuola. Ma si era trattato di un regolamento di conti tra  figli di brahmini, uno dei quali, il padre dell’uccisore, stando a Kailash  e’ un vero e proprio mafioso Appartenendo uccisore e ucciso alla stessa casta non si era scatenato il subbuglio che si sarebbe verificato se ad esempio la vittima fosse stato uno kshatrya,  ossia uno della casta dei guerrieri, o peggio ancora un muslim,  a vendicare il quale  sarebbe concorsa la stessa  comunità islamica di Rajnagar. Ma due giorni or sono Kailash mi ha parlato di quanto fosse accaduto gremito di angoscia: a causa del solito incidente in motocicletta era morto un cugino giovanissimo,  per parte del padre, di  Ashesh che a noi è quanto mai caro e affezionato, il figlio  della sorella del mio amico. La sua tristezza era sconfinata, si affliggeva  anche  della degenza  a lungo termine della giovane figlia di un vicino di casa la quale solo da pochi giorni aveva avuto un figlio. Il sangue della donna  a suo dire il si convertiva in acqua. Egli si sentiva in dovere sia di recarsi nel villaggio di Srinagar presso la famiglia della sorella , che di accorrere  al capezzale in Jabalpur della ragazza. Quanto a costei  si riteneva obbligato a tal punto non solo perché la famiglia  della giovane era della sua stessa casta di barbieri.  Era successo, otto anni prima,  come Kailash  mi ha confidato con una voce continua che non intendeva lasciarsi rompere dalla commozione,  che il padre della ragazza l’aveva aiutato a trasportare nel villaggio di Byathal il corpo cadavere del nostro bambino, Sumit, amore mio caro ora e per sempre. Così dicendomi mi ha fatto sapere dove del piccolo fosse avvenuta la cremazione,  che della sua morte è quanto non ho mai osato  chiedere. A casa della sorella sarebbe in realtà andato il padre di Kailash, mentre l’amico ieri lo ritrovavo al telefono in hotel,  intimamente ancora turbato.“ Nobody knows  what  can happen” mi ripeteva.“ Kailash, lo pregavo,   la vita è qui  e ora, sii felice di questo momento,  di quanto sono belli i nostri bambini, di quanto stanno bene e crescono sani, bravi e felici. Ringraziami con questo del mio aiuto”.
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Kallu stasera mi ha passato più volte Monu al telefono, talmente  lo adirava  ciò che aveva da dirmi, per cui  in precedenza mi aveva  anticipato  che non poteva rispondermi. In tre ore aveva appena assicurato per strada un nuovo gruppo di turisti indiani al suo hotel, per un provento di 5.000 rupie, che è più di quanto guadagna in un mese,  dopo che in settimana aveva intercettato due gruppi di oltre dieci persone ciascuno ,  dal  cui pernottamento l’hotel Harmony aveva  tratto  un ricavo di 24.000 rupie, che è quanto per  guadagnarlo  gli occorre lavorare per sei mesi, e  non aveva ricevuto in hotel né riconoscenza né  sostegno.
“ Perché  ti dai così tanto da fare? “ a provocarlo gli aveva detto chi avrebbe dovuto dargli una mano  all’arrivo dei turisti.
“ Nessuno fa niente. Io solo lavoro per il padrone,  ricevo i turisti, porto loro l’acqua in camera.  Io solo vado in strada a  cercare se ve ne sono arrivo. Chi dovrebbe aiutarmi sta già   dormendo,  mentre io me ne sto qui  fuori  per vedere se ne arriva  ancora qualcuno. E alle tre di notte mi alzerò di nuovo”.
La solita storia a ripetersi.
“ I work honest and they don’ t respect me”
“E al padrone l’hai detto?
“L’ho detto, al padrone giovane, che non ricevo sostegno, that they don’t give me support”. Ma non è servito a niente”
Kailash era furente nel dirmi come di notte l’altro bevesse invece di lavorare.
E dirlo al padrone anziano?
“ Quel madarchor perderebbe il lavoro e ne farebbe con me un “ drama”
“ E   non  puoi ordinargli di fare quello che non fa?
“ Non  posso, è un brahmino”
“ Kailash, gli ho detto, tu sei davvero un grande lavoratore. Anche troppo. Ora spendi quasi tutta la tua vita per il tuo padrone.  E ‘il tuo karma, il tuo dharma, e tu non puoi che seguirlo, che fare così.  Inutilmente io ti ripeto ogni volta che dovrsti avere più a cuore la famiglia. Ma se le cose non cambiano e la tua mente ne è solo arrabbiata,  trova lavoro in un altro hotel e non andare più in questo. Vedrai come il tuo padrone poi reagisce”
In  realtà Kailash era furente non meno con il suo padrone che con l’altro lavoratore sfaccendato,  ch’era  intento frattanto a dormire.
“Quando domenica sono rientrato da Srinagar, dalla cerimonia in casa di mia sorella e di Ashesh, non c’era nessuno in hotel, era vuoto. Io l’ho riempito ma il padrone non mi ha detto nulla. Egli non s’arrabbia con me, come con gli altri.” He don t become worry.” Ma non mi dice mai “ good,  tik-è Kallu”
“Non ti dà mai soddisfazione. E  nelle tue tasche non entra una sola rupia di più, vero? Che tu lavori ore in più oche  gli  assicuri clienti…’”
“ No. E invece come sono assente un giorno subito mi tagliano il salario”
  Così era l ‘India,  gli ripetevo con lo stesso  Monu, e di certo non solo l’India
“ Kailash, come ti ho  già detto tante volte, la nostra famiglia è la cosa più importante, pensa di meno all’hotel e  agli interessi del tuo padrone. E mantieniti calmo, soprattutto. Quando diventi come adesso, pensa allora ad Ajay, Poorti, Chandu”

Kailash mi salutava con voce addolcita e mente più calma. E per me era tutto per questa notte.


Settembre 2017

Dal tono delle parole, da ciò che mi diceva,al telefono  Mohammad  ieri si mostrava asettico a ogni dolore.
Eppure , pur se con una dolce melodia, un suo video in face book  contro l’aborto mostrava  come il feto viene fatto a pezzi nell’interruzione di una gravidanza.
Erano più giorni che non lasciava l’ hotel, perché  il giovane che è di turno la notte doveva assistere la nonna  morente. Ma non sembrava pesargli la permanenza forzosa “ Mi trovo meglio in hotel che a casa mia”. Si dimentica a volte perfino di mangiare  talmente è preso dal lavoro
E  non era in stato di tensione con il padrone Manoj. che gli aveva riconosciuto la sua onestà.
“ Penso che per lui tu sia onesto  perché  lavori seriamente. Ma tu hai anche  grandi capacità.
“Anche questo me l’ha riconosciuto.  Gli ho detto, però, che se lavoro duramente, per un giorno, per due, per tre, non ho più forze poi. Meglio  che lavori duro  un giorno, mi riposi un pò l’altro, e poi ci dia dentro di nuovo”
Stavo per aggiungere che forse a Manoj sarebbe andato meglio un lavoratore meno intelligente di lui, quando mi ha raggiunto la  rivelazione “ Sai, Rico, I ve lost my virginityi”
Non mi restava che lasciare che  Mohammad mi dicesse tutto quello che gli veniva da dirmi
“ E’ stata la settimana scorsa, o l’altra , non so più. Ci siamo ritrovati nudi ed è successo tutto. Anche lei, che ha sedici anni, ha perduto la sua verginità. Il giorno dopo il mondo, la gente, tutto  mi sembravano come  nuovo. E’ stato un vero paradiso. Anche adesso è come se ne fossi  ubriaco..”
Gli ho chiesto solo se si trattava della stessa  giovinetta  della vecchia  Khajuraho con cui era entrato  in relazione.
 No, era di Sewagram, una  delle ragazze delle case di fronte all’hotel che avevano intrapreso a corteggiarlo.
Mi avrebbe inviato un movie con i loro preliminari. Vi avrei ritrovato solo ancora tanta tenerezza.
Tante cose mi affollavano l’animo che volevo chiedergli, quanto a che ne  fosse  più di M., della  ragazza della vecchia Khajuraho che era subentrata nei suoi affetti, se quella che aveva deflorato era hindu o muslim.
Ero sgomento al pensiero delle infinite  possibilità insidiose cui  aveva aperto il varco, lui così bello, così vagheggiato,  che solo   la primavera scorsa, stremato dalla miseria,  si credeva senza più vita  e respiro d’amore.
 E non gli sovveniva la cruda  consapevolezza di che cosa significa in India togliere ad una sedicenne la verginità?
Quel video di una durezza  angosciante contro l’aborto,  era forse premonitore  di ciò in cui lasciandosi andare  poteva essere finito per incorrere?
Nemmeno a pensarci, mutando argomento,  di parlargli della scuola.
Nello stato in cui  ero caduto, l’ ho pregato di contattarmi già oggi.   “Anas, my dear, contact me , please, at every time you like. Ciao Mohammad. I miss you. Like the bee its flower”
Quando mi ha videochiamato era all’esterno dell’home stay, ed  in India era già  notte inoltrata.  Le sue care sembianze si incoronavano di fiori, di cuori d’amore, si facevano stravolte, si tramutavano in un ghigno malefico, mi lanciavano fuoco, fluttuavano tra pesciolini in uno stagno d’acqua.”. Mi è stato possibile solo chiedergli  quando mi avrebbe inviato il  video, dirgli che solo quando mi fosse pervenuto il visto avrei potuto decidere la data del mio ritorno in India . E una volta ricevuto il video,  tranquillizzarlo quanto all’uso che ne avrei fatto” Thanks Anas for your dear beautiful movie. There is many tenderness. In any case  I know that I ‘ve to  keep  secret the identity of the very beautiful girl.  Unfortunately if you are drunk with love, I  m unorgasmic by my tablets.  Ciao, my dear.”.











Quanto, in queste settimane, con  l’essere e la vita di Mohammad  ha mutato e il mio rapporto con il giovane uomo che lui ora è diventato, mi ha talmente  sommosso in ciò che io sono da un’intera esistenza ( da tutta una vita) , che è passato per me  in subordine  ciò che di tremendo Kailash  mi ha detto che nel frattempo è successo in Khajuraho.Trafelato ,me l’ha fatto sapere  di rientro dal luogo dove era avvenuto il ritrovamento atroce che l’aveva sconvolto: lungo  lo specchio lacustre del  talab che ne fronteggia il negozio, ora chiuso, presso la discarica che precede la via che reca al tempio delle Chausat Yogini , quello della testa decapitata di un giovane già in stato avanzato di decomposizione, che dei cani si stavano disputando a brandelli.
Giorni prima mi aveva detto dello stato di angoscia in cui per la scomparsa del figlio era precipitato un nostro conoscente occasionale, con il quale avevo avuto modo più volte di interloquire perché ripetutamente aveva offerto a Kailash  per il  suo handicrafts shop gli abiti indiani  di un negozio che aveva chiuso da tempo, per aprire anch’egli un home stay in Khajuraho. Il giorno dopo risultava accertato che la testa era quella di suo figlio,  il cui corpo amputato di un braccio era stato ritrovato negli spazi del melaground retrostanti  l’hotel  dove lavora Kailash.
La notte seguente Kailash avrebbe avuto paura a dormirvi da solo in hotel, per il timore che il  preta, o fantasma del ragazzo, vi si addentrasse per aggirarsi straziato  nei luoghi del suo omicidio. “ Lo sai, che senza luce ho paura anche a raggiungere il bagno, a starmene da solo sul terrazzo a dormire”.
Grida concitate, improperi di Kailash , contro la gente malvagia di Khajuraho, come il misfatto è stato scoperto;  poi l’interrogarsi su come mai, in pochi anni, vi fosse avvenuto di nuovo l’omicidio di un ragazzo: prima il bambino che aveva resistito a uno stupro  di un giovane  appena quattordicenne e che da questi perché non parlasse era stato strangolato e gettato in un pozzo, l’altro ragazzo stuprato da un consanguineo e gettato anch’egli in un pozzo, a distanza, presso  la città di Nowgong, il  giovane brahmino che in una disputa aveva accoltellato un suo coetaneo della sua stessa casta. Con la resa alle autorità di Bhopal del cadavere decapitato e amputato dell’ultima giovane vittima sta calando intanto il silenzio anche su quest’ ultimo orrore, mentre e si è ancora in attesa delle risultanze, tra voci e sospetti piano piano a perdersi.
Kailash seguita nel frattempo a dibattersi in hotel tra le frustrazioni solite : i turisti cui parla onestamente, dicendo le cose come stanno, mentre essi danno retta a chi li raggira e gli  impedisce di trarne un minimo guadagno, i padroni che lo trattano senza il riguardo che per i loro interessi alberghieri egli  serba più di loro stessi, la clientela indiana che lo subissa ancor più di quella straniera con le sue mille pretese, per soddisfare le quali è il solo a darsi da fare.
Il caso estremo è stato un turista belga accompagnato o sposato che sia con un’indiana, che Kailash, prima ancora che in mattinata  costui uscisse d’hotel, aveva messo in guardia dai giovinastri locali, i lapkas,  quanto a  tutto quello che ti offrono e invece ti riservano. Il turista era rientrato sul far della sera del tutto ubriaco, si era chiuso in stanza e non c’era stato verso di scuoterlo dal suo tracollo, invano la sua  lady indiana  l’aveva chiamato e richiamato al telefono, perché quella notte stessa doveva prendere il treno per Varanasi, da dove l’indomani sarebbe ripartito in aereo: che abbattessero pure la porta,  per entrare a scuoterlo e  farlo riprendere. Quando era ancora lucido e in sé  egli  aveva concordato con Kailash che lo facesse  accompagnare  alla stazione  con  il suo  autoricksaw,  ma ne era sopraggiunto  un altro di lì  a poco, oltre le soglie dell’hotel, con il cui conducente aveva disdetto l’intesa già raggiunta con il mio amico,   pur di  risparmiare cento delle  duecento  rupie con lui convenute. Per non averlo tenuto in alcun conto nelle sue avvertenze disinteressate , egli  ha  poi finito per perdere il treno per Varanasi, ha dovuto recarcisi con un auto a noleggio, e se con Kailash aveva risparmiato 100 delle 200 rupie che gli aveva negato per  dell’uso del tuk tuk, tra bagordi e taxi  ne aveva sperperato non meno di ventimila.
Mohammad sarà un enigma al mio arrivo.  Irride i miei timori per quanto è avvenuto,  ne parla ora come di una perdita ora come di un paradiso in terra, di me si prende gioco e quando sembra che solo mi usi, “ lo sai, mi dice e mi incanta, che per me tu sei più che un mio insegnante, che tu sei più che un  amico”.



29 settembre 2017
Nella mia vita sempre più sospesa tra la veglia e il sonno, tra gli incubi  che al di là della morte mi conducono a contemplare la fotografia del  mio volto  defunto,  con mia madre ad attendermi  oltre la soglia, (un altro, più sfocato,  non presenta il lividore tumido per ciò che ho subito di letale), prima di essere avviato al gate numero sei, ove un San Paolo confusionario come don Ulisse mi rabbonisce che scegliendo  la via scontata dell’amore abbia mancato l’accesso principale alla gloria dei cieli, riemergendone  nella realtà diurna  della  mia angoscia e della   vanità di fronteggiarla con il mio impegno civile, illudendomi di potermi così rendere utile e di farmi valere , è a  brani e frammenti che mi perviene la realtà dall’India  tramite Mohammad ed Ajay, in un  ripetersi indaffarato  della vita d’hotel di Kailash in attesa del mio ritorno.
Non meno sorprendente dei miei sogni ossessivi,- che  ovunque stia splendidamente  in vacanza mi fanno ritrovare con compiti ancora da correggere, mentre incombono scrutinio esami liceali cui giungo immancabilmente impreparato e in grande  affanno,  o in  cui rivedo stuprate da bruti,  ai quali  le ho lasciate improvvidamente abbandonate nel sottoponte in disuso,  le sole bambine con cui da piccolo fui in qualche intimità di giochi,-  è  che al mio risveglio io ritrovi in  Mantova e  Khajuraho  lo stesso allineamento turistico,   i due centri d’arte incapaci entrambi di darsi altrimenti un futuro.
Leggevo oggi  sul foglio  locale  di come internet stia riscrivendo l ospitalità della mia città,  sempre meno in hotel, sempre più in bed and breakfast e in appartamenti e case private,  senza però che  aumentino  di un niente  le notti trascorse , e ieri  Mohammad è riuscito solo a dirmi in che situazione drammatica si sia cacciato , per avere voluto dare una mano all’amico Abbaz ad aprire anch’egli un proprio home stay  nel sobborgo fatiscente  della musulmana Manjunagar , forte della sua esperienza  giunta al suo quinto mese presso l’home stay P.* di Manoj.
Ora si dà che Abbaz abbia un cugino che vuole a sua volta aprire un home stay,  e l’avere appreso che Mohammad si sia prodigato a favorire Abbaz l’ha fatto montare su tutte le furie. “  I kill you, I  kill you, mi  ha gridato raggiungendomi  fin dentro l’home stay di manoj,  mi ha minacciato di denunciarmi come un terrorista,  facendomi il nome di un  poliziotto suo amico”
“ Tu terrorista, e come,  vivendo in Khajuraho, tutto il giorno in home stay?...”
  Vengo da Kanpur, e lui può inventare tutto sul mio conto.”
Bilal, il suo parente ricco e influente, si sarebbe dato da fare per evitargli ogni guaio, ma l’ impegno che questi così si era assunto non lo rassicurava quanto invece lo spaventava ancora la veemenza con la quale il cugino di Abbaz  lo aveva investito
“ E dirò, ha anche aggiunto, che fai dei  traffici sporchi con gli stranieri. Mi crederanno, vedrai”
“E Abbaz?
“ E’ tutto dalla mia parte, ha fatto tanto per me.”
Stavo per  suggerirgli di lasciare perdere tutto o di anticipare quello scriteriato recandosi lui, con Abbaz e Bilal, a denunciarne le minacce alla polizia, quando la linea è caduta e non è stato più possibile riprenderla
“ Che vuoi, mi ha detto Kailash , quando gli ho detto grossomodo del fatto,  tutti quelli che hanno delle stanze libere ne fanno in Khajuraho un home stay…”
“ Ma se non avete che indiani in hotel, e non si vedono più stranieri occidentali!” Un dieci per cento del totale dei turisti, secondo i suoi calcoli  aggiornati
“ Ma è folle, Kailash, addirittura in Manjunagar..”
“ Che vuoi, la sai come la penso, Chi ha denaro non sa altro che spenderlo / non riesce a non spenderlo”
Come la Gautam family. Zero clienti in hotel. E intanto a costruirne un altro.
E tra “ corean” o “ indian group”  l’amico se la passa prendendosi  più cura dell hotel e interessandosene più  dello stesso padrone.
“ Ieri gli ho fatto vedere come mi fossi dato da fare a spazzare via  le cimici dalle stanze prima che i coreani arrivassero”. . Khajuraho   era invasa di cimici  ancora quest’oggi,  è a luci spente per non attrarle negli interni,al punto  che mi ha telefonato più volte standosene di fuori dell hotel,  lungo  la jain Road di una Khajuraho abbuiata.
Sono gli indiani i clienti che  gli danno più da fare, con le loro pretese incessanti lungo il corso di  tutta la notte, prima l’acqua, poi le sigarette e finanche le scatole dei fiammiferi da portare loro in stanza.
In compenso sono di meno i grilli salterini, dappertutto, fin dentro le maglie di sotto.  Grilli e  cimici ci sono perché è venuta la pioggia, ma della tanta acqua  che preannunciava il meteo in internet,  ne è caduta   parecchia solo per un’ora. Dalle quattro alle cinque di un pomeriggio.Abbastanza per  assicurare che giunga a maturazione il sesamo  nei campi, troppo poca per le coltivazioni di lenticchie, che andranno perdute nei campi  senza pozzi o non raggiunti  dall’irrigazione.
Nei giorni in cui vorrei tanto essere già da loro, nei giorni della festa di Diwali per la Laxmi puja in famiglia, il padrone giovane pare che lo voglia al suo seguito a Delhi, partecipe come cerimoniere del  suo matrimonio con un’indiana, dopo avere lasciato la prima moglie italiana.
 “ L’ha lasciata dopo essere diventato ricco del suo denaro, vero, Kailash?”
“ Yes, like this” ha annuito Kailash, con cruda sincerità,  come se non sapessi già come  si sono costruite le fortune in Khajuraho   vari  detentori di hotel. Del suo, come di quello di Mohammad, come  di quello stesso  in cui  l’estate scorsa lavorava Ajay. Ma il suo padrone resta il  dio del mio amico. E per quanto gli abbia raccomandato la cura dei nostri bambini, so già che Ajay , in difficoltà con la matematica e l’hindi, non  troverà in lui  l’amicizia fraterna di un soccorrevole padre..

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Da Mir Taqi Mir

E' dal tuo cuore o dalla tua vita
che sale al cielo questo fumo?

Quale tomba di una persona insenziente e' questo cielo
ogni mattino vi ascende un barlume

Non sgomberare le camere del cuore
chi evacuerebbe così una casa?

Quando c'e tensione nella mia testa
c'e' fragore nel cielo

O voce ardente, sta attenta alla tua casa
sale del fumo dal tuo nido

Dove può più andare una persona
se ha rifiutato il tuo rifugio

Sono uscito dalla tua strada
come qualcuno esce dal mondo

Mir, l'amore e' una pietra estremamente pesante


non può reggerla chi sia debole.







Nel rischiararsi del primo mattino
la tua animalità si raccoglie nel tuo residuo calore,
il nient’altro, di palpitante, che ora tu sei al suo amato cospetto,
senza pi§ tue parole che egli voglia piu' intendere ,
il sole dicembrino indiano un trascorso splendore,
al tracimare negli occhi della luce delle acque che le nebbie soffondono,
tra le braci spentesi si fa così più che mai duro
riprendere lo sforzo che non trova alcun seguito,  
restare in ascolto, inascoltato
senza nemmeno più gli stracci indosso  del mendicante,
indiscernibili l'uomo e la belva,
nella sola resipiscenza  
che chi non leva al cielo il suo lamento assassino
e’ chi le mani con Caino leverà sul consanguineo sangue,
con la nebbia levandosi il tetro sentire
tra le reiterate parole che nessuno avrà modo di udire. 


20 dicembre 2017 





14 dicembre 2017 Versione finale

Oggi sono infine riemerso da Mohammad, my brown sugar, in tutta quanta e’la luce meravigliosa di questo dicembre indiano, di una dolcezza resa ancora piu’soffusa dalla foschia che velava i colli all’ orizzonte, mentre in bicicletta raggiungevo Kundarpurah, il doposcuola deserto di Ghita, le bianche case di malta e sterco del villaggio nativo di Kailash. Mandrie di bufali, greggi di pecore, si succedevano di ritorno dalla giungla, bambini e vecchie (ne erano) i sorveglianti al seguito, ( mentre) anziani pastori lungo i cigli ( erano) seduti intenti a badare agli armenti lontani nei campi. Nel sole i bufali sostavano quieti o si muovevano lenti, intanto che lungo la strada sferragliavano fuoristrada e furgoni strapieni.
Nei campi irrigui già germinavano tra le alte piante ai bordi i coltivi di grano e di colza, sterpi e brulli arativi si susseguivano nei campi privi di acqua.
Al ritorno, l’amico e fratello Kailash lo ritrovavo a casa solo versole due, da giorni bisogna che sovvenga alle sue incombenze economiche restandomene a distanza, da che la sua mente è tornata a vacillare e lui si sente perduto. Poorti e Ajay un continuo viavai tra la casa e gli esterni..
Riprendevo quindi di nuovo a scrivere dei templi di Gonda e Ramnagar, nel distretto di Chitrakoot, sacro al dio Rama, e dovevo tornare a riscrivere tutto, rigo per rigo, ritrovandomi incapace di scrivere naturalmente cio’ che non sia voce dell’anima, letteratura poetica, per quanto templi e monumenti dell’India ora li ami come non mai.
L’altra sera e’ stato dunque uno shock apprendere che era avvenuto cio’che credevo che non potesse mai accadere, la demolizione, la primavera scorsa, della nation Hall di Raj Reval in Pragati Maidan, a seguito addirittura di una sentenza confermativa dell’Alta Corte di Giustizia, un oltraggioper l’intera architettura contemporanea indiana e mondiale. Per me tale edificio era tutt uno con gli orizzonti di Delhi che in me sono eterni.
La giustificazione addotta era che il monumento risaliva a meno di sessant’anni fa.Una nuova disposizione di legge analogamente scellerata votata dalle nostre Camere quest’estate, ancora piu ‘permissivamente consente di abbattere in Italkia ogni edificio che risalga a meno di settant’anni fa, senza che possa essere invocato alcun vincolo artistico, le stesse cartiere Burgo della mia citta’di cui è autore Pier Luigi Nervi. Per dire quale sia il tenore della nostra rappresentanza presente e futura di nominati, l’agire illuminato di cerchi o gigli magici e dei nostri leader carismatici.
Cosi estenuato dalla interrminabilita’ della mia descrizione dei templi, di quante imprecisioni avvistavo che dovevo correggere in uno scritto che scoprivo ogni volta piu’imperfetto di prima, uscivo di nuovo nella luce di sole, incantato dal mio Chandu su una moto gigantesca, irretito nella sua ordinanza amorosa che immediately,fast, andassi a comperargli biscotti al cioccolato,Ne prendevo per lui, come per Mohammad, ma prima che giungessi all’hotel dove my Brown Sugar lavora, un concentrarsi di donne e bambini per strada, sulle soglie e le piattaforme, i chabutra, delle case adiacenti, mi induceva a fermarmi per vederene il motivo: era una piccola scimmia che nello spiccare un balzo da un terrazzo all’altro era rovinosamente caduta fratturandosi un arto, e che barcollava lungo la strada o vi si distendeva poggiandovi il capo sanguinante presso un orecchio, senza che nessuno osasse avvicinarsi ad essa o soccorrerla. Non mi e’occorso alcun coraggio per afferrarla sotto il petto e sottrarla alla strada presso una motocicletta ferma di lato , al metallo dei cui parafanghi la scimmietta ha appoggiato la testa.
Raggiungevo Mohammad, che gia 'sapeva dell’animale infortunatosi, dicendogli che piu’di lui ora mi premeva la sorte dell’animale.
“Si vede che tu sei una scimmia come lei”
“Tu, di sicuro, sei stato una scimmia in un’altra vita”
“Ho paura delle scimmie”,era la verita che i l ragazzo mi rivelava.
“Ma io che cosa posso fare per lei?
“Sai gia’ quel che devi fare per lei”

La scimmia era solo una curiosita’ d’intralcio per le moto e le macchine che transitavano, anche in ragione della sua lunghissima coda prensile che si dilungava per strada, cosi’l’ho presa di nuovo, di traverso, e l’ho depositata su un bancale, il cui frescore le recava un gran conforto. Tra la piccola folla accorsa qualcuno s’era mosso intelligentemente nel darsi da fare, un insegnante dela mia ex scuola aveva chiamato una guardia forestale, un giovane, per anticipare i tempi, mi ha chiesto nel frattempo se volevo salire di dietro sulla sua moto per raggiungere con la nostra scimmietta il ricovero per animali, e gia stavo caricandomi la scimmia recalcitrante in braccio salendo di dietro, che qualcuno ci ha fatto desistere con tutte le ragioni del caso. Una guardia forestale e’sopraggiunta di li’a poco, in attesa dell’arrivo di una sorta di autoambulanza. 



 Kailash in Osian


Con Kailash Sen sono stato di ritorno una terza volta in Chitrakoot, la  seconda con lui, dopo che vi sono stato con i giovani Ajay e Mohammad due mesi or sono, come ben si ricordava un inserviente del Tourist Bungalow.
Tutto e’iniziato da che cercando una meta dei nostri viaggi che fosse compatibile con le ristrettezze di cio’ che posso consentirmi,  ho scoperto che nel distretto di Citrakoot  Dam vi sono vari  antichi templi dei sovrani Chandella a cui potevo estendere le mie ricerche in corso sulla loro architettura di provincia, che credevo in pietra di  granito in luogo dell’arenaria dei templi di khajuraho.
Così,  grazie anche alle  sole indicazioni  della ubicazione dei templi  che  forniva un catalogo del circolo dell’Archaeolocical  Survey of India,  la prima volta ho ritrovato i siti dei magnifici templi di Gonda  e di Ramnagar, dove un brahmano locale ci aveva condotto in jeep alla  perlustrazione delle rovine di altri templi non altrimenti raggiungibili nell’immediato circondario.

E  stata un’escursione fuoristrada che troppo tardivamente, già sul far della sera, ho ripreso con i giovani Ajay e Mohammad, quando con loro mi sono recato di nuovo in Ramnagar, come in Gonda, per recuperare le immagini dei templi che erano andate perdute al mio rientro in Italia, allorché alla stazione centrale di Milano sono stato derubato  di computer e tablet ,salvando per mia fortuna, nella malcapitata sorte, almeno l’ hard disk  che ne conteneva tutti i dati sostanziali.
Nel congedarci dal brahmino di Ramnagar, un uomo ancor giovane di acuta intelligenza, costui ci ha ricordato che c’erano altri siti di rovine templari  nei paraggi, cui avrebbe potuto condurci con il suo automezzo,solo che ci fossimo ripresentati di prima mattina.
Nel periodo che poi e’ intercorso,  mentre venivo trasponendo immagini e dati analitici nella rielaborazione al computer della descrizione dei templi di Gonda e di Ramnagar, integrandone gli aspetti e le valenze simboliche in un excursus su tutti i templi antecedenti e coevi del Bundelkand e del centro India, ho avuto la felice idea  di ricercare se vi fosse stato in visita il maggiore Cunnimgham, e li avesse descritti in uno dei suoi reports.
In effetti in uno dei suoi piu tardi viaggi, se non l’ultimo, compiuto nel 1883-84,  il maggiore era disceso a Citrakoot da Allahabad, viaggiando in senso contrario, da nord a sud, rispetto al percorso da me intrapreso, ed aveva visitato i templi di Gonda, di cui il volume XXI della raccolta dei suoi reports conteneva finanche la pianta,in una delle tavole allegate, Fra di esse,  insieme con le mappe d’epoca  del territorio  del Bundelhand , figurava la incisione suggestiva di un tempio situato a nord est di quello di Ramnagar, il  Barha Dewar, secondo la denominazione che il  maggiore ne ufficializzava. Esso sorgeva su un dosso nei pressi del fiume Yamuna, dove gli ultimi rilievi Vindhya discendono alla piana Gangetica.
 Al pari del tempio di Ramnagar anche quest ‘ultimo presentava magnifici pilastri fregiati di campane pendule, conservando parte delle trabeazioni che in quello di Ramnagar  sono andate perdute.I  loro residui dalle parvenze di timpano, la delineazione di un fiume dal corso ampio  all’ orizzonte,  suscitavano nella mia mente fantasie nilotiche, sovrapponendo a quelle rovine vestigia templari occidentali in stile ionico-corinzio. La fascinazione di una cristallizzazione immaginaria era cosi’avvenuta, e avventurarmi alla ricerca del tempio perduto, sulle orme  di Cunningham, per accertare che cosa tuttora ne sopravvivesse, se  tale meraviglia mentale e figurativa  avesse ancora una corrispondenza reale, diventava una meta capace di smuovermi in viaggio piu’che lo stesso Taj Mahal. Ma dubitavo ancora dell’esistenza reale del tempio, quando nel riordinare i dati dei templi nel Distretto di Citrakoot Dam,  secondo le indicazioni tehsil per tehsil che avevo ritrovato, un criterio  indispensabile per la mia ricerca , dato che nello stesso distretto posso ricorrere due Baragaon come si dà il caso in quello di Tikamghar, oppure  uno puo’andare alla ricerca di Akona segnalata sulla via di Kanpur  mentre è  verso l’altra Akona  in prossimita di Kulpahar che deve  dirigersi, se vuole ritrovare le rovine altrimenti  fantasmatiche dei quattro templi  Chandella che ricerca, ebbene,  rinvenivo che nello stesso tehsil di Ramnagar, quello di Mahu,  vi era  un tempio “usually called Bhar Deul”, assai assonante con il Barha Dewar del maggiore Cunninghan, e ch’era situato presso  un villaggio, Barha Kotra, che richiamava non poco  il Kutharo nelle  cui vicinanze  sorgeva il tempio Barha Dewar. Poco distante dal Bhar Deul come dal Barha Dewar,  secondo il report del maggiore Cunningham e i dati in internet concordanti,  sorgevano inoltre grotte con statue , denominate similarmente Rikhain o più non ricordo come nel report di Cunningham, il che mi toglieva ogni dubbio che i templi coincidessero e che  nel Bhar Deul dovessi rinvenire superstite il Barha Dewar del Maggiore Cunninghan.Di contorno restavano i templi da visitare ulteriormente nel tehsil di Mau. Del resto la conclusione del mio scritto sui templi di Gonda e di Ramnagar non mi dava margine elusivi: se il testo aveva come soggetto i templi piu memorabili del distretto di Chitrakoot, ebbene, non potevo cavarmela, in  conclusione,  adducendo il Barha Dewar o Deul solo come uno dei possibili templi che si potevano visitare dopo quello di Ramnagar,  per implementare  la  propria escursione nel tehsil di Mau. Se il Barha  Dewar di Cunningham ancora esisteva e se  mi aveva affascinato talmente tanto anche solo in immagini,  il tempio Bhar Deul con cui coincideva e che  il catalogo dell’Asi non poteva esimersi dal definire “magnificent”, nel mio scritto doveva trovare non  meno spazio di quelli di Gonda e di Ramnagar, accertando dal vivo e in situ se non fosse pertanto il quarto dei templi eccellenti tra Chitrakoot e Allahabad, se non il tempio più magnifico dell’intera regione,  ai termini estremi del Bundelkand.

Alla partenza, una terza volta in un anno per Chitrakot, alla ricerca del tempio di Bara Dewal di cui mi avevano affascinato la descrizione e la tavola illustrativa di uno dei reports del maggiore Cunningham.Nonostante le tensioni al limite della rottura intercorse i giorni avanti tra me e Kailash, la mia mente ancora scossa lo ritrovava ritemprato e rasserenato dal distacco da Khajuraho, dal lavoro e dalla famiglia.Nulla pareva che potesse più perturbarne la quiete dell animo, e tale sua distensione  interiore conciliava la mia, di fronte  a cio’che inevitabilmente un viaggio in India riserva. Gia’all’ arrivo a Mahoba apprendevamo che il treno per Citrakoot diretto a Kolkata era in ritardo di oltre un’ora e mezza ,benché  non ci fossero  nebbia e foschia,  e il treno provenisse  solo da Gwalior. Salivano a tre e mezza le ore di ritardo  del treno, cui Kailash. mi induceva a seguitare a fare ricorso,  in luogo degli  autobus o di un treno locale, passengers, che invero era puntuale, ma che a suo avviso sarebbe arrivato comunque dopo. Alla stazione, in Mahoba ove ci rifornivamo a un atm delle rupie che occorrevano in  più, assaporavo tutto il piacere della tranquilla profondità della nostra amicizia, dell’ intesa quieta delle nostre anime “ E’cosi essere amici ho ripetuto  a Kailash  sul treno che finalmente era sopraggiunto,  stare insieme ore e ore, giorno dopo giorno, e non stancarsi mai l’uno dell’altro” Ne il nostro accordo sarebbe venuto all arrivo in Karwi-Citrakoot Dam, in hotel, nella stanza assegnataci, anche se nel depositare I bagagli ,nel suo fare cosi’tipicamente indiano si era assegnato il posto piuù confortevole del letto doppio , e si era addentrato in bagno senza prima chiedermi se avessi bisogno di usarlo.


A Capodanno ( Capodanno indiano) testo del 2016 

L’ultimo dell’anno ho rivisto ancora una volta in videochiamata Chandu, Poorti, Ajay, Kailash , meravigliosamente belli nei lineamenti ravvivati dal freddo. Chandu era di una allegria che sopravanzava straripante le poche cose che aveva da dirmi, Poorti irradiava ancora più gioia nel riscoprirmi così affettuoso e tenero nei suoi riguardi di bambina in boccio. Con Ajay mi sono intrattenuto prima che gli altri arrivassero e dopo che se ne sono andati, cercando di prospettargli un futuro prossimo, nella prosecuzione degli studi presso la sua scuola fino al dodicesimo anno, per poi seguitarli all’Università di Chhatarpur, in concomitanza con la sua apertura a tutti gli effetti. Con Kailash ho ripreso i soliti discorsi , sull’animazione a Capodanno di Khajuraho, che la faceva affollata di turisti, soprattutto indiani, come nelle ricorrenze dell’Amausia o della stessa Shivaratri, macchine parcheggiate ovunque lungo le vie dei templi, e per egli, senza l' incombenza per le vacanze di portare a scuola Chandu e Poorti e di ricondurli a casa, affidando il negozietto ad Ajay , si prospettava l'opportunità di raggranellare centinaia di rupie con qualche giro turistico in cui recasse ai templi minori o alla stazione ferroviaria visitatori indiani del più diverso tenore, i due signori di Jaipur che avevano finanche richiesto le sue generalità, perché fosse il conducente anche di certi loro amici quando fossero sopraggiunti in Khajuraho, una coppia, marito e moglie, di Bhopal, tutt’altro che in vena di elargizioni, tre signore di Kolkata che benché fossero arrivate da Delhi solo di pomeriggio con il treno che avrebbe dovuto pervenire di primo mattino, si attardavano per strada per reperire un autorickshaw il cui noleggio fosse più economico di quelli i cui conducenti si erano offerti l' uno di seguito all’altro di accompagnarle. 
Il freddo tagliente induceva Kailash a rientrare a casa al più presto dall' internet center, per non pregiudicare la salute di un Chandu ancora convalescente, che mi aveva preannunciato come si fosse scurito di pelle per un’infezione contratta e per essere stato sottratto per giorni al freddo dell’acqua e di lavarsi in cortile, ma prima di riportare a casa Poorti e Chandu non avrebbe mancato di recarsi nella vicina pasticceria in cui abitualmente ordinavo le torte per i compleanni e le ricorrenze speciali, per acquistarne una al cioccolato che allietasse il Capodanno dei bimbi.
Cessato il clamore della loro apparizione in videochiamata, il loro squarcio di vita, benché l'ora fosse già tarda ho fatto il numero di telefono di Mohammad, più per una prassi di rito, che perché immaginassi o sperassi che potesse rispondermi, ed invece il ragazzo l ho ritrovato al telefono. L’affetto dirompente che ci unisce ci faceva presenti l uno all’altro più che se ci vedessimo in linea , e i nostri discorsi fluivano l uno dall altro come se si intrecciassero con i nostri sguardi. Mohammad mi ribadiva che Muskan oramai da due mesi l’aveva lasciata, senza che alcuna sofferenza fosse tacitata dalle sue parole. La sua situazione familiare me la prefigurava secondo gli intenti che proiettava nel padre, preannunciandomi che sarebbero rimasti a Khajuraho fino ad aprile, e che al mio ritorno avrei potuto trovarlo li fino ad allora, quando finirà per lui con gli esami di stato il decimo anno scolastico, poi la casa sarebbe stata affittata e lui e la mamma e la sorella avrebbero preso la via di Kanpur, per andare a stare nella casa grande della nonna, mentre il padre sarebbe andato in cerca di lavoro nel Gujarat , da quelle parti. Ma tutto sarebbe stato messo in discussione , se il padre avesse trovato un lavoro remunerativo in Khajuraho.
“ La vita è davvero difficile Mohammad”
“Si deve sopravvivere” mi sospirava il ragazzo.La vita è davvero difficile Mohammad”
“Si deve sopravvivere” mi sospirava il ragazzo.Ma il peso più immane che gravava sul loro futuro familiare, più ancora che l'onere della sussistenza, era il matrimonio futuro della sorella, in là nel tempo di ancora un quinquennio, ai cui costi di almeno 250.000 rupie il padre non sapeva da solo come far fronte, disponendo di un guadagno giornaliero al più di 200 rupie come venditore di the, con il quale non riusciva a provvedere che a stento alle necessità familiari di ogni giorno .
“ Devo dirti quello che davvero penso, Mohammad? La cosa più terribile è che nei matrimoni indiani diventino un tale problema la dote e le nozze, i loro costi, il dar da mangiare a degli invitati, mentre non ci si dà pensiero che una figlia possa essere felice con il suo sposo, “ Ma se non le dai una dote , e la sposi povera, il marito poi la maltratta, la picchia, non la vuole più, la rimanda indietro dalla sua famiglia…”
Le mie solite raccomandazioni vane che con la fine delle vacanze di Natale riprendesse la scuola, si sovrapponevano al solo seguito possibile di tale discorso, e come al solito sortivano solo l'effetto di provocare la fine del suo collegamento, con la giustificazione consueta che le batterie del suo cellulare si stavano scaricando
“ E’ geloso di te e di me…non vuole lasciarci parlare ancora”, i termini scherzosi del suo commiato.


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Ora che non ha più luce il cielo e più acqua la fonte
Più respiro d’aria la distesa  dei campi,
che non c’e più  ombra che al dolore sia di riparo
se amore non è che un vano inganno,
 che un  giocare con gli altrui sentimenti, 
To play with the feeling  of another person,
con lui come con altri lei giocando
come lui seguita a giocare con chi l'ha preceduta,
infliggendosi schiaffi vuole darsi la morte il mio Mohammad,
allo svaporarsi con l’alcool del vuoto di fondo,
non fosse per la mia amicizia a cui s’avvinghia nell’algore dei baci,
svelandomi d’un tratto tutto quanto ha commesso,
nell’ufficio, in stanza,  al caffè dei nostri ritrovi
strette ed abbracci  per levarmi di tasca  le rifiutate/negate rupie  


"Sapevo che tu accettavi tutto per salvare la nostra amicizia"

Così tu dicendomi,

quando nella tua animalità si ammusa la mia

10 gennaio 2018



Come Kailash profetizzava essendone  certo al cento per cento,  Brown Sugar, il mio diletto Mohammad nei cui riguardi avevo già preso intimamente di nuovo tutte  le debite distanze, ripromettendomi di non  rimettere piu’ piede nell’home stay dove lavora, di non riservargli piu’alcun aiuto se non allorche’ riprenda  gli studi, gia’ ieri sera si è rifatto di nuovo vivo, sorprendendomi con il suo arrivo in stanza come Maria  restò sbalordita dall’angelo annunziante. Lo aveva sospinto a raggiungermi nel mio recesso l’ impellenza del bisogno che l’aiutassi a pagare  il pieno di  benzina dello scooter,  dopo avermi tenuto per  giorni nella sua black list telefonica ed essere stato con me solo scorbutico e impietoso, negandomi ogni attenzione e riguardo, non appena la settimana scorsa ha potuto fare a meno di me,  gia' il giorno dopo che sono stato l’unico ad accorrere in suo soccorso e a  rialzarlo in piedi,  quando per la disperazione si è dato a due bottigliette di rhum e ad una di whisky. In stanza aveva la freschezza del vento nel respiro e nello incarnato del viso,  ma io ero stato troppo intimamente urtato dal mutamento ciclico della sua dolcezza giocosa in una brutalita’di modi crudeli, per sciogliermi  in breve dal mio raggelamento. Doveva recarsi oggi fino a Kalinjar,non so ancora bene se con un amico o solo per lavoro. Io gli ho dato solo cento delle duecento rupie richiestemi, ed egli si e' subito  ripromesso di non mettermi di nuovo in black list, e di tenere fede ai voti che aveva fatto a se stesso nel decorso della sbornia, di non bere piu’alcool, di contentarsi di quanto decidessi di dargli senza più fare cio' che ha commesso  a mio danno fino all'inizio dell'anno, di non amoreggiare piu’con alcuna  girlfriend, dei tre l'unico voto che l'ho esortato di  sciogliere.
“L’amore  e’ una cosa per ricchi”,  mi aveva detto tra le tante cose che inebriato e desolato dal vino era pervenuto a pensare, nella lucidità rassegnata della sua irredimibile miseria, “ loro solo giocano s con il mio sentire “They are only playing with my feeling”, “Come tu fai con loro, Mohammad , flirtando e volendola smettere appena il tuo amore  di ragazza non  ti interessa più”, cosi' dicendogli  mentre dovevo trattenerlo dal prendersi a schiaffi  nei suoi  conati   autolesionistici
Ciò che ora più mi strazia di Mohammad, nell’amarlo così a fondo nel suo dolore gioioso,  è che a consegnarlo in futuro alla sola nostra amicizia congiura lo stesso aspetto che hanno  assunto il suo volto e il suo corpo: pur nel suo invigorirsi  come uomo nei suoi diciott'anni compiuti,  il suo volto e’sempre più il raffinamento dei lineamenti di un bellissimo fanciullo, ed il suo corpo ne ha tutto il mancato sviluppo. Cosi’my  baby boy e’il piu’improbabile degli sposi e dei padri, nel fisico come nella  poverta’ estrema, che che non gli consente di dare una casa ed un sostegno a una moglie e a dei figli.
Come atto riparatorio, alla sua ripartenza ieri sera gli ho chiesto scusa, se cosi spesso non so intendere quando e’ disturbato nella mente o quando solo finge di esserlo per non avere a che fare con me, al che egli riavviandosi in motoretta *Non c’e’problema, -mi ha  risollevato-,  non possiamo leggere in un volto come in un libro”
Stamane era Chandu,il mio bambino adorato, sotto le coltri rannicchiato nel letto comune come un Principino sdegnoso, a riservarmi a sua volta il suo”go”,  vai via”, prima che mi congedasse con il meraviglioso suo ‘ciao”, per rassicurarmi che resto il Babba' che gli è caro.
Mohammad l’ ho rivisto oggi due volte, per ricordargli che posdomani dovrò partire come visto comanda per Kathmandu.
Mi ha chiesto se ci andrò da solo,per farmi sapere che sarebbe venuto volentieri con me. Non ci sono ora clienti nell’home stay.
“ Mi dici questo dopo che l’altro ieri hai  esclamato  che ‘it s very good”,  che ti va solo bene se per non crearti problemi  non verro’ piu’ nel tuo home stay- scegliendone un altro, per una cifra concordata, dove per le autorita' indiane deve pur figurare che  alloggio? E se quando  ti trovo al telefono sai solo ripetermi che devi lavorare e neanche mi saluti?”
Stasera solo perché l’ ho intercettato per strada che scorrazzava con un amico sul suo scooter, e’ sopraggiunto a vedere come mai non riuscissi a trasferire nella memoria del computer le immagini dei templi su cui lavoro d a mesi e che rischio tuttora da perdere, con tutto il senso della mia attività di ricerca. Si e’così accomodato senza avere voglia di venire a capo di niente, nella sua ventata di giovinezza e di freschezza che non può piuù illudermi quanto a ciò che può riservarmi.
Ne parlavo ieri in treno con Kailash dicendo come nessuno, in famiglia, a scuola, nel tempio, sembra che insegni niente a nessun  giovane uomo indiano.

“ Possono imparare solo soffrendo” e’ stata la risposta che mi ha riunito al mio amico.



















Partire partirò, partir bisogna

E dunque, come recitava un vecchio canto popolare, “partire partiro’, partir bisogna”, per il Nepal, in ottemperanza ad un endorsement del visto già caduto in disuso, per la sua assurdità palese, ma a cui devo comunque attenermi perché è una prescrizione che esso pur reca, secondo la quale “to stay do not exceed 90 days”, e dunque, anche se il visto resta valido per sei mesi, prima di 90 giorni dal mio ingresso in India, ossia prima del 17 gennaio, devo comunque almeno per un giorno lasciarne il territorio, dopo di che potro’ farvi rientro e godervi della permanenza fino a che al sesto mese scada il visto. Non importa se i visti seguenti rilasciati dal Consolato italiano non recano piu’ tale indicazione, la sua tassatività resta assoluta. E così cioò che altrimenti si sarebbe configurato come un’escursione meravigliosa nella valle di Kathmandu, di ritorno in Patan, Baktapur, alle espressioni del’arte newari e dello shivaismo e buddhismo tantrico, incombe come un’obbligazione calamitosa, che devo affrontare da solo nelle mie sofferenze motorie e nell'.inclemenza dei suoi costi che mi obnubilano d’angoscia;  due giorni di treno, ed uno di autobus,in un periodo dell’anno dove ritardo s’aggiunge a ritardo e disagio a disagio nei trasporti indiani dei passeggeri, benche’ in questi giorni, piu che mai, il sole vi splenda sui giusti come sugli iniqui. Mohammad ieri mi ha chiesto invano di accompagnarmi, purtroppo ogni spostamento anche minimo mi e’divenuto un costo proibitivo , all’affitto del mio appartamento vuoto in Italia, della residenza con la famiglia di Kailash e dell home stay dove devo simulare che io stia, si aggiunge,  come quarto alloggio di cui devo sostenere in contemporanea il costo, quello dell’hotel dove io pernotti durante il viaggio, e prima di partire devo anticipare le spese della famiglia di Kailash per tutto il tempo intercorrente, né Mohammad farà a meno di avanzarmi le sue richieste, o potrò confidare in alcuna flessibilità nello sforzo congiunto di mantenere mia madre.Quanto allevierebbe ogni mio onere di migrante interno, e qui in India, solo il sentirmi chiedere “ Che cosa ti e’ possibile fare? Dai quel che riesci a dare”, e mi darebbe sollievo che di me importasse che cosa scrivo, ricerco,e ritrovo, non soltanto il contributo che verso e il sostentamento che reco, nel più assoluto disinteresse per ciò che sia il mio talento od ingegno, la luce che esprime nella sua miseria presente, una noncuranza in cui sta disfacendosi qui in India anche l’amicizia tra me e Mohammad.
A non chiedere cosi’ tanto, qui certo trovo assistenza materiale, la salute e la vita mentale, Vimala lava la stanza e i miei panni, insieme con le stoviglie che uso, per cibarmi delle pietanze che Ajay e Kailash mi cucinano ogni giorno, ma a Kailash, anche durante il nostro recente breve viaggio a Chitrakoot,  ho dovuto ricordare in ogni circostanza che a dispetto della sofferenza che provo in ogni movimento che faccio, lui si caricava ogni volta del bagaglio più leggero, si dava la precedenza in tutto e occupava nel letto o nei mezzi di trasporto la sistemazione più comoda. Se il mio amico e i figli perdurano in tali inavvertenze, proprie della loro indianita’, che vecchiaia terminale posso sperare, allora mi chiedo,quando senza piu’altra risorsa che la mia pensione, io mi ritrovi a non disporre che di lui e dei suoi cari, o esaurita la mia liquidazione, nemmeno più possa ricongiungermi a loro, in un corpo senz’altro divenuto incapace di fare più che un passo come quello ora di mia madre ( la cui longevità la mia depressione la vive come un incubo che oscura ogni mio  giorno?)





Between the sun and the moon,
The kites in the blue sky.
Like fishes swimming in the water,”
Cosi dico al bimbo mio,
amore mio,
intanto che dalla sua corda, da altri rocchi,
svariano aquiloni nel piu’ terso dei cieli, nei suoi occhi,
tra il dardeggiare del sole, la falce di luna,
guizzanti, al tratto della mano,
quali pesci di un acquario celestiale,
e il bimbo assente, in se’ irraggiungibile,
come gli aquiloni inebriati nell’azzurro

del più puro infinito


Sacra giovenca


Nel tuo ruvido biancore
Stazioni immota sull’uscio di casa.
Nei tuoi occhi chini socchiusi
La tua muta richiesta  di cibo.
La chappati, come l’avverto,
Che Vimala si toglie di bocca.
Sul quartiere silente

Alta la luna nel chiarore dovunque






Giovenca sacra II


Nel meriggio ti scruta , tese le orecchie,
al cancello che non si apre

Ma la casa e’vuota, la dispensa chiusa,
per la nonna morta,  di cui crepita il fuoco,
nel fervore di eredità. Che ieri ancora si bagnava al talab
E lei si affaccia alla porta accanto.


Mite alla percossa che la discaccia.






Al disvelarsi della luna

Quando ti adoravo,
al disvelarsi della luna,
nel roteante sole,
 il tuo arrivo era il sorvolo di  un angelo.
Ora che  ci amiamo
nel perdonarci e’ il sopraggiungere 
della tua umida carne.
In giorni di continuo sole,
al freddo che demorde. 












Nella notte le luci della stazione quelle di un camposanto.
Non solo i loro i capi rasi
Di chi bivacca per Varanasi.
In una sacca bianca due denti inferiori, 
Un frammento di femore
Quel che dell’avola  destinato  e’ al Gange.
Tu il primo, e’il rintocco,
Cui ora tocca  per anzianità,
Sempre che come fu per Sumit
la sua mano non ghermisca il più tenero infante.
In disparte distogliendoti assente,

tra i loro discorsi tu già la tua morta cenere













































Con il suo passo furtivo Mohammad ha saputo raggiungermi di sorpresa  mentre lasciavo il festivaldance  che erano già passate le 22,30.  Era oramai troppo tardi per prendere un the in uno degli stand, cosi’all’esterno abbiamo dovuto rifarci al Madhur cafe che stava già chiudendo, per una tazza di caffè bollente che abbiamo sorbito ritrovandoci dinuovo nel luogo dei nostri mitici incontri. Il mio caro ragazzo aveva di che parlarmi sulle frequenze dell’amore, intrecciando sul petto la forma di un cuore pulsante. La giornata era stata di tensione con Asmah, la ragazza nel Pakistan, di Lahore, il cui invaghimento volgeva gia’ al termine. Lei gli aveva dato  un anno di tempo per provvedere a che potessero sposarsi,  non capendo affatto quanto più tempo gli occorresse per rimediare alla propria miseria.Anche questo suo amore stava volgendo al medesimo epilogo dei precedenti, che gli era stato preannunciato a novembre quanto al suo stesso innamoramento per R., quando la giovinetta gli aveva dato due anni di tempo perché nel frattempo assicurasse ad entrambi una casa in cui vivere.
Ora aveva la sorella cui assicurare in futuro le nozze, i genitori cui provvedere.Quanto al suo destino, ha intenzione di  rimanere celibe. “Come te, mi ha detto, la tua scelta è veramente una buona cosa”. Io ho scosso solo il capo per dissuaderlo, chiedendogli se sua madre e suo padre ne fossero contenti. Loro non ne facevano un problema.Tornavo chiedergli di Asmah .Il ragazzo non mi aveva già detto che lei sapeva tutto della sua miseria? Che era pronta a sposarlo anche così? Si, lo sapeva, ma era  Mohammad che non avrebbe comunque voluto sposarsi in simili condizioni.
“Sai,andarla a prendere e portarla nella casa in cui vivo...”
Restavo io, ad essere davvero per lui una grande persona, come amico, “ per te conta  tutto di me/ tu dai importanza a tutto quello che mi riguarda”. La sera avanti mi aveva chiesto fugacemente di che genere pensavo che dovesse essere il nostro amore.
Non di due amanti,gli ho detto, ma l’amore di un’amicizia fisica, indistruttibile.
Mohammad ha convenuto,a cenni. Troppi litigi tra due amanti.
Eppoi tutto quello a cui doveva assistere in hotel, l’ hotel stesso del nostro stare insieme ..
Oggi vi erano convenute una coppia di italiani, ed una di una signora italiana sposata con un americano.
Lui aveva cercato di aprirle gli occhi sulla situazione locale, su come molti si mostrino poveri senza esserlo,le scuole innanzitutto che chiedono aiuti, come occorresse che essi non fossero dati a distanza. La donna era rimasta così ammirata  della lucidità della meravigliosa intelligenza di un ragazzo così bello, in tutto e per tutto, da suggerirgli, come già dei turisti spagnoli,  di riprendere gli studi quanto prima. Lasua mente era come un diamante che così si sarebbe sgrezzato. Ma le scuole indiane di che  noia mortale, a dire di Mohammad, dove gli insegnanti ti insegnano solo a ripetere quel che dicono come tanti pappagalli, “a race”, dove quel che conta non e’imparare, ma arrivare primo, secondo, terzo, quarto...
Gli ho detto che tante cose poteva impararle anche da solo, che quel che gli serviva era uno studio che lo appassionasse tanto, da fargli sopportare la monotonia e le difficoltà dell’apprendimento del resto, forse i poeti, chissà Mirza Ghalib, Mir Taqui Mir, Kabir, Kalidasa, nessuno dei quali gli e’ignoto...
Ma non era di poesia sentimentale che era gravido l animo di Mohammad, uomo-fanciullo.
Se non vuole saperne di sposarsi è  perche non puo’ piuù credere nell’amore  delle donne, assistendo a quante di loro vengono in hotel per prostituirsi e tradire.
“Oggi, ti devo confessare,sono stato con una di esse.”Ajay, il tuttofare di Manoj, che mi avevaconfidato quanto fosse dolce m  madarchor,dopo che la donna era già stata con un cliente gli aveva detto che poteva infilarsi in stanza  a sua volta.
Il volto di lei non l’avevavisto, ma la vagina era stata una tal cosa… Perché non ci provavo anch’io? Un rapporto non costava molto.Mohammad  quindi mi ha lasciasto nella sua scia profumata che si è dispersa nel vento in motoretta.
L’ho pregato di fare uso di me per quanto veramente gli servo, nel mese di marzo che mi resta da vivere in India. Solo che il il ragazzo, nell’attrito con la vita, non perda tutta la tenera grazia giocosa della sua dissolutezza  innocente.
Febbraio 2018



























4 marzo 2018

Oggi mi sono svegliato più tardi del solito grazie alla fatidica pillola che mi consente di accorciare insieme con lo stato di veglia l’arco della giornata in cui resto esposto all’angoscia della mia depressione sotto traccia., nelle mie condizioni di vita che in India mi immobilizzano in Khajuraho, come in Italia nella mia abitazione  Cosi\Ajay, invece della solita colazione mi ha recato in stanza  l’insalata di banana e yoghurt ed il piatto di riso e verdure che costituiscono.il mio pranzo abituale. E’durato non più di qualche minuto l’idillio di ritrovarmi nella stanza principale con Vimala e Kailash che terminavano di cibarsi come al solito di  verdure e chappati, e con Chandu che carezzavo mentre era amorevolmentre disteso sul letto ai piedi del padre, sotto lo sguardo compiaciuto e ridente di Vimala. “Sei davvero il mio bambino, tra me mi dicevo, tu sei al mondo perche’ti ho voluto tanto”. Poorti era intenta in cortile a lavare stoviglie, prima di disperdersi in giochi nel vicinato,  con Chandu avviato al suo seguito.
Rientravo nella mia stanza, dove mi rimettevo al computer, per il solito dispendio di  tempo e di energie polemiche in internet,  così riavviavo in rete i miei contatti sociali, mi volgevo quindi ai miei libri, che non leggo da mesi, non per riprenderli, solo per riordinarvi il denaro che vi tengo nascosto,  quando alle mie spalle sopraggiungeva Mohammad, inavvertibile come un angelo planato in volo. Tra le facezie e il riso del suo volto d’incanto, sapevo gia l’annuncio che mi recava, nella schiettezza senza infingimenti e pudicizie di sorta con cui ci diciamo i nostri sentimenti effettivi :  il bisogno di rupie per poter stare tutta la notte al telefono con Asmah, in Lahore-era reduce in mattinata dall’avere colloquiato con lei fino alle sette del mattino-, ottenute le quali sarebbe  immediatamente scomparso e mi si sarebbe sottratto, ammiccando  malizioso ad altre eventualita’d’incontro.Ma si dava il caso che oggi fosse affamato e non avesse modo di fare rientro a casa, erano già iniziate le cerimonie nuziali per  Balaram, il ragazzo che in hotel e’di turno di notte, ed egli per quasi una settimana non sara’ libero di andare e di fare ritorno da casa come e quando per lui necessita. Chiedevo a Vimala e ad Ajay, che in cucina si preparava agli esami che inizierà a  sostenere domani, con la prova di sanscrito, se fossero rimaste pietanze,  abbastanza  perché per Mohammad potesse essere imbandito un thali di riso,verdure speziate e chappati.Richiamato dalla presenza in stanza di Mohammad proprio allora sopraggiungeva  Chandu, il mio piccolino, per chiedermi anch’ egli  denaro senza mediazioni di sorta: ”One hundred rupiees Mami, mela”,  cento rupie, l’equivalente di un euro e mezzo, per andare con la mamnma sul prato della fiera  di Shivaratri che si protrae ancora. My little boss mi scrutava impertinente ed esigente, con deliziosa insistenza irremovibile,  gli occhi inquisitivi, la manina tesa, prima di spuntare 20 rupie e di sgattaiolare via. A Mohammad, rimasti da soli, mostravo lo schermo del computer ove erano runninng numerosi programmi, per additargli come vi fossi coinvolto dalla mia passione per la politica, sollecitata dalle elezioni in corso in italia, come  in settimana negli stati indiani del Meghalaya, del Nagaland, del Tripur,dove il Bj p aveva sgretolato la locale roccaforte comunista. Brutto segnale,di quanto avevo da attendermi che capitasse in Italia.
“Ho una mente politica” gli ho confidato, per provocarlo,come se mi vantassi di una inguaribile pecca, presagendo di non essere gran che attendibile.Per Mohammad una mente politica e’una mente calcolatrice, mentre io con lui ho sempre inteso disarmare ogni mio calcolo, qualsiasi computo di che possa  guadagnarci  dal differimento o dal si condizionato ad ogni sua richiesta.”Ti ho mai detto di no?-ieri gli ho chiesto-quando mi ha domandato di andargli a prendere all’esterno un aloo  parata di cui nutrirsi. Mohammad si e’subito schernito di ogni politica, Che c’entrava la politica con le sue vicende umane? E poi non gli piaceva dibattere ,”to debat, proprio cosi Mohammad si esprimeva,’ esibendomi  il suo inglese lessicalmente  superiore alla norma, come, aveva rimarcato complimentandolo anche  una signora tedesca.Vincendo a tal punto ogni sua scherzosa resistenza a starmi a sentire, come se fosse l’allievo prediletto ch’è  sordo alle ragioni del suo maestro, mi sono intestardito a fornirgli un esempio di che significhi ragionare politicamente. parlandogli dei contadini che si suicidano in India e delle ragioni economiche per cui lo fanno: debiti da pagare per nuove sementi e fertilizzanti, dopo dei  mancati raccolti per calamità naturali, per la mancanza di acqua di dighe e di pozzi in assenza di pioggia.
“Ecco, se fossi un politico di questo territorio, pensavo in questi giorni, la prima misura che adotterei sarebbe un’agevolazione  a tutti i contadini che hanno bisogno di scavare un pozzo nel loro terreno. Ma poi mi sono chiesto: che cosa succede se ogni contadino dispone di un pozzo nei suoi campi?
Con un gesto eloquente Mohammad ha portato a termine il mio ragionamento “Che l’acqua si abbasserebbe in tutti in campi e sarebbe peggio di prima...”
“Già. Per questa ragione ora penso che un progetto del genere sia possibile  solo se  ci saranno  meno contadini e  meno campi agricoli”
Nella mia mente e’turbinato per giorni il problema  rurale del padre di Kailash e dei suoi zii, che a rotazione coltivano ogni anno tutti i campi ch’erano della madre, che è morta che e’poco agli inizi di febbraio, senza che così nessuno di loro sia interessato a scavare il pozzo che e’indispensabile per la loro coltivazione, giacchè i loro campi, non essendo raggiunti dall’acqua  rilasciata da dighe,  restano incolti durante tutti gli anni che come questo sono di siccità.
“ I contadini distruggono  molto di quello che producono, lo lasciano marcire per strada...”  soggiungeva Mohammad,  a complicazione del mio discorso,  senza restare  affatto sedotto dalle mie teorizzazioni economiche astratte. ”I politici, poi, a ogni elezione promettono di ridurre e cancellare i debiti dei contadini.Ma dopo le elezioni dimenticano ogni promessa fatta. Hanno tutta una loro natura...”
“Certo, un conto e’pensare politicamente,un conto e’essere un politico. Ed io non lo sono proprio E’ la differenza  tra Ambedkar e Gandhi...”
“ Gran Madarchod”
“Di sicuro, e per questo un grande politico”.
Nelle parole di Mohammad sentivo riecheggiare quelle di disistima sfiduciata di Kailash, quanto alle promesse di cancellazione dei debiti dei contadini fatte e non mantenute dal nuovo primo ministro demagogo dell’Uttar Pradesh, lo stesso  scetticismo  del mio amico, a suo tempo, quanto all’effettiva  grandezza d’animo del mahatma, si pensi solo allo sciopero della fame di  Pune,  che con il ricatto della sua possibile morte ottenne che fossero negati ai dalit i diritti politici che erano già stati concessi loro dai British.
In realtà nel parlare a Mohammad di politica volevo essere di ritorno alla mia vocazione letteraria, perché per la sua esperienza della mia natura mi confermasse nella mia persuasione di quanto anche alla mia vocazione politica e più intellettuale, per lucida che fosse, soggiacesse una più profonda e più alta ispirazione poetica, che spiegasse l’attrattiva  vera che esercitavo su di lui, assai più interessato a fare di me la vittima credula e remissiva delle sue burle e delle sue aggressioni scimmiesche alle mie tasche, che un guru spirituale illuminante. Ma guai a chiedergli soddisfazione, si fa allora come Chandu, quando gli chiedo di posare luminoso e ridente per la mia fotocamera. E come il bimbo e’improvvisamente apparso, Mohammad si e’improvvisamente dileguato. (Oggi,dopo essere stato al suo gioco di  ritorno in hotel, all’uscita l’ho scostat ruvidamente,in un soprassalto di  insopportazione ch’egli mi riduca sempre e solo a persona d’uso e ad un suo jokar). Al mio rientro dalla passeggiata in bicicletta per i campi, dalle solite soste al Madhur cafe o al Lassi corner, in stanza avrebbero fatto la loro comparsa di nuovo Ajay e Vimala, per  servirmi del the al limone e dei dolcetti, ch’erano rimasti , di quelli imbanditi per delle feste in famiglia di questi giorni, e Kailash, finalmente, al suo risveglio dal lungo sonno in cui deve recuperare quello perduto durante il turno di notte, a sua volta, come Chandu, e Mohammad, per il quantitative easing della sua daily money. Giorni addietro gli ho fatto presente che ora che gode non solo di un salario, ma di una   quota di quanto guadagna il padre  di Mohammad alla guida del nostro tuk tuk, di una parte dei proventi del ristorantecui sovrintende, non tocca a me solo provvedere a ogni spesa generale, di acqua,luce,affitti, gas , ed egli “tu hai ragione ed io pure”, mi ha  replicato equanimemente, solo che i soldi rimasti mi sono occorsi per comperare i vestiti ai bambini e scorte di grano e di riso.) L’amico l’avrei raggiunto in hotel, dopo avere ritirato il secondo paio di pantaloni che mi sono fatto confezionare, anche per ovviare all’indecorosa trasandatezza  in cui  vivo da anni ,mortificato da tutto ciò che devo negarmi e non posso consentirmi, senza che nessuno, in eta’, di coloro a cui provvedo, nemmeno  mostri di chiedersi come possa farcela, o tanto meno ch’io possa anche solo chiedergli  di condividere le mie turbe  mentali nel sostenere il cimento, quando,  nel  manifestarmi amicizia,come sarebbe per me di conforto che anche solo una volta, Mohammad mi segnalasse quando possa raggiungerlo in hotel per defecarvi in una latrina occidentale e farvi una doccia calda .
Era meraviglioso come sempre  ritrovarci insieme, io e Kailash, l’uno presso l’altro, ma  piu\che a entrambi, la sua mente era dedita agli affari del  padrone ”Solo quattro stanze sono ora occupate.Con il caldo comincia a farsi bassa stagione”.
‘Ora, mi confidava, ricomincero’ a risvegliarmi alle tre di notte, e mi metterò qui di guardia, all’entrata dell’hotel, per vedere se a quell’ora siano in arrivo turisti in autovettura”.
A rabbonire la mia amarezza era che aveva pensato non solo a redarguire Ajay perché ora durante tutto il giorno ’si dedicasse agli esami,  ma gli aveva assicurato un insegnante ogni mattina alle sei
“Rico,then rupees, Then rupess Then then then,Rico, Rico,then rupees , Rico” ostinandosi a chiedermi Chandu ch’e’ sopraggiunto in stanza mentre sto scrivendo,la cui mano devo giocare a distogliere dal taschino nel  terminare di digitare,  prima di cedergli ancora dato che è tempo di fiera.




(“Una delle cause”.  Già studiando con Ajay  come le banche  possono soccorrere con il credito i contadini indiani, la mia mente era  corsa alla realta’tragica del suicidio di molti  di loro, oltre un migliaio ogni anno nel solo Madhya Pradesh/ Lui ne sapeva, vero, le ragioni? Certo, i debiti dopo i mancati raccolti per acquistare nuove sementi e fertilizzanti, lo scarso ricavo della vendita  dei raccolti.” Ecco considera questo punto.E’ perche’ il lavoro e i prodotti dell’agricoltura  sono pagati così poco, che è possibile pagare così poco, per il suo mantenimento, chi lavora come te in hotel, negli shoop o in in’industria, in India o in Cina, e che sono bassi i salari anche in Occidente, dove non si scelgono le alte tecnologie ma il lavoro che costa poco, nella competizione dei prodotti industriali. Accade cosi’  che le fabbriche si spostano dove il lavoro costa di meno. Mi segui,vero? Ecco come  si  puo’  pensare  che se stanno meglio i contadini dell’India  i salari diventano piu’alti per tutti, e stanno meglio anche i lavoratori in Occidente”.)


 In una tranquilla calma finisce di scorrere anche quest altro mio soggiorno in India,  ma  restano  pochi i momenti   passati insieme con chi vi ho cari o che riesco a vivere  con loro,   nonostante la separazione oramai imminente  che dovrebbe indurci a ricercarci più di frequente, mentre  per intere giornate le nostre esistenze vivono solo l’una accanto all’altra o ad appartata a distanza ,  con rari contatti,   per lo più dettati  dalla  necessita’.
Quando mi risveglio  al nuovo giorno, il sonno e i suoi sogni  si confondono con il rumore delle stoviglie  che Vimala lava in cortile,  con il disperdersi delle voci  di Poorti e  Chandu che provvedono da soli a recarsi a scuola , l’ una in bicicletta, l’altro con il Chota Hati ( o Elefantino),  l’autoricksaw collettivo che perviene a prenderlo, o se e’giorno di  vacanza sono già intenti con gli amici ai loro svaghi fuori di casa. Dal torpore in cui mi tiene immerso l’antidepressivo  che uso come sonnifero, mi risveglio del tutto solo al sopraggiungere in stanza di Vimala con  un  bicchiere di  di te al limone od una tazzina di te e di latte,  poi  di Ajay, con una prima colazione costituita da una frittata con il pomodoro e sottilette di pane indorato nel burro. Perennemente  assente è Kailash, che deve terminare nell’ hotel Harmony il suo turno notturno, e che sempre più differisce il rientro domestico, dal tardo mattino oramai al tardo  pomeriggio, da che nel vicino  Hotel Grace non trova più soltanto l’amicizia del sorridente  Monu e di Sandeep  lo “scuro”,  ma dispone di un intero staff cui può dare ordini incutendo rispetto, da che vi e’stato preposto a sovrintendere in cucina, perché l’hotel possa fornire tale servizio ai clienti che lo richiedono. E’ dai suoi fornelli che  tramite il nipote Baju che  vi lavora  da che sono tornato in India, o richiamando il figlio Ajay, Kailash mi fa pervenire il pranzo di riso e verdure che consumo sul far del mezzogiorno, dopo che Ajay ha provveduto a cucinarmi un’insalata di frutta,  con l’aggiunta i mesi scorsi di mele e di guava alle banane in yogurth zuccherato, e una successiva di verdure speziate,quasi sempre di carote, pomodori, cetrioli. Frattanto io sono passato da tempo all’uso del computer, e tramite facebook ho ripreso i miei  contatti  con i miei amici e la realtà del mondo, ho riavviato la mia rassegna stampa,  scegliendo  gli articoli del giorno più belli da  pubblicare nella mia bacheca, ho postato  l’ulteriore  proverbio dal mondo che vale soprattutto  per Rahul, prima di congedarmi con l’Hare Krishna tra noi di rito, insieme con l  proposta di una meditazione per vivere la Parola cristiana destinata alle mie amiche credenti . Nel  contempo Vimala dal lavaggio delle stoviglie e’passata a quello del cortile e degli altri interni, raggiungendomi nella mia stanze a carponi con lo strofinaccio, poi a quello dei panni che batte e ribatte sul fondo del cortile, prima di andarli a risciacquare nel talab, la lavatrice restando confinata nell’andito come il più inutile arredo domestico. Solo alla fine dell’opera provvede a lavare tutto il suo  corpo,  senza che minimamente l’ infastidisca o le crei problemi la mia presenza in una stanza che dà sul cortile interno, lei che ancora si vela e non alza il capo in presenza dei genitori di Kailash. Come ogni donna indiana tradizionale provvede ai suoi bisogni corporali nel primo mattino, per poi, se e’il giorno di rito, ripassare sterco  di vacca bene augurante sulla soglia. Le spetta quindi preparare il pranzo di chappati o riso e verdure stufate per Poorti e Chandu di ritorno di scuola, cui Ajay si reca più tardi per il turno pomeridiano, in un chiasso di voci  che rianimano solo  alle mie spalle  la mia permanenza al computer. E’ una sedentarietà letargica senza altre alternative quotidiane che il  muovermi in bicicletta  nei dintorni di  Khajuraho,  o recarmi al Lassi corner per parata o panchakes, per lo più di cioccolato e banana, al Madhur cafe per una bibita e patatine fritte,o al Madras cafe per un caffe di cicoria, poiche’ in India mi consento solo brevi itinerari motivati dalla mia ricerca a corto raggio sui templi hindu degli stessi sovrani, i Chandella, che costruirono quelli di Khajuraho.  E’ l’esercizio di una mia passione conoscitiva che al ritorno mi offre ragioni ulteriori per ridurmi  in stanza  per  piu’mesi, poiché a tanto mi obbliga l’ indagine investigativa per immagini che ricostruisce i templi in ogni dettaglio,  senza venire capo mai a una fine. E  ....




Dai miei scritti personali
Lasciami bere vino nella moschea

Ieri sera Mohammad mi ha pregato di raggiungerlo in hotel perché gli mostrassi il tessuto che avevo prescelto, per farmi confezionare una giacca all’occidentale con collo e revers, dopo quelle in stile indiano. Come il mio viaggio con Kailash in Omkareshwar e Maheswar, il ritorno dopo anni a delle spese d’abbigliamento e’ un mio tentativo di riemergere dall'incuria, anche igienica, privandomi di ogni extra. che non siano dei libri. Passo cosi' i miei giorni di questa mia degenza, più che una permanenza in India, immobilizzandomi al computer come quotidianamente in Italia, nell’incombere dell’angoscia della depressione che tengo sotto controllo solo con le pillole e riducendo il tempo di veglia.
Mohammad era finalmente in vena di parlarmi, nonostante l’ora tarda. Mi ha mostrato tutte le rifiniture del suo corsetto operate dal sarto che abita nelle sue vicinanze, cui mi affidassi a mia volta, giacche’ per una western jacket dovrò ricorrere altrimenti ad un sarto in Chhatarpur, la capitale del Distretto.
Ma domani mattina egli non avrà modo di contattarlo, Mohammad dovra’ recarsi infatti nella vicina Rajnagar per riparare lo scooter. Il suo salario, neanche la mia pensione di ogni giorno, e’ ancora quello iniziale di 3.000 rupie al mese, in cambio delle quali il padrone Manoj si prende tutta la sua vita, ripromettendogli non si sa quando di concedergli un minimo aumento.  Anzi, all’inizio della settimana è accaduto che tale Manoj, l' ex maestro dei children of God, dei bambini di Dio di cui si serviva per truffare i turisti incauti, impietosendoli dei suoi trascorsi di bimbo povero figlio di un venditore di te che lavorava honest and hard, ma come nelle favole divenuto l’ ereditiere straricco di una signora olandese che aveva stravisto per lui, nelle sue funzioni di padrone non ha atteso un istante per decurtargli di 600 rupie lo stipendio, solo perché un giovine del luogo aveva lasciato la stanza rifiutandosi di pagare il ragazzo. E su chi si è rifatto Mohammad, mettendo in stallo il nostro rapporto, perché non me la sentivo di chiedergli anche solo che mi incontrasse, se era una sua concessione per sdebitarsi con me che avessi compensato un abuso da lui patito. “Sarebbe back-mail, un ricatto, Mohammad”
“ Intendi dire che è una black-mail che io parli con te, solo se tu mi dai 300 delle 6.00 rupie che mi occorrono per ripagare Manoj?”
“E’cosi”.
Si', , lavorava ancora per non più di 3.000 rupie al mese, mi ha confermato ieri sera, ma era un lavoro che gli piaceva, ed era il lavoro in cui nel bene e nel male si era ritrovato per mia iniziativa.
Certo, sarebbe stato meglio che avesse ripreso gli studi, dopo la bocciatura all’esame di stato, ma non aveva voluto saperne, e l’alternativa al lavoro era ritrovarsi inerte ,senza far niente, ogni giorno sempre più deperendo nel suo amore infelice per M.*
“ Mohammad, ma se devi lavorare solo per tre mila rupie al mese, non sarebbe meglio che il tuo salario lo riservassi in parte per la tua famiglia e per le nozze di tua sorella in futuro, anziché spendere tutti i soldi che guadagni per uno scooter a rate che non sai come terminare a pagare? Sarebbe meglio che a mia volta io ti aiutassi a riprendere la scuola piuttosto che a pagarti il carburante. Riesci comunque a mettere del denaro da parte, insieme a tuo padre che usa il tuk tuk di Kailash?”
“Si, qualcosa.”
"Sono 2 lakhs e mezzo ( 250.000 rupie) ,vero, che vi servono per il matrimonio di tua sorella?"
Il ragazzo mi ha confermato che quella era la cifra che occorreva.
E che classe lei frequentava?La sesta, o la settima,  non ricordava ' bene, il che significava che la sorella al più è ancora tredicenne.
“Tutti vengono, mangiano, loro offrono e tu offri loro, e cosi il matrimonio che cosa diventa...Ma gli indiani ce l’hanno nel sangue, hindu e muslim.’” con aria disgustata Mohammad facendo l’atto di infilarsi un ago nelle vene.
“Ma in città non e più così, almeno credo ..”
“ In città e’anche peggio. Devi dare allo sposo una casa, con il condizionatore, il frigorifero,la televisione, tutto quel che serve per viverci dentro, in piu' un'automobile, e un ciclomotore .”
"Mohammad, non ho mai visto in un matrimonio indiano due sposi felici"
“ Ma se le dai poco lei e’infelice dopo il suo matrimonio, nella nuova famiglia le vogliono male, mentre se le dai molto tutti sono contenti. Solo che mia sorella sia sposata, poi non ho piu’ problemi. Io non mi sposerò e lavorerò solo per la mia famiglia, mio  padre e mia  madre”.
Non avrebbe dunque mai formato una sua famiglia, quella con tanti Ali, meravigliosi come lui, di cui sarei stato ben felice di essere l’Ali Babbà', un super-nonno-paterno: ma in me contava di avere un amico per tutta quanta la vita che aveva ancora davanti. Solo io gli davo importanza, solo in me poteva contare nelle sue necessità.
Il pensiero mi avrebbe commosso sino all'intenerimento, se non fosse sopraggiunta la considerazione di quanto tutto ciò fosse strabiliante,  visto  il suo comportamento nei suoi riguardi. “ Non si direbbe che tu mi ami cosi tanto,  mi sono tenuto per me, per come mi maltratti e non ti curi di me”.
“ Mohammad, ma io ho gia’ sessantacinque anni-gli ho solo replicato- Moriro’ tra non molti anni”.
“No, tu sei ancora a metà della tua vita. Morirai a 125 anni”
Così mi riproponeva la stessa fantasia di una mia longevità incredibile, patriarcale, che già’ più volte ha proferito Kailash, e che lo illude di poter contare su di me per tutto il resto dei suoi giorni. E di fronte all’eventualità concreta di dover vivere molto più a lungo della mia esistenza residua, facendo a meno di me talmente a lungo, Mohammad mi palesava il desiderio piuttosto di morire prima della mia scomparsa .
“Sai, Mohammad, quando ai primi di febbraio e’morta la nonna di Kailash, alla stazione ferroviaria dove c’erano suo padre,gli zii, e le zie, per trasportarne le ceneri ad Allahabad e deporle nel Gange, ero io il più vecchio di tutti, il primo a dover morire ...”
“No, voglio morire io prima di te...”
“ Mohammad non lo potrei soffrire. E' lo stesso che per Kailash , e per tutta la nostra famiglia. Prima chi ha più anni, chi ha vissuto già più a lungo”
Ed a tal punto Mohammad si è espresso  con alcuni suoi versi sentenziosi,
“Non c’e amore se prima non credi”.”Non c’e’ sogno,se prima non t’addormenti” “Non c’e ‘ buona morte se prima non hai vissuto”
"Mohammad, e’per questo che ti devo tanto, che come dicevi  quanto a me per il mio piccolo Chandu, tu sei il diamante della mia vecchiaia. Avere un ragazzo, come te, che mi vuole bene alla mia età, finanche  ispirato dalla poesia...”.
 Oramai so soffrire non più di tanto a causa sua, riesco a volgere in un’ironia scherzosa il mio darmi pena per le sue brutalità nei miei riguardi, a convertire in un gioco a rintanarmi la mia immancabile resa, a non volergliene più di tanto per il suo fare interessato quando torna a farsi vivo, magari con un raggiro astuto della mia credulità.
Tra le tante cose cui volgeva il suo vagare in rete,c’erano anche i poeti, certo, che mi compiacevo che riuscisse ad ammirar .
E mi ha declamato una seconda volta versi celeberrimi di Mirza Ghalib, che ora lo giustificano nel consumo effettivo di alcool.” Lasciami bere il vino in una moschea, o dimmi di un luogo che non sia abitato da Dio”
Sapeva anche alcuni Ghazali scritti in replica.
“Dio non risiede nei cuori degli infedeli”
“Anche in essi Egli dimora, solo che essi non lo sanno”. Così, approssimativamente.
Ora li ricordo a stento, ma se gliene chiederò conto, i prossimi giorni, so già che mi dirà di non ricordarsi più di nulla . Che tutto va e viene nella sua mente. A meno che da lui faccia ritorno per pagargli il nuovo pieno di benzina e la ricarica dello smartphone.









Dai miei ultimi scritti personali
24 marzo 2018

Proverbi dal mondo:
«Il povero è uno straniero in patria (Arabia)»
Stamane credevo di essermi risvegliato di umore migliore del solito. aprendo gli occhi alla luce sempre più luminosa degli splendidi giorni indiani di un sole sfolgorante che dovrò lasciare a giorni, per l‘inverno e l‘inferno di un’Italia dove non vorrei mai più rimettere piede
«Il povero è uno straniero in patria “recita il proverbio arabo del giorno che mi sono ripetuto per farmi una ragione d tutto, di tutto quello che devo farmi mancare perché non manchi niente a mia madre, grazie ad un mio aiuto che resta per i miei congiunti  indispensabile, giacche’ non sanno privarsi di nulla di cui devo fare a meno ogni giorno. E’ tale e tanto il senso di colpa che  ciononostante io provo, che ieri stesso, dopo aver provveduto alle rate scolastiche in sospeso di Poorti ed Ajay, mentre stavo pagando i nuovi testi di studio di Chandu e Poorti, anziché felicitarmi con me stesso di quanto assicuravo loro, mi dibattevo nel buio della indegnità e ingenerosità umana che in famiglia seguitano ad addebitarmi, con l’indice che sento puntato a me contro in ogni loro atteggiarsi nei mie riguardi.

Anche in Omkareshwar e Maheswar, ad ogni gradino e dislivello che vi dovevo affrontare, in Omkareshwar lungo le erte e le discese del pellegrinaggio del perikrama, in Maheshwar all’interno dei cortili delle chattri funerarie percorrendone i ghats, ovunque ad ogni rialzarmi dalle panchine o dalle sedie, il dolore delle articolazioni rinnovava l mio lamento risentito nei loro confronti, incuranti di come già l’onere che sostengo per mia madre mi renderà indigente quando avrò raggiunto i suoi anni e sarò ridotto a un rudere incapace di muoversi piu' ancora di lei, e polverizzerà a niente quanto potranno da me ereditare le persone che qui amo e mi amano, divenutemi irraggiungibili nella povertà a cui ancor più di me avranno dovuto ridursi. E che dire del fatto che in India o in Italia non possa più consentirmi di viaggiare che nel più corto raggio,ora che pur nella sofferenza posso ancora muovermi, per sovvenire all'immobilità domestica di mia madre che sara’il mio futuro prossimo incombente ? Sono pure una mente pensante, nel pieno diritto di condurre a termine indagini e ricerche, urlavo di dolore mentre i templi hindu che visitavo, in Omkarershwar e Maheswar, confortavano le congetture sulle loro strutture simboliche,straziato dalla miseria che acuisce ogni mio disagio nella conduzione delle indagini e nella scrittura degli esiti delle mie ricerche,  in preda all’angoscia della mia depressione che ne prostra ogni possibile conclusione.
“ Solo una cosa ci tengo dirti, mi ha asserito Kailash al termine del nostro breve e bellissimo viaggio, voglio morire prima di diventare vecchio”
Per quanto mi hai visto soffrire?
“Per quanto ho visto soffrire te ed altre persone anziane come te “
Come ci prefiggevamo era stato un viaggio davvero breve e poco costoso,  con reciproco sollievo e soddisfazione, durante il quale tra me e Kailash non era intercorso il minimo screzio, alcun contrasto era insorto, quando ne abbiamo ridotto la durata dell’andata evitando di sostare  di  notte in Bhopal, od in Omkareshwar  ho approfittato del tempo guadagnato estenuando l’amico nella visita dei templi, oppure allorché abbiamo convenuto di rientrare da Maheshwar quanto prima, sostandovi solo un incantevole pomeriggio,anche per il dubbio che la consegna della pagella a Chandu potesse avvenire l’ indomani del nostro anticipato rientro, non già dopo altri due giorni, secondo le contrastanti versioni di Chandu e di Ajay.
“Del resto, che ci saremmo rimasti a fare a Maheswar, Kallu? “
“Nothing”
“ Al più ancora uno o due giri in barca sulla Narmada”, certo meravigliosi, talmente  aveva esaltato entrambi il sentirci sgravati del peso dei nostri assilli quotidiani dal procedervi nella lievita’dei flutti, dentro la piena del suo corso rinfrescata dal vento.
A dire il vero, alla partenza avevo in animo di raggiungere da Maheswar le cave buddhiste di Bagh, ma sarebbe stato eccessivo il dispendio di tempo e di denaro, e non volevo mancare di essere presente alla consegna della pagella a Chandu, perché lo sostenessimo entrambi  nel caso di una paventata bocciatura. Lo sapevamo quanto mai debole in inglese, e l’ inglese in India pregiudica l’apprendimento di ogni altra materia qualora sia insegnato in tale lingua , come accade nella scuola d’eccellenza di Chandu. Non suscitava pari apprensioni Poorti, i cui risultati in effetti sono stati davvero buoni, “very good”, per quanto in flessione rispetto a quelli dell’anno scorso, come del resto era lecito attendersi,visto il suo uso smodato dello smartphone.
All’uscita di casa per raggiungere la scuola di Chandu, il giorno in cui effettivamente sono state distribuite le pagelle, mi ha sorpreso quante motorette e motocicli fossero in sosta all’ingresso della nostra viottola . Durante la notte era morto l’uomo non ancor  avanti negli anni, debilitato nella mente, che da lui contraccambiato non mancavo di salutare ogni volta che l’incontravo seduto sulla soglia di casa insieme con la madre, o mentre tentava di  trascinarsi per la via.
Ne avremmo visto già ardere il cadavere nel sito delle cremazioni che sorge lungo la strada che reca alle scuole di Poorti e di Chandu, a cerimonia già avviata cui Kailash non avrebbe potuto più unirsi, perché come il fuoco ha preso vigore occorre lasciare che tutto si compia in solitudine.
La sera, parlandone con Ajay al Lassi corner dove sostavamo insieme con Chandu, dopo avere acquistato al piccolo i libri di testo del nuovo anno scolastico, mi attanagliavano la mente le analogie della morte del nostro vicino di casa con quella della nonna di Kailash che è avvenuta ai primi di febbraio, per la repentinità di entrambi gli accadimenti.
Benché l’uomo fosse ricoverato da giorni nell’ospedale civile di Chhatarpur, ancora la sera prima era in grado di parlare normalmente , così come la nonna di Kailash si era sospinta a bagnarsi nel talab del suo villaggio.
Ed il giorno seguente,  quando sopraggiungevo o avvistavo il rogo,  essi erano gia’ ridotti in cenere nei loro cadaveri.
Nell’aula in cui era ad attenderci la maestra di Chandu, cominciavo a scorrere con un ansia sempre più sconfortata i risultati finali che  si succedevano nella sua pagella, tutti in percentuali e lettere alfabetiche, apparivano davvero buoni solo in matematica, all’acuirsi ancor più delle mie apprensioni nel leggere le indicazioni di recupero, * l’alunno deve studiare duramente nelle materie in cui e’ negativo, vi ricorreva per giunta un “failed” che lasciava presagire solo il peggio, appena prima della comparsa del verdetto finale, in felice controtendenza ‘E’stato promosso alla classe terza”.Forse perché in India di fatto non si boccia più nessuno nelle prime classi? Comunque fosse,  la promozione era stata raggiunta da Chandu , come da Poorti, e ora per entrambi, facendoli più leggere e studiare, l'una in hindi, l’altro in inglese,  e’ possibile ogni riparazione in corsa.
Disdegnando con sufficienza l’invito della maestra di Chandu a che egli sia dirottato verso una scuola dall’insegnamento più elementare, in forza di una intesa più profonda tra me ed il bimbo, che mi sta a sentire e mi onora della sua considerazione come prima non mai, potrò al mio ritorno fare lievitare d’incanto la sua mente, in un dialogo altrimenti meraviglioso che quello con Ajay e con Mohammad, che sa bene che cosa il suo guru, straight or not straight, ora auspichi da lui. Ajay oggi mi ha raggiunto in stanza festante, per comunicarmi all’istante che le risposte al test dell’esame di hindi che aveva appena affrontato erano valide per il 75%, a compensazione dei risultati nient’affatto brillanti di quello di matematica, che aveva preceduto in mattinata la partenza di me e Kailash per Omkareshwar e per Maheswar. Passasse gli esami, fossi in grado di trasmettergli nell’undicesima classe un buon metodo di studio, affrontando insieme argomenti di comune interesse come gia’ quelli, inerenti all’esame di scienze sociali, dello sviluppo dei settori economici in India, o delle guerre indo-pakistane e della storia dell’India indipendente, potrei cosi’ avviarlo agli studi ulteriori nella nuova Chhattrasal  University di Chhatarpur, e farne il primo dei figli laureati del mio amato Kailash, alla faccia di ogni sfiduciato destino che egli si attende per loro
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How lovely, Chandu,


“How lovely, Chandu,
Between the sun and the moon,
The kites in the blue sky.
Like fishes swimming in the water,”
Così dico al bimbo mio,
amore mio,
intanto che dalla sua corda, da altri rocchi,
svariano aquiloni nel più terso dei cieli, nei suoi occhi,
tra il dardeggiare del sole, la falce di luna,
guizzanti, al tratto della mano,
quali pesci di un acquario celestiale,
e il bimbo assente, in se’ irraggiungibile,
come gli aquiloni inebriati nell’azzurro
del più puro infinito




Sacra giovenca


Nel tuo ruvido biancore
Stazioni immota sull’uscio di casa.
Nei tuoi occhi chini socchiusi
La tua muta richiesta  di cibo.
La chappati, come l’avverto,
Che Vimala si toglie di bocca.
Sul quartiere silente
Alta la luna nel chiarore dovunque





Giovenca sacra II


Nel meriggio ti scruta , tese le orecchie,
al cancello che non si apre

Ma la casa e’vuota, la dispensa chiusa,
per la nonna morta,  di cui crepita il fuoco,
nel fervore di eredita’
E lei si affaccia alla porta accanto.
Mite alla percossa che la discaccia.

Al disvelarsi della luna

Quando ti adoravo, al disvelarsi della luna,
nel roteante sole, il tuo arrivo
era il sorvolo di  un angelo.
Ora che  ci amiamo
nel perdonarci e’ il sopraggiungere 
della tua umida carne.
in giorni di continuo sole,
al freddo che demorde. 


Nella notte le luci della stazione quelle di un camposanto.
Non solo i loro i capi rasi
Di chi bivacca per Varanasi.
In una sacca bianca due denti inferiori, 
Un frammento di femore
Quel che dell’avola  destinato  e’ al Gange.
Tu il primo, e’il rintocco,
Cui ora tocca  per anzianità,
Sempre che la sua mano
Come fu per Sumit non ghermisca il più tenero infante.
In disparte distogliendoti assente,
tra i loro discorsi tu già la tua morta cenere










Per voi, anime care,
che mi monetate ogni vostro favore,
ho  perso il gusto
di  tutto ciò che costa,
sfasciatosi ogni acumine mentale
alle latitudini morte di quel che sognavo,

inultimate  le tue pagine, Heinrich,[1]
su di un’India cui non potesti  mai giungere
giorno dopo giorno dove non posso  che esserci,
per poco che io ancora mi regga,
.
Angkor, Borobodur,
Bagan, dalle mille pagode,
inarrivabili
nelle brume dell’albe

intenebrandomi desolandomi nella mia  inettitudine
solo che   ne   senta
la magia dei suoni..









Sulla via del ritorno, con i versi di Anna Achmatova
"Alto potere
di un suono purissimo,
come fosse il distacco
sazio di divertirsi.
Familiari edifici
guardano dalla morte,
e sara 'l’.incontrarsi
cento volte piu' triste
di tutto cio' che un tempo
mi e' capitato...
Per una nuova perdita
me ne ritorno a casa



15 4 2018
Quando ieri mattina sul tardi ho telefonato a Mohammad, prima ancora che a Kailash, la sua voce mi preannunciava tutta la sua contentezza  del fatto che Kailash gli avesse da poco consegnato 2.500 della 3.000 rupie che gli servono per inscriversi a un corso che gli consentirà di sostenere l’esame di licenza della decima classe.  il mio amico le distraeva dall’ammontare che gli avevo  anticipato il giorno prima, anche perché provvedesse con tutte le cure del caso a sanare il ditino di Chandu che la settimana scorsa e’ rimasto schiacciato .  Già per più giorni il ragazzo mi aveva espresso in un crescendo quanto la  decisione di riprendere gli studi per ultimarli lo facesse contento  perché reinseriva in un corso e in un ordine più alto di cose  la sua esistenza, consentendogli possibilità di lavoro e di  vita superiori al suo attuale destino.












He passed Kailash, he passed
Not passed eh?
He Passed, passed
You don’t believe,, Kallu., Again. But it’s  written like this. He passed  in Second  Division
It  is His real name?
Kailash  there is written your Father Name, and the Mother Name of Wimala
Yes But in internet there are many mistakes
Not possible Kallu it s official deckaration withe che code of the Schhol, the central code, the Rool number, He passed Kalku, He passed. Be sure and enjoy
Yes yes the black man of the hotel try by mobile and confirmed me
Only now You believe… He passed He passed. Be happy and congratule Ajay.
Yes, now I call him


Ajay , hai superato l’esame. “
“ Davvero?
“ Ajay,  sta scritto chiaramente : Pass in second division”
“ Very good” la risposta al telefono del ragazzo, di cui più che le parole era il tono di voce schiaritosi e canterino che ne esprimeva la gioia.
I dati degli esiti dei suoi esami era in uno dei siti web connesso con quello  ufficiale,  esso  conteneva l’application number in assenza del quale mi si era richiesto il nome del ragazzo per accedervi ; ora grazie a tale numero potevo verificare nel sito principale e riscontrare e dare conferma ad Ajay, che gli esami di licenza del X anno sia pure al  limite erano stati superati. Un contrassegno indicava che gli era stata condonata Matematica dove aveva ottenuto un punteggio bassissimo.
Mi sono intrattenuto con Ajay  per complimentarlo e dargli soddisfazione, ben sapendo quanto ne avesse bisogno, per la scarsa autostima inculcatagli dal mondo adulto, me incluso, contro la quale l’avevo visto impegnarsi e chiedermi aiuto durante gli ultimi tempi della mia permanenza in India.
Avevo fretta di  fare sapere il buon esito quanto prima a Kailash , che ho raggiunto di lì a poco  in  hotel dov’era a lavorare in anticipo.
“He passed Kailash, he passed”
“Not passed, eh?”
“He Passed, passed”
Kailash, come immaginavo, si aspettava solo il peggio.  Nemmeno di fronte alla conferma a viva voce dell’evidenza dei dati voleva o poteva credere che Ajay ce l’avesse fatta, a differenza di lui che per tre volte ci aveva provato inutilmente. Sia perché il padre del mio amico  l’aveva già addetto da anni al lavoro dei campi, sia per le cattive amicizie con i ragazzi possidenti del suo villaggio, che lo trascinavano con loro a vedersi i film di Bollywood nella vicina Bamitha.  Incommensurabile  è la sfiducia che Kailash seguita ad avere nel destino, nel karman di sé e della sua famiglia di bassa casta, come  lo è la disistima che ha sempre nutrito in Ajay,  acuitasi in un rifiuto del figlio dopo la morte di Sumit, ( “ Perché non mi è stato preso lui,  che non capisce niente”, mi aveva detto al telefono poco dopo la morte improvvisa del secondo figlio maschio), un rigetto che si è esasperato nei maltrattamenti che gli ha inflitto per anni, contro il  quale  Ajay ha dovuto farsi strada come ha potuto nella vita,  senza il mio stesso convinto supporto, per una mia sfiducia irreprimibile che nell’insegnamento mi induceva immancabilmente ad avvalorare e a preferirgli il cugino Ashesh, o Mohammad, benché possa confortarmi che il giorno della morte di Sumit Kailash fosse di rientro a casa dove avrebbe appreso del suo decesso improvviso,  da un internet center dove aveva copiato la mia traduzione per Ajay di una lezione di un corso di insegnamento di inglese per bambini dislessici, quale allora credevo fosse Ajay, e possa dirmi contento di avere sempre  riportato il figlio Ajay al cuore del padre.
“You don’t believe again, Kallu. But  it’s  written really  in the web site:  “pass in Second  Division”
“It  is its real name? It’s really he (hilmself) ?”  E’ il suo vero nome ? Si tratta proprio di lui?
“Kailash  there is written your Father Name, and the Mother Name of Wimala”( Kailash è riportato il tuo nome di padre, e quello di Vimala, come sua madre)
“Yes, but in internet there are many mistakes”( si, ma in internet ricorrono /ci sono molti errori).
“In this case, it is not possible,  Kallu: it  is a official declaration with che code of the School, the central code, the Roll number. He passed Kallu, He passed. Be sure and enjoy” (“ Non è possibile in questo caso. E’ una dichiarazione ufficiale, con il codice della scuola,  quello  centrale, il numero di lista. E’ passato, Kailash, è passato. Puoi starne sicuro e rallegrartene.”).
“Yes, yes, the black boy of the Grace hotel tried by mobile and now confirm me” (Sì,  sì il giovane scuro di pelle del Grace Hotel ha ricercato i risultati con il cellulare e me ne da ora conferma)
“Only now You believe , don’t You? He passed. He passed. Be happy and congratule Ajay”.
Quale fiducia anche in me ripone Kailash!
“Yes, now I call him”
Ajay mi avrebbe poi detto che papà si era limitato a un semplice “tik-è”, “Bene”, nel complimentarlo.
Dal ragazzo avrei anche saputo, l’indomani,  che per non avere superato gli esami della decima classe due ragazze si erano suicidate in Khajuraho, vicino al villaggio vecchio ed in Lalguan.
Quando ne ho accennato a Kailash, poco dopo,  me ne ha parlato come di un orrore abituale in India, dove ogni tragedia volge all’oblio già il giorno seguente: così erano  poco più che  cronaca di giornata i morti per un crollo di un ponte a Varanasi, il centinaio di vittime delle tempeste di vento e sabbie fuori stagione, avviati al dimenticatoio  come gli altri bimbi e ragazzi e ragazze  morti suicidi o vittime di violenza sessuale, negli ultimi  anni,  nelle sole Khajuraho e la vicina Rajnagarh: i due bambini stuprati, soffocati e gettati in un pozzo,l’uno  nelle campagne limitrofe, l’altro affogato per mano di un parente che ha consumato od ultimato  il delitto a  presso Nowgong, il giovane  di guardia ai templi occidentali trovato impiccato nelle adiacenze del Chitragupta Mandir, il figlio di un nostro conoscente decapitato, la cui  testa fu trovata distante dal corpo contesa dai cani, la piccola di tre anni uccisa per stupro da un dodicenne solo alcune settimane fa, in Rajnagar,  di cui mi attento a chiedere dettagli solo a Mohammad. Ma così la danza mediatica di lord Shiva sfrena e dissolve  ogni catastrofe terrena, e l’indomani per chi  non ne fu funestato è già un nuovo sussulto della vitalità dirompente
Kailash il giorno seguente già aveva archiviato  lo stesso felice esito degli esami di Ajay, ed al telefono mi aveva risposto  furibondo per i modi insultanti del suo padrone.
E’ bassa stagione,  e costui scarseggiando i clienti sta rinnovando gli interni dell’hotel,  nel che villaneggia i muratori come chi è rimasto  di servizio e non ha fatto ritorno al villaggio. I muratori non avevano fatto ritorno in mattinata, stanchi di sentirsi dire che  erano degli stupidi, dei pazzi deficienti, e Kailash aveva dovuto sobbarcarsi   i loro oneri  insieme con  la malacreanza del padrone  Così, vana ogni rimostranza, il giorno  seguente  l’amico Monu mi avrebbe inviato le foto in cui lo si vede spalare sotto il sole i cumuli di sabbia  ch’era stata  scaricata di fronte all’hotel, perché di lì venisse riposta nel cortile da rivestire di marmi.
 Il suo  nuovo malumore di lì a due giorni sarebbe stato esasperato dalla contrarietà degli eventi per cui anche così,  pur dannandosi l’anima per un padrone che lo decurtava di tutto e  l’obbligava ad ogni straordinario  di sorta, senza nemmeno sognarsi di riconoscerglielo, non riusciva a mettere da parte niente per il solito incidente capitato di nuovo al nostro tuk tuk :di rientro dalla stazione ferroviaria di fronte asll’hotel Ramada era esplosa la gomma della ruota anteriore. Per l’accaduto ce l’aveva con il padre di Mohammad, che ne è il conducente, uomo onesto e sobrio, niente di che dire, ma senza viste  ed avvertenze, e così se ne erano andate nel ricambio 2500 delle rupie che gli avevo inviato. Ma coltivava la speranza che quando fosse tornata a fare rotta la Jet Airways su Khajuraho,  un amico o conoscente gli potesse offrire per almeno sei mesi un lavoro come facchino della compagnia. Guadagnerebbe il doppio che ora, 10.000 rupie, lavorando la metà del tempo, sette ore durante la giornata invece che le quindici in  cui è impiegato abitualmente in hotel, dalle sette del pomeriggio alle dieci di mattina,  restandosene in hotel tutta la notte. Per risparmiare, il padrone non chiama nessuno che lo affianchi, ed egli per fronteggiare la paura che subentra in lui nel restarvi da solo deve fare ricorso al nipote Baju. Il risultato di tutto e’ che a Kailash sono riemerse le emorroidi, ed oggi era letto con un bruciore penoso, e nuove visite mediche e spese sanitarie si prefigurano. 
Perché l’amico non mi nasconda nulla, ed evitare che mi taccia se qualcuno è malato per non essermi di peso con visite mediche e medicine inderogabili, gli taccio delle turbolenze in famiglia in Italia che perturbano la mia mente, quanto alle spese condivise del mantenimento di mia madre So che prima o poi dovrò metterli di fronte a ciò che in definitiva pretendono da me, che rinunci a Kilash e ai miei cari in India,  per  alleggerirli dell’ onere Non vogliono sentir ragioni, è da loro irricevibile la mia miseria, l’evidenza di fatto che  avrei pur sempre  diritto a spendere per me  quello che devolvo per Kailash,  dato che corrisponde  a tutto ciò di cui mi privo e  di cui loro non sanno o inorridiscono dal farne a meno,  e     che spendo per me solo  i soldi che servono a cibarmi di ciò che per loro è spazzatura. “Se dicessi come vivo non sarei creduto e me ne fareste vergognare, visto quello che non posso consentirmi e che voi non potete farvi mancare” in tutta risposta ho replicato a mia sorella, pur nell’esserle solidale ed esprimerle gratitudine per lo sforzo che sostiene per mia madre. Solo che se le avessi detto le stesse cose sul mio conto, di cui lei si lamenta, sarebbero state  doglianze comunque irricevibili e non pertinenti, e suo figlio, come ha già fatto, mi avrebbe rinfacciato di essere senza dignità e senza onore. Ho accennato a scrivere loro  qualcosa, a mia rimostranza o discolpa “
“ Il servizio a mia madre io lo rendo ogni  ora  e ogni giorno con tutto quello di cui devo privarmi, eccetto il cibo che mangio  – per voi la schifezza di una porcheria alimentare - e i pochi libri o e-book che preferibilmente mi compro. Io lo pago  con uno squilibro mentale da fronteggiare ininterrottamente con i farmaci che mi servono , per sostenere questo stato di cose.  Credete che sia facile rinunciare a viaggiare in Italia ed in India, intanto che posso ancora utilizzare le gambe sia pure sempre più a fatica? con un sacrificio permanente di quello  che devo farmi mancare per assicurarlo a lei? Ho dovuto farmi venire in disgusto tutto quello che ha un costo, ristoranti, pizzerie, cinema, musica,  abiti, viaggi e anche solo passeggiate in bicicletta. Per fortuna che la depressione mi aiuta in questo. Se si vuole venire a vedere com’e ridotta la mia casa, quanto a pulizie, illuminazione nelle stanze, water,  biciclette rotte, sedie, quanto al decoro che per voi è irrinunciabile. ..Tutto un lerciume da riparare. Ciononostante si erode irreversibilmente la mia liquidazione ,  ch’è la mia ultima spiaggia, e non ho altro su  cui contare per quando sarò vecchio,  ne così seguitando avrò nulla da lasciare a Kailash e ai sua moglie e ai nostri figli, nè potrò più tornare a rivederli.
E veniamo ora al dunque, sic stanti bus rebus: Devo or dunque rinunciare anche a Kailash e a chi veramente amo, stando alle vostre insite pretese? Sono la mia ragione di vita,  oltre a ciò che io legga e che scriva. So quanto devo a mia madre, tutto, ma loro hanno ancora una vita da vivere. Nessun Vangelo può obbligarmi a preferirla a loro. (   E così  scrivendo rimedito Matteo X,34 “ Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. 35 Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; 36 e i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua. 37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. 38 Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.”  O Matteo 25,35-44 35 “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Come è avvenuto tra me e Kailash).
Se  pretendeste e otteneste questo per legge, benché abbiate una casa ed automezzi che io non ho, firmereste la mia fine, dopo che io abbia assicurato a Kailash,  per il futuro suo e dei nostri  figli tutto quanto ancora mi  resta
Voi siete per me s una realtà di morte, l’angoscia di  una minaccia continua alle mie sole ragioni di vita”
Ma  anziché tutto questo,  anche nella lettera a mio fratello ho rinunciato a fargli sapere che vivo in casa come ai domiciliari.

E non ho modo che di distogliere la mente e di cercare quanto prima di riaddormentarmi, quando nella notte mi sveglia l' incubo della longevità di mia madre, e “ ci seppellirai tutti, tutti”, “ renditi conto che hai fatto  il tuo tempo”, le grido contro,  immaginandomela davanti. Lei che piange e non capisce, che non immagina che  cosa chiedo a Dio in quei momenti, che cosa  le sto chiedendo per il nostro bene. “ Et nunc dimittis animam suam Domine”  “Se solo io sapessi quanta sofferenza  costi agli altri il farmi sopravvivere ancora a me stesso, mantenendomi in vita…” Certo non sarei ridotto a pregare invocando la morte provvidenziale di mia madre, se quando impazzo vedessi altro scampo, e tutto qui non fosse più che corruzione, servilismo  e impunità., che i fasti sotto ogni colore della  jeunesse dorée.




24  aprile 2018
 Formidabile, adorabile,  mio amatissimo, carissimo  Kailash, nella profondità infinita della sua dignità ferita.
 Domenica scorsa credevo di recargli la più belle delle notizie del mondo, dicendogli che la signora Marianne de Gouvea,  che aveva chiesto i nostri servigi per visitare i templi  del Madhya Pradesh che le sono rimasti sconosciuti, e dei quali noi due soltanto tra i tour operators sappiamo  che esistono e come raggiungerli, avendone esperito gli itinerari, ed avendoli io studiati e descritti pietra su pietra, letteralmente,  colei stessa ch’era la sola visitatrice dell’India che a noi si fosse mai rivolta per tali destinazioni, combaciando i suoi interessi con i nostri orizzonti di ricerca, proprio quando ritenevamo oramai che su di noi non facesse più affidamento, si era rifatta viva per dirci che avrebbe raggiunto  l’India  durante quella stessa  settimana,  allora entrante ,  nonostante il gran caldo che  vi imperversa, non solo,   ma che voleva avvalersi di noi,  assolutamente,  per dei brevi  itinerari che movessero da Khajuraho e vi facessero rientro in giornata.
“ Very good” era la risposta che scaturiva come un canto di gioia da Kailash,  di lì a poco per spegnersi d’un tratto, quando gli dicevo a che condizioni si sarebbe avvalsa di lui, in mia assenza.  In Khajuraho sarebbe sopraggiunta con un proprio autista e una propria automobile,  una guida ufficiale dell’MP tourism  di fiducia, relegandolo al solo ruolo di escort. Per il quale chiedeva se sarebbe stato disponibile per due, tre giorni,  e quanto volesse “per day”.
“Kailash, adesso sta a te dirmi quanto richiedi”
“ Lo faccio gratis, sono pronto a lavorare anche gratis, se e’ per questo”.
“ kailash, non dire così, ti capisco tutto, gli dicevo con un  riso scherzevole,  comprendendone l’amarezza oltraggiata che era in lui sopraggiunta. Già ogni giorno deve lavorare per un padrone d’hotel pronto a decurtarne  uno stipendio infimo in ogni circostanza  per cui debba assentarsi del lavoro,  o essere in ritardo, per ogni mancato guadagno anche se non ne  è responsabile, senza mai riconoscergli  al contempo  alcun  straordinario per  cui lo chiama ad ogni ora del giorno e della notte,  sobbarcandolo degli oneri più gravosi. E la settimana scorsa,  nel dirci alla lady commossi per quanto ci veniva gratificando, l’avevamo pur avvertita delle ragioni per cui credevamo di esserle indispensabili, e per le sue destinazioni non poteva far affidamento  in nessuna official guide o operatore turistico  o autorità governativa; delle  ragioni che avrebbe dovuto intendere già da sola per la sua esperienza dell’India - e’ dal 1969 che vi si reca come visitatrice…- e  per le quali non potevamo  che deludere le sue aspettative, se erano quelle che avessimo potuto formare e mettere a sua disposizione  trained guides, nessun  altro potendosi prestare che noi ed i nostri ragazzi.

Dear Lady Marianne de Gouvea
Thanks You for your e-mail. Thanks You very much.
1)    I  and  Kailash Sen are deeply affected by Your words, astonished and admired, reading your stupefying itinerary,  because you are the first customer asking Us to visit these places that  We know all very well, stone by stone, excepted Madanpur, having experienced directly and studied and written, very much, about all your  selected destinations.   Congratulations very much for your passionated deep knowledge of the hindu temples !
2)    But until now, having respect of your request We didn’t speak the Gospel truth : only Us, I and Kailash and his elder son, We can be in India escorts and guides for this  travel.
I and Kailash are pioneers in Khajuraho and all North East and West Madhya Pradesh.  Tourist guides , escorts, receptionists, Mp gouvernement tourist  official authorities, nobody has knowledge about almost the 90% and more of these places.  The real interest of Mp tourist official gouvernement and of the local  tour operators is only the business, and little more,  only archeologists, as I am,  and ASI personnel can help You, but to contact them and to  receive by them  informations or some help are very hard. They delegate all  to other persons,  all , or they  can make serious mistakes. We don’t exagerate, On the contrary!  AS to the training of guides, there are very clever and good  young men in Khajuraho, but  they  follow  nobody  without counterpart of money,  what  don’t offer this kind of activity ,  for  wich We don’.t receive  private or public support.
3)    About your itinerary we think that  it ‘s very fantastic, that is very adventurous and fascinating  to face it  by your self in seven days only, but  in our opinion it can be enterprise too much difficult or not possible for You or  with  other local guides , very expensive without seeing very much,  for  this  main  reasons
3a) The roads can become very bad, like a track,( in Dudhai, for example) or dirt  road,  or they can end in very dangerous  jungle areas, like  in the wonderful surroundings  of  Deoghar;  3b) the majority of all this places can be confused  is well-know only by the more restricted   local people,living in reclude, isolated villages, or some place can be confused with other places whose naxme is identical or similar. Generally the local people speak only hindi and  they need  the friendly behaviour and intermediation of somebody who is indian  My friend Kailash is exceptional for this task. 3c) The   indications in the books  of the temples, by Sri  Krishna Deva, for example, are different from the local denominations known by the guards of the same mandirs, as in Kadwaha, above all, where there are not less than  16 temples,  that may be easily confused. ( very near there is also the Pratihara magnificent temple of Indor,  if You like) 3 d) In  some place  it’ s better to  look in  advance for a local rest home reserved  for authorities, for all eventualities.
4)    By us It s possible to reach all your destinations, and other  as Chandpur ,  Pali,  Surawaya or Keldhar also, , but changing   some itinerary or staying in Lalitpur or Tikamgarh, or Shivpuri, more than in Jhansi.  Tomorrow We’ ll comunicate You the rest,  if you like,  at Your request.
With our admired regards
Odorico Bergamaschi and Kailash Sen”
Con Kailash mi ripetevo al telefono  su  quanto sentivo di doverle pur dire  od  invece era i  caso di tacerle,  rammentandogli di quell’addetto azzimato del governo del Madhya Pradesh che ne presiedeva l’ufficio turistico di Shivpur, il quale  mi aveva trattato  con sprezzo sovrano quando gli avevo chiesto dove fossero ubicate le principali località monumentali circostanti ,dicendomi affabile  che ero io ad avere sbagliato distretto, non lui a non saperne niente di niente nonostante l incarico. “ Kailash , le guide turistiche ufficiali, … come se non sapessimo già che salvo Muzaffar Ahmad Ansar e suo figlio, in Chanderi, o quella avanzata in età di Bundi * tra quelle con cui abbiamo avuto a che fare  sanno solo ripetere e non possono che ripetere quello che dicono tutte le altre, che non vogliono fare un bel nulla  più del poco  che si accordano di fare ,  per sentirsi persone di rispetto quanto più sono indisponenti e  meno sono disponibili,    o che  tutto che quel che sanno non  lo dicono di certo a uno straniero…” .  Che non gliene parlassi più oltre, ne sapeva fin troppo, si facevano pagare per un’intera giornata, stando con i turisti non più di due, tre ore, ad attendere che scattino i loro bei selfie, o  l” asciandoli quanto più a lungo per ritirarsi rintanarsi nel tempio Jagadambha per la preghiera, dopo averlo illustrato  nel loro entertainment come un sito di mera pornografia kamasutra, un lupanare degli dei cui sono devoti “
“ Kailash, gli  suggerivo  con tutta la tenerezza dell’amorevolezza più dolce, se la retribuzione giornaliera di una guida turistica è di 1350 rupie, tu chiedile non più di 2.000 rupie e non meno di 1.500”
“ Sì,  scrivile così, e spedisci la lettera al più presto”. Temporeggiavo, per tutta la durata della messa festiva,  al rientro  concordando con Kailash  di richiederle in tutto non più e non meno di 1.500 rupie.
Nelle lettere che la signora  mi inviava durante il giorno restante, in procinto di partire in volo per Delhi la mattina seguente, nemmeno faceva più riferimento a quanto le avevamo richiesto, segno che era per lei di un’entità irrilevante.  Fino ad oggi pomeriggio non avrebbe potuto più contattarci  ed essere contatta. In ottemperanza al suo dharma , alla sua professionalità, o alle ragioni del cuore, Kailash mi pregava di farle avere per ogni evenienza il suo numero telefonico.
Lo baciavo per questo sulla fronte pur se a infinita distanza.
Ieri, sul tardo pomeriggio, tra le altre cose,  di tre bambine stuprate e poi   strangolate o  massacrate con  una pietra per metterle a tacere, nel corso di tre matrimoni  nell’Uttar Pradesh, mi capitava di leggere di come in india ora siano a secco i bancomat, o atm,  a seguito dell’eccessiva richiesta di banconote avvenuta nella prima metà d’aprile, per i  matrimoni e le semine di cui è  la stagione,  o per  le diverse elezioni regionali in cui i voti si pagano  cash, oppure per  la progressiva riduzione del contante in circolazione,   al fine di  favorire le transazioni digitali e l’uso  dei conti bancari, dopo il cambio dei tagli di  moneta che è avvenuto ella fine del 2016, quando ugualmente un cliente di kailash si ritrovò per questo in difficoltà monetarie.
Letto l’articolo  mi sono messo subito in contatto con Kailash,  che non potevo ritrovare che ad una delle feste di nozze cui è dovuta la penuria di contante.
Sapeva del problema? E come stavano le cose in Khajuraho? Certo che era proprio così, ma  non ne era informato più di tanto, perché per sua fortuna in questi giorni non ha dovuto  prelevare rupie. La mia preoccupazione però  era tutta per  lady de Gouvea. Se si fosse trovata in difficoltà, che cosa si poteva fare per lei?
La  risposta di Kailash era sempre la stessa,  sempre più contrariata
“ Lei ha già una guida.  Lui deve provvedere”
Kailash si arrabbiava addirittura con me, quando gli chiedevo se poteva andare preventivamente all’ hotel  di gran lusso cui era attesa, per sapere se era possibile con un assegno ottenervi denaro.
“ Ci andrò solo domani,  quando vi sarò invitato dalla lady”
“ Ma Kallu, ( è)solo per sapere se la cosa è possibile..”
  Senza che ci sia la lady mi manderebbero via  senza avere di me alcun rispetto…”
“ Kallu, ma ..”
“ Non puoi obbligarmi a fare questo. Lei ha già una guida, lui ci pensi”.
L’amico oggi ha seguitato a fraintendermi, quando gli ho anticipato dche solo  dopo che avessero deciso il viaggio del giorno seguente, le avrei trasmesso via e-mail  le informazioni più rilevanti sui monumenti che avrebbero visitat.
“ Tu ti preoccupi troppo di questa lady. Ha la sua tour guide  per questo, no?”
“My best friend”, tra qualche esitazione trepidante mi sono azzardato ciononostante a chiedergli ancora “ potresti portare con te Chandu o Poorti quando ti incontrerai con la Lady?”
Forse era troppo alto il fragore della musica nuziale, per udire in risposta il mugugno di Kailash, my perfect man.
Riveduto il 9 ottobre 2018.


9/5/ 2018
 Il carissimo, amatissimo, fantastico Kailash, che ieri magnificavo tanto nel cuore e in parole,  già oggi benché fosse ancora più  degno d’elogio ed effusione, la mia mente demente l’ha imperdonabilmente maltratto e sconvolto, per  una mancanza che non gli era nemmeno imputabile..
 “ Kallu, com’è andata oggi in Dhubela con la signora De Gouvea e la sua scorta?
“ Bene, bene, solo- ed è raro che una cosa dl genere me la confessi di primo acchitto, ho perso del denaro, 2.000 rupie…”
E come è stato possibile?gli chiedevo ancora trattenendo il subitaneo  furore.
“ Erano le 10,30 e il Museo non era ancora aperto. La signora si è arrabbiata, ho chiamato le guardie, e nella confusione, mentre mi davo da fare…”
“ Bene, vedo che il denaro sai perderlo invece che guadagnarlo… una  volta che… potevo sperare in un extra,  perché è solo affar tuo, vero, il denaro che hai perduto…”
A farmi infuriare  era  che  lo smarrimento  fosse accaduto mentr’io in Italia  è come se vivessi ai domiciliari, per mantenere lui e la moglie e i figli e naturalmente mia madre, e ch’io su quei denari ci contavo perché con essi pagasse i creditori che si è fatto nel corso del mese per la riparazione dell’autoricksaw,  attingendo a tale scopo anche al fondo che mese dopo mese mette da parte per le nozze della nostra  Poorti. E’ una questione sempre delicata per l‘ uno o per l’altro quando gli acconti preventivati non bastano, non è come con mia madre che vive nell’ebetudine/ inebetimento totale quanto al suo sostentamento, o come  con mio fratello e mia sorella,  con i quali non c’è dialogo possibile, perché non vogliono saperne di riconoscermi né il mio stato di povertà né  quello di invalido. Così solo tra una cosa e l’altra Kailash mi ha detto  della riparazione  del tuk tuk, e prima ancora mi ha detto  solo furtivamente del ditino di Chandu,  che era rimasto schiacciato dal battente di una porta, in replica a una mia querimonia su quanto avesse già speso, rinfacciandomi che aveva dovuto tacermelo senza ricorrere ad alcun medico per i costi di ogni loro visita.
Allora si era scatenata su di  lui una tempesta di rimproveri di natura opposta a quelli i paventati, che lo riprovavano perché  me l’aveva taciuto fino ad allora,   Chandu andava assolutamente curato,  non si poteva lesinare sulla sua salute, o su quella  degli altri nostri piccoli, tanto più che stando a quello che ne usciva di bocca,  sottola gragnaiuola  delle mie invettive,  il ditino di Chandu si sarebbe storto. Che lo facesse visitare subito dal dottore migliore, e non solo in Khajuraho, andava bene in prima istanza solo  il dottor Kare,  altro che i farmacisti apprendisti stregoni, meglio  il dottore delle ossa, vicino all’hotel Lalitpur.
Fino a tutt’oggi da che sono stato di ritorno dall’India,  almeno a parole, tradendomi  pur sempre il tono di voce,   avevo cercato di non farne mai un dramma delle questioni economiche, perché so che Kailash , se resto calmo e non inveisco, così si confida e può confidare in me, che non ricorre a debiti che sono pur sempre io a dovere sanare. Ma nella circostanza odierna il disappunto che non gli ho mascherato ha preso fuoco all’istante in un furore irato, per quanto sentissi l ingiustizia di farlo.
“ E per oggi fai attenzione alle mie e-mail  che riceverai, perché non me la sento più di parlarti al telefono…”
Riattaccavo di lì a poco ed ero anche peggio.
  Ma io non sono arrabbiato con te, mi diceva un Kailash contrito, è con me che sono arrabbiato…”
“ Lo so. Ma è’ che anch’ io sono arrabbiato con te”.
Kailash cercava di spiegarsi, di dirmi le circostanze in cui era avvenuta la perdita del denaro che aveva in tasca, solo che la mia tensione nervosa cresceva a tal punto che credevo d’essere stato io a staccare a tal punto  il collegamento, mentre finiva  in quel preciso istante  il mio abbonamento mensile.
Riprendevo a parlargli utilizzando non più Skype ma una linea telefonica con sconti tariffari, ed egli poteva rincuorarmi che i soldi che credeva e mi aveva detto di avere smarrito li aveva appena ritrovati in uno dei libretti turistici che aveva approntato per la signora de Gouvea, che li aveva molto apprezzati. Vero o inventato che fosse il rinvenimento,  il suo annuncio acquietava la mia contrarietà nervosa,  che pur  si veniva rabbonendo. Con i custodi che tardavano ad aprirle il Museo di Dhubela Lady deGouvea si era però mostrata oltremodo adirata, si era addirittura incattivita quando non aveva ritrovato i reperti che più vi cercava,  ed anche con  lui e alla guida aveva perso la pazienza.
“ Kailash, se è per questo che puoi aver perso il tuo denaro, o che non lo ritrovavi più, le dirò che  deve usarti più rispetto nella lettera che tra le poco le invio”
No, no, che non facessi questo, era per la vecchiaia e per  il male alle ossa che le arrecava il camminare che la Lady diventava insofferente.
“Allora le dirò piuttosto  perché non ha potuto ritrovare in Dhubela i cimeli che vi cercava. Non è buona cosa, ma  nel Madhya Pradesh i più importanti reperti dei musei locali li hanno trasferiti tutti  in quello centrale di Bhopal, dove sono magari finiti in un sottoscala”
E che mi scusasse della sfuriata precedente. Ero stato davvero stupido,  un imbecille, che mi perdonasse ancora una volta, per le   intemperanze della mia pazza mente.
“ Si, ma quando fai cosi, lo sai che la mia mente va giù”.
Il resto del pomeriggio , e della serata, lo avrei trascorso tentando invano di ricontattarlo di nuovo, per dirgli com’ ero  felice  di poter ripetere almeno anche ad Ajay,  quello che sul conto del padre Lady de Gouvea mi aveva appena fatto sapere via e-mail :  Mr Sen has been very helpful and he knows so many things and knows also how to share his knowledge.Thank you for having helped me to organise this trip in his company.” My dear, dear Kallu! , come mutato da quello d’un tempo,  così poco raccomandabile a detta dei  più








Luglio 2018 circa
In realtà ciò di cui ho fatto esperienza decennale in India convertito in valenze  più universali,  fa si che mi aspetti di tutto, proprio di tutto,  quanto a me stesso e agli altri, specialmente in merito ai benefattori umanitari. Sul razzismo cinico di Gandhi o di Madre Teresa di Calcutta sono stati scritti testi implacabili, quale quello di Arundhati Roy a prefazione bellissima dell’Annihilation of castes di Ambedkar, e sugli indiani in tutti questi miei anni, tra gli umanitari che li aiutano  non ho sentito e avvertito in ogni colloquio,  che tutto uno scambio di considerazioni, di   generalizzazioni e di assunzioni di condotte  atroci e discriminatorie. Altro che il grande Rudyard Kipling!Per quanto mi concerne è l ultima cosa che mi consento di pensare che sono là a fare puramente del bene , e di non dubitare che vi torni a fare strumento della mia edificazione ipocrita coloro per cui pure mi spoglio di tutto. Temo a ragione sempre il peggio di me stesso. In Italia e in Europa il pensiero critico in cui mi identifico sta vivendo quello che accade come una catastrofe  debacle della credibilità umanitaria dell intero pensiero occidentale, democratico liberale e social comunista in primis, di fronte  al passaggio di cambio della staffetta del primato tra l’Occidente cristiano  e l’Altro  che avanza” inesorabilmente”,  o per dirla meglio irreversibilmente, dal Platone tremendo  dell’autoctonia del Menesseno sino al razzismo  sconvolgente di più insospettabili filosofi e scrittori della modernità, non ultimi Benedetto Croce o Hegel o Dickens, rilevando misurando anche in Levinas o Derrida le aporie e le insufficienze del nostro pensiero della accoglienza, il conflitto insanabile tra la sovranità nazionale, la pretesa di un rapporto di identità proprietaria tra se e il patrio suolo da un lato e l’ universalità dei diritti dell’uomo, Penso in tal senso alla filosofia dell immigrazione di Donatella di Cesare e al pensiero comunitario anti immunitario di Roberto Esposito. Come quanto  ad Auschwitz non c’è tradizione di pensiero o religione  che non sia stata capace di convivere con l orrore presente di nuovi sommersi e salvati delle migrazioni marittime, di giustificarlo e di farsene una comoda ragione disumana, magari in nome dell’etica della responsabilità in termini securitari. Alla luce di questo non vedo come dovrei adontarmi se alla giusta stregua del Kipling di If o de IL fardello dell uomo bianco  mi si reputa tendenzialmente coloniale o neo imperialista, discriminatorio, fascista o razzista nel mio approccio con la realtà. E questo credo che debba essere il  mio  dubbio metodico pur se, nonostante tutto quello che so , scrivo e penso, sono e resto  un marginale assoluto,

( testo inviato a Fausto Germanò)






Luglio 2018 il testo risale originariamente al 23 luglio 2018

Dopo che da oltre un mese Mohammad mi teneva in black list, ieri  si è rifatto vivo  di nuovo, per rivelarsi quello di sempre.
La sua splendida voce accorata di ragazzo tornava a dirmi con accenti drammatici della povera vita cui si era ridotto di nuovo,  dopo che l’uomo dei children  of  God, Manoj lo straricco quanto una volta era stato strapovero, ai tempi in cui suo padre era un venditore di the nello stesso chiosco che è stato gestito anni or sono dal padre di Mohammad, l’aveva esiliato e licenziato in  tronco dall’ hotel Paradise, dicendo che non aveva più soldi per pagarlo.  La sola volta che ho  avuto modo di intercettare la riservatezza di Mohammad tra le sue povere mura domestiche  gli avevo chiesto se rifiutava di parlarmi con un tono allora cosi torvo, perché riteneva che fossi stato una” bad person” nella sua vita. “ No, mi aveva detto, è perché ho bisogno di denaro,ma tanto, e non posso contare che su di te,”e  subito dopo aveva staccato.
Ieri Mohammad è tornato a dirmi di come senza lavoro sia ora ridotto in miseria,  come  tutta la sua famiglia mangi(a) una sola volta al giorno, cercando egli di dormire il più possibile per allentare i morsi della fame.  Non c’erano turisti, non c’erano clienti, per l’autorickshaw  mio e di Kailash che ha in uso il padre. Durante tutto questo periodo non solo con me aveva chiuso ogni contatto, ma con tutti.
Come puoi lamentarti, allora gli ho detto, che nessuno ti rechi aiuto,neanche Kailash,  che è il solo che possa fare ora da intermediario tra me e lui per ogni evenienza.  So bene quanto Mohammad abbia motivo di temere la gelosia di Kailash, che non manca mai, sordidamente, di rinfacciarmi che il padre di Mohammad resta più ricco di lui, perché ha pur sempre una sua casa,- sapesse davverp  che casa-, che a lui e ai nostri cari io non so assicurare,  recandogli un aiuto che per lui perde così di ogni valore,  ma so anche quanto Kailah sia capace di una equanimità e di una grandezza d’animo superiore.
“ Tu non gli hai parlato, non ti sei rivolto a lui, altrimenti avresti forse saputo come Kailash più di una  volta, con i miei soldi e i suoi guadagni, abbia aiutato i tuo padre. In difficolta Forse, se non fosse stato per Kailash, non avresti potuto nemmeno  mangiare  una volta  ogni giorno.  Prima la gomma dell’autorickshaw scoppiata, poi le batterie, ora la cappotta rotta.  Chi  provvede a questo?”
Mohammad ha annuito, per seguitare  a tormentarsi della sua esistenza.
“Ora sono come un uomo senza braccia e senza gambe”.
E quanto alla licenza del decimo anno di scuola? Gli avevo pagato la retta della scuola che doveva assicurargliela. A sentire quanto mi aveva detto Ajay il giorno avanti, stava passando i suoi giorni sempre in casa studiando.
Studiava solo un poco, ogni tanto.
Avevo appreso, gli facevo sapere, che durante questo periodo si era pur dato da fare,  per cercare un lavoro nella costruzione della nuova strada che  abbrevia le distanze tra Rajnagar e Allahabad,   dopo averlo cercato in cucina presso il locale Ufficio Turistico.
Di tutto questo ne avremmo riparlato oggi, aveva riaperto per sempre tra noi i canali di comunicazione, e potevo telefonargli a ogni ora.
E quanto a me, tornavo a chiedergli, “sono stato  per te una buona o una cattiva persona, ora  come mi vedi?  Di me che ne pensi?”.
Mohammad tornava a tergiversare nella sua mirabile intelligenza calcolatrice
“ Ogni uomo è come una moneta. As a coin. Ha una doppia faccia.”
Anche il giudizio sul mio conto restava per lui  in sospeso come un articolo di mercanteggiamento.
Oggi pomeriggio solo dopo aver scritto a lungo dell’arte del Pisanello , del ciclo in Mantova dei suoi affreschi arturiani,  lo ricontattavo.
Era in strada,  la prima volta. diretto al mercato.
Ieri aveva esordito che la sua situazione non era buona, oggi che aveva davvero un grande problema.
“ Materiale o spirituale? “Gli chiedevo con una certa autoironia nella voce, perché sapeva bene come i suoi problemi spirituali fossero per me i benvenuti, a differenza di quelli materiali, più rognosi.
“ Spirituali” mi diceva. E non era vero.
Gli ho ritelefonato quando in India erano passate le sette e trenta,  e Mohammad mi ha detto direttamente la verità, sia pure  enfatizzandola.
Per il suo problema attuale  aveva tentato anche il suicidio, mi ha confidato con la voce rotta che sa ritrovare in questo genere di  confessioni. Suicidio hai detto? Gli ho replicato senza apprensione come uno psichiatra ad un suo paziente.
Dal mese prossimo avrà un lavoro, al Khajuraho Inn, che gli permetterà di non inoltrarmi di nuovo richieste. Ma prima di allora deve  trovare il modo di pagare gli interessi contratti per pagare lo scooter, e non può contare che su di me, assolutamente.  Sono tremila rupie che gli servono.
Tra me e lui l’ intermediario restava Kailash. Che gliene parlasse, ed avremmo visto il da farsi.
Solo una volta che sono venuto a capo della decifrazione dei principali cavalieri erranti del Pisanello , ho telefonato a Kailash.
Aveva ripreso a piovere, sia pure non intensamente, in hotel erano occupate  quattro stanze, i nostri  cari stavano tutti bene, e  l’India era il solito paese dei soliti madarchod.
A Mohammad  avevo appena telefonato,  l’ho informato,    e gliene ho parlato apertamente, con tutto il piacere di potere confidare nella sua mente e nel suo cuore.
“ In casa ho solo mille rupie”,  mi ha fatto sapere, al tempo stesso mostrandosi disponibile e mettendo le mani avanti. Non era l’aiuto di un anticipo economico per Mohammad  che gli  stavo chiedendo, se non forse in piccola parte. Piuttosto mi contrariava che gli fossero rimasti così pochi soldi, quando dall’ Italia gli avevo spediti già quattro acconti in un mese, dovendo noi fronteggiare le spese scolastiche di Ajay e Chandu.  Aveva impiegato 2.800 rupie per riparare la cappotta del tuk tuk del padre di Mohammad, che è lo stesso con il  quale va a scuola la nostra Poorti.  Non  si poteva seguitare oltre,  la pioggia avrebbe bagnato libri e quaderni di  Poorti e degli altri allievi in tuk tuk.
Allora gli ho spiegato come stavano in fondo per me le cose. Il problema non era solo la cifra richiesta Era che Mohammad si era fatto vivo solo per questo, dopo di che,  non appena avessi soddisfatto il suo bisogno di denaro,  sarebbe tornato ad ignorarmi ed a trattarmi  senza il minimo riguardo, come neanche fossi un umano. E lo faceva  per potersi pagare uno scooter,  che è la prima cosa cui aveva pensato come ha iniziato a percepire denaro, troppo poco per non rovinarsi per questo. Non potevo assecondarlo.  Mohammad, conveniva Kailash, aveva deciso per conto proprio come spendere il suo denaro, senza nemmeno interpellare su questo  il padre, senza rendergliene minimamente conto per  sostentare insieme la propria famiglia. Gli ho ricordato che ora non dispongo più nemmeno per muovermi di una bicicletta, per aiutare loro in India dovendo risparmiare anche sui costi di riparazione di quelle che usavo, e che anche per questo ritengo di avere  tutto il diritto di ricusare quanto mi chiede Mohammad.
“Non possiamo privarci di tutto”, avendomi asserito inutilmente la cara signora che abita nell’appartamento di fronte al mio , quando l’ ho incrociata che recava a farsi la permanente.
L’aveva ben presente Kailash,  lo sapeva bene  che vivo in Italia come ai domiciliari, e rendendomene grazie nel tono di voce, mi ha assicurato che l’indomani  ne avrebbe parlato con Mohammad



Estate 2018



 Può un’oncia di bellezza, di amore puro
Scongiurare  che  tutto ciò che l’uomo è ancora
Sia il caso si estingua?
Quanto può detergere  ancora
Il velo lunare il sangue della lama ?
Smacchiare i  sudari di scrofe?
Nell’ innocente  loro dissolutezza
Gridano vendetta i profanati angeli,
 Intanto che  torna,  Sumit,  il tuo esanime corpo
Nei bimbi raccolti dal mare,
E resta senza musica la vita
In  ciò che ne dice e  pensa l’uomo  comune,

A che le anime insaziate di  morte risorgano a vita
Nei migranti Egli venne alla sua gente
Ma i suoi non l'hanno accolto,

 Come se noi tutti
non fossimo stranieri nella terra d’Egitto



Così al passaggio estremo
 volgi erranti  i tuo stessi passi
Nella Sodoma ti volgi agli indimenticabili cuori,
Ne accudisci i giorni futuri
Togliendoti di bocca ogni estremo conforto,
Om, così sia, dicendo a un dio senz’altro lume di volto.

Lo straniero [gher] che abiti con voi sarà per voi come un cittadino [ézrakh] e amerai per lui quel che ami
per te, perché anche voi siete stati stranieri [gherîm] nella terra d’Egitto.72


Può un’oncia di bellezza, di amore puro
Scongiurare  che  tutto ciò che l’uomo è ancora
sia il caso si estingua?
Quanto può detergere  ancora
Il velo lunare il sangue della lama ?
Smacchiare i nostri sudari di scrofe?
Nell’ innocente  loro dissolutezza
Gridano vendetta i profanati angeli,
 Intanto che  torna,  Sumit,  il tuo esanime corpo
Nei bimbi raccolti dal mare,
E resta senza musica la vita
In  ciò che ne dice e  pensa l’uomo  comune,

A che le anime insaziate di  morte risorgano a vita
Nei migranti Egli venne alla sua gente
Ma i suoi non l'hanno accolto,

 Così al passaggio estremo
 volgi erranti  i tuo stessi passi
Nella Sodoma ti volgi agli indimenticabili cuori,
Ne accudisci i giorni futuri
Togliendoti di bocca ogni estremo conforto,

Om, così sia, dicendo a un dio senz’altro lume di volto



























Fine agosto 2018

Dai primi d’agosto Mohammad non mi chiama più, che sia senza possibilità di ricarica o con lo smartphone fuori uso, o che mi  abbia  messo cinicamente in black list perché ora egli  lavora e non c’è denaro che possa richiedermi.  Ieri  sera invece Kailash mi ha chiamato lui stesso una seconda volta, dall’hotel ove oltre la mezzanotte era in attesa dell’arrivo  di altri  pellegrini  jain , di cui ogni giorno si riempiono le stanze di ogni albergo e ashram ed home stay  in Khajuraho, da che vi staziona da un mese il grande guru Digambara  Acharya Vidhyasagar, Vi è venuto a piedi per il chaturmas,  la sosta dei monaci indiani che corrisponde ogni anno ai quattro mesi della pioggia, ed il richiamo per i fedeli jain è enorme. Nell’udire  di nuovo la voce di Kailash, nel parlargli, sentivo fluirmi le lacrime al vincolo di fedeltà che si rinserrava tra me e lui,  alla consapevolezza che abbandonarlo e tradirne la fiducia che in me ripone sarebbe il venir meno come persona a me stesso e al mondo.  Dall’arrivo del sadu non solo tutti gli hotel sono ogni giorno al completo,  i ristoranti vegetariani e gli stessi  venditori d’acqua e di the stanno accumulando ognuno in proporzione una fortuna , lo stesso padre di Mohammad con il  nostro tuk tuk ricavava finalmente  bastanti guadagni:  solo per Kailash , e chi è nelle sue condizioni, il lavoro  è  aumentato spropositatamente senza cavarne una rupia in più di guadagno. “ Devo prendere i bagagli, portare acqua da bere , di che mangiare e in stanza, i letti in più che servono,  ma  per me  zero rupie, non una bakshish”, e così dicendo la sua voce si  abbassa  in  un rantolo sordo che non attende risposte . I jain  sono ancora più esigenti che gujarati o bengalesi, vogliono l’acqua calda anche d’estate, all’una, alle due, alle quattro di notte, prima che alle  cinque del mattino Kailash debba accendere puntualmente con della legna  il fuoco della caldaia. E ’l’ora concorde del risveglio dei jain, che alle cinque vanno a ricevere la benedizione del guru Acharaya Vidyasagar, “oceano di saggezza”, come vuole il suo nome. 
Meno male che il proprietario ha una nuova connessione potente con la centralina elettrica, e che la luce non viene meno di notte come durante le settimane scorse, o che non vi sono cali di energia, altrimenti sarebbe un subbuglio continuo di stanza in stanza; gli indiani ricchi non sopportano alcuna riduzione di  potenza con il condizionatore acceso, come in ogni altro  campo vogliono di tutto e di più di quello che hanno fatto proprio dell’Occidente, e a tutti i costi pur nel cuore della notte esigono ad ogni minimo inconveniente cambi di camera,  e quando le stanze sono una cinquantina,   da rifare quindi al mattino, Kallu è la vittima sacrificale… Se poi non  c’è il canale per  il football ed il cricket… E non è che il proprietario istallando una connessione diretta con la  “ power house” abbia voluto sopperire ai disagi lavorativi  e  onorare la dignità di un Kailash, oramai quarantenne, con tre nostri figli da far crescere, per il prestarsi a straordinari che non gli sono riconosciuti e a cui un giovane in prova non resiste più di uno, due giorni, no, è venuto piuttosto  incontro alla protesta di clienti resi forsennati a tal punto dai disagi notturni, che si sono rifiutati di pagare e hanno sfasciato  l’arredo interno, smuovendone le lastre lussuose di marmo che vi sta impiantando. “ Più di 50.000 rupie di danni e di perdite” ha valutato Kailash il giorno  seguente, quando ha dovuto riferire tutto a dei padroni che si sono ritrovati in  vacanza  proprio durante  un’imprevista alta stagione per l’arrivo del guru  Come non meno di tre lakhs, di 300.000 rupie, il padrone ha speso a suo dire per  la nuova connessione elettrica.  Kailash  tiene conto alla perfezione di come tutto si traduca in rupie,  il guadagno accresciutosi a 2.000 rupie al giorno del venditore di the presso l hotel Harmony, ora che i  jain in pellegrinaggio si recano ogni mattino al darshan  del guru Acharya Vidhyasagar passando per la sua postazione,   la voglia scemata di darsi da fare del barbiere della sua stessa casta  sovvenzionato da un australiano  ricchissimo, nella stessa misura in cui ora  dispone di altri 27 lakhs per il suo nuovo ristorante,  la voglia di contattarmi o meno di Mohammad, a seconda che possa contare o meno su un certo lascito di rupie, ed è  di una intelligenza, di bambino finissimo,  nell’attenuare invece l’ impatto e l’attrito dei costi che in vario modo mi richiede di sostenere, facendone  scivolar e via l’ importo come se non fosse cosa così di gran conto.  Così dicendomi del più o del meno, mi ha fatto sapere che ha speso non meno di 20.000  rupie per rimettere a nuovo il nostro autorickshaw, con la cappotta, che almeno ora è doppia, cambiando anche le batterie,  di modo che non ha più neanche una rupia in banca,ciononostante  senza potere od osare chiedere al padre di Mohammad almeno una parte dei guadagni che con l’uso del nostro tuk tuk  ha racimolato . Ed è stato solo perché perfidamente me lo ha detto Mohammad, il giorno  prima di interrompere tra noi  i contatti,  che sono venuto a sapere che il padre di Kailash  si era dato da fare per ricevere dal governo e trasmettere alla moglie di Kallu  il pezzo di terra che ora a ogni contadino indiano concede ogni governo  locale per costruirsi su di esso gratuitamente  una casa di due stanzette, come la stavano finendo di  erigere per la nonna di Kailash quando costei è morta.  . “ Ajay- ( il figlio di Kallu) non ha offerto anche a te la prasad per la sua nuova casa che vanno costruendo in Sewagram, mi ha detto un suo amico ? Che c’è di vero in questo? “ Era il modo di Mohammad di rispondere all’astio invidioso che nutre nei suoi riguardi Kailash, perché Mohammad e la sua famiglia hanno comunque una casa, a differenza di sé e della propri gente, secondo il destino che gli ha riservato il mio aiuto, “ Ma con i mattoni non è che mangio” era stata la replica spiccia di Mohammad, ogni volta che gli ripresentavo la situazione. Con i soldi di chi, poi, se non i miei, sarebbe stata eretta la casetta, in una località che ai figli offre solo di ripetere il destino del padre? Erano gli inizi di questo mese di agosto del 2018, in cui già ero in affanno perché il nostro governo  nefasto riusciva a convergere solo nel taglio degli assegni dei pensionati, e i miei congiunti in Italia  recalcitravano  che a seguito dell’assegno di accompagnamento che da ottobre verrà erogato a mia madre io  possa sgravarmi di larga parte del contributo che a lei verso ogni mese , seguitando a voler decidere in proprio quali siano le mie spettanze,  a prescindere dalla  mia situazione reale e da tutto quanto non mi consento,  pur di  poter assicurare il mio aiuto a Kailash oltre che  a mia madre. Forse era proprio  il mio aiuto  reso a Kailash  il solo vago dato di cui disponevano sul mio  conto, e su cui facevano leva per obbligarmi in perdita anche nei confronti di mia madre.










[1] Heinrich Zimmer


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