martedì 21 settembre 2010

teologia minima

Paolo, lettera agli Efesini, nel brano che oggi si è letto alla Messa, così mi è parso tradurre cristianamente l'immanenza vedantica del Brahman nell' Atman e dell' Atman nel Brahman, come " davanti a colui, che però, percepisce tutti gli esseri nell'unico Atman e l'Atman in tutti gli esseri, egli più non cerca di nascondersi ( (Isha, 6)
"Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti", così come " dal Signore è avvolto questo cosmo"( Isha, 1), lo stesso Signore che è " la luce all'interno del cuore" ( Brihadaranyaka IV, 3, 7).
E i sentieri yoga, o i marg che conducono a conoscerlo, " nascosto nella cavità del cuore e nel cielo supremo, ( Taittirya II, I), sino a immedesimarsi con lui , al punto che " Io sono Quello"( Brihadaranyaka, 4, 12) e "Non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me "( Paolo, Galati 2, 20), sono la stessa sequela evangelica che ci assimila alla divina kenosis" chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" ( Matteo 16, 24-28).
Se mai il dettame del Dio che ovunque e sempre è Amore,-(- quale che sia il Cristo sconosciuto che Lo esprime,sia esso Logos, o Dharma o Tao,)- è impari a tale sublime sequela in altre Sue rivelazioni salvifiche, nella legge mosaica o in quella coranica, cristianamente ci si ricordi l'avvertenza di Gesù agli uomini religiosi del suo tempo" Parlai alla durezza del loro cuore" ( Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così"( Matteo, 19, 3-12),- mentre fin da principio, nel cuore che "è il vero castello del Brahman," ( Chandogya VIII, 1, 1-5), lo Spirito non ha mai cessato di soffiare dove e come vuole, quale che sia la sapienza orientale, nell'islamismo quanto nell'ebraismo e nel cristianesimo, nell'eccedenza delle tradizioni spirituali e delle loro voci, oltre la parola di ogni legge, nel sentire che è obbedienza d'amore.

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