lunedì 31 dicembre 2012

Seamus Haney Perch Persico Traduzione



Buon anno, nel tutto di ogni cosa che scorre e del persistere saldo dell’andare del mondo.

SEAMUS HEANEY
Perch  ( Electric Light 2001)

Perch on their water-perch hung in the clear Bann
River
Near the clay bank in alder-dapple and waver,
Perch we called "grunts," little flood-slubs, runty
and ready,
I saw and I see in the river's glorified body
That is passable through, but they're bluntly
holding the pass,
Under the water-roof, over the bottom, adoze,
Guzzling the current, against it, all muscle and slur
In the finland of perch, the fenland of alder, on air
That is water, on carpets of Bann stream, on hold
In the everything flows and steady go of the
world.

Persico

Persici nel loro posatoio d’acqua sospeso nel terso fiume Bann,
Presso la riva argillosa in screziature d’alno e guizzanti,

Persici che chiamavamo “grugnitori”, piccoli ringrossi di piene, minuscoli e svelti,
Io li vidi e li vedo nel corpo glorificato del fiume

che è ben attraversabile, ma essi  si attengono fermamente al guado,
sotto il tetto d’acqua , sopra il fondale , inassopiti,

ingurgitando la corrente, di contro ad essa,  tutti muscoli e chiazze,

nella terra di pinna del persico, la terra di palude dell’alno, su aria

che è acqua, su tappeti del ruscello Bann, su in sospensione
 nel fluire di ogni cosa e nell’andare solido del mondo. 

Sesta Ecloga Indiana Prima versione/ Ecloga settima frammenti


Cala l’ombra dei monti sui casolari fumanti,
di sterpi  e sterco dai bracieri esalanti,
s’annida la luna tra le mahua ritorte,
cede il sole la sua luce di sangue al fiume che scorre,
nella successione dei mesi che volge alla fine dell’anno
 anche il Natale,
la notte dell'amico scosso dal pianto per la bufala morta
che cercava conforto nel calore del corpo dei figli
 accanto nel sonno,
con la vigilia in cui nell’albero al limitare del colle
vedevi il ramo a cui appenderti al sole,
e ora chi è stato ospite sverna già al Sud, è  in Irlanda che urla di nuovo contro i ritrovati  snackers,
radica nel Bangladesh  la coltura del neem,
in tutti con un curry speziato
infuso un nostro lascito di folli speranze,
quando è stato solo ieri che l’uccelletto Ashesh,  di ritorno furtivo,
 ci ha già lasciato e derubato di nuovo,
come se nulla fosse stato, dell’incanto nel parco,
di appostarci alla vista di antilopi e cervi,
del viaggio, di piccoli uomini,
intrapreso con Ajay, al villaggio dei nonni,
per le forniture  del negozio e la riscossione dei crediti ,

seguitando, tra le nebbie,
la crescita dei germogli infestati di grano,
dei  bei volti amici intenti ad  apprendere  e degli inquisitori di turno,
ogni freddo/fumido  mattino Kailash  infreddolendosi all’arrivo dei treni
per intercettare nel flusso l’occasionale turista,
Vimala, l’infinitesima volta,
nel risospingere il riflusso di acqua in cortile,
tra i bambini che pettinati e rilavati
si avviano a scuola in tuctuc,
mentre Chandu può dormire ora più a lungo sotto le coltri
ora che a noi tutti si è provveduto un giaciglio.
Ma pur se il viride miglio delle suore ne ravviva la  grotta,
ora che l’anno finisce felice
è la nostra mangiatoia il pagliericcio di un morto bambino
nel cui astringerci crepita il fuoco.



Egloga indiana settima frammenti spersi

E quando le opere parevano morte,
inutile ogni sforzo intentato,
che solo fosse protratta la resa,
un nuovo splendore illumina i giorni,
la vacca tra la pula che lecca il vitello,
(la senape nei campi che germoglia col grano,)
 la senape nei campi che germoglia, dinuovo con il grano
germoglia di nuovo,
e pur nei presagi di essere tolto via da ogni giorno (della fine),
e la sera non è tenebra ombra di sventura
quando cala dai colli sui fumi sospesi dei fuochi,
velami dell’aria che imbruna
 le aie e i coltivi,
che   oscura oscurando le campanule protese slanciate tra i fili ritorti,
ora che l’acqua del fiume trascorre più ancora
immota imperturbata  al tramonto,  nel volgere a un nuovo mattino ch’ è nel primo mattino di luce anche nell’ombra
agli armenti  che vi pascolano lenti/ quieti
dove  è luce anche l’ombra,
e di riparo conforto è anche il tugurio di stracci ed infissi,
della prole di guardia
“ ru…pees, ru..pees,
pigolando come gli uccelli tra i rami la prole di guardia,
solo  l’ incanto benedicesse anche i letamai dove rovistano insieme maiali e bambini,
solo il canto degli uccelli sovrastasse
il pigolio degli “hello, rupees”  dei piccoli
come esci per  strada,

il tugurio di stracci ed infissi dove giace la prole di guardia,
 e tu potessi confidare poichè senti e sai che nulla potrà più andare perduto
di quanto sia stato il dolore dei giorni,
ora che l’amico forse ha preso il passo
di chi sa essere per gli altri,

prima che tutto s intorbidi ancora nel in tal gorgo,
 che al letale sospetto
sotto i cieli non ci sia più latitudine o longitudine per chi differisce non è come gli altri,
 e l’amarezza sia il flutto che risale da tutto quanto è trascorso,

ma come Vimala lascia le coltri
che dolce tepore
prenderne il posto accanto al mio Chàndu,
infinitamente/delicatamente accarezzarlo nel sonno,
presagendo nella fitta il dolore che il dono di grazia
sia il sopravvivere anche alla sua perdita,

mentre lente le nuvole gonfiano l’arco dei cieli,( gennaio febbraio2013)
altro di tremendo e risorto
ancora ci attende ( 18 marzo 2013
.................................................

domenica 30 dicembre 2012

At Toomebridge

Seamus Heaney


At Toomebridge (from Electric Light 2001)



Where the flat water

Came pouring over the weir out of Lough Neagh

As if it had reached an edge of the flat earth

And fallen shining to the continuous

Present of the Bann.



Where the checkpoint used to be.

Where the rebel boy was hanged in '98.

Where negative ions in the open air

Are poetry to me. As once before

The slime and silver of the fattened eel.



Dove la colma piatta dell’acqua

Veniva a riversarsi oltre la chiusa di Lough Neagh,

Come se avesse raggiunto un’orlo della terra piatta

E ricadeva schiumante di luce al continuo

presente del Bann.

Dove il checkpoint era situato.

Dove il ragazzo ribelle fu impiccato nel ’98.

Dove ioni negativi all’aria aperta

Sono per me poesia. Come una volta, anche prima,

Il viscoso e l’argento dell’anguilla ingrassata



mercoledì 26 dicembre 2012

26 dicembre 2012

Cronaca 26 dicembre




La ritrovata armonia e gentilezza umana tra me e Kailash è stata turbata in tarda mattinata dall’arrivo di una telefonata che preannuncia una nuova enquiry sui miei modi di vita e sulle ragioni del mio stare in khajuraho, sullo stato familiare di kailash, su padre, fratello, figli, moglie.. Mi sono protratto in face book fino al tardo pomeriggio, sortendone tali considerazioni

E nuove enquiries, sulle base di nuove delazioni, per accertare se in India fumi marjuana, mi ubriachi, o faccia sesso irregolarmente...L'ultima supposizione è la più dolorante, per me ed il mio amico, perchè, per egli con la moglie, per me altrimenti,"no more sex, no more love... , dopo la morte del nostro bambino Sumit ( per usare le parole del mio amico, nel suo pianto a dirotto, dopo avere appreso di recente della morte della sua piccola bufala). Quanto a marjuana, sono forse l'unico straniero a cui non sia mai stata offerta da che vivo a Khajuraho ( talmente ho l'aria di fumarla, ed è virtuosa la gente locale). E così ho interloquito con Marzio d’anselmo, dal Bangladesh



lettera in risposta a quel che ha scritto in Facebook un mio caro e recente giovane amico , dal Bangladesh

E’ una vita fantastica,

soprattutto perché non hai mai la certezza ci sia la luce,

perché per avere l'acqua calda devi scaldarla,

perché l'unico cesso comune è alla turca,

perché i panni si lavano con la cenere e l'acqua del pozzo,

perché ci sono mille modi per comunicare

e ci siamo ricordati come si faceva ad essere felici e ridere senza alcool e feste...

Tenetevi i vostri letti comodi,

gli scaldini elettrici

e i vostri cazzo di iphone 5.

Venite a riprendermi se ci riuscite....



Così mi sono sentito di rispondergli

“Qualcuno mi ha accusato di essere snob nel sostenere le stesse tue posizioni. Oggi però francamente non me la sento di cibarmi con ortaggi cotti alla brace dalla mia famiglia indiana con pani di sterco. Vedremo di nutrircene lo stesso. E defecare in un cesso alla turca è una pena artrosica indicibile, per i miei arti inferiori, per tacere di come mi ritrovi quando resto in assenza di carta igienica. Comunque, trovo la inconcludenza della discussione dei tuoi interlocutori sulla bontà o sulla cattiveria dell'uomo, quale male originario o quale derivato delle situazioni economico-sociali, un esito scontato dell’umanitarismo più che della spiritualità religiosa.

Nei vangeli è detto " vi mando come agnelli in un branco di lupi,.non tra mammole gentili. Nella Baghavadghita è asserito che ciò che conta è agire secondo la propria legge morale, il dharma, nell'assoluta indifferenza ai frutti della propria azione ( che solo allora forse matureanno). Chi si aspetta di ricevere il bene nel farlo, che i poveri siano per ciò buoni e cari, smetta pure prima ancora di cominciare. Solo ieri dal mio amico indiano, con la cui famiglia coabito, sono stato trattato come se egli fosse un mio esattore fiscale, dopo che avevo rinunciato ad un libro esoso e a ogni altro agio personale per assicurare un vestito a ogni suo bambino, alla mia disponibile richiesta se ancora servisse riparare la cavigliera d'argento della moglie. Ne sono uscito folle e lui ancora di più, anche se tutto si è ricomposto in armonia. Concludo dicendo che comunque non credo che i poveri e i puri di spirito debbano essere preservati miseri e ignoranti per mantenersi integri, che ciò che conta è la condivisione, i grandi libri, l'arte, e la loro significazioni sono un bene dell'anima assoluto, senza dei quali si compartecipano solo i rifiuti condominiali della globalizzazione.Così credo



dopo un pranzo gioioso in terrazzo con Ajay, Ashesh, Kailash e Chandu delizioso, a base delle verdure cotte alle braci dello sterco di vacca in cui in mattinata ci si era riscaldati in cortile, ne sono uscito fuori ( venuto a capo), ad un’ulteriore ripresa, solo quando il sole era ormai uscito sfolgorante e caloroso dalle nebbie mattutine sulle lenzuola stese sui terrazzi dintorno, per una nuova sortita vana alla filiale della Canara Bank, l’ennesima perdita di tempo per accertare a che punto morto fossero le pratiche per l’apertura di un mio conto corrente, nel cui travaglio penoso Kailash mi ha raggiunto dalla stazione ferroviaria, in cui il treno delle 6 del mattino era finalmente arrivato quando erano già trascorse le tre pomeridiane, senza che i pochi turisti esausti intendessero seguirne la committenza in hotel. Vi è sopraggiunto, come si aspettava, per constatare di persona come entrambi fossimo gente di nessuno per anche per il dirigente commerciale di questa branca, che non ci degnava neanche di uno sguardo tra l una e l’altra telefonata strisciante nei confronti lumachevoli di qualche pezzo grosso importante. Frattanto Ajay e Ashesh ci avevano lasciati per recarsi di propria iniziativa in Byathal , dove si prenderanno cura del negozio di Kailash, e chiederanno al ragazzo che vi è addetto e al padre di Kailash quali articoli occorra ordinare in Chhttarpur dove ci recheremo domani per l’enquiry, nel dargli ferme disposizioni di non vendere a credito più niente ai dalit, da immemore tempo tranquillamente insolventi, di passare di casa in casa col loro nonno per riscuotere i crediti in sementi o rupie. E’ il frutto del dialogo in cui l’altro ieri mi sono intrattenuto con i nostri due ometti al punto di sosta sulla via delle Raneh falls, dicendo loro dopo le scene di follia intercorse tra me e kailash, che dovevano invece darsi da fare con me per aiutarlo volendogli bene, perché da solo lui non può più concludere gran che.

Visto l’andazzo nell’ufficio del manager, che non si prendeva nemmeno cura di stare a sentire quello che inframmezzavamo tra le sue telefonate, tutto rivolto al solo alternarsi di dati al computer, lo abbiamo lasciato nel suo viscido affanno di scompigliatore di disordinate carte, per risollevarcene consumando dosa e idli nel Madras Cafe, dopo di che, visto che era già troppo tardi per recarmi al museo archeologico, mi sono inoltrato verso i jain temples per ricercarvi invano, a un prezzo che non fosse il quadruplo del suo effettivo valore, il volume di Devangana Desai The religious imagery of Khajuraho, e inoltrarmi in bicicletta, sulla via di Jathkara, nel chiarore lunare soffuso tra i campi e i fuochi accesi dei casolari fumanti, incantato dall’astro lunare tra le frondosità ritorte delle piante di mahua.

Al ritorno lo stato deprimente di sentirci gente di nessuno ci ha agevolato l’ingresso nel sonno.

Al computer, questo commento di Valentino al mio stato di cose

“Caro Odorico, stai scoprendo l'altra India quella che, proprio questa mattina, alle 4 di notte, ha fermato un mio insegnante (ex studente), responsabile dell'ufficio, per schiaffeggiarlo, con la motivazione:" Ti stai allargando troppo!". Erano 4 sconosciuti, sicuramente mandati da qualcuno all'interno della scuola, oppure fuori (per indisciplina). Sicari. Per la cronaca, l'insegnante si stava recando al Tempio per pregare! Mi dispiace, ma devi fartene una ragione. Campbell rimase sbalordito, sessant'anni fa, quando visito' per la prima volta questo Paese. Scopri' che si stava avviando verso una brutale westernalizzazione. Regalo dei British!



Oggi così gli ho replicato

Caro Valentino, Un altro risvolto repellente dello stato di cose indiano è come si sia ( manzonianamente) gente di nessuno, in quanto stranieri o indiani di casta inferiore, per i rivoltanti e striscianti general manager locali di banche o agenzie, che è come se nemmeno fossimo entrati in ufficio io ed io mio amico, quando torniamo inutilmente a chiedervi di aprirmi un conto corrente per aiutarlo a intraprendere una q ualsiasi attività, gli stessi che strisciano come larve di vermi e si fanno tappetini umani di un servilismo ributtante, se è un brahimino o un bundela o raja locale che compare a loro davanti.



giovedì 20 dicembre 2012

every class has




Gabriella Parra parece que sí, pero sólo en aquella parte del mundo que piensa que está evolucionado más que otras...


Valentino Giacomin Gabriella, ti rimando il commento al cartoon che rappresenta il docente all'inizio dell'anno e alla fine.













Cara Gabriella, non credi che sia arrivato il tempo di reagire? Ho letto relazioni drammatiche scritte da insegnanti frustrati, che erano stati umiliati, offesi, angariati dai loro studenti durante l'anno scolastico. HO saputo di insegnanti che hanno dovuto ricorrere alla psicoterapia per curare le ferite psicologiche inferte dalla classe. Le aule sembrano trasformate in arene per gladiatori. Altro che Templi del sapere! A fronte di questa drammatica situazione, non credi che sia il caso di cominciare a interrogarci per trovare delle risposte, delle soluzioni? Che cosa non va? Che cosa fare? Forse non stiamo offrendo ai nostri studenti il sapere di cui hanno bisogno. Forse stiamo parlando lingue diverse e non ci capiamo piu'. Forse non abbiamo saputo leggere in tempo i sintomi di un disagio che ora e' diventato ribellione, insofferenza, indisciplina totale, aperta opposizione, sfida... Ricordo le assemblee dei docenti di vent'anni fa. Sembrava che gli unici problemi fossero di tipo didattico: come sostituire la vecchia analisi logica con le invenzioni assurde dell'ultimo idiota barone universitario che aveva scoperto i 'sintagmi' ...Oppure, come reimpostare il calcolo della divisione secondo le invenzioni di altri disonesti ricercatori universitari interessati alla speculazione piu' che all'educazione. Nessuno protestava di fronte a queste assurde, ridicole proposte 'innovative'. Nessuno aveva il coraggio di dire al signore che aveva inventato lo schemino per fare bene, secondo lui, a composizione - il famoso tema - che stava proponendo una follia. Tutti a capo chino a prendere appunti per 'aggiornarsi'. E quei pochi, come noi, che invece andavamo contro corrente chiedendo un aggiornamento di diverso tipo - conoscenza di se stessi, introspezione, consapevolezza...- erano emarginati, se non derisi. Ed ora ci meravigliamo se gli studenti se ne fregano delle nostre tecniche didattiche per insegnare la composizione o le altre materie. Abbiamo perso troppo tempo ingannati da docenti disonesti, interessati solo alla propria cattedra, alle loro inutili e dannose pubblicazioni, ai loro corsi sull'aria fritta. Non abbiamo saputo o voluto ascoltare altri Maestri che proponevano la Saggezza contro la conoscenza relativa dei baroni universitari che dettavano - e dettano - le mode ... Ecco perche' ho scritto che raccoglimo quello che abbiamo seminato. Non basta la buona volonta'. Gli insegnanti devono avere il coraggio di diventare 'profeti', di anticipare il futuro. E possono fare questo solo se cominciano subito un nuovo tipo di aggiornamento. Buona giornata.

Gabriella Parra In parte è così Valentino, ma saprai anche che, nei vari ambienti, con culture, risorse, leggi discordanti, i metodi educativi sono differenti, ciascuno con i suoi principi e usa i mezzi che ha; siamo ancora lontani da un’educazione planetaria ...... C’è bisogno di cambiamento, questo sì, e qui tiriamo avanti tra azione e reazione, senza sosta, rispondendo alle domande che tu hai posto. Non siamo più in pochi a credere che educare è aiutare l’altro a “tirarsi fuori” , che porta la persona a riappropriarsi della sua creatività, pare però che la società abbia bisogno di guidare i nuovi “utenti” a essere abili consumatori. I veloci cambiamenti di questi ultimi anni richiedono nuove attitudini mentali per chi svolge un lavoro nel mondo educativo, fino a che la persona è considerata come soggetto del mercato, la nostra formazione umanista si scontrerà con le decisioni dei gruppi parlamentari, e non intendo nell’illegalità. Per molti di noi, insegnare, è una continua sfida, dobbiamo stare al passo non solo con la tecnologia e il mondo del lavoro ma anche nel migliorarci per valorizzare e potenziare il nostro essere interiore e professionale. Si sale e si scende, a volte con fatica, ma dai piccoli passi c’è sempre un buon risultato e il desiderio che possa diffondersi, prima che l’effetto si spenga.......

Io Peccato, carissima Gabriella, che attraverso la programmazione comune, le prove parallele o in comune e i presunti progetti qualità o i pof delle offerte formative, ogni metodologia divergente, non per eccentricità, quanto al mio caso funesto e dolentissimo, sia finita e finisca da tempo sacrificata dalla altezzosità supponente dei colleghi che uniformano e si uniformano, impositivamente, alla cervelloticità balzana degli aggiornamenti didattici che denuncia benissimo Valentino, utili soltanto a trasformare i docenti in arroganti tecnicisti dell'insegnamento, che per quanta è la mia esperienza di ex insegnante di Lettere, si compiacciono interlocutoriamente per quanto imbalordiscono cerebralmente gli studenti con fabule e intrecci e attanti e modi e voci, perdendo di vista che insegnare italiano è insegnare a comprendere e a comunicare contenuti espressivi di ogni varietà di testi formali e testimonianze umane, dal grido murale a " gli occhi di ch'io parlai si caldamente".Voglio portare solo ad esempio quanto abbia disastrato il mio rapporto con le scolaresche il fatto che dovesse essere sacrificato quasi integralmente al rispetto dei tempi della concertazione delle famigerate prove comuni, che per essere oggettive, si limitavano all'accertamento di quanto gli studenti attraverso le modalità più verbose sapessero individuare le sole circostanze di luogo e di tempo dei testi letterari, le famigerate 5w+1H, ossia quanto accomuna il fotoromanzo, un Grand Hotel ai Promessi Sposi, anzichè ciò che ne fa la differenza e che è la potenza espressiva e la capacità di comprensione del senso artistico di un'opera d'arte, che ne fa tutta la ricchezza straordinaria di significazione umana. E che dire di quanto sia stato attaccato e rigettato, per avere rifiutato, secolarmente, che la sola conoscenza ed esperienza di verità trasmettibile, nel libero confronto dialogico, fosse quella dei saperi tecnico-scientifici, che la spiritualità non fosse un monopolio dell'ora di religione cattolica... Dall'India vedo ancora più chiaramente quanto fosse sensato e ragionevole il rifiuto di tutto ciò che di me ha fatto in Italia una pietra di scarto delle scuole in cui sono stato. Detto questo, le posizioni sacrosante di Valentino, in difesa dell'analisi logica, o della tradizione sapienziale, rischiano di assumere connotati tradizionalisti, se si pongono in contrapposizione ad ogni innovazione della stessa tradizione. Certo, che fumisterie i sintagmi, i dottrinarismi strutturalistici di voga in voga, nella debita distinzione che va fatta tra i maestri del pensiero strutturale e i loro allievi cattedratici e prebendari, come occorre distinguere Aristotele dagli aristotelismi e San Tommaso dai tomismi, ma quale immenso apporto didattico hanno costituto, ad esempio, i vari ambiti della linguistica testuale, la glottodidattica nell'insegnamento di Italiano come seconda lingua, soprattutto, volti a privilegiare la trasmissione esemplare della lingua e dei linguaggi come atti comunicativi intenzionali e intenzionati da un senso e uno scopo , al pari di come la lingua nel bene e nel male si trasmette di madre in figlio, o mediante i media, una dimensione dell'insegnamento linguistico che la maggioranza dei miei colleghi sacrificava, sistematicamente, alle più impellenti esigenze di rispettare i programmi e la customer satisfaction.
Gabriella Parra Ohhhhh..... sìììììììììììì!

lunedì 17 dicembre 2012

Kallu kailash, my best friend

Gentilissimo Pietro,

grazie, vivissimamente, di essersi posto al seguito delle mie (dis)avventure, anche perché suppongo che l'insufficiente revisione formale della loro formulazione renda il suo interessamento un'autentica impresa.

Che suscitino in lei tenerezza mi felicita per davvero , pur se non vorrei che l'intenerimento fosse indotto da una mia ingratitudine letteraria nei confronti del mio immenso amico Kailash Sen, cui debbo infinitamente di piu di quanto egli possa da me ricevere. Sostenere i disturbi della mia personalità, i miei atti di autolesionismo a vocazione suicidaria, con la fedeltà ed il coraggio umano che manifesta imperterrito, riaccogliermi e riaffidarsi a me di nuovo, con tutta la sua famiglia, credendo ancora che io possa assicurare a loro un futuro, al contempo senza prestare ascolto ai cobra del villaggio che gli insinuano che debba farsi un solo boccone delle mie sostanze, prima che non faccia più ritorno e per lui sia troppo tardi, è più che ammirevole, è eccezionale
Detto questo, ad amore, onore e gloria del mio amico eccelso, sono ben felice di condividere con lei i suoi problemi quotidiani, a iniziare dal tema appunto dell' affidabilita'.

In ragione delle mie fragilità e vulnerabilità di ogni giorno, tendo ovviamente a chiedermi quanto io, innanzitutto, sia affidabile, nei riguardi di chi ripone in me aspettative e fiducia.

Per quanto attiene ai giovani, credo che la dottrina cristiana del peccato originale, per quanto teologicamente ricusabile, per il senso di inimicizia congenita tra Dio e l'uomo in cui si radica, abbia una verità spirituale e psicologica inconfutabile.

Se sto al mio meraviglioso bambino indiano, Chandu, non c'e cosa che l'interessi e che riceva in dono, su cui non rivendichi istantaneamente l'esclusiva dell'appropriativo " mio, mio, "Mere, mere", e non c'e mio bacio e carezza che non accolga e ricambi con aggressivita perentoria, in un gioco ch'è la delizia residua della mia vecchiaia di Baba.

Una curiosità conclusiva: come Lei è venuto a conoscenza di me, e si è posto sulle

mie tracce?

In spirito di grata amicizia

Odorico Bergamaschi





sabato 1 dicembre 2012

di nuovo, anche oggi

Oggi, come ieri, la solita scena penosa di penosi scontri e riappacificazioni penose. Alle 10, 30, mi riprendo dalla ripresa asservita delle attività al computer, e trovo di nuovo Kailash arrotolato nella sua coperta, di nuovo in stato di sonno e di dormiveglia in pieno giorno, come ieri alle 2, 30 del pomeriggio: io non riesco a farmene una ragione e cado in stato di prostrazione disperata, tornando a chiedermi come possa seguitare confidare in lui, consegnandogli in affidamento una qualsiasi attività nel lasciare anche solo temporaneamente l'India, accreditargli alcun deposito od acconto, se ricade nel sonno diuturno in mattinata e nel pomeriggio, quando alla sua età un capofamiglia è di esempio ai figli nel lavoro che svolge, e se sa solo impartire ordini con cattiveria rabbiosa,  e trovare di che dire ed errori nel fare di chi lavora e spende ( e si  spende9  senza risparmiarsi per lui, Moma nel negozio di barbiere dalle sette del mattino fino a oltre le otto di sera, Vimala che si sveglia con lui al mattino e contro la quale inveisce anche prendendola a calci, la quale ritrovo nel sonno solo quando Chandu le è attaccato al seno per essere allattato, perennemente intenta a far refluire l’acqua ch’è nel cortile quando faccio rientro, io che anche stanotte l'ho passata in bianco, per lavorare al computer per un suo futuro in comune di tour operator. Qual’ il presupposto di tutto questo, torno a concludere, se non il suo fare affidamento nel nostro asservimento perpetuo, perdendo il sonno e la salute per il suo stato diuturno di  dormiveglia umana Io comincio così a dibattermi nella casa e a fare rumore, lui si sveglia ed entra digrignando e inveendo nella mia stanza, no, non è più possibile seguitare così,  ribadendo l'un l'altro. Andremo a Chattarpur e disdiremo la mia residenza presso di lui, sembriamo decidere risolutamente, ed io già metto sottosopra i bagagli, poi lo lascio svelenirsi, senza dargli più seguito, e salgo in terrrazzo senza più ritrovare nemmeno le parole di una qualche preghiera, nello sconforto di ritrovarmi nell’incanto dell’India in tale stato infelice, ne discendo e lo ritrovo quieto e calmo al lavoro in cucina per me, con pacatezza rappacificata accolgo allora il suo cibo e lo ringrazio, ed ora che sa ascoltarmi posso fargli comprendere che non mi sognerei mai di svegliarlo dal sonno se fossi nella sua casa solo come ospite e amico, che vi sono anche nelle vesti di suo manager e datore di lavoro da cui deve sapere ricevere ordini, o devo già fare affidamento solo su Ajay?


E come tra insegnante e allievo a scuola, gli esemplifico ancora.

I giorni scorsi, in viaggio, non abbiamo dormito più di tanto, deve recuperare il sonno perduto, mi dice, anche stamane è stato alla stazione per intercettare qualche turista, di ritorno mi ha ritrovato più volte a mia volta addormentato, e gli occhi la cui vista gli duole sono un suo problema permanente,

Lo so quante ragioni abbia per cercare il riposo del sonno, anch’io ora che gli sto parlando vorrei ritrovare il lenimento del dolce dormire, e ho la testa dolente, ieri a mia volta, come raramente mi accade, o solo quando prendo tranquillanti in sovra dose, mi ero risvegliato oltre mezzogiorno dal sonno in cui ero ricaduto, pur dopo avere dormito in treno tutta la notte, da Jhansi a Khajuraho, di rientro da Gwalior, Orcha, ma anche Vimala si è svegliata stamane alla sua stessa ora, e quanto agli occhi, allergici alla polvere, sono stato io a obbligarlo a farsi visitare in Chattarpur, se durante il viaggio non ha preso i medicamenti prescritti non è perché io glielo abbia impedito, o l'abbia distolto dalle cure mediche,  non è un caso che la vista debba tornare a dolergli particolarmente quando deve fare ciò che non vuole affrontare, deve ritornare in viaggio a visitare gli stessi monumenti, o deve riprendere ( tornare a )qualche attività lavorativa.

Mi ascolta quieto e calmo in stato di ritrovata amicizia e confidenza del cuore, straziandomi l’anima nel suo riaffidarsi alle mie fragilità desolanti, tanto si ritrova solo e perduto, senza di me, nella sua remissività ragionevole , ed è lui che mi attarda al computer nel rivedere l’editing dei packages tours, nell’incombenza del viaggio nel villaggio natio dei nostri bambini e della moglie che desiderano insistentemente tutti quanti, mentre lui vorrebbe defilarsene insieme con me. Non sarebbe meglio se vi ci recassimo entrambi, gli ripropongo (insisto), per riannodare i suoi vincoli con i suoi genitori, con sua madre che ha viaggiato da Mathura sullo stesso nostro treno, e che abbiamo rivisto e salutato solo dopo l’arrivo alla stazione. Differirò intanto a lunedì di presentarmi alla State Bank per aprire un mio  conto corrente, e il principal della scuola lo potremo ricontattare anche domani, di domenica, per la ripresa del mio  insegnamento,

lunedì 19 novembre 2012

20 novembre 2012

20 novembre in un clima di ritrovata distensione, io e k ci siamo confidati quanto ci eravamo sottaciuti per lungo tempo . come il poco che racimola alzandosi ogni mattina anzitempo, per dirottare turisti all’hotel Zen, in cambio di una commissione, o per interessarli al nostro cultural center, il fatto che nessuno si sia ancora rivolto a noi come tour operators, sia meritorio e gliene debba rendere grazie, ma non mi consenta di arrischiare più di quanto spenda in perdita per la nostra convivenza in comune nella nostra comune famiglia, come il fatto di essere nato povero e di essere sempre stato povero, di non avere potuto confidare che nel mio aut ostentamento con il mio reddito di insegnante, nella mia tutela nei miei eccessi e nelle mie fragilità dei miei superiori scolastici, ancora ora che la liquidazione mi assicura un cospicuo conto in banca, mi renda più propenso al risparmio che al rischio, come la mia sola intelligenza culturale ispirata dal divino sia la mia sola risorsa, scrivere dei nostri viaggi in itinerari remoti e sconosciuti dell India il mio solo impiego di capacità in cui posso investire a fondo perduto senza costi proibitivi o che mi intimoriscono. L’autoricshaw rischia di restare un balocco, un kilona, e l’acquisto di un terreno per una casa, una promessa cui mi attengo e che onorerò, quando egli possa garantirsi con il mio aiuto un reddito che gli consenta di mantenere la sua famiglia in Khajuraho, al più gli ho prospettato di pagargli l’affitto di terreni da coltivare, se intende tornare al lavoro nei campi, acquistare tereeni e rivenderli è rischioso, visto l’aleatorietà dei titoli di proprietà rivendicati sui tereni, sulla loro occupazione abusiva dello stesso principal della nostra scuola, e di tranquillizzarlo sul futuro immediato della sua famiglia, che provvederò ad/ avrei provveduto a d accreditargli di mese in mese un rimpinguamento del suo conto corrente . Solo allora, mi ha confidato le ragioni reali della sua dissipazione, oltre all’incremento dei costi della vita in India, in assenza di un suo reddito reale.


No, non era stato per assicurare i matrimoni di fratelli e sorelle della moglie, che si sono vanificati,

20 .000 sono state sprecate nella costruzione del suo negozio di villaggio dai miserevoli proventi, al lievitarne dei costi ben oltre ogni preventivo fornitomi, e senza contare le spese mediche, 20.000 rupie le aveva distrutte dopo avere appreso di rientro da un internet center , tre anni or sono, il 15 novembre del 2.009, che secondo i dottori per Sumit non c’era più niente da fare, che ogni ricovero in Gwalior, o in altro ospedale sarebbe stato vano “ Erano in casa, in una cassetta, ..mi sono allora rotto la testa, ho spaccato il telefono, ho picchiato mio padre, mio zio, tagliato un braccio a mio fratello, ho cercato più volte di annegarmi un pozzo….mio padre e mia padre sono stati costretti a chiudermi dentro casa, nella stanza sul terrazzo dove vivevo con Vimala… Ora riesco a dimenticarmene, non ne soffro più, non è più per questo che tendo a dormire… Ma la mia testa da allora non va più come prima”. Dunque non era stato per le onoranze funebri del nonno paterno che come già supponevo, che aveva mandato in fumo i denari che gli avevo inviato, non già per l’acquisto della bufala, come si confondeva, ma come anticipo per avviare la dabha dove, ora ricordava, il giorno prima che Sumit se ne andasse, che finisse, con lui aveva consumato il lunch…”

Mi era stato, gli ho confidato, che aveva distrutto molto denaro, ma non credevo che si trattasse di una somma così ingente, per questo avevo immaginato che la loro perdita fosse da ricondurre al fatto che da parte dei suoi parenti si fosse profittato della sua debolezza mentale di allora, e in seguito , per la perdita di Sumit, per risalire al mio denaro per le loro evenienze, come quando, sentendomi in Italia piangere al telefono, aveva imprecato contro il padre, il fratello, il proprietario della casa in cui vive…

“ Hai visto ieri in Chhattarpur, Chandu, come Sumit, come avvicina tutti e si avvicina a ogni cosa senza timore, come prende la parola e a tavola si serve da solo, non è come Ajay, cui bisogna chiedere anche di farsi avanti a mangiare, ora non soffro più perché Chandu è per me come Sumit”

L’amico è quindi tornato in cucina per servirmi la colazione, il pasto, prima che ci avviassimo ad uscire per l’apertura del conto in banca, per recarmi con il principal dallufficiale che vuole verificare se dispongo dell employement visa come insegnante, scongiurando la sua ricaduta nel sonno che provoca la intolleranza che gli è insopportabile della mia disperazione depressa.



Il principal aveva ben altro da fare, nella stazione di polizia da cui ci ha telefonato nell’accogliente caffè Madras, di ritorno nello State Bank, il manager ci ha detto che entrava in ferie per un giorno e mezza, ripassassimo posdomani, mercoledì

Siamo rientrati a casa dal nulla di fatto e fino a oltre le 18 ci ha coinvolti la iscrizione del secondo package tour, io al computer e Kailash accomodatosi tra le coperte del letto.

Tra un upload e l’altro delle immagini di Deogarh. Chanderi, Orcha, Dhubela, Khajuraho, mi leggevo e meditavo intanto le parole di Bonhoeffer su Resistenza e Resa, traendone l’insegnamento che non posso assolutizzare il mio amico, sacrificandomi totalmente per lui, sottoponendomi completamente alla sua volontà, pena il fallimento,( pg. 28 di Fedeltà al mondo), pensando intanto a mia madre in attesa di me nella sua casa dove è ridotta in povertà, al mio ingegno e alla mia arte di scrivere il vero in prosa e versi di cui mi ha dotato il divino.

Nell’assolutizzazione del prossimo “ si assolutizza il bene dell’altro, trascurando ogni altra responsabilità; ne deriva una condotta arbitraria e uno spregio della responsabilità che si ha verso Dio il quale, in Cristo, è il Dio di tutti gli uomini”(pg 52)

“ senza di me tu finiresti subito nel Nirvana, e annche per me sarebbe lo stesso senza di te” è quanto invece anche il giorno avanti mi ripeteva Kailash, nello stare così bene insieme, per le vie di Khajuraho, l’uno asservito al bisogno e alla presenza dell’altro”

Ultimare il package tour ci ha risollevato dallo scoramento, come l’avviamento della stampante in ufficio, dopo chee la ripulitura del disco con inserito il suo sistema operativo ce ne aveva consentito l’installazione tramite il supporto del lettore esterno, tra un somosa squisito , ma infestante l’alito, e l’incontro con il brahmino Gautam, che si è dispiaciuto che non avessi inteso il suo saluto, quando gli ero ero stato di passaggio accanto. Dovevo essere davvero “ fatiguè”, mi giustificava. Era così., ma era anche perché sono un baba vecchio e sordo, mi perdonasse.

Chiuso l’ufficio, ci riavviavamo sulla via di casa , io e kailash, con i sacchettini con le uova e il pan carrè, gli spaghetti e il pomodoro e gli altri vegetali che sarebbero serviti per la cena di ieri sera e per la colazione che mi ha servito stamane, al rientro dall’ennesimo giro a vuoto alla stazione, all’arrivo dei turisti ognuno con già prenotato l’albergo.

In casa i nostri bambini erano già addormentati in un sonno felice, eccettuato il chiacchierino e inesausto Chandu, Ajay vi era immerso stremato, non potevo più risvegliarlo per la lezione di algebra, che gli consenta di affrontare l’ammissione alla settima , Vimala sbraitava come al solito nel dire ogni cosa, il cortile di casa era di nuovo tracimante di acqua che riconduceva con lo scopino nelle sue condutture.

Ed io vagheggiavo felice tra un libro e l’altro di spiritualità cristiana e di architettura indiana, prima di ritrovare di nuovo il conforto del sonno.







mercoledì 24 ottobre 2012

Alla ricerca dei templi Pratihara nel distretto di Tikamgarh



I templi Pratihara nel distretto di Tikamgarh












Una volta in Tikamgarh, la mattina seguente il nostro arrivo, il compito primario per me e Kailash era di rintracciare l’ubicazione dei villaggi dei templi antichi, due dei quali risalivano alle dinastie Pratihara , cercando di dare credito in ciò che avevano di vero a tutte le indicazioni raccolte, che di primo acchito sembravano solo contraddittorie, occorreva solo lasciare che si sovrapponessero, di informatore in informatore, presso gli hotels, nei negozi o nelle rivendite, o nelle piazzole in cui stazionavano i conducenti di taxi cui pervenivamo,  e presso i quali ci attestavamo in virtù del loro tasso di credibilità maggiore. Madhkera, prima di tutto, com’era possibile che fosse sulla strada per Jhansi e su quella in direzione di Mohangarh? E che Umri fosse la stessa Umari di altre mappe, entrambe, o lo stesso villaggio, in direzione univoca invece di Sagar, che ivi fosse il tempio di Surya, se il tempio che vi era accreditato come la  nostra possibile meta a dire unanime era dedicato invece ad Hanuman?
E di nuovo, nella ricerca del tempio di Badagaon, ci trovavamo di fronte a due villaggi dalla denominazione identica, ma in ubicazioni opposte, una Badagaon in prossimità di Tikamgarh, ma dove per gli interpellati era certa l’assenza di qualsiasi “purana mandir”,  o “ tempio antico”, una Badagaon che precedeva l'Umri o Umari delle nostre mappe distrettuali, a seconda che fossero redatte in hindi, o in inglese, a proposito della quale nessuno sapeva nulla di nulla, della eventuale presenza in situ di qualsiasi “purana mandir”. Tanto più per il fatto, come mi informava Kailash, che per la gente locale valeva il termine mar in luogo di mandir.

Se dovevamo dare credito alla voce che la vicinissima Badgaon non ci riservasse alcunché, in virtù della conoscenza più certa che potevano averne i nostri interlocutori, per la vicinanza stessa della località, facendo il punto della situazione forse ci ritrovavamo, nel caldo lume di fine estate c he alonava Tikamgarh, - sotto il profilo urbano uno spezzone continuo di città mancata-, con la meta principale e più rinomata della nostra ricerca dislocata in Madhkera più a nord, a poco più di una ventina di chilometri dal capoluogo di distretto, benché figurasse già nel tehsil di Jatkhara, e con le altre due mete presumibilmente situate più a sud, l’una nell’Umri che vi  dislocata, e l'ulteriore nella Badgaon ch'è sulla stessa strada che vi reca.  E tutti i pullman diretti a Sagar portavano comodamente a Badgaon, a non più di ventotto chilometri di distanza più a Sud, da cui per giungere ad Umri occorreva distaccarsene  per una diramazione secondaria sulla destra. Quanto alla presunta incoerenza delle voci sulla strada da intraprendere per giungere a Madhkera, la si risolveva all’atto stesso di darci da fare per avviarcisi. Per andare a Madhkera occorreva in effetti prendere la strada per Jhansi, ma deviando sulla sinistra per l’arteria secondaria che recava a Mohangarh, da cui si distaccava quella ulteriore per la località del tempio. Si decideva dunque per Madhkera, accogliendo come più conveniente la soluzione, che ci era stata caldeggiata, di anticipare i tempi recandovicisi in autoricksaw direttamente da Tikamgarh, lunghi, infatti,  si prospettavano i tempi di attesa di un autobus per Mohangarh,  ed alla sua fermata nel centro abitato maggiore in prossimità del villaggio di Madhkera, avremmo dovuto fare ricorso comunque ad un autoricksaw, o ad una camionetta locale, per un importo non minore.
Lunga e diritta, e fiancheggiata di piante frondose, correva ora la strada verso Jhansi, su cui procedevamo allegramente con un conducente di tuk tuk quanto mai caloroso e coinvolto nell'impresa, fino a che, poco oltre un Palazzo Bundela, del più vivo fascino ed interesse anche nelle stesse adiacenze ruderali sull’altro lato della strada, non si svoltava appunto a sinistra, e poi per una stradicciola sulla sua ulteriore sinistra. Ma che stavano mai facendo, chiedevo imbizzarrito a Kailash. i contadini e le loro donne che stendevano i loro raccolti sul manto stradale, lasciando o addirittura favorendo che le vetture di passaggio facessero di tutto per passarvi sopra?
Si trattava di coltivatori di lenticchie nere, mi informava prontamente, che così ottenevano che le ruote dei veicoli spaccassero l’involucro del seme lasciando integro quest’ ultimo; in tal modo, senza bisogno di noleggiare trattori che passassero sopra il raccolto, bastava raccogliere la semente così sgusciata sul fondo stradale per poi impilarla , come brillava nei cumuli  ai margini della strada.
Ancora pochi chilometri, ed ecco, poco prima del villaggio contiguo, l’apparizione dello splendore fulgente del pur piccolo tempio Pratihara, la rivelazione istantanea di tutto il suo incanto, che a Kailash faceva  dire immediatamente, nel suo giudizio di sintesi folgorante che già tutto aveva percepito e raccolto “ Ma è tutt'altro, ancora di più, di tutto quello che di più bello abbiamo visto ultimamente”.

Eretto su una piattaforma,  constava semplicemente di un porticato d'accesso e della cella del santuario del Dio Surya, che si sopraelevava armoniosamente nel luminoso sikkara, su cui si erge al culmine l’amalaka, in una  preziosità  di forme che ne faceva uno scrigno sublime del Divino.
La grandiosità dell'impatto visivo frontale era originata dalla  profusione centrale del'antefissa della sukanasika,
che  quasi dall'altezza del collare della  greva da cui si espande l' amalaka, defluisce sino all'edicoletta che sovrasta al centro la gronda del portico,  in una ricaduta luminescente di cordonature perlinate dalla bocca del volto di gloria del kirtimukka. Gli è soprastante un elefantino , mentre due scimmie stanno in posa d'attesa sulla risalita in alto della perlinatura, a loro volta due pavoni si attestano all'interno delle sue due anse superiori, ed una dea grandeggia dentro una sua replica ovulare. Essa sovrastà ad una riproduzione miniata dell'intera antefissa, con identico duo inferiore di scimmiette,  tale replica è posta a sua volta al di sopra di un’edicoletta templare, con tetto embricato ed essa pure con  una propria  mini-antefissa, a cui soggiace la jali reticolata della gronda del portico del tempio. La frattalità del santuario, volta a esprimere che lo stesso ordine divino si ripete ad ogni livello del reale,  richiede per sovrappiù che due edicole ancora più piccole riproducano ai lati quella centrale, soggiacendo ciascuna ad una riproduzione ugualmente su scala più ridotta dell'antefissa inferiore , mentre, più sopra, i festoni terminali della grande antefissa replicano altre due due scimmiette aquattate in cima.
Le splendide colonne del porticato, tutto quanto intagliato, 
  recano dei vasi fogliati dell'abbondanza all'estremità del fusto centrale, profilato ottagonalmente, da esso ricadono esili campane pendenti e si stacca , risolutivo, l'intaglio di  un triplice collarino superiore difformemente variegato  .
Trabeazioni e mensole recano geni o demoni da cui circonvolvono festoni vegetali, tra piccoli principi naga adoranti nei recessi, grandiose corolle di fiori di loto si espandono scolpite nei soffitti
Il portale d'accesso alla cella, dove risiede ancora  la statua del Dio Surya,
è istoriato in cinque bande negli stipiti, e oltre l'architrave che accampa al centro l'immagine fulgente del dio, reca fregi di adoranti ed officianti,  in cui tra cavalieri di corsa risaltano due sikkara e un tempio coronato da una cupola ch’è coronata a sua volta da un amalaka. 




 Altri sikkara miniaturizzati  sormontano le edicole dei guardiani o dikpalas dei pilastri laterali, sormontati a loro volta da kirtimukka, o demoni fogliati che siano, su cui stanno in bella vista  vasi dell'abbondanza ulteriormente tracimanti vegetazione.
In tutto il portale si assiste così ad  un tripudio naturalistico di foglie e racemi, e fiori di loto, di ascendenze meravigliosamente gupta.
Volgendoci quindi ai lati, 
il basamento appare costituito solo dal plinto, ma sulle sue modanature convesse, costituite da una successione di kumba e di kalasha, fasce linguiformi di kudhu o gavaskha, in una trama di oculi di luce carenati, promanano da miniedicole trilitiche e fanno del basamento già la prima fase saliente delle 5 ratha o bande dello sikkara, in cui lo innestano.
Le fasce del(lo) sikkara annettono nella loro tensione ascendente l'intero corpo dell'edificio, sicchè la jangha o muro dei fianchi laterali ne è l' impostazione su edicole colonnate di immagini divine, che affiancano sardula rampanti. La loro grazia di minitempli è supportata da pattikas la cui gagaraka è un'orlatura di foglie cuoriformi di peepal, ed  è puntualmente ricoperta  di tetti embricati. E nella replica incessante di cui si è già detto tutto il bene possibile, della medesima trama e del medesimo ordine divino del reale, su scala maggiore che via via si fa ascendente, nuove lingue di gavaksha , come in una sorta di stiramento ascensionale che le allarga o le prolunga, si elevano in minisikkaras verso le loro riproposizioni superiori  costituite dalle badhra e proiezioni a latere dello sikkara complessivo ed esaustivo, in una tensione dell'ardore - tapas-. spirituale che ci comprende, con l'intero edificio, in uno slancio unanime verso l' uno celestiale che in sé ci consumi e ci ravvivi.
Della statuaria esterna, più che le icone di dei e di divinità guardiane delle direzioni templari, memorabili restano i cubi dei basamenti in cui,
come nelle trabeazioni dei portali,  demoni eruttano fogliame,  o in esso s'involvono,  o  defluiscono, oppure s'accampano complementari, cavalcandone il flusso o fronteggiandolo pingui.

Sulla via del rientro da Madhkera ,  una volta che se ne seppe consentire al distacco, giunti all’altezza di nuovo del palazzo che  ci aveva ammaliati lungo, l'andata poichè il custode rispose al  richiamo della bakseesh, è stato possibile farsi aprire l'ingresso: e ci si è rivelato la residenza  delle regine hindu trasferitesi in Tikamgarh da Orchha, in cui e’ stato dato alla vista di divagare nel piacevole e più facile incanto di bagni e baoli,
dei relativi sollazzi adombrati nel verde del parco, dei tempietti accanto ancora integri nei loro affreschi, nel medesimo stile di quelli del Raj Mahal di Orchha.

 

Di ritorno a Tikamgarh,  nel primo pomeriggio, ristorato il corpo,  divertita la mente, un autobus già ci conduce verso Badagaon, per essere quindi Umri, lungo la strada che in direzione opposta reca a Sagar, più a sud est,   nella speranza che vi si compia l'accoppiata dei templi restanti.

Badagaon ci accoglie nell’animazione di mercato e traffico del suo centro paesano, a poco meno di 30 km di distanza lungo un tragitto veloce e piacevole, ma il minibus o l'autorisciò che si prende per Umri, ci farà retrocedere alla strada che si dipartiva sulla nostra destra, venendo da Tikamgarh, a ridosso dei massi rociosi fra i quali è situata Badagaon.
Diletti lettori al seguito, stando alla nostra esperienza,  qualora vi risulti esemplare, se  avrete in Badagaon chiesto del mar o mandir che vi risulta situato
nessuno saprà dirvene nulla,  e così non vi resterà che procedere nella sola speranza di ritrovarlo,  chissà mai come, se sollevate la vista , lungo la strada laterale che avete intrapreso, il cui decorso  alla vostra destra  vi apparirà sovrastato dalla mole possente della fortezza rajput di Badagaon,
prima che seguitando a prestare attenzione, sullo sfondo di un rilucente talab, il tempio fatidico non vi appaia di sfuggita poco prima di lasciare il villaggio.
Fai cenno all'amico al tempio ritrovato, è dunque pur vera la sua esistenza, prima che un laonico assenso infiori le labbra dei viaggiatori locali che seguitavano fino a un istante prima a negare che vi fosse
" Ah, questo?-  tutto quel che consentiranno, tanto la sua irrilevanza confina per loro con il negazionismo che un purana mar o mandir sia mai stato edificato in Badagaon.
Resta da svoltare a destra dopo una decina di chilometri, per ritrovarsi alla buon’ora infine in Umri, dove il villaggio cede alla radura del tempio.


Le fattezze sono una variazione magnifica rispetto a quelle del tempio di Madhkera, ma appare spoglia del suo incanto, per la spogliazione della sua magnificenza perpetrata dagli uomini. Ne è andata distrutta l' antefissa frontale, è finita perduta anche la statua del Dio, nell'impatto frontale risulta intatto  e meglio preservata   solo la trabeazione  del portale del garbagriha.
mentre le colonne del porticato,
più brevi e più ad ampio raggio, ci invitano a considerare il resettaggio delle proporzioni armoniche.


La mole del prasad, volgendole intorno , appare minore perché é più slanciata e meno convessa , e determinante, nel marcare la differenza,  è lo stacco aggraziatissimo tra il jangha e il sikkara, marcato dal ricorso della più fine eleganza  di un reticolo di quadrettature di minuscoli dadi,
una jali che allenta e distingue lo slancio che rilancia.



Demoni e viluppi vegetali vi sono più linearmente stilizzati e meno rigogliosi e rutilanti e naturalistici che in Madhkera, lasciando supporre che il tempio di Umri sia più distanziato nel tempo dal periodo gupta e dalle sue ascendenze, o detto altrimenti, a noi più recente. 

Nella sera in cui si è di ritorno a Badagaon, un'alta gradinata ci conduce al tempio conclusivo del nostro itinerario: l’indomani si sarà di ritorno, ma basta , nella sua massa compatta e granitica culminante nel sikkara, vedere quante mini-sikkara si addensano ed urgono ad ascendere, come aggrappandosi a quello principale, per intendere che non siamo più nel dominio templare dei Pratihara, ma che si parla lo stesso linguaggio architettonico dei templi in Khajuraho dei nuovi signori Chandella. 
Nel sole, l'indomani,
con il custode ed i curiosi e i , in vena di facezie o di molestie, e gli uomini e i ragazzi davvero interessati alla rarità assoluta di un  turista colà capitato, volenterosi di saperne di più e di aiutarlo,


mentre con il calore diurno sale un tanfo ammorbante dal tabalab, le sembianze del tempio appariranno quanto mai familiari, a chi ha lunga consuetudine con quelle dei santuari di Khajuraho:
L'antarala di un vestibolo vi si differenzia dal portico d'accesso, i cui pilastri profilano nel granito un'ornamentazione più geometricamente standardizzata di quella dei templi Pratihara di madhkera e Umri, una serie di rombi tra i due vasi del'abbondanza , nel più rude dettato, o dettame granitico, che prelude a quelli diamantini che si susseguono lungo la jangha del tempio in alternanza con le edicole dei templi,.e che si susseguono più in alto dello stesso portico.
Nel portale, come già in Madhkera ed Umri, nella parte inferiore degli stipiti ricorrono con degli attendenti le dee fluviali Ganga e  Yamuna, ma alla sommità è la Trimurti che si impone con Shiva al centro, Brahma e Vishnu alle due ali.
Delle cornici interposte  tra i profili del basamento e la janhgha, rimarcata in due bande di statue e rilievi ornamentali, e delle modanature ulteriori tra la jangha  e il  sikkara , riconducono in una sua variante, detta in un sermone ben più rustico, alla scansione tripartita- in  basamento, jhangha, sikkara-,  degli illustri  templi Chandella,
di cui con la grammatica nei suoi rudimenti semplificati al massimo , - l'ornamentazione in rombi diamantini, reticoli di cubettini, volute confluenti- è l'incanto   architettonico che ci viene rievocato in tale umiltà di materia,
 nel concorso di slancio verso l'alto dei cieli di sringas o mini-sikkara, a grappoli, insieme con le  proiezioni maggiori del sikkara maggiore, volte al ruotare orbitante dell’amalaka. d'accesso al regno  liberante.



Una volta in Tikamgarh, la mattina seguente il nostro arrivo, il compito primario era di rintracciare l’ubicazione dei villaggi dei templi Pratihara, cercando di dare credito in ciò che avevano di vero tutte le indicazioni raccolte, che di primo acchito sembravano solo contraddittorie, lasciando che si sovrapponessero, di informatore in informatore, presso gli hotels, nei negozi o nelle rivendite, o quando gli informatori ultimi cui pervenivamo  erano i conducenti di taxi,  presso i quali ci attestavamo in virtù del loro tasso di credibilità maggiore. Madhkera, prima di tutto, com’era possibile che fosse sulla strada per Jhansi e su quella in direzione di Mohangarh?
Che Umri fosse la stessa Umari di altre mappe, in direzione invece di Sagar, che ivi fosse il tempio di Surya, se il tempio che vi era accreditato come nostra possibile meta era dedicato invece ad Hanuman?
E di nuovo, nella ricerca del tempio di Badagaon, ci trovavamo di fronte a due villaggi dalla denominazione identica, ma in ubicazioni opposte, una Badagaon in prossimità di Tikamgarh, ma dove per gli interpellati era certa l’assenza di qualsiasi purana mandir, una Badagaon che precedeva l'Umri o Umari delle nostre mappe distrettuali, a seconda che fossero redatte in hindi, o in inglese, dove nessuno sapeva nulla di nulla, della eventuale presenza in situ di qualsiasi purana mandir. Tanto più per il fatto, come mi informava Kailash, che per la gente locale valeva il termine mar in luogo di mandir.


Se dovevamo dare credito alla voce che la vicinissima Badgaon non ci riservasse alcunché, in virtù della conoscenza più certa che potevano averne i nostri interlocutori, per la sua vicinanza stessa, facendo il punto della situazione forse ci ritrovavamo, nel caldo lume di fine estate di Tikamgarh, -uno spezzone continuo di città mancata-, con la meta principale e più rinomata della nostra ricerca dislocata in Madhkera più a nord, a poco più di una ventina di chilometri dal capoluogo di distretto, benché figurasse già nel tehsil di Jatkhara, e con le altre due mete situate più a sud, l’una in Umri e l'ulteriore nella Badgaon, ch'è sulla stessa strada che vi reca.  E tutti i pullman diretti a Sagar portavano comodamente a Badgaon, a non più di ventotto chilometri di distanza più a Sud, da cui per giungere ad Umri occorreva distaccarsene  per una diramazione secondaria sulla destra. Quanto alla presunta incoerenza delle voci sulla strada da intraprendere per giungere a Madhkera, la si risolveva all’atto stesso di darci da fare per avviarcisi. Per andare a Madhkera occorreva in effetti prendere la strada per Jhansi, ma deviando sulla sinistra per l’arteria secondaria che recava a Mohangarh, da cui si distaccava quella per la località del tempio. Si decideva dunque per Madhkera, accogliendo come più conveniente la soluzione, che ci era stata caldeggiata, di anticipare i tempi recandovicisi in autoricksaw direttamente da Tikamgarh, lunghi si prospettavano i tempi di attesa di un autobus per Mohangarh. ed alla sua fermata nel centro abitato maggiore in prossimità del villaggio presso il quale era ubicato il tempio, avremmo dovuto fare ricorso comunque ad un autoricksaw, o ad una camionetta locale, per un importo non minore.
Lunga e diritta, e fiancheggiata di piante, correva ora la strada verso Jhansi, su cui procedevamo con un conducente di tuk tuk quanto mai caloroso e coinvolto nell'impresa, fino a che, poco oltre un Palazzo Bundela, del più vivo fascino ed interesse anche nelle stesse adiacenze ruderali, ch'erano sull’altro lato della strada, non si svoltava appunto a sinistra, e poi per una stradicciola sulla sua ulteriore sinistra. Ma che stavano mai facendo, chiedevo imbizzarrito a Kailash. i contadini e le loro donne che stendevano i loro raccolti sul manto stradale, lasciando o addirittura favorendo che le vetture di passaggio facessero di tutto per passarvi sopra? Si trattava di coltivatori di lenticchie nere, mi informava prontamente, che così ottenevano che le ruote dei veicoli spaccassero l’involucro del seme lasciando integro questo ultimo, in tal modo, senza bisogno di noleggiare trattori che passassero sopra il raccolto, bastava raccogliere la semente così sgusciata per strada, per poi impilarla nella raccolta, come brillava a cumuli ai margini della strada ,

 


Ancora pochi chilometri, ed ecco, poco prima del villaggio contiguo, l’apparizione dello splendore fulgente del pur piccolo tempio Pratihara, la rivelazione istantanea di tutto il suo incanto che a Kailash faceva dire immediatamente, nel suo giudizio di sintesi folgorante che già tutto aveva percepito e raccolto “ Ma è tutt'altro, ancora di più, di tutto quello che di più bello abbiamo visto ultimamente”. 



(Continua)                                              24 ottobre 2012