martedì 30 settembre 2014

The Door Was open and the House Was Dark - In memory of David Hammond" by SEAMUS HEANEY traduzione personale

The Door Was open and the House Was Dark - In memory of David Hammond" by SEAMUS HEANEY

"The door was open and the house was dark
Wherefore I called his name, although I knew
The answer this time would be silence

That kept me standing listening while it grew
Backwards and down and out into the street
Where as I'd entered (I remember now)

The streetlamps too were out.
I felt, for the first time there and then, a
stranger,
Intruder almost, wanting to take flight

Yet well aware that here there was no danger,
Only withdrawal, a not unwelcoming
Emptiness, as in a midnight hangar

On an overgrown airfield in late summer.

Traduzione personale

La porta era aperta e la casa oscura
Perciò lo chiamai per nome, pur sapendo
Il silenzio questa volta la risposta

Che mi lasciò in ascolto, mentre esso cresceva
Nel retro, sottostante e fuori nella strada
Dove alla mia entrata ( ora ricordo)

Anche i lampioni erano spenti.
Mi sentii, per la prima volta lì ed allora, un’estraneità,
Quasi un intruso, precipitoso di involarmi

Ma  ben conscio che (co)là non v’era alcun pericolo,
Un ritrarsi soltanto, un vuoto
Non inospite,  come in un hangar a mezzanotte

Su un aerodromo infestato a tarda estate. 

giovedì 18 settembre 2014

Come dare ancora vita al tempo dei propri giorni

Come dare ancora vita al tempo dei propri giorni, quando non dà più gioia il semplice esserci, e si è così stremati dall' idea della propria morte, che si ha stupore e meraviglia del solo fatto angosciato e annoiato di esistere ancora.

Tutta la vanità dell' intelligenza del mondo

Tutta la vanità dell' intelligenza del mondo
Volevo oggi dirgli di tutto lo sforzo che mi è costata la pratica del visto, il riprendere per l’ennesima volta la compilazione del modulo, perché all’upload terminale della mia foto identificativa ero rinviato indietro ancora una volta di due pagine di dati da compilare di nuovo, in quanto il numero telefonico comunque fosse esattamente formulato risultava sempre sbagliato, riuscendovi solo verso mezzanotte ma senza che la stampante imprimesse alcun carattere, per poi l’indomani domattina, tramortito al risveglio, prendere la via per la tipografia dove stamparne le copie, avviarmi sul treno sonnolentemente, ma erano già quasi otto minuti che eravamo in linea, e Kailash seguitava a riprendermi puntualizzando che avrei dovuto attendere che mi dicesse “ sto bene”, prima di comunicarglielo a mia volta. Che cos’era mai successo alla sua mente, che non c’era verso di farlo desistere da tali fisime? Erano le regole di buona creanza che gli aveva indicato il turista taiwanese del suo giro turistico quotidiano in tuk tuk , mi replicava. Sentivo vacillare la mia mente, nel dirgli come aveva avuto buon esito ogni disbrigo , come fosse un buon segno che non mi si telefonasse da Milano per dirmi tempestivamente dall’outsourcing centre che fossero insorte difficoltà nell’ottenimento di un visto d’impiego, mentre in stato di anoressia economica così asservivo di nuovo la mia vita e la mia mente e le mie sostanze alla sua incapacità di farne a meno, di dare altrimenti ai nostri bambini una vita dignitosa, temendo al contempo che ogni contatto con i miei familiari rinnovi l’insufficienza colposa di ogni mio contributo per ridurre il differenziale tra l’aiuto che reco a mia madre ed i miei cari in India.
Che mi parlasse della solita Khajuraho, della sua solita vita, delle nuove della nostra famiglia. Ci eravamo lasciati con i pianti di Chandu per il diniego divenuto consueto del gelato da 30 rupie che chiedeva ogni mattina per andare a scuola senza fare storie, al ritornello del babbo “ No kamai, no money”, niente soldi per il gelato in assenza di guadagni. Che i giorni del nostro bambino non fossero solo l’apprendimento dell’impedimento e del limite, ora volevo dirgli, con i soldi appena trasmessigli gli desse pure qualche soddisfazione. Ed infatti in mattinata, quando Ajay era andato a riprenderlo a scuola in bicicletta, con l’indicazione che sostassero pure, al ritorno, presso i banchetti che erano stati allestiti per il convegno in Khajuraho di Murari Bapu, per il cui commento del Ramayana erano accorsi pellegrini dal Gujarat, dal Maharastra, finanche dall’India del Sud, gli aveva messo in tasca cento rupie per il fratellino più piccolo, perché potesse spenderle per qualche acquisto.
“ Chandu ha comperato un’automobilina per ottanta rupie”.
Certamente, ho quindi staccato, io avrei seguitato a tentare di contribuire al nostro futuro con i miei report, attuali e venturi, con la loro eventuale pubblicazione, ma il mio ritorno in India doveva coincidere con la ricerca da parte sua di qualche nuova attività da intraprendere, in Khajuraho o nel resto dell India.
Ci stava pensando, a sua volta, mi confermava, e il divagare della sua mente da una realtà all’altra di cui eravamo venuti a conoscenza, o di cui si era fatta esperienza, mi confidava con fervore che si era appuntato su Bhedhaghat, presso Jabalpur, famosa già ai tempi di Cunningham per le sue Marble rocks lungo il corso della Narmada, ritornate ai suoi tempi visitabili tranquillamente, una volta sterminate qualche decennio prima le bande dei tughs.
“ Avrai notato che ci sono solo negozi di statue di marmo, di Ganesha e linga di Shiva. I tanti turisti che ci vanno sono quasi tutti indiani, bengalesi soprattutto, e ad essi potrebbero interessare
gli stessi articoli che i turisti indiani ricercano qui in Khajuraho, non oro, argento, ma i bamboo (?) sari per 150, 200 rupie “, di cui i mercanti di Khajuraho non rivelavano la provenienza.
L’intelligenza della sua mente indagatrice si era così resa conto che non era il caso di costernarsi perché i turisti stranieri vengono solo a gruppi e sono sempre più rari per la crisi o il declino delle economie occidentali, di sprezzare come turisti “ di non alta qualità” gli indiani sempre più affluenti in Khajuraho, secondo il suo dire malevolo della settimana scorsa, perché sono per lo più di “ media- bassa classe”, come i convenuti per Murari Bapu, dormono spesso negli ashram, circolano a piedi e non entrano negli empori lussuosi o nei ristoranti più cari, ma vanno in trattoria o comperano solo quanto a loro serve, come i “kaprà, i capi di abbigliamento cui ora faceva riferimento come ad una risorsa. Kailash ha così inteso appieno che occorre convenire con i mutamenti, anziché prendersela con i lapka accalappiatori che stanno profittandone competitivamente. E l’ho rinfrancato, dicendogli che mi ripromettevo di fare ritorno entrambi in Bedhagath, una volta che sia di nuovo in India, studiandovi per più giorni i flussi turistici, del resto debbo visitare Tigawa nelle vicinanze, per il suo tempio Gupta , a coronamento di un itinerario inerente Jabalpur ed i suoi dintorni. E con analoghi intenti, in cerca di opportunità,da raffrontare, saremmo stati ancora una volta a Gwalior, o Bhopal.
Ma in cuore disperatamente sentivo intanto vana ogni sua, ogni mia intelligenza delle cose, tale e tanta è l incapacità dei nostri animi infantili a farsi valere nel mondo.

mercoledì 10 settembre 2014

Chandu e le sue brame

Chandu e le sue brame
“Chandu ieri l’ ha detto a me, di averti sognato che arrivavi in autobus a Khajuraho. Ed avrebbe voluto che fossi andato alla stazione ferroviaria per venirti a prendere, quando gli ho risposto che alla stazione degli autobus non ti si era visto e che di solito arrivi con il treno.”
Il piccolo vagava intorno a Kailash, e solo dopo molte resistenze ha accettato di porsi al telefono di me in ascolto, replicando solo tik-è, che tutto andava bene, come gli suggeriva Kailash, alla mia profusione di affetto, prima di ribadirmi i suoi imperativi indefettibili “ car!”, “ computer!”, e di allontanarsi senza fare più parola, quando al suo “ tomorrow!” “ kal!”, non ho potuto dare conferma.
“ Kailash insegnagli , prego, come ci sono la luna e le stelle, i campi , gli animali e i fiori, il suo amico, di più bello…” avrei voluto dire al mio amico, ma le mie parole si sono perse con il farsi irraggiungibile di Chandu, che aveva lasciato la “Babbà” room, la mia stanza, per la television room ed i cartoni animati.
Ed abbiamo poi parlato di tesori, da che Kailash ha trovato come rispondere al mio interrogativo su perché gli abitanti del villaggio di Eran, che era stata una delle mete del nostro ultimo viaggio, mi avesse allora detto che non erano affatto povera gente.
“ I campi erano buoni, e mi è stato confidato che la gente del luogo possiede antiche monete d’oro e d’argento, che alla morte dell’ultimo raja del villaggio hanno trovato il tesoro che teneva nascosto nella qila, nel terreno dove tutto era distrutto, in una prima, una seconda, una terza stanza, e così via.. E’ stata così anche per il 30% della gente di Chandnagar e del mio villaggio di Bhyantal, che si è arricchita di ciò che ha trovato nel palazzo senza custodi di Rajagarh.”
Quella sera, di domenica, dopo Poorti ed Ajay, anche Chandu era sopraggiunto nella festa di compleanno del figlio del proprietario della nostra casa in affitto, dove v’erano danze, musica, dolciumi.
“ E’ una persona ricca, il proprietario, gli invitati erano un centinaio”.
Ed oggi Kailash mi ha detto del seguito della vicenda.
Chandu aveva riscosso l’apprezzamento di un figlio del proprietario per come aveva danzato, ed al ritorno a casa, aveva chiesto al papà , quando fossi stato di ritorno di farmi ripetere la festa del suo compleanno con tanti invitati e musica e danza e cibo per gli ospiti come quella da cui rientrava.
"Pura desh" aperta all'"intero paese" dell'India, - secondo le esatte parole del bimbo-, perchè ogni invitato gli portasse un regalo.
Era una riprova che a cinque anni egli ha già inteso benissimo da chi dipenda il suo tenore di vita, uno stato di fatto che come con Ajay e Poorti Kailash non ha fatto nulla per nascondergli, inducendomi a mostrare ai figli la realtà delle cose, o a fargliela intendere in modo umiliante, come quando la sera di Capodanno del 2012, è bastato che perdendo la testa mi fossi allontanato dal ristorante traendomi in disparte per un bisticcio solo dopo l’ordinazione, perché Poorti, ritrovandosi, se non avessi receduto, nella sola condizione di fare ritorno a casa a piedi con il papà ed il fratello, “ come siamo poveri, papà”, gli avesse detto ancor più mortificandolo.
Ma è anche per questo, che Ajay e Porti chiedono il minimo possibile al padre, od a me per il suo tramite, a volte trovando Ajay altrimenti, purtroppo, il modo di procurarsi quel che vuole.

mercoledì 3 settembre 2014

Traduzioni Seamus Heaney Humain Chain Album IV Al ( proprio) padre.



Traduzioni
Seamus Heaney Humain Chain Album IV
Al ( proprio) padre.
Were I to have embraced him anywhere
It would have been on the riverbank
That summer before college, him in his prime
Me at the time not thinking how he must
Keep coming with me because I’d soon be leaving.
That should have been the first, but it didn’t happen.”
The second did, at New Ferry one night
When he was very drunk and needed help
To do up trouser buttons. And the third
Was on the landing during his last week
Helping him to the bathroom, my rught arm
Taking the webby weight of his underarm.




Dove abbracciarlo
(Avrebbe dovuto) doveva essere sulla riva del fiume
L’estate prima della scuola, lui nel fiore degli anni,
Io che allora non pensavo come si ponesse
di me al seguito perché stavo per lasciarlo,.
La seconda volta, una notte, a New Ferry,
che egli era davvero brillo e gli serviva aiuto
per abbottonarsi i pantaloni. E la terza
fu sul pianerottolo durante l’ultima sua settimana,
aiutandolo a giungere in bagno, il mio braccio destro
sorreggendo il membranoso peso della sua ascella.

lunedì 1 settembre 2014

Per il tramite di Anna Musio e Ivano Paolo Todde, che ringrazio

"L’origine dei nostri atti sta nella propensione inconscia a ritenerci il centro, la ragione e l’esito del tempo. I nostri riflessi e il nostro orgoglio trasformano in pianeta la briciola di carne e di coscienza che noi siamo. Se avessimo il giusto senso della nostra posizione nel mondo, se confrontare fosse inseparabile dal vivere, la rivelazione della nostra infima presenza ci schiaccerebbe. Ma vivere significa ingannarsi sulle proprie dimensioni…
Emil Cioran, da Sommario di decomposizione

"L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E’ in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale”.
Pascal

Commento
Se Dio è " tutto in tutti", o è inteso a farsi tale, l'uomo non può vivere se stesso che come dice - mirabilmente- Cioran-, ossia che come una monade o pars totalis, potrebbe obiettare un credente. Non si dice forse, o non avvertiamo, più comunemente, che quando muore un individuo è un intero universo che con lui è deceduto?