giovedì 10 aprile 2014

"avessi la tua mente, volerei" 10 aprile 2014

“Nel primo mattino Kallu si  è avviato con il tuk tuk anzitempo al lavoro, Vimala riordina la casa dopo avermi servito un te al latte corroborante, i bambini dormono ancora nel lettone grande, da cui mi sono risollevato dopo essermi accomodato  accanto al mio Chandu sospeso nel sonno col sederino scoperto, ma il mio cuore è inquieto e diviso, vorrebbe ritrovarsi con i miei cari, nella piena degli affetti e nel costrutto dello studio e della ricerca, ed essere lontano, vagando  per l India, , in Goa, Mamallapuram,  di ritorno a Delhi, dove ritrovarmi a parlare con  il Consigliere d’ambasciata,  o nel Chattisgarh per la festa cui sono stato invitato del  Lingo Pen”
Così scrivevo ancora due giorni fa, prima che la situazione si facesse particolarmente soffocante e prostrante.
Ieri sera Kailash si è infuriato con la moglie e con  Poorti ed Ajay, esasperato di quanto poco si possa fare in loro affidamento, che cessata la scuola i piccoli avessero già disertato la lezione  pomeridiana,  di non poterli ritrovare mai in casa e che si rendano irreperibili per andare a giocare interminabilmente, quando occorrerebbe fare conto su di loro per lasciare a loro Chandu in custodia ,  che qualcuno l’abbia di nuovo informato che il bambino più grande scommette soldi giocando a cricket.
Io avvertivo la sua stessa disperazione, di fronte ad un Ajay che  non ritrovo  mai con un libro in mano, che ha smesso da tempo di chiedermi di avvalersi di me,  che accumula sempre più ritardo nei tempi di crescita mentale, invasato solo di cricket , mentre avevo di fronte un padre, in Kailash, che incapace di riservare qualsiasi delicatezza e tenerezza gentile  ai suoi figli più grandi, mentre stravede per Chandu come stravedeva per Sumit,  quale rifugio compensatorio  dalle delusioni che gli riservavano gli altri due piccoli,  a seguito anche  dell incidenza in loro dei  suoi stessi modi di fare mortificanti, non poteva che allontanarli  e volgerli ancor più alla fuga dalla loro realtà di vita, talmente si rende orrido e spaventevole quando li affronta
 Così dileguava anche la consolazione che la mia permanenza in questa casa , tra conflitti e sconforto, assicuri almeno un’infanzia felice ai nostri bambini, mentre mi sentivo  incatenato a loro fino alla fine dei miei giorni, se Kailash seguita a trascorrerli con così magri proventi , in attesa, mattino e pomeriggio, dei turisti facoltosi che abbiano bisogno del suo tuk tuk, all’uscita di qualche hotel a cinque stelle, e Ajay, o Porti, rifuggono l’impronta della mia o della sua figura , senza acquisire nulla che possa valere per un loro futuro che non sia quello generale, qui in India, di essere mantenuti nella inedia della disoccupazione senza un  mestiere di sorta.
Ed ora la mia mente si chiede che ci resto a fare ancora in questa casa, ancora qui in India, nella realtà del mondo, se  non so realizzarvi  niente di bello e di utile e importante, e non riesco a ricercare o trovare in alcun sforzo in tal senso rispondenze o sostegno, se non sono capace di arrestarvi la mente in alcuna ricerca fruttuosa, che non siano i miei report minimali che ultimo a stento, fugacemente, e senza più credervi, più che altro per liberarmi dalla loro incombenza, e non  si esprime  più nemmeno in qualche suo balenio la mia voce poetica,   se né so restare felicemente  tra queste mura ed esservi una figura significativa e credibile, di qualche peso e sostegno, che non sia  l’erogatore imprescindibile di ogni sostegno economico, o  l’amoroso pagliaccio con cui gioca Chandu, né ho la forza per affrontare incontri e disagi di un viaggio, con il venir meno di ogni orizzonte di  attesa di alcunché di vero e di bello e di grande che possa ancora riservarmi l’India, di emozionate o sorprendente che ne valga la pena.
Anche la novena di Durga, o il giorno di Rama, sono trascorse senza che mi addentrassi nei rituali che vedevo svolgersi per strada, al seguito delle donne che recavano vasi di miglio ai templi della dea, e solo tardivamente, come al solito, quando tutto era già cessato, o stava finendo, ho lasciato i miei itinerari di ricerca archeologica che mi avevano ricondotto al tempio Duladeo per  recarmi ai luoghi di culto interessati, alle antiche pietre del Chausat yogini mandir che  ne erano state rivivificate, al tempietto della devi sul talab vicino a casa per la darshan serale, talmente avevo ceduto al disgusto che mi avevano suscitato i festeggiamenti motorizzati per strada del dio Rama,  la immedesimazione della manifestazione della fede, islamici o hindu che si sia ,  nell’ identica esplosione identitaria degli schiamazzi danzanti e di  un clamore assordante, al seguito di carri e inneggiando con opposte sciarpe e bandiere.
“ Avessi la tua educazione, la tua mente, mi diceva ieri Kailash, volerei”
“ Sapessi volare, gli ho replicato, non sarei in questa tua casa”.
 Così i giorni dileguano verso la mia partenza dall’India , senza che sappia scuoterne l’ inedia disperante.



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