domenica 29 marzo 2015

un ritorno a khajuraho

“ Do you stay one day in Khajuraho ? “mi chiede in prossimità dell’arrivo in stazione un corpulento nativo, dai generosi intenti quanto dal fare maldestro, che da una mia secca risposta precedente ai suoi precedenti tentativi di approccio, non ha inteso che a Khajuraho vivo oramai  da più  anni, in Sewagram, presso la mia famiglia d’adozione. Niente a che vedere o a che fare con la  superficialità dei rapporti di convivenza di pochi giorni dello stesso stay  home stay -dei friends of Orchha -, che ho sperimentato i giorni avanti, intrusivo di stranieri in una  famiglia che ne commercializza affaristicamente l’ ingerenza,  lasciando che sia il più evasiva possibile. Che ha di compartecipe  tale sorta di meeeting, con ciò che ha unito la morte di un bambino?
“ no, non ci starò solo un giorno come  i turisti dei voli organizzati o che ne scappano subito via” ,  disgustati dagli accalappiatori che ci ritrovano, immancabilmente, come la coppia di giovani fratelli italiani che ho incontrato nell home stay in cui mi sono intrattenuto, dove avevano invece intenzione di restarci per più giorni,  mentre non erano stati in grado di trattenersi che un giorno in una khajuraho fuori controllo, a dispetto  dei suoi splendidi templi a loro stesso dire.
“ And do you like to stay in Khajuraho’
La sua voglia di ricevere una risposta compiacente è solo pari alla mia di frustrargliela appieno
“ No, perché ci sono solo  lapkas ed okkar, ”, per non dirgli delle guide ufficiali.
Il mio malanimo e la depressione d’umore sono certo anche, e non  solo, una conseguenza anche dell ulteriore infezione che mi sta oscurando la mente,  ulteriore lascito della fetida sporcizia  ovunque pervasiva,  nel mio viaggio tra Orccha , Barwa Sagar ed  i siti di antichi templi nel distretto di Shivpuri,
Ma il rimettervi piede non  mi è certo allettante, per quanto mi ci attendano le creature più splendide e care..
Per di più a guastarmi un umore già di per sé  nauseato, ci si intrufola l ultimo passeggero rimasto in  carrozza, l unico cui non abbia ancora dato la precedenza, che si interpone tra il mio pesante bagaglio e gli stipiti della portiera mentre sono affaticato a discendere.
“ Sorry.. “ mi dice pure,  senza nemmeno le scusanti di avere il timore che il treno possa essere in partenza, come il passeggero che mi ha fatto cacciare un urlo in Jhansi, per essersi intromesso nel corridoio tra la mia corpulenza e quella di un altro anziano signore, senza darci modo di defilarci l uno dall altro, nella fretta di ritirare un ultimo bagaglio.
“ Oh, you are standard in India…” gli ribatto, senza che nemmeno possa più sentirmi.
Mi raggiunge immediatamente un conducente di tuk tuk che non conosco, alla cui premessa introduttiva di quanto la stazione disti dal villaggio, devo ripetere che sono oramai di Khajuraho, e che mi attende un suo collega di lavoro inviatomi incontro da un mio amico, il barber driver come Kailash  lo chiama, spregiativamente, per essere costui  qualche gradino più in basso negli ordinatamente castali.
Il giovane conducente seguita ad insistere, e a non mollare la presa del bagaglio, ed io manco di dirgli che non  solo so già quanto disti ancora Khajuraho , ma che so immaginare anche i motivi per i quali  lui solo può avermi raggiunto dentro la stazione ferroviaria, senza correre il rischio di incorrere in multe e di ritrovarsi condotto fino a Gwalior.
Pietanze cucinate, ed altri servigi e favori , quali il lavaggio degli indumenti, resi alla locale polizia ferroviaria, al pari del barber tuk tuk driver che mi attende prima della biglietteria,  secondo le disposizioni che ha recepito di Kailash.
Di fuori, la canea degli altri conducenti di mezzi che si contendono all’uscita turisti e viaggiatori locali, a seconda della loro destinazione vicina- “ Bamitha! Bamitha! Rajnagar! Rajnagar!”
Sull ‘autorickshaw ho modo di sobbalzare e di sussultare fin oltre l’area ferroviaria, per quanto è sconnesso e devastato il fondo stradale, a causa dei lavori in corso della costruzione di un sovrappasso stradale, che dovrebbe evitare di doversi ogni volta arrestare al passaggio a livello per almeno una decina di minuti, a seguito delle manovre di spostamento dei vagoni dei treni arrivati a destinazione.
Buona cosa in sé, come i lavori di ampliamento e di rifacimento del fondo stradale, sempre che non solo abbiano un inizio, ma prima o poi anche una fine.
Come non ne conosce una prossima o ventura l’ aeroporto che si vorrebbe di rango  internazionale, mentre sempre di meno sono i turisti stranieri, il nuovo Museo archeologico, l’intero manto stradale di Khajuraho, distrutto ed ampliato e non ancora rifatto tutto ad un tempo.

Mi tengo il vomito di dentro, per  non incrementare dei miei rigurgiti la sporcizia ai margini della strada o dei rivoli  in cui evacuerei, e lo rigetto nella latrina di casa, provocandovi un fetore insostenibile. Ma tra quelle pareti in cui mi ritrovo e disperdo confusamente i contenuti dei bagagli,  c’è chi è volto amore, c’è cura e dedizione volta ad attendermi, pur nel freddo fare  a me dedito di ognuno di loro, che non me ne vorranno se senza tutti i dovuti riguardi  imbratterò di miei escrementi liquidi piastrelle e indumenti intimi e lenzuola,  pur nel sonno, in cui fin nel fondo del suo essere, rivedo immerso nel lettone di loro tutti l’adorato Chandù.



Do you stay one day in Khajuraho ? “mi chiede in prossimità dell’arrivo in stazione il corpulento nativo dai generosi intenti, quanto dal fare maldestro, che non ha inteso da una mia secca risposta precedente ai suoi precedenti tentativi di approccio, che in Khajuraho ci vivo oramai da più anni, in Sewagram, presso la mia famiglia d’adozione. Altro che la superficialità di rapporti di convivenza di pochi giorni dell’ home stay dei friends of Orchha , che ho sperimentato i giorni avanti, intrusivo di stranieri in una famiglia che ne commercializza affaristicamente l’ ingerenza, lasciando che sia il più evasiva possibile. Che ci ha a che vedere tale sorta di meeeting, con ciò che ha unito la morte di un bambino?
“ no, non ci starò solo un giorno come i turisti dei voli organizzati o che ne scappano subito via” , disgustati dagli accalappiatori che ci ritrovano, immancabilmente, come la coppia di giovani fratelli italiani che ho incontrato nell home stay di Orccha, dove avevano invece intenzione di restarci per più giorni, a dispetto degli splendidi templi a loro stesso dire di Khajuraho.
and do you like to stay in Khajuraho’
La sua voglia di ricevere una risposta compiacente è solo pari alla mia di frustrargliela appieno
“ No, perché ci sono solo lapkas ed okkar, ”, per non dirgli delle guide ufficiali.
Il mio malanimo e la depressione d’umore sono certo anche, e non solo, una conseguenza anche dell ulteriore infezione che ho contratto a seguito della fetida sporcizia indiana ovunque pervasiva, nel mio viaggio tra Orccha , Barwa Sagar ed i siti di antichi templi nel distretto di Shivpuri,
Ma il rimettervi piede non mi è certo allettante, per quanto mi ci attendano le creature più splendide.
Per di più a guastarmi l’umore nauseato, ci si intrufola l ultimo passeggero rimasto in carrozza, l unico cui non abbia ancora dato la precedenza, che si interpone tra il mio pesante bagaglio e gli stipiti della portiera mentre sono affaticato a discendere.
“ Sorry.. “ mi dice senza nemmeno le scusanti di avere il timore che il treno possa essere in partenza, come il passeggero che mi ha fatto cacciare un urlo in Jhansi, per essersi intromesso nel corridoio tra la mia corpulenza e quella di un altro anziano signore, senza darci modo di defilarci l uno dall altro, nella fretta di ritirare un ultimo bagaglio.
“ Oh, you are standard in India…” gli dico senza che nemmeno possa più sentirmi.
Mi raggiunge immediatamente un conducente di tuk tuk che non conosco, alla cui premessa introduttiva di quanto la stazione disti dal villaggio devo ripetere che sono oramai di Khajuraho, e che mi attende un suo collega di lavoro inviatomi incontro da Kailash, il barber driver come il mio amico lo chiama, spregiativamente, per essere costui qualche gradino più in basso negli ordinatamente castali.
Il giovane conducente seguita a insistere, e a non mollare la presa del bagaglio, ed io manco di dirgli che non solo so già quanto disti ancora Khajuraho , ma che so immaginare anche i motivi per i quali lui solo può avermi raggiunto dentro la stazione ferroviaria, senza incorrere il rischio di finire multato e di ritrovarsi condotto fino a Gwalior.
Pietanze cucinate, ed altri servigi e favori , quali il lavaggio degli indumenti, resi alla locale polizia ferroviaria, al pari del barber tuk tuk driver che mi attende prima della biglietteria, secondo le disposizioni che ha recepito di Kailash.
Di fuori, la canea degli altri conducenti di mezzi che si contendono all’uscita turisti e viaggiatori locali, a seconda della loro destinazione vicina- “ Bamitha! Bamitha! Rajnagar! Rajnagar!”
Sull ‘autorickshaw ho modo di sobbalzare e di sussultare fin oltre l’area ferroviaria, per quanto è sconnesso e devastato il fondo stradale, a causa dei lavori in corso della costruzione di un sovrappasso stradale, che dovrebbe evitare di doversi ogni volta arrestare al passaggio a livello per almeno una decina di minuti, a seguito delle manovre di spostamento dei vagoni dei treni arrivati a destinazione.
Buona cosa in sé, come i lavori di ampliamento e di rifacimento del fondo stradale, sempre che non solo abbiano un inizio, ma prima o poi anche una fine.
Come non è dell aeroporto che si vorrebbe di rango internazionale, mentre sempre di meno sono i turisti stranieri, del nuovo Museo archeologico, dell’intero manto stradale di Khajuraho, distrutto ed ampliato e non ancora rifatto,  tutto ad un tempo.
Mi tengo il vomito di dentro, per non incrementare dei miei rigurgiti la sporcizia ai margini della strada o dei rivoli in cui evacuerei, e lo rigetto nella latrina di casa, provocandovi un fetore insostenibile. Ma tra quelle pareti in cui mi ritrovo e disperdo confusamente i contenuti dei bagagli, c’è chi è volto amore, c’è cura e dedizione volta ad attendermi, pur nel freddo fare a me dedito di ognuno di loro, che non me ne vorranno se senza tutti i dovuti riguardi imbratterò di miei escrementi liquidi piastrelle e indumenti intimi e lenzuola, pur nel sonno, in cui fin nel fondo del suo essere, rivedo immerso nel lettone di loro tutti l’adorato Chandù.





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