"Mi è stato detto della sua passione per l India"
Io in India ho perso e ho ritrovato la vita"
" Splendido!"
" Splendido? Intendevo dirle che il mio amore per l'India è il mio amore per la mia famiglia indiana, e che il suo spirito è stato reso indissolubile dalla morte del nostro bambino, il mio bambino Sumit Sen ( 2007-2009. E dalla mia scomparsa insieme con lui, posso solo riaffiorare nell'amore che ci tiene insieme.
domenica 27 novembre 2011
sabato 26 novembre 2011
Per Sumit Sen ( 2007-2009)
Per Sumit Sen ( 2007-2009)
“ O figlio mio, per te ho tentato tutto il possibile,
ho convocato ogni combattente, ogni medico e sapiente,
ad ogni dio per te mi sono piegato nel gemito,
ma per te io non ho potuto fare niente.
Non ho potuto riscattarti alla morte.
La tua sorte non sta nelle mie mani.
Il potere supremo è di Colui che è intangibile da ogni ingiuria,
Al cui cospetto è impotente ogni forza del mondo"...
Riscrivendo Attar, Parole di Sufi Massime di Hasan al-Basri
versione antecedente
“ O figlio mio, per te ho tentato tutto il possibile,
ho convocato ogni combattente, ogni supplice e sapiente,
ogni più incantevole giovane ornata di ogni ricchezza,
ad ogni dio per te mi sono piegato nel gemito
ma non ho potuto riscattarti alla morte.
Io non ho potuto fare niente.
La tua sorte non è nelle mie mani.
Il potere supremo è di Colui che è intangibile da ogni ingiuria,
Al cui cospetto è impotente ogni forza del mondo"...
Riscrivendo Attar, Parole di Sufi Massime di Hasan al-Basri
“ O figlio mio, per te ho tentato tutto il possibile,
ho convocato ogni combattente, ogni medico e sapiente,
ad ogni dio per te mi sono piegato nel gemito,
ma per te io non ho potuto fare niente.
Non ho potuto riscattarti alla morte.
La tua sorte non sta nelle mie mani.
Il potere supremo è di Colui che è intangibile da ogni ingiuria,
Al cui cospetto è impotente ogni forza del mondo"...
Riscrivendo Attar, Parole di Sufi Massime di Hasan al-Basri
versione antecedente
“ O figlio mio, per te ho tentato tutto il possibile,
ho convocato ogni combattente, ogni supplice e sapiente,
ogni più incantevole giovane ornata di ogni ricchezza,
ad ogni dio per te mi sono piegato nel gemito
ma non ho potuto riscattarti alla morte.
Io non ho potuto fare niente.
La tua sorte non è nelle mie mani.
Il potere supremo è di Colui che è intangibile da ogni ingiuria,
Al cui cospetto è impotente ogni forza del mondo"...
Riscrivendo Attar, Parole di Sufi Massime di Hasan al-Basri
mercoledì 16 novembre 2011
riflessioni religiose
Il buddismo può essere la religione comune ad ogni religione, incluso l’ateismo, il loro comun denominatore spirituale ateologico, come sostiene il Dalai Lama, od esserne la negazione ateistica alla luce di una spiritualità di natura eminentemente razionale, fondata, nella stessa apertura del cuore, sulla stessa negazione razionale della validità ultima della conoscenza intellettuale
Non esiste la sola mistica della trascendenza del mondo convenzionale della ragione e dei sensi, – fondata sulla stessa negazione razionale della validità ultima della conoscenza intellettuale - esiste anche la mistica della pienezza vitale, che mediante il cuore e la ragione dello spirito, cerca Dio al cuore del mondo e della realtà più tragica, in cui il proprio io muore a se stesso nel suo agire per gli altri, si veda ad esempio già Bonhoeffer, lo stesso Antony De Mello in Il Messaggio ed. italiana pg. 196 -9, Panikkar, attualmente Antonietta Potente.
Per il Dialogo con Enzo Bianchi su "Che cosa sperare"
Io spero di salvarmi perdendomi per amore, e che ciò avvenga perché Dio in noi è Amore e lo è in quanto Spirito, e non solo Logos. Spero pertanto che in quanto siamo spirito partecipe del Suo, anche noi possiamo essere e ritrovarci nella sua vita eterna, non solo in quanto siamo una mente razionale/intellettiva, ma nella creatività dell'immaginazione memore e dei nostri affetti più cari, insieme a tutti coloro, anche i nostri animali, che abbiamo amato di vero amore. Come spero che questa sia la salvezza concessa a tutti, nell'adempimento del compito di umanizzare gli uomini, così umanizzando noi stessi, che è iscritto nel cuore di ognuno di noi
Non esiste la sola mistica della trascendenza del mondo convenzionale della ragione e dei sensi, – fondata sulla stessa negazione razionale della validità ultima della conoscenza intellettuale - esiste anche la mistica della pienezza vitale, che mediante il cuore e la ragione dello spirito, cerca Dio al cuore del mondo e della realtà più tragica, in cui il proprio io muore a se stesso nel suo agire per gli altri, si veda ad esempio già Bonhoeffer, lo stesso Antony De Mello in Il Messaggio ed. italiana pg. 196 -9, Panikkar, attualmente Antonietta Potente.
Per il Dialogo con Enzo Bianchi su "Che cosa sperare"
Io spero di salvarmi perdendomi per amore, e che ciò avvenga perché Dio in noi è Amore e lo è in quanto Spirito, e non solo Logos. Spero pertanto che in quanto siamo spirito partecipe del Suo, anche noi possiamo essere e ritrovarci nella sua vita eterna, non solo in quanto siamo una mente razionale/intellettiva, ma nella creatività dell'immaginazione memore e dei nostri affetti più cari, insieme a tutti coloro, anche i nostri animali, che abbiamo amato di vero amore. Come spero che questa sia la salvezza concessa a tutti, nell'adempimento del compito di umanizzare gli uomini, così umanizzando noi stessi, che è iscritto nel cuore di ognuno di noi
lunedì 7 novembre 2011
ovunque per acqua e per terra
Mantova, 2 novembre 2011
Cara Valentino
sono Odorico. Come va? E come procede il progetto Alice? Quale buona novella? Od implica novità dolenti l’avvertenza che non accettate più volontari?
Quanto al documentario di Matteo Passigato, è davvero molto bello. Ti allego una correzione del testo della versione in italiano.
Sono rimasto commosso, due mesi or sono, dalla scomparsa del vostro bambino così atrocemente sofferente di cancro alla pelle.
Per me in quel cortile si è rinnovato lo scandalo del dolore innocente.
Per quello che riguarda la mia sorte futura, prima di comunicarti come si sta modificando intendo dirti che cosa penso della sinossi del Progetto Alice che mi hai inviato a suo tempo- L'ho riconsiderata in questi giorni, e la sua versione più avvincente mi è parsa Pankash and the daisy.
Io non posso che condividere l’anelito dell’ispirazione della tua sinossi, che da un versante buddista ti anima a condurre le menti all’identica esperienza mistica contemplativa di ogni religione, così come avviene nel silenzio in cui oltre ogni concetto e giudizio e pensiero, siamo tutt’uno – o in unità- con l’essere che è Amore infinito, Pace infinita, beatitudine infinita saggezza infinita ( la mente della chiara luce), per esprimermi con le tue bellissime parole.
Ciò che però non mi trova consenziente è che sia concepita come l’unica forma di esperienza mistica che consenta di accedere alla vacuità del divino, e che per pervenirvi sia obbligatorio credere e indurre a credere, insegnandolo, che non esiste una realtà esterna indipendente dal nostro pensiero. ( pur se riconosci che non si può nemmeno dire -monisticamente- che c’è solo mente).
Io non intendo, così dicendo, entrare nel merito della tua concezione dell’Io-pensiero creatore , che nella Sinossi hai ripreso e riproposto come l’ispirazione di fondo imprescindibile della ricerca educativa del tuo progetto. Considero opportuno, piuttosto, fare appello al criterio buddista dell’upaya-khausalya, come l’ho trovato espresso nel Sutra del loto della buona legge, in ragione del quale mi sembra sconsigliabile impartire l’insegnamento filosofico basilare e inderogabile dell’insussistenza di una realtà esterna indipendente Può darsi e non discuto che implichi tale principiuo il grande veicolo, ma il riconoscimento delle nostre deboli propensioni comuni, e il giusto ricorso conseguente all’abilità nei mezzi, mi fa ritenere che non sia conveniente che si ricorra a tale concezione nell’istruzione generale universale. Invece seguito a condividere pienamente, come giusti mezzi necessariamente impliciti in ogni formazione inter-religiosa e interculturale , compresenti n ogni dimensione scientifica avanzata dell’insegnamento convenzionale, che si trasmettano la consapevolezza e la conoscenza "of the laws of interdependence; the laws of cause and effect; the subjectivity of perceptions and dynamic of projections; the relativity of boundaries; the ever changing nature of our thoughts and feelings.", come asserisce la dichiarazione dei principi formativi del Progetto Alice..
Per quanto mi attiene, il 2 novembre potrò inoltrare la domanda di pensionamento. Se tutto procederà come auspico, sarò così più libero di venire in India, di stare con la mia sacra famiglia indiana e di restare in contatto e di cooperare con te, ad esempio nell’ insegnamento della lingua italiana presso la scuola di Sarnat, non fosse per l’avvertenza che non accettate più volontari
Versione ulteriore
Mantova, 2 novembre 2011
Cara Valentino
sono Odorico. Come va? E come procede il progetto Alice? Quale buona novella? Od implica novità tristi l’avvertenza che non accettate più volontari? Quanto al documentario di Matteo Passigato, è davvero molto bello. Ti allego una correzione del testo della versione in italiano.
Sono rimasto tristemente emozionato, due mesi or sono, dalla scomparsa del vostro bambino così atrocemente sofferente di cancro alla pelle.
Per me in quel cortile si è rinnovato lo scandalo del dolore innocente.
Per quello che mi riguarda, prima di comunicarti come si sta modificando la mia esistenza, intendo dirti che cosa penso della sinossi del Progetto Alice che mi inviasti a suo tempo, che ho riconsiderato in questi giorni, e di cui la versione più avvincente è Pankash and the daisy.
Io non posso che condividere l’anelito dell’ispirazione della tua sinossi, che da un versante buddista ti anima a condurre le menti all’identica esperienza mistica contemplativa di ogni religione, che avviene nel silenzio in cui oltre ogni concetto e giudizio e pensiero, siamo tutt’uno – o in unità- con l’essere che è Amore infinito, Pace infinita, beatitudine infinita saggezza infinita ( la mente della chiara luce), per esprimermi con le tue bellissime parole.
Ciò che però non mi trova consenziente è che sia l’unica forma di esperienza mistica che consenta di accedere alla vacuità del divino, e che per pervenirvi sia obbligatorio credere e indurre a credere, insegnandolo, che non esiste una realtà esterna indipendente dal nostro pensiero. ( pur se riconosci che non si può nemmeno dire -monisticamente- che c’è solo mente).
Io non intendo, così dicendo, entrare nel merito della tua concezione dell’Io-pensiero creatore , che nella Sinossi hai ripreso e riproposto come l’ispirazione di fondo imprescindibile della ricerca educativa del tuo progetto. Considero opportuno, piuttosto, fare appello al criterio buddista dell’upaya-khausalya, come l’ho trovato espresso nel Sutra del loto della buona legge, in ragione del quale seguito a reputare sconsigliabile impartire l’insegnamento filosofico basilare e inderogabile dell’insussistenza di una realtà esterna indipendente Può darsi e non discuto che sia effettivamente il grande veicolo, ma il riconoscimento delle nostre deboli propensioni comuni, e il giusto ricorso conseguente all’abilità nei mezzi, mi fa ritenere che non sia conveniente che si ricorra a tale concezione nell’istruzione generale. Invece condivido sempre di più pienamente, come giusti mezzi necessariamente impliciti in ogni formazione inter-religiosa e interculturale , compresenti n ogni dimensione scientifica avanzata dell’insegnamento convenzionale, che si trasmettano la consapevolezza e la conoscenza "of the laws of interdependence; the laws of cause and effect; the subjectivity of perceptions and dynamic of projections; the relativity of boundaries; the ever changing nature of our thoughts and feelings.", come asserisce la dichiarazione dei principi formativi del Progetto Alice..
Per quanto mi attiene, il 2 novembre potrò inoltrare la domanda di pensionamento. Se tutto procederà come auspico, sarò così più libero di venire in India, di stare con la mia sacra famiglia indiana e di restare in contatto e di cooperare con te, ad esempio nell’ insegnamento della lingua italiana presso la scuola di Sarnat, non fosse per l’avvertenza che non accettate più volontari
Con affetto
Odorico
Caro Odorico
Ho letto le tue osservazioni sulla sinossi. Mi rendo conto che il topic relativo alla realta' esterna, oggettiva, e' difficile, complesso e tale da suscitare perplessita', reazioni forti e critiche.
Ma questo non mi fa retrocedere di un millimetro rispetto alla tesi che sostengo (e provo!).
Non esiste la possibilita' di dimostrare scientificamente e razionalmente l'esistenza di una realta' indipendente dalla mente. Certo, convenzionalmente parlando nessuno nega che esista un fenomeno la' fuori, ad esempio un albero che non e' mente, etc. Ma solo convenziolmente, non "realmente". La realta' fenomenica e' una esperienza e nulla più. La realta' esiste perche' io la percepisco. Gli altri esistono perche' sono una mia esperienza. Che cosa esiste oltre la mia esperienza? Nessuno può rispondere, a meno di non cadere in evidenti contraddizioni. Oltre la mia esperienza non posso andare, se non con il pensiero. Ogni ipotesi, ogni affermazione che faccio e' sempre un prodotto, una costruzione del mio pensiero. Non non ne usciamo. Posso affermare che esiste una realta' esterna che non e' mente. Certo! Ma e' pur sempre una affermazione che viene dalla mente. Posso dire che esiste la mente e la materia che non e' mente. Ma si tratta di una affermazione fatta, appunto, con la mente, quindi pura costruzione psichica. Posso speculare sulla materia, su Dio... ma e' sempre una speculazione frutto di un dinamismo psichico. Attenzione, non sto dicendo che non esiste Dio, che non esiste la materia, etc. Sto affermando che Dio, la materia esistono, ma come prodotti della mia mente. Non sono totalmente non esistenti. Ma non sono oggettivi, come crediamo comunemente. Sono fenomeni soggettivi. Ed e' proprio questo il significato del Sentiero spirituale: andare oltre la mente, oltre il pensiero di Dio, per scoprire, appunto, la realta' di Dio. E come si scopre la realta' del Divino? Attraverso il silenzio, come giustamente osservi tu. Ma dobbiamo metterci d'accordo sul significato di quel silenzio. E' un silenzio della mente pensante, della ragione, per lasciare spazio all'intuizione, al transpersonale. La mia domanda: sei capace di dimostrarmi - con la mente - che esiste qualcosa che trascende la mente?
Mi fermo qui, per ora.
Un abbraccio
Valentino
Caro Valentino,
è come se tu stessi monologando con me.
Ti ripeto che non intendo entrare nel merito dei tuoi principi filosofici, che non intendo metterli in discussione, anche perché sono consapevole che tu sei irremovibile, ed ho troppo rispetto dei tuoi convincimenti per atteggiarmi altrimenti che a un retto sforzo di comprensione.
Quello che ho cercato di dirti è che tali presupposti della tua ricerca educativa a mio avviso debbono restarne il cuore esoterico, che ritengo che non sia proficuo che ne sia impartito l’insegnamento dottrinale a bambini e adolescenti, il cui principio di realtà in generale è troppo difforme da tali principi, in Oriente come in Occidente.
Inoltre ho motivo di supporre che il porli come un requisito imprescindibile per riconoscersi nel Progetto Alice possa alienarti- ed averti già alienato- il seguito di molti sostenitori occidentali e cristiani, perché con le tue conclusioni tu dai scacco matto a ogni possibilità che il vero sia a noi rivelato. Come recitava il titolo di un libro che ho visto esposto in vetrina, presso le Paoline, un cristiano può convenire che “ Dio non è quel che credi”, che Dio trascende ogni nostra immagine e idea che ne sia una concezione, che ciò che Ne pensiamo Ne possa essere una nostra perversione mentale, e come Maister Eckhart pregare Dio che ci liberi di Dio, ma non potrà mai ammettere, come tu sostieni, che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. Nel silenzio per chi è cristiano Dio ci si rivela comunque come una realtà che ci impronta, da cui dipendiamo e a cui dobbiamo obbedienza. Pensare che sia altrimenti per un cristiano è il peccato radicale e originale del nostro orgoglio.
Ed è così per un islamico rispetto ad Allah, per un ebreo rispetto alla stessa Torah.
Con affetto
Odorico
Lettera effettivamente inviata
Caro Valentino,
sono Odorico
Come torno a dirti, non ti ho scritto per entrare nel merito dei principi filosofici della tua sinossi, che non intendo tuttora mettere in discussione, anche perché sono consapevole di quanto tu ne sia persuaso, ed ho troppo rispetto dei tuoi convincimenti per atteggiarmi altrimenti che a un retto sforzo di comprensione.
Quello che ho cercato di chiarirti è che ritengo che tali presupposti della tua ricerca educativa debbano restare il suo cuore esoterico, e che temo che non sia proficuo che ne sia impartito l’insegnamento a dei ragazzi, il cui comune principio di realtà ne è troppo difforme, in Oriente come in Occidente.
Inoltre ho motivo di supporre che il porre tali principi come un requisito imprescindibile per riconoscersi nel Progetto Alice possa alienarti- ed averti già alienato- il seguito di molti sostenitori occidentali e cristiani, perché con le tue conclusioni tu dai scacco matto a ogni possibilità che il vero sia a noi rivelato come alcunchè che ci si impone. Come recitava il titolo di un libro che ho visto esposto in vetrina, presso le stesse Paoline, un cristiano può convenire che “ Dio non è quel che credi”, che Dio trascende ogni nostra immagine e idea che ne sia una concezione, può temere che ciò che Ne pensiamo Ne possa essere una nostra perversione mentale, e come Maister Eckhart pregare Dio che ci liberi di Dio, ma non potrà mai ammettere, come tu sostieni, che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. Nel silenzio, per chi è cristiano Dio ci si rivela comunque come una realtà che ci impronta, da cui dipendiamo e a cui dobbiamo obbedienza. Pensare che sia altrimenti per un cristiano è il peccato radicale e originale del nostro orgoglio.
Ed è così per un islamico rispetto ad Allah, per un ebreo rispetto alla stessa Torah.
Con affetto
Odorico
Caro Odorico,
ho qui due feed back alla corrispondenz che hai pubblicato sul tuo blog. Forse puo' essere utile sapere che cosa pensano altri...
Love
Valentino
Caro Valentino Ti ringrazio. Come ringrazio Sonia per quello che ha detto di così vero e di così bello su Le Saux..Ma debbo invitarti ,con lei, a riconsiderare, di quello che ho scritto, il passo in cui ricorreva il verbo alienare e a chiedervi come e perché è stato reinterpretato e distorto a tal punto, mutandone contesto e riferimenti.Ringrazio, inoltre,chi tra me e il cattolicesimo ha messo almeno un e distintivo. Todo modo, per conformarmi alla volontà divina, stando sulla soglia mi si impone la formulazione di un voto di distacco e di silenzio
Love
Odorico.
Ciao Odorico. Mi spiace cogliere una venatura di dispiacere nella tua risposta ai due commenti. Ognuno esprime quello che pensa, ma non e' detto che si tratti di posizioni definitive. Insomma, il dogmatismo non e' una buona qualita', sia che venga dai cattolici (ne sono maestri!) che da altre religioni o sette. Tu hai le esperienze, le tue certezze, i tuoi punti di riferimento dottrinali, teologici, culturali. Altri si muovono secondo bussole diverse, ma con l'ago che punta, forse, nella stessa direzione. Non te la prendere, quindi. Non si tratta di una questione personale, ma di un confronto.
In fin dei conti, chi ha ostracizzato il Progetto Alice sulla base di una totale ignoranza dei suoi principi e orientamenti? Non sono stato io che ho rifiutato di benedire i bambini indiani "perche' non cristiani", ma l'ex Vescovo di Varanasi. Non sono stato io che mi sono messo in rotta di collisione con le suore alle quali avevo intenzioni di lasciare una parte delle proprieta' e l'eredita' pedagogica (povero illuso!) del Progetto Alice, ma suor * che in classe, ai chakma, buddhisti theravada, insegnava che Dio ha creato il mondo in sette giorni, ben sapendo che il pilastro base della filosofia del P.A. e' quello della mente che crea il nostro mondo soggettivo e percepito (attenzione alle parole che vengono usate, perche' sono importanti!). E suor * era cosi' brava (perche' le addestrano con professionalita') che era riuscita a "confondere" gli studenti: primo passo verso una conversione. Non sono io che vado nei villaggi dei poverissimi chakma con il portafoglio gonfio, le scuole prefabbricate in una mano e il vangelo nell'altra per un disdicevole scambio: lavoro, studio, sicurezza economica, in cambio di un'abiura della propria tradizione, religione praticata da millenni. Non sono io che predico che lo yoga tibetano e' dannoso (sic!), come fece questo Papa, quando era a capo del Sant'Uffizio. E nemmeno spargiamo in giro dicerie blasfeme come succede in America,dove i fondamentalisti cristiani attaccano la meditazione orientale perche' predica la liberazione della mente dei bambini dalla schiavitu' dei loro pensieri. "Guai a svuotare la mente!", sostengono questi grandiosi cattolici tutti d'un pezzo. "Nel vuoto si inserisce il diavolo!". Incredibile!
Scrivo questo perche', tra le righe della tua lettera ho letto una condanna, da parte dei cattolici, del nostro Progetto (la' dove parli di alienazione). Peccato, perche' credo che i cattolici stiano perdendo una occasione storica di rinnovamento e scoperta del senso profondo del loro essere cristiani, riscoprendo, finalmente. la loro anima mistica, sempre repressa e ostacolata dai "secolari", i pragmatisti del potere temporale della Chiesa (i moderni amici di Berlusconi, che difendono le sue perversioni sostenendo un pericoloso relativismo morale, vedi la bestemmia che va contestualizzata). D'altra parte, che cosa possiamo aspettarci da delle gerarchie che hanno avuto il coraggio di "condannare' i libri di De Mello, al punto che le Paoline sono costrette a scrivere, in prefazione, che le tesi, il pensiero del grande gesuita vanno contestualizzate nell'ambiente i cui viveva. Come dire: deve dire queste cose per adeguarsi alla cultura del posto dove vive, ma... E’ un “ma” che si intuisce, anche se non chiaramente espresso. “Ma la “Ma la verita’ e’ un’altra!” “Ma non siamo d’accordo!”
Ecco quanto scrive Sonia, ad integrazione della sua precedente lettera.
Ciao Valentino,
Ecco, mi sono ricordata quella formuletta ridicola che mi hanno ripetuto in diversi in ambito cattolico quando venivano a sapere che studiavo le filosofie e religioni (orrore, al plurale!) dell’India, perché temevano che mi “perdessi” nell’errore (forse che diventassi hindu o buddhista???!!!).
La raccomandazione era questa (testuali parole): “ricordati che due cose non ha nessun’altra religione (per cui la nostra è l’unica vera): la misericordia e la resurrezione”.
Ora, dal punto di vista storico-religioso sappiamo che non è vero, ma mi colpiva molto il fatto che pretendessero di “mettermi in guardia”, di “salvarmi” in diversi con questa stessa formuletta (tipo amuleto da portare al collo contro il malocchio).
Eppure, l’approccio dell’Università è puramente “scientifico”: io STUDIAVO storia, fenomenologia, psicologia delle religioni, storia della filosofia e delle religioni indiane, come pure storia del Cristianesimo (che mi serviva per la tesi particolare che c ho scritto). Certo che da una conoscenza, a maggior ragione se approfondita con passione, può scaturire un interesse più profondo, anche per il livello esperienziale, ma quello esulava assolutamente dall’ambito dell’Università. Nessuno era lì per “convertirci” ad alcunché. Né io ero lì alla ricerca di un guru che mi facesse il lavaggio del cervello, sarebbe stato ben più facile entrare in una qualsiasi settariola che studiare 5 anni per laurearmi in lingue orientali, non credi?
Eppure questo era l’atteggiamento, la paura basata sull’ignoranza. E ne ho avuto la riconferma quando ad un convegno, parlando a tu per tu con dei relatori (incluso un rabbino) avevo espresso la mia speranza che nella scuola italiana venga prima o poi introdotto l’insegnamento della storia delle religioni (almeno). Pensavo che un’ipotesi così “pluralista” sarebbe stata apprezzata e condivisa dagli altri e invece tutti hanno espresso scetticismo e timore di “travisamenti” perché non accettano che un “laico” possa parlare correttamente della loro fede. Pretenderebbero piuttosto che solo un rabbino o un ebreo praticante possa parlare dell’ebraismo, solo un musulmano praticante possa parlare dell’Islam, etc… così come ora solo gli insegnanti selezionati dalla Curia, praticanti “certificati” possono insegnare questa strana materia “Religione Cattolica”. Per forza che chi non ci crede rifiuta l’insegnamento: è inteso come un Catechismo all’interno di una scuola che si dice laica! Mi rendo conto che un tipo di approccio storico/fenomenologico in questo ambito risulta ancora assolutamente inaccettabile, per prima alla Chiesa ma anche agli altri, che non sono migliori. Figurati che impressione può fare la vostra sperimentazione che va ancora oltre (e molto) a questo.
Eppure io che studiavo alla facoltà di lingue orientali non è che mi facevo esonerare dalle ore in cui si parlava di Induismo e Buddhismo e neppure ero lì per convertirmi ad alcunché. Ero lì per conoscere, confrontare, studiare… Pensa che a praticare yoga e un po’ di meditazione ho iniziato solo dopo essermi laureata. Pare impossibile.
Mi è sempre parsa una differenza assolutamente grossolana eppure i cattolici non capiscono neppure questa, figurati la tua distinzione fra i due livelli di realtà. E per finire un’ultima chicca: qualcuno mi ha anche chiesto per che genere di lavoro mi preparasse questa insolita facoltà? Forse da grande sarei diventata un “guru”? (ti giuro che me l’hanno chiesto sul serio!)
Eh magari! Sarebbe stato un ottimo sbocco occupazionale. Se almeno fossi diventata una “guru” donna (accidenti, non ricordo più come fanno al femminile questi sostantivi in u, forse “gurvi”? 5 anni per niente davvero…) almeno adesso non rischierei la disoccupazione! Ma faccio sempre in tempo a riciclarmi, volendo. “
La formuletta! Vale ancora. la ripetono ai chakma, per convincerli che il Buddhismo e’ inferiore alla loro religione. “Noi siamo la religione dell’Amore della compassione!”. Che grande bugia! Personalmente ho preferito approfondire un altro sentiero spirituale proprio quando ho scoperto i limiti dell’amore dei cristiani. Sia chiaro, non ho rifiutato la mia religione di ... nascita, ma ho preferito fare un passo in avanti, integrandola con principi che la completino. Proprio il tema della compassione e’ stato determinante nella mia scelta. I cristiani sono riduttivi nel loro amore: amano solo una parte piccolissima del creato e trascurano una fetta consistente del Regno di Dio (gli animali, ad esempio). Mi viene in mente ancora l’ineffabile suor * che ridicolizzava il rispetto dei buddisti per gli animali. E’ un atteggiamento che non trova alcuna giustificazione per una persona religiosa. L’aggressivita’ che tirano fuori i cattolici quando si parla di animali e’ disturbante. “Perche’ sprecare risorse per un cane quando ci sono tanti bambini che muoiono di fame?” Questo il loro “ragionamento”. Pericolosissimo questo modo di pensare che relativizza, appunto, la compassione, gerarchizzando i valori. Un dolore e’ forse piu’ importante di un altro dolore. il dolore e’ tale per un cane, un gatto, un topo e un essere umano. Ci vuole la realizzazione di Mahamudra per capire questo?
Poi possiamo discutere sulle strategie per affrontare i diversi tipi di dolore, sulle opportunita’, sui mezzi che abbiamo a disposizione... Ma non si puo’ transigere sui principi. Ogni essere e’ sacro. Punto e basta. Non c’e’ sacralita’ minore o maggiore.
Tutto questo per demolire la formuletta sulla compassione insegnata a Sonia.
Resta il secondo pilastro della fede (suggerito dalla formuletta): la resurrezione. Qui ci addentriamo in un terreno minato che tante incomprensioni ha portato tra i cattolici e “gli altri”. I missionari cristiani, ad esempio, quando sono andati in Tibet e hanno assistito a fenomeni miracolosi che non potevano negare (espressione dei siddhi dei meditatori), non trovando altra spiegazione razionale a questi “miracoli” (che solo Dio poteva compiere), non hanno esitato a tirare in ballo il diavolo. Ecco la loro soluzione: e’ vero, anche i non cristiani fanno miracoli, ma e’ opera del diavolo. Così tirando in ballo la famosa Ombra negata (altro capitolo oscuro e inquietante per i cattolici), hanno pensato di risolvere la contraddizione tra la loro fede e quella degli altri.
Tutto questo per dire che non e’ certo il tema della Resurrezione il punto di forza del cattolicesmo, secondo me. Gli yogi buddisti non solo decidono il giorno della loro morte, ma anche del loro ritorno, lasciando chiare indicazioni al riguardo. A volte, come sai, come accadde a Gesu’, il corpo dei meditatori scompare per essere trasformato nel “corpo di Luce”. Fenomeni ben noti a chi studia il misticismo delle vette nelle gradi religioni storiche. Per non parlare dell’assoluta ignoranza dei cristiani circa il processo della morte, i vari stadi di dissoluzione degli elementi grossolani e sottili... Ad esempio, i nostri poveri Papi , appena il loro respiro cessa, vengono sottoposti ad un trattamento orribile per l’imbalsamazione. Questo fa inorridire i meditatori orientali, perche’ la cessazione del respiro non coincide con la morte, ma e’ solo uno dei passaggi. La cessazione del respiro, e quindi del battito cardiaco, significa, per gli yogi indiani e buddisti, che siamo a meta’ del processo di morte. Intervenire a questo punto sul morente e’ devastante, sempre secondo la tradizione orientale (tanto disprezzata dai missionari occidentali). Quindi, poveri Papi!
Mi rendo conto che mi sono addentrato in un terreno minato, ma prendi tutto questo come uno scambio di vedute, una informale conversazione, giusto per capirci meglio.
Dove voglio parare? Vorrei che i cristiani diventassero più umili, meno saccenti e arroganti, più rispettosi delle idee e credenze degli altri, senza la pretesa di essere i più bravi, gli unici detentori della Verita’, perchè non e’ vero. Se avessero questo atteggiamenti, forse tante suore e preti la finirebbero di andare a destabilizzare i villaggi dei poveri contadini indiani per portare la Fede, la verita’, ma resterebbero un pochino di più con se stessi, alla ricerca di questa Verita’ al loro interno.
Scusa la lunga lettera, ma mi sentivo di scriverla.
Un abbraccio
Valentino
ciao, Valentino.
grazie della lunga lettera dai contenuti meravigliosi che mi hai dedicato. Avrai risposta non appena cesserò di essere afflitto dalla bronchite che mi toglie il respiro
Odorico
Brevi poster-stories per i nostri studenti.
Love
Valentino
Grazie, sono post- stories bellissime.
Odorico
Tre nuove storie di Valentino Giacomin
The Dead Village and the Wise Old Man
The neighbours just used to switch on the electricity and the sucking machines were indiscriminately pumping out millions of litres of underground water.
“Why are you wasting the blood of Earth?” sadly, asked an old, wise man of the village. The ignorant villagers laughed at him and teased him while eating meat and drinking wine, in night. The more the time was passing the more the villagers became corrupt and violent against each other and against Nature. One dramatic day, the sucking machines poured out only sand. The village agony lasted for a while, and then the exodus started. “Keep our dry land, if you like!” they said, making fun of the old wise man, who refused to leave the dying village. “I will buy it!” said the old wise man. The villagers thought he was crazy and sold their land for a token, making fun of him. At the end, only the old wise man remained with his grandson. One night the old wise man was silently lost contemplating the shining stars in the sky.
The boy asked, “What is the cause of our misery? Only death surrounds us!” “My child, death came from villagers’ heart.” “Why we do not leave this dry land like all the villagers?” enquired the boy. “Death and misery are following the villagers because their hearts are dry. My child, keep your heart alive with love for Mother Earth and for all the Universe and life will be back!” “Thank you, grandpa. I will follow your advice!” Suddenly the sky was covered by clouds and rain poured from the sky for several days. After the miraculous rain, green grass was everywhere. “My child, now I do not have anything more to teach you!” said the wise old man. “You are the wise, because you know the secret of life and death.”
The boy smiled at his wise grandpa and the Nature smiled at him and life returned to the dead village.
Snow father and Snow son
The little snow son said,“Father, I am so happy! Everything is so beautiful here. Life is like a wonderful dream!” “My son, I have to disclose you a secret...”“Yes, father. Tell me!” “The wonderful dream will finish very soon!” “What do you mean? You are strong and healthy. I am young and I have a fantastic life to live...” “Soon the winter will finish and spring will bring back the warm of the sun...” “Then we will enjoy that season too!”“I am sorry, my child, but that will be the end of our life!”
The little snow child was very sad. He did not talk for several days. One night full of shining stars, the snow father decided to break the silence. “My child, I am sorry you are sad, but there is no reason to be worried. Look around us: everything you see has our nature. When spring will arrive, we will merge one into other and become water. We will die as snow child and snow man, but we will live in the rivers and, finally, in the infinite ocean.
Then, the time will arrive that even the ocean will be transformed into energy: the same energy of the shining stars over there, in the sky. We will live as the infinite, one with the entire Universe!” The little snow child smiled and said: “I love you snow father and I love the entire Universe!”
The stars listened to the little snow child and twinkled happily saying: “We love you too, little brother!”
Towards the Great Light
“Grandma, where are you going?” “My child, I have to leave you. This is our destiny: birth and death ! I am going to meet the Great Light!”. “What is the Great Light?” “It is the kingdom of love!” “Can’t you find it without going so far?” “Yes, my child, but I did not succeed and my time is over”. “Shall I meet you again, grandma?” “Sure, my child!” “Where?” “In the kingdom of Love, my child!” “Where is it?” “It is in your heart. Start your journey right now!” “How can I start, right now, grandma?” “Sit quietly. Close your eyes. Look and smile at your mind. Beyond your thoughts there is the kingdom of love!” The child closed his eyes and looked at his mind, he looked and smiled at all his thoughts and he felt peace. Then he smiled at his grandmother, but she was no more there. “Grandma’ – he cried – where are you?” He listened to a voice coming from his inner mind: “I told you, I am in your heart, in the kingdom of love!”
Caro Valentino,
sono Odorico.
In attesa di poterti scrivere di più, ti inoltro tre mie recensioni che possono fornirti qualche ragguaglio ulteriore sulle inquietudini teologali che fervono in seno al cristianesimo della chiesa cattolica. Sono ben consapevole, per come e quanto vi vivo all'interno, di come occorra esservi candidi come colombe e astuti come serpenti.
Il mondo cattolico sa accettare più il dialogo con l'ateismo, che con le altre fedi, e più quello con le altre fedi che quello interconfessionale. Assisto a impreviste cadute di stile degli uomini credenti cristiano-cattoliciu più ammirevoli, quando il loro discorso, ad esempio, si volge a considerare i testimoni di Jehova, e quando nei loro siti web gli apostolici romani tradizionalisti si misurano con teologi di frontiera come Enzo Bianchi, o con quelli che hanno oltrepassati i confini del principio di autorità, come Vito Mancuso, assumono il sibilo del serpente velenosissimo.
Difficilmente dentro la chiesa cattolica sei ascoltato come innovatore, se non hai indosso l'autorità di una tonaca.
Ma credo che ogni universo religioso, quale di più o quale di meno, più l'islam che lo zoroastrismo, più l'induismo che il jainismo, debba salvaguardarsi dalla venalità mondana, dalla corruzione, dalla credenza fanatiche in un'autorità e dalla intolleranza . Non condivido in tal senso la credenza di Sonia in un paradiso delle fedi orientali, che si schiude radioso non appena si lasci il sordido e oscuro covile del cattolicesimo asfittico e asfissiante.
Nela seconda delle tue poster-stories mi sembra che il Dio che vi figura sia Shani God.
Nel giugno scorso il mio amico Kailash, su mio consiglio, perchè la fede hindu ne corroborasse la mente ancora afflitta dal lutto- pietra su pietra del suo dukan, il mio amico si affaticava a levare dalla mente il dolore del nostro bambino morto- si era rivolto a un santone o pandit indiano, e costui lo ha reso inerte, ne ha paralizzato la mente, suscitandone il timore che il dio Shani gli fosse ostile per le iniziali del suo nome, pur di potere ricavare rupie dalla sua soggezione mentale.
La vita degli indiani induisti, in generale, mi sembra corrispondere all' agire disinteressato al proprio frutto della Bhagavad gita, come la vita degli italiani cattolici, in generale, corrisponde alla kenosis della donazione di sè del Vangelo cristiano.
Post- scriptum
Quanto in una nota dico di cristianesimo e buddhismo, è la loro coincidenza possibile dentro gli orizzonti di fede di Enzo Bianchi. Non esprime le mie effettive posizioni.
Love
Odorico
Ciao, Odorico. Ho letto con interesse la tua lettera.
Una sola precisazione molto importante: nella mia seconda storia, quella del Signore della Morte, ancora una volta ho l'mpressone di cogliere nel tuo commento un fraintendimento di base che e' comune soprattutto tra i cristiani "vittime" di visioni dualiste (separazione tra Dio e la sua creatura), ma anche a certi induisti vittime della credenza creazionista induista male interpretata. L mitologia induista, come quella buddista, e' complessa e, se male interpretata, puo' portare a gravi errori interpretativi. I miti, come ben sai, esprimono l'inesprimibile attraverso simboli e un linguaggio comprensibile a chi e' ancora condizionato dalla coscienza della... buca (cito nuovamente la storia di Sant'Agostino e l'Angelo). Quindi, le divinita' vanno viste come un ponte per trascendere la coscienza razionale e arrivare al silenzio (la famosa notte dell'anima di San Giovanni della Croce). Per arrivare oltre le stesse divinita'. Oltre Dio stesso. Infatti, e' impressionante il racconto di San Giovanni quando parla del tormento della sua anima che aveva "perso Dio". Bellissimo e profondissimo quel passaggio, quello stadio del percorso spirituale.
Dunque, il Signore della Morte non e' affatto un ghost, un demone, un dio, come crede il tuo amico. Quella e' una intepretazione infantile, dualistica, come i cristiani che credono che Dio abbia creato questo schifo di mondo (per amore!), svegliandosi un bel giorno dal suo lungo sonno eterno e solitario...
No, il Signore della Morte e' una proiezione della nostra mente nel momento del passaggio da una esistenza terrena condizionata dal corpo fisico ad una esistenza di bardo, dove il corpo e' solo mentale (possiamo parlare di anima). Forse ti e' sfuggita la conclusione della storiella: il libro della contabilita' non e' nelle mani di nessuno; non c'e' nessun dio che ci giudichera' (lo dice anche il Vangelo), ma le nostre azioni saranno i nostri giudici. Ecco che torniamo ancora alla nostra coscienza che conserva le tracce delle azioni positive e negative e proietta divinita, demoni e il signore giudicante. Niente e' fuori dalla coscienza del bardo. Credere all'esistenza di un dio, come il tuo amico, ripeto, e' infantile e fuorviante. Comunque, non era proprio questo il messaggio che volevo far passare con la mia storia.
Tutto questo per capirci meglio.
Un abbraccio
(
Copia poi riveduta e corretta della lettera effettivamente inviata a Valentino)
caro Valentino,
per carità.
non mi è passato minimamente per la testa di rifarmi alla tua storia ed ai suoi contenuti in ciò che ti ho detto, io ho soltanto colto l'occasione dell'immagine perturbante di Shani God- se è il Saturno indiano che era raffigurato nel tuo documento- per raccontarti di un abuso della credulità popolare evocatami da essa
che in suo nome è stata intentata contro il mio amico.
Quanto a Kailash, ciò che mi importa, delle sue credenze, non meno contraddittorie delle mie, non è quanto siano o meno aduali, ma che non pregiudichino in lui la vita che vuole vivere se stessa.
Incoraggiandolo a non credere alle paure di Shani God, di fatto il dio l'ho riassorbito in lui come una sua proiezione mentale cui non ha dato seguito.
Per me il problema di Dio è eminentemente una questione d'amore- Dio è Amore, e solo crescendo in amore cresco nella sua conoscenza, e in lui ho sempre più vita eterna- Meditazione, silenzio, distacco, un diverso stato dell'essere , per me devono corrispondere all'essere più amore di Dio nell'amore del prossimo, più amore del prossimo nell'amore di Dio, amando il prossimo così come Dio lo ama, amandoci come Dio in noi ama se stesso, in una espressione del suo amore che in ciascuno di noi è diversa da ogni altra. Comprendi ora solo in che misura e come per davvero tutto veramente mi tocca? che l'adualismo mi riguarda perchè solo adualisticamente posso sentire e amare il mondo e gli altri come una parte di me stesso o una realtà di cui sono parte?
Ma adualismo, ripete Panikkar, è non essere due senza essere uno.
Certo, saremo giudicati solo per amore, solo ciò che saremo stati per amore sopravviverà al giudizio, solo per quanto saremo morti a noi stessi sopravviveremo, tutto il resto, tutto ciò cui ci saremmo attaccati egocentricamente andrà perduto.
Di san Giovanni ho l'opera omnia recentemente uscita. Vedrò di procedervi oltre, nella notte oscura. in cui sono entrato con la morte di Sumit, che è diventasta la mia potatura chirurgica.)
Caro Valentino,
per carità. La storia del Dio della morte mi sta benissimo.
Io ho soltanto colto l'occasione dell'immagine per me perturbante di Shani God- siccome mi è parso che nel tuo documento invece di Yama fosse raffigurata tale divinità, una sorta di baffuto Saturno indiano, - per raccontarti di un abuso della credulità del mio amico che in nome di Shani God è stata intentata contro di lui da un pandit ,o santone, in anteprima di quanto ti avrei detto di disincantato sull' induismo indiano, così come viene per lo più praticato e vissuto. Quanto al mio amico Kailash, ciò che mi importa delle sue credenze, non meno discutibili delle mie, è che non pregiudichino in lui la vita che vuole vivere se stessa. Debbo così ricorrere all' abilità dei mezzi in conformità alle sue propensioni.
Incoraggiandolo allora a non credere alle sue paure di attacchi di Shani God, di fatto il dio l'ho così riassorbito in lui come una sua proiezione mentale cui non ha dato seguito.
Solo una domanda in merito a quello che sostieni: dobbiamo inoltrarci oltre Dio, od oltre ogni nostra immagine e idea di Dio?
Da un punto di vista cristiano, a questo interrogativo soggiungerei che Dio è il dinamismo trinitario- che è. in noi immanente, come in tutta la realtà- per il quale io e te ci cerchiamo e ci rispondiamo.
Le tue ultime storie sono altrettanto brevi quanto intense e belle. Congratulations. Nella prima storia le immagini con didascalie si sovrappongono al testo, e tecnicamente ne pregiudicano la lettura.
Post scriptum:
Una puntualizzazione conclusiva: Sono concorde che nel Vangelo di Giovanni Gesù seguita a ripetere che ci giudichiamo . ed eventualmente ci danniamo- da soli, che ci salviamo per quanto perdiamo la vita per amore.
Love
Odorico
Caro Odorico,
prendo atto della precisazione. Non avevo capito che si trattava di "mezzi abili" finalizzati alla comunicazione semplificata.
La tua domanda: "dobbiamo inoltrarci oltre Dio, od oltre ogni nostra immagine e idea di Dio?"
Credo sia ovvia la risposta. L'idea di Dio prevede l'uso di un tipo di coscienza che possiamo definire "razionale" . E' un'idea, appunto. Un prodotto della mente pensante. La mente pensante si esprime in modo duale, polare. Dalla mente pensante nasce quella che definisco la "trinità laica": soggetto (Io), azione (pensare), oggetto (la cosa pensata). Ed e' questa "trinità" la causa prima dei nostri conflitti e della nostra sofferenza esistenziale. Perché? Perché è una pura costruzione mentale che non regge ad una verifica circa la sua esistenza oggettiva. Il problema qui non e’ se esista oppure no Dio, ma se debba essere preso sul serio il contenuto dei nostri pensieri. Cosa intendo per “prendere sul serio?” Intendo questo: dobbiamo credere oppure no alla oggettività del contenuto del pensiero? In altre parole, esiste davvero ciò che pensiamo? Oppure e’ soltanto un fenomeno soggettivo, senza alcun riscontro oggettivo? Non si nega l’esistenza del pensiero, ma viene messa in discussione la sua “realtà”. Per capirci meglio possiamo portare l’esempio del sogno.
Nel sogno, la mente pensa (crea) qualcosa o qualcuno. Per la mente sognante non consapevole esiste un sognatore (Io) e la cosa o persona sognata. Ma esiste davvero un sognatore diverso dalla cosa sognata? Convenzionalmente, esiste, perchè penso che esista. Ma, in realtà, non esiste affatto una cosa sognata diversa dal sognatore. Si capisce facilmente che sia il sognatore che la cosa o persona sognata non sono separati dalla mente e sono della stessa natura. Quindi non c’e’ alcuna sostanziale differenza tra mente, sognatore e cosa o persona sognata. In breve, se cerco il sognatore troverò la mente. Se cerco la cosa sognata, troverò ancora la mente. E se cerco la mente, che cosa trovo? Qui la risposta deve essere trovata non nei libri di filosofia ma nell’esperienza personale. E l’esperienza (che tutti possono fare) porta alla conclusione che se cerco la mente non riuscirò a trovarla.
La logica insegna che se cerco un milione di dollari e non riesco a trovarlo da nessuna parte, forse vuol dire che quel milione di dollari non esiste affatto.
Applicando l’esempio alla mente, se la mente non può trovare la mente forse vuol dire che non c’e’ nulla da trovare e che esiste solo un “vuoto” (cosciente) in cui appare l’idea e l’immagine dei pensieri, incluso il pensiero dell’io e della mente stessa. Come puoi notare, l’analisi si sposta dal contenuto allo spazio che contiene quel contenuto. E quello spazio che contiene o manifesta dei contenuti deve per forza essere vuoto dei contenuti stessi, altrimenti non potrebbe rifletterli, esprimerli, manifestarli.
Lo specchio deve essere libero dalle immagini che riflette. Deve essere vuoto delle immagini per rifletterle. Proprio perché e’ vuoto riflette le immagini. E le immagini appaiono perchè lo specchio e’ vuoto. Se e’ vuoto, le immagini non possono essere trovate, altrimenti lo specchio non sarebbe vuoto. Ma non si nega l’esistenza delle immagini in assoluto, perché appaiono.
Quindi, nello specchio vuoto appaiono le illusioni delle immagini che non sono reali (maya).
Se lo specchio non fosse vuoto, le immagini, i riflessi non potrebbero manifestarsi.
Ecco, mi sono dilungato sull’esempio per far comprendere come la mente possa essere paragonata allo specchio. Deve essere vuota di tutto per poter riflettere tutto. Deve essere vuota di Dio per poter riflettere l’idea, l’immagine di Dio. Ma quell’immagine, quel riflesso non può essere trovato, non e’ oggettivo, non esiste veramente. Quel Dio pensato e’ una illusione, anche se non si può affermare che e’ totalmente non esistente.
Aggrapparsi a quell’idea di Dio sarebbe come se ci aggrappassimo alle apparenze in uno specchio. E’ ovvio che commetteremmo un grossolano errore. Primo: perché crediamo in qualcosa che non esiste assolutamente. Secondo, perché perdiamo di vista la vera essenza dello specchio.
Fuor di metafora, aggrapparsi all’idea di Dio e credere che “quel” Dio pensato esista porta l’uomo a livello di Lucifero e si cadrebbe nell’errore del panteismo: credere che l’oceano sia contenuto nella buca! ( Riduzionismo pericoloso).
E’ evidente che Dio non e’ il contenuto del pensiero, ma va cercato in una dimensione che trascende ogni contenuto (illusione). E questa dimensione trascendente e’ lo spazio luminoso (nel senso che e’ autoconoscente, pura coscienza), vuoto, oltre le immagini, i pensieri brutti o sublimi, oltre le filosofie, le dottrine, i catechismi e la stessa “rivelazione” di Dio (attenzione, non fraintendiamo!). E’ vero che Dio si rivela a noi, ma perché arrivi il suo messaggio, la sua rivelazione dobbiamo liberare la mente da ogni contenuto, quindi anche la stessa idea della rivelazione! La buca deve aprire i suoi confini e permettere all’acqua contenuta di unirsi all’Oceano. Ma quando la buca si apre all’oceano, la buca muore come buca. La mente deve “morire” come mente per permetter all’infinito di rivelarsi.
Mi fermo qui. Scusami il pistolotto...
Valentino
Intermezzo autoriflessivo
Ahimè, Valentino parla tanto dei limiti della ragione, e poi le ha dato il potere di mettere in scacco tutto, il suo gran cuore , la realtà e Dio , la sua e l’altrui libertà, ogni verità possibile.
Si è imprigionato in un inferno mentale dal quale esiste una semplice via d’uscita. Accettare che la realtà esterna c’è, indipendentemente da noi stessi, infinitamente diversa da come crediamo che sia, perché ha la libertà di resisterci se non la rispetti, non la puoi modellare come tu ti illudi. No, io non credo affatto di essere il prodotto mentale dell'io di un altro soggetto che mi venga pensando, un attante del sogno o dell'incubo ch'è la vita che sta vivendo, non lo credo affatto appunto e semplicemente perchè ho la libertà di resistergli, e non sono malleabile com'egli intende plasmarmi. E' ciò che è vero per ciascun essere vivente nel creato. Non posso concedere ad alcun altro io ciò che posso concedere solo a Dio, di essere un'idea della sua mente, un'idea a immagine e somiglianza del suo essere Amore nella mia capacità d'amare.
E quanto alla mistica che pretende di trovare Dio mediante la messa in scacco del mondo comune della ragione e dei sensi, valgano almeno le parole di Dietrich Bonhoeffer:
Chiunque “ fugge il mondo non trova Dio, un altro mondo, cioè il proprio mondo, migliore, più bello, più tranquillo, un “retro-mondo”. Chi fugge la terra per trovare Dio troverà solo se stesso” “ è al centro della nostra vita che Dio è al di là”.
UNIVERSAL EDUCATION SCHOOL
PROGETTO ALICE
Lettera di Natale
Cari amici,
il tempo vola, un altro anno è trascorso e siamo arrivati al nostro consueto appuntamento natalizio. Se i tempi sembrano accorciarsi significa che stiamo invecchiando. Così dice la saggezza popolare. Se è vero per quanto riguarda il feeling della nostra età, è anche vero per l’età del nostro Progetto, che sembra, nonostante tutto, volare, quasi senza che ce ne accorgiamo. Ogni anno, c’è qualcosa di nuovo. Sia chiaro: non che cerchiamo di ingrandirci, ma si tratta quasi di un processo naturale, come la crescita dei figli. Non puoi fermarla, né rallentarla. Luigina funge da coscienza critica per quanto riguarda questa “dinamica della crescita”. “Da diciassette anni il cantiere di Alice è sempre attivo!”, scherza. “Ogni volta che torno, mi chiedo: saranno finite le costruzioni?” La risposta è scontata. Se non ci sono lavori in corso alla sede centrale di Sarnath, sono in corso nelle altre scuole: a Bodhgaya ( Bihar) e Bodisatta ( Arunachal Pradesh ).
La novità più importante di quest’anno è stata l’inaugurazione dell’ostello per ragazze a Sarnath. Abbiamo deciso, non senza trepidazione e conflitti, di iniziare un progetto impegnativo: la formazione di un gruppo di ragazze come residenti presso la scuola, quindi totalmente a carico (in tutti i sensi) della nostra organizzazione. Una responsabilità non indifferente, come si potrà intuire. perché, un domani, nell’eventualità che possano sorgere dei problemi, non potremmo dire: “Colpa della famiglia!” oppure “Colpa della società!”, come spesso capita di sentire di fronte ad un insuccesso educativo. Abbiamo scelto di privilegiare, per questo nuovo percorso educativo di Alice, le ragazze più svantaggiate. Le abbiamo scelte tra i profughi chakma: una minoranza etnica proveniente dal Bangladesh. La scelta non è stata facile, perché, nonostante tutti i progetti del Governo a favore delle bambine, la situazione delle donne in generale non è migliorata di molto, rispetto al passato. Anzi, a causa del tipo di sviluppo scelto da questo Paese (sul modello occidentale), ci sembra di notare una regressione, un peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie dei nostri studenti, che appartengono per l’80 per cento al ceto basso (agricoltori, operai). Le ragazze chakma vivono in condizioni di grande precarietà, in un ambiente ostile e insicuro. Sulle spalle delle donne cade la responsabilità dell’educazione dei figli, della loro sopravvivenza. Sono loro che devono, ogni giorno, procurare l’acqua, che spesso si trova lontano dal villaggio. Inoltre hanno il compito di cucinare, tessere, e, come se non bastasse, devono anche aiutare il marito nel lavoro della terra, lottando contro i nemici naturali (alluvioni, animali selvaggi) e quelli umani (i tribali del posto che mal sopportano la presenza dei profughi chakma e spesso li attaccano fisicamente oppure bruciano le loro case).Raramente, le ragazze chakma continuano gli studi dopo la X classe, perché dovrebbero lasciare il loro villaggio per vivere in costosi ostelli, in città. Come succedeva anche in Italia, 50 anni fa, le famiglie preferiscono indebitarsi per far studiare i figli maschi, nella speranza che questi possano trovare un lavoro capace di rendere la loro vita meno difficile. Alle ragazze non resta che la scelta del matrimonio. Ma l’orizzonte dei chakma rimane oscuro sia per i ragazzi che si diplomano oppure si laureano, sia per le ragazze che interrompono gli studi. È un problema culturale, prima di tutto. I chakma stanno perdendo la loro identità, le loro tradizioni, la loro lingua. Così, non sono né indiani , né chakma. Di qui, la frustrazione, la confusione, il disagio che sfociano, spesso, nella dipendenza dall’alcool dei maschi e, come conseguenza, nella depressione delle donne, che devono subire i comportamenti spesso violenti dei mariti. L’unica alternativa per queste donne è accentuare la loro lotta per sopravvivere, nonostante tutto, oppure soccombere, ricorrendo ad atti estremi, come il suicidio. Significativo, a questo riguardo, il racconto drammatico fattomi da uno studente chakma, arrivato quest’anno alla scuola di Bodhgaya. “Quando ero un bambino, a casa mia i genitori litigavano in continuazione. Mio padre , vittima dell’alcool, ricavato dal riso, insultava e picchiava mia madre. E lei, per evitarmi la sofferenza di questa violenza , quasi quotidiana, decise di mandarmi a vivere dai nonni. Rimasi con loro per alcuni anni. Un giorno, i nonni mi proposero di far visita alla mia famiglia. Tornai a casa , ma trovai solo mio padre. ‘Dov’è la mamma?’, chiesi. ‘Non lo so!’, rispose mio padre. Aspettai e aspettai, ma la mamma non tornava. Allora, decisi di andarla a cercare nella foresta intorno al nostro villaggio. Cercai a lungo finché la trovai. Stava sotto un albero con una corda... ‘Mamma! - gridai – che cosa stai facendo?’ Lei allora gettò per terra la corda e mi abbracciò, piangendo. Non riesco a cancellare questo ricordo dalla mia mente, concluse il ragazzo.” Una storia che fa riflettere e, forse, ci aiuta a comprendere perché abbiamo deciso di aprire un ostello per le ragazze chakma anche a Bodhgaya. Si tratta di una nuova costruzione, non ancora finita, che potrà ospitare una quindicina di ragazze, oltre a quelle che già vivono a Sarnath (vedi foto). Il primo gruppo di ragazze adolescenti arrivato a febbraio. Tra loro anche una bambina orfana di entrambi i genitori, che viene protetta, con tanto affetto, dalle sue compagne.
A proposito di protezione, dobbiamo evidenziare un aspetto davvero positivo tra i nostri studenti residenti: la solidarietà. I più grandi aiutano i più piccoli e li proteggono. Il nostro obiettivo era, appunto, quello di formare una “famiglia” , vecchio stile (tipo quelle patriarcali) dove non c’era spazio per i capricci e l’egoismo; dove i bambini dovevano imparare in fretta ad essere autosufficienti; dove la solidarietà era un valore vissuto e praticato, perché serviva per la sopravvivenza, prima di tutto, ma anche perché veniva impartita un’ educazione religiosa e morale di base (non uccidere, non rubare, non dire bugie...). I nostri lettori non più giovani, sicuramente, comprenderanno il messaggio che cerchiamo di comunicare .Ricorderanno anche quanto erano poco costosi i nostri giochi: palloni e bambole di pezza; giocattoli di legno; corde e ... tante corse e salti nella “palestra” dei cortili o dei campi .Ai nostri residenti proponiamo giochi simili, i soli che si possono permettere. Vogliamo far comprendere che ci si può divertire con poco, usando cose semplici. Il giocattolo complesso (la play station, ad esempio),come dire?, dissocia, aliena il bambino; mentre quello non strutturato (tipo una corda, le palline di vetro…) e quello “naturale” ( saltare, correre, giocare a nascondino...) aggrega, favorendo la socializzazione e, soprattutto, non intacca il portafoglio. In tempo di crisi come quello che stiamo vivendo in Italia,f orse, andrebbe ripensato anche il gioco, valorizzando il patrimonio di esperienze del nostro passato. Per completare il discorso sull’ostello, dobbiamo ricordare che un secondo ostello per bambine è in costruzione accanto alla nostra terza scuola: a Bodisatta, nel villaggio di Deban, vicino alla foresta del Parco Nazionale Namdpha. Circa trenta bambine provenienti dai villaggi della zona (che rimangono isolati durante il monsone), potranno frequentare la scuola elementare che segue la metodologia del Progetto Alice, ricevendo, così, una precoce "educazione di qualità" (quality education - la definiscono gli esperti). Noi crediamo che le impronte che i bambini ricevono alla scuola materna ed elementare non verranno mai cancellate negli anni futuri. I messaggi trasmessi, attraverso le storie, le fiabe, le preghiere, il comportamento stesso dell’insegnante, resteranno per sempre nella memoria profonda degli studenti. Forse ricorderete che, due anni fa, in Bhutan si è svolto un workshop internazionale , per una Nuova Educazione, per essere felici. In quell’occasione, Luigina, come rappresentante del Progetto Alice, ebbe modo di parlare con il Primo Ministro, e gli suggerì di iniziare fin dalla scuola primaria il suo Progetto di Educazione alla Felicità. Lavorare in questa direzione soprattutto con gli studenti delle superiori, secondo noi, aiuta molto a risolvere i loro problemi.
Alcuni rappresenti delle NGO internazionali posano con i nostri studenti. A sinistra, la responsabile della NGO del Bhutan.
Recentemente, Siok Sian Pek-Dorji, responsabile di una NGO, che lavora nelle scuole del Butan, è venuta a visitare la nostra scuola di Bodhgaya, assieme ai rappresentanti di altre NGO internazionali. Dopo aver constatato che nella nostra scuola si “respirava un’atmosfera di serenità” (parole sue), disse che , recentemente, aveva fatto una ricerca nelle scuole superiori del Bhutan ed era stata colpita dal livello di “occidentalizzazione” degli studenti, che si esprimeva soprattutto in una competitività esasperata e un rifiuto palese delle tradizioni e della cultura locale. Era appunto il rischio che Luigina aveva paventato al Primo Ministro!
Ci dilunghiamo su questi temi educativi perché crediamo sia importante precisare gli obiettivi che ci proponiamo: superare gli esami di Stato con buoni voti (cento per cento i promossi in X e XII classe ); sperimentare praticamente l’efficacia di un nuovo metodo educativo, fondato non solo su valori etici e morali che l’Occidente (ed ora anche l’Oriente) ha dimenticato, ma anche su un nuovo modo di vedere se stessi e la realtà che ci circonda. Una ricerca che potrà beneficiare non solo i nostri studenti indiani ma anche quelli di altri Paesi. Abbiamo accennato alla visita dei rappresentanti di alcune NGO internazionali che lavorano nel campo dell’educazione. Molti sono stati gli ospiti importanti quest’anno.
Ricordiamo la visita, in marzo, di due responsabili delle scuole per i tibetani (13mila studenti): Mrs Sonam Dolkar Samkhar e Mrs Tenzin Pelmo. Le due ospiti cercavano nuove proposte per risolvere problemi di disciplina e di apprendimento nelle scuole da loro gestite. Armate di blocchetto - appunti e penna, trascrivevano integralmente le nostre indicazioni , immortalando gesti ed espressioni dei bambini con le loro digit-camera. Convinte che i problemi dell’educazione si possano risolvere ricorrendo a tecniche, se ne andarono soddisfatte, pronte a mettere in pratica quanto “imparato”. Inutili i tentativi di Luigina di far loro capire che non si risolvono i conflitti solo con le tecniche, ma offrendo agli studenti un più alto punto di vista rispetto ai loro problemi. I conflitti, la violenza, la depressione sono la conseguenza di un nostro comune modo di pensare che noi riteniamo non sia corretto. Quindi, se vogliamo affrontare, ad esempio, il problema del bullismo nelle nostre scuole, dovremmo innanzitutto verificare il modello cognitivo che sta alla base del comportamento anomalo. Si tratta, lo ripetiamo, in definitiva, di modificare il nostro modo di pensare, ed era proprio questo che Luigina aveva cercato di suggerire alle due illustri ospiti. Ma ci vuole tempo per questa trasformazione interiore. È più facile ricorrere alle tecniche. Infatti, appena tornate nella loro sede, per migliorare l’attenzione , la concentrazione, la memoria… hanno adottato le nostre tecniche, in alcune scuole del Ladhak. Ci hanno scritto, dopo qualche settimana, dicendo che “funzionano”.
Altre visite:autorità religiose e politiche, che hanno promesso di sostenere e diffondere il nostro Progetto. Tra queste, ricordiamo due docenti universitari della lingua Pali, in America, Bhante Madawala Seelawimala e Bhante Walpola Piyannanda. Il loro commento: “Non sapevamo che esistesse una scuola di questo tipo in India. Di sicuro, unica nel suo genere non solo in India, ma anche in altri Paesi!”.Di recente, è venuto un giornalista di Delhi, Mr. Gurvinder Marwah che ha molti contatti politici. Ha suggerito la necessità di difendere meglio la nostra“proprietà intellettuale”(libri, metodologia, tecniche), ponendo attenzione al copyright, contro i “ladri di idee”.
Notizie in breve: abbiamo già accennato all’esito positivo degli esami di Stato (tutti promossi). Da quest’anno,gli studenti delle superiori, oltre alle materie letterarie, possono scegliere anche scienze e matematica. In questo modo, è aumentato il numero degli studenti delle superiori che sarà destinato a lievitare nei prossimi anni , vista la “fissazione” delle famiglie per le materie scientifiche. I genitori non capiscono che la società di domani avrà meno bisogno di ingegneri elettronici e più di operatori e assistenti sociali, psicologi, consulenti di vario tipo, operatori ecologici, assistenti per anziani, operatori per comunità, esperti in agricoltura alternativa, per la preservazione e la purificazione dell’acqua, inferiermieri/e, meccanici, idraulici, giardinieri ... Quando abbiamo detto all’ Ambasciatore italiano, in visita alla scuola di Bodhagaya, che il nostro Progetto preparava gli studenti anche ad “essere disoccupati”, forse non siamo stati capiti. La nostra scuola offre una preparazione accademica di qualità che permette di superare senza problemi gli esami di Stato, ma non inganna gli studenti, facendo loro credere che, una volta “letterati”, troveranno un lavoro che cambierà la loro vita e quella delle loro famiglie. Noi cerchiamo di spiegare che, molto probabilmente, non troveranno il lavoro che i loro genitori (e loro stessi) sognano. Saranno, dunque, disoccupati, ma possono trovare altri tipi di lavoro, se le loro aspirazioni diventeranno più realistiche e il loro modello di vita meno artificioso e ambizioso. perché, dunque, assecondare le ambizioni degli studenti organizzando il corso di matematica e scienze? perché abbiamo pensato che era una grossa perdita non poter completare la nostra proposta educativa: dalla scuola primaria alla scuola superiore ed, eventualmente, all’Università. Si è trattato di un compromesso da parte nostra, ma con una visione ben definita.
La vostra scuola è meravigliosa, perché voi siete meravigliosi..Siamo stati colpiti dalle vostre meditazioni che vorremmo proporre anche nella nostra scuola. Ma abbiamo bisogno di capire di più, per cui ritorneremo, se voi ce lo permetterete”, ci hanno detto prima di partire.
Recentemente abbiamo avuto come ospiti alcuni studenti, della Scuola Internazionale di Puna, accompagnati da due insegnanti. Sono rimasti con noi per una settimana, durante la quale hanno lavorato con alcune classi. Sono stati a visitare Sarnath e Varanasi ed hanno trascorso l’ ultima notte ospiti nelle famiglie di alcuni nostri studenti. Ai residenti hanno offerto uno spettacolo divertente, prima di partire.Questa positiva esperienza con ragazzi, provenienti da varie parti del mondo, si ripete ormai da tre anni .
La scuola di Bodhagaya, da quest’anno, è stata scelta dall’Università di Sanskrito di Benares, come centro di esami per studenti provenienti da diversi Stati dell’India. Un anno fa, era stata scelta la scuola di Sarnath. In questo modo, le nostre scuole sono state rese visibili e apprezzate per l’organizzazione, le infrastrutture, i servizi e l’accoglienza riservata ai docenti e agli studenti.
Sta per essere pubblicata in Italiano la nuova versione del libro per le elementari “Coniglio Saggio.” Chi è interessato, si rivolga a Luigina. Prossimamente, sarà ristampata anche la guida per gli insegnanti “Il Percorso di Alice”. Un’altra pubblicazione, in inglese, “Unknot Your Mind”, sarà pronta per la fine di novembre.Da segnalare, il video prodotto da Matteo Passigato, realizzato in sole tre settimane: compreso il viaggio in tre Stati dell’India. È possibile vederlo su youTube http://www.youtube.com/watch?v=W5Nm9dBByHU
oppure sul nuovo sito del Progetto Alice: www.aliceproject.it
Chi volesse il CD, può richiederlo tramite Luigina.
Una notizia triste: un alunno della scuola elementare ci ha lasciati. Era stato colpito da una particolare malattia (bubboni dolorosi sulla pelle), che in Occidente, forse, avrebbero potuto curare. Come spesso succede, avevamo aiutato la famiglia a pagare l’operazione. Ma quando veniva asportato un bubbone, dopo un po’ ne spuntava un altro, in una parte diversa del corpo. Dopo il terzo intervento, i medici si sono dichiarati sconfitti. Come sempre, in questi casi, accanto all’aiuto economico, la scuola offre anche un aiuto spirituale, attraverso le preghiere degli studenti, dei pandits indiani e di altri religiosi. Il bambino è morto durante il sonno, senza soffrire. Noi crediamo che questo sia stato l’effetto delle “medicine spiritualì”.
L’effetto di queste medicine speciali, secondo noi, è stato sperimentato anche in due gravi incidenti che hanno coinvolto i nostri studenti.
Il primo incidente: un ragazzo mentre tornava, in moto, alla scuola, si scontra frontalmente con un altro mezzo. La parte anteriore della moto è completamente distrutta. Il ragazzo rimane a lungo in coma, sulla strada. Nessuno lo soccorre. Quando Dio vuole, si sveglia. Con il telefonino riesce a chiamare il responsabile della scuola. Viste le condizioni della moto, tutti si aspettano il peggio. Lo facciamo trasportare d’urgenza, con un’ambulanza, da Gaya-Bodhgaya a Varanasi (cinque ore di viaggio!), perché a Gaya non esistono ospedali per questo tipo di emergenze. A Varanasi abbiamo la diagnosi: la mandibola fratturata e quattro denti in meno. Se la caverà con un mese di convalescenza!
Il secondo incidente è accaduto in una notte d’estate. Il caldo è insopportabile. Manca la corrente e i ventilatori non possono funzionare. Uno studente della X classe ha la geniale idea di cercare il fresco sul terrazzo della scuola. Ma non si accontenta del terrazzo, e decide di salire più in alto, su una struttura in mattoni alta un metro e mezzo, larga circa due metri quadrati. Verso l’una di notte, si sveglia per andare in bagno. Non ricorda dove si trova e scende dalla parte sbagliata, precipitando nel vuoto per una decina di metri. Cade su un campo con il terreno duro come un mattone, a causa della siccità. Nella notte nessuno si accorge dell’incidente. Il ragazzo si alza e si trascina fino al cancello principale. Non si sa come, ma riesce, con le grida, a svegliare i compagni, che esitano ad aprire il cancello, pensando che si tratti di un “ghost” (uno spirito – dissero). Alla fine, lo aiutano ad entrare. Non parla, ma riesce a far capire che era caduto dalla terrazza. Chiede dell’acqua , ne beve una bottiglia. (I medici diranno poi che quell’acqua poteva essere fatale!). Pensiamo al peggio. Minimo qualcosa di rotto oppure una emorragia interna. Inizia il dramma dei soccorsi. Prima all’ospedale governativo per una diagnosi, ma non ci sono medici. Perdiamo undici ore in attesa del permesso di trasportarlo in un altro ospedale , più attrezzato. Alla fine, nessun medico arriva e decidiamo di rischiare e portiamo il ragazzo, in taxi, a Varanasi. Arriva a notte fonda in un ospedale privato, dove viene subito visitato. Conclusione: nessuna emorragia interna, nessuna frattura seria, a parte una leggera incrinatura del bacino, curabile con il riposo. Non si tratta di miracolo?
Ecco, il Progetto Alice è anche questo: un miracolo che continua perché speriamo di poter creare un mondo migliore, cambiando il nostro cuore. Grazie anche a voi tutti, perché con il vostro sostegno possiamo assicurare la vita e la continuità della grande famiglia di Alice. Grazie di cuore e Buon Natale!
Valentino
Cari amici,
vorrei aggiungere solo poche righe per ringraziare gli insegnanti ed i bambini delle scuole, le Associazioni, i gruppi e le singole persone che, con donazioni individuali o con iniziative diverse(mostre fotografiche, concerti, mercatini, lotteria, asta di beneficenza...), stanno supportando il nostro Progetto.Molti di voi hanno già aderito alla proposta di acquistare il RISO SOLIDALE della Cascina Teglio di Rovasenda ( Vc ). La vendita ha portato buoni frutti, per cui verrà riproposta anche quest’ anno. Regalare un chilo di Riso Solidale, ai nostri amici, a Natale, potrebbe essere una buona idea! Per eventuali richieste, rivolgersi a: mariadirov@libero.it, info@associazioneriso.org oppure shangri8la@liberi.it .
Auguro a tutti voi un Buon Natale ed un Sereno Anno Nuovo!
Luigina
Sarnath, 21 novembre 2011
Per eventuali donazioni tramite banca è importante che le coordinate siano complete.
Associazione di Volontariato “Progetto Alice onlus” Banca Popolare Etica- Filiale di Treviso,
Codice IBAN: IT43 I 050 1812000 000000116204
Codice SWIFT: CRTIT2T84A (Solo dall’estero)
Codice Fiscale della Onlus, se volete destinare il 5X1000 dell’ Irpef al Progetto Alice: C.F. 94059510266
Ref: Luigina De Biasi – e-mail: luiginadebiasi@libero.it , tel.0438 893325
“Progetto Alice Universal Education School ONLUS” (Friuli) ITALIA
Banca Popolare di Vicenza – Fil Cividale del Friuli (UD)
Codice IBAN : IT41 N 05728 63740 731570528546
Codice BIC / SWIFT: BPVIIT22731 (Solo dall’estero)
Codice Fiscale della Onlus,se volete destinare il 5X1000 dell’ Irpef al Progetto Alice: C.F. 94103860303
Ref: Agata Montevecchi – e-mail: progettoalicefvg@alice.it , aghifly@libero.it , tel. 0432 731021 – 339 4840132
Banca in India
Awakening Special Universal Education – Bank of India, branch Bodhgaya, Gaya (Bihar)
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Email: v_giacomin@hotmail.com ; valentino1@rediffmail.com – Mob. 0091/9453908600 – 9670806060
Web. www.aliceproject.org , www.aliceproject.it
Cara Valentino
sono Odorico. Come va? E come procede il progetto Alice? Quale buona novella? Od implica novità dolenti l’avvertenza che non accettate più volontari?
Quanto al documentario di Matteo Passigato, è davvero molto bello. Ti allego una correzione del testo della versione in italiano.
Sono rimasto commosso, due mesi or sono, dalla scomparsa del vostro bambino così atrocemente sofferente di cancro alla pelle.
Per me in quel cortile si è rinnovato lo scandalo del dolore innocente.
Per quello che riguarda la mia sorte futura, prima di comunicarti come si sta modificando intendo dirti che cosa penso della sinossi del Progetto Alice che mi hai inviato a suo tempo- L'ho riconsiderata in questi giorni, e la sua versione più avvincente mi è parsa Pankash and the daisy.
Io non posso che condividere l’anelito dell’ispirazione della tua sinossi, che da un versante buddista ti anima a condurre le menti all’identica esperienza mistica contemplativa di ogni religione, così come avviene nel silenzio in cui oltre ogni concetto e giudizio e pensiero, siamo tutt’uno – o in unità- con l’essere che è Amore infinito, Pace infinita, beatitudine infinita saggezza infinita ( la mente della chiara luce), per esprimermi con le tue bellissime parole.
Ciò che però non mi trova consenziente è che sia concepita come l’unica forma di esperienza mistica che consenta di accedere alla vacuità del divino, e che per pervenirvi sia obbligatorio credere e indurre a credere, insegnandolo, che non esiste una realtà esterna indipendente dal nostro pensiero. ( pur se riconosci che non si può nemmeno dire -monisticamente- che c’è solo mente).
Io non intendo, così dicendo, entrare nel merito della tua concezione dell’Io-pensiero creatore , che nella Sinossi hai ripreso e riproposto come l’ispirazione di fondo imprescindibile della ricerca educativa del tuo progetto. Considero opportuno, piuttosto, fare appello al criterio buddista dell’upaya-khausalya, come l’ho trovato espresso nel Sutra del loto della buona legge, in ragione del quale mi sembra sconsigliabile impartire l’insegnamento filosofico basilare e inderogabile dell’insussistenza di una realtà esterna indipendente Può darsi e non discuto che implichi tale principiuo il grande veicolo, ma il riconoscimento delle nostre deboli propensioni comuni, e il giusto ricorso conseguente all’abilità nei mezzi, mi fa ritenere che non sia conveniente che si ricorra a tale concezione nell’istruzione generale universale. Invece seguito a condividere pienamente, come giusti mezzi necessariamente impliciti in ogni formazione inter-religiosa e interculturale , compresenti n ogni dimensione scientifica avanzata dell’insegnamento convenzionale, che si trasmettano la consapevolezza e la conoscenza "of the laws of interdependence; the laws of cause and effect; the subjectivity of perceptions and dynamic of projections; the relativity of boundaries; the ever changing nature of our thoughts and feelings.", come asserisce la dichiarazione dei principi formativi del Progetto Alice..
Per quanto mi attiene, il 2 novembre potrò inoltrare la domanda di pensionamento. Se tutto procederà come auspico, sarò così più libero di venire in India, di stare con la mia sacra famiglia indiana e di restare in contatto e di cooperare con te, ad esempio nell’ insegnamento della lingua italiana presso la scuola di Sarnat, non fosse per l’avvertenza che non accettate più volontari
Versione ulteriore
Mantova, 2 novembre 2011
Cara Valentino
sono Odorico. Come va? E come procede il progetto Alice? Quale buona novella? Od implica novità tristi l’avvertenza che non accettate più volontari? Quanto al documentario di Matteo Passigato, è davvero molto bello. Ti allego una correzione del testo della versione in italiano.
Sono rimasto tristemente emozionato, due mesi or sono, dalla scomparsa del vostro bambino così atrocemente sofferente di cancro alla pelle.
Per me in quel cortile si è rinnovato lo scandalo del dolore innocente.
Per quello che mi riguarda, prima di comunicarti come si sta modificando la mia esistenza, intendo dirti che cosa penso della sinossi del Progetto Alice che mi inviasti a suo tempo, che ho riconsiderato in questi giorni, e di cui la versione più avvincente è Pankash and the daisy.
Io non posso che condividere l’anelito dell’ispirazione della tua sinossi, che da un versante buddista ti anima a condurre le menti all’identica esperienza mistica contemplativa di ogni religione, che avviene nel silenzio in cui oltre ogni concetto e giudizio e pensiero, siamo tutt’uno – o in unità- con l’essere che è Amore infinito, Pace infinita, beatitudine infinita saggezza infinita ( la mente della chiara luce), per esprimermi con le tue bellissime parole.
Ciò che però non mi trova consenziente è che sia l’unica forma di esperienza mistica che consenta di accedere alla vacuità del divino, e che per pervenirvi sia obbligatorio credere e indurre a credere, insegnandolo, che non esiste una realtà esterna indipendente dal nostro pensiero. ( pur se riconosci che non si può nemmeno dire -monisticamente- che c’è solo mente).
Io non intendo, così dicendo, entrare nel merito della tua concezione dell’Io-pensiero creatore , che nella Sinossi hai ripreso e riproposto come l’ispirazione di fondo imprescindibile della ricerca educativa del tuo progetto. Considero opportuno, piuttosto, fare appello al criterio buddista dell’upaya-khausalya, come l’ho trovato espresso nel Sutra del loto della buona legge, in ragione del quale seguito a reputare sconsigliabile impartire l’insegnamento filosofico basilare e inderogabile dell’insussistenza di una realtà esterna indipendente Può darsi e non discuto che sia effettivamente il grande veicolo, ma il riconoscimento delle nostre deboli propensioni comuni, e il giusto ricorso conseguente all’abilità nei mezzi, mi fa ritenere che non sia conveniente che si ricorra a tale concezione nell’istruzione generale. Invece condivido sempre di più pienamente, come giusti mezzi necessariamente impliciti in ogni formazione inter-religiosa e interculturale , compresenti n ogni dimensione scientifica avanzata dell’insegnamento convenzionale, che si trasmettano la consapevolezza e la conoscenza "of the laws of interdependence; the laws of cause and effect; the subjectivity of perceptions and dynamic of projections; the relativity of boundaries; the ever changing nature of our thoughts and feelings.", come asserisce la dichiarazione dei principi formativi del Progetto Alice..
Per quanto mi attiene, il 2 novembre potrò inoltrare la domanda di pensionamento. Se tutto procederà come auspico, sarò così più libero di venire in India, di stare con la mia sacra famiglia indiana e di restare in contatto e di cooperare con te, ad esempio nell’ insegnamento della lingua italiana presso la scuola di Sarnat, non fosse per l’avvertenza che non accettate più volontari
Con affetto
Odorico
Caro Odorico
Ho letto le tue osservazioni sulla sinossi. Mi rendo conto che il topic relativo alla realta' esterna, oggettiva, e' difficile, complesso e tale da suscitare perplessita', reazioni forti e critiche.
Ma questo non mi fa retrocedere di un millimetro rispetto alla tesi che sostengo (e provo!).
Non esiste la possibilita' di dimostrare scientificamente e razionalmente l'esistenza di una realta' indipendente dalla mente. Certo, convenzionalmente parlando nessuno nega che esista un fenomeno la' fuori, ad esempio un albero che non e' mente, etc. Ma solo convenziolmente, non "realmente". La realta' fenomenica e' una esperienza e nulla più. La realta' esiste perche' io la percepisco. Gli altri esistono perche' sono una mia esperienza. Che cosa esiste oltre la mia esperienza? Nessuno può rispondere, a meno di non cadere in evidenti contraddizioni. Oltre la mia esperienza non posso andare, se non con il pensiero. Ogni ipotesi, ogni affermazione che faccio e' sempre un prodotto, una costruzione del mio pensiero. Non non ne usciamo. Posso affermare che esiste una realta' esterna che non e' mente. Certo! Ma e' pur sempre una affermazione che viene dalla mente. Posso dire che esiste la mente e la materia che non e' mente. Ma si tratta di una affermazione fatta, appunto, con la mente, quindi pura costruzione psichica. Posso speculare sulla materia, su Dio... ma e' sempre una speculazione frutto di un dinamismo psichico. Attenzione, non sto dicendo che non esiste Dio, che non esiste la materia, etc. Sto affermando che Dio, la materia esistono, ma come prodotti della mia mente. Non sono totalmente non esistenti. Ma non sono oggettivi, come crediamo comunemente. Sono fenomeni soggettivi. Ed e' proprio questo il significato del Sentiero spirituale: andare oltre la mente, oltre il pensiero di Dio, per scoprire, appunto, la realta' di Dio. E come si scopre la realta' del Divino? Attraverso il silenzio, come giustamente osservi tu. Ma dobbiamo metterci d'accordo sul significato di quel silenzio. E' un silenzio della mente pensante, della ragione, per lasciare spazio all'intuizione, al transpersonale. La mia domanda: sei capace di dimostrarmi - con la mente - che esiste qualcosa che trascende la mente?
Mi fermo qui, per ora.
Un abbraccio
Valentino
Caro Valentino,
è come se tu stessi monologando con me.
Ti ripeto che non intendo entrare nel merito dei tuoi principi filosofici, che non intendo metterli in discussione, anche perché sono consapevole che tu sei irremovibile, ed ho troppo rispetto dei tuoi convincimenti per atteggiarmi altrimenti che a un retto sforzo di comprensione.
Quello che ho cercato di dirti è che tali presupposti della tua ricerca educativa a mio avviso debbono restarne il cuore esoterico, che ritengo che non sia proficuo che ne sia impartito l’insegnamento dottrinale a bambini e adolescenti, il cui principio di realtà in generale è troppo difforme da tali principi, in Oriente come in Occidente.
Inoltre ho motivo di supporre che il porli come un requisito imprescindibile per riconoscersi nel Progetto Alice possa alienarti- ed averti già alienato- il seguito di molti sostenitori occidentali e cristiani, perché con le tue conclusioni tu dai scacco matto a ogni possibilità che il vero sia a noi rivelato. Come recitava il titolo di un libro che ho visto esposto in vetrina, presso le Paoline, un cristiano può convenire che “ Dio non è quel che credi”, che Dio trascende ogni nostra immagine e idea che ne sia una concezione, che ciò che Ne pensiamo Ne possa essere una nostra perversione mentale, e come Maister Eckhart pregare Dio che ci liberi di Dio, ma non potrà mai ammettere, come tu sostieni, che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. Nel silenzio per chi è cristiano Dio ci si rivela comunque come una realtà che ci impronta, da cui dipendiamo e a cui dobbiamo obbedienza. Pensare che sia altrimenti per un cristiano è il peccato radicale e originale del nostro orgoglio.
Ed è così per un islamico rispetto ad Allah, per un ebreo rispetto alla stessa Torah.
Con affetto
Odorico
Lettera effettivamente inviata
Caro Valentino,
sono Odorico
Come torno a dirti, non ti ho scritto per entrare nel merito dei principi filosofici della tua sinossi, che non intendo tuttora mettere in discussione, anche perché sono consapevole di quanto tu ne sia persuaso, ed ho troppo rispetto dei tuoi convincimenti per atteggiarmi altrimenti che a un retto sforzo di comprensione.
Quello che ho cercato di chiarirti è che ritengo che tali presupposti della tua ricerca educativa debbano restare il suo cuore esoterico, e che temo che non sia proficuo che ne sia impartito l’insegnamento a dei ragazzi, il cui comune principio di realtà ne è troppo difforme, in Oriente come in Occidente.
Inoltre ho motivo di supporre che il porre tali principi come un requisito imprescindibile per riconoscersi nel Progetto Alice possa alienarti- ed averti già alienato- il seguito di molti sostenitori occidentali e cristiani, perché con le tue conclusioni tu dai scacco matto a ogni possibilità che il vero sia a noi rivelato come alcunchè che ci si impone. Come recitava il titolo di un libro che ho visto esposto in vetrina, presso le stesse Paoline, un cristiano può convenire che “ Dio non è quel che credi”, che Dio trascende ogni nostra immagine e idea che ne sia una concezione, può temere che ciò che Ne pensiamo Ne possa essere una nostra perversione mentale, e come Maister Eckhart pregare Dio che ci liberi di Dio, ma non potrà mai ammettere, come tu sostieni, che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. Nel silenzio, per chi è cristiano Dio ci si rivela comunque come una realtà che ci impronta, da cui dipendiamo e a cui dobbiamo obbedienza. Pensare che sia altrimenti per un cristiano è il peccato radicale e originale del nostro orgoglio.
Ed è così per un islamico rispetto ad Allah, per un ebreo rispetto alla stessa Torah.
Con affetto
Odorico
Caro Odorico,
ho qui due feed back alla corrispondenz che hai pubblicato sul tuo blog. Forse puo' essere utile sapere che cosa pensano altri...
Love
Valentino
Caro Valentino Ti ringrazio. Come ringrazio Sonia per quello che ha detto di così vero e di così bello su Le Saux..Ma debbo invitarti ,con lei, a riconsiderare, di quello che ho scritto, il passo in cui ricorreva il verbo alienare e a chiedervi come e perché è stato reinterpretato e distorto a tal punto, mutandone contesto e riferimenti.Ringrazio, inoltre,chi tra me e il cattolicesimo ha messo almeno un e distintivo. Todo modo, per conformarmi alla volontà divina, stando sulla soglia mi si impone la formulazione di un voto di distacco e di silenzio
Love
Odorico.
Ciao Odorico. Mi spiace cogliere una venatura di dispiacere nella tua risposta ai due commenti. Ognuno esprime quello che pensa, ma non e' detto che si tratti di posizioni definitive. Insomma, il dogmatismo non e' una buona qualita', sia che venga dai cattolici (ne sono maestri!) che da altre religioni o sette. Tu hai le esperienze, le tue certezze, i tuoi punti di riferimento dottrinali, teologici, culturali. Altri si muovono secondo bussole diverse, ma con l'ago che punta, forse, nella stessa direzione. Non te la prendere, quindi. Non si tratta di una questione personale, ma di un confronto.
In fin dei conti, chi ha ostracizzato il Progetto Alice sulla base di una totale ignoranza dei suoi principi e orientamenti? Non sono stato io che ho rifiutato di benedire i bambini indiani "perche' non cristiani", ma l'ex Vescovo di Varanasi. Non sono stato io che mi sono messo in rotta di collisione con le suore alle quali avevo intenzioni di lasciare una parte delle proprieta' e l'eredita' pedagogica (povero illuso!) del Progetto Alice, ma suor * che in classe, ai chakma, buddhisti theravada, insegnava che Dio ha creato il mondo in sette giorni, ben sapendo che il pilastro base della filosofia del P.A. e' quello della mente che crea il nostro mondo soggettivo e percepito (attenzione alle parole che vengono usate, perche' sono importanti!). E suor * era cosi' brava (perche' le addestrano con professionalita') che era riuscita a "confondere" gli studenti: primo passo verso una conversione. Non sono io che vado nei villaggi dei poverissimi chakma con il portafoglio gonfio, le scuole prefabbricate in una mano e il vangelo nell'altra per un disdicevole scambio: lavoro, studio, sicurezza economica, in cambio di un'abiura della propria tradizione, religione praticata da millenni. Non sono io che predico che lo yoga tibetano e' dannoso (sic!), come fece questo Papa, quando era a capo del Sant'Uffizio. E nemmeno spargiamo in giro dicerie blasfeme come succede in America,dove i fondamentalisti cristiani attaccano la meditazione orientale perche' predica la liberazione della mente dei bambini dalla schiavitu' dei loro pensieri. "Guai a svuotare la mente!", sostengono questi grandiosi cattolici tutti d'un pezzo. "Nel vuoto si inserisce il diavolo!". Incredibile!
Scrivo questo perche', tra le righe della tua lettera ho letto una condanna, da parte dei cattolici, del nostro Progetto (la' dove parli di alienazione). Peccato, perche' credo che i cattolici stiano perdendo una occasione storica di rinnovamento e scoperta del senso profondo del loro essere cristiani, riscoprendo, finalmente. la loro anima mistica, sempre repressa e ostacolata dai "secolari", i pragmatisti del potere temporale della Chiesa (i moderni amici di Berlusconi, che difendono le sue perversioni sostenendo un pericoloso relativismo morale, vedi la bestemmia che va contestualizzata). D'altra parte, che cosa possiamo aspettarci da delle gerarchie che hanno avuto il coraggio di "condannare' i libri di De Mello, al punto che le Paoline sono costrette a scrivere, in prefazione, che le tesi, il pensiero del grande gesuita vanno contestualizzate nell'ambiente i cui viveva. Come dire: deve dire queste cose per adeguarsi alla cultura del posto dove vive, ma... E’ un “ma” che si intuisce, anche se non chiaramente espresso. “Ma la “Ma la verita’ e’ un’altra!” “Ma non siamo d’accordo!”
Ecco quanto scrive Sonia, ad integrazione della sua precedente lettera.
Ciao Valentino,
Ecco, mi sono ricordata quella formuletta ridicola che mi hanno ripetuto in diversi in ambito cattolico quando venivano a sapere che studiavo le filosofie e religioni (orrore, al plurale!) dell’India, perché temevano che mi “perdessi” nell’errore (forse che diventassi hindu o buddhista???!!!).
La raccomandazione era questa (testuali parole): “ricordati che due cose non ha nessun’altra religione (per cui la nostra è l’unica vera): la misericordia e la resurrezione”.
Ora, dal punto di vista storico-religioso sappiamo che non è vero, ma mi colpiva molto il fatto che pretendessero di “mettermi in guardia”, di “salvarmi” in diversi con questa stessa formuletta (tipo amuleto da portare al collo contro il malocchio).
Eppure, l’approccio dell’Università è puramente “scientifico”: io STUDIAVO storia, fenomenologia, psicologia delle religioni, storia della filosofia e delle religioni indiane, come pure storia del Cristianesimo (che mi serviva per la tesi particolare che c ho scritto). Certo che da una conoscenza, a maggior ragione se approfondita con passione, può scaturire un interesse più profondo, anche per il livello esperienziale, ma quello esulava assolutamente dall’ambito dell’Università. Nessuno era lì per “convertirci” ad alcunché. Né io ero lì alla ricerca di un guru che mi facesse il lavaggio del cervello, sarebbe stato ben più facile entrare in una qualsiasi settariola che studiare 5 anni per laurearmi in lingue orientali, non credi?
Eppure questo era l’atteggiamento, la paura basata sull’ignoranza. E ne ho avuto la riconferma quando ad un convegno, parlando a tu per tu con dei relatori (incluso un rabbino) avevo espresso la mia speranza che nella scuola italiana venga prima o poi introdotto l’insegnamento della storia delle religioni (almeno). Pensavo che un’ipotesi così “pluralista” sarebbe stata apprezzata e condivisa dagli altri e invece tutti hanno espresso scetticismo e timore di “travisamenti” perché non accettano che un “laico” possa parlare correttamente della loro fede. Pretenderebbero piuttosto che solo un rabbino o un ebreo praticante possa parlare dell’ebraismo, solo un musulmano praticante possa parlare dell’Islam, etc… così come ora solo gli insegnanti selezionati dalla Curia, praticanti “certificati” possono insegnare questa strana materia “Religione Cattolica”. Per forza che chi non ci crede rifiuta l’insegnamento: è inteso come un Catechismo all’interno di una scuola che si dice laica! Mi rendo conto che un tipo di approccio storico/fenomenologico in questo ambito risulta ancora assolutamente inaccettabile, per prima alla Chiesa ma anche agli altri, che non sono migliori. Figurati che impressione può fare la vostra sperimentazione che va ancora oltre (e molto) a questo.
Eppure io che studiavo alla facoltà di lingue orientali non è che mi facevo esonerare dalle ore in cui si parlava di Induismo e Buddhismo e neppure ero lì per convertirmi ad alcunché. Ero lì per conoscere, confrontare, studiare… Pensa che a praticare yoga e un po’ di meditazione ho iniziato solo dopo essermi laureata. Pare impossibile.
Mi è sempre parsa una differenza assolutamente grossolana eppure i cattolici non capiscono neppure questa, figurati la tua distinzione fra i due livelli di realtà. E per finire un’ultima chicca: qualcuno mi ha anche chiesto per che genere di lavoro mi preparasse questa insolita facoltà? Forse da grande sarei diventata un “guru”? (ti giuro che me l’hanno chiesto sul serio!)
Eh magari! Sarebbe stato un ottimo sbocco occupazionale. Se almeno fossi diventata una “guru” donna (accidenti, non ricordo più come fanno al femminile questi sostantivi in u, forse “gurvi”? 5 anni per niente davvero…) almeno adesso non rischierei la disoccupazione! Ma faccio sempre in tempo a riciclarmi, volendo. “
La formuletta! Vale ancora. la ripetono ai chakma, per convincerli che il Buddhismo e’ inferiore alla loro religione. “Noi siamo la religione dell’Amore della compassione!”. Che grande bugia! Personalmente ho preferito approfondire un altro sentiero spirituale proprio quando ho scoperto i limiti dell’amore dei cristiani. Sia chiaro, non ho rifiutato la mia religione di ... nascita, ma ho preferito fare un passo in avanti, integrandola con principi che la completino. Proprio il tema della compassione e’ stato determinante nella mia scelta. I cristiani sono riduttivi nel loro amore: amano solo una parte piccolissima del creato e trascurano una fetta consistente del Regno di Dio (gli animali, ad esempio). Mi viene in mente ancora l’ineffabile suor * che ridicolizzava il rispetto dei buddisti per gli animali. E’ un atteggiamento che non trova alcuna giustificazione per una persona religiosa. L’aggressivita’ che tirano fuori i cattolici quando si parla di animali e’ disturbante. “Perche’ sprecare risorse per un cane quando ci sono tanti bambini che muoiono di fame?” Questo il loro “ragionamento”. Pericolosissimo questo modo di pensare che relativizza, appunto, la compassione, gerarchizzando i valori. Un dolore e’ forse piu’ importante di un altro dolore. il dolore e’ tale per un cane, un gatto, un topo e un essere umano. Ci vuole la realizzazione di Mahamudra per capire questo?
Poi possiamo discutere sulle strategie per affrontare i diversi tipi di dolore, sulle opportunita’, sui mezzi che abbiamo a disposizione... Ma non si puo’ transigere sui principi. Ogni essere e’ sacro. Punto e basta. Non c’e’ sacralita’ minore o maggiore.
Tutto questo per demolire la formuletta sulla compassione insegnata a Sonia.
Resta il secondo pilastro della fede (suggerito dalla formuletta): la resurrezione. Qui ci addentriamo in un terreno minato che tante incomprensioni ha portato tra i cattolici e “gli altri”. I missionari cristiani, ad esempio, quando sono andati in Tibet e hanno assistito a fenomeni miracolosi che non potevano negare (espressione dei siddhi dei meditatori), non trovando altra spiegazione razionale a questi “miracoli” (che solo Dio poteva compiere), non hanno esitato a tirare in ballo il diavolo. Ecco la loro soluzione: e’ vero, anche i non cristiani fanno miracoli, ma e’ opera del diavolo. Così tirando in ballo la famosa Ombra negata (altro capitolo oscuro e inquietante per i cattolici), hanno pensato di risolvere la contraddizione tra la loro fede e quella degli altri.
Tutto questo per dire che non e’ certo il tema della Resurrezione il punto di forza del cattolicesmo, secondo me. Gli yogi buddisti non solo decidono il giorno della loro morte, ma anche del loro ritorno, lasciando chiare indicazioni al riguardo. A volte, come sai, come accadde a Gesu’, il corpo dei meditatori scompare per essere trasformato nel “corpo di Luce”. Fenomeni ben noti a chi studia il misticismo delle vette nelle gradi religioni storiche. Per non parlare dell’assoluta ignoranza dei cristiani circa il processo della morte, i vari stadi di dissoluzione degli elementi grossolani e sottili... Ad esempio, i nostri poveri Papi , appena il loro respiro cessa, vengono sottoposti ad un trattamento orribile per l’imbalsamazione. Questo fa inorridire i meditatori orientali, perche’ la cessazione del respiro non coincide con la morte, ma e’ solo uno dei passaggi. La cessazione del respiro, e quindi del battito cardiaco, significa, per gli yogi indiani e buddisti, che siamo a meta’ del processo di morte. Intervenire a questo punto sul morente e’ devastante, sempre secondo la tradizione orientale (tanto disprezzata dai missionari occidentali). Quindi, poveri Papi!
Mi rendo conto che mi sono addentrato in un terreno minato, ma prendi tutto questo come uno scambio di vedute, una informale conversazione, giusto per capirci meglio.
Dove voglio parare? Vorrei che i cristiani diventassero più umili, meno saccenti e arroganti, più rispettosi delle idee e credenze degli altri, senza la pretesa di essere i più bravi, gli unici detentori della Verita’, perchè non e’ vero. Se avessero questo atteggiamenti, forse tante suore e preti la finirebbero di andare a destabilizzare i villaggi dei poveri contadini indiani per portare la Fede, la verita’, ma resterebbero un pochino di più con se stessi, alla ricerca di questa Verita’ al loro interno.
Scusa la lunga lettera, ma mi sentivo di scriverla.
Un abbraccio
Valentino
ciao, Valentino.
grazie della lunga lettera dai contenuti meravigliosi che mi hai dedicato. Avrai risposta non appena cesserò di essere afflitto dalla bronchite che mi toglie il respiro
Odorico
Brevi poster-stories per i nostri studenti.
Love
Valentino
Grazie, sono post- stories bellissime.
Odorico
Tre nuove storie di Valentino Giacomin
The Dead Village and the Wise Old Man
The neighbours just used to switch on the electricity and the sucking machines were indiscriminately pumping out millions of litres of underground water.
“Why are you wasting the blood of Earth?” sadly, asked an old, wise man of the village. The ignorant villagers laughed at him and teased him while eating meat and drinking wine, in night. The more the time was passing the more the villagers became corrupt and violent against each other and against Nature. One dramatic day, the sucking machines poured out only sand. The village agony lasted for a while, and then the exodus started. “Keep our dry land, if you like!” they said, making fun of the old wise man, who refused to leave the dying village. “I will buy it!” said the old wise man. The villagers thought he was crazy and sold their land for a token, making fun of him. At the end, only the old wise man remained with his grandson. One night the old wise man was silently lost contemplating the shining stars in the sky.
The boy asked, “What is the cause of our misery? Only death surrounds us!” “My child, death came from villagers’ heart.” “Why we do not leave this dry land like all the villagers?” enquired the boy. “Death and misery are following the villagers because their hearts are dry. My child, keep your heart alive with love for Mother Earth and for all the Universe and life will be back!” “Thank you, grandpa. I will follow your advice!” Suddenly the sky was covered by clouds and rain poured from the sky for several days. After the miraculous rain, green grass was everywhere. “My child, now I do not have anything more to teach you!” said the wise old man. “You are the wise, because you know the secret of life and death.”
The boy smiled at his wise grandpa and the Nature smiled at him and life returned to the dead village.
Snow father and Snow son
The little snow son said,“Father, I am so happy! Everything is so beautiful here. Life is like a wonderful dream!” “My son, I have to disclose you a secret...”“Yes, father. Tell me!” “The wonderful dream will finish very soon!” “What do you mean? You are strong and healthy. I am young and I have a fantastic life to live...” “Soon the winter will finish and spring will bring back the warm of the sun...” “Then we will enjoy that season too!”“I am sorry, my child, but that will be the end of our life!”
The little snow child was very sad. He did not talk for several days. One night full of shining stars, the snow father decided to break the silence. “My child, I am sorry you are sad, but there is no reason to be worried. Look around us: everything you see has our nature. When spring will arrive, we will merge one into other and become water. We will die as snow child and snow man, but we will live in the rivers and, finally, in the infinite ocean.
Then, the time will arrive that even the ocean will be transformed into energy: the same energy of the shining stars over there, in the sky. We will live as the infinite, one with the entire Universe!” The little snow child smiled and said: “I love you snow father and I love the entire Universe!”
The stars listened to the little snow child and twinkled happily saying: “We love you too, little brother!”
Towards the Great Light
“Grandma, where are you going?” “My child, I have to leave you. This is our destiny: birth and death ! I am going to meet the Great Light!”. “What is the Great Light?” “It is the kingdom of love!” “Can’t you find it without going so far?” “Yes, my child, but I did not succeed and my time is over”. “Shall I meet you again, grandma?” “Sure, my child!” “Where?” “In the kingdom of Love, my child!” “Where is it?” “It is in your heart. Start your journey right now!” “How can I start, right now, grandma?” “Sit quietly. Close your eyes. Look and smile at your mind. Beyond your thoughts there is the kingdom of love!” The child closed his eyes and looked at his mind, he looked and smiled at all his thoughts and he felt peace. Then he smiled at his grandmother, but she was no more there. “Grandma’ – he cried – where are you?” He listened to a voice coming from his inner mind: “I told you, I am in your heart, in the kingdom of love!”
Caro Valentino,
sono Odorico.
In attesa di poterti scrivere di più, ti inoltro tre mie recensioni che possono fornirti qualche ragguaglio ulteriore sulle inquietudini teologali che fervono in seno al cristianesimo della chiesa cattolica. Sono ben consapevole, per come e quanto vi vivo all'interno, di come occorra esservi candidi come colombe e astuti come serpenti.
Il mondo cattolico sa accettare più il dialogo con l'ateismo, che con le altre fedi, e più quello con le altre fedi che quello interconfessionale. Assisto a impreviste cadute di stile degli uomini credenti cristiano-cattoliciu più ammirevoli, quando il loro discorso, ad esempio, si volge a considerare i testimoni di Jehova, e quando nei loro siti web gli apostolici romani tradizionalisti si misurano con teologi di frontiera come Enzo Bianchi, o con quelli che hanno oltrepassati i confini del principio di autorità, come Vito Mancuso, assumono il sibilo del serpente velenosissimo.
Difficilmente dentro la chiesa cattolica sei ascoltato come innovatore, se non hai indosso l'autorità di una tonaca.
Ma credo che ogni universo religioso, quale di più o quale di meno, più l'islam che lo zoroastrismo, più l'induismo che il jainismo, debba salvaguardarsi dalla venalità mondana, dalla corruzione, dalla credenza fanatiche in un'autorità e dalla intolleranza . Non condivido in tal senso la credenza di Sonia in un paradiso delle fedi orientali, che si schiude radioso non appena si lasci il sordido e oscuro covile del cattolicesimo asfittico e asfissiante.
Nela seconda delle tue poster-stories mi sembra che il Dio che vi figura sia Shani God.
Nel giugno scorso il mio amico Kailash, su mio consiglio, perchè la fede hindu ne corroborasse la mente ancora afflitta dal lutto- pietra su pietra del suo dukan, il mio amico si affaticava a levare dalla mente il dolore del nostro bambino morto- si era rivolto a un santone o pandit indiano, e costui lo ha reso inerte, ne ha paralizzato la mente, suscitandone il timore che il dio Shani gli fosse ostile per le iniziali del suo nome, pur di potere ricavare rupie dalla sua soggezione mentale.
La vita degli indiani induisti, in generale, mi sembra corrispondere all' agire disinteressato al proprio frutto della Bhagavad gita, come la vita degli italiani cattolici, in generale, corrisponde alla kenosis della donazione di sè del Vangelo cristiano.
Post- scriptum
Quanto in una nota dico di cristianesimo e buddhismo, è la loro coincidenza possibile dentro gli orizzonti di fede di Enzo Bianchi. Non esprime le mie effettive posizioni.
Love
Odorico
Ciao, Odorico. Ho letto con interesse la tua lettera.
Una sola precisazione molto importante: nella mia seconda storia, quella del Signore della Morte, ancora una volta ho l'mpressone di cogliere nel tuo commento un fraintendimento di base che e' comune soprattutto tra i cristiani "vittime" di visioni dualiste (separazione tra Dio e la sua creatura), ma anche a certi induisti vittime della credenza creazionista induista male interpretata. L mitologia induista, come quella buddista, e' complessa e, se male interpretata, puo' portare a gravi errori interpretativi. I miti, come ben sai, esprimono l'inesprimibile attraverso simboli e un linguaggio comprensibile a chi e' ancora condizionato dalla coscienza della... buca (cito nuovamente la storia di Sant'Agostino e l'Angelo). Quindi, le divinita' vanno viste come un ponte per trascendere la coscienza razionale e arrivare al silenzio (la famosa notte dell'anima di San Giovanni della Croce). Per arrivare oltre le stesse divinita'. Oltre Dio stesso. Infatti, e' impressionante il racconto di San Giovanni quando parla del tormento della sua anima che aveva "perso Dio". Bellissimo e profondissimo quel passaggio, quello stadio del percorso spirituale.
Dunque, il Signore della Morte non e' affatto un ghost, un demone, un dio, come crede il tuo amico. Quella e' una intepretazione infantile, dualistica, come i cristiani che credono che Dio abbia creato questo schifo di mondo (per amore!), svegliandosi un bel giorno dal suo lungo sonno eterno e solitario...
No, il Signore della Morte e' una proiezione della nostra mente nel momento del passaggio da una esistenza terrena condizionata dal corpo fisico ad una esistenza di bardo, dove il corpo e' solo mentale (possiamo parlare di anima). Forse ti e' sfuggita la conclusione della storiella: il libro della contabilita' non e' nelle mani di nessuno; non c'e' nessun dio che ci giudichera' (lo dice anche il Vangelo), ma le nostre azioni saranno i nostri giudici. Ecco che torniamo ancora alla nostra coscienza che conserva le tracce delle azioni positive e negative e proietta divinita, demoni e il signore giudicante. Niente e' fuori dalla coscienza del bardo. Credere all'esistenza di un dio, come il tuo amico, ripeto, e' infantile e fuorviante. Comunque, non era proprio questo il messaggio che volevo far passare con la mia storia.
Tutto questo per capirci meglio.
Un abbraccio
(
Copia poi riveduta e corretta della lettera effettivamente inviata a Valentino)
caro Valentino,
per carità.
non mi è passato minimamente per la testa di rifarmi alla tua storia ed ai suoi contenuti in ciò che ti ho detto, io ho soltanto colto l'occasione dell'immagine perturbante di Shani God- se è il Saturno indiano che era raffigurato nel tuo documento- per raccontarti di un abuso della credulità popolare evocatami da essa
che in suo nome è stata intentata contro il mio amico.
Quanto a Kailash, ciò che mi importa, delle sue credenze, non meno contraddittorie delle mie, non è quanto siano o meno aduali, ma che non pregiudichino in lui la vita che vuole vivere se stessa.
Incoraggiandolo a non credere alle paure di Shani God, di fatto il dio l'ho riassorbito in lui come una sua proiezione mentale cui non ha dato seguito.
Per me il problema di Dio è eminentemente una questione d'amore- Dio è Amore, e solo crescendo in amore cresco nella sua conoscenza, e in lui ho sempre più vita eterna- Meditazione, silenzio, distacco, un diverso stato dell'essere , per me devono corrispondere all'essere più amore di Dio nell'amore del prossimo, più amore del prossimo nell'amore di Dio, amando il prossimo così come Dio lo ama, amandoci come Dio in noi ama se stesso, in una espressione del suo amore che in ciascuno di noi è diversa da ogni altra. Comprendi ora solo in che misura e come per davvero tutto veramente mi tocca? che l'adualismo mi riguarda perchè solo adualisticamente posso sentire e amare il mondo e gli altri come una parte di me stesso o una realtà di cui sono parte?
Ma adualismo, ripete Panikkar, è non essere due senza essere uno.
Certo, saremo giudicati solo per amore, solo ciò che saremo stati per amore sopravviverà al giudizio, solo per quanto saremo morti a noi stessi sopravviveremo, tutto il resto, tutto ciò cui ci saremmo attaccati egocentricamente andrà perduto.
Di san Giovanni ho l'opera omnia recentemente uscita. Vedrò di procedervi oltre, nella notte oscura. in cui sono entrato con la morte di Sumit, che è diventasta la mia potatura chirurgica.)
Caro Valentino,
per carità. La storia del Dio della morte mi sta benissimo.
Io ho soltanto colto l'occasione dell'immagine per me perturbante di Shani God- siccome mi è parso che nel tuo documento invece di Yama fosse raffigurata tale divinità, una sorta di baffuto Saturno indiano, - per raccontarti di un abuso della credulità del mio amico che in nome di Shani God è stata intentata contro di lui da un pandit ,o santone, in anteprima di quanto ti avrei detto di disincantato sull' induismo indiano, così come viene per lo più praticato e vissuto. Quanto al mio amico Kailash, ciò che mi importa delle sue credenze, non meno discutibili delle mie, è che non pregiudichino in lui la vita che vuole vivere se stessa. Debbo così ricorrere all' abilità dei mezzi in conformità alle sue propensioni.
Incoraggiandolo allora a non credere alle sue paure di attacchi di Shani God, di fatto il dio l'ho così riassorbito in lui come una sua proiezione mentale cui non ha dato seguito.
Solo una domanda in merito a quello che sostieni: dobbiamo inoltrarci oltre Dio, od oltre ogni nostra immagine e idea di Dio?
Da un punto di vista cristiano, a questo interrogativo soggiungerei che Dio è il dinamismo trinitario- che è. in noi immanente, come in tutta la realtà- per il quale io e te ci cerchiamo e ci rispondiamo.
Le tue ultime storie sono altrettanto brevi quanto intense e belle. Congratulations. Nella prima storia le immagini con didascalie si sovrappongono al testo, e tecnicamente ne pregiudicano la lettura.
Post scriptum:
Una puntualizzazione conclusiva: Sono concorde che nel Vangelo di Giovanni Gesù seguita a ripetere che ci giudichiamo . ed eventualmente ci danniamo- da soli, che ci salviamo per quanto perdiamo la vita per amore.
Love
Odorico
Caro Odorico,
prendo atto della precisazione. Non avevo capito che si trattava di "mezzi abili" finalizzati alla comunicazione semplificata.
La tua domanda: "dobbiamo inoltrarci oltre Dio, od oltre ogni nostra immagine e idea di Dio?"
Credo sia ovvia la risposta. L'idea di Dio prevede l'uso di un tipo di coscienza che possiamo definire "razionale" . E' un'idea, appunto. Un prodotto della mente pensante. La mente pensante si esprime in modo duale, polare. Dalla mente pensante nasce quella che definisco la "trinità laica": soggetto (Io), azione (pensare), oggetto (la cosa pensata). Ed e' questa "trinità" la causa prima dei nostri conflitti e della nostra sofferenza esistenziale. Perché? Perché è una pura costruzione mentale che non regge ad una verifica circa la sua esistenza oggettiva. Il problema qui non e’ se esista oppure no Dio, ma se debba essere preso sul serio il contenuto dei nostri pensieri. Cosa intendo per “prendere sul serio?” Intendo questo: dobbiamo credere oppure no alla oggettività del contenuto del pensiero? In altre parole, esiste davvero ciò che pensiamo? Oppure e’ soltanto un fenomeno soggettivo, senza alcun riscontro oggettivo? Non si nega l’esistenza del pensiero, ma viene messa in discussione la sua “realtà”. Per capirci meglio possiamo portare l’esempio del sogno.
Nel sogno, la mente pensa (crea) qualcosa o qualcuno. Per la mente sognante non consapevole esiste un sognatore (Io) e la cosa o persona sognata. Ma esiste davvero un sognatore diverso dalla cosa sognata? Convenzionalmente, esiste, perchè penso che esista. Ma, in realtà, non esiste affatto una cosa sognata diversa dal sognatore. Si capisce facilmente che sia il sognatore che la cosa o persona sognata non sono separati dalla mente e sono della stessa natura. Quindi non c’e’ alcuna sostanziale differenza tra mente, sognatore e cosa o persona sognata. In breve, se cerco il sognatore troverò la mente. Se cerco la cosa sognata, troverò ancora la mente. E se cerco la mente, che cosa trovo? Qui la risposta deve essere trovata non nei libri di filosofia ma nell’esperienza personale. E l’esperienza (che tutti possono fare) porta alla conclusione che se cerco la mente non riuscirò a trovarla.
La logica insegna che se cerco un milione di dollari e non riesco a trovarlo da nessuna parte, forse vuol dire che quel milione di dollari non esiste affatto.
Applicando l’esempio alla mente, se la mente non può trovare la mente forse vuol dire che non c’e’ nulla da trovare e che esiste solo un “vuoto” (cosciente) in cui appare l’idea e l’immagine dei pensieri, incluso il pensiero dell’io e della mente stessa. Come puoi notare, l’analisi si sposta dal contenuto allo spazio che contiene quel contenuto. E quello spazio che contiene o manifesta dei contenuti deve per forza essere vuoto dei contenuti stessi, altrimenti non potrebbe rifletterli, esprimerli, manifestarli.
Lo specchio deve essere libero dalle immagini che riflette. Deve essere vuoto delle immagini per rifletterle. Proprio perché e’ vuoto riflette le immagini. E le immagini appaiono perchè lo specchio e’ vuoto. Se e’ vuoto, le immagini non possono essere trovate, altrimenti lo specchio non sarebbe vuoto. Ma non si nega l’esistenza delle immagini in assoluto, perché appaiono.
Quindi, nello specchio vuoto appaiono le illusioni delle immagini che non sono reali (maya).
Se lo specchio non fosse vuoto, le immagini, i riflessi non potrebbero manifestarsi.
Ecco, mi sono dilungato sull’esempio per far comprendere come la mente possa essere paragonata allo specchio. Deve essere vuota di tutto per poter riflettere tutto. Deve essere vuota di Dio per poter riflettere l’idea, l’immagine di Dio. Ma quell’immagine, quel riflesso non può essere trovato, non e’ oggettivo, non esiste veramente. Quel Dio pensato e’ una illusione, anche se non si può affermare che e’ totalmente non esistente.
Aggrapparsi a quell’idea di Dio sarebbe come se ci aggrappassimo alle apparenze in uno specchio. E’ ovvio che commetteremmo un grossolano errore. Primo: perché crediamo in qualcosa che non esiste assolutamente. Secondo, perché perdiamo di vista la vera essenza dello specchio.
Fuor di metafora, aggrapparsi all’idea di Dio e credere che “quel” Dio pensato esista porta l’uomo a livello di Lucifero e si cadrebbe nell’errore del panteismo: credere che l’oceano sia contenuto nella buca! ( Riduzionismo pericoloso).
E’ evidente che Dio non e’ il contenuto del pensiero, ma va cercato in una dimensione che trascende ogni contenuto (illusione). E questa dimensione trascendente e’ lo spazio luminoso (nel senso che e’ autoconoscente, pura coscienza), vuoto, oltre le immagini, i pensieri brutti o sublimi, oltre le filosofie, le dottrine, i catechismi e la stessa “rivelazione” di Dio (attenzione, non fraintendiamo!). E’ vero che Dio si rivela a noi, ma perché arrivi il suo messaggio, la sua rivelazione dobbiamo liberare la mente da ogni contenuto, quindi anche la stessa idea della rivelazione! La buca deve aprire i suoi confini e permettere all’acqua contenuta di unirsi all’Oceano. Ma quando la buca si apre all’oceano, la buca muore come buca. La mente deve “morire” come mente per permetter all’infinito di rivelarsi.
Mi fermo qui. Scusami il pistolotto...
Valentino
Intermezzo autoriflessivo
Ahimè, Valentino parla tanto dei limiti della ragione, e poi le ha dato il potere di mettere in scacco tutto, il suo gran cuore , la realtà e Dio , la sua e l’altrui libertà, ogni verità possibile.
Si è imprigionato in un inferno mentale dal quale esiste una semplice via d’uscita. Accettare che la realtà esterna c’è, indipendentemente da noi stessi, infinitamente diversa da come crediamo che sia, perché ha la libertà di resisterci se non la rispetti, non la puoi modellare come tu ti illudi. No, io non credo affatto di essere il prodotto mentale dell'io di un altro soggetto che mi venga pensando, un attante del sogno o dell'incubo ch'è la vita che sta vivendo, non lo credo affatto appunto e semplicemente perchè ho la libertà di resistergli, e non sono malleabile com'egli intende plasmarmi. E' ciò che è vero per ciascun essere vivente nel creato. Non posso concedere ad alcun altro io ciò che posso concedere solo a Dio, di essere un'idea della sua mente, un'idea a immagine e somiglianza del suo essere Amore nella mia capacità d'amare.
E quanto alla mistica che pretende di trovare Dio mediante la messa in scacco del mondo comune della ragione e dei sensi, valgano almeno le parole di Dietrich Bonhoeffer:
Chiunque “ fugge il mondo non trova Dio, un altro mondo, cioè il proprio mondo, migliore, più bello, più tranquillo, un “retro-mondo”. Chi fugge la terra per trovare Dio troverà solo se stesso” “ è al centro della nostra vita che Dio è al di là”.
UNIVERSAL EDUCATION SCHOOL
PROGETTO ALICE
Lettera di Natale
Cari amici,
il tempo vola, un altro anno è trascorso e siamo arrivati al nostro consueto appuntamento natalizio. Se i tempi sembrano accorciarsi significa che stiamo invecchiando. Così dice la saggezza popolare. Se è vero per quanto riguarda il feeling della nostra età, è anche vero per l’età del nostro Progetto, che sembra, nonostante tutto, volare, quasi senza che ce ne accorgiamo. Ogni anno, c’è qualcosa di nuovo. Sia chiaro: non che cerchiamo di ingrandirci, ma si tratta quasi di un processo naturale, come la crescita dei figli. Non puoi fermarla, né rallentarla. Luigina funge da coscienza critica per quanto riguarda questa “dinamica della crescita”. “Da diciassette anni il cantiere di Alice è sempre attivo!”, scherza. “Ogni volta che torno, mi chiedo: saranno finite le costruzioni?” La risposta è scontata. Se non ci sono lavori in corso alla sede centrale di Sarnath, sono in corso nelle altre scuole: a Bodhgaya ( Bihar) e Bodisatta ( Arunachal Pradesh ).
La novità più importante di quest’anno è stata l’inaugurazione dell’ostello per ragazze a Sarnath. Abbiamo deciso, non senza trepidazione e conflitti, di iniziare un progetto impegnativo: la formazione di un gruppo di ragazze come residenti presso la scuola, quindi totalmente a carico (in tutti i sensi) della nostra organizzazione. Una responsabilità non indifferente, come si potrà intuire. perché, un domani, nell’eventualità che possano sorgere dei problemi, non potremmo dire: “Colpa della famiglia!” oppure “Colpa della società!”, come spesso capita di sentire di fronte ad un insuccesso educativo. Abbiamo scelto di privilegiare, per questo nuovo percorso educativo di Alice, le ragazze più svantaggiate. Le abbiamo scelte tra i profughi chakma: una minoranza etnica proveniente dal Bangladesh. La scelta non è stata facile, perché, nonostante tutti i progetti del Governo a favore delle bambine, la situazione delle donne in generale non è migliorata di molto, rispetto al passato. Anzi, a causa del tipo di sviluppo scelto da questo Paese (sul modello occidentale), ci sembra di notare una regressione, un peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie dei nostri studenti, che appartengono per l’80 per cento al ceto basso (agricoltori, operai). Le ragazze chakma vivono in condizioni di grande precarietà, in un ambiente ostile e insicuro. Sulle spalle delle donne cade la responsabilità dell’educazione dei figli, della loro sopravvivenza. Sono loro che devono, ogni giorno, procurare l’acqua, che spesso si trova lontano dal villaggio. Inoltre hanno il compito di cucinare, tessere, e, come se non bastasse, devono anche aiutare il marito nel lavoro della terra, lottando contro i nemici naturali (alluvioni, animali selvaggi) e quelli umani (i tribali del posto che mal sopportano la presenza dei profughi chakma e spesso li attaccano fisicamente oppure bruciano le loro case).Raramente, le ragazze chakma continuano gli studi dopo la X classe, perché dovrebbero lasciare il loro villaggio per vivere in costosi ostelli, in città. Come succedeva anche in Italia, 50 anni fa, le famiglie preferiscono indebitarsi per far studiare i figli maschi, nella speranza che questi possano trovare un lavoro capace di rendere la loro vita meno difficile. Alle ragazze non resta che la scelta del matrimonio. Ma l’orizzonte dei chakma rimane oscuro sia per i ragazzi che si diplomano oppure si laureano, sia per le ragazze che interrompono gli studi. È un problema culturale, prima di tutto. I chakma stanno perdendo la loro identità, le loro tradizioni, la loro lingua. Così, non sono né indiani , né chakma. Di qui, la frustrazione, la confusione, il disagio che sfociano, spesso, nella dipendenza dall’alcool dei maschi e, come conseguenza, nella depressione delle donne, che devono subire i comportamenti spesso violenti dei mariti. L’unica alternativa per queste donne è accentuare la loro lotta per sopravvivere, nonostante tutto, oppure soccombere, ricorrendo ad atti estremi, come il suicidio. Significativo, a questo riguardo, il racconto drammatico fattomi da uno studente chakma, arrivato quest’anno alla scuola di Bodhgaya. “Quando ero un bambino, a casa mia i genitori litigavano in continuazione. Mio padre , vittima dell’alcool, ricavato dal riso, insultava e picchiava mia madre. E lei, per evitarmi la sofferenza di questa violenza , quasi quotidiana, decise di mandarmi a vivere dai nonni. Rimasi con loro per alcuni anni. Un giorno, i nonni mi proposero di far visita alla mia famiglia. Tornai a casa , ma trovai solo mio padre. ‘Dov’è la mamma?’, chiesi. ‘Non lo so!’, rispose mio padre. Aspettai e aspettai, ma la mamma non tornava. Allora, decisi di andarla a cercare nella foresta intorno al nostro villaggio. Cercai a lungo finché la trovai. Stava sotto un albero con una corda... ‘Mamma! - gridai – che cosa stai facendo?’ Lei allora gettò per terra la corda e mi abbracciò, piangendo. Non riesco a cancellare questo ricordo dalla mia mente, concluse il ragazzo.” Una storia che fa riflettere e, forse, ci aiuta a comprendere perché abbiamo deciso di aprire un ostello per le ragazze chakma anche a Bodhgaya. Si tratta di una nuova costruzione, non ancora finita, che potrà ospitare una quindicina di ragazze, oltre a quelle che già vivono a Sarnath (vedi foto). Il primo gruppo di ragazze adolescenti arrivato a febbraio. Tra loro anche una bambina orfana di entrambi i genitori, che viene protetta, con tanto affetto, dalle sue compagne.
A proposito di protezione, dobbiamo evidenziare un aspetto davvero positivo tra i nostri studenti residenti: la solidarietà. I più grandi aiutano i più piccoli e li proteggono. Il nostro obiettivo era, appunto, quello di formare una “famiglia” , vecchio stile (tipo quelle patriarcali) dove non c’era spazio per i capricci e l’egoismo; dove i bambini dovevano imparare in fretta ad essere autosufficienti; dove la solidarietà era un valore vissuto e praticato, perché serviva per la sopravvivenza, prima di tutto, ma anche perché veniva impartita un’ educazione religiosa e morale di base (non uccidere, non rubare, non dire bugie...). I nostri lettori non più giovani, sicuramente, comprenderanno il messaggio che cerchiamo di comunicare .Ricorderanno anche quanto erano poco costosi i nostri giochi: palloni e bambole di pezza; giocattoli di legno; corde e ... tante corse e salti nella “palestra” dei cortili o dei campi .Ai nostri residenti proponiamo giochi simili, i soli che si possono permettere. Vogliamo far comprendere che ci si può divertire con poco, usando cose semplici. Il giocattolo complesso (la play station, ad esempio),come dire?, dissocia, aliena il bambino; mentre quello non strutturato (tipo una corda, le palline di vetro…) e quello “naturale” ( saltare, correre, giocare a nascondino...) aggrega, favorendo la socializzazione e, soprattutto, non intacca il portafoglio. In tempo di crisi come quello che stiamo vivendo in Italia,f orse, andrebbe ripensato anche il gioco, valorizzando il patrimonio di esperienze del nostro passato. Per completare il discorso sull’ostello, dobbiamo ricordare che un secondo ostello per bambine è in costruzione accanto alla nostra terza scuola: a Bodisatta, nel villaggio di Deban, vicino alla foresta del Parco Nazionale Namdpha. Circa trenta bambine provenienti dai villaggi della zona (che rimangono isolati durante il monsone), potranno frequentare la scuola elementare che segue la metodologia del Progetto Alice, ricevendo, così, una precoce "educazione di qualità" (quality education - la definiscono gli esperti). Noi crediamo che le impronte che i bambini ricevono alla scuola materna ed elementare non verranno mai cancellate negli anni futuri. I messaggi trasmessi, attraverso le storie, le fiabe, le preghiere, il comportamento stesso dell’insegnante, resteranno per sempre nella memoria profonda degli studenti. Forse ricorderete che, due anni fa, in Bhutan si è svolto un workshop internazionale , per una Nuova Educazione, per essere felici. In quell’occasione, Luigina, come rappresentante del Progetto Alice, ebbe modo di parlare con il Primo Ministro, e gli suggerì di iniziare fin dalla scuola primaria il suo Progetto di Educazione alla Felicità. Lavorare in questa direzione soprattutto con gli studenti delle superiori, secondo noi, aiuta molto a risolvere i loro problemi.
Alcuni rappresenti delle NGO internazionali posano con i nostri studenti. A sinistra, la responsabile della NGO del Bhutan.
Recentemente, Siok Sian Pek-Dorji, responsabile di una NGO, che lavora nelle scuole del Butan, è venuta a visitare la nostra scuola di Bodhgaya, assieme ai rappresentanti di altre NGO internazionali. Dopo aver constatato che nella nostra scuola si “respirava un’atmosfera di serenità” (parole sue), disse che , recentemente, aveva fatto una ricerca nelle scuole superiori del Bhutan ed era stata colpita dal livello di “occidentalizzazione” degli studenti, che si esprimeva soprattutto in una competitività esasperata e un rifiuto palese delle tradizioni e della cultura locale. Era appunto il rischio che Luigina aveva paventato al Primo Ministro!
Ci dilunghiamo su questi temi educativi perché crediamo sia importante precisare gli obiettivi che ci proponiamo: superare gli esami di Stato con buoni voti (cento per cento i promossi in X e XII classe ); sperimentare praticamente l’efficacia di un nuovo metodo educativo, fondato non solo su valori etici e morali che l’Occidente (ed ora anche l’Oriente) ha dimenticato, ma anche su un nuovo modo di vedere se stessi e la realtà che ci circonda. Una ricerca che potrà beneficiare non solo i nostri studenti indiani ma anche quelli di altri Paesi. Abbiamo accennato alla visita dei rappresentanti di alcune NGO internazionali che lavorano nel campo dell’educazione. Molti sono stati gli ospiti importanti quest’anno.
Ricordiamo la visita, in marzo, di due responsabili delle scuole per i tibetani (13mila studenti): Mrs Sonam Dolkar Samkhar e Mrs Tenzin Pelmo. Le due ospiti cercavano nuove proposte per risolvere problemi di disciplina e di apprendimento nelle scuole da loro gestite. Armate di blocchetto - appunti e penna, trascrivevano integralmente le nostre indicazioni , immortalando gesti ed espressioni dei bambini con le loro digit-camera. Convinte che i problemi dell’educazione si possano risolvere ricorrendo a tecniche, se ne andarono soddisfatte, pronte a mettere in pratica quanto “imparato”. Inutili i tentativi di Luigina di far loro capire che non si risolvono i conflitti solo con le tecniche, ma offrendo agli studenti un più alto punto di vista rispetto ai loro problemi. I conflitti, la violenza, la depressione sono la conseguenza di un nostro comune modo di pensare che noi riteniamo non sia corretto. Quindi, se vogliamo affrontare, ad esempio, il problema del bullismo nelle nostre scuole, dovremmo innanzitutto verificare il modello cognitivo che sta alla base del comportamento anomalo. Si tratta, lo ripetiamo, in definitiva, di modificare il nostro modo di pensare, ed era proprio questo che Luigina aveva cercato di suggerire alle due illustri ospiti. Ma ci vuole tempo per questa trasformazione interiore. È più facile ricorrere alle tecniche. Infatti, appena tornate nella loro sede, per migliorare l’attenzione , la concentrazione, la memoria… hanno adottato le nostre tecniche, in alcune scuole del Ladhak. Ci hanno scritto, dopo qualche settimana, dicendo che “funzionano”.
Altre visite:autorità religiose e politiche, che hanno promesso di sostenere e diffondere il nostro Progetto. Tra queste, ricordiamo due docenti universitari della lingua Pali, in America, Bhante Madawala Seelawimala e Bhante Walpola Piyannanda. Il loro commento: “Non sapevamo che esistesse una scuola di questo tipo in India. Di sicuro, unica nel suo genere non solo in India, ma anche in altri Paesi!”.Di recente, è venuto un giornalista di Delhi, Mr. Gurvinder Marwah che ha molti contatti politici. Ha suggerito la necessità di difendere meglio la nostra“proprietà intellettuale”(libri, metodologia, tecniche), ponendo attenzione al copyright, contro i “ladri di idee”.
Notizie in breve: abbiamo già accennato all’esito positivo degli esami di Stato (tutti promossi). Da quest’anno,gli studenti delle superiori, oltre alle materie letterarie, possono scegliere anche scienze e matematica. In questo modo, è aumentato il numero degli studenti delle superiori che sarà destinato a lievitare nei prossimi anni , vista la “fissazione” delle famiglie per le materie scientifiche. I genitori non capiscono che la società di domani avrà meno bisogno di ingegneri elettronici e più di operatori e assistenti sociali, psicologi, consulenti di vario tipo, operatori ecologici, assistenti per anziani, operatori per comunità, esperti in agricoltura alternativa, per la preservazione e la purificazione dell’acqua, inferiermieri/e, meccanici, idraulici, giardinieri ... Quando abbiamo detto all’ Ambasciatore italiano, in visita alla scuola di Bodhagaya, che il nostro Progetto preparava gli studenti anche ad “essere disoccupati”, forse non siamo stati capiti. La nostra scuola offre una preparazione accademica di qualità che permette di superare senza problemi gli esami di Stato, ma non inganna gli studenti, facendo loro credere che, una volta “letterati”, troveranno un lavoro che cambierà la loro vita e quella delle loro famiglie. Noi cerchiamo di spiegare che, molto probabilmente, non troveranno il lavoro che i loro genitori (e loro stessi) sognano. Saranno, dunque, disoccupati, ma possono trovare altri tipi di lavoro, se le loro aspirazioni diventeranno più realistiche e il loro modello di vita meno artificioso e ambizioso. perché, dunque, assecondare le ambizioni degli studenti organizzando il corso di matematica e scienze? perché abbiamo pensato che era una grossa perdita non poter completare la nostra proposta educativa: dalla scuola primaria alla scuola superiore ed, eventualmente, all’Università. Si è trattato di un compromesso da parte nostra, ma con una visione ben definita.
La vostra scuola è meravigliosa, perché voi siete meravigliosi..Siamo stati colpiti dalle vostre meditazioni che vorremmo proporre anche nella nostra scuola. Ma abbiamo bisogno di capire di più, per cui ritorneremo, se voi ce lo permetterete”, ci hanno detto prima di partire.
Recentemente abbiamo avuto come ospiti alcuni studenti, della Scuola Internazionale di Puna, accompagnati da due insegnanti. Sono rimasti con noi per una settimana, durante la quale hanno lavorato con alcune classi. Sono stati a visitare Sarnath e Varanasi ed hanno trascorso l’ ultima notte ospiti nelle famiglie di alcuni nostri studenti. Ai residenti hanno offerto uno spettacolo divertente, prima di partire.Questa positiva esperienza con ragazzi, provenienti da varie parti del mondo, si ripete ormai da tre anni .
La scuola di Bodhagaya, da quest’anno, è stata scelta dall’Università di Sanskrito di Benares, come centro di esami per studenti provenienti da diversi Stati dell’India. Un anno fa, era stata scelta la scuola di Sarnath. In questo modo, le nostre scuole sono state rese visibili e apprezzate per l’organizzazione, le infrastrutture, i servizi e l’accoglienza riservata ai docenti e agli studenti.
Sta per essere pubblicata in Italiano la nuova versione del libro per le elementari “Coniglio Saggio.” Chi è interessato, si rivolga a Luigina. Prossimamente, sarà ristampata anche la guida per gli insegnanti “Il Percorso di Alice”. Un’altra pubblicazione, in inglese, “Unknot Your Mind”, sarà pronta per la fine di novembre.Da segnalare, il video prodotto da Matteo Passigato, realizzato in sole tre settimane: compreso il viaggio in tre Stati dell’India. È possibile vederlo su youTube http://www.youtube.com/watch?v=W5Nm9dBByHU
oppure sul nuovo sito del Progetto Alice: www.aliceproject.it
Chi volesse il CD, può richiederlo tramite Luigina.
Una notizia triste: un alunno della scuola elementare ci ha lasciati. Era stato colpito da una particolare malattia (bubboni dolorosi sulla pelle), che in Occidente, forse, avrebbero potuto curare. Come spesso succede, avevamo aiutato la famiglia a pagare l’operazione. Ma quando veniva asportato un bubbone, dopo un po’ ne spuntava un altro, in una parte diversa del corpo. Dopo il terzo intervento, i medici si sono dichiarati sconfitti. Come sempre, in questi casi, accanto all’aiuto economico, la scuola offre anche un aiuto spirituale, attraverso le preghiere degli studenti, dei pandits indiani e di altri religiosi. Il bambino è morto durante il sonno, senza soffrire. Noi crediamo che questo sia stato l’effetto delle “medicine spiritualì”.
L’effetto di queste medicine speciali, secondo noi, è stato sperimentato anche in due gravi incidenti che hanno coinvolto i nostri studenti.
Il primo incidente: un ragazzo mentre tornava, in moto, alla scuola, si scontra frontalmente con un altro mezzo. La parte anteriore della moto è completamente distrutta. Il ragazzo rimane a lungo in coma, sulla strada. Nessuno lo soccorre. Quando Dio vuole, si sveglia. Con il telefonino riesce a chiamare il responsabile della scuola. Viste le condizioni della moto, tutti si aspettano il peggio. Lo facciamo trasportare d’urgenza, con un’ambulanza, da Gaya-Bodhgaya a Varanasi (cinque ore di viaggio!), perché a Gaya non esistono ospedali per questo tipo di emergenze. A Varanasi abbiamo la diagnosi: la mandibola fratturata e quattro denti in meno. Se la caverà con un mese di convalescenza!
Il secondo incidente è accaduto in una notte d’estate. Il caldo è insopportabile. Manca la corrente e i ventilatori non possono funzionare. Uno studente della X classe ha la geniale idea di cercare il fresco sul terrazzo della scuola. Ma non si accontenta del terrazzo, e decide di salire più in alto, su una struttura in mattoni alta un metro e mezzo, larga circa due metri quadrati. Verso l’una di notte, si sveglia per andare in bagno. Non ricorda dove si trova e scende dalla parte sbagliata, precipitando nel vuoto per una decina di metri. Cade su un campo con il terreno duro come un mattone, a causa della siccità. Nella notte nessuno si accorge dell’incidente. Il ragazzo si alza e si trascina fino al cancello principale. Non si sa come, ma riesce, con le grida, a svegliare i compagni, che esitano ad aprire il cancello, pensando che si tratti di un “ghost” (uno spirito – dissero). Alla fine, lo aiutano ad entrare. Non parla, ma riesce a far capire che era caduto dalla terrazza. Chiede dell’acqua , ne beve una bottiglia. (I medici diranno poi che quell’acqua poteva essere fatale!). Pensiamo al peggio. Minimo qualcosa di rotto oppure una emorragia interna. Inizia il dramma dei soccorsi. Prima all’ospedale governativo per una diagnosi, ma non ci sono medici. Perdiamo undici ore in attesa del permesso di trasportarlo in un altro ospedale , più attrezzato. Alla fine, nessun medico arriva e decidiamo di rischiare e portiamo il ragazzo, in taxi, a Varanasi. Arriva a notte fonda in un ospedale privato, dove viene subito visitato. Conclusione: nessuna emorragia interna, nessuna frattura seria, a parte una leggera incrinatura del bacino, curabile con il riposo. Non si tratta di miracolo?
Ecco, il Progetto Alice è anche questo: un miracolo che continua perché speriamo di poter creare un mondo migliore, cambiando il nostro cuore. Grazie anche a voi tutti, perché con il vostro sostegno possiamo assicurare la vita e la continuità della grande famiglia di Alice. Grazie di cuore e Buon Natale!
Valentino
Cari amici,
vorrei aggiungere solo poche righe per ringraziare gli insegnanti ed i bambini delle scuole, le Associazioni, i gruppi e le singole persone che, con donazioni individuali o con iniziative diverse(mostre fotografiche, concerti, mercatini, lotteria, asta di beneficenza...), stanno supportando il nostro Progetto.Molti di voi hanno già aderito alla proposta di acquistare il RISO SOLIDALE della Cascina Teglio di Rovasenda ( Vc ). La vendita ha portato buoni frutti, per cui verrà riproposta anche quest’ anno. Regalare un chilo di Riso Solidale, ai nostri amici, a Natale, potrebbe essere una buona idea! Per eventuali richieste, rivolgersi a: mariadirov@libero.it, info@associazioneriso.org oppure shangri8la@liberi.it .
Auguro a tutti voi un Buon Natale ed un Sereno Anno Nuovo!
Luigina
Sarnath, 21 novembre 2011
Per eventuali donazioni tramite banca è importante che le coordinate siano complete.
Associazione di Volontariato “Progetto Alice onlus” Banca Popolare Etica- Filiale di Treviso,
Codice IBAN: IT43 I 050 1812000 000000116204
Codice SWIFT: CRTIT2T84A (Solo dall’estero)
Codice Fiscale della Onlus, se volete destinare il 5X1000 dell’ Irpef al Progetto Alice: C.F. 94059510266
Ref: Luigina De Biasi – e-mail: luiginadebiasi@libero.it , tel.0438 893325
“Progetto Alice Universal Education School ONLUS” (Friuli) ITALIA
Banca Popolare di Vicenza – Fil Cividale del Friuli (UD)
Codice IBAN : IT41 N 05728 63740 731570528546
Codice BIC / SWIFT: BPVIIT22731 (Solo dall’estero)
Codice Fiscale della Onlus,se volete destinare il 5X1000 dell’ Irpef al Progetto Alice: C.F. 94103860303
Ref: Agata Montevecchi – e-mail: progettoalicefvg@alice.it , aghifly@libero.it , tel. 0432 731021 – 339 4840132
Banca in India
Awakening Special Universal Education – Bank of India, branch Bodhgaya, Gaya (Bihar)
Swift Code BKIDINBBCOS – Fcra: BKID0004479 – A.N. 447920100000010
Email: v_giacomin@hotmail.com ; valentino1@rediffmail.com – Mob. 0091/9453908600 – 9670806060
Web. www.aliceproject.org , www.aliceproject.it
venerdì 4 novembre 2011
due richieste di pietas
Pietà ora per Gheddafi
Che immensa sofferenza deve avere inflitto Gheddafi al popolo libico, che liberazione si è creduto che abbia significato la sua fine, se nessuna forma di pietà ha inibito il giubilo del suo popolo festante, alla diffusione senza ritegno delle scene della sua fine tremenda, in cui non più dittatore sanguinario ma inerme vittima sanguinante, appare suppliziato, oltraggiato, messo a morte ed esposto al ludibrio esultante degli insorti gioiosi assiepatigli intorno, animati dalla stessa ferocia già da lui riservata alle sue vittime. “ Wow”, se ne è compiaciuta Hilary Clinton. E mentre le segreterie europee d’oltralpe hanno accolto in silenzio l’esecuzione orrenda, propiziata dai bombardamenti delle loro aviazioni, in cui è finito massacrato lo stesso Rais che avevano accolto con tutti gli onori solo un anno prima di muovergli guerra, il nostro premier non ha mancato l’occasione per essere e dire l’opposto di quello che avrebbe dovuto essere e dire nei riguardi di Gheddafi: come è accaduto non più tardi dell’altra estate , quando si è prosternato nel baciamano di chi era sceso in Italia per insultare una seconda volta al suo cospetto le nostre istituzioni e tradizioni, o allorché ha manifestato pietà per il Rais nelle circostanze in cui avrebbe dovuto esprimere sdegno per la sua volontà di infuriare sulla ribelle Bengasi, ora in luogo della pietà riservando il proprio cinismo alla fine miserabile e atroce di chi aveva folleggiato d’essere il re dei re d’Africa e l’aveva reputato suo amico, un assassinio che ha liquidato con il gelido ricorso alla stessa formula liturgica, “ sic transit gloria mundi”, che celebra in latino le incoronazioni dei pontefici. Superato in questo solo dai suoi accoliti di governo. Certo, così passa la gloria del mondo, basta soltanto, dopo che si è atteso la scomparsa del messaggio promozionale, per assistere all’ulteriore ripresa del massacro del Rais, voltar pagina, aprire un nuovo capitolo di storia, come richiede l’assuefazione alla realpolitik planetaria.
Odorico Bergamaschi insegnante
Pubblicato sulla Gazzetta di Mantova il 22 ottobre 2011
Nell’imminenza, domenica 6 novembre dell eid al adha, la festa islamica del sacrificio e dello sgozzamento, vorrei intervenire su ciò che in “500 battute” della Voce di Mantova del 21 ottobre 2011, ha espresso Dino Bertolini sulla macellazione islamica della carne halal.
Egli ha allora deprecato che la Lav abbia dato credito alle “emerite bugie” di non meglio precisati mussulmani, che avrebbero assicurato che in Italia gli animali sarebbero storditi prima di essere sgozzati e lasciati morire per dissanguamento, una forma di pietà che del resto essi non sarebbero tenuti a esercitare, perché consente a loro di non praticarla una deroga della legislazione italiana che tutela “gli animali da inutili e crudeli sofferenze”, secondo la denuncia dell’ENPA, l’Ente Nazionale Protezione Animali.
Se Dino Bertolini avesse tempo e modo di leggere le pagine che in “ Maximum City, Bombay città degli eccessi”, Suketu Metha ha destinato alla celebrazione islamica di Bakri Id , alle pagine 189-194, avrebbe di che invocare l’apertura delle cateratte del cielo insieme con l’apertura dei fondali terreni.
E’ terrificante la crudeltà verso il mondo animale cui può indurre una religione. Pietà verso gli animali, è sacrosanto e legittimo invocare, con il grande filosofo cristiano -kantiano Piero Martinetti, pretendendo che una legislazione che ne eviti inutili sofferenze sia fatta valere nei riguardi di tutti, nessuno escluso.
E nessun indebito riguardo interculturale può giustificare deroghe speciali, o che un’associazione animalista certifichi il falso, dando via libera alla macellazione senza stordimento preventivo dell’animale che sarà sgozzato. Ma la pietà per gli animali non può mai diventare una legittimazione della nostra disumanizzazione nei riguardi della specie umana, di chi è innanzitutto il nostro prossimo, proprio perché è lo straniero o in esso avvertiamo un nostro nemico.
E’ più che umano, quando la nostra capacità di amare è mortificata dagli uomini, rendersi “ sprezzator degli uomini” e donare tutto il proprio affetto all’innocenza animale. Ma non è condivisibile che l’affetto per gli animali sia razionalizzato in un ripudio argomentato e pubblicizzato di un intero universo umano, quale la immensa civiltà e popolazione islamica..
Rammento ancora vividamente quanto ebbe a dirmi un giovane tunisino della Crumiria, oramai tanti anni fa, raccontandomi delle lacrime che pianse per più giorni, quando per l’eid in famiglia venne sgozzato inesorabilmente l’agnellino che aveva più caro.
Tale festa dell’eid , con il sacrificio rituale di moltitudini sterminate di animali,” un massacro” come lo definisce Suketu Metha nelle sue pagine impressionanti cui mi sono riferito, è una carneficina che ricorda il sacrificio di un montone effettuato da Abramo, sostitutivo di quello che egli stava per compiere del figlio Isacco, perché così credeva che volesse Dio.( rimando in proposito a quanto ne scrive Vito Mancuso in Io e Dio, alle pagine 173-182, che condivido assolutamente).
Ora, prima ancora che della religione islamica, Abramo è un capostipite della religione ebraica e di quella cristiana. Nel suo nome, in cui echeggia il tremendo di ogni senso del sacro, l’uomo di presunta fede perfetta, inossidabilmente cristiano e occidentale, può dunque sentirsi obbligato a compiere in obbedienza al suo Dio un sacrificio maggiore di quello di un animale. Il sacrificio, di cui la Croce è il simbolo eterno testimoniale, che Dio stesso, come Amore trinitario, ha compiuto del Suo Figlio medesimo secondo il cristianesimo. Liberando l’uomo dalla richiesta di ogni ulteriore olocausto che non sia il sacrificio perenne di se medesimo..
Attenzione, dunque, rispetto e riguardo, allorché si affronta in tali questioni ciò che è fondamentale per ogni uomo, stando in ascolto di tutte le risonanze che assume ogni nostro discorso.
Che immensa sofferenza deve avere inflitto Gheddafi al popolo libico, che liberazione si è creduto che abbia significato la sua fine, se nessuna forma di pietà ha inibito il giubilo del suo popolo festante, alla diffusione senza ritegno delle scene della sua fine tremenda, in cui non più dittatore sanguinario ma inerme vittima sanguinante, appare suppliziato, oltraggiato, messo a morte ed esposto al ludibrio esultante degli insorti gioiosi assiepatigli intorno, animati dalla stessa ferocia già da lui riservata alle sue vittime. “ Wow”, se ne è compiaciuta Hilary Clinton. E mentre le segreterie europee d’oltralpe hanno accolto in silenzio l’esecuzione orrenda, propiziata dai bombardamenti delle loro aviazioni, in cui è finito massacrato lo stesso Rais che avevano accolto con tutti gli onori solo un anno prima di muovergli guerra, il nostro premier non ha mancato l’occasione per essere e dire l’opposto di quello che avrebbe dovuto essere e dire nei riguardi di Gheddafi: come è accaduto non più tardi dell’altra estate , quando si è prosternato nel baciamano di chi era sceso in Italia per insultare una seconda volta al suo cospetto le nostre istituzioni e tradizioni, o allorché ha manifestato pietà per il Rais nelle circostanze in cui avrebbe dovuto esprimere sdegno per la sua volontà di infuriare sulla ribelle Bengasi, ora in luogo della pietà riservando il proprio cinismo alla fine miserabile e atroce di chi aveva folleggiato d’essere il re dei re d’Africa e l’aveva reputato suo amico, un assassinio che ha liquidato con il gelido ricorso alla stessa formula liturgica, “ sic transit gloria mundi”, che celebra in latino le incoronazioni dei pontefici. Superato in questo solo dai suoi accoliti di governo. Certo, così passa la gloria del mondo, basta soltanto, dopo che si è atteso la scomparsa del messaggio promozionale, per assistere all’ulteriore ripresa del massacro del Rais, voltar pagina, aprire un nuovo capitolo di storia, come richiede l’assuefazione alla realpolitik planetaria.
Odorico Bergamaschi insegnante
Pubblicato sulla Gazzetta di Mantova il 22 ottobre 2011
Nell’imminenza, domenica 6 novembre dell eid al adha, la festa islamica del sacrificio e dello sgozzamento, vorrei intervenire su ciò che in “500 battute” della Voce di Mantova del 21 ottobre 2011, ha espresso Dino Bertolini sulla macellazione islamica della carne halal.
Egli ha allora deprecato che la Lav abbia dato credito alle “emerite bugie” di non meglio precisati mussulmani, che avrebbero assicurato che in Italia gli animali sarebbero storditi prima di essere sgozzati e lasciati morire per dissanguamento, una forma di pietà che del resto essi non sarebbero tenuti a esercitare, perché consente a loro di non praticarla una deroga della legislazione italiana che tutela “gli animali da inutili e crudeli sofferenze”, secondo la denuncia dell’ENPA, l’Ente Nazionale Protezione Animali.
Se Dino Bertolini avesse tempo e modo di leggere le pagine che in “ Maximum City, Bombay città degli eccessi”, Suketu Metha ha destinato alla celebrazione islamica di Bakri Id , alle pagine 189-194, avrebbe di che invocare l’apertura delle cateratte del cielo insieme con l’apertura dei fondali terreni.
E’ terrificante la crudeltà verso il mondo animale cui può indurre una religione. Pietà verso gli animali, è sacrosanto e legittimo invocare, con il grande filosofo cristiano -kantiano Piero Martinetti, pretendendo che una legislazione che ne eviti inutili sofferenze sia fatta valere nei riguardi di tutti, nessuno escluso.
E nessun indebito riguardo interculturale può giustificare deroghe speciali, o che un’associazione animalista certifichi il falso, dando via libera alla macellazione senza stordimento preventivo dell’animale che sarà sgozzato. Ma la pietà per gli animali non può mai diventare una legittimazione della nostra disumanizzazione nei riguardi della specie umana, di chi è innanzitutto il nostro prossimo, proprio perché è lo straniero o in esso avvertiamo un nostro nemico.
E’ più che umano, quando la nostra capacità di amare è mortificata dagli uomini, rendersi “ sprezzator degli uomini” e donare tutto il proprio affetto all’innocenza animale. Ma non è condivisibile che l’affetto per gli animali sia razionalizzato in un ripudio argomentato e pubblicizzato di un intero universo umano, quale la immensa civiltà e popolazione islamica..
Rammento ancora vividamente quanto ebbe a dirmi un giovane tunisino della Crumiria, oramai tanti anni fa, raccontandomi delle lacrime che pianse per più giorni, quando per l’eid in famiglia venne sgozzato inesorabilmente l’agnellino che aveva più caro.
Tale festa dell’eid , con il sacrificio rituale di moltitudini sterminate di animali,” un massacro” come lo definisce Suketu Metha nelle sue pagine impressionanti cui mi sono riferito, è una carneficina che ricorda il sacrificio di un montone effettuato da Abramo, sostitutivo di quello che egli stava per compiere del figlio Isacco, perché così credeva che volesse Dio.( rimando in proposito a quanto ne scrive Vito Mancuso in Io e Dio, alle pagine 173-182, che condivido assolutamente).
Ora, prima ancora che della religione islamica, Abramo è un capostipite della religione ebraica e di quella cristiana. Nel suo nome, in cui echeggia il tremendo di ogni senso del sacro, l’uomo di presunta fede perfetta, inossidabilmente cristiano e occidentale, può dunque sentirsi obbligato a compiere in obbedienza al suo Dio un sacrificio maggiore di quello di un animale. Il sacrificio, di cui la Croce è il simbolo eterno testimoniale, che Dio stesso, come Amore trinitario, ha compiuto del Suo Figlio medesimo secondo il cristianesimo. Liberando l’uomo dalla richiesta di ogni ulteriore olocausto che non sia il sacrificio perenne di se medesimo..
Attenzione, dunque, rispetto e riguardo, allorché si affronta in tali questioni ciò che è fondamentale per ogni uomo, stando in ascolto di tutte le risonanze che assume ogni nostro discorso.
giovedì 3 novembre 2011
The riverbank field Seamus Heaney
Quale mio omaggio alla grandezza poetica di Seamous Heaney, nostro concittadino onorario, e per il suo tramite a quella eccelsa di Virgilio, offro al pubblico dei lettori di questo giornale le mie traduzioni di tutti i testi poetici di mia conoscenza del poeta irlandese, Premio Nobel 1995, di cui il genio virgiliano è stato ispiratore.
Ogni mio atteggiarmi che appaia di disdegno di recenti dichiarazioni esautoranti l’ uno e l’altro, è puramente e deliberatamente intenzionale.
Da Catena Umana- Humain Chain 2010
The riverbank field
Il campo in riva al fiume
Ask me to translate what Loeb give as
“ In a retired vale … a sequestered grove”
And I’ll confound the Lethe in Moyola
By coming through Back Park down from Grove Hill
Across Long Rigs on the riverbank-
Which way, by happy chance, will take me past
The domos placidas, “those peaceful homes”
Of Upper Broagh. Moths then on evening water
It would have to be, not bees in sunlight,
Midge veils instead of lily beds; but stet
To all the rest: the willow leaves
Elysian-silvered, the grass so fully fledged
And unimprinted it can’t not conjure thoughts
Of passing spirit-troops, animae, quibus altera fato
Corpora debentur, “spirits”, that is,
“ to whom second bodies are owed by fate”.
And now to continue, as enjoined to often,
“ In my own words”
“All these presences
Once they have rolled time’s wheel a thousand years
Are summoned here to drink the river water
So that memories of this underworld are shed
And soul is longing to dwell in flesh and blood
Under the dome of the sky.
after Aeneid VI, 704-15, 748-51
Chiedimi di tradurti ciò che è per Loeb 1
“ in una solitaria valle…un bosco appartato”2
e ti trasfonderò il Lete nel Moyola,
pervenendo attraverso Back Park
giù da Grove Hill, per tutto Long Rigs
fino alla riva del fiume3- un percorso
che, per un caso felice, mi porterà oltre
le domos placidas,4 “quelle placide case”
di Upper Broagh. Falene allora su acque serali
invece delle api5 nella luce del sole,
invece che distese di gigli6
velami di moscerini;
ma “stet,”tutto il resto combacia,
le foglie di salice elisio-argentee,
l’erba dei prati così in resta 7,
e incalpestata, che non può
non evocare schiere
di spiriti in transito , animae,
quibus altera fato corpora debentur, 8
“di spiriti”, cioè, “a cui secondi corpi
sono dovuti per fato”. E adesso
per continuare, come spesso
mi si richiede” con parole mie”
“ Tutte queste presenze
Dopo che per mille anni hanno fatto orbitare la ruota del tempo
Sono qui convocate a bere l’acqua del fiume
Perché di questo mondo sotterraneo
Ogni memoria vada persa
E l’anima aneli a rientrare
In carne e sangue sotto la volta celeste9”
da Eneide VI, 704-15, 748-51
Commento
Il paesaggio terreno in cui transita il poeta è lo stesso umile paesaggio dell’ Irlanda del Nord dove trascorse la sua infanzia favolosa- da Seamus Heaney rievocato mirabilmente nelle pagine prosaiche di Attenzioni- un parco in cui trascorre il fiume Moyola - ma è tale la virtù della poesia, che al poeta basta che traduca Virgilio dove nel Libro VI dell’Eneide parla dei Campi Elisi come di “una solitaria valle..un appartato bosco”,
secondo gli spunti che gli offre l’edizione Loeb, senza ancora ricorrere a parole sue, perché tale “environnement“si traduca a sua volta nei Campi Elisi, ed al contempo essi si trasfondano nella realtà circostante, che se ne tramuta in apparenza, ne diventa la trasposizione e l’ inveramento nella sue più umili ed evanescenti vite animali, falene e moscerini. In virtù della parola poetica tale realtà naturale risulta talmente incontaminata, che i prati intatti ne diventano le estensioni elisie in cui possono essere di passaggio solo puri spiriti, le sole presenze che possono transitarvi lasciandoli così integri. Come le acque del fiume Lete le parole poetiche tramutano a tal punto le cose, che rendono decidue le impronte dolorose di ogni traccia mnestica, e l’anima può anelare di rifarsi nuovamente carne e sangue, di avere di nuovo, la misera, “lucis …dira cupido” ( Virgilio, Eneide VI, 721), come anelano di riassumere un corpo le anime elisie virgiliane, che dalle acque del Lete siano state rese immemori della propria esistenza terrena antecedente.
Note
1) Seamus Heaney si riferisce all’edizione dell’Eneide edita dalla Loeb Classic Library
2) Eneide VI, 704-705 “Interea videt Aeneas in valle reducta/ Seclusum nemus et virgulta sonantia silvae”
Rilevantissimo è il passo di “Attenzioni, Belfast 1972, a pg.31 dell'edizione italiana, che muovendo dalla evocazione dei paesaggi e dai toponimi di Grove Hill e Back Park, - si veda il verso seguente >By coming through Back Park down from Grove Hill- “ nomi he trasportano l'immaginazione in un'altra direzione”, prelude all'associazione immaginativa che ha originato questo testo poetico”. Insistono che questo paesaggio familiare è una “versione del pastorale”( William Empson), e mi fanno venire in mente le parole di Davies su Fermanagh. “ E' una terra sì piacevole e fertile che se la dovessi tutta descrivere, sarebbe considerata una finzione poetica anziché una seria e reale narrazione”. “ Grove”, boschetto, è una parola che associo alle traduzioni di classici, una fila di alberi nel sole, una collinetta glabra avvicinata da sacerdoti biancovestiti”.
3) “Se il lago Beg segnava un limite del terreno dell’immaginazione, Slieve Gallon ne segnava un altro. Slieve Gallon è una montagnola nella direzione opposta, che porta l’occhio sui pascoli e i terreni arati e i boschi lontani di Moyola Park, lontano verso Grove Hill e Back Park e Castledawson” Attenzioni, Preoccupations. Prose scelte 1968-1978 Editore Fazi, 2004, pg.9
4) Eneide VI, 705 “Lethaeumque ( Videt Aeneas) domos placidas qui praenatat amnem”. Sono le sedi dei beati che lambiscono le acque del Lete.
5) Eneide, VI, 706 -709 “Hunc circum innumerae gentes populique volabant:/Ac velut in pratis ubi apes aestate serena / floribus insidunt variis et candida circum/ Lilia funduntur, strepit omnis murmure campus”.
6) Vedi nota precedente
7) Letteralmente “ impennata”, l’erba, in steli e spighe e infiorescenze, e dunque rigogliosa e composta come un piumaggio erto e compatto.
8) Virgiliio, VI, 713-715 : “Tum pater Anchises: animae, quibus altera fato/ corpora debentur, Lethaei ad fluminis undam/ Securos latices et longa oblivia potant”
9) Virgilio, Eneide, VI, 748-751 “ Has omnis, ubi mille rotam volvere per annos,/ Lethaeum ad fluvium deus evocat agmine magno, / Scilicet immemores supera ut convexa revisant/ Rursus et incipiant in corpore velle reverti”.
Quale mio omaggio alla grandezza poetica di Seamous Heaney, nostro concittadino onorario, e per il suo tramite a quella eccelsa di Virgilio, offro al pubblico dei lettori di questo giornale le mie traduzioni di tutti i testi poetici di mia conoscenza del poeta irlandese, Premio Nobel 1995, di cui il genio virgiliano è stato ispiratore.
Ogni mio atteggiarmi che appaia di disdegno di recenti dichiarazioni esautoranti l’ uno e l’altro, è puramente e deliberatamente intenzionale.
Da Catena Umana- Humain Chain 2010
The riverbank field
Il campo in riva al fiume
Ask me to translate what Loeb give as
“ In a retired vale … a sequestered grove”
And I’ll confound the Lethe in Moyola
By coming through Back Park down from Grove Hill
Across Long Rigs on the riverbank-
Which way, by happy chance, will take me past
The domos placidas, “those peaceful homes”
Of Upper Broagh. Moths then on evening water
It would have to be, not bees in sunlight,
Midge veils instead of lily beds; but stet
To all the rest: the willow leaves
Elysian-silvered, the grass so fully fledged
And unimprinted it can’t not conjure thoughts
Of passing spirit-troops, animae, quibus altera fato
Corpora debentur, “spirits”, that is,
“ to whom second bodies are owed by fate”.
And now to continue, as enjoined to often,
“ In my own words”
“All these presences
Once they have rolled time’s wheel a thousand years
Are summoned here to drink the river water
So that memories of this underworld are shed
And soul is longing to dwell in flesh and blood
Under the dome of the sky.
after Aeneid VI, 704-15, 748-51
Chiedimi ch’io ti traduca ciò che per Loeb 1
è “ in una solitaria valle…
un appartato bosco”2 e ti
trasfonderò il Lete nel Moyola,
pervenendo attraverso Back Park
giù da Grove Hill, per tutto Long Rigs
sino alla riva del fiume3- un percorso
che per un caso felice, mi porterà oltre
le domos placidas,4 “quelle placide case”
di Upper Broagh. Falene su acque serali
invece che api5 nella luce del sole,
invece che aiuole di gigli6
velami di moscerini; ma “stet”
sorga tutto il resto, come uguale,
le foglie di salice elisio-argentee,
l’erba dei prati così in resta 7,
e incalpestata, che non può
non evocare pensieri di schiere
di spiriti in transito , animae,
quibus altera fato corpora debentur, 8
“di spiriti”, cioè, “cui secondi corpi
siano attribuiti dal fato”.
Ed ora per continuare, come spesso
mi si ingiunse” con le mie parole”
“ Tutte queste presenze
Dopo che hanno fatto orbitare
Per mille anni la ruota del tempo
Sono convocate qui a bere Letee acque
A che vada persa ogni loro memoria
Di questo mondo a voi sotterraneo
E l’anima sia ardente di rientrare
In carne e sangue sotto la volta celeste9”
da Eneide VI, 704-15, 748-51
Commento
Il paesaggio terreno in cui transita il poeta è lo stesso umile paesaggio dell’ Irlanda del Nord dove trascorse la sua infanzia favolosa- da Seamus Heaney rievocato mirabilmente nelle pagine prosaiche di Attenzioni- e dove il fiume Moyola scorre in un parco- ma è tale la virtù della poesia, che al poeta basta che traduca Virgilio, secondo gli spunti che gli offre l’edizione Loeb, senza ancora ricorrere a parole sue, perché tale realtà si traduca a sua volta in quella ultraterrena dei Campi Elisi evocati da Virgilio nel canto VI dell’ Eneide, ed al contempo l’oltremondo si trasfonda nella realtà circostante che se ne fa apparenza, ne diventa la trasposizione e l’ inveramento nella sue più umili ed evanescenti vite animali, falene e moscerini. In virtù della parola poetica tale realtà naturale risulta talmente incontaminata, che i prati intatti ne sono diventati le estensioni elisie in cui possono essere di passaggio solo i puri spiriti, le sole presenze che possono transitarvi lasciandoli così integri. Come le acque del fiume Lete le parole poetiche tramutano a tal punto le cose, che rendono decidue le impronte dolorose di ogni traccia mnestica, e l’anima può smaniare di rifarsi nuovamente carne e sangue, di avere di nuovo, la misera, “lucis …dira cupido” ( Virgilio, Eneide VI, 721), come smaniano di riassumere un corpo le anime elisie dell’oltremondo virgiliano, che dalle acque del Lete siano state rese immemori della propria esistenza terrena antecedente.
Note
1) Seamus Heaney si riferisce all’edizione dell’Eneide edita dalla Loeb Classic Library
2) Eneide VI, 704-705 “Interea videt Aeneas in valle reducta/ Seclusum nemus et virgulta sonantia silvae”
3) “Se il lago Beg segnava un limite del terreno dell’immaginazione, Slieve Gallon ne segnava un altro. Slieve Gallon è una montagnola nella direzione opposta, che porta l’occhio sui pascoli e i terreni arati e i boschi lontani di Moyola Park, lontano verso Grove Hill e Back Park e Castledawson” Attenzioni, Preoccupations. Prose scelte 1968-1978 Editore Fazi, 2004, pg.9
4) Eneide VI, 705 “Lethaeumque ( Videt Aeneas) domos placidas qui praenatat amnem”. Sono le sedi dei beati che lambiscono le acque del Lete.
5) Eneide, VI, 706 -709 “Hunc circum innumerae gentes populique volabant:/Ac velut ij pratis ubi apes aestate serena / floribus insidunt variis et candida circum/ Lilia funduntur, strepit omnis murmure campus”.
6) Vedi nota precedente
7) Letteralmente “ impennata”, l’erba, in steli e spighe e infiorescenze, e dunque rigogliosa e composta come un piumaggio erto e compatto.
8) Virgiliio, VI, 713-715 : “Tum pater Anchises: animae, quibus altera fato/ corpora debentur, Lethaei ad fluminis undam/ Securos latices et longa oblivia potant”
9) Virgilio, Eneide, VI, 748-751 “ Has omnis, ubi mille rotam volvere per annos,/ Lethaeum ad fluvium deus evocat agmine magno, / Scilicet immemores supera ut convexa revisant/ Rursus et incipiant in corpore velle reverti”.
Ogni mio atteggiarmi che appaia di disdegno di recenti dichiarazioni esautoranti l’ uno e l’altro, è puramente e deliberatamente intenzionale.
Da Catena Umana- Humain Chain 2010
The riverbank field
Il campo in riva al fiume
Ask me to translate what Loeb give as
“ In a retired vale … a sequestered grove”
And I’ll confound the Lethe in Moyola
By coming through Back Park down from Grove Hill
Across Long Rigs on the riverbank-
Which way, by happy chance, will take me past
The domos placidas, “those peaceful homes”
Of Upper Broagh. Moths then on evening water
It would have to be, not bees in sunlight,
Midge veils instead of lily beds; but stet
To all the rest: the willow leaves
Elysian-silvered, the grass so fully fledged
And unimprinted it can’t not conjure thoughts
Of passing spirit-troops, animae, quibus altera fato
Corpora debentur, “spirits”, that is,
“ to whom second bodies are owed by fate”.
And now to continue, as enjoined to often,
“ In my own words”
“All these presences
Once they have rolled time’s wheel a thousand years
Are summoned here to drink the river water
So that memories of this underworld are shed
And soul is longing to dwell in flesh and blood
Under the dome of the sky.
after Aeneid VI, 704-15, 748-51
Chiedimi di tradurti ciò che è per Loeb 1
“ in una solitaria valle…un bosco appartato”2
e ti trasfonderò il Lete nel Moyola,
pervenendo attraverso Back Park
giù da Grove Hill, per tutto Long Rigs
fino alla riva del fiume3- un percorso
che, per un caso felice, mi porterà oltre
le domos placidas,4 “quelle placide case”
di Upper Broagh. Falene allora su acque serali
invece delle api5 nella luce del sole,
invece che distese di gigli6
velami di moscerini;
ma “stet,”tutto il resto combacia,
le foglie di salice elisio-argentee,
l’erba dei prati così in resta 7,
e incalpestata, che non può
non evocare schiere
di spiriti in transito , animae,
quibus altera fato corpora debentur, 8
“di spiriti”, cioè, “a cui secondi corpi
sono dovuti per fato”. E adesso
per continuare, come spesso
mi si richiede” con parole mie”
“ Tutte queste presenze
Dopo che per mille anni hanno fatto orbitare la ruota del tempo
Sono qui convocate a bere l’acqua del fiume
Perché di questo mondo sotterraneo
Ogni memoria vada persa
E l’anima aneli a rientrare
In carne e sangue sotto la volta celeste9”
da Eneide VI, 704-15, 748-51
Commento
Il paesaggio terreno in cui transita il poeta è lo stesso umile paesaggio dell’ Irlanda del Nord dove trascorse la sua infanzia favolosa- da Seamus Heaney rievocato mirabilmente nelle pagine prosaiche di Attenzioni- un parco in cui trascorre il fiume Moyola - ma è tale la virtù della poesia, che al poeta basta che traduca Virgilio dove nel Libro VI dell’Eneide parla dei Campi Elisi come di “una solitaria valle..un appartato bosco”,
secondo gli spunti che gli offre l’edizione Loeb, senza ancora ricorrere a parole sue, perché tale “environnement“si traduca a sua volta nei Campi Elisi, ed al contempo essi si trasfondano nella realtà circostante, che se ne tramuta in apparenza, ne diventa la trasposizione e l’ inveramento nella sue più umili ed evanescenti vite animali, falene e moscerini. In virtù della parola poetica tale realtà naturale risulta talmente incontaminata, che i prati intatti ne diventano le estensioni elisie in cui possono essere di passaggio solo puri spiriti, le sole presenze che possono transitarvi lasciandoli così integri. Come le acque del fiume Lete le parole poetiche tramutano a tal punto le cose, che rendono decidue le impronte dolorose di ogni traccia mnestica, e l’anima può anelare di rifarsi nuovamente carne e sangue, di avere di nuovo, la misera, “lucis …dira cupido” ( Virgilio, Eneide VI, 721), come anelano di riassumere un corpo le anime elisie virgiliane, che dalle acque del Lete siano state rese immemori della propria esistenza terrena antecedente.
Note
1) Seamus Heaney si riferisce all’edizione dell’Eneide edita dalla Loeb Classic Library
2) Eneide VI, 704-705 “Interea videt Aeneas in valle reducta/ Seclusum nemus et virgulta sonantia silvae”
Rilevantissimo è il passo di “Attenzioni, Belfast 1972, a pg.31 dell'edizione italiana, che muovendo dalla evocazione dei paesaggi e dai toponimi di Grove Hill e Back Park, - si veda il verso seguente >By coming through Back Park down from Grove Hill- “ nomi he trasportano l'immaginazione in un'altra direzione”, prelude all'associazione immaginativa che ha originato questo testo poetico”. Insistono che questo paesaggio familiare è una “versione del pastorale”( William Empson), e mi fanno venire in mente le parole di Davies su Fermanagh. “ E' una terra sì piacevole e fertile che se la dovessi tutta descrivere, sarebbe considerata una finzione poetica anziché una seria e reale narrazione”. “ Grove”, boschetto, è una parola che associo alle traduzioni di classici, una fila di alberi nel sole, una collinetta glabra avvicinata da sacerdoti biancovestiti”.
3) “Se il lago Beg segnava un limite del terreno dell’immaginazione, Slieve Gallon ne segnava un altro. Slieve Gallon è una montagnola nella direzione opposta, che porta l’occhio sui pascoli e i terreni arati e i boschi lontani di Moyola Park, lontano verso Grove Hill e Back Park e Castledawson” Attenzioni, Preoccupations. Prose scelte 1968-1978 Editore Fazi, 2004, pg.9
4) Eneide VI, 705 “Lethaeumque ( Videt Aeneas) domos placidas qui praenatat amnem”. Sono le sedi dei beati che lambiscono le acque del Lete.
5) Eneide, VI, 706 -709 “Hunc circum innumerae gentes populique volabant:/Ac velut in pratis ubi apes aestate serena / floribus insidunt variis et candida circum/ Lilia funduntur, strepit omnis murmure campus”.
6) Vedi nota precedente
7) Letteralmente “ impennata”, l’erba, in steli e spighe e infiorescenze, e dunque rigogliosa e composta come un piumaggio erto e compatto.
8) Virgiliio, VI, 713-715 : “Tum pater Anchises: animae, quibus altera fato/ corpora debentur, Lethaei ad fluminis undam/ Securos latices et longa oblivia potant”
9) Virgilio, Eneide, VI, 748-751 “ Has omnis, ubi mille rotam volvere per annos,/ Lethaeum ad fluvium deus evocat agmine magno, / Scilicet immemores supera ut convexa revisant/ Rursus et incipiant in corpore velle reverti”.
Quale mio omaggio alla grandezza poetica di Seamous Heaney, nostro concittadino onorario, e per il suo tramite a quella eccelsa di Virgilio, offro al pubblico dei lettori di questo giornale le mie traduzioni di tutti i testi poetici di mia conoscenza del poeta irlandese, Premio Nobel 1995, di cui il genio virgiliano è stato ispiratore.
Ogni mio atteggiarmi che appaia di disdegno di recenti dichiarazioni esautoranti l’ uno e l’altro, è puramente e deliberatamente intenzionale.
Da Catena Umana- Humain Chain 2010
The riverbank field
Il campo in riva al fiume
Ask me to translate what Loeb give as
“ In a retired vale … a sequestered grove”
And I’ll confound the Lethe in Moyola
By coming through Back Park down from Grove Hill
Across Long Rigs on the riverbank-
Which way, by happy chance, will take me past
The domos placidas, “those peaceful homes”
Of Upper Broagh. Moths then on evening water
It would have to be, not bees in sunlight,
Midge veils instead of lily beds; but stet
To all the rest: the willow leaves
Elysian-silvered, the grass so fully fledged
And unimprinted it can’t not conjure thoughts
Of passing spirit-troops, animae, quibus altera fato
Corpora debentur, “spirits”, that is,
“ to whom second bodies are owed by fate”.
And now to continue, as enjoined to often,
“ In my own words”
“All these presences
Once they have rolled time’s wheel a thousand years
Are summoned here to drink the river water
So that memories of this underworld are shed
And soul is longing to dwell in flesh and blood
Under the dome of the sky.
after Aeneid VI, 704-15, 748-51
Chiedimi ch’io ti traduca ciò che per Loeb 1
è “ in una solitaria valle…
un appartato bosco”2 e ti
trasfonderò il Lete nel Moyola,
pervenendo attraverso Back Park
giù da Grove Hill, per tutto Long Rigs
sino alla riva del fiume3- un percorso
che per un caso felice, mi porterà oltre
le domos placidas,4 “quelle placide case”
di Upper Broagh. Falene su acque serali
invece che api5 nella luce del sole,
invece che aiuole di gigli6
velami di moscerini; ma “stet”
sorga tutto il resto, come uguale,
le foglie di salice elisio-argentee,
l’erba dei prati così in resta 7,
e incalpestata, che non può
non evocare pensieri di schiere
di spiriti in transito , animae,
quibus altera fato corpora debentur, 8
“di spiriti”, cioè, “cui secondi corpi
siano attribuiti dal fato”.
Ed ora per continuare, come spesso
mi si ingiunse” con le mie parole”
“ Tutte queste presenze
Dopo che hanno fatto orbitare
Per mille anni la ruota del tempo
Sono convocate qui a bere Letee acque
A che vada persa ogni loro memoria
Di questo mondo a voi sotterraneo
E l’anima sia ardente di rientrare
In carne e sangue sotto la volta celeste9”
da Eneide VI, 704-15, 748-51
Commento
Il paesaggio terreno in cui transita il poeta è lo stesso umile paesaggio dell’ Irlanda del Nord dove trascorse la sua infanzia favolosa- da Seamus Heaney rievocato mirabilmente nelle pagine prosaiche di Attenzioni- e dove il fiume Moyola scorre in un parco- ma è tale la virtù della poesia, che al poeta basta che traduca Virgilio, secondo gli spunti che gli offre l’edizione Loeb, senza ancora ricorrere a parole sue, perché tale realtà si traduca a sua volta in quella ultraterrena dei Campi Elisi evocati da Virgilio nel canto VI dell’ Eneide, ed al contempo l’oltremondo si trasfonda nella realtà circostante che se ne fa apparenza, ne diventa la trasposizione e l’ inveramento nella sue più umili ed evanescenti vite animali, falene e moscerini. In virtù della parola poetica tale realtà naturale risulta talmente incontaminata, che i prati intatti ne sono diventati le estensioni elisie in cui possono essere di passaggio solo i puri spiriti, le sole presenze che possono transitarvi lasciandoli così integri. Come le acque del fiume Lete le parole poetiche tramutano a tal punto le cose, che rendono decidue le impronte dolorose di ogni traccia mnestica, e l’anima può smaniare di rifarsi nuovamente carne e sangue, di avere di nuovo, la misera, “lucis …dira cupido” ( Virgilio, Eneide VI, 721), come smaniano di riassumere un corpo le anime elisie dell’oltremondo virgiliano, che dalle acque del Lete siano state rese immemori della propria esistenza terrena antecedente.
Note
1) Seamus Heaney si riferisce all’edizione dell’Eneide edita dalla Loeb Classic Library
2) Eneide VI, 704-705 “Interea videt Aeneas in valle reducta/ Seclusum nemus et virgulta sonantia silvae”
3) “Se il lago Beg segnava un limite del terreno dell’immaginazione, Slieve Gallon ne segnava un altro. Slieve Gallon è una montagnola nella direzione opposta, che porta l’occhio sui pascoli e i terreni arati e i boschi lontani di Moyola Park, lontano verso Grove Hill e Back Park e Castledawson” Attenzioni, Preoccupations. Prose scelte 1968-1978 Editore Fazi, 2004, pg.9
4) Eneide VI, 705 “Lethaeumque ( Videt Aeneas) domos placidas qui praenatat amnem”. Sono le sedi dei beati che lambiscono le acque del Lete.
5) Eneide, VI, 706 -709 “Hunc circum innumerae gentes populique volabant:/Ac velut ij pratis ubi apes aestate serena / floribus insidunt variis et candida circum/ Lilia funduntur, strepit omnis murmure campus”.
6) Vedi nota precedente
7) Letteralmente “ impennata”, l’erba, in steli e spighe e infiorescenze, e dunque rigogliosa e composta come un piumaggio erto e compatto.
8) Virgiliio, VI, 713-715 : “Tum pater Anchises: animae, quibus altera fato/ corpora debentur, Lethaei ad fluminis undam/ Securos latices et longa oblivia potant”
9) Virgilio, Eneide, VI, 748-751 “ Has omnis, ubi mille rotam volvere per annos,/ Lethaeum ad fluvium deus evocat agmine magno, / Scilicet immemores supera ut convexa revisant/ Rursus et incipiant in corpore velle reverti”.
Quel che di Kailash ho scritto a Luigina
"Il mio amico indiano si sta ora alienando nel lavoro. “ I like only to bring tourists to my hotel!” mi ha detto oggi al telefono, indispettito con se stesso di non avere recato in hotel il suo tributo quotidiano di turisti. Dal far dell’alba sino alle dieci di sera si sta dannando in tal modo per un padrone animalesco che gli deve ancora corrispondere le 1500 rupie che gli spettano per il mese di lavoro trascorso, Si è così involuta la sua elaborazione del lutto in un lavoro faticoso. Per lui devo ripetermi il discorso delle beatitudini., anche perché nonostante tutto lo so felice, e i nostri bambini crescono bene. Oggi al telefono ne ho curato con gioia la dizione in inglese di una poesia."
.... messaggio
Buon viaggio, cara Luigina, ed arrivederci in India a primavera...
Ho dimenticatio di dirti il finale per quanto riguarda il mio amico: egli invita a casa sua i turisti che con lui simpatizzano, per trarne un provento in contraccambio delle pietanze squisite che a loro imbandisce, ed ogni volta ci rimette tutto quello che spende per loro e ne è contento. Oggi mi ha confidato che lascia al cuoco le mance dei clienti che serve a tavola, perchè sono dovute alla bontà della sua cucina...
.... messaggio
Buon viaggio, cara Luigina, ed arrivederci in India a primavera...
Ho dimenticatio di dirti il finale per quanto riguarda il mio amico: egli invita a casa sua i turisti che con lui simpatizzano, per trarne un provento in contraccambio delle pietanze squisite che a loro imbandisce, ed ogni volta ci rimette tutto quello che spende per loro e ne è contento. Oggi mi ha confidato che lascia al cuoco le mance dei clienti che serve a tavola, perchè sono dovute alla bontà della sua cucina...
Sui principi del Progetto Alice
Mantova, 2 novembre 2011
Cara Valentino
sono Odorico. Come va? E come procede il progetto Alice? Quale buona novella? Od implica novità dolenti l’avvertenza che non accettate più volontari?
Quanto al documentario di Matteo Passigato, è davvero molto bello. Ti allego una correzione del testo della versione in italiano.
Sono rimasto commosso, due mesi or sono, dalla scomparsa del vostro bambino così atrocemente sofferente di cancro alla pelle.
Per me in quel cortile si è rinnovato lo scandalo del dolore innocente.
Per quello che riguarda la mia sorte futura, prima di comunicarti come si sta modificando intendo dirti che cosa penso della sinossi del Progetto Alice che mi hai inviato a suo tempo- L'ho riconsiderata in questi giorni, e la sua versione più avvincente mi è parsa Pankash and the daisy.
Io non posso che condividere l’anelito dell’ispirazione della tua sinossi, che da un versante buddista ti anima a condurre le menti all’identica esperienza mistica contemplativa di ogni religione, così come avviene nel silenzio in cui oltre ogni concetto e giudizio e pensiero, siamo tutt’uno – o in unità- con l’essere che è Amore infinito, Pace infinita, beatitudine infinita saggezza infinita ( la mente della chiara luce), per esprimermi con le tue bellissime parole.
Ciò che però non mi trova consenziente è che sia concepita come l’unica forma di esperienza mistica che consenta di accedere alla vacuità del divino, e che per pervenirvi sia obbligatorio credere e indurre a credere, insegnandolo, che non esiste una realtà esterna indipendente dal nostro pensiero. ( pur se riconosci che non si può nemmeno dire -monisticamente- che c’è solo mente).
Io non intendo, così dicendo, entrare nel merito della tua concezione dell’Io-pensiero creatore , che nella Sinossi hai ripreso e riproposto come l’ispirazione di fondo imprescindibile della ricerca educativa del tuo progetto. Considero opportuno, piuttosto, fare appello al criterio buddista dell’upaya-khausalya, come l’ho trovato espresso nel Sutra del loto della buona legge, in ragione del quale mi sembra sconsigliabile impartire l’insegnamento filosofico basilare e inderogabile dell’insussistenza di una realtà esterna indipendente Può darsi e non discuto che implichi tale principiuo il grande veicolo, ma il riconoscimento delle nostre deboli propensioni comuni, e il giusto ricorso conseguente all’abilità nei mezzi, mi fa ritenere che non sia conveniente che si ricorra a tale concezione nell’istruzione generale universale. Invece seguito a condividere pienamente, -come giusti mezzi necessariamente impliciti in ogni formazione inter-religiosa e interculturale , compresenti n ogni dimensione scientifica avanzata dell’insegnamento convenzionale,- che nell'insegnamento delle tue scuole si trasmettano la consapevolezza e la conoscenza "of the laws of interdependence; the laws of cause and effect; the subjectivity of perceptions and dynamic of projections; the relativity of boundaries; the ever changing nature of our thoughts and feelings.", come asserisce la dichiarazione dei principi formativi del Progetto Alice..
Per quanto mi attiene, oggi stesso ho inoltrato la domanda di pensionamento. Se tutto procederà come auspico, sarò così più libero di venire in India, di stare con la mia sacra famiglia indiana e di restare in contatto e di cooperare con te, ad esempio nell’ insegnamento della lingua italiana presso la scuola di Sarnat, non fosse per l’avvertenza che non accettate più volontari
Una cosa mi resta da dirti:
Il nipote di Kailash che abbiamo adottato è molto bravo a dipingere. Può essere ammaestrato presso di voi nell’arte del tanka, se ne è ancora attivo il corso presso i tuoi studenti chakma? .Kailash è disponibile ad ospitarne qualcuno, se Khajuraho può interessarvi come destinazione terminale delle loro opere
Quando io soggiorni o risieda in Khajuraho, tenete presente, tu e Luigina, che ora con un treno che da Varanasi vi perviene direttamente, in una nottata potete raggiungere me ed il mio amico, e la nostra cara famiglia., od io posso essere da voi in Sarnat.
Questo è il table-time attuale
Varanasi Khajuraho ore 21,-21,30 lunedi, giovedì, sabato
Khajuraho Varanasi ore 23, martedì, venerdì, domenica
con affetto
Odorico
Da Valentino
Ciao.
Ho letto le tue osservazioni sulla sinossi. Mi rendo conto che il topic relativo alla realta' esterna, oggettiva, e' difficile, complesso e tale da suscitare perplessita', reazioni forti e critiche.
Ma questo non mi fa retrocedere di un millimetro rispetto alla tesi che sostengo (e provo!).
Non esiste la possibilita' di dimostrare scientificamente e razionalmente l'esistenza di una realta' indipendente dalla mente. Certo, convenzionalmente parlando nessuno nega che esista un fenomeno la' fuori, un albero che non e' mente, etc. Ma solo convenziolmente, ma non "realmente". La realta' fenomenica e' una esperienza e nulla piu'. La realta' esiste perche' io la percepisco. Gli altri esistono perche' sono una mia esperienza. Che cosa esiste oltre la mia esperienza? Nessuno puo' rispondere, a meno di non cadere in evidenti contraddizioni. Oltre la mia esperienza non posso andare, se non con il pensiero. Ogni ipotesi, ogni affermazione che faccio e' sempre un prodotto, una costruzione del mio pensiero. Non non ne usciamo. Posso affermare che esiste una realta' esterna che non e' mente. Certo! Ma e' pur sempre una affermazione che viene dalla mente. Posso dire che esiste la mente e la materia che non e' mente. Ma si tratta di una affermazione fatta, appunto, con la mente, quindi pura costruzione psichica. Posso speculare sulla materia, su Dio... ma e' sempre una speculazione frutto di un dinamismo psichico. Attenzione, non sto dicendo che non esiste Dio, che non esiste la materia, etc. Sto affermando che Dio, la materia esistono, ma come prodotti della mia mente. Non sono totalmente non esistenti. Ma non sono oggettivi, come crediamo comunemente. Sono fenomeni soggettivi. Ed e' proprio questo il significato del Sentiero spirituale: andare oltre la mente, oltre il pensiero di Dio, per scoprire, appunto, la realta' di Dio. E come si scopre la realta' del Divino? Attraverso il silenzio, come giustamente osservi tu. Ma dobbiamo metterci d'accordo sul significato di quel silenzio. E' un silenzio della mente pensante, della ragione, per lasciare spazio all'intuizione, al transpersonale. La mia domanda: sei capace di dimostrarmi - con la mente - che esiste qualcosa che trascende la mente?
Mi fermo qui, per ora.
Un abbraccio
Valentino
3 novembre 2011
Caro Valentino,
sono Odorico
Come torno a dirti, non ti ho scritto per entrare nel merito dei principi filosofici della tua sinossi, che non intendo tuttora mettere in discussione, anche perché sono consapevole di quanto tu ne sia persuaso, ed ho troppo rispetto dei tuoi convincimenti per atteggiarmi altrimenti che a un retto sforzo di comprensione.
Quello che ho cercato di chiarirti è che ritengo che tali presupposti della tua ricerca educativa debbano restare il suo cuore esoterico, e che temo che non sia proficuo che ne sia impartito l’insegnamento a dei ragazzi, il cui comune principio di realtà ne è troppo difforme, in Oriente come in Occidente.
Inoltre ho motivo di supporre che il porre tali principi come un requisito imprescindibile per riconoscersi nel Progetto Alice possa alienarti- ed averti già alienato- il seguito di molti sostenitori occidentali e cristiani, perché con le tue conclusioni tu dai scacco matto a ogni possibilità che il vero sia a noi rivelato come alcunchè che ci si impone. Come recitava il titolo di un libro che ho visto esposto in vetrina, presso le stesse Paoline, un cristiano può convenire che “ Dio non è quel che credi”, che Dio trascende ogni nostra immagine e idea che ne sia una concezione, può temere che ciò che Ne pensiamo Ne possa essere una nostra perversione mentale, e come Maister Eckhart pregare Dio che ci liberi di Dio, ma non potrà mai ammettere, come tu sostieni, che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. Nel silenzio, per chi è cristiano Dio ci si rivela comunque come una realtà che ci impronta, da cui dipendiamo e a cui dobbiamo obbedienza. Pensare che sia altrimenti per un cristiano è il peccato radicale e originale del nostro orgoglio.
Ed è così per un islamico rispetto ad Allah, per un ebreo rispetto alla stessa Torah.
Con affetto
Odorico
Da Valentino
Caro Odorico,
sono d'accordo che non e' questa la sede adatta per un dibattito cosi' serio e importante, ma alcune osservazioni di base sono doverose. C'e' un malinteso di fondo, soprattutto da parte dei cristiani, quando si parla di soggettivita', di mente, di creazione.
Tu affermi che un cristiano non potrà mai ammettere che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. E' questo il punto del malinteso. Io affermo che il Dio che noi pensiamo (vedi la tua stessa citazione) non puo' essere considerato il vero Dio, perche', se cosi' fosse, avremmo tante Divinita' quante sono le menti delle persone. Non solo, avremmo un Dio a misura di uomo/donna, ridotto a livello della coscienza di chi lo pensa. Il Dio pensato e' un prodotto soggettivo della nostra mente. Mi pare ovvio. E' quel dio che va superato, va trasceso. Ho l'impressione che tu abbia frainteso quanto noi sosteniamo: se ci fermiamo al pensiero, avremo un dio limitato, finito, soggettivo... Questo e' il dio che noi creiamo. In questo senso parlo di mente che crea dio (lo scrivo con la lettera piccola, per differenziarlo dal Dio che va oltre la ciotola della storia dell'angelo e Sant'Agostino; ricordi la storia molto significativa ed efficace?). Di qui, l'esigenza di scoprire il Divino che c'e' in noi, ma non con la ragione, con la coscienza razionale, che, come abbiamo visto, media una immagine di dio limitata, soggettiva, ma con una coscienza che va oltre quella, appunto, che limita concettualizzando, classificando, analizzando... Ecco, la proposta di Alice, che poi e' quella dei mistici cristiani: il silenzio. Forse non ci capiamo sul significato del silenzio. Noi intendiamo quel silenzio come una trascendenza della mente discorsiva, razionale, egoica . Per questo parliamo di coscienza transpersonale.In quel silenzio apparira' una immagine di Dio che non sara' certo quella mediata dal ragionare dei teologi (mente razionale) e quel Dio non sara' comunicabile, perche' si tratta di una esperienza di vetta (come viene definita dalla psicosintesi, ad esempio) non di un bla, bla accademico.
Vedi, ci sono due livelli di presenza di Dio:
a) il dio che pensiamo (relativo, soggettivo, convenzionale - utile per arrivare al secondo livello)
b) il Dio oltre il pensiero (esperienza mistica che si realizza solo nel silenzio dell'ego). Di questo Dio non possiamo parlare (sarebbe un riportarlo al primo livello). Questo Dio va solo vissuto, sperimentato, realizzarlo grazie ad un percorso spirituale complesso, difficile (vedi San Giovanni della Croce) che passa attraverso la realizzazione della vacuia' dell'io e la meditazione (samadhi - estasi).
Sembra che tu abbia confuso il secondo livello con il primo. Quando parliamo di attributi di Dio, di creazione, etc. ci troviamo al primo livello di coscienza: il Dio creato da noi, portato a livello delle nostre categorie mentali, inserito, a forza, nella piccola ciotola dell'Angelo sulla spiaggia!
Ai nostri studenti cerchiamo di spiegare le due realta': quella della ciotola (il dio a nostra misura, creato dalla nostra mente, appunto) e quella dell'Oceano che non puo' essere contenuto nella ciotola. Che cosa c'e' di male? Non pensi che i giovani non debbano rendersi conto dei limiti della loro coscienza razionale per sviluppare un tipo di coscienza superiore e, quindi, accedere ad una conoscenza piu' elevata, che diventera' saggezza?
Non pensi che sia utile dire loro che non c'e' solo la ciotola con la sua limitata capienza, ma esiste anche l'oceano che non puo' essere contenuto nella ciotola? Non credi che se capissero questo diventerebbero piu' umili e un pochino piu' saggi?
La ciotola potrebbe rappresentare la nostra coscienza dell'Io; l'oceano la dimensione spirituale, transpersonale. ll Silenzio, appunto.
Mi spiace, ma il dio della ciotola ha prodotto danni immani all'umanita', perche' non si tratta del vero Dio. E' il dio pagano, Lucifero. L'ego divinizzato. E' questo che vogliono i cristiani?
Parli di "principio di realta'". Quale realta'? Noi diamo per scontato che il nostro modo di conoscere sia corretto e conforme alla realta'. E' corretto, secondo te, pensare che le nostre proiezioni siano vere e oggettive? Non ti e' mai venuto il dubbio che, forse, i tuoi studenti avevano bisogno di meno letteratura e matematica e piu' ... realta' (non convenzionale, quella dell'Oceano, per intenderci)? Proprio perche' neghiamo la dimensione esoterica (come la definisci tu), finiamo per sbilanciare lo studente, offrendogli solo un a dimensione del sapere (lo studente ad una dimensione, appunto). Per correttezza, dovremmo proporre tutte le dimensioni ai nostri studenti: quella della ciotola (sapere convenzionale), ma anche quella dell'Oceano. L'insegnante dovrebbe essere in parte Sant'Agostino e in parte ... Angelo. E' quanto cerchiamo di fare nelle nostre scuole. Ti assicuro, caro Odorico, che i risultati non sono come temi tu alienanti, ma, al contrario, portano gli studenti ad aprirsi a dimensioni di vetta, con effetti straordinari sul comportamento, sull'intelligenza emotiva e sui risultati scolastici.
Comunque, ho l'impressione che dovremmo discutere piu' a lungo, non per convincerti circa le mie idee, ma perchè tu non abbia una visione sbagliata di quello che noi proponiamo.
Spero di aver chiarito almeno un po' il nostro punto di vista.
Un abbraccio
Valentino
Cara Valentino
sono Odorico. Come va? E come procede il progetto Alice? Quale buona novella? Od implica novità dolenti l’avvertenza che non accettate più volontari?
Quanto al documentario di Matteo Passigato, è davvero molto bello. Ti allego una correzione del testo della versione in italiano.
Sono rimasto commosso, due mesi or sono, dalla scomparsa del vostro bambino così atrocemente sofferente di cancro alla pelle.
Per me in quel cortile si è rinnovato lo scandalo del dolore innocente.
Per quello che riguarda la mia sorte futura, prima di comunicarti come si sta modificando intendo dirti che cosa penso della sinossi del Progetto Alice che mi hai inviato a suo tempo- L'ho riconsiderata in questi giorni, e la sua versione più avvincente mi è parsa Pankash and the daisy.
Io non posso che condividere l’anelito dell’ispirazione della tua sinossi, che da un versante buddista ti anima a condurre le menti all’identica esperienza mistica contemplativa di ogni religione, così come avviene nel silenzio in cui oltre ogni concetto e giudizio e pensiero, siamo tutt’uno – o in unità- con l’essere che è Amore infinito, Pace infinita, beatitudine infinita saggezza infinita ( la mente della chiara luce), per esprimermi con le tue bellissime parole.
Ciò che però non mi trova consenziente è che sia concepita come l’unica forma di esperienza mistica che consenta di accedere alla vacuità del divino, e che per pervenirvi sia obbligatorio credere e indurre a credere, insegnandolo, che non esiste una realtà esterna indipendente dal nostro pensiero. ( pur se riconosci che non si può nemmeno dire -monisticamente- che c’è solo mente).
Io non intendo, così dicendo, entrare nel merito della tua concezione dell’Io-pensiero creatore , che nella Sinossi hai ripreso e riproposto come l’ispirazione di fondo imprescindibile della ricerca educativa del tuo progetto. Considero opportuno, piuttosto, fare appello al criterio buddista dell’upaya-khausalya, come l’ho trovato espresso nel Sutra del loto della buona legge, in ragione del quale mi sembra sconsigliabile impartire l’insegnamento filosofico basilare e inderogabile dell’insussistenza di una realtà esterna indipendente Può darsi e non discuto che implichi tale principiuo il grande veicolo, ma il riconoscimento delle nostre deboli propensioni comuni, e il giusto ricorso conseguente all’abilità nei mezzi, mi fa ritenere che non sia conveniente che si ricorra a tale concezione nell’istruzione generale universale. Invece seguito a condividere pienamente, -come giusti mezzi necessariamente impliciti in ogni formazione inter-religiosa e interculturale , compresenti n ogni dimensione scientifica avanzata dell’insegnamento convenzionale,- che nell'insegnamento delle tue scuole si trasmettano la consapevolezza e la conoscenza "of the laws of interdependence; the laws of cause and effect; the subjectivity of perceptions and dynamic of projections; the relativity of boundaries; the ever changing nature of our thoughts and feelings.", come asserisce la dichiarazione dei principi formativi del Progetto Alice..
Per quanto mi attiene, oggi stesso ho inoltrato la domanda di pensionamento. Se tutto procederà come auspico, sarò così più libero di venire in India, di stare con la mia sacra famiglia indiana e di restare in contatto e di cooperare con te, ad esempio nell’ insegnamento della lingua italiana presso la scuola di Sarnat, non fosse per l’avvertenza che non accettate più volontari
Una cosa mi resta da dirti:
Il nipote di Kailash che abbiamo adottato è molto bravo a dipingere. Può essere ammaestrato presso di voi nell’arte del tanka, se ne è ancora attivo il corso presso i tuoi studenti chakma? .Kailash è disponibile ad ospitarne qualcuno, se Khajuraho può interessarvi come destinazione terminale delle loro opere
Quando io soggiorni o risieda in Khajuraho, tenete presente, tu e Luigina, che ora con un treno che da Varanasi vi perviene direttamente, in una nottata potete raggiungere me ed il mio amico, e la nostra cara famiglia., od io posso essere da voi in Sarnat.
Questo è il table-time attuale
Varanasi Khajuraho ore 21,-21,30 lunedi, giovedì, sabato
Khajuraho Varanasi ore 23, martedì, venerdì, domenica
con affetto
Odorico
Da Valentino
Ciao.
Ho letto le tue osservazioni sulla sinossi. Mi rendo conto che il topic relativo alla realta' esterna, oggettiva, e' difficile, complesso e tale da suscitare perplessita', reazioni forti e critiche.
Ma questo non mi fa retrocedere di un millimetro rispetto alla tesi che sostengo (e provo!).
Non esiste la possibilita' di dimostrare scientificamente e razionalmente l'esistenza di una realta' indipendente dalla mente. Certo, convenzionalmente parlando nessuno nega che esista un fenomeno la' fuori, un albero che non e' mente, etc. Ma solo convenziolmente, ma non "realmente". La realta' fenomenica e' una esperienza e nulla piu'. La realta' esiste perche' io la percepisco. Gli altri esistono perche' sono una mia esperienza. Che cosa esiste oltre la mia esperienza? Nessuno puo' rispondere, a meno di non cadere in evidenti contraddizioni. Oltre la mia esperienza non posso andare, se non con il pensiero. Ogni ipotesi, ogni affermazione che faccio e' sempre un prodotto, una costruzione del mio pensiero. Non non ne usciamo. Posso affermare che esiste una realta' esterna che non e' mente. Certo! Ma e' pur sempre una affermazione che viene dalla mente. Posso dire che esiste la mente e la materia che non e' mente. Ma si tratta di una affermazione fatta, appunto, con la mente, quindi pura costruzione psichica. Posso speculare sulla materia, su Dio... ma e' sempre una speculazione frutto di un dinamismo psichico. Attenzione, non sto dicendo che non esiste Dio, che non esiste la materia, etc. Sto affermando che Dio, la materia esistono, ma come prodotti della mia mente. Non sono totalmente non esistenti. Ma non sono oggettivi, come crediamo comunemente. Sono fenomeni soggettivi. Ed e' proprio questo il significato del Sentiero spirituale: andare oltre la mente, oltre il pensiero di Dio, per scoprire, appunto, la realta' di Dio. E come si scopre la realta' del Divino? Attraverso il silenzio, come giustamente osservi tu. Ma dobbiamo metterci d'accordo sul significato di quel silenzio. E' un silenzio della mente pensante, della ragione, per lasciare spazio all'intuizione, al transpersonale. La mia domanda: sei capace di dimostrarmi - con la mente - che esiste qualcosa che trascende la mente?
Mi fermo qui, per ora.
Un abbraccio
Valentino
3 novembre 2011
Caro Valentino,
sono Odorico
Come torno a dirti, non ti ho scritto per entrare nel merito dei principi filosofici della tua sinossi, che non intendo tuttora mettere in discussione, anche perché sono consapevole di quanto tu ne sia persuaso, ed ho troppo rispetto dei tuoi convincimenti per atteggiarmi altrimenti che a un retto sforzo di comprensione.
Quello che ho cercato di chiarirti è che ritengo che tali presupposti della tua ricerca educativa debbano restare il suo cuore esoterico, e che temo che non sia proficuo che ne sia impartito l’insegnamento a dei ragazzi, il cui comune principio di realtà ne è troppo difforme, in Oriente come in Occidente.
Inoltre ho motivo di supporre che il porre tali principi come un requisito imprescindibile per riconoscersi nel Progetto Alice possa alienarti- ed averti già alienato- il seguito di molti sostenitori occidentali e cristiani, perché con le tue conclusioni tu dai scacco matto a ogni possibilità che il vero sia a noi rivelato come alcunchè che ci si impone. Come recitava il titolo di un libro che ho visto esposto in vetrina, presso le stesse Paoline, un cristiano può convenire che “ Dio non è quel che credi”, che Dio trascende ogni nostra immagine e idea che ne sia una concezione, può temere che ciò che Ne pensiamo Ne possa essere una nostra perversione mentale, e come Maister Eckhart pregare Dio che ci liberi di Dio, ma non potrà mai ammettere, come tu sostieni, che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. Nel silenzio, per chi è cristiano Dio ci si rivela comunque come una realtà che ci impronta, da cui dipendiamo e a cui dobbiamo obbedienza. Pensare che sia altrimenti per un cristiano è il peccato radicale e originale del nostro orgoglio.
Ed è così per un islamico rispetto ad Allah, per un ebreo rispetto alla stessa Torah.
Con affetto
Odorico
Da Valentino
Caro Odorico,
sono d'accordo che non e' questa la sede adatta per un dibattito cosi' serio e importante, ma alcune osservazioni di base sono doverose. C'e' un malinteso di fondo, soprattutto da parte dei cristiani, quando si parla di soggettivita', di mente, di creazione.
Tu affermi che un cristiano non potrà mai ammettere che Dio sia un prodotto soggettivo della nostra mente. E' questo il punto del malinteso. Io affermo che il Dio che noi pensiamo (vedi la tua stessa citazione) non puo' essere considerato il vero Dio, perche', se cosi' fosse, avremmo tante Divinita' quante sono le menti delle persone. Non solo, avremmo un Dio a misura di uomo/donna, ridotto a livello della coscienza di chi lo pensa. Il Dio pensato e' un prodotto soggettivo della nostra mente. Mi pare ovvio. E' quel dio che va superato, va trasceso. Ho l'impressione che tu abbia frainteso quanto noi sosteniamo: se ci fermiamo al pensiero, avremo un dio limitato, finito, soggettivo... Questo e' il dio che noi creiamo. In questo senso parlo di mente che crea dio (lo scrivo con la lettera piccola, per differenziarlo dal Dio che va oltre la ciotola della storia dell'angelo e Sant'Agostino; ricordi la storia molto significativa ed efficace?). Di qui, l'esigenza di scoprire il Divino che c'e' in noi, ma non con la ragione, con la coscienza razionale, che, come abbiamo visto, media una immagine di dio limitata, soggettiva, ma con una coscienza che va oltre quella, appunto, che limita concettualizzando, classificando, analizzando... Ecco, la proposta di Alice, che poi e' quella dei mistici cristiani: il silenzio. Forse non ci capiamo sul significato del silenzio. Noi intendiamo quel silenzio come una trascendenza della mente discorsiva, razionale, egoica . Per questo parliamo di coscienza transpersonale.In quel silenzio apparira' una immagine di Dio che non sara' certo quella mediata dal ragionare dei teologi (mente razionale) e quel Dio non sara' comunicabile, perche' si tratta di una esperienza di vetta (come viene definita dalla psicosintesi, ad esempio) non di un bla, bla accademico.
Vedi, ci sono due livelli di presenza di Dio:
a) il dio che pensiamo (relativo, soggettivo, convenzionale - utile per arrivare al secondo livello)
b) il Dio oltre il pensiero (esperienza mistica che si realizza solo nel silenzio dell'ego). Di questo Dio non possiamo parlare (sarebbe un riportarlo al primo livello). Questo Dio va solo vissuto, sperimentato, realizzarlo grazie ad un percorso spirituale complesso, difficile (vedi San Giovanni della Croce) che passa attraverso la realizzazione della vacuia' dell'io e la meditazione (samadhi - estasi).
Sembra che tu abbia confuso il secondo livello con il primo. Quando parliamo di attributi di Dio, di creazione, etc. ci troviamo al primo livello di coscienza: il Dio creato da noi, portato a livello delle nostre categorie mentali, inserito, a forza, nella piccola ciotola dell'Angelo sulla spiaggia!
Ai nostri studenti cerchiamo di spiegare le due realta': quella della ciotola (il dio a nostra misura, creato dalla nostra mente, appunto) e quella dell'Oceano che non puo' essere contenuto nella ciotola. Che cosa c'e' di male? Non pensi che i giovani non debbano rendersi conto dei limiti della loro coscienza razionale per sviluppare un tipo di coscienza superiore e, quindi, accedere ad una conoscenza piu' elevata, che diventera' saggezza?
Non pensi che sia utile dire loro che non c'e' solo la ciotola con la sua limitata capienza, ma esiste anche l'oceano che non puo' essere contenuto nella ciotola? Non credi che se capissero questo diventerebbero piu' umili e un pochino piu' saggi?
La ciotola potrebbe rappresentare la nostra coscienza dell'Io; l'oceano la dimensione spirituale, transpersonale. ll Silenzio, appunto.
Mi spiace, ma il dio della ciotola ha prodotto danni immani all'umanita', perche' non si tratta del vero Dio. E' il dio pagano, Lucifero. L'ego divinizzato. E' questo che vogliono i cristiani?
Parli di "principio di realta'". Quale realta'? Noi diamo per scontato che il nostro modo di conoscere sia corretto e conforme alla realta'. E' corretto, secondo te, pensare che le nostre proiezioni siano vere e oggettive? Non ti e' mai venuto il dubbio che, forse, i tuoi studenti avevano bisogno di meno letteratura e matematica e piu' ... realta' (non convenzionale, quella dell'Oceano, per intenderci)? Proprio perche' neghiamo la dimensione esoterica (come la definisci tu), finiamo per sbilanciare lo studente, offrendogli solo un a dimensione del sapere (lo studente ad una dimensione, appunto). Per correttezza, dovremmo proporre tutte le dimensioni ai nostri studenti: quella della ciotola (sapere convenzionale), ma anche quella dell'Oceano. L'insegnante dovrebbe essere in parte Sant'Agostino e in parte ... Angelo. E' quanto cerchiamo di fare nelle nostre scuole. Ti assicuro, caro Odorico, che i risultati non sono come temi tu alienanti, ma, al contrario, portano gli studenti ad aprirsi a dimensioni di vetta, con effetti straordinari sul comportamento, sull'intelligenza emotiva e sui risultati scolastici.
Comunque, ho l'impressione che dovremmo discutere piu' a lungo, non per convincerti circa le mie idee, ma perchè tu non abbia una visione sbagliata di quello che noi proponiamo.
Spero di aver chiarito almeno un po' il nostro punto di vista.
Un abbraccio
Valentino
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