sabato 16 aprile 2011

luce del cuore

" It's a natural kilonà", " E' allora un giocattolo naturale", ha esclamato Kailash, il " cestino dei tesori", che così definendomelo, aveva inteso benissimo in che cosa consistesse, alle mie parole che gli evocavano come potesse comporlo per il nostro Chandu, ogni volta che con i bufali si recasse nella giungla, raccogliendo lungo i sentieri fiori, frutta, bacche, foglie, rami, gusci o cortecce, o sassi, ciò che potessero suscitare lo stupore interessato di Chandu. per il quale sempre, ed everywhere, secondo le diverse circostanze, avrebbe diversamente potuto crearlo.
Nella stalletta accanto,in questi giorni, il giocattolo del nostro ultimo bambino,il suo Kilona, era stato Lalosa, il bufalino che si era sentito male domenica scorsa, quando aveva smesso di camminare e di mangiare, e per la cui sorte Kailash aveva trepidato tanto.
" Lalosa is like everybody", aveva detto, un bufalino che davvero," like a simple person", ciascuno può tranquillamente avvicinare, intrattenendosi con esso senza problemi, a differenza della bufala del padre che da Kailash non si era lasciata mungere, in assenza del genitore quand'era rimasto nel villaggio natale della moglie, dopo essere rientrato con lei da Allahbad, dove erano state disperse nel Gange le ossa residue della cremazione della nonna materna di Kailash.
Il mio amico, preoccupato, sarebbe stato meglio, " I will be better",- solo quando lo fosse stato il suo Lalosa, mi aveva confidato allorché questi ancora non aveva ricominciato a mangiare, che a fare solo piccoli passi, per dirsi felice l'indomani, (quando mi ha soggiunto) di essere " very happy" da che lo era anche Lalosa, (giacché) siccome aveva visto che si era ripreso del tutto.
La mia proposta di ricavare naturalmente i giocattoli di Chandu, gli suggeriva intanto l'idea che col fango avrebbe potuto modellare a Chandu dei giocattoli quali quelli della sua infanzia, profilando ox e sagome di ratha, di carri che sospingessero i buoi indiani, o trattori con cui simulare i lavori dei campi. Intanto era in grado di visualizzarmi l'interno del negozio in costruzione, con i suoi ripiani sporgenti e le rientranze murarie, su cui sarebbero finite depositate le mercanzie, le forniture di" saman" di cui mi viene redigendo il " bill", giocando al gioco di allestirvi un negozio che possa avervi fortuna.
Era davvero difficile concepire la cosa come realmente possibile, talmente poco avrebbe da spendere la clientela delle famiglie di dalit, ma la luce del cuore di Kailash fugava le ombre dei dubbi che venivo addensando, e che nel suo stesso animo erano sottaciuti e incombenti, allorchè mi chiedeva la mia comprensione per il fatto che la sua mente resti a volte confusa, che sia intenta a un solo pensiero assillante, volta per volta, la cura dei campi quando doveva mieterli, ora la sola sollecitudine ora per il proprio dukan, il suo negozio, la preoccupazione per la salute di Lalosa i giorni scorsi, perdendo così di vista come le cose interdipendano tra loro ( tra loro siano interdipendenti), al punto che solo quando già tre dei divar,dei muri del negozio erano stati eretti, Kailash si è reso conto che dovrà disattendere le cure della famiglia in Khajuraho per l'esercizio del general store del villaggio natio, sempre che non li richiami a vivervi presso di sè, tra le angustie della vita a cui vi regrediscono, come già da oltre una settimana veniva accadendo, da che aveva obbligato i bambini più grandi ad una spola continua tra Khajuraho ed il villaggio,un viavai che essi possono affrontare ( sostenere) solo perchè le scuole in India sono già finite, il che li costringeva a ripercorrere per i loro bisogni lo stesso itinerario che Kailash aveva intrapreso mentre veniva finendo di telefonarmi, dalla stalla alla casa dei suoi genitori dove prelevava la brocca dell'acqua per lavarsi dopo che avesse defecato all'esterno,fuori del paese, stavolta nei pressi del lago invece che nella giungla più distante, col favore della luna piena al volgere al tramonto della luce del giorno.

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