martedì 10 dicembre 2013

fluttuando in un sogno

Ora mi sembra di fluttuare in un sogno,  nel saperli che dormono in uno stesso letto nella stanza alle spalle,  Kailash insieme a Vimala, Chandu accanto a Poorti e Ajay, quando domani, non fossi sulla via di Maihar, riesploderei ancora contro Kailash,  se lo ritrovassi oltre il previsto immerso nel sonno, incatenando la mia vita tra queste mura fino alla fine dei suoi giorni, per una letargia che non ne farà mai un lavoratore cui trasmettere la responsabilità del futuro dei figli, per i quali soltanto vale la resistenza più che la resa, o mi vedessi costretto ora che sono in India  a potergli parlare solo al telefono,  e a sentirne solo il duro tono di voce, Vimala che rumina gutka susciterebbe la mia ripugnanza,  e tornerei a smaniare di dolore, al sacrificarmi per  chi , moglie e marito, nonostante ogni rampogna, sminuzza in bocca metà del proprio guadagno giornaliero negandone il frutto ai nostri piccoli,  quali un Ajay, il più bisognoso di aiuto,  nei cui confronti avrei dovuto trattenermi ancora una volta dallo scuoterlo fisicamente fino alle lacrime, quando  il vederlo vagolare senza aprire nemmeno i Panchatantra a fumetti, il riscontrare mettendolo alla prova che non sa  riconoscere i verbi, volgere in inglese i nomi al plurale, o dividere venticinque per cinque,  mi avrebbe infiammato d’ira per essere egli stato assente da scuola interi mesi prima del mio arrivo in  India...complice la mortificazione sistematica del suo essere operata dai genitori, e innanzitutto dal padre,  e nel rabbonirmi, e nel puntargli il solo indice  alla fronte, carezzandone una guancia, avrei sentito dirmi la voce di Dio“ vuoi distruggere ora anche lui, di tutto quanto ti ho dato  e ti  è stato qui concesso...?”

Stamane non sono stato capace di raggiungere in lacrime la scuola, affranto dal dolore che potessi avere inflitto la prima umiliazione ingiusta al mio amatissimo, amatissimo Chandu, che prima del mio arrivo  ignorava ancora che cosa fosse il giocare, in cui impazzisce di gioia, quando  denunciandolo a voce alta  l’ho richiamato in casa e distolto dal gioco, facendogli finire nel canale di scolo la palla con cui giocava a cricket, -che sono stato  incapace di raccogliergliela per il dolore artrosico ch'è sopraggiunto nel chinarmi-, perché mi dicesse dove avesse mai messo il mio portafoglio, sottrarmi il quale di tasca, sventolandone una banconota di poche rupie, è uno dei giochi che più lo diverte..Si è chinato a fianco del letto e si è chiuso in un silenzio amaro di lacrime, prima che ritrovassi  il portafoglio e  ricoprissi il mio bimbo di baci e di scuse...Non me ne ha voluto e il suo volto ha seguitato ad accogliermi adorato con la gioia luminosa  di sempre,  e non già perchè di palline gliene ho recate due nuove, con una  mazza ulteriore, e per sovrappiù il telefonino cui aveva rinunciato per  i rudimenti del gioco del cricket.

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