sabato 4 luglio 2015

lasciando l India

Dolore mentale

Il risveglio è avvenuto più tardi del solito grazie ai farmaci che sto assumendo. Ma a quale luce del giorno per la mia mente?   dalla memoria del giorno precedente riemerge  il cordoglio di cui sono stato partecipe era per il giovane deceduto in un autobus precipitato da un ponte, con altre 50 vittime,  che abita ancora tre case più avanti rispetto  alla mia. Solo che la mia mente ha ingenuamente fatto partecipe l’amico di che è capitato nella famiglia della nani materna di Mohammad in Kanpur, dicendogli dello zio che viene quasi alle mani con il fratello e nega alla madre i soldi per recarsi a Kajuraho con Mohammad, e l’amico, Kailash   vi si è sorprendentemente immischiato per telefonare al padre del ragazzo, per dargli i mezzi per far rientrare il figlio, per proporsi egli stesso di ricondurlo a casa. Con che serietà d’uomo, con che lucidità di intenti superiori,  all’apparenza, in realtà per fare a pezzi ogni relazione tra me e Mohammad, spezzare con il suo grugno di Varaha ogni mia relazione possibile con una famiglia islamica… sicuro di avermi in pugno come il suo schiavo,  nella ragnatela  di servigi che mi ordisce intorno ogni giorno….solo che io che  tramerò di tutto  per  la sua fine,  …il mio disgusto mette mano al telefono, lo riattacca prima di sentirne la voce,  lascia che lui chiami due volte prima di contattarlo, di mentirgli che tutto va bene, che mi sono sbagliato con i tasti nel ricorso al cellulare….è intanto una luce meravigliosa quella che filtra dalle finestre, che irrora il cortile, che illumina la gioia di Poorti ed Chandu intenti nei giochi,  che lambisce in cucina Vimala e Ajay…, il ragazzo mi reca le fette farcite per colazione, al che mi riprendo dai miei risorti fantasmi di finirla nel sangue,  rimetto mano alla mia attività al computer,  prescelgo i testi della rassegna quotidiana per i miei amci in faceboook,  sul grido di orrore  degli yazidi, la filosofia come cognizione del dolore, la salvezza per tutti che è concessa al centurione Cornelio.
Mi sto accingendo a  riallineare gli a capo dei testi  su clandestini e migranti,  su quello sguardo che sa vederne una risorsa , sull’ invocazione che nessuno tocchi i rifugiati, nelle Supplici, ce lo insegna Eschilo,  quando mi raggiunge una telefonata di Mohammad tramite il cellulare dell’amico.
Si scusa di dovermi chiedere tre giorni di proroga per il suo rientro,  la nonna ha il diabete e dovrà essere con lui dal dottore domani, al che io gli rispondo  che non ha ragione di scusarsi, che sta a lui ed ai suoi decidere come e quando fare ritorno, solo che pensi anche alla scuola,  mentre lui mi rassicura che non c’è problema se per comunicare tramite Kailash con il padre,  ho reso Kailash partecipe delle miserie familiari che mi ha confidato,  parlandomi dell’amico, di  Chandu, di Poorti ed Ajay, come oramai di membri della sua famiglia che gli mancano tanto, al pari di me,… non è vero come supponeva Kailash, facendone un mentitore astuto,  che egli ritardi di fare ritorno per prendere parte a una festività islamica che avverrà il 13 di maggio, come mi informa,  ben oltre la data in cui lascerà comunque Kanpur, solo che io non mi farò scrupolo, vengo intanto pensando,  di non stare certo ad attenderlo, e di rendermi assente per un viaggio in corso  al suo ritardato rientro..


Mi distolgo infine dal computer,  stremato da  quante imperfezioni e improprietà e leziose goffaggini rendano interminabile anche la mia ultima improba fatica descrittiva di un tempio hindu,   Chandu mi appare sortire nudo da sotto la lastra posta sul pozzetto dell’acqua, dove già lo vedo galleggiare morto,  mentre Vimala è intenta a un breve sonno sul letto in cui si è sdraiata,   dico al bimbo, no, no, di non farlo più, dolcemente atterrito, per uscire di casa  mentre stanno levando i tendaggi sotto cui siedono ancora, sui chabutri, i convenuti ad accompagnare con la loro presenza il dolore dei congiunti del ragazzo deceduto nell incidente dell autobus. . Mi unisco a loro, per lo più muslim,  e mi si porge una tazza di the,  mentre con le bianche nubi di passaggio assisto al volgere anche di questo giorno, al solo conforto che nulla sia successo, di sventurato, che possa pregiudicare quello dei giorni futuri.



Sul terrazzo della nostra casa che in un futuro prossimo forse dovremo lasciare irrorata dal sole dopo i piovaschi dei monsoni sopraggiunti in settimana, , poc’anzi  sono salito a vedersi asciugare il vecchio bagaglio che ho recuperato per il mio rientro in Italia,  mentre due tronchi di legno trattenevano al riparo del telo giallo che ho fatto acquistare a Kailash  le poltrone che è il poco che sopravanza del suo passato di casta di barbiere. Porgendo riparo a un piccolo nandi di Marmo e ad un immaginetta di Shiva e Parvati e il pargoletto Ganesha, fulgevano le pianticelle dell altarino domestico addossato a un muraglione, ed io nella luminosità spaziosità vuota del terrazzo assaporavo la gioia della mia lode di grazie per l unità amorosa più profonda ritrovata  in cui potrò distaccarmi a giorni dalla mia famiglia indiana e dal mio amato Mohammad  carissimo, per ricongiungermi con mia madre , secondo il sogno che mi ha deliziato nel primo mattino , che ci vedeva insieme per le vie di Londra, a dispetto della sua incapacità di muoversi di casa.
In settimana si è diradata ed ormai è fugata la tempesta che è esplosa nella mente di Kailash, e che incubava da mesi ,  per il timore del futuro dei nostri bambini ,  la frustrazione di vedere ridotta alla miseria di poche rupie racimolate la propria fedeltà al karma, per l’angoscia geloso e possessiva di perdermi nella schiusa del mio cuore a Mohammad, che lo ha indotto a  credere a ogni vociferazione invidiosa   sul conto di me e del ragazzo muslim ,dalla black face,  con cui mi si può vedere allegramente aggirarmi in Khajuraho e nel suo circondario, a supporre sul nostro conto quel che non gli era lecito supporre, ponendomi in stato feroce di accusa per la mia stessa felicità a rimproverarmi la mia felicità con il ragazzo, al contempo che  la sua mutria inaffettiva, incapace di accreditarmi o riconoscermi alcunché, rendeva la sofferenza di una pena continua anche il nostro indimenticabile viaggio nel Rajasthan, sino, al rientro nei problemi della esistenza domestica e lavorativa e nella maldicente Khajuraho, che la sua povera mente , che ad ogni voce dava il credito di cui mi sfiduciava sprezzante, infiammava  del timore di perdere il suo proprio straniero di casa, sino a  giungere a  piangere e a disperarsi in tuk tuk,  sotto la pioggia cadente di notte, mentre  ricusava il rientro a casa , di non poter competere in prestanza con il ragazzo, lui che  perché con la stessa Vimala non sa più ritrovare la sua energia  fisica , come se di notte , quando viaggiamo insieme, da anni e da anni, da che è morto Sumit, non lo accostassi che come lo affianco e lo carezzo di giorno alla luce del sole. Ora l’amico del mio cuore, che ancora martedì scorso si lasciava commuovere sino a piangerne da una canzone che gli cantava la fine di dieci anni di amicizia amorosa, cui solo il suo cuore sarebbe rimasto fedele, di nuovo, come sabato scorso, è in pellegrinaggio al tempio di Hanuman che sorge presso il villaggio della nonna materna,  la sua mente avendo deflettuto tutto quanto è accaduto in una mancanza verso il dio del suo pandit,  come avvenne  in Lalitpur, nell elaborazione del lutto della morte di Sumit, quando a una mia mancanza amorosa nei riguardi dei figli rimastici, è entrato entrò in trance allucinatorio, evocando la visione del dio, in vertigini suicidarie che avrebbero avuto un seguito il giorno successivo seguente
Nel cortile di casa Ajay si prepara intanto a recarsi in bicicletta con me e Mohammad nella nativa Byathal- abbiamo pensato entrambi, mi ha detto Mohammad, che siccome ci restano solo pochi giorni per stare insieme con te,  di non andare a scuola , di sabato,  per due ore soltanto, per poter passare in compagnia l intero pomeriggio.
 Vimala è con me più gentile e cooperativa di prima,  pur se la sua voce di nuovo non ha garbo mentre parla con altri, Poorti si ritrova in casa più volentieri,  al computer che in un baleno ha appreso ad usare,  come Chandu, prima di lei,  e dal suo rientro in famiglia, martedì scorso, non ha motivo di dolersi delle ragioni che ha confidato nel pianto, per le quali  ha sempre più teso ad allontanarsene,  i drama delle liti che funestano i rapporti tra noi adulti in famiglia. Dalla stanza  in comune si levano intanto i barriti in cui nel gioco al computer Chandu ha riconosciuto la voce dell elefante,  il nostro piccolino che vi ha trovato lo  ulteriore schermo  di ulteriori finzioni pur anche magnifiche, che lo trattengono dal tornare a vedere la luce del sole . Così la stanza  comune è divenuta la gattabuia per cui  ricusava quella dell aula scolastica di una scuola che nelle cinque ore mattutine in cui gli vi è è trovato a restarvi rinchiuso fin dal primo giorno, gli si era aperta i giorni scorsi come un jail una prigione in cui si rifiutava in ogni modo di essere di ritorno,  divinghiandosi come una furia in lacrime mentre si tentava di rivestirlo degli abiti scolastici che addentava per farli a pezzi,  pronto a svestirsene in un baleno per ritrovarsi  libero e nudo, djgambara,  come rimetteva piede tra le pareti domestiche.  Ha ricusato il cibo per più giorni, cadendo in un sonno di ore e ore per lo sfinimento scolastico,  prima che il suo adattamento corrispondesse con il rientro in famiglia di Poorti, di cui si è fatto il più accanito carceriere scolastico,  invocando per gioco che le si mettessero i ferri ai piedi se non ottemperava ai suoi medesimi obblighi.
Ed ora è con me in stanza di nuovo Mohammad, pronto ad avventurarsi con me ed Ayay verso Byathal, cui chiedo di prestarmi la mia copia in francese del Piccolo Principe che abbiamo letto fino al capitolo XI, che reca trascritte le sue parole d’amore al mio distacco per il rientro in Italia “ When you like, close your eyes, and oper the door of your hearth, everytime  I ll be in front of you,  because I live in your hearth “



Kailash così fiero e incurante dun tempo delle maldicenze.

L’ inalberarsi di Vimala

La incapacità di interrogarsi e di muoversi al presente di Ajay.



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