giovedì 11 febbraio 2021

Avec le temps tout s'en va?

Giorni or sono, risistemando in alcune cassapanche i documenti di cui ho svuotato le tante scatole che li contenevano, ho rinvenuto le fotografie che ritenevo fossero andate oramai perdute , di una memorabile festa dell’ Unità che avevo organizzato nel mio paese d’origine quando ne ero il giovanissimo segretario comunista di sezione , e vi h o ritrovato l’immagine più smagliante della mia bellezza di allora, in cui sono stato colto mentre chino di fronte ad un gruppo di compagni nel saluto a pugno chiuso, , sollevando un ginocchio mostravo un volto radioso di un sorriso abbacinante. L’ immagine risale oramai a quasi mezzo secolo fa, e nella sua disarmante oggettività visiva attualizza come se fossero persone odierne anziani compagni deceduti da decenni, giovani coppie di militanti ora settantenni od ottantenni, bambini intenti a guardare i giocattoli esposti tra i quali, una volta che le foto le ho pubblicate in face book, si sono emozionati di riconoscersi uomini oramai attempati. Tale pubblicizzazione di tali immagini, è stata l ‘occasione per rientrare con me in contatto di giovani adolescenti che allora frequentavo e che sono già alquanto avanti con gli anni, sconcertati di quanto il tempo di un’intera vita sia intanto passato, mentre sembra trascorso da allora poco più di un decennio. Un’intera epoca, invero,durante la quale ho ultimato i miei studi, è decorsa tutta la mia vita professionale ed al cui termine mi ritrovo in pensione già da quasi un decennio, loro ora insieme con i lori bambini e nella loro attività giunta al suo culmine, io con la mia famiglia d’adozione in un India non più remota e divenuta mia patria di studi e d’adozione, metà di ogni meta dei miei viaggi , non più un mero miraggio immaginario, come quando allora sospiravo , appresso a quegli adolescenti , “ oh, se un gruccione io fossi, verso l India in volo o l’Africa lontane“ Certo, quanto tutto è cambiato da allora, ho condiviso con gli adolescenti di allora, ma mi fa ora immensamente piacere quello che allora sono stato e rivedermi come tale, Quanto ai sogni di cambiamento di quei tempi, -era il 1973-, a chi si è rivisto in un concerto militante con la chitarra imbracciata e si è detto deluso di quanto sia nel frattempo avvenuto e si sia realmente concretizzato, ho replicato che comunque siano andate le cose, si è fatto da parte nostra tutto il possibile per un mondo migliore. E ad una mia ex studentessa, ora psicoterapeuta, meravigliata di quanto fossi allora bello in un cosi luminoso sorriso, mentre quando insegnavo non sorridevo mai, ho dolorosamente dovuto ricordare come a scuola mi ci recassi ogni giorno ad insegnarvi come una pecora condotta al macello, talmente la mia vulnerabilità e la sua brutalità provocava l’altrui farabuttaggine , in trent anni di insegnamento che sono stati trent anni di rientro continuo e di uscite brevi da un lager all’altro, sole tregue, di licenze brevi, le estati e le vacanze natalizie dei miei viaggi. Tali mie immagini mi stava particolarmente a cuore che pervenissero altresì al mio amico Kailash, per sentirne le vive reazioni. Vivendo egli In uno Stato dell’India dove a differenza del Bengala o dell’Andra Pradesh la parola comunismo è priva di risonanze e di correlazioni , ho alluso a un meeting party politico simile per il resto ai tantissimi che si svolgono nei mela ground dell India, o negli ashram adibiti ai banchetti nuziali all’aperto, con tavolate ove si mangia cucina tipica, musica canti e spazi espositivi. E chi era mai la donna alle mie spalle con la gonna sopra i ginocchi? E per quanto il mio abbigliamento fosse ordinario, pantaloni celesti svasati a zampa di elefante secondo la moda di allora, una t-shirt e d un gilet azzurro, come era superiore, ai suoi occhi, rispetto a quello secondo lui così trasandato che avevo riservato ai miei lunghi soggiorni in India, anche i miei calzari gli sembravano una ricercatezza rispetto alle pantofole che calcavo e scalcagnavo in India. E poi, che lunghi capelli. Quanto alla mia avvenenza per dirne la bellezza , ha usato le stesse parole che ebbe a pronunciare quella allora giovane donna alle mie spalle, quando ne vide l immagine fotografica” Sembravi un attore del cinema”. Solo che essa faceva immediatamente seguito, nei messaggi in whatsapp che avevo inoltrato per il mio amico, alle riproduzioni , sotto tutti i profili , richiamate da un link che avevo creato con una pagina di amazon dell ‘India, di due modelli del possibile sedile mobile per water cui dovrò acconciarmi nella sua casa al mio ritorno in india, non essendomi più possibile senza un doloroso travaglio defecare sulla indian toilet ( o latrina turca) che mi riserva la nostra abitazione in affitto. Che verificasse l’adattabilità ad essa del modello che insieme abbiamo prescelto, anche in ragione del peso corporeo che riesce a reggere, 135 chili, un requisito imprescindibile, ora che vuoi l ipotiroidismo, vuoi la scarsa mobilità della mia vita sedentaria al computer, la sofferenza artrosica di muovermi a lungo a piedi, gli incidenti continui che mi capitano se ricorro alla bicicletta, le limitazioni negli spostamenti imposte dal lockdown ,o il piacere consolatorio di ogni miseria corporea che ritrovo nella alimentazione, ciò tutto quanto congiura a farmi raggiungere i 120 chilogrammi di peso quando salgo sulla mia bilancia Il mio amico si è quindi schermito, quando gli ho chiesto di ricercare se nei general store locali fossero reperibili spazzole di ricambio a quella made in China dalla intelaiatura completamente in legno, che nelle sue setole mi passo non senza voluttà tra entrambe le natiche dopo avere defecato, perché il mio “big ash” si è oramai talmente ingrossato e arrotondato che non mi è possibile pervenire altrimenti nelle un tempo così ambite e magnificate plaghe del mio sfintere anale. Di più facile soluzione, ma ahimè tuttavia insufficiente a stornare il sentore di urina che emano quotidianamente, è stato come ovviare, con un vaso per lo scopino, a l fatto che comunque io urini comunque mi bagno, le innumerevoli volte che devo correre in bagno per la mia prostatite e per il diuretico che mi evita edemi alla mia gamba destra. Sarà comunque giocoforza, si è convenuto, che mi faccia confezionare in india su misure speciali extra dei larghi e lunghi kurta shalwar kameez , piuttosto scuri e tutt’altro che trasparenti, giacché oramai mutande e pantaloni da tuta, ad ogni mio movimento quando sono all’opera in una qualsiasi attività, si acciambellano fino a lasciarmi il culoscoperto come quello di una scimmia. Deo gratias, anche così, ad ogni riaprirsi degli occhi alla luce di un nuovo giorno