lunedì 8 marzo 2010

In risposta a Fabio

Caro Fabio,
ti ringrazio di avermi ricordato che il tempo che ci resta da vivere va consumato per amare più che per piangere ancora le lacrime del nostro dolore.Solo l'amore, credo anch'io, può dare ancora ai nostri giorni un compimento, evitarne la dispersione in poca polvere.
Ma le mie " sunt lacrimae rerum", e non piango la mia perdita di Sumit, dei suoi trepidi abbracci o della sua gioia ridente nel mordermi le dita che gli porgevo, piango la sua perdita della vita, della sua possibilità di diventare un bambino e un ragazzo e un uomo adempiutosi. E se non lo ricordassi, cosi come il lutto insiste a ricordarlo con sempre maggiore nitezza, se non riacutizzassi l' assurdo che egli sia morto, più di quanto possa ravvivare la felicità della sua apparizione nel mondo, se lo distogliessi dalla mia memoria pur di non soffrirne, mi sembrerebbe di renderne totale l annientamento, la scomparsa tra i rifiuti nel tempo.
Finchè non sarà reale la mia fede di ritrovarlo in Dio, nella gloria celeste, resto fedele a tale atrocità quotidiana che non passa, con lo scorrere del tempo, non mi è possibile rimuovere Sumit dai miei giorni, come se la sua fine sia stata solo un incidente da cui riaversi.
Non ci può disfare del lutto. quand'è così, si può soltanto esserne il respiro consapevole.
Auspicando che il proprio ricordo funesto si converta in luce di grata memoria, per tutto ciò che di bello e di luminoso il caro bambino ha lasciato come sua scia perpetua (di adorata stella).
Con affetto e gratitudine.
Odorico

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