martedì 15 gennaio 2008

" Puti she's my hearth"
" E' il mio cuore, Puti," Kallu mi diceva l'altro ieri, affranto che la febbre potesse portargliela via.














" Lo sai, le voglio bene più che ai miei figlio maschi". Con lei , con Adjet,e Sumit, trascorreva gli attuali giorni, di una festa hindu, presso la casa dei famigliari della moglie , nell' attesa di potersi oggi immergere con i suoi bimbi nelle acque di un rivo , di uno specchio d'acqua, che porti via con se ogni cattivo karma.





Poi le pillole, senza che dovesse nemmeno ricorrere all' iniezione, avevano sfebbrato Puti in nottata , e ieri stava già bene.















" She's fifty per cent better", il mio amico mi diceva ieri sera gioioso, ringraziandomi che in mattinata avessi chiesto di lei all' hotel dove egli lavora, non riuscendo a contattarlo con il cellulare.
"Kallu, my friend, intanto, ogni giorno che passa, preparo qualcosa del nostro viaggio quest'estate nel Ladak.
Pensavo che potremmo andarci con Puti ed Adjet"
"Puti, nooo...- ha sorriso - Tutto ciò che le piace lo vuole, "what she like she need.."-, ogni volta che qualcosa le piace si mette a piangere finché non glielo acquisti"
Con Adjet era invece possibile.












Davvero mi piacerebbe ampliare la mente al suo bambino, dilatargli lo sguardo, sostando insieme al Taj Mahal, prima di Delhi , fra i marmi e i fregi floreali della più paradisiaca dimora mortuaria, conducendolo per i più elevati passi fino ai monasteri tibetani di Leh, al loro silenzio di profondissima quiete.
Appena ne avrò l'energia scriverò a Kallu per chiedergli di nuovo di non distruggere in sua moglie il potere della vita, di non sterilizzare la possibilità di nuovi Adjet, e Puti, e Sumit, la generatività di così incantevoli bambini, la felicità e la bellezza di ogni possibile nuova vita nel suo grembo.
" You with me and my family, together. With Adjet happy, Puti happy, Sumit happy" , come al telefono cullava le mie sofferenze la sua cantafavola

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