giovedì 5 settembre 2019

Una squallida storia d'amore Racconto


Una squallida storia d’amore

Ale ore più disparate del giorno lui telefona al suo ragazzo. Vuoi perché la vecchiaia è una distrazione continua rispetto a tutto, vuoi perché è u caso insperato che dall india il ragazzo gli risponda.
Quando accade il ragazzo è come una folata fresca di vita che si dissolve in linea , in un invito a ritelefonargli più tardi quando il giovane non gli darà più risposta. Se la telefonata ha un seguito è perché il ragazzo vuole prendersi per un poco ancora gioco di lui, o nella sua miseria ha bisogno di soldi.
“ Come stai, makelodhe…?” in India un offesa tremenda, che neanche madarchod. Può pareggiare Lui fa per parlargli e il ragazzo in tono di scherzo “ eh, makelodhe… makelodhe”.
“Quando vieni quando vieni,makelodhe.. I miss You, mi manchi sai!
La voce del ragazzo nel suo appello accorato , che gli ricorda come per quel giovane egli sia sempre il suo “danda”, il suo bastone e la sua spina dorsale, lo intenerisce e lo commuove come sempre. Tutt intorno sembra farsi dolce, dolce, di una bellezza unica quale quella del ragazzo, non fosse in lui presente /nonostante/ il retro pensiero che al ragazzo lui manca tanto anche per quello che lui può pagargli e consentirgli
“ Anche il mio piccolo fratello è in attesa di te”
“ Thanks You, Thanks You very much”.
E dire che agli inizi il ragazzo lo temeva, che in seguito lo riteneva il suo guru, prima di scoprire quanto ,o amasse e potesse impunemente derubarlo ad ogni abbraccio.
Poi, fu a un capodanno precedente, sotto gli effetti dell’alcool aveva iniziato a schiaffeggiarsi nella canerata dell’albergo dove lavorava, confessandogli quanto fosse stato il suo ladro.
“ Lo sapevo, non disperarti di questo…”
“ Ed io lo sapevo che non avresti detto nulla perché non volevi perdermi”.
E dire che un tempo il ragazzo era sempre festoso e devoto, non si contrariava mai con lui e gli era in tutto obbediente, servizievole, mentre ora , come oggi, sa come bistrattarlo e intonare lo sconforto più tragico per ricattarlo. Invero è un gioco tra loro due allo scoperto, ma che per il ragazzo funziona sempre, perché lui gli crede ogni volta, ammaliato dai toni di voce incantevoli del ragazzo. Anche quando gli dica dei preta che ha visto sugli alberi di chi fosse appena morto, o delle sue sfide contro centurie di nemici hindu.
“ Come stai, boy”
“Non bene”.
Dimmi per quali ragioni nuove, in particolare”
Che domande che mi fai. Come se potesse essere felice un ragazzo che non ha niente, che non trova lavoro, che vorrebbe aiutare i suoi e sua sorella a sposarsi ma che riceve soltanto rimproveri in famiglia, che ha la morte nel cuore perché sa che la sua ragazza tra giorni andrà a sposarsi con un altro, anche se forse lo ama ancora, perché lui non ha niente da dargli, non ha ha neanche i soldi per ricaricare il mobile, per abiti nuovi invece di quelli che usa ogni giorno…”
“ Tutto questo non è una novità “
“ Ma è la mia vita di ogni giorno, ed ora mi ritrovo a ventitre anni senza futuro, senza più speranze, senza sapere come provvedere ai miei”
“ Mohammad è da anni che tu e la tua famiglia siete in questa situazione, eppure sopravvivete, non siete mai andati a fondo”
“ Io so soltanto che la vita è madarchod! Vale la pena seguitare a vivere così?
Già altee volte il ragazzo gli aveva prospettato il suicidio, nei toni cupi più drammatici, al colmo della disperazione del suo amore per una ragazza impossibile, o dopo una rottura in famiglia più dura del solito, esprimendosi nei toni più sconsolati che sapeva gli avrebbero sortito il suo conforto economico.
“ Questa sarà ò ultima notte della mia vita. Non so se domani potremo tornare a parlarci”

Ora come allora egli non voleva affatto risollevare il ragazzo con alcun discorso consolatorio, ma con la verità delle cose
“ M., te l ho già detto la vita è fare esperienza, e ha più valore se è più difficile”
“ bei discorsi che mi fai.. Che se ne fa di tutta l esperienza che vuoi , uno che ha bisogno di ossigeno per respirare…..
Mohammad, egli gli risponde in tono divertito, smascherandogli il gioco “ è forse denaro l ossigeno di cui parli?”
Per un poco il ragazzo ha un trepido sorriso, un altro “makelodhe…” affiora sulle sue labbra, come riconoscendosi scoperto nel gioco che trama,
“ M, Shakespeare che tu conosci, fa dire a un suo personaggio, “ Ripness is all “ La maturita per cui un frutto è paripak è tutto”
“anche così è come se uno ti chiedesse acqua e tu in cambio gli offrissi spezie piccanti. E’ questo che lui vuole? Tu dici bene perché vivi bene..”
“ M, se non mi prendessi cura di te , e di altri nel mondo, la mia vita sarebbe davvero facile, ma vuota.
E prendermi cura di te, e degli altri nel mondo mi costringe in casa tutto il giorno, perché non mi restano i soldi che altrimenti potrei spendere viaggiando, andando al cinema o al ristorante, …
“ Makelodhe, ripete il ragazzo, intenerito,
“ Moham mad , a che ti serve il denaro?
“ Devo tornare a Kanpur a cercare ancora un lavoro, dopo Moharram”
“ E ti servono ancora tanti soldi quanti quelli che ti ho già inviato, quando sei andato per il lavoro ed hai fatto ritorno dopo solo tre giorni?
“ No, stavolta me ne servono di meno, 1.100 rupie. Presso il negozio mi hanno già stampato l identity card.
Lo dirò a oncle Kailash e lui te li farà avere , ma non prima di lunedi, dopo che a lui glieli avrò inviati.
“ E 200 rupie per la ricarica del mobile”
Gli dirò di farleli avere in precedenza
“ Lavoro finito! Work complete ! “ grida il ragazzo dismettendo ogni tono di voce funereo, da giocatore a giocatore esperto del suo gioco.
E …”
“Te l ho già detto che un giorno ti compererò una Ferrari, ma di seconda mano”
Ogni contatto già perso in linea.

lunedì 2 settembre 2019

l'Oltraggio


"Grazie dei soldi che mi hai inviato, mi servono già domani per il dottore.”
“ Qualcuno di voi che sta male, Kailash?”
“Sono io che ne ho bisogno.”
Temevo che accusasse di nuovo disturbi allo stomaco. E’ successo invece che il padrone per il quale lavora in hotel, vi sia sopraggiunto stamattina che erano ancora le cinque, incattivito dai pochi customers che ora vi soggiornano , da che mesi or sono si è acuita la crisi turistica di Khajuraho, che allora con malo garbo lo abbia svegliato, e che gli abbia chiesto di sfalciare all istante il giardino.
“There were many mosquitos in the chara”, troppi erano gli insetti a quell’ ora che infestavano le erbacce, perché Kallu non ne restasse infettato in tutto il corpo, e non sopraggiungesse la febbre, che con i medicinali che ha assunto lo ha assopito nel sonno tutt’oggi fino a tardi.
Ma mentre mi parlava non aveva più febbre, anche se domani andrà a farsi controllare dal dottore.
“ E’ la malaria, che temo”, mi confidava.
“ Mi ha fatto lavorare come un masjdur”, Kallu-Kailash aveva faticato come un muratore, senza per questo alcun compenso aggiuntivo, mentre il padrone si era ben guardato dal chiamare in causa il cooperante notturno di Kailash, il bel giovane scansafatiche , di Jata Shankar, che non sa muovere che le labbra per dire al mio amico quanto sia stupido, “murk”, così facendo.
“ Non l’ha incomodato perché è brahmino?”
“ Anche, ma credo sia stato anche per altro. Il mio padrone crede che l’abbia fatto per guadagnarci, che ieri ho portato un turista e la sua compagna a visitare casa mia e gli offerto un pranzo. Tutti per questo mi attaccano in hotel”
“ Che miserabil, sono meno che animali”
“Sono Io che sono stupido, “ i m murk “ a prendermi a cuore l hote”l.
Ieri notte, come ogni notte, era rimasto sveglio di guardia in strada, e gli era stato così possibile, quando erano già quasi le tre, avvistare una vettura , proveniente da Damoh, che stava già parcheggiando presso l hotel Buddha. Li aveva avvicinati e li aveva indotti a recarsi invece al suo hotel , per oltre due mila rupie per due stanze. Un guadagno per il suo padrone di cui a lui non era toccato nulla, di cui aveva ricevuto in cambio solo maltrattamento e una ferita inferta alla sua dignità così sensibile-,
“ Kallu tu sai tutto quello che penso di te, come vorrei che tutto fosse diverso”
Purtroppo le sole 3.500 rupie che riceve ogni mese , delle 5.000 che gli spetterebbero, decurtate delle domeniche e delle ore in cui non può essere di servizio, senza che gli venga riconosciuto nulla di quello che fa realmente di straordinario, sono la sola sua chance di lavoro, che pur gli conferisce una dignità e rispettabilità sociale e in famiglia, in quel covo corrotto di rapaci e di mostri che è Khajuraho.
Se solo penso che per giorni, quando gli chiedevo come stessero le cose, invece di parlarmi dei bambini e della loro educazione scolastica, per dirmi in breve che le cose non volgevano al meglio in questa stagione monsonica , mi annunciava “ Today?’ No room, no rain “.
“E Mohammad”, mi ha poi chiesto stasera?
Non mi era stato possibile oggi contattare il ragazzo, ora un giovane uomo , a onore del vero, in Kanpur dove è da ieri, e dove lo immaginavo una buona volta immensamente felice, oggi come ieri, quando mi aveva detto di ritrovarcisi in Paradiso, insieme al più caro dei suoi amici d’infanzia.
E ieri in Paradiso vi ero anch’io nel saperlo felice, nel sapere quanto gioisse Kailash nel dare ospitalità e sentirsi rispettato e importante.
Ma che il padre Mohammad non lo facesse tornare anzitempo, per accompagnare in visita qualche parente femminile, il ragazzo aveva bisogno di sostare quanto più a lungo in Kanpur non solo per il lavoro ripromessogli dallo zio, ma per restare distante dalla celebrazione del matrimonio della ragazza che è ancora il vero e unico amore della sua vita.
Che il sonno, ora che è notte qui in italia, e ancora là in india, assopisca ora il dolore di Kailash per la sua dignità ferita, con le mie lacrime per l oltraggio arrecatogli.

Restare umani


“ No, non è possibile continuare così.” Ora minacciano di suicidarsi i migranti che in vista della costa dopo settimane di attesa non sono fatti sbarcare. “ Tutta la mia solidarietà” scrive in facebok , a sostegno del capitano che forzando il blocco entra nel porto di Pozzallo affiancato dalle guardia di finanza che gli ha appena sequestrato il peschereccio.
Il tempo si è fatto incerto, Un piovasco ha appena rinfrescato la città. L indomani dopo settimane e settimane si recherà a trovare sua madre. Sempre che possa darle la conferma stasera per telefono.
Sul fatto che sia Lei a chiamarlo, una buona volta, non è certo il caso di confidarci. Non c’ è volta che la contatti che lei non gli riservi sempre le solite frasi dolci d’occasione “ Mio caro, tesoro, ti penso sempre sai…” nel chiudere al più presto la conversazione.
“ Qui stiamo tutti bene, sai, “, la sintesi di tutto, come se per lui fosse un lieto annuncio.
Oramai lei è sulla soglia dei 90 anni, svaporata e sempre più inconsapevole, ma il diabete non pregiudica la sua salute, e negli occhi traluce l’identica vitalità vogliosa di vivere. Incurante di quel che costi a lui e agli altri suoi figli quello che oramai è solo un interminabile sopravvivere a se stessa.
“ Io qui sono riverita, sono servita”, e tanto le basta e tanto la appaga del suo essere ancora nel mondo.
“ Non c’è possibilità che mia madre arrivi a chiedersi che sacrificio importi per mia sorella essere al suo servizio ogni giorno, non potere lasciare per lei la città in cui vivono.” Non posso dire nulla di lei. Ogni giorno viene a farmi la spesa. Mi assiste in tutto”
“ Vecchia scimunita, gli viene voglia di gridarle, come se a mia sorella per la tua decrepita vecchiaia non buttasse via la sua vita. Meglio passare ai saluti e al congedo di sempre, pensando, maledizione, che solo la saggezza indiana riserva ai vecchi di finire senza più niente in un bosco”
Le sembra la più ovvia delle cose che una badante sia ogni giorno al suo servizio, mattino e sera, che per sovvenire in questo a lei immobilizzata in appartamento lui che le gambe ancora lo sorreggono non possa più muoversi dalla città in cui vive, talmente l onere grava sulle sue risorse.
“Bella cosa ora si dice, rimproverandosi di tardare ancora nel prendere il depressivo quotidiano, ogni giorno dovere fare il bilancio tra ciò che mi resta in banca e gli anni che possono restarmi da vivere”.
“ Restiamo umani” è il grido in rete che intanto rilancia, contro chi si ostina a tenere ancora chiusi i porti alle organizzazioni che soccorrono i profughi.
Né la ” signora” , come gli vien detto di chiamare ora sua madre, sembra avvertire o volere rendersi conto di avere reso i suoi figli l uno ostile a ogni altro, che nemmeno più si parlano o può vederli insieme, nel ripartire i costi e le cure da prestarle per mantenerla.
Ora a tutto lei fa spallucce, tranne al novero degli anni se ne fa il conto
“ Ma sai che sono tanti 89 anni?”
Al che quando glielo dice è lui a consigliarle di fare spallucce, dicendole” pensa soltanto a guardare avanti. Nessuno può sapere quanto gli resta”
Al che lei si rasserena e torna ai suoi giorni passati,alla immagini ancora vive nella sua memoria dei suoi nonni, così belli e decenti, di quanto da bambina le piacesse correre scalza.
O sospira “ potessi ancora vivere altri dieci, vent’anni così”.
Vorrebbe tanto allora una buona volta poterle dire “ Ma ci pensi almeno, che se vivrai ancora a lungo ci dovrai seppellire tutti noi quanti, dopo averci spolpato di tutto ” ma tace, anche di questo, anche perché sa bene quanto lei sia di fatto insensibile al dolore altrui, fosse la morte stessa dei suoi figli. pur di vivere più del suo tempo,
Il fratello di lei è gravemente malato, di dieci anni più giovane, un’operazione per rimuovergli un cancro l’ha talmente debilitato che è già molto sperare che possa lasciare il letto di degenza per morire nella sua casa, ne è stata in qualche modo informata, ma più di qualche sospiro e sperare per il meglio lei non concepisce, prima di passare al più presto ad altro.
“ io non voglio vivere più a lungo di chi ho caro nel mondo, del mio amico e dei suoi figli, rispetto a loro sono il primo a cui tocca per età, e così sia assolutamente “ ripete a se stesso quando l’essere di sua madre ancora così determinato a vivere gli fa ribrezzo”.
Sa benissimo quanto le deve, e come ricordarselo a nulla serva a che possa togliersi di dosso tanta avversione nel sacrificarsi per lei, come solo il richiamo dei suoi amici nel mondo che le chiedono di sua madre, per giovani che siano, che gli dicono come per loro una madre sia come dio, e più di dio” può sommuoverlo e toccarlo più di tanto.
“Da lei con la vita ho avuto in dono la malformazione alle mie gambe che già mi pesano tanto e mi limitano nel muovermi, ma non fosse per lei sarei ancora più sciancato,
Fu lei, non suo padre, pavido e succube dellasua vecchia madre onnipotente, a condurlo in città dall ortopedico, a sostenere la sua disperazione da piccolo quando si ritrovò con gli arti ingessato che sapeva già camminare, fu lei a volere che seguitasse i suoi studi per i suoi risultati eccellenti, quando il destino che gli riservavano gli altri in famiglia era di essere un bottegaio come suo padre, come a dire, nella sua inettitudine pratica, di finire per essere un idiota di villaggio.
Ma poi …non fu più sua madre da che anche da lui ebbe a fuggire, come l’ aveva lui stesso sobillata, in rivolta contro l’avola di casa, e quel voler essere la sua padrona come lei era stata tenuta sotto padrona e comandata nella casa del marito, asfissiante… intollerabile… finchè non aveva perso le capacità di comandare prima di tutto a se stessa, e nello svanire a se stessa si era addolcita…
Egli firma intanto la petizione per i bimbi affamati e malnutriti dello Yemen ove si combatte, condivide lo sdegno per i 98 morti sul lavoro della sua regione solo dall inizio dell’anno, e si grida infine no, no, devo ridurre il mio contributo per lei, non ho nessuno come lei su cui contare, quando avrò i suoi anni e la mia pensione non basterà a mantenermi. o ad assicurarmi un ricovero. Già ora niente ristoranti, niente viaggi, niente più libri cartacei, cinema, concerti o teatro, la casa dismessa e malmessa di cui non può riparare niente, la sola biancheria intima cui può provvedere, e non può fare altrimenti, altrimenti puzzerebbe come un Calibano di pesce marcio come si inoltri tra gli altri per le sue micosi..
Bisogna che sappiano farseli bastare i miei soldi, mia sorella e chi accudisce mia madre, come io me li faccio bastare giorno dopo giorno.
Non una, ma due badanti, ha visto aggirasi per la casa della madre, ora vogliono anche ritinteggiarla, rimediarle una doccia a se stante antiscivolo in luogo della vascam, mentr’egli deve defecare senza nemmeno il piano d’appoggio
E l ultimatum è inviato, da ora per sua madre fratello e sorella non potranno più oltre contare su di lui come prima.
Almeno ha il sollievo, ritornando a face book dopo avere inviato l’email ultimativa, di leggere che anche gli ultimi profughi rimasti sulla nave al largo sono stati fatti sbarcare.
“ Cominci da loro scrive, chi vuole un nuovo umanesimo”-

Pagina di diario ( 2018) circa
Stasera mi ha chiamato al telefono quando erano già passate le 22.
Sei tu che mi hai chiamato al telefono?
No, non ti ho chiamato questa sera.
In ogni caso ti do la buona notte, caro
Poi le solite parole e domande sul tempo, che facessi, se stessi bene.
Per i suoi dolori mia sorella ogni tre giorni deve ripresentarsi al Policlinico.
Per il resto tutto come al solito, quanto la mia cordialità.
Rimettevo giù la cornetta del telefono al solito scambio di ciao e facevo un respiro profondo.
La messinscena era per fortuna finita e potevo tornare a leggere il raguvamsa.
Poi. Col tardare del sonno si è risvegliato di dentro ciò che covo per lei.
In un sentimento che si è fatto di pietà per mia sorella, per la sua eistenza di cui deve privarsi per lei, come io devo privarmi di tutto ciò che non sia lo strettamente indispensabile per la mia vita mentale e materiale. La miseria di vita cui mi riduce il suo mantenerla ai piani alti con bella vista sulla sua città, un alibi per la mia depressione divenuta refrattaria a tutto, che ha il perso il senso e il gusto di tutto ciò che deve farsi mancare per lei.
Per lei, che inebetita non si rende conto di niente , che sopravvive a se stessa a discapito di noi tutti.
In una longevità che è diventata un mio incubo., come la mia mente ripete e ravviva a se stessa, da che ha il coraggio di ammettere quel che pensa,
Ieri, cercando di rinfrescarne la mente , ho provato a leggerle una sirudela dell’immediato dopoguerra, nei versi dove mio zio Renè aveva intuito il sorgere di un primo legame tra lei e mio padre.
Al Carlu al se mis anca lu in la festa
ma al na ga ninsuna idea par la testa
da catàr la signurina par so cont
al sta da par lu come un cagnin ont
però o saù adès par cas
cla invità la Niva ad Malavàse
Non avrebbe potuto rispondermi con minore calore mentale, e più convenzionalità di parole., le stesse che ripete ad ogni buon uso.
Come quando mi ha detto di come ha visto male in salute F., l’amico di mio fratello, o del timore di morire di mia sorella, paventando che fossero metastasi a farla soffrire.
Lei resta sempre al di qua di noi tutti, Ed è così, e così pensando vorrei maleledirla , perché Lei ci seppellirà tutti, tutti, ritrovandosi sopravvissuta ai suoi figli, sola e centenaria con mio nipote.
E dire che potrei ancora usarle le mie gambe per artrosiche che siano e sofferenti ad ogni scendere e salire le scale, per conoscere il mondo viaggiando e vedendo dal vero Borobodur, Angkhor, Bagan. Ma niente, solo qualche tragitto a piedi e in città con la bicicletta malandata, l’altra che non mi attento a ripararla, per mantenerla nel suo immobilismo letargico domestico,
Non fosse per i miei studi e le mie ricerche, per chi ho caro in india e devo obbligare ai miei stessi stenti per mantenerla, riducendomi a non avere niente da lasciare loro, con cui provvedere alla mia vecchiaia quando sarò ridotto nello suo stato, non fosse per quanto mi resta da scrivere, vorrei farla finita qui e ridarle la vita che non mi lascia più vivere, dopo che ho penato di tutto per ottenere un distacco dal suo insopportabile amore.
Forse che io vorrei vivere un istante di più e non mi toglierei da solo la vita, se sapessi di dover pesare su chi ho caro in India quanto lei pesa sulla nostra vita restante?
La finisse, una buona volta morendo, di spogliarmi giorno dopo giorno di tutto quello che voglio lasciare a chi davvero ho caro nel mondo, ed ha ancora tutta una vita davanti da vivere! Di consegnarmi senza tutta l’assistenza di cui gode come fosse un diritto assoluto, alla più orrida vecchiaia terminale.



Fosco futuro del subcontinente


Fin che il padre di Kailash per la febbre cerebrale non è caduto i giorni scorsi in stato confusionale, per mesi i nostri discorsi si sono appuntati sulle piogge monsoniche e i turisti che tardavano a venire in Khajuraho, sulle minacce di guerra del Pakistan dopo che al Khashmir ai primi di agosto è stata tolta l’ autonomia dal governo di Modi. Temeva per la mia vita al ritorno ad ottobre o novembre, che tutta l india finisse distrutta, se il Pakistan avesse fatto uso dei suoi ordigni nucleari.“ Non devi temere più di tanto E’ come i cani che sento abbaiare davanti all’hotel, Kailash, devono gridare, ma non attaccano ogni volta che abbaiano” “ Te lo dirò quando sarò in india che cosa penso di ciò che ha fatto Modi. I nostri telefoni possono essere controllati ed io finire in qualche black list”.Solo nella seconda metà di agosto i monsoni hanno cessato di disertare Khajuraho e i territori del Bundelkand, e più volte, più giorni, è caduta un’insistente pioggia., certo non abbastanza a colmare il bacino della diga da cui dipende , per chi non ha un pozzo nei campi, che quest’anno sia un anno di siccità. Non demorde invece la crisi turistica, preannunciata dall’assenza di prenotazioni per i mesi a venire. “ no raining, no rooms, il ritornello che mi ripeteva quando gli chiedevo di aggiornarmi su come stessero le cose. “ Kailash lo pregavo, dimmi piuttosto di come stanno i nostri piccoli, di Chandu, Poorti,, dI Ajay, l’hotel è del tuo padrone”
Del Grande padrone, il più vecchio, per giorni avevo dovuto subire le sfuriate rancorose, il rivalersi su di lui come su tutto lo staff dell’apprensione angosciata, in insulti, sovraccarichi di lavoro, in rinvio alle loro famiglie e ai loro villaggi di quelli che erano divenuti in eccesso . “ Kailash quanto fai è già troppo, sveglio di notte fino alle tre per intercettare turisti allora in arrivo “.
Certo è una nemesi più che giustificata dalla indisponenza indisponibile delle sue guide e dalla aggressività rapace dei lapkas, i giovani procacciatori in stato d’assedio di ogni turista straniero che vi metta piede, ma le ragioni sono altre, i locali, anche le famiglie più facoltose non usano l’aereo per Delhi, la rotta è solo turistica ed è divenuta troppo dispendiosa per le compagnie e agenzie di viaggio, perché inseriscano ancora Khajuraho nei loro itinerari, che sii limitano ora a triangolare Delhi Agra Varanasi . E benché pervenire a Khajuraho sia molto meno disagevole di un tempo, siano aumentati i collegamenti stradali e ferroviari , i treni attuali o i bus sono più insostenibili per i backpackers contemporanei che quelli di un tempo. E per essi è più irrinunciabile il sesso o il cracker che l arte dei templi hindu. Per quanto anche Khajuraho offra di tutto, non è certo Goa o Manali o lo stesso Daramsalah, con buona pace del Dalai Lama.

In attesa dei monsoni


Ieri sera, finalmente quando in India era già notte, Kailash dalla reception dell hotel in cui si ritrovava di turno poteva dirmi che mi stava parlando mentre di fuori pioveva, non a dirotto, per verità, ma nemmeno poche gocce, piuttosto un piovasco continuo e regolare. Nei giorni scorsi avevamo presagito l’ avvicinarsi della stagione delle piogge da est, a poco a poco, sempre più verso l interno del Madhya Pradesh, oltre Indore prima in Vidisha, poi in Shivpuri, pur senza toccare Bhopal, mentre in Mumbay da giorni già pioveva a dirotto. La siccità era diventata implacabile, mentre i giornali indiani non parlavano che di mondanità e politicantismo. E’ da anni che in India i monsoni ritardano e non portano tutta la pioggia tanto attesa, che con i fiumi e i bacini d’acqua, i talab, calano le falde acquifere.
Kailash mi era venuto raccontando di come avesse dovuto differenziare e razionare l’acqua non potabile, assegnando ai bisogni igienici e alla pulizia della casa quella che si poteva attingere ancora vicino al talab, alla cottura degli alimenti l’acqua pompata a una fontana più interna.
E con gli uomini gli animali a patire l’arsura, che lasciavano la giungla o i loro recessi per avvicinarsi alle dimore dei villaggi. Era bastato un po’ di acquerugiola, nella siccità, perché due cobra avessero raggiunto la verzura dei giardini dell’ hotel, e per giorni le scimmie langur avevano fatto visita alle cucine del ristorante. “ Ti attaccano, avevo il bastone per affrontarle”. Ora Kailash era invece alle prese con i grilli che balzano e si infilano dappertutto, sin dentro la biancheria intima.
Pur nella gran calura le suore della scuola di Chandu sono state di una fermezza incrollabile nell’iniziare le lezioni ai primi di luglio seguitando a imporne lo svolgimento dalle sei e mezza del mattino fino alle due del pomeriggio, al che io ho invitato Kailash a consultare un dottore sullo stato di salute e di resistenza fisica del nostro scarno Chandu, ripetendogli che la scuola deve essere per i bambini e non i bambini per la scuola. Del resto le autorità stesse avevano invitato i dirigenti delle scuole a sospendere le attività se l inclemenza del caldo fosse stata proibitiva, nel timore che si possa ripetere la catastrofe del Bihar, dove oltre centro trenta bimbi sono stati le vittime di un’epidemia ancora in corso.
Per Poorti le scuole sono ugualmente iniziate ma mancano ancora i libri di testo, troppo ha tergiversato il principal nello scegliere quali adottare. Per Ajay se ne parlerà al suo ritorno da Daramsalah nella seconda metà del mese-
Quale che sia l'andamento delle piogge, ai primi di luglio è cessata dì incanto la stagione dei matrimoni tra i membri delle varie caste, e d'ora in poi sarà il tempo solo dei matrimoni di adivasi e dalit., la pioggia benedicendo i coltivi ma non gli sposalizi. Sarà anche il tempo che i sadu itineranti si pongono a riposo in un luogo prescelto per rimanervi fino a Diwali, nel quale potranno raggiungerli da ogni parte dell India i loro devoti.
Il sadu jain che l’ anno scorso ha miracolato economicamente Khajuraho ora si trova nei pressi di Jabalpur, e qualora anche se ne staccasse, pare che sia intenzionato a raggiungere piuttosto Baldeogarh presso Tikamgarh.
Per Kailash la buona notizia di questi giorni è stata, comunque sia.che finalmente il proprietario dell’hotel ha fatto pervenire da Jabalpur un impianto elettrico, e non più a legna, per il riscaldamento dell’acqua nelle stanze, sicché lìamico non dovrà più risvegliarsi tre, quattro volte per notte, per avvivare il fuoco nella vecchiaia caldaia.
Una gran fatica il sistemare il nuovo l impianto risalendo fino a al piano più alto, altri costi su costi , , quelli dei tecnici venuti da Indoore per metterlo in funzione, che hanno invelenito il proprietario
Nel frattempo mediante Whatsapp il mio amico l’ ho portato a spasso con me una prima volta tra i murales che adornano il quartiere di Lunetta della mia città, a dire il vero il suo ambiente più cosmopolita, che” a chota Chandigar è”, che è una sorta di piccola Chandigar, avrei potuto dirgli a commento, dato che è stata costruita secondo gli stessi stilemi architettonici e urbanistici con i quali LeCourbusier ha fatto edificare la capitale indiana di Chandigar. Una seconda volta si è invece ritrovato con me a Roncolo, Runckelstein, presso Bolzano, dove mi sono recato a vedervi gli affreschi che sono l unico antecedente reale che si sia conservato di quelli di Pisanello in Mantova, nel Palazzo Ducale. Dalla torre gli ho svariato le immagini delle pendici dei monti circostanti, di una pieve più in alto, prima di San Genesio, di un altro castello o “qila” più in basso, su uno sperone presso il corso del Talvera, di cui poi gli ho mostrato le acque schiumanti tra i massi, al termine della ripida discesa dal castello lungo tutta la quale mi ha accompagnato. “ Il verde che vedi tutt’intorno sono coltivazioni più in alto di uva, più in basso di mele”
“ Di mele come nel Kashmir, nell’Himachal Pradesh”
“ Si, come tra Simla e Manali”.
Kailash l’ho videochiamato di nuovo quando in aperta campagna mi trovavo già in prossimità di Mantova, perché vedesse l’arrivo in stazione tra i laghi.
L’ora era per lui tarda, ma l’amico ha voluto seguirmi in stazione, mentre raggiungevo casa. Gli piaceva il profilo lineare degli edifici, si meravigliava della quiete del nostro presunto traffico per le vie urbane, che in circolazione vedesse solo automobili e pedoni, quasi tutti stranieri.
“ Ma, è sbottato ad un punto, negativamente sorpreso- finora non ho visto nelle strade bufali e vacche”
“Kailash, gli ho sorriso, i soli animali che puoi vedere qui liberi sono le anatre lungo il corso d’acqua che ti mostro- era il Rio- e i piccioni che ne salgono al cielo lungo i muri della chiesa accanto” Gio dopo l’avrei condotto con me nella piazza della Basilica di Sant’Andrea.
Solo pedoni e ciclisti di transito, nella zona a traffico limitato, e lungo le scalinate della Basilica della gente locale e dei residenti stranieri a sedervi., un pakistano con cui ha interloquito, delle donne in salvar kamis sue coetanee con i loro bimbi.
“ E’ come il Durbar di Katmandhu, mi diceva, memore dei nepalesi che aveva visto raccogliersi a parlare e discutere lungo le gradinate delle pagode che poi sarebbero crollate nel corso del terremoto del 2015.
Ma quelle torri sono come il Qutab minar, c’è anche una chattri, mi diceva della cupola di Sant’Andrea, delle torri del Palazzo del Podestà e di quella dell’orologio
It s very nice, sei davvero fortunato a vivere in una città così bella.

Ieri, poi, di sabato, mi è giunta la richiesta di amicizia in face book di Chandu. Al mio amore di bambino ho inviato in risposta una sua fotografia in cui si eleva in preghiera sulle spalle di Mohammad, la richiesta se conosce Minecrafts, quale gioco gli piaccia di più, “ PUBG” mi rispondeva via Whatsapp, per comunicare con lui nel suo mondo virtuale. E la mia vita in lui ha ripreso a farsi un sogno colorato

UN MIO SCRITTO PERSONALE

In attesa dei monsoni


Ieri sera, finalmente quando in India era già notte, Kailash dalla reception dell hotel in cui si ritrovava di turno poteva dirmi che mi stava parlando mentre di fuori pioveva, non a dirotto, per verità, ma nemmeno poche gocce, piuttosto un piovasco continuo e regolare. Nei giorni scorsi avevamo presagito l’ avvicinarsi della stagione delle piogge da est, a poco a poco, sempre più verso l interno del Madhya Pradesh, oltre Indore prima in Vidisha, poi in Shivpuri, pur senza toccare Bhopal, mentre in Mumbay da giorni già pioveva a dirotto. La siccità era diventata implacabile, mentre i giornali indiani non parlavano che di mondanità e politicantismo. E’ da anni che in India i monsoni ritardano e non portano tutta la pioggia tanto attesa, che con i fiumi e i bacini d’acqua, i talab, calano le falde acquifere.
Kailash mi era venuto raccontando di come avesse dovuto differenziare e razionare l’acqua non potabile, assegnando ai bisogni igienici e alla pulizia della casa quella che si poteva attingere ancora vicino al talab, alla cottura degli alimenti l’acqua pompata alla fontana più interna.
E con gli uomini gli animali a patire l’arsura, che lasciavano la giungla o i loro recessi per avvicinarsi alle dimore dei villaggi. Era bastato un po’ di acquerugiola, nella siccità, perché due cobra avessero raggiunto la verzura dei giardini dell’ hotel, e per giorni le scimmie langur avevano fatto visita alle cucine del ristorante. “ Ti attaccano, avevo il bastone per affrontarle”. Ora Kailash era invece alle prese con i grilli che balzano e si infilano dappertutto, sin dentro la biancheria intima.
Pur nella gran calura le suore della scuola di Chandu sono state di una fermezza incrollabile nell’iniziare le lezioni ai primi di luglio seguitando a imporne lo svolgimento dalle sei e mezza del mattino fino alle due del pomeriggio, al che io ho invitato Kailash a consultare un dottore sullo stato di salute e di resistenza fisica del nostro scarno Chandu, ripetendogli che la scuola deve essere per i bambini e non i bambini per la scuola. Del resto le autorità stesse avevano invitato i dirigenti delle scuole a sospendere le attività se l inclemenza del caldo fosse stata proibitiva, nel timore che si possa ripetere la catastrofe del Bihar, dove oltre centro trenta bimbi sono stati le vittime di un’epidemia ancora in corso.
Per Poorti le scuole sono ugualmente iniziate ma mancano ancora i libri di testo, troppo ha tergiversato il principal nello scegliere quali adottare. Per Ajay se ne parlerà al suo ritorno da Daramsalah nella seconda metà del mese di luglio- uale che sia l'andamento  delle piogge, ai primi di luglio è cessata dì incanto  la stagione dei matrimoni  tra membri di caste, e d'ora in poi sarà il tempo solo  dei matrimoni di adivasi e dalit., la pioggia benedicendo i coltivi ma non gli sposalizi. E' anche il tempo che i sadu itineranti si pongono a riposo in un luogo prescelto  per rimanervi fino a Diwali,  nel quale potranno raggiungerli da ogni parte dell India i loro devoti
Per Kailash la buona notizia di questi giorni è stata, comunque sia
Per Kailash la buona notizia di questi giorni è stata che finalmente il proprietario dell’hotel ha fatto pervenire da Jabalpur un impianto elettrico, e non più a legna, per il riscaldamento dell’acqua nelle stanze, sicché non dovrà più risvegliarsi tre, quattro volte per notte, per avvivare il fuoco nella vecchiaia caldaia.
Una gran fatica il sistemare il nuovo l impianto risalendo fino al piano più alto, ed altri costi su costi , che hanno invelenito il proprietario, quelli dei tecnici venuti da Indoore per metterlo in funzione.
Nel frattempo mediante Whatsapp il mio amico l’ ho portato a spasso con me una prima volta tra i murales che adornano il quartiere di Lunetta della mia città, a dire il vero il suo ambiente più cosmopolita, che” chota Chandigar è”, che è una sorta di piccola Chandigar, avrei potuto dirgli a commento, dato che è stata costruita secondo gli stessi stilemi architettonici e urbanistici con i quali LeCourbusier ha fatto edificare la capitale indiana di Chandigar. Una seconda volta si è invece ritrovato con me a Roncolo, Runckelstein, presso Bolzano, dove mi sono recato a vedervi gli affreschi che sono l unico antecedente reale che si sia conservato di quelli di Pisanello in Mantova, nel Palazzo Ducale. Dalla torre gli ho svariato le immagini delle pendici dei monti circostanti, di una pieve più in alto, prima di San Genesio, di un altro castello o “qila” più in basso, su uno sperone presso il corso del Talvera, di cui poi gli ho mostrato le acque schiumanti tra i massi, al termine della ripida discesa dal castello lungo tutta la quale mi ha accompagnato. “ Il verde che vedi tutt’intorno sono coltivazioni più in alto di uva, più in basso di mele.”
“ Di mele come nel Kashmir, nell’Himachal Pradesh”
“ Si, come tra Simla e Manali”.
Kailash l’ho videochiamato di nuovo quando in aperta campagna mi trovavo già in prossimità di Mantova, perché vedesse l’arrivo in stazione tra i laghi.
L’ora era per lui tarda, ma l’amico ha voluto seguirmi in stazione, mentre raggiungevo casa, a poca distanza. Gli piaceva il profilo lineare degli edifici, si meravigliava della quiete del nostro presunto traffico per le vie urbane, che in circolazione vedesse solo automobili e pedoni, quasi tutti stranieri.
“ Ma, è sbottato ad un punto, negativamente sorpreso- finora non ho visto nelle strade bufali e vacche”
“Kailash, gli ho sorriso, i soli animali che puoi vedere qui liberi sono le anatre lungo il corso d’acqua che ti mostro- era il Rio- e i piccioni che ne salgono al cielo lungo i muri della chiesa accanto”.
Ieri, poi, di sabato, mi è giunta la richiesta di amicizia in face book di Chandu. Al mio amore di bambino ho inviato in risposta una sua fotografia in cui si eleva in preghiera sulle spalle di Mohammad, la richiesta se conosce Minecrafts, per comunicare con lui nel suo mondo virtuale. E la mia vita in lui ha ripreso a farsi un sogno colorato.Un mio scritto personale
Modifica