mercoledì 25 maggio 2016

Gentile Signora Cinzia 2


Gentile signora Cinzia,
grazie vivissimamente della sua cara lettera , in particolare per i  suoi auguri finali che mi rincuorano nella mia attività di ricerca,  come per la  sua disponibilità accordatami a leggerne dei referti,  che mi consente ora di trasmetterle  il réportage  della mia escursione in Amarkantak e Sohagpur.
Quanto a scrivere  una guida di Delhi, i lavori sono già in corso da tempo, ma delle mie peregrinazioni nella megacity ho lasciato in sospeso fin dall’anno scorso  la rielaborazione testuale, non di certo la sperimentazione dal vivo di itinerari e percorsi, perché ho ritenuto di dovere concentrare i miei sforzi nel portare a termine e nel  revisionare, interminabilmente, i réportages   sul patrimonio templare hindu del Madhya Pradesh, in quant’è l’area che vi intercorre tra Morena ed Amarkantak, inclusi a sud il distretto di Vidisha. ed il Bundelkand ch’è nell Uttar Pradesh.
L’esplorazione  ne è talmente fruttuosa , che per ogni tempio di cui compio la visita, ne scopro almeno un altro ancora da  raggiungere in un  futuro prossimo e  che finisce in lista.  Ed ai templi sconosciuti.  perché ignoti, si sono aggiunti quelli sconosciuti benché rinomati, per quanto la civiltà dei selfie. li ha  ridotti a sfondo a  cui voltare le spalle.
(In ogni modo ho perlustrato già quasi tutto il  patrimonio storico di Delhi, di cui più che una guida esaustiva, credo si debbano fornire saggi di itinerari esemplari, che  ne raccordino la visita del patrimonio monumentale con quello dell’architettura moderna e contemporanea,  non solo fornendone una descrizione dettagliata di ampio respiro storico e culturale, ma indicando nei minimi dettagli  il modo concreto di pervenire a destinazione, in un work che sia in progress con i lavori stessi di ampliamento della metropolitana. Tra linee viola, gialle e blu,  non basta di certo fornire  il dato della stazione più vicina all’ opera che il lettore intende visitare, per assicurargliene  quindi il raggiungimento finale, ci si ritroverebbe per lo più tra conducenti e popolazione locale, spesso di recente insediamento, a cui né i nomi degli edifici né il nome delle vie dicono nulla,  e a cui solo l’abracadabra di  formule quali “R.K. puram sector six” può schiudere la mente, come mi è capitato di riscontrare per il complesso delle tombe Wazirpur in Ramakrishnapuram area.)
Lo scritto che  le ho così trasmesso in allegato  non è né impeccabile, né definitivo. Non so quanto la mescolanza dei  discorsi e delle esperienze vi sia opportuna. Ma una loro eventuale separazione, con una risoluzione ipertestuale del loro rapporto, non mi costerebbe  una fatica improba.
Il testo sconta inoltre la miniaturizzazione inevitabile delle sue immagini, già compresse nella versione originaria che figura  in rete.
 Venendo infine di nuovo a  Rana Dasgupta e a Kurwant Singh, sono per me un felice motivo per ringraziarla ulteriormente,  per avermene assolutamente consigliato la lettura.
Archiviato temporaneamente Dasgupta, magnifico illustratore, a suo giusto dire, di come anche l' India globale tenda a variegarsi in una gerarchia spropositata di fortune e di sorti, vedrò ora di affrontare Khushwant Singh. di Delhi A Novel. Si, lei me l’aveva già suggerito, e di recente ho acquistato in Delhi una copia in inglese dell’opera. La prima impressione è stata ottima, e mi sembra che Kushwant Singh avrò modo di amarlo parecchio, nella corporalità viscerale della sua scrittura.
Con le mie più vive felicitazioni augurali quanto alla sua attività di insegnamento e di ricerca, auspicando che la lettura dei miei scritti ne sia un momento di un certo interesse e piacere,
un caro saluto
Odorico Bergamaschi
 
 



Varianti precedenti

Gentile signora Cinzia,
grazie vivissimamente della sua cara lettera , in particolare per i  suoi auguri finali che mi rincuorano nella mia attività di ricerca,  come per la  sua disponibilità accordatami a leggerne dei referti,  che mi consente ora di trasmetterle  il réportage  della mia escursione in Amarkantak e Sohagpur.
Quanto a scrivere  una guida di Delhi, i lavori sono già in corso da tempo, ma delle mie peregrinazioni nella megacity ho lasciato in sospeso fin dall’anno scorso  la rielaborazione testuale,  non  di certo la sperimentazione dal vivo di itinerari e percorsi, perché ho ritenuto di dovere concentrare i miei sforzi nel portare a termine e nel  revisionare, interminabilmente, i réportages   sul patrimonio templare hindu del Madhya Pradesh, in quant’è l’area che vi intercorre tra Morena ed Amarkantak, inclusi a sud il distretto di Vidisha. ed il Bundelkand ch’è nell Uttar Pradesh.
L’esplorazione  ne è talmente fruttuosa , che per ogni tempio di cui compio la visita, ne scopro almeno un altro ancora da  raggiungere in un  futuro prossimo e  che finisce in lista.  Ed ai templi sconosciuti.  perché ignoti, si sono aggiunti quelli sconosciuti benché rinomati, per quanto la civiltà dei selfie. li ha  ridotti a sfondo a  cui voltare le spalle.
(In ogni modo ho perlustrato già quasi tutto il  patrimonio storico di Delhi, di cui più che una guida esaustiva, credo si debbano fornire saggi di itinerari esemplari, che  ne raccordino la visita del patrimonio monumentale con quello dell’architettura moderna e contemporanea,  non solo fornendone una descrizione dettagliata di ampio respiro storico e culturale, ma indicando nei minimi dettagli  il modo concreto di pervenire a destinazione, in un work che sia in progress con i lavori stessi di ampliamento della metropolitana. Tra linee viola, gialle e blu,  non basta di certo fornire  il dato della stazione più vicina all’ opera che il lettore intende visitare, per assicurargliene  quindi il raggiungimento finale, ci si ritroverebbe per lo più tra conducenti e popolazione locale, spesso di recente insediamento, a cui né i nomi degli edifici né il nome delle vie dicono nulla,  e a cui solo l’abracadabra di  formule quali “R.K. puram sector six” può schiudere la mente, come mi è capitato di riscontrare per il complesso delle tombe Wazirpur in Ramakrishnapuram area.)

Lo stato del patrimonio monumentale di Delhi non mi sembra che debba indurmi ad una corsa contro il tempo.In Delhi, che uno spazio verde residuo permanga intorno ai monumenti che non conservano sincretisticamente  funzioni sacre, come il Firoz Shah Qotla o il Sultani Ghari, è di certo di incidenza vitale perché sopravvivano integrati alla realtà sociale circostante,  sia esso un parco giochi  o di ricreazione per  gruppi di amici e coppie e genitori e figli, . come nei pressi felici delle tombe Wazimpur, o delle  Bare e Chota kan ka  Gumbad, o un appezzamento verde in cui ci si ritrova  per scommettere al gioco o bere alcolici  - come nel riquadro antistante la stessa Begunpur  Masjid-  se non anche per consumare stupefacenti,  come la tomba Darya Khan Lohani , o pur anche  per spidocchiamenti, come le stesse tombe Wazirpur o la Lal Gumbad, altrimenti i monumenti li ritrovi pur se restaurati in stato di assedio edilizio,  letteralmente asserragliati dai condomini circostanti,  che sembrano come  aspettarne solo la resa di una fatale caduta, ed è il caso della Kirki Masjid. o del mausoleo di Mubarak Shah, tacendo qui delle tombe e delle moschee nei parchi  veri e propri , ove come è lecito attendersi si popolano di convegni amorosi, non escluso il Purana Qila.)




Lo scritto che  le ho così trasmesso in allegato  non è né impeccabile, né definitivo. Non so quanto la mescolanza dei  discorsi e delle esperienze vi sia opportuna. Ma una loro eventuale separazione, con una risoluzione ipertestuale del loro rapporto, non mi costerebbe  una fatica improba.
Il testo sconta inoltre la miniaturizzazione inevitabile delle sue immagini, già compresse nella versione originaria che figura  in rete.
 Venendo infine di nuovo a  Rana Dasgupta e a Kurwant Singh, sono per me un felice motivo per ringraziarla ulteriormente,  per avermene assolutamente consigliato la lettura.
Archiviato temporaneamente Dasgupta, magnifico illustratore, a suo giusto dire, di come anche l India globale tenda a variegarsi in una gerarchia spropositata di fortune e di sorti, vedrò ora di affrontare Khushwant Singh. di Delhi A Novel. Si, lei me l’aveva già suggerito, e di recente ho acquistato in Delhi una copia in inglese dell’opera. La prima impressione è stata ottima, e mi sembra che Kushwant Singh avrò modo di amarlo parecchio, nella corporalità viscerale della sua scrittura.
Con le mie più vive felicitazioni augurali quanto alla sua attività di insegnamento e di ricerca, auspicando che la lettura dei miei scritti ne sia un momento di un certo interesse e piacere,
un caro saluto
O B.



 

Una cosa da dirsi. La mia impresa su  Delhi richiede che possa accreditarmi non solo come ricercatore indipendente, in certi edifici moderni o contemporanei che debba visitare o descrivere.
La ringrazio della consapevolezza che mi ascrive dell india moderna e contemporanea.
Solo che non è cosi, per un mio ritrarmi dalla partita in corso come l’altro giocatore si mostri viscido o infido ( Jeunesse, oisive jeunesse , par trop de delicatesse j’ai pérdu ma vie) ,  o  per  l’ inaccessibilità ostica dei linguaggi speciali e settoriali dei media indiani., della loro democrazia recitativa.
Così è bastato che un bramino locale mi aprisse come fosse casa mia  una abitazione da cui mi diceva ch’era esclusa tutta la gente locale , perché da quel primo giorno non mi rivedesse più tra le sue mura.
Quanto ai nostri autori indiani, archiviato temporaneamente Dasgupta, magnifico illustratore, a suo giusto dire, di come anche l India globale tenda a variegarsi in una gerarchia spropositata di fortune e di sorti, dall infinitamente ricco alll infinitamente misero, vedrò ora di affrontare il meno ostico Khushwant singh. di Delhi A Novel. Si,lei me l’aveva suggerito e di recente ho acquistata in Delhi una copia in inglese dell’opera, una cui citazione in facebook mi è valsa un ringraziamento di un certo Marco Vasta.
La prima impressione è ottima, e mi sembra che avrò modo di amarlo parecchio, nella corporalità accomodante della sua gran scrittura.
Con le mie più vive felicitazioni augurali quanto alla sua attività di ricerca, auspicando che la lettura dei miei scritti ne sia un momento di un certo interesse e piacere,
O B.




 pertanto le trasmetto non sono certo impeccabili , ne varietur.
Non so quanto la mescolanza dei discorsi e delle esperienze di viaggio sia espressivamente felice.
Così non fosse, non mi costerebbe gran che fatica  la loro eventuale separazione consensuale.-
A l mio report sull’escursione in Amatkantak, sohagpur, ho aggiunto quello di uno dei miei metro-tours in Delhi, visto il suo apprezzamento dei miei intenti a propositoE  un’attività che ho lasciato in sospeso, sia solo nella redazione dei testi, non già nella sperimentazione dal vivo di itinerari e percorsi, perché ho ritenuto bene concentrare la mia attività di scrittura, data la mia età e i miei vacillamenti,  nella  ultimazione- interminabile dei referti scritti  sul patrimonio di templi hindu del Madhya pradesh, nell’area intercorrente tra Gwalior Morena ed Amarkantak, incluso a sud il distretto di Vidisha. Solo che esso è tale, che per ogni tempio di cui conseguo la visita, ne scopro un altro ancora da  raggiungere che finisce in lista.  Ed ai templi sconosciuti  perché ignoti si sono aggiunti quelli sconosciuti benché rinomati, per quanto  li ha  ridotti a sfondo cui voltare le spalle la civiltà dei selfie.
l’idea di  articolare metropolitanicamente gli itinerari in delhi,  l ho concepita personalmente per ritrovarla applicata da blu guide di Sam Miller e ancor più nella bellissima ***, tutta concentrata sull’architettuura moderna e contemporanea di Delhi.
Solo che  restano concepite a tavolino,  mentr’io voglio rifarmi a ciò che mi ha insegnato e ancora mi insegni la viva esperienza, che si ritrova di più in Delhi, di Lucy, promossa dall intach. Ma complementariamente alla guida antecedente è tutta concentrata sulla  sola Delhi antica. e opera più di una architetto che di una storica dell’arte.
Dasgupta, khuswant singh
Una cosa da dirsi. La mia impresa su  Delhi richiede che possa accreditarmi non solo come ricercatore indipendente, in certi edifici moderni o contemporanei che debba visitare o descrivere.
La ringrazio della consapevolezza che mi ascrive dell india moderna e contemporanea.
Solo che non è cosi, per un mio ritrarmi dalla partita in corso come l’altro giocatore si mostri infido o  per  l’ inaccessibilità dei linguaggi speciali e settoriali dei media indiani.
Così è bastato che un bramino locale mi aprisse come fosse casa mia  una abitazione da cui mi diceva ch’era esclusa tutta la gente locale , perché da quel primo giorno non mi rivedesse più tra le sue mura.

grazie ugualmente della sua lettera e della disponibilità accordatami,.. I testi che pertanto le inviuo non sono certo impeccabili , ne varietur, e la loro "trasmettibilità" ha richiesto la miniaturizzazione di immagini già compresse di suo.
Non so quanto la mescolanza dei discorsi e delle esperienze di viaggio vi sia espressivamente felice.
Così non fosse, non mi costerebbe gran che fatica  la loro eventuale separazione consensuale.-
L’idea di articolare metropolitanicamente gli itinerari in Delhi, in progress quanto le sono le linee metropolitane della megacity , l ho concepita personalmente per ritrovarla applicata dalla blu guide dell India di Sam Miller e ancor più nella bellissima Architectural Guide di Delhi , tutta concentrata sull’architettuura moderna e contemporanea di Delhi.
Solo che entrambe le guide sono rimaste concepite a tavolino, mentr’io voglio rifarmi a ciò che mi ha insegnato e ancora mi insegni la viva esperienza, che si ritrova di più in Delhi, di Lucy Peck, promossa dall Intach. Ma complementariamente alla guida antecedente, è tutta concentrata sulla sola Delhi antica. d è opera più di una architetto che di una storica dell’arte.
Una cosa è ancora da dirsi in merito. La mia impresa su Delhi richiede che possa accreditarmi non solo come ricercatore indipendente, in certi edifici moderni o contemporanei che io debba visitare o descrivere, e che siano sede di attività delicate.
La ringrazio della consapevolezza che mi ascrive dell India moderna e contemporanea.
Solo che non è cosi, per un mio ritrarmi dalla partite in corso come l’altro giocatore si mostri viscido o infido ( Jeunesse, oisive jeunesse , par trop de delicatesse jìai perdu ma vie) , o per l’inaccessibilità ostica dei linguaggi speciali e settoriali dei media indiani.
Così è bastato che un bramino locale mi aprisse come fosse casa mia una abitazione da cui mi diceva ch’era esclusa la gente locale , perché da quel primo giorno non mi rivedesse più tra le sue mura.
Quanto ai nostri autori indiani, archiviato temporaneamente Dasgupta, magnifico illustratore, a suo giusto dire, di come anche l India globale tenda a variegarsi in una gerarchia spropositata di fortune e di sorti, dall infinitamente ricco alll infinitamente misero, vedrò di affrontare il meno ostico Khushwant singh. di Delhi A Novel. Si,lei me l’aveva suggerito e di recente ho acquistata in Delhi una copia in inglese dell’opera, una cui citazione in facebook mi è valsa un ringraziamento di un certo Marco Vasta.
La prima impressione è ottima, e mi sembra che avrò modo di amarlo parecchio, nella corporalità accomodante della sua gran scrittura.
Con le mie più vive felicitazioni augurali quanto alla sua attività di ricerca, auspicando che la lettura dei miei scritti ne sia un momento di un certo interesse e piacere,
O B.



Belll Italia, amate sponde

Più s’avvicina il tempo del mio rientro, più mi si rivolta lo stomaco a dover lasciare le persone che qui amo per far rientro in un Paese che più bello non ce n’è uno,  dove di quel che penso e sento anche nella cerchia degli affetti più stretti non importa un fico secco,  perché la sola cosa che di me conta è il peso o la stazza. Quanto poi alle paranoie identitarie  disumane  dei discorsi da bar o alla sua democrazia recitativa….

Nota di teologia politica

Se è vero ciò che sostiene Vito Mancuso nel “ destino di Dio”,  c’è fin nel cristianesimo delle origini una contraddizione tra il Dio in cui crede Gesù nella sua coscienza ebraica, ed il Dio che in lui si rivela, come Dio di misericordia assoluta.  E questo spiega il pluralismo originario del cristianesimo, e perché dal cristianesimo possano trarre origine le più opposte teologie politiche o prassi del cristianesimo, a seconda , per semplificare, che se ne desuma un liberalismo ispirato dalla negatività del prossimo come rischio o pericolo, dalla sostanziale paura che esso suscita, o un liberalismo ispirato dalla sua necessità per realizzare la nostra stessa libertà, e dalla sua anteposizione al nostro stesso io, a qualsiasi costo... Per cui la domanda saliente che resta e si pone per un cristiano, pur nell’ottica condivisa della secolarizzazione del sacro, è quale teologia politica ,  alla luce dell' antropologia cui l apre la propria fede, nella legge, oltre la legge degli uomini, a seconda che il vangelo l'ispiri alla difesa del prossimo e dell’alterità , o a difendersene in una roccaforte identitaria di riti, miti e credenze, quasi che Dio avesse una sua religione,  e attivasse la sua grazia solo per chi ne formula la richiesta nelle sue prassi di rito.

venerdì 13 maggio 2016

il nostro canto più alto

Lo sconcerto mi riassale , come mi ripiego su me stesso, nel sentirmi tanto giovane e vivo, un immortale,  nello stesso mio corpo che sempre più è decrepito e segnato dal tempo,  quanto nei suoi passaggi a vuoto dei suoi furori a delinquere, ed appigli a futilità, si  sente eterna la mia mente infiammabile,  che non vuole saperne di avere da morire, al tempo stesso che sempre più la morte si iscrive nella sua carne e nei suoi vaneggiamenti,.
E di tanti anni passati, più che il cumulo e il peso,  avverto l’assenza o il vuoto della dimenticanza, che preferisce l’ oblio della loro cancellazione,  al palpito di affetti  e visioni di care memorie o di emozionanti esperienze,  tale è il gravame di vergogna e indecenza che si recano appresso,  il senso di un passato terribile, rovinato e fallito,  ( Bonhoeffer, la fragilità del male, 85), per bello che sia ciò che ho altrimenti  vissuto o prodotto di disconosciuto,  il cui  splendere è solo un barbaglio, nel  gran niente alle spalle del rimosso di  tutto il disonore e il ridicolo che mi è costato vivere,  per  troppa delicatezza o fragilità o viltà  debole che così sia stato.
Una disastro della sola sorte che mi è stata concessa, cui la sola riparazione possibile è non venir meno al compito assuntomi ed a quanto mi è dato di grande qui in India, facendo di Kailash e dei suoi figli i miei cari, di Mohammad il mio devoto amato ragazzo,  dei templi che riesumo la mia cura culturale in cui ogni vincolo si annodi , ivi intessendo di fedeltà,  nella accettazione delle limitazioni feconde e della misura che è rinuncia   ad ogni altra lusinga,  o  velleità del mondo, il futuro che mi resti da vivere,

“ Poi resterà solo andare avanti/ e sarà questo il nostro canto più alto” (  mia auto-citazione)

sabato 7 maggio 2016

Ecloga indiana XI


Versione breve 

“You 're like a  bàrgad”, “
mi dice d’improvviso Mohammad,
in riva al talab,
tra un seguito e l’altro,
con la Laila di cui è Majdun
dei capitoli del libro dell’amore che mi sta compitando

il primo che insegna/ recita che l’amore è vita,
il secondo che è cieco,
 il terzo quanto è  pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede lontananza, se è speciale,
 il sesto, che è indimenticabile,
il settimo com' è incredibile..."

“ E perché  son' io un banyan?”,
gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero,
che a impresa del Raj,
 fin esso a farsi gigantesco splendore
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita,
 (madide le mie tempie di inebriato elefante,
di ritorno a lui ora  da un'apsara
in  una smorfia di noia,
ad un nudo Niirriti accanto della mia morta/ vinta sorte)

“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu  copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore,
per lui l “uncle”,
cuius amor, di cui l’amore  si deposita al fondo, così tanto,
devo farmi il guaritore ferito,
che già ne fu l’ infestante,

(oh,) l’eccedenza stessa da  lui allora elargitaci
l’acqua più amara dell’offerta della sua gelosia,
quand’io già m’illudevo, ad un incanto dei miei anni finali,
che Mohammad fosse la delizia di noi tutti.




“così ora eccomi And now I 'm here Babbà Bargàd”,
Così ora eccomi Babbà Bargad
 scherzo e rido con il ragazzo,
(attempato fenicottero nella regione del vento,
con lui consumandomi nel trascorrere del tempo,)
in fervida  devota attesa, trepidando, con timore e tremore,
 nel sole che traluce al tramonto lo specchio delle acque,
che sia la  volpe che ama il Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa.

Ecloga indiana XI


Versione breve 

“You 're like a  bàrgad”, “
mi dice d’improvviso Mohammad,
in riva al talab,
tra un seguito e l’altro,
con la Laila di cui è Majdun
dei capitoli del libro dell’amore che mi sta compitando

il primo che insegna/ recita che l’amore è vita,
il secondo che è cieco,
 il terzo quanto è  pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede lontananza, se è speciale,
 il sesto, che è indimenticabile,
il settimo com' è incredibile..."

“ E perché  son' io un banyan?”,
gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero,
che a impresa del Raj,
 fin esso a farsi gigantesco splendore
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita,
 (madide le mie tempie di inebriato elefante,
di ritorno a lui ora  da un'apsara
in  una smorfia di noia,
ad un nudo Niirriti accanto della mia morta/ vinta sorte)

“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu  copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore,
per lui l “uncle”,
cuius amor, di cui l’amore  si deposita al fondo, così tanto,
devo farmi il guaritore ferito,
che già ne fu l’ infestante,

(oh,) l’eccedenza stessa da  lui allora elargitaci
l’acqua più amara dell’offerta della sua gelosia,
quand’io già m’illudevo, ad un incanto dei miei anni finali,
che Mohammad fosse la delizia di noi tutti.




“così ora eccomi And now I 'm here Babbà Bargàd”,
Così ora eccomi Babbà Bargad
 scherzo e rido con il ragazzo,
(attempato fenicottero nella regione del vento,
con lui consumandomi nel trascorrere del tempo,)
in fervida  devota attesa, trepidando, con timore e tremore,
 nel sole che traluce al tramonto lo specchio delle acque,
che sia la  volpe che ama il Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa.

Ecloga indiana XI


Versione breve 

“You 're like a  bàrgad”, “
mi dice d’improvviso Mohammad,
in riva al talab,
tra un seguito e l’altro,
con la Laila di cui è Majdun
dei capitoli del libro dell’amore che mi sta compitando

il primo che insegna/ recita che l’amore è vita,
il secondo che è cieco,
 il terzo quanto è  pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede lontananza, se è speciale,
 il sesto, che è indimenticabile,
il settimo com' è incredibile..."

“ E perché  son' io un banyan?”,
gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero,
che a impresa del Raj,
 fin esso a farsi gigantesco splendore
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita,
 (madide le mie tempie di inebriato elefante,
di ritorno a lui ora  da un'apsara
in  una smorfia di noia,
ad un nudo Niirriti accanto della mia morta/ vinta sorte)

“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu  copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore,
per lui l “uncle”,
cuius amor, di cui l’amore  si deposita al fondo, così tanto,
devo farmi il guaritore ferito,
che già ne fu l’ infestante,

(oh,) l’eccedenza stessa da  lui allora elargitaci
l’acqua più amara dell’offerta della sua gelosia,
quand’io già m’illudevo, ad un incanto dei miei anni finali,
che Mohammad fosse la delizia di noi tutti.




“così ora eccomi And now I 'm here Babbà Bargàd”,
Così ora eccomi Babbà Bargad
 scherzo e rido con il ragazzo,
(attempato fenicottero nella regione del vento,
con lui consumandomi nel trascorrere del tempo,)
in fervida  devota attesa, con timore e tremore,
 nel sole che traluce al tramonto lo specchio delle acque,
che sia la  volpe che ama il Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa.