sabato 26 maggio 2012

terza egloga indiana

(Ed estate ed autunno si fondevano in desolazione ed ardore)
E d'aprile si fusero desolazione ed ardore
Dove tra le foglie riarse dalla fersa
Di giorno fulgevano i fiori di chheola sui fondali dei cieli,

nei pleniluni il chiarore delle auree messi alle traversate notturne
che al padre riconducevano il cuore dei piccoli tra le stregate mahùa,
distolti dal muto biancore del villaggio
dove s’aggiravano tra le sole luci di lampade
che ravvisavano i volti,
per i sentieri tra i campi
il rientro sulle biciclette in fila indiana
al di là dei coltivi dove in cerca invano dell’acqua della Devi,
si perse il cammino delle donne con le giare di javari
i giorni innanzi la domenica delle Palme nel Natale di Rama.
Con che amorosa violenza io ed il padre
incamminavamo i bambini alla menzogna educativa cui i giorni seguenti
li riallineavano in coro i testi scolastici,
“ Ministers, politicians, Judges
Occupy their post because they studied hard “

poi abbandonandoli per che intorti tormenti come i nodi dei rami,
nella megacity di ladri in cui stuprata per strada
la vita vorrà appendersi ad un cavo in stanza,
chiederà all’amico sgomento una qualsiasi morte,

senza che altri che il Dio nostro
in Delhi possa anche di questo perdonarla.-

“ma ora non farti più del male, siamo tutti qui
cantavano le loro anime di nuovo ad accogliermi,
non si maculasse ancora
e il cuore spirerebbe di nuovo l’azione di grazia,
nel loro sollievo che abbia placato il Dio scimmia
la puja nel tempio,
che più non accadrà di Chandu ciò che ne fu di Sumit,
tra i raggi della ruota
come lasciò presagire il piede del bimbo sanguinante ,



Al distacco del rientro
la fragranza rigogliosa del basilico nel vaso,
nei bagagli l'employement letter of Italian's teacher,
presso la stessa scuola d'ammissione dei bimbi, tutti quanti
che ha coronato le rinunce degli sforzi comuni,

Nè dica più l’eunuco “ Ecco
Che albero secco io sono

poichè il patrio scarto colà ne ha fatto una pietra d'angolo

Pur nel dolore, al poterli ancora carezzare
che ad ogni ora che passi l’indomani si faranno
a cinquemila,
seimila, settemila chilometri distanti,

Oracolo del Signore.
Quanto il cielo si sopraeleva su tutta quanta la Terra,
cosi le mie vie si sopraelevano
sulle vostre vie,
e i miei pensieri sui vostri pensieri”

a che la meta di ogni meta,
quando Chandù sia tra le braccia dell'amico che ancora lambisco,
e la scrittu tra i miei libri ne continui la Parola,
sia il ritorno che feconda la vita di ogni giorno.
nell’unità, Sumit, dell’invisibile vivo più ancora tra noi,





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