domenica 25 marzo 2018

ultime mie poesie

How lovely, Chandu,

“How lovely, Chandu,
Between the sun and the moon,
The kites in the blue sky.
Like fishes swimming in the water,”
Cosi dico al bimbo mio,
amore mio,
intanto che dalla sua corda, da altri rocchi,
svariano aquiloni nel piu’ terso dei cieli, nei suoi occhi,
tra il dardeggiare del sole, la falce di luna,
guizzanti, al tratto della mano,
quali pesci di un acquario celestiale,
e il bimbo assente, in se’ irraggiungibile,
come gli aquiloni inebriati nell’azzurro
del piu’puro infinito

Sacra giovenca


Nel tuo ruvido biancore
Stazioni immota sull’uscio di casa.
Nei tuoi occhi chini socchiusi
La tua muta richiesta  di cibo.
La chappati, come l’avverto,
Che Vimala si toglie di bocca.
Sul quartiere silente
Alta la luna nel chiarore dovunque


Giovenca sacra II


Nel meriggio ti scruta , tese le orecchie,
al cancello che non si apre

Ma la casa e’vuota, la dispensa chiusa,
per la nonna morta,  di cui crepita il fuoco,
nel fervore di eredita’
E lei si affaccia alla porta accanto.
Mite alla percossa che la discaccia.

Al disvelarsi della luna

Al disvelarsi della luna,
nel roteante sole, quando ti adoravo, il tuo arrivo
era il sorvolo di  un angelo.
Ora che  ci amiamo
nel perdonarci e’ il sopraggiungere 
della tua umida carne.
In giorni di continuo sole,
al freddo che demorde. 


Nella notte le luci della stazione quelle di un camposanto.
Non solo i loro i capi rasi
Di chi bivacca per Varanasi.
In una sacca bianca due denti inferiori, 
Un frammento di femore
Quel che dell’avola  destinato  e’ al Gange.
Tu il primo, e’il rintocco,
Cui ora tocca  per anzianita’,
Sempre che la sua mano
Come fu per Sumit non ghermisca il piu tenero infante.
In disparte distogliendoti’assente,
tra i loro discorsi tu gia’la tua morta cenere
Per voi, anime care,
che mi monetate ogni vostro favore,
ho  perso il gusto
di  tutto cio’ che costa,
sfasciatosi ogni acumine mentale
alle latitudini morte di quel che sognavo,

inultimate  le tue pagine, Heinrich,
su un.’India cui non potesti  mai giungere
giorno dopo giorno dove non posso  che esserci,
per poco che io ancora mi regga,
.


Angkor, Borobodur,
Bagan, dalle mille pagode,
inarrivabili
nelle brume dell’albe

intenebrandomi desolandomi nella mia  inettitudine
solo che   ne   senta
la magia dei suoni..




Sulla via del ritorno, con i versi di Anna Achmatova
"Alto potere
di un suono purissimo,
come fosse il distacco
sazio di divertirsi.
Familiari edifici
guardano dalla morte,
e sara 'l’.incontrarsi
cento volte piu' triste
di tutto cio' che un tempo
mi e' capitato...
Per una nuova perdita

me ne ritorno a casa

frammento

Ora che non ha più luce il cielo e più acqua la fonte
Più respiro d’aria  la distesa  dei campi,
che non c’e più  ombra che al dolore sia di riparo
se amore non è che un vano inganno,
 che un  giocare con gli altrui sentimenti, To play with the feeling  of another person,
con lui come con altri lei giocando,
come lui seguita a giocare con chi l'ha preceduta,
infliggendosi schiaffi vuole darsi la morte il mio Mohammad,
allo svaporarsi con l’alcool del vuoto di fondo,
non fosse per la mia amicizia a cui s’avvinghia nell’algore dei baci,
svelandomi d’un tratto tutto quanto ha commesso,
nell’ufficio, in stanza,  al caffè dei nostri ritrovi
strette ed abbracci abbracciandomi per levarmi di tasca  le rifiutate/negate 

rupie negategli che gli rifiutavi.
"Sapevo che tu accettavi tutto per salvare la nostra amicizia"

Così tu dicendomi,
quando nella tua animalità si ammusa la mia

A Capodanno ( Capodanno indiano)

L’ultimo dell’anno ho rivisto ancora una volta in videochiamata Chandu, Poorti, Ajay, Kailash , meravigliosamente belli nei lineamenti ravvivati dal freddo. Chandu era di una allegria che sopravanzava straripante le poche cose che aveva da dirmi, Poorti irradiava ancora più gioia nel riscoprirmi così affettuoso e tenero nei suoi riguardi di bambina in boccio. Con Ajay mi sono intrattenuto prima che gli altri arrivassero e dopo che se ne sono andati, cercando di prospettargli un futuro prossimo, nella prosecuzione degli studi presso la sua scuola fino al dodicesimo anno, per poi seguitarli all’Università di Chhatarpur, in concomitanza con la sua apertura a tutti gli effetti. Con Kailash ho ripreso i soliti discorsi , sull’animazione a Capodanno di Khajuraho, che la faceva affollata di turisti, soprattutto indiani, come nelle ricorrenze dell’Amausia o della stessa Shivaratri, macchine parcheggiate ovunque lungo le vie dei templi, e per egli, senza l' incombenza per le vacanze di portare a scuola Chandu e Poorti e di ricondurli a casa, affidando il negozietto ad Ajay , si prospettava l'opportunità di raggranellare centinaia di rupie con qualche giro turistico in cui recasse ai templi minori o alla stazione ferroviaria visitatori indiani del più diverso tenore, i due signori di Jaipur che avevano finanche richiesto le sue generalità, perché fosse il conducente anche di certi loro amici quando fossero sopraggiunti in Khajuraho, una coppia, marito e moglie, di Bhopal, tutt’altro che in vena di elargizioni, tre signore di Kolkata che benché fossero arrivate da Delhi solo di pomeriggio con il treno che avrebbe dovuto pervenire di primo mattino, si attardavano per strada per reperire un autorickshaw il cui noleggio fosse più economico di quelli i cui conducenti si erano offerti l' uno di seguito all’altro di accompagnarle. 
Il freddo tagliente induceva Kailash a rientrare a casa al più presto dall' internet center, per non pregiudicare la salute di un Chandu ancora convalescente, che mi aveva preannunciato come si fosse scurito di pelle per un’infezione contratta e per essere stato sottratto per giorni al freddo dell’acqua e di lavarsi in cortile, ma prima di riportare a casa Poorti e Chandu non avrebbe mancato di recarsi nella vicina pasticceria in cui abitualmente ordinavo le torte per i compleanni e le ricorrenze speciali, per acquistarne una al cioccolato che allietasse il Capodanno dei bimbi.
Cessato il clamore della loro apparizione in videochiamata, il loro squarcio di vita, benché l'ora fosse già tarda ho fatto il numero di telefono di Mohammad, più per una prassi di rito, che perché immaginassi o sperassi che potesse rispondermi, ed invece il ragazzo l ho ritrovato al telefono. L’affetto dirompente che ci unisce ci faceva presenti l uno all’altro più che se ci vedessimo in linea , e i nostri discorsi fluivano l uno dall altro come se si intrecciassero con i nostri sguardi. Mohammad mi ribadiva che Muskan oramai da due mesi l’aveva lasciata, senza che alcuna sofferenza fosse tacitata dalle sue parole. La sua situazione familiare me la prefigurava secondo gli intenti che proiettava nel padre, preannunciandomi che sarebbero rimasti a Khajuraho fino ad aprile, e che al mio ritorno avrei potuto trovarlo li fino ad allora, quando finirà per lui con gli esami di stato il decimo anno scolastico, poi la casa sarebbe stata affittata e lui e la mamma e la sorella avrebbero preso la via di Kanpur, per andare a stare nella casa grande della nonna, mentre il padre sarebbe andato in cerca di lavoro nel Gujarat , da quelle parti. Ma tutto sarebbe stato messo in discussione , se il padre avesse trovato un lavoro remunerativo in Khajuraho.
“ La vita è davvero difficile Mohammad”
“Si deve sopravvivere” mi sospirava il ragazzo.La vita è davvero difficile Mohammad”
“Si deve sopravvivere” mi sospirava il ragazzo.Ma il peso più immane che gravava sul loro futuro familiare, più ancora che l'onere della sussistenza, era il matrimonio futuro della sorella, in là nel tempo di ancora un quinquennio, ai cui costi di almeno 250.000 rupie il padre non sapeva da solo come far fronte, disponendo di un guadagno giornaliero al più di 200 rupie come venditore di the, con il quale non riusciva a provvedere che a stento alle necessità familiari di ogni giorno .
“ Devo dirti quello che davvero penso, Mohammad? La cosa più terribile è che nei matrimoni indiani diventino un tale problema la dote e le nozze, i loro costi, il dar da mangiare a degli invitati, mentre non ci si dà pensiero che una figlia possa essere felice con il suo sposo, “ Ma se non le dai una dote , e la sposi povera, il marito poi la maltratta, la picchia, non la vuole più, la rimanda indietro dalla sua famiglia…”
Le mie solite raccomandazioni vane che con la fine delle vacanze di Natale riprendesse la scuola, si sovrapponevano al solo seguito possibile di tale discorso, e come al solito sortivano solo l'effetto di provocare la fine del suo collegamento, con la giustificazione consueta che le batterie del suo cellulare si stavano scaricando
“ E’ geloso di te e di me…non vuole lasciarci parlare ancora”, i termini scherzosi del suo commiato.

Giovenca sacra II

Giovenca sacra II


Nel meriggio ti scruta , tese le orecchie,
al cancello che non si apre

Ma la casa e’vuota, la dispensa chiusa,
per la nonna morta,  di cui crepita il fuoco,
nel fervore di eredita’
E lei si affaccia alla porta accanto.

Mite alla percossa che la discaccia.

Sacra giovenca !

Sacra giovenca


Nel tuo ruvido biancore
Stazioni immota sull’uscio di casa.
Nei tuoi occhi chini socchiusi
La tua muta richiesta  di cibo.
La chappati, come l’avverto,
Che Vimala si toglie di bocca.
Sul quartiere silente
Alta la luna nel chiarore dovunque

“How lovely, Chandu,

“How lovely, Chandu,
Between the sun and the moon,
The kites in the blue sky.
Like fishes swimming in the water,”
Cosi dico al bimbo mio,
amore mio,
intanto che dalla sua corda, da altri rocchi,
svariano aquiloni nel piu’ terso dei cieli, nei suoi occhi,
tra il dardeggiare del sole, la falce di luna,
guizzanti, al tratto della mano,
quali pesci di un acquario celestiale,
e il bimbo assente, in se’ irraggiungibile,
come gli aquiloni inebriati nell’azzurro
del piu’puro infinito


Nel rischiararsi del primo mattino
La tua animalita’ si raccoglie nel tuo residuo calore,
il nient’altro, di palpitante, che ora tu sei al suo amato cospetto,
senza piu’ tue parole di te
che nemmeno egli voglia piu' intendere ,
il sole dicembrino indiano un trascorso splendore,
al tracimare negli occhi della luce delle acque che le nebbie soffondono,
.e’ cosi  (tra le braci spentesi)  si fa cosi'  piu' che mai duro si fa cosi' riprendere lo sforzo,
di rifacimento in rifacimento nel suo disfacimento che piu' non trova alcun seguito,
riprendere lo sforzo che non trova alcun seguito 
restare in ascolto, inascoltato,
e ancora dare, e dare ancora,
senza nemmeno più gli stracci indosso del mendicante,
in  tutto l’odio violento, che recalcitra muto, recalcitrando, muto,

a eco di coloro
per i cui irrinunciabili agi  ti spogli  di tutto,
di  chi ti condanna e non ti spesa di nulla
(obiit anus, abiit onus,
l’auspicio che ogni mattino risale nel petto,)
indiscernibile l'uomo e la belva,
nella sola resipiscenza  (al suo riproporsi incessante)
che chi non leva al cielo il suo lamento assassino
e’ chi le mani con Caino leverà sul consanguineo sangue,
con la nebbia levandosi il tetro sentire
tra le reiterate parole che nessuno avrà modo di udire.