mercoledì 24 ottobre 2012

Alla ricerca dei templi Pratihara nel distretto di Tikamgarh



I templi Pratihara nel distretto di Tikamgarh












Una volta in Tikamgarh, la mattina seguente il nostro arrivo, il compito primario per me e Kailash era di rintracciare l’ubicazione dei villaggi dei templi antichi, due dei quali risalivano alle dinastie Pratihara , cercando di dare credito in ciò che avevano di vero a tutte le indicazioni raccolte, che di primo acchito sembravano solo contraddittorie, occorreva solo lasciare che si sovrapponessero, di informatore in informatore, presso gli hotels, nei negozi o nelle rivendite, o nelle piazzole in cui stazionavano i conducenti di taxi cui pervenivamo,  e presso i quali ci attestavamo in virtù del loro tasso di credibilità maggiore. Madhkera, prima di tutto, com’era possibile che fosse sulla strada per Jhansi e su quella in direzione di Mohangarh? E che Umri fosse la stessa Umari di altre mappe, entrambe, o lo stesso villaggio, in direzione univoca invece di Sagar, che ivi fosse il tempio di Surya, se il tempio che vi era accreditato come la  nostra possibile meta a dire unanime era dedicato invece ad Hanuman?
E di nuovo, nella ricerca del tempio di Badagaon, ci trovavamo di fronte a due villaggi dalla denominazione identica, ma in ubicazioni opposte, una Badagaon in prossimità di Tikamgarh, ma dove per gli interpellati era certa l’assenza di qualsiasi “purana mandir”,  o “ tempio antico”, una Badagaon che precedeva l'Umri o Umari delle nostre mappe distrettuali, a seconda che fossero redatte in hindi, o in inglese, a proposito della quale nessuno sapeva nulla di nulla, della eventuale presenza in situ di qualsiasi “purana mandir”. Tanto più per il fatto, come mi informava Kailash, che per la gente locale valeva il termine mar in luogo di mandir.

Se dovevamo dare credito alla voce che la vicinissima Badgaon non ci riservasse alcunché, in virtù della conoscenza più certa che potevano averne i nostri interlocutori, per la vicinanza stessa della località, facendo il punto della situazione forse ci ritrovavamo, nel caldo lume di fine estate c he alonava Tikamgarh, - sotto il profilo urbano uno spezzone continuo di città mancata-, con la meta principale e più rinomata della nostra ricerca dislocata in Madhkera più a nord, a poco più di una ventina di chilometri dal capoluogo di distretto, benché figurasse già nel tehsil di Jatkhara, e con le altre due mete presumibilmente situate più a sud, l’una nell’Umri che vi  dislocata, e l'ulteriore nella Badgaon ch'è sulla stessa strada che vi reca.  E tutti i pullman diretti a Sagar portavano comodamente a Badgaon, a non più di ventotto chilometri di distanza più a Sud, da cui per giungere ad Umri occorreva distaccarsene  per una diramazione secondaria sulla destra. Quanto alla presunta incoerenza delle voci sulla strada da intraprendere per giungere a Madhkera, la si risolveva all’atto stesso di darci da fare per avviarcisi. Per andare a Madhkera occorreva in effetti prendere la strada per Jhansi, ma deviando sulla sinistra per l’arteria secondaria che recava a Mohangarh, da cui si distaccava quella ulteriore per la località del tempio. Si decideva dunque per Madhkera, accogliendo come più conveniente la soluzione, che ci era stata caldeggiata, di anticipare i tempi recandovicisi in autoricksaw direttamente da Tikamgarh, lunghi, infatti,  si prospettavano i tempi di attesa di un autobus per Mohangarh,  ed alla sua fermata nel centro abitato maggiore in prossimità del villaggio di Madhkera, avremmo dovuto fare ricorso comunque ad un autoricksaw, o ad una camionetta locale, per un importo non minore.
Lunga e diritta, e fiancheggiata di piante frondose, correva ora la strada verso Jhansi, su cui procedevamo allegramente con un conducente di tuk tuk quanto mai caloroso e coinvolto nell'impresa, fino a che, poco oltre un Palazzo Bundela, del più vivo fascino ed interesse anche nelle stesse adiacenze ruderali sull’altro lato della strada, non si svoltava appunto a sinistra, e poi per una stradicciola sulla sua ulteriore sinistra. Ma che stavano mai facendo, chiedevo imbizzarrito a Kailash. i contadini e le loro donne che stendevano i loro raccolti sul manto stradale, lasciando o addirittura favorendo che le vetture di passaggio facessero di tutto per passarvi sopra?
Si trattava di coltivatori di lenticchie nere, mi informava prontamente, che così ottenevano che le ruote dei veicoli spaccassero l’involucro del seme lasciando integro quest’ ultimo; in tal modo, senza bisogno di noleggiare trattori che passassero sopra il raccolto, bastava raccogliere la semente così sgusciata sul fondo stradale per poi impilarla , come brillava nei cumuli  ai margini della strada.
Ancora pochi chilometri, ed ecco, poco prima del villaggio contiguo, l’apparizione dello splendore fulgente del pur piccolo tempio Pratihara, la rivelazione istantanea di tutto il suo incanto, che a Kailash faceva  dire immediatamente, nel suo giudizio di sintesi folgorante che già tutto aveva percepito e raccolto “ Ma è tutt'altro, ancora di più, di tutto quello che di più bello abbiamo visto ultimamente”.

Eretto su una piattaforma,  constava semplicemente di un porticato d'accesso e della cella del santuario del Dio Surya, che si sopraelevava armoniosamente nel luminoso sikkara, su cui si erge al culmine l’amalaka, in una  preziosità  di forme che ne faceva uno scrigno sublime del Divino.
La grandiosità dell'impatto visivo frontale era originata dalla  profusione centrale del'antefissa della sukanasika,
che  quasi dall'altezza del collare della  greva da cui si espande l' amalaka, defluisce sino all'edicoletta che sovrasta al centro la gronda del portico,  in una ricaduta luminescente di cordonature perlinate dalla bocca del volto di gloria del kirtimukka. Gli è soprastante un elefantino , mentre due scimmie stanno in posa d'attesa sulla risalita in alto della perlinatura, a loro volta due pavoni si attestano all'interno delle sue due anse superiori, ed una dea grandeggia dentro una sua replica ovulare. Essa sovrastà ad una riproduzione miniata dell'intera antefissa, con identico duo inferiore di scimmiette,  tale replica è posta a sua volta al di sopra di un’edicoletta templare, con tetto embricato ed essa pure con  una propria  mini-antefissa, a cui soggiace la jali reticolata della gronda del portico del tempio. La frattalità del santuario, volta a esprimere che lo stesso ordine divino si ripete ad ogni livello del reale,  richiede per sovrappiù che due edicole ancora più piccole riproducano ai lati quella centrale, soggiacendo ciascuna ad una riproduzione ugualmente su scala più ridotta dell'antefissa inferiore , mentre, più sopra, i festoni terminali della grande antefissa replicano altre due due scimmiette aquattate in cima.
Le splendide colonne del porticato, tutto quanto intagliato, 
  recano dei vasi fogliati dell'abbondanza all'estremità del fusto centrale, profilato ottagonalmente, da esso ricadono esili campane pendenti e si stacca , risolutivo, l'intaglio di  un triplice collarino superiore difformemente variegato  .
Trabeazioni e mensole recano geni o demoni da cui circonvolvono festoni vegetali, tra piccoli principi naga adoranti nei recessi, grandiose corolle di fiori di loto si espandono scolpite nei soffitti
Il portale d'accesso alla cella, dove risiede ancora  la statua del Dio Surya,
è istoriato in cinque bande negli stipiti, e oltre l'architrave che accampa al centro l'immagine fulgente del dio, reca fregi di adoranti ed officianti,  in cui tra cavalieri di corsa risaltano due sikkara e un tempio coronato da una cupola ch’è coronata a sua volta da un amalaka. 




 Altri sikkara miniaturizzati  sormontano le edicole dei guardiani o dikpalas dei pilastri laterali, sormontati a loro volta da kirtimukka, o demoni fogliati che siano, su cui stanno in bella vista  vasi dell'abbondanza ulteriormente tracimanti vegetazione.
In tutto il portale si assiste così ad  un tripudio naturalistico di foglie e racemi, e fiori di loto, di ascendenze meravigliosamente gupta.
Volgendoci quindi ai lati, 
il basamento appare costituito solo dal plinto, ma sulle sue modanature convesse, costituite da una successione di kumba e di kalasha, fasce linguiformi di kudhu o gavaskha, in una trama di oculi di luce carenati, promanano da miniedicole trilitiche e fanno del basamento già la prima fase saliente delle 5 ratha o bande dello sikkara, in cui lo innestano.
Le fasce del(lo) sikkara annettono nella loro tensione ascendente l'intero corpo dell'edificio, sicchè la jangha o muro dei fianchi laterali ne è l' impostazione su edicole colonnate di immagini divine, che affiancano sardula rampanti. La loro grazia di minitempli è supportata da pattikas la cui gagaraka è un'orlatura di foglie cuoriformi di peepal, ed  è puntualmente ricoperta  di tetti embricati. E nella replica incessante di cui si è già detto tutto il bene possibile, della medesima trama e del medesimo ordine divino del reale, su scala maggiore che via via si fa ascendente, nuove lingue di gavaksha , come in una sorta di stiramento ascensionale che le allarga o le prolunga, si elevano in minisikkaras verso le loro riproposizioni superiori  costituite dalle badhra e proiezioni a latere dello sikkara complessivo ed esaustivo, in una tensione dell'ardore - tapas-. spirituale che ci comprende, con l'intero edificio, in uno slancio unanime verso l' uno celestiale che in sé ci consumi e ci ravvivi.
Della statuaria esterna, più che le icone di dei e di divinità guardiane delle direzioni templari, memorabili restano i cubi dei basamenti in cui,
come nelle trabeazioni dei portali,  demoni eruttano fogliame,  o in esso s'involvono,  o  defluiscono, oppure s'accampano complementari, cavalcandone il flusso o fronteggiandolo pingui.

Sulla via del rientro da Madhkera ,  una volta che se ne seppe consentire al distacco, giunti all’altezza di nuovo del palazzo che  ci aveva ammaliati lungo, l'andata poichè il custode rispose al  richiamo della bakseesh, è stato possibile farsi aprire l'ingresso: e ci si è rivelato la residenza  delle regine hindu trasferitesi in Tikamgarh da Orchha, in cui e’ stato dato alla vista di divagare nel piacevole e più facile incanto di bagni e baoli,
dei relativi sollazzi adombrati nel verde del parco, dei tempietti accanto ancora integri nei loro affreschi, nel medesimo stile di quelli del Raj Mahal di Orchha.

 

Di ritorno a Tikamgarh,  nel primo pomeriggio, ristorato il corpo,  divertita la mente, un autobus già ci conduce verso Badagaon, per essere quindi Umri, lungo la strada che in direzione opposta reca a Sagar, più a sud est,   nella speranza che vi si compia l'accoppiata dei templi restanti.

Badagaon ci accoglie nell’animazione di mercato e traffico del suo centro paesano, a poco meno di 30 km di distanza lungo un tragitto veloce e piacevole, ma il minibus o l'autorisciò che si prende per Umri, ci farà retrocedere alla strada che si dipartiva sulla nostra destra, venendo da Tikamgarh, a ridosso dei massi rociosi fra i quali è situata Badagaon.
Diletti lettori al seguito, stando alla nostra esperienza,  qualora vi risulti esemplare, se  avrete in Badagaon chiesto del mar o mandir che vi risulta situato
nessuno saprà dirvene nulla,  e così non vi resterà che procedere nella sola speranza di ritrovarlo,  chissà mai come, se sollevate la vista , lungo la strada laterale che avete intrapreso, il cui decorso  alla vostra destra  vi apparirà sovrastato dalla mole possente della fortezza rajput di Badagaon,
prima che seguitando a prestare attenzione, sullo sfondo di un rilucente talab, il tempio fatidico non vi appaia di sfuggita poco prima di lasciare il villaggio.
Fai cenno all'amico al tempio ritrovato, è dunque pur vera la sua esistenza, prima che un laonico assenso infiori le labbra dei viaggiatori locali che seguitavano fino a un istante prima a negare che vi fosse
" Ah, questo?-  tutto quel che consentiranno, tanto la sua irrilevanza confina per loro con il negazionismo che un purana mar o mandir sia mai stato edificato in Badagaon.
Resta da svoltare a destra dopo una decina di chilometri, per ritrovarsi alla buon’ora infine in Umri, dove il villaggio cede alla radura del tempio.


Le fattezze sono una variazione magnifica rispetto a quelle del tempio di Madhkera, ma appare spoglia del suo incanto, per la spogliazione della sua magnificenza perpetrata dagli uomini. Ne è andata distrutta l' antefissa frontale, è finita perduta anche la statua del Dio, nell'impatto frontale risulta intatto  e meglio preservata   solo la trabeazione  del portale del garbagriha.
mentre le colonne del porticato,
più brevi e più ad ampio raggio, ci invitano a considerare il resettaggio delle proporzioni armoniche.


La mole del prasad, volgendole intorno , appare minore perché é più slanciata e meno convessa , e determinante, nel marcare la differenza,  è lo stacco aggraziatissimo tra il jangha e il sikkara, marcato dal ricorso della più fine eleganza  di un reticolo di quadrettature di minuscoli dadi,
una jali che allenta e distingue lo slancio che rilancia.



Demoni e viluppi vegetali vi sono più linearmente stilizzati e meno rigogliosi e rutilanti e naturalistici che in Madhkera, lasciando supporre che il tempio di Umri sia più distanziato nel tempo dal periodo gupta e dalle sue ascendenze, o detto altrimenti, a noi più recente. 

Nella sera in cui si è di ritorno a Badagaon, un'alta gradinata ci conduce al tempio conclusivo del nostro itinerario: l’indomani si sarà di ritorno, ma basta , nella sua massa compatta e granitica culminante nel sikkara, vedere quante mini-sikkara si addensano ed urgono ad ascendere, come aggrappandosi a quello principale, per intendere che non siamo più nel dominio templare dei Pratihara, ma che si parla lo stesso linguaggio architettonico dei templi in Khajuraho dei nuovi signori Chandella. 
Nel sole, l'indomani,
con il custode ed i curiosi e i , in vena di facezie o di molestie, e gli uomini e i ragazzi davvero interessati alla rarità assoluta di un  turista colà capitato, volenterosi di saperne di più e di aiutarlo,


mentre con il calore diurno sale un tanfo ammorbante dal tabalab, le sembianze del tempio appariranno quanto mai familiari, a chi ha lunga consuetudine con quelle dei santuari di Khajuraho:
L'antarala di un vestibolo vi si differenzia dal portico d'accesso, i cui pilastri profilano nel granito un'ornamentazione più geometricamente standardizzata di quella dei templi Pratihara di madhkera e Umri, una serie di rombi tra i due vasi del'abbondanza , nel più rude dettato, o dettame granitico, che prelude a quelli diamantini che si susseguono lungo la jangha del tempio in alternanza con le edicole dei templi,.e che si susseguono più in alto dello stesso portico.
Nel portale, come già in Madhkera ed Umri, nella parte inferiore degli stipiti ricorrono con degli attendenti le dee fluviali Ganga e  Yamuna, ma alla sommità è la Trimurti che si impone con Shiva al centro, Brahma e Vishnu alle due ali.
Delle cornici interposte  tra i profili del basamento e la janhgha, rimarcata in due bande di statue e rilievi ornamentali, e delle modanature ulteriori tra la jangha  e il  sikkara , riconducono in una sua variante, detta in un sermone ben più rustico, alla scansione tripartita- in  basamento, jhangha, sikkara-,  degli illustri  templi Chandella,
di cui con la grammatica nei suoi rudimenti semplificati al massimo , - l'ornamentazione in rombi diamantini, reticoli di cubettini, volute confluenti- è l'incanto   architettonico che ci viene rievocato in tale umiltà di materia,
 nel concorso di slancio verso l'alto dei cieli di sringas o mini-sikkara, a grappoli, insieme con le  proiezioni maggiori del sikkara maggiore, volte al ruotare orbitante dell’amalaka. d'accesso al regno  liberante.



Una volta in Tikamgarh, la mattina seguente il nostro arrivo, il compito primario era di rintracciare l’ubicazione dei villaggi dei templi Pratihara, cercando di dare credito in ciò che avevano di vero tutte le indicazioni raccolte, che di primo acchito sembravano solo contraddittorie, lasciando che si sovrapponessero, di informatore in informatore, presso gli hotels, nei negozi o nelle rivendite, o quando gli informatori ultimi cui pervenivamo  erano i conducenti di taxi,  presso i quali ci attestavamo in virtù del loro tasso di credibilità maggiore. Madhkera, prima di tutto, com’era possibile che fosse sulla strada per Jhansi e su quella in direzione di Mohangarh?
Che Umri fosse la stessa Umari di altre mappe, in direzione invece di Sagar, che ivi fosse il tempio di Surya, se il tempio che vi era accreditato come nostra possibile meta era dedicato invece ad Hanuman?
E di nuovo, nella ricerca del tempio di Badagaon, ci trovavamo di fronte a due villaggi dalla denominazione identica, ma in ubicazioni opposte, una Badagaon in prossimità di Tikamgarh, ma dove per gli interpellati era certa l’assenza di qualsiasi purana mandir, una Badagaon che precedeva l'Umri o Umari delle nostre mappe distrettuali, a seconda che fossero redatte in hindi, o in inglese, dove nessuno sapeva nulla di nulla, della eventuale presenza in situ di qualsiasi purana mandir. Tanto più per il fatto, come mi informava Kailash, che per la gente locale valeva il termine mar in luogo di mandir.


Se dovevamo dare credito alla voce che la vicinissima Badgaon non ci riservasse alcunché, in virtù della conoscenza più certa che potevano averne i nostri interlocutori, per la sua vicinanza stessa, facendo il punto della situazione forse ci ritrovavamo, nel caldo lume di fine estate di Tikamgarh, -uno spezzone continuo di città mancata-, con la meta principale e più rinomata della nostra ricerca dislocata in Madhkera più a nord, a poco più di una ventina di chilometri dal capoluogo di distretto, benché figurasse già nel tehsil di Jatkhara, e con le altre due mete situate più a sud, l’una in Umri e l'ulteriore nella Badgaon, ch'è sulla stessa strada che vi reca.  E tutti i pullman diretti a Sagar portavano comodamente a Badgaon, a non più di ventotto chilometri di distanza più a Sud, da cui per giungere ad Umri occorreva distaccarsene  per una diramazione secondaria sulla destra. Quanto alla presunta incoerenza delle voci sulla strada da intraprendere per giungere a Madhkera, la si risolveva all’atto stesso di darci da fare per avviarcisi. Per andare a Madhkera occorreva in effetti prendere la strada per Jhansi, ma deviando sulla sinistra per l’arteria secondaria che recava a Mohangarh, da cui si distaccava quella per la località del tempio. Si decideva dunque per Madhkera, accogliendo come più conveniente la soluzione, che ci era stata caldeggiata, di anticipare i tempi recandovicisi in autoricksaw direttamente da Tikamgarh, lunghi si prospettavano i tempi di attesa di un autobus per Mohangarh. ed alla sua fermata nel centro abitato maggiore in prossimità del villaggio presso il quale era ubicato il tempio, avremmo dovuto fare ricorso comunque ad un autoricksaw, o ad una camionetta locale, per un importo non minore.
Lunga e diritta, e fiancheggiata di piante, correva ora la strada verso Jhansi, su cui procedevamo con un conducente di tuk tuk quanto mai caloroso e coinvolto nell'impresa, fino a che, poco oltre un Palazzo Bundela, del più vivo fascino ed interesse anche nelle stesse adiacenze ruderali, ch'erano sull’altro lato della strada, non si svoltava appunto a sinistra, e poi per una stradicciola sulla sua ulteriore sinistra. Ma che stavano mai facendo, chiedevo imbizzarrito a Kailash. i contadini e le loro donne che stendevano i loro raccolti sul manto stradale, lasciando o addirittura favorendo che le vetture di passaggio facessero di tutto per passarvi sopra? Si trattava di coltivatori di lenticchie nere, mi informava prontamente, che così ottenevano che le ruote dei veicoli spaccassero l’involucro del seme lasciando integro questo ultimo, in tal modo, senza bisogno di noleggiare trattori che passassero sopra il raccolto, bastava raccogliere la semente così sgusciata per strada, per poi impilarla nella raccolta, come brillava a cumuli ai margini della strada ,

 


Ancora pochi chilometri, ed ecco, poco prima del villaggio contiguo, l’apparizione dello splendore fulgente del pur piccolo tempio Pratihara, la rivelazione istantanea di tutto il suo incanto che a Kailash faceva dire immediatamente, nel suo giudizio di sintesi folgorante che già tutto aveva percepito e raccolto “ Ma è tutt'altro, ancora di più, di tutto quello che di più bello abbiamo visto ultimamente”. 



(Continua)                                              24 ottobre 2012