mercoledì 23 ottobre 2019

Mantova Hub e il rabbinato internazionale


Credo che si debba innanzitutto solidarizzare con il Sindaco Palazzi e la giunta tutta della nostra città, quando li si accusa ingiustamente da parte delle autorità del rabbinato internazionale di un antisemitismo che ispirerebbe il progetto di Mantova Hub. Niente di più falso. Al contempo come non condividere il senso profondo del loro richiamo al rispetto delle tradizioni e dei morti, delle grandi anime del passato, tanto più di chi è stato in tutta la sua dignità e grandezza cittadino ebreo di Mantova. Ottima, in tal senso, è la proposta che è sopraggiunta di istituire un Museo della Qabbalah che ebbe a rifulgere nella nostra città. In realtà è un rispetto che andrebbe riconosciuto dalle stesse autorità ebraiche a tutti i morti, di tutte le tradizioni religiose e di pensiero. Immaginiamoci se personalmente non mi tocca tale principio, avendo sempre auspicato e sollecitato invano che Mantova anziché trarre ispirazione solo da ciò che di festante e presente e vivo si illude che possa far sopraggiungevi overtourism, e invece che inseguire, anche nel festival letteratura, sempre e solo ciò che è voce di successo e di mercato, in convegni e congressi si richiamasse nelle sue istituzioni ai grandi uomini del suo passato prossimo e remoto, o ai forestieri e agli stranieri che vi vissero e la onorarono e che ne sono stati insigniti della cittadinanza onoraria, siano essi Virgilio, o Teofilo Folengo, Giorgio Bernardi Perini o Seamus Heaney, Francesco Verri, Learco Guerra, Tazio Nuvolari o Vasco Bergamaschi, Claudio Monteverdi o Enzo Dara, i nostri grandi del pensiero filosofico e scientifico , Pomponazzi, Bettinelli, Ardigò, non meno degli artisti figurativi che vi operarono. Ciò detto, l’obiezione che avanzano a tal punto i nostri amministratori, che di fatto rigetta nell‘irrilevanza tali nobili mozioni di principio, è che devono essi attenersi solo alle norme e agli interessi che sono in atto, che sono essi obbligati innanzitutto al rispetto ai vivi e dei loro bisogni, sicché per loro tali norme, in nome della suprema laicità dello stato, valgono non più o di meno che il richiamo di Gesù a lasciare che i morti seppelliscano i morti. Del resto la subordinazione di ogni diritto canonico e religioso a quello civile e l’affermazione dello jus in omnia dello stato politico ha uno dei primi e più grandi assertori nel filosofo ebraico Baruch Spinoza, che per la sua libertà di pensiero fu scomunicato dalla Comunità ebraica di Amsterdam, mediante il bando del cherem che lo malediceva di giorno come di notte, ammonendo tutti i membri della Comunità di non avere più nessuna sorta di contatto con lui, né fisico né mentale. Lo snodo cruciale a tal punto è che è proprio tale rivendicazione a ritorcersi contro i nostri amministratori, e inesorabilmente, non solo in quanto i patti sono da rispettare, pacta sunt servanda, data l’inviolabilità del sito di San Nicolò contemplata dagli accordi del febbraio 1852 tra Stato austriaco e comunità ebraica, ribaditi nell’aprile 1923, ma tanto più perché la legge 101 del 1989 dello Stato Italiano repubblicano, che vale erga omnes , nei confronti di tutti, richiamata dal rabbino capo Abraham Ginsberg, impone tassativamente la perpetuità inviolabile delle sepolture ebraiche, avvalorata per giunta dal paragrafo 5 della risoluzione 1883 risalente al 2012 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio di Europa.Ne consegue dunque ineludibilmente che il progetto Mantova Hub è da rivedere in altro sito, e che quello di san Nicolò è da lasciare all’erba che vi cresca folta. E’ una vicenda che dovrebbe restare di monito a chi in nome del proprio verbo manageriale e tecnocratico, succube del presente e dei suoi diktat, crede di poter rottamare con uno schiocco di dita o un sorvolìo leggero le grande tradizioni spirituali e di pensiero. Così vorrebbe infatti il dettame inviolabile di ciò che è di principio, secondo ragione e diritto. Ma ho usato i condizionale “ dovrebbe” e “ vorrebbe” perché per tutto ciò ed il resto c’è già il ministro ad hoc che può consentire di agire in deroga e far rifulgere che Palazzi fa solo cose buone. Post scriptum Se Nicola Sodano queste cose le sapeva già, come ha confidato alla stampa,, perché non è intervenuto a suo tempo?
Odorico Bergamaschi

Sul Fenomeno Greta T.


Signor direttore,
E’ vero che la giovane svedese Greta T., assurta non serve dire come a influencer globale, soffre di una sindrome che davvero impietosisce, ma è pur vero che tale sindrome per i suoi fidelizzati è un alibi per non rilevarne certi aspetti caratteriali più che perturbanti, e quanto inquietante sia il fenomeno planetario che surriscalda con i suoi modi. "Come osate?" inveisce la ragazzina scagliandosi oltre che all’ indirizzo degli attuali governanti del mondo, contro una generazione che nell’est che fu sovietico e in quello asiatico, in Africa e in India o nell’America andina è stato soprattutto una generazione di morti di fame, ma dei cui figli si è pur tuttavia dimezzata la mortalità infantile ( e parlo di quella fame e di quella miseria che grazie alla ricchezza prodotta ed estorta a chi di costoro è stata gente di nessuno la signorina svedese e gli scioperanti per il clima non hanno mai conosciuto per loro fortuna). Un “come osate”, un’accusa “ voi non avete fatto nulla per l’ ambiente”, pardon “per il clima”, che la giovane svedese inscena guatando con tutto l’odio che è immaginabile e possibile solo in una piccola dea Kali E i suoi fans nostrani non sembrano di meno quando inveleniti inveiscono al suo seguito, nel dire, ad esempio, “come osa chi non è che un filosofo, (Massimo Cacciari) , sostenere che siamo tutti fritti se stiamo ai discorsi Greta T, e che invece dei friday for future è meglio invitare degli scienziati in classe” ? Mi spiace, per tutti costoro, ma invece che nelle ragazzine infiammate e infiammanti gli animi tutti io credo nei tardi leader miti, i resistenti intrepidi, che hanno insegnato come Mandela, Luther King e Malcom X ad amare o a rispettare i propri nemici e che nel loro nome hanno unificato le diverse generazioni. In realtà con Greta e i friday for future l’ecologia da scienza critica fondamentale quale l’ ho insegnata e praticata secolarmente nei miei stili di vita, sta finendo sacralizzata nella religione civica di un sovranismo dell’ Occidente, con la sua mini-papessa di Svezia, i suoi dogmi, a volte assurdi quanto ridicoli, la teologia atea di una scienza dogmatizzata ed usata senza discernimento secondo il principio di autorità, in virtù del presunto consenso unanime dei climatisti tutti così assurti a conclave. Sono già in canna gli anatemi destinati a colpire chi solo dubita nel credo in un riscaldamento globale che viene dall’uomo e non è prima dell’ uomo, parola di Greta, in primis i negazionisti scismatici, che quali negazionisti come degli empi reprobi sono assimilati ai negatori della shoah e nazificati a dovere, senza che al tutto così santificato non manchi il suo bravo fariseismo, per cui essere sporchi e sporcare è ben più grave e imperdonabile che essere crudeli. Per ogni evenienza sono già previste le sanzioni più abnormi anche ai trasgressori più veniali, com’ è già contemplato dai suoi integralisti di turno amministrativi, ora i nostri berretti gialli e rossi. Non a caso, evocando lo spettro di un'Apocalisse climatica che incombe, con Greta si sciopera proprio contro il clima, sai che antagonista sistemico e di classe, e non già contro ogni concreta forma di inquinamento, o contro l ‘uso predatorio anziché moltiplicatore di risorse del nostro pianeta, e insieme contro lo sfruttamento dell’ uomo sull’uomo che vi sia connesso, né è un caso che si invochi regressivamente al seguito di Greta la più fantomatica naturalezza, quando solo le scienze e le tecnologie più avanzate sono il farmaco delle tecnologie più arretrate che sono state veleno. Tantomeno è un caso che si impieghino al suo seguito slogan terroristici e millenaristici, religiosissimi appunto, per uno obiettivo di fede, l'abbassamento del clima, che se il global warming, il nuovo Anticristo, fosse vero come lo si paventa, sarebbe irraggiungibile da qualsiasi sforzo congiunto, almeno quanto lo è il Regno dei cieli. Con il solo bel risultato prevedibile di una rottamazione ulteriore di noi vecchi in nome dell’equità generazionale, a seguito del riacuirsi per i predicamenti di Greta T. di un conflitto tra generazioni invece che per la giustizia sociale. Tant’è che dei giovani di Cina, India, Africa che sono la immensa maggioranza , coloro che più patiscono inquinamento e sfruttamento, che gliene importa ai loro coetanei scesi in piazza che sono i privilegiati del pianeta, vestiti e attrezzati di tutto punto di ciò che spesso è frutto dello schiavismo minorile dei loro coetanei meno fortunati? Si rifletta infine da parte di chi crede che sia io il visionario su che reazioni d’ intolleranza tossica scatena in loro ogni discorso critico sulla venerabile Greta che ci illumina tutti, neanche fosse un atto di blasfemia, che è la prima conferma di quanto vedo e sostengo.
Odorico Bergamaschi