domenica 24 aprile 2016

alla signora Cinzia

Khajuraho, 16 maggio 2016

Gentile signora Cinzia,
le scrivo  da Khajuraho, di rientro da un mio breve soggiorno a Delhi, quando oramai volge al termine  nella siccità imperante anche questa mia permanenza in India, per chiederle se posso trasmetterle il breve reportage del mio recente viaggio ad Amarkantak e a Sohagpur, una delle poche escursioni che da solo, o con il mio amico Kailash, ho potuto od ho voluto finora concedermi.
Credo che possa piacerle ed interessarla, in quanto, sia pure indirettamente, mi ha consentito di fare il punto con concisione sugli esiti della mia ricerca  sui templi maggiori di Khajuraho, non che sull’arte templare di provincia che già avevo  rintracciato nei territori  qui circostanti, e che ho ritrovato in sue forme tarde in Amarkantak
 Ritornando alle cose che già ci siamo detti, a suo tempo, ad iniziare dalla Begumpur Masjid,  lei ha assolutamente ragione,  c’è un vasto parco adiacente, che i miei percorsi per giungere alla moschea avevano eluso fino alla sua segnalazione, ed in tale circostanza la ringrazio di avermelo individuato, anche perché nel mio miraggio, che non riesco a togliermi dalla testa, di realizzare un giorno una guida per Delhi che grazie unicamente all’uso di metrò, e di  autorickshaw , consenta  di visitare da soli i suoi monumenti e le recenti realizzazioni architettoniche ed urbanistiche più rilevanti , percorrendolo, poi il parco,  il giorno che ha fatto immediatamente seguito al  mio arrivo in India, vi ho rinvenuto l’itinerario  migliore per raggiungere a piedi  la Begumpur Masjid dalla stazione più a sud di Malviya Nagar.
Quanto poi al libro di Rana Dasgupta, che ho letto appassionatamente su suo prezioso consiglio, credo che sia l’ esito caotico - a immagine e somiglianza della realtà che rappresenta - di una mente assolutamente geniale nelle sue intuizioni, specialmente quando individua nell’India alla stregua della Russia il nostro futuro. Ma nel suo perseguire di ogni fenomeno la dismisura ad oltranza,  l autore sembra spregiare ogni realtà intermedia tra gli estremi dell’ India,  mentre che siano scuole, ospedali o metropolitane, sono dimensioni vitali del suo presente e futuro. Di più non mi sento di dire, perché la  lettura di “ Delhi” più ancora che coinvolgente,  è stata per me in vero sconvolgente, per le poche speranze che mi consente di nutrire sul futuro che l’ India riserva alla mia famiglia d’adozione e di elezione. Spero solo che certuni degli intervistati abbiano confermato ciò che penso  di molti indiani di mia viva conoscenza,  che ciò che hanno da riservarci,  in ogni caso,  è soprattutto la finzione sul proprio conto.
Con i miei più cordiali saluti
Odorico Bergamaschi


Gentile signora Cinzia,
Le scrivo brevi cose dall India, ora che inizia a volgervi al  termine  anche questa mia permanenza, chiedendole al contempo se insieme con due mie poesie che nel frattempo ho composto, posso trasmetterle in allegato l ultimo dei miei reportages,  sui pochi viaggi che da solo,  o con il mio amico Kailash, ho potuto od ho  voluto finora concedermi pressocché solo all’interno del solo Madhya Pradesh.
Come capita spesso nelle cose di questo mondo,  esse migliorano solo per acutizzare acuire e rivelare meglio i limiti che ripresentano. In Khajuraho la situazione viaria è ora eccellente dopo tre anni di dissesto stradale generale, per la loro  risistemazione e asfaltatura delle vie, che avevano oscurato tutte le opportunità  e le piacevolezze e agevolazioni che offre, ma sulle loro percorrenze non c’è pressoché più viaggiatore in vista che chieda o per cui valga la pena di inoltrarsi verso i suoi templi per conoscerli davvero approfonditamente .significativamente
E davvero il tempo dell’arroganza pretenziosa  dei suoi visitatori così stupidi ottimi( speso un vero gran  “ misto di capriccio, d’insolenza e vanità”, come le sorelle della Cenerentola di Rossini) e della disonestà  corrispondente per contrappasso  di chi  li raggira, con scorno mio e del mio amico indiano
 Così è stato quasi giocoforza  confinarci  io nei miei viaggi sulle brevi distanze  e nella loro documentazione, i loro reportages, il mio amico nelle cure domestiche e nell’uso dell’ autorickssw soprattutto per il trasporto dei nostri bambini nelle scuole migliori di Khajuraho che cerchiamo di garantire loro. Un ritiro cui è concomitante la siccità che ha prosciugato talab, canali e  corsi d’acqua  quali qui il Khudar, e indotto a lasciare dissodati  incolti la generalità dei coltivi,  per cui  tendo a disertare la vista di una natura così riarsa e spoglia, benché ancora talmente  magnifica, per isolarmi nella rivisitazione dei templi.
( e se ) In tali strette mi sono   infine  riproposto di deciso a chiederle  il vaglio di un mio testo, solo dopo che ha assunto il contenuto che contraddistingue il mio  reportage di viaggio in Amarkantak, ( è) perché indirettamente- in termini in cui apposta mi sono dilungato eccessivamente,  mi ha consentito di fare il punto sulle conclusioni della mia ricerca  sui templi maggiori di Khajuraho-, non che  sull’arte di provincia che ho rintracciato nei territori circostanti, ed ho ritrovato in  Amarkantak-
I templi sandara di Khajuraho,  sono davvero straordinari, in ogni senso del termine-( K. Deva avrebbe usato il termine exceptional,) in quanto i jangha esterni dei loro santuari non ottemperano ai canoni pancharatha o saptaratha , cui si attengono invece le pareti interne della cella del garbagriha che sono visualizzabili grazie al  deambulatorio,  creato a mio avviso appunto per  consentire tale compensazione. E di tale straordinarietà, i templi nirandara posteriori di Khajuraho, di cui il tempio di Sohagpur di cui parlo nel documento è ad immagine e somiglianza, sono un riassorbimento nell’osservanza paradigmatica del canone saptaratha,  in un ordine di dimensioni che per giunta in format che pure è minore-.
( ciò forse spiega perché templi come il Jagadambi o il Duladeo  conservino un’attestazione devozionale che non è riservata ai grandi templi sandara, che nel territorio dell’india centrale godono di un solo grande precedente nel tempio Maladevi di Gyaraspur)
Quanto alla mia insistenza sulle immagini erotiche del tempio di Sohagpur, le ho riportate integralmente  perché riprongono interrogativi di cui non mi appagano le risposte finora date, e non  intendo minimamente  essere un perbenista ridanciano .perbenistico.  ed il vero io credo che possa desumersi solo dall intero, eventualmente risolvendosi una buona volta a una analisi stilistica dei vari modi di raffigurare mithuna,  relazionandovi differenti intenti rappresentativi. Una nota che ho espunto sosteneva “Nell India di ora come di allora, tutto è concorso divino ed è destinato a concorrervi, assicurando proprio ciò di cui manca, per cui  non è la raffigurazione della sessualità riproduttiva, o la presenza in scena della  donna  callipigia, straordinariamente prolifica, che recano buona fortuna, good luck o god karma, ma il capitare a sorpresa dell’ hijira transgender a o la rappresentazione  dell’accoppiamento non procreativo  o finanche per lo meno poco meno giudizioso,  come è il caso di ritenere senza per questo essere perbenisti,quello con  canidi e fin anche con orsi  selvatici, ricorrente,  sia beninteso figurativamente, non solo in Khajuraho come in Padavali   E a quel tempo ( al contempo) di certo non era così nell India soltanto,  stando a metope e doccioni di chiese romaniche come il duomo di Modena, dove l’ermafrodito campeggiava con l ittiofago ed il fanciullo e il drago o la sirena bicaudata e la ragazza con tre braccia.”

L’ultima volta che mi è occorso di parlarne, semplificandone i termini , allo zio elettricista in Kanpur del mio giovine amico  Mohammad, ho alluso a kama mithuna, dharma mithuna e yoga tantric mithuna, cui la sessualità dei kama mithuna era formalmente e spiritualmente elevata di grado.
Nel complesso, credo in ogni caso  che una volta esercitato fino in fondo  l’intelletto astratto nell intellezione nella comprensione precisa e non vaga   del tempio hindu, poi di fronte ad esempio a una scimmia che ti denuda  il sesso di un’apsara intenta a mirare un cespo di  mango ,anche  là dove le manifestazioni del dio dovrebbero essere ancora nirguna, non sia il caso di pretendere che sia reperibile un concetto anche per questa come per ogni altra immagine, ma che si debba dare voce al senso estetico e spirituale che non ne sente sminuita la sublimità assoluta del tempio, sia pure per  bocca di Jane la pazza dell ultimo Yeats, quando al vescovo dice che “ il bello e il sudicio sono parenti, /e al bello serve lo sporco”,  con quel che ne consegue.etc etc.

Quanto alle cose che già ci siamo detti, a iniziare dalla Beganpur Masjid,  lei ha assolutamente ragione,  c’è un parco adiacente, che i miei percorsi per giungervi avevano eluso fino alla sua segnalato,  e ‘qui  la ringrazio di avermelo individuato, perché nel mio miraggio , che non riesco a togliermi dalla testa, di realizzare un giorno  una guida per Delhi che  consenta  di visitare da soli i suoi monumenti e le realizzazioni architettoniche ed urbanistiche dell’arte dell India contemporanea,  con l uso insieme integrato di metrò e di autoricksaw, percorrendolo, il parco, *, il giorno immediatamente seguente  il mio arrivo in  India, vi ho rintracciato/ individuato l itinerario  migliore per  raggiungere a piedi  la Begunpur Masjid dalla stazione più a sud di Malva Nagar.
Purtroppo la mia mente è a scoppio ritardato  spesso si attiva in differita, e Lei mi ha parlato allora invano della vegetazione della Delhi, quando io già ritenevo da tempo  che quella arborea sia l’aspetto più meraviglioso  del paesaggio dell India,  particolarmente nel Madhya Pradesh, quanto  l ocra fulgido  dei suoi terreni e delle case dei suoi villaggi,  così come vi si mischia ad escrementi e paglia e ai manti bovini
Ma in Delhi, più che nei suoi parchi,la vegetazione  mi appare affascinante così come resiste o si diffonde rinaturalizzata?  quale   boscaglia o ammanto forestale ancora in Tuglaqabad , come lei ha allora  rilevato, colto all’istante, o lungo l itinerario che ricollega l’aeroporto di Delhi al suo centro, in Dhuala Kan *( Aerocity area) , e poco distante intorno al fascinoso issimo Sultan Ghari.
In khajuraho ho già cercato di arricchire eminentemente  i suoi itinerari templari con dati paesaggistici arborei che poi naturalistici lo sono fin a un certo punto, poichè  molte piante sono esse stesse templi primari, in quanto pepal e bargad, e mi sono avvalso di Jungles tree of central India di Pradiph Krishen, l’autore stesso di Trees of Delhi che ho acquistato e non ho ancora avuto modo di leggere, anche per ampliare botanicamente la mia conoscenza del paesaggio del Madhya Pradesh.
ancora  su quanto tra noi si è discorso,   secondo ciò che lei mi ha suggerito ho cercato prima di partire per l india  di entrare in contatto con la signora Nicoletta Celli , ma non ho ricevuto risposta. Del che mi rammarico perché l Ritornando a so esponente del Fai, e posso supporre che non  mi abbia risposto anche perché, come tale organismo, seguita a privilegiare il Rajasthan rispetto al resto dell India, quando il suo patrimonio artistico e paesaggistico è decisamente inferiore a quello di altri stati del,subcontinente, non ultimo quello del Madhya Pradesh.
Sul libro poi di Rana Dasgupta, che ho letto su suo consiglio, credo che sia l’ esito caotico - a immagine e somiglianza della realtà che rappresenta - di una mente assolutamente geniale nelle sue intuizioni, specialmente quando individua nell’India alla stregua della Russia il nostro futuro, ma  il rapporto tra i discorso soggettivo degli intervistati  e dei personaggi  e la realtà oggettiva cui sono sussulti  non sempre è adeguatamente o persuasivamente risolto. Di più non mi sento di dire perchè la sua lettura più che coinvolgente,  è stata per me  sconvolgente, per le poche speranze che mi consente di nutrire sul futuro che l India riserva alla mia famiglia d’adozione e di‘elezione, che mi è così cara. Spero solo che sia vero in molti casi, che gli intervistati abbiano dimostrato ciò che penso  di molti, indiani, che ciò che hanno da riservarti,  in ogni caso comunque,  è la finzione assoluta sul proprio conto,
 Quanto alla sua storia dell’arte indiana, a rilettura ultimata,  non ho che apprezzamenti da esprimerle ed una sola riserva : perché sia pure solo a grandi linee, non ha aggiornato anche all architettura  il suo discorso sull’arte contemporanea indiana , se è vero, come mi risulta, visto che l’architettura indiana contemporanea mi risulta è ampiamente interpretabile, quanto le altri arti, come un misurarsi, in rapporto alle istanze della modernità e del post-moderno, tra una loro soluzione vernacolare ed una occidentale, internazionale e globalizzante?



In tale situazione, può ben capire quanto mi farebbe piacere e risolleverebbe almeno il senso delle cose che il testo sul mio viaggio in Amarkantak e Sohasgpur, potesse trovare almeno in lei una interessata lettrice, e grazie a lei potessi verificare quanto sia appropriato o meno l’uso del lessico del sanscrito,  rombi diamantini o ratnas in primis di cui infarcisco le descrizioni dei templi.
Consideri un omaggio le due poesie che allego che sono le sole che ho composto durante tutto questo tempo, e la cui ispirazione abbia sommosso una mia fantasia altrimenti del tutto inerte.


Richiesta di lettura del mio testo come verifica del mio uso appropriato o meno del lessico in sanscrito.

Gentile signora Cinzia,
le scrivo  da Khajuraho, di rientro da un breve mio viaggio  , al volgere al  termine  anche di questa mia permanenza in India, per chiederle se insieme con due mie cose poetiche che nel frattempo ho composto, posso trasmetterle in allegato il reportage del mio recente viaggio  ad Amarkantak e a Sohagpur, una delle poche escursioni che da solo,  o con il mio amico Kailash, ho potuto od ho  voluto finora concedermi, pressoché esclusivamente all’interno del Madhya Pradesh..
Credo che il contenuto che lo  contraddistingue possa piacerle e interessarla, in quanto, indirettamente,  con qualche dilungamento forse di troppo  mi ha consentito di fare il punto sugli esiti della mia ricerca  sui templi maggiori di Khajuraho-, non che  sull’arte di provincia che già avevo  rintracciato nei territori circostanti, e che ho ritrovato in  Amarkantak-
Quanto alle cose che già ci siamo detti, a iniziare dalla Beganpur Masjid,  lei ha assolutamente ragione,  c’è un vasto parco adiacente, che i miei percorsi per giungere alla moschea avevano eluso fino alla sua segnalazione,  e  la ringrazio di avermelo individuato, anche perché nel mio miraggio , che non riesco a togliermi dalla testa, di realizzare un giorno  una guida per Delhi che  con il ricorso  insieme a metrò e ad  autoricksaw,  consenta  di visitare da soli i suoi monumenti e le realizzazioni architettoniche ed urbanistiche più rilevanti  dell India contemporanea,  percorrendolo, poi il parco,  il giorno immediatamente seguente  il mio arrivo in Iindia, vi ho rintracciato  l itinerario  migliore per  raggiungere a piedi  la Begunpur Masjid dalla stazione più a sud di Malvya Nagar.
Purtroppo la mia mente spesso si attiva in differita, e Lei mi ha parlato allora invano della vegetazione della Delhi, quando io già ritengo da gran tempo  che quella arborea sia l’aspetto più meraviglioso  del paesaggio dell India,  particolarmente nel Madhya Pradesh, quanto  l ocra fulgido  dei suoi terreni e delle case dei suoi villaggi,  così come vi si accordano sterco animale e  paglia e i manti bovini
Ma in Delhi, più che nei suoi parchi, la vegetazione  mi appare affascinante così come resiste o si diffonde,  rinaturalizzata,  quale   boscaglia, o ammanto forestale, ancora in Tuglaqabad , come lei ha allora  rilevato,  o in numerose altre aree quali quelle che ho intravisto lungo l itinerario che ricollega l’aeroporto di Delhi al suo centro, in  Dhaula Khuan, e poco distante intorno al fascinoso  Sultan Ghari.
In Delhi, che uno spazio verde residuo permanga intorno ai monumenti che non conservano sincretisticamente  funzioni sacre, come il Firoz Shah Qota o il Sultani Ghari, è di incidenza vitale perché sopravvivano integrati alla realtà sociale circostante,  sia esso un parco giochi  o di ricreazione per  gruppi di amici e coppie e genitori e figli, . come nei pressi felici delle tombe Wazimpur, o delle  Bare e Chota kan ka  Gumbad, o un appezzamento verde in cui ci si ritrova  per scommettere al gioco o bere alcolici  - come nel riquadro antistante la stessa Begunpur  Masjid-  se non anche per consumare stupefacenti,  come la tomba Darya Khan Lohani , o pur anche  per spidocchiamenti, come le stesse tombe Wazirpur o la Lal Gumbad, altrimenti i monumenti li ritrovi pur se restaurati in stato di assedio edilizio,  letteralmente asserragliati dai condomini circostanti,  che sembrano come  aspettarne solo la resa di una fatale caduta, ed è il caso della Kirki Masjid. o del mausoleo di Mubarak Shah, tacendo qui delle tombe e delle moschee nei parchi  veri e propri , ove come è lecito attendersi si popolano di convegni amorosi, non escluso il Purana Qila.

E quanto è accaduto anche a templi remoti del Madhya Pradesh, che nelle immagini che ne ho ritrovato in archivio apparivano ancora immersi nella boscaglia, come tanti dei gumbad di Delhi che una volta costellavano villaggi, e che invece alla stregua di quello di Indoor( Guna Distt.). , invero magnifico, ho faticato ad aggirare tra i casamenti e i ripostigli che vi erano sorti intorno, ispirandone anche l inferriata d’ingresso.
In Khajuraho ho già cercato di arricchire eminentemente  i suoi itinerari templari con dati paesaggistici arborei che poi naturalistici lo sono fin a un certo punto, poichè  molte piante sono esse stesse templi primari, in quanto peepal e banyan, e mi sono avvalso di Jungles tree of central India di Pradiph Krishen, l’autore stesso di Trees of Delhi che ho acquistato e non ho ancora avuto modo di leggere a fondo, anche per ampliare botanicamente la mia conoscenza del paesaggio del Madhya Pradesh.

Quanto poi al libro di Rana Dasgupta, che ho letto su suo consiglio, credo che sia l’ esito caotico - a immagine e somiglianza della realtà che rappresenta - di una mente assolutamente geniale nelle sue intuizioni, specialmente quando individua nell’India alla stregua della Russia il nostro futuro, ma  il rapporto tra i discorsi soggettivi degli intervistati  e la realtà oggettiva cui sono sussunti  non sempre è credibilmente risolto, e permane un senso di dismisura ad oltranza. Inoltre l autore sembra spregiare ogni realtà intermedia tra gli estremi dell India,  mentre che siano scuole, ospedali o metropolitane, sono dimensioni vitali del suo presente e futuro.Di più non mi sento di dire perchè la sua lettura più che coinvolgente,  è stata per me  sconvolgente, per le poche speranze che mi consente di nutrire sul futuro che l India riserva alla mia famiglia d’adozione e di‘elezione. Spero solo che  in molti casi, gli intervistati abbiano confermato ciò che penso  di molti, indiani di mia viva conoscenza,  che ciò che hanno da riservarti,  in ogni caso,  è la finzione stravolgente sul proprio conto, Sembra proprio che non abbia ancora imparato da un’esperienza oramai decennale dell’India, che ciò che gli indiani hanno da offrirti o venderti è soprattutto la finzione sul proprio conto.
 Quanto alla sua storia dell’arte indiana, a rilettura ultimata,  non ho che apprezzamenti da esprimerle ed una sola riserva , che non sia di dettaglio: perché sia pure solo a grandi linee, non ha aggiornato anche all architettura  il suo discorso sull’arte contemporanea indiana , se è vero, come mi sembra, che l’architettura indiana contemporanea è ampiamente interpretabile, quanto le altri arti, come un misurarsi, in rapporto alle istanze della modernità e del post-moderno, tra una loro soluzione vernacolare ed una occidentale, internazionale e ora globalizzante non che delocalizzante?



In tale situazione, può ben capire quanto mi farebbe piacere e risolleverebbe almeno il senso delle cose che il testo sul mio viaggio in Amarkantak e Sohasgpur, potesse trovare almeno in lei una interessata lettrice, e grazie a lei potessi verificare quanto sia appropriato o meno l’uso del lessico del sanscrito,  rombi diamantini o ratnas in primis di cui infarcisco le descrizioni dei templi.
Consideri un omaggio le due poesie che allego che sono le sole che ho composto durante tutto questo tempo, e la cui ispirazione abbia sommosso una mia fantasia altrimenti del tutto inerte.


Richiesta di lettura del mio testo come verifica del mio uso appropriato o meno del lessico in sanscrito.



sabato 23 aprile 2016

Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore.

Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore.



E Mohammad torna a ripetermi  di volersi togliere la vita,  Kailash  di volere fare fuori tutti i  nostri cari, come l uomo di Bahoriband. fece con la moglie i due figli e i cani  prima di rivolgere la pistola contro se stesso, di cui sventuratamente gli ho detto i mesi scorsi.
La calamità familiare di Mohammad è ora la nonna materna che  seguita a trattenersi tra loro con la sua bocca da sfamare,  per i troubles  in Kanpur  tra hindu e muslim che vi sconsigliano il suo rientro, obbligandoli a turno a privarsi del cibo,  tanto più che ora è estate, la gente non ama bere il the, e sempre di meno sono coloro che lo chiedono allo spaccio di suo padre, i cui  guadagni ora oscillano al più  tra le 40 e le 50 rupie al giorno.
“ Così in famiglia non sarebbe più un problema darmi da mangiare.”
Un tempo a scuola era eccellente, quando la sua famiglia non era attanagliata da tale miseria, mi ha ricordato la sua inventività di allora,  ma da che la sua mente è sconvolta dallo stato disperato dei suoi cari,  non riesce a focalizzarsi su ciò che studia, e  per quanto gli piaccia imparare italiano e venire a lezione in ufficio, la sua mente la sera ne ricade distante.
Per aiutarmi ad aiutarlo l’ho pregato di dire della sua situazione al principal della sua scuola, che è muslim come lui, di parlarne con Kailash., che è implacabile nei suoi confronti, e nei miei riguardi,   per il suo odio  dei muslim che gli fa presumere che il ragazzo, infido e falso,  mi cerchi pur non essendo in stato d’indigenza per abusare della mia credulità.
“ Il principal è senza cuore. Kailash ha cuore ma usa la mente, e la sua mente ora non funziona più”
Di fronte ad un reiterato rifiuto del mio aiuto economico, perché comperasse a mie spese almeno del riso,   adducendomi che già lo aiutavo anche troppo per la scuola, e che sul mio aiuto ulteriore non poteva fare affidamento perché non poteva ricorrervi che fin che fossi stato presente e disponibile, gli ho ricordato ch è stato proprio Kailash, l’estate scorsa, che gli ha trasmesso il mio aiuto tramite il padre, quando la debolezza fisica per lo scarso sostentamento gli causava svenimenti.
Ma su qualsiasi partenariato possibile di Kailash ho dovuto ricredermi al rientro,  quando egli  non ha saputo ripropormi di meglio che  le sue fantasie sterminatrici , per dare corpo a tutte le sue ritorsioni nei miei riguardi, ora che la nostra situazione è tale, come l’ha definita  negli stessi termini cui era ricorso Mohammad, che ci amiamo ancora  con il cuore  ma non con la mente.
L ulteriore appiglio per avere ancora soltanto dei rimproveri  da farmi, era che avessi mortificato con mio gran dolore Chandu,  quando al rientro da Byathal in cui avevo accompagnato Ajay, l'ho sorpreso che da solo  si era messo al mio computer, l’aveva acceso ed era entrato in rete,  era risalito all’indirizzo del film di musica e danze che più gli piace, abcd2, any body can dance, e stava godendoselo ignoravo da quanto tempo,  esaurendo di nuovo  i gigabyte della mia chiavetta. Che mi fossi manifestato in ogni modo pentito con il nostro adorato bambino,  per avere frustrato la bravura ardimentosa del suo avventurarsi., sul nudo pavimento intenerendomi accanto al mio idoletto ferito, non era bastato a dissuaderne la mente  dalle sue rappresaglie scimmiesche,  al suo intenebrarsi anche stasera , con le  ombre cui cede la luce affocata dei giorni.



giovedì 21 aprile 2016

laksmana mandir



Oltre l ingresso nel parco dei templi occidentali di Khajuraho, è una  visione di tale sublime  trascendenza te/ale il tempio  Lakhsmana che ci appare poco oltre sulla nostra sinistra, ,  il primo dei grandi templi in uno stile architettonico  che è valso come paradigma di quello dei templi dell India centrale, ma che era del tutto eccezionale per i suoi tempi, In sua virtù in virtù del quale cui nel  cui stile architettonico il grande sovrano Yasovarman  della dinastia dei Chandella , tra il 930 e il 950 d. c. intese volle contraddistinguere l’elevazione di elevare  Khajuraho al rango di capitale religiosa del suo   regno di recente formazione, a seguito dell’affrancamento della propria signoria feudale da quella dei  sovrani  antecedenti, i Pratihara di Kannauji. Tale esito d'esordio è  già di tale sublime trascendenza nella sua sopraelevazione,  su di una  vasta piattaforma sino al  pinnacolo in cui  culmina l'ogiva del sikhara,  verso l’ assoluto d’origine cui essere di ritorno, su di una  vasta piattaforma sino al  pinnacolo in cui  culmina l'ogiva del sikhara,che  in essa finisce assorbita la realtà architettonica del complesso di edifici di culto interconnessi di cui il  tempio è l’epicentro, l' insieme di edifici di culto interconnessi, prescindere dai quali obnubila la comprensione della sua eterodossia/ innovatività dei /  rispetto ai attuativa di canoni che anche per esso restavano vigenti, in ciò che ne adempi in ultima istanza  vincoli paradigmatici od in quella esteriore ne fu inadempiente  vi si risolse nei suoi vincoli paradigmatici e vi rimase irrisolto.  attinenza a canoni di cui  esso sembra inadempiente, se ci si attiene alle sue sole vestigia esteriori.
Il tempio Laksmana, in  onore di Vishnu nella sua manifestazione Vaikunta, è infatti eminente su quattro tempietti situati agli angoli  della piattaforma, con i quali forma una costellazione penta-templare o panchayatana, e lo precedono un piccolo tempio non sa più se  in onore di Laxmi, o di Garuda, ovverosia  se fosse dedicato alla consorte divina o al veicolo animale di Vishnu,  ed un padiglione che alberga la raffigurazione zoomorfa di Varaha, l incarnazione di Vishnu nel cinghiale che diede salvezza alla terra dalla sua sommersione nelle acque oceaniche, con cui il tempio Laksmana è tutt uno. Gli è inoltre contiguo il tempio Matangherswara, shivaita, forse un  monumento funerario postumo in spoglie forme più arcaiche, che si presume possa essere stato eretto in onore del figlio di Yasovarman, Dangha, ed incentrato tuttora sulla venerazione del dio tramite  l’icona del suo splendido lingam..

Su di essi  la  mole più grandiosa del tempio Lakshmana , composta in elevazione dal basamento dell’adihshthana, dal jangha delle pareti schiuse in finestre balconate, dall intermittenza canonica delle modanature di una verandika, costuita nel Lakshmana dalle modanature  di due kapotas rettilinei l'uno ornato di rombi diamantini, l'altro di croci perforate o kunjarakshas, nelle sue elevazioni  ulteriori staglia il profilarsi dei picchi  del monte Meru, asse del mondo e dimora degli dei, così come in essi culminano le sovrastruzioni, degradanti solo  per risalire al culmine di una cima più alta, di una atrio d’accesso, l’ardhmandap,  una sala, il mandap ,  una ancora più grande con transetti, tutte aperte in una finestra balcone,  le quali precedono il santuario vero e proprio della cella del dio,  anticipato dall vestibolo dell’antarala, e   fronteggiato all esterno dall' antefissa dii un sukanasika. Tale sanctum, il garbagriha, è aggettante /articolato in tre transetti,  due laterali e uno posteriore, e  lo sormonta l'ogiva della vetta superiore del sikhara,  cui risalgono delle sue repliche minori, o sringasm, così  le sale sono sovrastate dalle piramidi a gradoni di phamsanas,  replicate e miniaturizzate a  loro volta dalle coperture  a loro volta piramidali di tanti tilakas, delle edicole elevate a tempietti sui loro fronti..
Se per assumere la necessaria  profondità di prospettiva storico-architettonica, da una visione frontale ci si defila ad una laterale, che ci consente di vedere il tempio principale  stagliarsi sui due tempietti che lo affiancano sul lato settentrionale, essendo il Lakshmana volto ad oriente, ci è dato preliminarmente di coglierne al meglio  il profilo mirabile  in  piano ed in elevazione, e di intenderne la continuità e la sua soluzione rispetto ai due templi   minori, che non ne sono  un semplice accompagnamento, ma i depositari del canone invalso nella antecedente tradizione architettonica templare, cui nella sua grandiosità superiore  gli architetti del tempio * professarono un persistente rispetto, sia pure con le licenze di un differimento attuativo dislocato all'interno  delle vestigia templari, come rimarcheremo. di seguitare ad attenersi persistere nell’attinenza , pur ampliandone e ingigantendone i termini in forme esteriori che appaiono eluderli..
In essi si ripetono infatti, integralmente,  le forme consuetudinarie di cui sono evocativi dei templi Pratihara della regione circostante ,  pur se in  modi più scontati e disadorni spogliate di ogni loro incantevole  preziosità ed incantevole  fastosità dettagliata/ minuta di dettagli, nei modi più scontati  su di essi il tempio Lakshmana svettando impervio, così come sui sovrani Pratihara di Kannauj i nuovi sovrani Chandella  , già loro feudatari, erano giunti ad affermare la loro supremazia, la stessa che sui templi agli angoli della piattaforma celebra il tempio Lakshmana svettandovi impervio, pur in una trasmissione di consegne canoniche cui arte e potere seguitano  formalmente ad attenersi.
Quali siano tali consegne le contrappunta il controcampo della visione del tempio centrale rispetto a quella delle vestigia dei tempietti agli angoli,  in cui è più agevole individuarle, così come vi risultano formulate nei termini più chiari ed elementari del loro tramandarsid’obbligo sotto la dinastia Pratihara.
Essi semplicemente consistono, infatti,  del santuario del garbagriha, di un’anticamera breve, o antarala ( “ intervallo) , e di un portico d’entrata,   l ardhmandapa, mentre in elevazione  si articolano in  un basamento,l ’adisthana, nelle pareti del jangha, scandite dagli aggetti di  cinque proiezioni, dall’intermezzo delle modulazioni modanate di una verandika, che ha il suo esordio in una ghirlanda floreale, o pushpa-mala, e da un sikhara di guise  Latina., ossie senza appigli vari di proprie repliche, di sorta, nelle sue rampe ascendenti di cui si fascia, tramate come grate vegetative di archi carenati gavakshas.
Al pari di ogni parete del jangha ( o “ stinco”, un termine che ci ricorda le guise antropomorfe del tempio hindu),  il sikhara stesso è scandito da cinque fasce in rilievo corrispondenti, secondo la formula del paradigma  pancharatha che ad esso presiede, che contempla un   ratha centrale, il bhadra,  ed un pratiratha e un karna d'angolo per lato.
Tra tali proiezioni, nel sikhara  quanto nel jangha,   ha maggior rilievo quella centrale, il madhya lata superiore e il badhra  parietale, in cui si concreta in un carro cerimoniale scultoreo recante una  soltanto, o più immagini divine, la pulsione  emanativa verso l'esterno del mondo, in cui la sua potenza si manifesta,   del dio interno alla cella interna del garbagriha, la cavità dell utero germinale del cosmo,  della cui propulsione radiante il tempio è un facsimile*esemplare. La supremazia della valenza divina della immagine del badhra è avvalorata dalla nicchia in cui è installata, la cui prominenza esalta ravvicinatamene al fedele la divinità che si irradia dalla casa utero del tempio L’edicolarità della stessa kapili esterna del vestibolo dell’antarala la fa seconda solo al badhra, nella sua epifania, Essa fa seconda a se stessa, nella sua epifania, l’edicolarità  della Kapili  esterna del vestibolo dell’antarala, ad essa subordinando quella di ogni altra proiezione. In quelle d’angolo  sono insediate d’ordinanza d’ordinanza che siano insediate le divinità tutelari del tempio, i dikpalas, in corrispondenza delle otto direzioni cardinali, e nelle proiezioni intermedie o prati-rathas, così come era un dato invalso che nelle proiezioni intermedie si delineassero surasundari In quelle d’angolo, o karna-ratha secondo un ordinamento cardinale  codificatosi nel tempo e tutt'altro che eternitario,  ancora lacunoso ed incerto nei suoi esordi, quali li si possono ravvisare nei templi pratihara dei remoti villaggi di AmrolDang, ( Gwalior, Bhind Districts) ,  figurano  le divinità protettive del tempio nelle otto direzioni principali, a iniziare da Sud est Indra, indi Agni, Yama, Nirriti, Varuna, Vayus, Kubera e Isana, mentre nelle proiezioni intermedie sono installate le ninfe apsaras, leogrifi vyalas,  o sardulas,  quali simboli di forze pulsionali o della nostra natura animale da domare, figurando invece nei recessi. , di rango celestiale inferiore.


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Rispetto ai templi Pratihara delle regioni circostanti era invece  a quell'epoca  l’aggiornamento di una novità figurativa,( in termini invero concordatari con i templi meridionali del Rajasthan, quali quello in Jagat, e dei Kachchhapagatha in Kadwaha eo Surwaya, o dei Kalachuri in Nohtha e Maihar, or è difficile a dirsi quanto emulativi o via via vicendevolmente emulati,),  l’alternanza, che si ravvisa nei templi d’angolo panchayatana del Lakshmana ,  di ninfe celestiali nei pratirathas intermedi,  con vyalas -sardula nei recessi, come a iniziare da questi tempietti in Khajuraho diverrà canone fisso d’ogni tempio ulteriore, il più delle volte abbinando  con coppie erotiche umane i leogrifi
Ad ulteriore residua differenza rispetto ai templi Pratihara,  nei templi sussidiari del Lakshmana è  consolidata la sopraelevazione, che nei  templi suddetti ugualmente sopravanza, delle modanature della vedibandha, khura, kumbha, Kalasa, non che una kapota ulteriore, intervallata nei nostri tempietti intervallata dalla perforazione crociata di una kunjaraksha, , su di una pitha di modanature sottostanti, che a iniziare sublimememente dallo stesso Lakshmana, con esiti così splendidi e sontuosi da restarvi ineguagliati, nei templi di Khajuraho ulteriori diventeranno i due ulteriori livelli di zoccolo e plinto, su cui la vedibandha  si ergerà a podio sublime. o ancor più elevata o alla sua stessa altezza, il balcone nei suoi fregi e comparti di rajasena, vedika, asanapatta, kaksasana,  non meno sfarzosi.
Ma prima ancora di risalire da tali templi sussidiari al tempio centrale, e necessario  risalire ad essi dalla piattaforma jagathi , per intendere prima ancora che a quale  realtà superiore essi ci elevano, su quale realtà si elevino, in cui eppure il divino ci fa di sé partecipi.
E ' un autentico  perikrama deambulatorio, talmente lunga ne è la peregrinazione,  che per il devoto dell'epoca è dato supporre fosse una novità grandiosa rispetto all orizzonte delle sue aspettative, innanzitutto in quanto presentava esso stesso,  a incremento della propria altitudine, un'adhishthana alla stregua del tempio. La compongono un bittha decorato con volute e petali di loto, un jadhya kumbha fregiata di takarikas, un pattika ornata di ardharatnas, prima delle modanature caratteristiche della vedibhanda, kura, kumba, kalasa, cui fa seguito il recesso dell'antarapatta del suo gran fregio che celebra il divino nella potenza naturale animale e vitale, un kapota con takarikas e gagarakas ornamentali, un pattika  di cui tamala patra che stilizzano il fogliame del *, sono il motivo ornamentale ....
su tale adhistana spioveva  inoltre una balaustra, di cui a tratti sono ravvisabili e ricomponibili i resti, di rajasena, con immagini di vidyadharas, divinità, nagas, asceti e musici e danzanti, di  vedika abituale di pilastrini intervallati da lastre phalakas nei recessi,  gli uni , con un capitello sormontato da kuthas piramidali costituiti di tre pidhas coronati di gantha, amalaka, kalas, le altre di udgamas formati da due takarikas, asanapatta e kakshasana, con pilastrini a guisa di bambu alternati a  tabulati piani.
Lungo il recesso dell'antarapatta  la fascia di scene di vita  celebrano l'esistenza umana ed animale al culmine delle  sue intensità   Si tratta delle scene lungo la piattaforma in cui l’esistenza è  rappresentata, nella sua pienezza vitale, come certame o finanche agone di vita e morte tra umani ed animali,   nel parossismo del furore del duello mortale senza scampo quale strepitosa attività sessuale,  nella sua stessa bizzarria zoofila,  od esplosione di frenesia irresistibile  di musica e danze, nella sua enfasi, dispiegata o raccolta, di celebrazione rituale o parata o marcia od onoranza munifica. Ne sono espressione la caccia animale, di cinghiali o cervidi. la ridda tra elefanti impennantisi, il duello tra combattenti all ultimo sangue, sfilate militari o avanzate di  guerra,   nel loro  volto di gloria  di parate militari di combattenti ed animali -elefanti,  posti anche tra loro in lotta, su elefanti e cavalli e rari cammelli, ,o processioni che recano onore e donativi a guru spirituali. o maestri di musica e danze, che attendono a cerimonie matrimoniali. E' un  repertorio tragico- festoso  di scene fastose di vita ,   nel suo acme, cui attingere il divino, in prima istanza,  al colmo del suo farsi energia vitale diffusa nel mondo, ritualmente recepita e trasmessa dispiegata nel mondo, ritualmente raccolta e trasmessa..
Risalendo la piattaforma i tempietti ci volgono la loro entrata , in funzione sussidiaria del tempio, come ben dice Krishna Deva,  per  consentirci quella  prossimità alla divinità trimurtica , nelle sue manifestazioni primarie,   da cui ancora ci lascia  a distanza  la pradakshina intorno alle  vestigia esteriori, del tempio  tempio, in ciò che si offre alla nostra visualizzazione lungo le pareti del tempio,

Infatti la novità ulteriore che il tempio Lakshmana riservava ai fedeli , anche rispetto ad altri templi multi-yatana grandiosi come quello di Patari Badoh, era che al pari solo di un tempio minore quale quello di Urvara , non lontano da Mahoba, prospettava un'ascesa ulteriore per risalire all'ingresso del tempio centrale, che era stato sopraelevato di parecchio nel suo piano di calpestio rispetto a quello della jaghati della piattaforma, da un'adishthana di un'imponenza sontuosa e solenne quale nei templi a noi giunti dell India centrale non trova riscontri.
La costituiscono un bittha piano liscia ed uno successivo decorata di volute, un karnika, ancora un bittha ornamentato di una perlinatura e di petali di loto, un  jadya- kumba in cui ricorrono tamala-patra e takarikas, un  recesso abbellito del motivo delle croci traforate kunjarakshas, una grasa pattika, a reggere con il tempio l ordine cosmico una splendida gaja  pitha di elefanti allineati sdraiati fiancheggiati da mahauts o da coppie, Intenti a reggere il cosmo di mondo inferiore acquatico, terra e cielo,*****, un kapota recante takarikas e gagarakas *, ed il podio, alfine, di kura, kumbha con un grasa pattika per madhya bandha, kalasa, il fregio recessivo di un antarapatta che con elefanti e devoti mischia gruppi erotici e scene di vita quotidiana,  ancora due kapotas decorati di ardharatna l uno e di takarikas l altro.
Tale adishthana  inoltre vi si dispiegava ben oltre che a supporto di santuario e antarala e portico d'entrata, al più preceduto da un mandapa, come nei templi Gadarmath di Patari Badoh, o Maladevi, di gyaraspur, in quanto lo sfarzo sublime delle sue modanature erigeva  su zoccolo, plinto e podio del vedibhanda tradizionale l'incorporazione nel tempio, come un prolungamento del suo adito,  delle sale e salette di portico d'entrata, o ardh-mandapa, mandapa e mahamandapa,  in cui la partecipazione del mondano e del secolare al divino.si celebrava ad un grado ancora superiore
 quale occorre adempiere un’ascesa ulteriore, verso l interno e il santuario e la sua jangha, di cui il corridoio della deambulazione interna consente la configurazione distinta e la sua visualizzazione, nella quale soltanto , come nella  sua sovrastruzione al sommo di tutto,  il tempio Lakshamana darà compimento al proprio adempimento dei canoni pancharatha in esso paradigmatici, che  i tempietti d’angolo ci ricordano essere/ esprimono essere  il canone d’osservanza,da cui  solo esteriormente il tempio se ne distanzia nella sua novità grandiosa.
Essa consiste nell’avere incorporato nel tempio , come un prolungamento del suo adito, le sale  si celebrava la partecipazione mondana al divino,
Secolarizzazione del sacro o sacralizzazione del secolare che fosse al contempo,( come nel tempio Maladevi di Gyaraspur,) ciò che si prospettava quindi al devoto di non meno inusuale  era la parificazione del santuario e del resto del tempio non solo nel loro adhisthana , ma nelle stesse pareti di fondo o nelle  proiezioni delle loro sezioni  centrali che sull'adhishthana erano state   sopraelevate, quali finestre balcone con kaksasana spiovente, e sporte a transetto in santuario e mahamandapa.
In esse altro sfarzo glorioso abbellisce il tempio quale dimora divina., nella rajasena che in nicchie inframmezzate da pilastrini e perforati recessi, reca scolpite nicchie di atlanti e di vidhyadaras, che al pari degli elefanti lungo l'adhishtana, con le mani si sforzano di reggere l'apparato superiore, la vedika di pilastri alternati a lastre, gli uni sormontati da edicole tilakas ultimate di tre pidhas e del coronamento di ghanta, amalaka e kalasa, gli altri di udgamas fiancheggiati da vidhyadharas volanti, l'asanapatta oltre una fascia di petali di loto, il kakshasana decorato di volute

 Non solo così il devoto è posto all'altezza di un basamento e di balconi a spiovere che assimilavano il santuario alle sale d'accesso,  ma quale ragione primaria dell'intera predisposizione esteriore del tempio, che le quinte  fossero quelle del portico d'accesso o quelle  d'involucro intorno al garbagriha, erano sovradeterminate a  equivalere ciascuna  come( sussunte a ) fondo  di un' edicola di uno stesso ciclo, quello delle nove immagini  di Ganesha e Durga Ksemankari alla testa ed al seguito del corteo di sette delle nove divinità planetarie, non solo, ma parificando esteriormente di forma quelle del santuario e quelle del  mahamandapa, a segnalare la cui differenza interna  di funzioni permane  la contrapposizione esterna delle coperture e la sua miniaturizzazione, nel tempietto piramidale e quello concluso da un sikarika che si fronteggiano all altezza della kapili. In cui santuario e mandapa si congiungono.
Tali edicole si stagliano sull'adishtana all'altezza del podio del vedibhanda, sopraelevandosi nel loro frontone, e sono intervallate, lungo il grasa pattika che funge da madhya bandha dellla modanatura del kumbha , da nicchie minori al di sotto dei balconi e da altre di dimensioni maggiori in corrispondenza delle facce esterne delle proiezioni, su cui i frontoni degli udgama si prolungano fino a raggiungere il kapota terminale del basamento del tempio.
 L eminenza che conferisce purtuttavia risalto e rango superiore a  mahamandapa e santuario rispetto a portico d'entrata e mandapa, è  il corredo di statue assolutamente uniforme/ isomorfo che su più ordini vi affianca la proiezione del balcone nei transetti,  ma così  assimilando all esterno maha mandapa e santuario  (omologando all'esterno/ conferendo vestigia simili  a /mahamandapa e santuario)
In esse, costituendo due ordini di statue su piedistali, separate da pattike  (una pattika inferiore di vidhyadharas e un grasapattika )  e sormontate da un fregio di tamalapatras, che le separa da rilievi incorniciati di scene di festa su cui si ergono deifrontoni di udgamas difformi, ora allungati ora dilatati, nelle proiezioni pilastriformi si succedono immancabilmente un Shiva in subordine e Vishnu sovrastante, ai lati di un apasara per parte , mentre nei recessi è la volta di coppie o gruppi umani e di vyalas,. Ed è assolutamente identica la serie di proiezioni di santuario.mula prasad e di mahamandapa, con due fasci di statue a guise di upabhadra  di fianco ai balconi, in cui compaiono divinità nagas, una proiezione .d'angolo esterna  in funzione  di karna , una interna appiattita  (sollevare dal disbrigo)sul risalto della kapili in cui compaiono i celebri pannelli erotici del tempio, In  essi, **** attraverso la virtù della coppia discernente  rispetto a a quella irretita nella maya nell'ardore sensuale come chi  se ne distoglie  per appagarsi sessualmente da solo, si celebra l’elevazione dalla partecipazione erotica a quella ascetica al divino,  cquale la manifestano i sadhu penitenti dintorno ad Agni.
Il jangha delle pareti del santuario, in tale sua identità formale con quello del maha mandapa, eccezionalmente è così sollevato dal disbrigo della corrispondenza pancharatha delle sue proiezioni o rathas con quelle latas  del sikhara,

Infatti la finestra balcone che campeggia al loro centro ,  nelle pareti del santuario ha a se sussunto il badhra centrale, mentre solo l omologo di un bhadra ratikha compare nell edicola del navagraha installata sul vedibhandha anzichè com'era di norma all altezza del jangha, e tale è l' ampiezza relativa della finestra balcone ,che non riserva spazio che ad un upabadhra contigua, e  ad un solo  karna esterna vero e proprio,  sul versante interno essendo l'equivalente del karna appattita,  come s'è rilevato, a estensione e rilievo del risalto della kapili con i suoi gloriosi già magnificati pannelli  che attraverso la virtù della coppia discernente celebrano l’elevazione dalla partecipazione erotica a quella ascetica al divino.
Cosi, in assenza di un pratiratha, l urah manjari al centro del sikhara, esso solo in effetti pancharatha, all'esterno del tempio, nelle sue tre proiezioni centrali raccoglie la tensione ascendente del badhra rathika, del frontone della finestra balcone  e  degli upabadhras che la contornano, di  cui i due sikarikas per lato  adiacenti all urah manjari  sono il culmine in cui volgono al termine . come i due sikharikas ulteriori lo sono dei karnas.. 
Non solo, ma chi nella pradakshiuna esterna movesse dall orizzonte d'attesa di un tempi hindu tradizionale , a seguito di tale uniformazione dei janghas  di santuario a quelli  del mahamandapa -  che  nelle pareti esterne del santuario  alla scansione pancharatha del sikkhara ne faceva  corrispondere alle viste attente di un architetto shastradarhi  una al più tri-ratha, - le sue aspettattive devozionali comuni sarebbero andate deluse dal rinvenimento centrale di un'edicola alla stessa stregua, nelle sue manifestazioni numinose, di  ognuna delle altre  delle pareti del tempio, in luogo di un  bhadra ratika che fosse la emanazione radiante eminente del dio del tempio, e non avrebbe rinvenuto karna d’angolo con i dikpalas,  quali reggenti delle proprie e delle sorti del tempio.
(E da presumere che così avvenisse, perché secolarizzandolo, fosse ulteriormente graduato e accompagnato, il rapporto del fedele con il divino, nel suo farsi partecipe delle sue manifestazioni pur sempre fisiche e mondane, planetarie, dopo che sublunari.
La cortina esterna del tempio, nel suo dispiegamento parietale, è un tramite ulteriore  rispetto al divino,  che nella piattaforma è ancora involuto nella sensorailità e da essa evolventesi,  prima che oltre il podio, per una nuova rampa ascendente,  ad esso ci si possa più ancora elevare nell’accesso al tempio e alle sue pareti e ricettacoli interni, o nella comune erta visiva del vertice comune del sikhara )
Così si spiega come l'elevazione ulteriore del devoto all interno del tempio, nel Lakshmana come nel tempio antecedente ad esso più affine, il Maladaevi di Gyaraspur, dovesse contemplare ciò che non aveva assolto il tempio al suo esterno, per il tramite di una conformazione del santuario ugualmente sandara, in cui  un corridoio consentisse la circolazione deambulatoriale intorno alle pareti  u del santuario interiore, così assicurando il reintegro del tempio hindu della tradizione paradigmatica pancharatha, in un badhras per ogni parete il cui badhra rathikas albergasse delle manifestazioni del dio del tempio, pratirathas con ninfe celestiali e e karnas con i dikpalas cardinali, secondo il canone prescrittivo dei templi d'angolo  del complesso panchayatana del Lakshmana. sussidiari del suo inadempimento nel jangha esterno del tempio- e ripreso in continuità con il jangha invece del santuario all interno del tempio,  dallo slancio ascendente terminale del sikhara.
I Phamsana piramidali che lo precedono,   uno per ogni mandapa,  sono l uno la replica  dell'altro, in dimensioni crescenti con il procedere dal portico d'entrata al mahamandapa oramai  in  prossimità della sommità del sikhara e  presentano intervallati da recessi a scacchiera, più ripiani, o pidhas, da un massimo di otto a un minimo di cinque, decorati di takarikas e ai termini estremi dei quali si può cogliere un naga in devota anjali. Un pidhana phalaka in guisa d'abaco fa da supporto al loro coronamento, oltre il collo del griva, di gantha-campana, amalaka, chandrika e kalasa e vijapuraka.
Li precedono, su tutti i fronti, in particolare nei transetti, o parsva-alindas, nicchie allineate in serie e fiancheggiate dalla miniaturizzazione frattale dei tetti phamsana in edicole -tilaka, di sei pidhas e coronate anch'esse da mini-ghanta, amalaka, chandrika e kalasa, con la variante, nel mandapa, che di lato alle nicchie sono le repliche frattali dei balconi in kaksha. kuta, che reggono i pidhas e i loro pinnacoli. Su tali nicchie ove coppie di dei  in quelle centrali sono affiancate da attendenti femminili e mithunas o vyalas terminali, si sovraergono udgama ( o simha-karnas)di archi chaitya gavaksha carenati, , che da sei nei transetti, si riducono a tre e a due  nel mandapa e mukamandapa, sicchè anche i frontoni sono repliche decrescenti l uno dell'altro, ed hanno un loro corrispettivo nell'antefissa del sukanasa, ove la serie di udgama sormonta un Vishnu quadrumane ed è sovrastata dal leone con guerriero sfidante della gloria dei Chandella.
A rendersi più sfarzosi gli udgamas soprattutto  dei transetti di santuario e mahamandapa, sono vidhyadaras impigliati nelle loro circonvoluzioni superiori, makaras e sanka o sikarika nei viluppi interni.
Ove tali frontoni hanno termine nel distaccarsi dai loro udgamas degli urah sringa del sikhara, oltre un recesso che alberga nicchie di coppie divine o di terne celestiali, e dato vedere stagliarsi dei Garuda possenti , l uno barbuto , l'altro con un serpente nella sua mano sinistra, a fianco del lato occidentale dell urah-sringa a sud,  che guarda al tempio Matangheswara. nel lato meridionale ed occidentale dell urah sringa posteriore volta a occidente.


(In realtà il tempio hindu della tradizione paradigmatica pancharatha, lo ritroviamo preservato integro nelle sue scansioni parietali, e nelle proiezioni del divino che contempla in badhra e karnas dei dikpalas cardinali,   superata la sconnessione esterna  tra Sikhara conforme e Jangha altrimenti concepita, all interno, nelle pareti del jangha del santuario,  ove come nei tempi sussidiari 5 sono i rathas, quello del badhra è una duplice manifestazione vishnuita del dio del tempio, e nei karnas d’angolo sono effigiati i dikpalas cardinali.
( Sarà una sconnessione e riconnessione possibile solo nei templi sandara, che nel tempio Kandarya troverà un superamento  trascendimento o una rimarginatura  quasi completo nella assunzione di un nuovo paradigma saptaratha, che farà sempre corrispondere tre ratha del sikhara  a quelle della finestra balcone che ha preso il posto del bhadra, ma che ne contemplerà due ulteriori  per le due pratirathas sopraggiunte, insieme con delle sikarikas ulteriori a culminarle, e se destina ancora i bhadra ratikas a nuove immagini di una serialità divina volta al dio, quelle delle saptamatrikas, ripristinerà i karnas quali presidi dei dikpalas. Nei templi ulteriori di Khajuraho, il livello più alto della manifestazione del divino nelle sue emanazioni meno determinatamente concrete, che nei templi sundara di Khajuraho era stato espresso nelle sculture interne od esterne al garbagriha, lungo il corridoio della galleria, nel mahamandapa, viene di nuovo ricondotto sulle parerti esterne, ma secondo il nuovo paradigma sapratha, acquisito con il tempio Kandarya Mahadeva.
Nota esoterica  Nella fruizione del tempio hindu noi dobbiamo farci la stessa energia radiante del tempio, nelle sue forme, inspirare da esso,espirare e a nostra volta inspirare negli altri  la stessa tensione vibrante,  riassorti,  nell’espandersi nel mondo e nel fare da esso ritorno del divino)

Così intesa la concezione architettonica del tempio Lakshmana, è possibile la più libera fruizione della sua bellezza spirituale, nel suo avvenirismo e nei suoi arcaismi,  preavvertendo soltanto che ad ogni tentativo di sistematicizzarla filosoficamente,  magari come pur mirabilmente ha intrapreso Devangana Desai,  nella espressione architettonica del sistema tantrico vishnuita Pancharatra, al seguito del l'effige del dio Vaikunta  traslato al suo interno opporrà fino all ultimo le resistenze e di un'opera che è anche di maestranze incolte di cantiere, e  della sublimità propria dell'arte e della religione più alte , che è la virtù magnifica di far coesistere insieme  ciò che è più spirituale e più materiale, l'amore e l escremento,  l uno ad espressione dell'altro, la germinazione ancora immanifesta del Principio e del divino,  con la scimmia che svela il sesso di una ninfa intenta a contemplarsi in uno specchio., ancora lungo le  pareti del garbagriha.


L’ingresso del tempio di cui si fronteggia l'adito, ora ci si schiude in un magnifico makarana torana,  nei suoi due festoni che eruttano dalla bocca di due coccodrilli che un milite barbuto armato di spada forza ad emanare.
lungo i festoni ricorrono vidhyadaras singoli o in coppia che recano ghirlande o brandiscono spade, danzano o suonano  strumenti musicali. alle giunzioni dei festoni da bocche di kirtimyukka pendono gagarakas.
Makara torana ricorrono in khajiraho ulteriormente solo nei templi kandarya e Javari, e sono la traslazione pietrificata delle frasche o fronde ricurve che nei templi hindu lignei celebravano la transizione purificatrice dalla temporalità mondana esteriore all eternità trascendente che ci unifica al dio del tempio.

 Nella nicchia sovrastante del frontone anteriore del mukamandapa sarebbe dato di attenderci Vishnu , sul dorso del fedele Garuda, o quale Narayana con la consorte Laxmi.
E' invece insediato Surya, come è dato di ravvisarlo dalla sua postura rigidamente eretta. con Danda e Pingala ai lati, Usha antistante ai suoi piedi. La sua divinità solarein Khajuraho primeggia per le sue virtù simbiotiche della Trimurti ,  che ne sicretizzano i culti specifici, soprattutto nella manifestazione onnipersaviva vishnuita della Trinità indiana.
Anche solo in questo complesso è dato ritrovarlo, oltrechè nel frontone del tempio,  in esso accampato,  retrostante,  nella nicchia di sua spettanza quale navagraha ch’è affissa al transetto posteriore del santuario, nei bhadra ratikas sempre posteriori dei tempi sussidiari meridionali, nella trabeazione del lalata bimba della fronte del tempietto dei due sito nell’angolo di nord ovest adiacente al Matangheswara , sempre ad oriente, od occidente, mai ad ovest o a est
 Nella nicchia del frontone del mukamandapa volto a sud, gli attributi concomitanti di un trisula shivaita e di un lchakra vishnuita inducono a identificare il dio che vi è effigiato in Harihara, che di Vishnu e Shiva è la divinità composita.
Lo sruk, il cucchiaio dei versamenti dei sacrifici rituali  e il libro che reca la divinità insediata nella nicchia al centro del frontone contiguo del mandapa, insieme con gli attributi del rosario akshamala e della brocca del kamandalu, la contraddistin gfuono come Brahma barbuto e panciuto.
L'equilibrio tra le manifestazioni plurime della trimurti è ristabilito appieno nei frontoni opposti, ove al Brahma barbuto e pingue se ne contrappone un'immagine senza barba, e alla interpenetrazione Harihara di Shiva e Vishnu fa da pendant quella tra lo stesso Shiva e la sua consorte Parvati nelle sembianze  di Ardanarishvara,  con uno specchio femminile e il trisula maschile, l'acconciatura jata mukuta della crocchia dei capelli del dio e la tiara della dea.
La sovrastruzione…
Sottostante l’apertura del balcone e insediato nell edicola sovrapposta all’adhishthana, è Ganesha che ci invita a percorrere l’iter ruotante intorno all’asse cosmico che il tempio simboleggia nel suo originarsi dal punto sommitale ed elevarsi fino ad esso, lungo l’asse ideale che lo raccorda alla divinità del tempio nella sua cella, che i navagrahas hanno appena concluso per riprenderlo di nuovo sotto la sua guida.
Si susseguono quindi, nelle edicole all'altezza dell'adhisthana superiore , al centro delle proiezioni sfasate delle sale anteriori del tempio e dei transetti di mahamandapa e santuario, che come carri di un corteo processionale fanno ruotare intorno all'asse cosmico che simboleggia il tempio gli esseri celestiali che alloggiano, divinità insigni,  nella loro ieraticità che erano rimaste unìenigma per lo stesso Krishna Deva, finchè in Religious imagery of the Kaiuraho Temples Devangana Desai non ne ha rivelato la identità indiscutibile, con un processo indiziario che ha trovato conclusioni illuminanti altrettanto convincenti quanto corrispettive, una volta raggiunte, a ciò che era lecito attendersi, alla luce di ciò che rappresentano le divinità che nei seguenti templi Visvanath e Kandarya occupano le nicchie corrispondenti.
In essi sono le saptamatrikas, precedute da Ganesha e seguite da Shiva Virabhadra, che in innumerevoli trabeazioni dei portali d'accesso al garbagriha di templi coevi e precedenti, fronteggiano e precedono l'adito al divino.; che di meno sorprendente, e di più persuasivo, allora, che le divinità ieratiche ed enigmatiche che ci precedono ed accompagnano nel sopraelevarci alle realrà ultime, nirguna, senza delimiutazione e forma del divino, siano quelle del serial così spesso rinvenibile parallelo alle saptamatrikas nei frontespizi dei portali che preludono alla divinità interiore del garbagriha, ossia le sette divinità planetarie, eccettuati Rahu e Ketu, precedute da Ganesha e seguite da Durga Kshemankari:
Quale sia stato l indizio illuminate per la Devangana Desai, è il veicolo animale, ravvisabile a stento, che soggiace all'ultima di tali signorilità divine, un frog, un semplice ranocchio, che nel pantheon hindu non ha chi lo assuma come proprio veicolo che Sukra, il pianeta Venere, come conferma l'antariksa patta ritrovata neri pressi di Khajutaho , un tempo nel museo di Dhubela, ora dislocata lontana da dove è stata fonte rivelatrice nel museo archeologico centrale di Bhopal, che riserva appunto un ranocchio al pianeta Sukra, un' Hamsa al Brahaspati.-Giove
Poi tutti i contati sono tornati, nei rapporti tra gli altri pianeti e i loro veicoli animali o segni contraddistintivi, che in senso orario si dispongono nell ordine seguente
nella seconda edicola , oltre Ganesha, Sani , Saturno, nella terza Brihaspati , Giove, con l'oca selvatica, nella quarta Soma, la Luna, come attesta il crescente tra i capelli, nella quinta, retrostante Surya, con Ashvinikumaras ...., nella sesta Mangala, Marte, come lo identifica l'agnello posto sotto il loto che gli funge da piedistallo, nella settima Budha, Mercurio, con un elefante come veicolo, secondo quanto gli è attribuito dallìequivocità del termine sarpa, che lo designa, e che può significare tanto un elefante quanto un serpente, nell ottava Sukra, appunto, e il suo ranocchio.
………………………….
La seconda edicola apposta al mandapa raffigura la divinità planetaria di , come indicherebbe ---E' stata una scoperta di Devangana Desai .....L'indizio probante è stato...
Retrocedendo in senso orario allla prima delle divinità planetarie, si è così di ritorno all'altezza del primo mahamandapa, con cui nel pilastro che a guisa di karna  precede quello ulteriore che contorna il balcone del transetto come un upabadhra  il bhradra principale, ha inizio di nuovo  l'affollarsi statuario del tempio, in proiezioni celestiali di ninfe , intorno al riproporsi incessante del duo divino Vishnu Shiva nelle facciate frontali dei pilastri, vistose assenze esterne  quelle dei reggenti dikpalas, tale e tanta prosapie risaltando con marcato spicco su creature nagas negli spigoli d'angolo dei transetti,  in subordine inferiore, data la loro provenienza da un mondo subacqueo di Patala, sui recessi terreni di vyalas e di amorose coppie mithuna,
Fronteggiamo ora l’inizio delle rassegne statuarie nel pilastro che a guisa di karna  precede quello ulteriore che contorna il balcone del transetto come un upabadhra  il bhradra principale……
In tale pilastro è una prefigurazione dell’ordine espositivo che ci attende fino alla fine: al centro di ogni facciata di pilastro ( o lesena) Vishu sovrastante e Shiva in subordine affiancati da due apsaras per lato, mentre nei recessi figureranno mithuna di umani e vuyalas sardulas.
Negli spigoli d’angolo dei transetti  divinità nagas serpentine in anjali.
 Già la prima proiezione è felicemente illustrativa del repertorio di situazioni e pose e atteggiamenti che vedremo assumere di volta in volta alle schiere celestiali di apsaras., in particolare
Tra apsaras che scrivono lettere o si mirano nello specchio sistemandosi i riccioli renitenti dell'acconciatura, due in particolare sono rilevanti, per come inflettono ad arco la schiene mentre le loro mani si stringono dietro il dorso od il loro capo, l'una involta in sciarpe le cui pieghe ne esaltano le curvature della schiena e del seno.
Oltre ad ulteriori apsaras che si guardano nello specchio e sistemano la simanta dell acconciatura, il prosieguo ci riserverà apsaras sensuose che invece si toccano il seno magnifico, o disinvoltamente si  svestono, magari perchè insidiate da uno scorpione che ne risale le vesti,  altre   che  ugualmente intente nella cura del corpo si levano uno spino dal piede, eventualmente assistite da un barbiere 15 o che fanno defluire   l’acqua della loro chioma bagnata e fluente che raccoglie un’oca  discriminatrice tra acqua e latte, mentre ulteriori apsaras , nullafacenti,/ inoperose vinte dalla indolenza di una divina indifferenza incantevolmente sbadigliano( magnifica una di loro a sud ovest), a differenza di quelle che invece più attivamente impegnate nello sport o nelle arti , sono sorprese che giocano a palla , o che ricevono o scrivono lettere, è da presumersi di null'altro che d'amore, dipingono pareti oppure suonano, di preferenza flauti o vine.( Nella parete nord ne vedremo due intente a dipingere il muro su in alto , 19, 22, o una a suonare un flauto,21, mentre già
( nell interno apsara che reca una  lettera con caratteri incisi nel transetto sud del maha mandapa, 23,  una svestita da una scimmia e intenta con lo sguardo a un cespo di mango , 2 facciata sud del sanctum,  in quella nord apsara sensitivamente intenta a toccarsii il seno mentre legge una lettera,, 12, nel transetto nord apsara che cinge di un nupara la caviglia)

Ma non solo si affoltano statue su più ordini tra i balconi con kakshana reclini, sulle nicchie minori e sui pannelli superiori si addensano frontoni di udgamas in una frequenza che nei templi di Khajuraho non  sarà più dato di  vedere: si tratta infatti di un arcaismo di ascendenze Pratihara,  al pari dei mirabili tula di mascheroni che precedono i kapota della varandika,  che ugualmente non troveranno più riscontro nei templi di Khajuraho
La seconda edicola apposta al mandapa…
come Devangana Desai è riuscita a interpretare le immagini dei navagraha e dei pannelli erotici

Ai lati dei pannelli della parete sud , nel secondo ordine affiancano Vishnu un'apsara alla sua sinistra cui un inserviente gana solleva l'appiglio di un fantolino, e l'apsara alla sua destra che rappresenta la karpuramanjari di cui si è detto, da poco uscita dal bagno e di cui un'oca selvatica raccoglie l'acqua che gocciola dalla sua capigliatura, esercitando la virtù della discriminazione discernente o viveka, delle gocce d'acqua o di quelle di latte,
Essa è stata coinvolta da Devangana Desai in quanto più irretisce dell intero apparato statuario del tempio, ossia i panelli  posti all'altezza della kapili del vestibolo o antarala del tempio, che rientrano in una successione di  tre piani figurativi, il primo dei quali squisitamente erotico..
Che significazione letterale e allegorica vi coesistano e si sovrappongano,  funzione propiziatrice e di buon augurio e spiritualizzazione ascetica del rapimento dei sensi, nell unione yogica dell umano dell'atman  con il divino del Brahman che le coppie o mithina simboleggiano come secolare e sacro qui si riuniscono nel punto  più delicato dell equilibrio architettonico, ove giungono a fondersi le sale profane del mandapa e la cella del dio, come più in alto significano il contrapporsi di un sikarika e di un tilaka, la loro successione in verticale suggerisce un itinerario della mente a Dio che è inequivocabile, sempre che non si dimentichi che se ne è partecipi sempre, per la sua immanenza in ogni intensità vitale, pur se inferiore o superiore è il grado e il livello della realtà dell'essere che con  Esso ci unifica
Abbiamo una prima coppia avvinta  nel divino del piacere del Kama, affiancata da un monaco jain e da una dama che compensano la mancata unione partecipativa con l'autoerotismo, una seconda coppia che invece  nella virtuosità della legge del Dharma celebra il trascendimento dei sensi nell unione dell'anima del consorte e della sua sposa, affiancati nnon più dalla immediatezza dell'adesione sessuale alla vitama dal syo raffinamento sensuale nell'arte della musica di cui le due dame ai lati emettono i suoni, uno Yogi penitenziale che è lo stesso dio Agni, affiancati da tanti rishi che celebrano la riunione con il divino in un distacco meditativio contemplativo terminale da piacere e dovere che ancora ci facessero retaggio della mondanita,

La  riconduzione del loro senso al a quello allegorico del dramma di corte Prabodhachandrodaya  ( il sorgere lunare della vera conoscenza) da parte di DEvangana desai nell opera già citata alle pagine 181-189,, scritto da Krishna Misra, alla corte dei Chandella, è in realtà convincente in quanto si conforma a questo destino ascensionale più generale.
*************************************** riassumere pg.181-189
 Al pari della coppia virtuosa del pannello adiacente della Kapili, secondo un accostamento di grande acume di Devangana Desai ( pg.186), accostata nella sua discriminazione discernente alla'oca selvatica che  raccoglie le gocce d'acqua e di latte che defluiscono dalla chioma di una surasundari al bagno, sceverando le une dalle altre,    alla coppia eroticamente avvinta del pannello inferiore fa invece corrispondere l'apsara involuta nella moha della stessa illusione dei sensi ,che alla loro destra nel sistemarsi una sciarpa si tocca tra il seno e l'ascelle come la Mithyadrishti del dramma allegorico di corte Prabodha chandrodaya le cui allegorie ispirerebbero i pannelli erotici
 Le fanno seguito un apsara , dall'altro di lord Shiva, che regge un pappagallo sulla sua mano destra e con l altra vezzeggia un bambino, un  mithuna ardimentoso ed una coppia di naga, cui  succede  un'apsara che appare invece esercitare le sue virtù acrobatiche nel rimuovere uno spino dal piede destro rialzato mentre reggendosi sull'altro piede si cinge attornia il capo con la sinistra.
Le apsaras che alloggiano invece nella parete di sud ovest, oltre il balcone del garbagriha, appaiono l'una, di lato a Shiva, precedendolo sulla sua sinistra, mirabilmente avvinta nel rapimento estatico del godimento della propria natura,  estatica nel compiacersi della propria natura,  a raffronto della ninfa, dal lato opposto di tale replicarsi replicazione ( insediamento) di Shiva,  tutta la cui tensione è focalizzata sullo specchio che ne rimanda l incanto conferitogli dal suo simanta. una grazia,  la loro d'entrambe, che non è raggiunta dalla flessione arcuata  della ninfa ad essa superiore intenta  atleticamente nel gioco della palla, o dalla pudiciza con cui l'apsara ad essa contrapposta incrocia le gambe per coprire la sua nudità sessuale nell'atto stesso di svestirsi.
(Nella nicchia ...)
Lungo la parete occidentale nel versante  volto a nord ci deliziano invece la vista la surasundari che si leva una spina dal piede con il concorso di un barbiere,(...).e l'apsara che all'esterno del riproporsi di Shiva , con  una corta veste inarca il busto e protende il seno nell'atto di ricongiugere i propri  arti tronchi dietro la schiena.
Sulla parete nord è la volta di apsaras più studiose, di una ninfa intenta a dipingere un tratto di parete sovrastante, cui si susseguono, nel diaframma murario tra i balconi del santuario e del mahamandapa una coppia alle prese con una scimmia, una ninfa con un pappagallo in mano, prima del riproporsi di altre  beltà votate alla musica ed al disegno in un'apsaras intenta a l suono ed flauto e in un'altra intenta a dipingere più in alto.



Secondo lo stesso
Nella parete nord del secondo ciclo di pannelli, tra le apsaras che vi compaiono due intente a dipingere il muro su in alto , 19, 22, o una a suonare un flauto, una coppia si diverte con una scimmietta impertinente.
.
.( Nella parete nord ne vedremo due intente a dipingere il muro su in alto , 19, 22, o una a suonare un flauto,21, mentre già
( nell interno apsara che reca una  lettera con caratteri incisi nel transetto sud del maha mandapa, 23,  una svestita da una scimmia e intenta con lo sguardo a un cespo di mango , 2 facciata sud del sanctum,  in quella nord apsara sensitivamente intenta a toccarsii il seno mentre legge una lettera,, 12, nel transetto nord apsara che cinge di un nupara la caviglia)

ricordare i due ordini di scene nelle asanapatta


Poi i templi sussidiari, quindi l interno,  forme architettoniche dei mandap e dell’antarala. portale , divinità interna,   rassegna statuaria lungo le pareti del santuario, poi lungo le pareti di mahamandapa , del deambulatorio e dei transetti.

nell interno apsara che reca una  lettera con caratteri incisi nel transetto sud del maha mandapa, 23,  una svestita da una scimmia e intenta con lo sguardo a un cespo di mango , 2 facciata sud del sanctum,  in quella nord apsara sensitivamente intenta a toccarsii il seno mentre legge una lettera,, 12, nel transetto nord apsara che cinge di un nupara la caviglia.





 
 
L’ingresso del tempio ci si schiude in un magnifico torana.,
lo sormonta
Sarebbe dato di attenderci nella nicchia sovrastante Vishnu , sul dorso del fedele Garuda, o quale Narayana con la consorte Laxmi.
E invece insediato Surya, come è dato di ravvisarlo,
che in Khajuraho primeggia per le sue virtù simbiotiche della Trimurti ,  sincretizzanti i loro culti, soprattutto nella manifestazione onnipersaviva vishnuita della Trinità indiana.
Anche solo in questo complesso è dato ritrovarlo, oltrechè nel frontone del tempio,  in esso retrostante nella nicchia di sua spettanza quale navagraha ch’è affissa al transetto posteriore del santuario, nei bhadra ratikas sempre posteriori dei tempi sussidiari meridionali, nella trabeazione del lalata bimba della fronte del tempietto dei due sito nell’angolo di nord ovest adiacente al Matangheswara , sempre ad oriente, od occidente, mai ad ovest o a est
 Ai lati le divinità di…
La sovrastruzione…
Sottostante l’apertura del balcone e insediato nell edicola sovrapposta all’adishtana, è Ganesha che ci invita a percorrere l’iter ruotante intorno all’asse cosmico che il tempio simboleggia nel suo originarsi dal punto sommitale ed elevarsi fino ad esso, lungo l’asse ideale che lo raccorda alla divinità del tempio nella sua cella, che i navagrahas hanno appena concluso per riprenderlo di nuovo sotto la sua guida.
………………………….
La seconda edicola apposta al mandapa….

Fronteggiamo ora l’inizio delle rassegne statuarie nel pilastro che a guisa di karna  precede quello ulteriore che contorna il balcone del transetto come un upabadhra  il bhradra principale……
In tale pilastro è una prefigurazione dell’ordine espositivo che ci attende fino alla fine: al centro di ogni facciata di pilastro ( o lesena) Vishu sovrastante e Shiva in subordine affiancati da due apsaras per lato, mentre nei recessi figureranno mithuna di umani e vuyalas sardulas.
Negli spigoli d’angolo dei transetti  divinità nagas serpentine in anjali.
 Già la prima proiezione è felicemente illustrativa del repertorio di situazioni e pose e atteggiamenti che vedremo assumere di volta in volta alle schiere celestiali di apsaras., in particolare

Apsaras che si guardano nello specchio e sistemano la simanta dell acconciatura, apsaras sensuose che invece si toccano ill seno magnifico,o si svestono, magari insidiate da uno scorpione,   che vinte dalla indolenza di una divina indifferenza sbadigliano( magnifica una di loro a sud ovesti, altre   che  intente nella cura del corpo si levano uno spino dal piede, magari assistite da un barbiere 15 o fanno defluire   l’acqua della loro chioma bagnata e fluente che raccoglie un’oca discriminatrice8,   altre che invece più attivamente impegnate nello sport o nelle arti giocano a palla o , scrivono lettere, dipingono o suonano. Nella parete nord ne vedremo due intente a dipingere, 19, 22, o una a suonare un flauto,21,
nell interno apsara che reca una  lettera con caratteri incisi nel transetto sud del maha mandapa, 23,  una svestita da una scimmia e intenta con lo sguardo a un cespo di mango , 2 facciata sud del sanctum,  in quella nord apsara sensitivamente intenta a toccarsii il seno mentre legge una lettera,, 12, nel transetto nord apsara che cinge di un nupara la caviglia.

Poi i templi sussidiari, quindi l interno forme architettoniche dei mandap e dell’antarala. portale , divinità interna,   rassegna statuaria lungo le pareti del santuario, poi lungo le pareti di mahamandapa , del deambulatorio e dei transetti.






I templi  Laksmana e Vishvanata , dentro il loro canone pancharata alla cui prescrittività rinviano i tempietti pancharata-  in stile pratihara , dell ordinamento panchayatana, e la scansione delle proiezioni delle pareti del santuario interno volte al deambulatrorio, esse pure pancharatha, - fecero  potevano far corrispondere al badhra centrale centrale l intera  proiezione di un balcone, solo ridimensionando i pratirathas intermedi a due upabhadras o proiezioni laterali dello stesso balcone, da esso distinte , ma non separate, una soluzione non infrazionistica, certo, ma più consona a un tempio tri-rathas, come attestano i templi   coevo? )Pachali Marghat , Garhi, B del gruppo sette, ad esempio, di Khardwaha . Presumibilmente era un limite costruttivo di compromesso, più che una  condizione  semplificatoria assunta come ideale, nell'edificazione di templi più grandiosi della media dei coevi, in quanto i templi futuri di Khajuraho diminuiranno di mole , ma implementeranno le loro proiezioni pur in dimensioni più ridotte. E sempre Kadwaha ci può attestare che la riduzione che si persegue nel tempo non consta del numero delle proiezioni, ma delle loro edificazioni edicolari in guise templari, riservando chhadya e udgamas,,o toranas, alla sola  inabitazione sulle proiezioni, da focalizzare, delle statue delle divinità sulle quali  doveva essere concentrata la meditazione orante, quelle dei badhras e delle kapili del'antarala E' da supporre che l'impasse così rilevata fosse data da  un vincolo paradigmatico da trascendere, solo superando il quale si accedeva alla soluzione architettonica ideale. Tale vincolo paradigmatico era dato dal modello-modulo pancharatha, ed infatti sarà con l'assunzione del modello septaratha, nel khandarya, con tre proiezioni centrali del sikhara che trovano la loro corrispondenza nelle articolazioni del balcone-bhadra centrale, due laterali e due terminali per pratirhatas e karnas separate e distinte, che il tempio eletto a tipo esemplare della capitale religiosa dei Chandella troverà la sua attuazione perfetta. ( Suppongo ora invece che il jangha esterno rinviasse a quello interno quale elevazione superiore al divino e che per questo , ponendosi come risalita intermedia, rinviasse ad esso come adempimento del canone, cui non ottempera né per numero di proiezioni, né in attinenza del badhra alla divinità templare, né per la installazione dei dikpalas nelle karnarathas.

' l'intento  era di dotare mandapa, mahamandapa e prasad del garbagriha, di una finestra. balcone il cui sporto desse il massimo risalto alla visualizzazione  immagini delle divinità planetarie o del corteo delle saptamatrika preceduto da shiva Vidhabadra e concluso da Ganesha  , che presiede alle architetture dei templi Lakshmana, Visvanatha, Kandarya.
Ma com era possibile senza sacrificare  rathas ai lati  del balcone che funge da badhra,  in tempi in cui era  normativo il tempio pancharatha, come si riscontra nelle pareti interne del garbagriha e nei tempietti minori superstiti di tali complessi panchayatana, che prevedono ancora almeno una pratiratha per lato a fianco del badhra centrale?
Non lo fu nei templi Laksmana e Visvanatha, in cui la badhra centrale addirittura cozza contro le statue di due upabadhra, che tali dobbiamo considerare i filoni di statue con cui collude, in assenza di un recesso intermedio. Fu invece possibile nel tempio Kandharya, in virtù della sua estensione saptaratha.
Che nei templi di Khajuraho le ratha  si tendesse più ad incrementarle che a ridurle,  rispetto al numero di 5, se non inducevano a ridurle ideazioni architettoniche predominanti  che in un primo tempo  non si riusciva a far valere altrimenti, lo può attestare la loro proliferazione fino a 7 o a 9 in templi minori o piccoli come il Duladeo o il Chaturbuja.



Nei templi d’angolo sono imitati e innovati i templi pratihara, dei propri signori d’un tempo, la pianta è stessa, pancharatha , di portico, vestibolo, e santuario, costituito da basamento e jangha, che sormontano una varandika all’altezza di un fregio di ghirlande di fiori o pushpa-mala, e un sikkhara, accordato al santuario da cinque proiezioni d’entrambi Nelle visualizzazioni la supremazia è ugualmente accordata alla proiezione centrale del santuario e a quella della kapili , in quanto sono quelle la cui prominenza manifesta ravvicinatamene al fedele la divinità che si irradia dalla casa utero del tempio, rispetto alle proiezioni d’angolo in cui è d’ordinanza che siano insediate le divinità tutelari del tempio, i dikpalas, in corrispondenza delle otto direzioni cardinali, e nelle proiezioni intermedie o prati-rathas, così come era un dato invalso che nelle proiezioni intermedie si delineassero surasundari
Cosi aggiornati o così aggiornando architettonicamente, i templi pratihara angolari esaltano ancor più l ancor più grandiosa novità sovraordinata del tempio centrale che a se li sussume come i Chandella i loro antichi signori, al contempo, si vedrà, in cui ne compendiano / visualizzano in compendio, quale comun denominatore, il canone che seguita a vigere e a dettarne la norma.
Coì ' ad esempio, nel tempietto d'angolo che ci fronteggia, ...............................

del  l’acme finale  della sua  cordigliera superiore nel pinnacolo del sikhara,   è di certo una tale visione estatica, che l’ animo di chi contempli la vista del tempio ne  è integralmente assorto e implicitamente tratto verso un assoluto d’origine e di ritorno, del cui emanarci e riassorbirci il tempio è infatti  l’evocazione , ma il solo suo assecondarla è un’astrazione che incanto può renderci avulsi dalla realtà più globale del tempio, che ne è costituiva ne fa l’epicentro di un complesso di edifici di culto interconnessi, prescindere dai quali ne obnubila la comprensione, nella sua novità sensazionale , nelle nuove questioni architettoniche postesi e affrontate nella sua edificazione, risolte e irrisolte.

Un solo precedente , per monumentalità templare,  il Gadarmal, che anche  il teli ka mandir

I tempietti ci ricordano ciò da cui il tempio si distacca ma che ne resta il canone….

Ora ponendoci quale punto osservativo

Vishvarupa of Vishnu as the Cosmic Man with the three realms: heaven - Satya to Bhuvar loka (head to belly), earth - Bhu loka (groin), underworld - Atala to Patala loka (legs).
ka is a Sanskrit word for "world". In Hindu mythology it takes a specific meaning related to cosmology.


Jainism[edit]

Main article: Jain Cosmology
Universe structure as told byKevalins
In Jain texts, universe is referred to as Loka. Jain Cosmology postulates an eternal and ever-existing loka which works on universal natural laws, there being no creator & destroyer deity.[1]According to the Jain cosmology, the universe is divided into 3 parts:
# Three Lokas of Jain Cosmology
01 Urdhva Loka - the realms of the gods or heavens
02 Madhya Loka – the realms of the humans, animals and plants
03 Adho Loka – the realms of the hellish beings or the infernal regions

Hindu tradition[edit]

Main articles: Urthva lokas and Patala
Large scale structure of the Brahmanda (material sphere-likeUniverse) according to Hindu cosmology. Universe contains 7 upper and 7 lower planetary systems. Some scholars are sure that Seven Heavens and Seven Earthes of Torah/Bible/Quran refer to these same 14 planetary systems.
Map 2: Intermediate neighbourhood of the Earth according to one Hindu cosmology.
Map 3: Local neighbourhood of the Earth according to one Hindu cosmology.
In the Puranas, and already in the Atharvaveda, there are fourteen worlds, seven higher ones (Vyahrtis) and seven lower ones (Pātālas), viz. bhu,bhuvassvarmahasjanastapas, and satya above and atalavitalasutalarasaataalatalatalamahaatalapatala and naraka below.
The scholar Deborah Soifer describes the development of the concept of lokas as follows:
The concept of a loka or lokas develops in the Vedic literature. Influenced by the special connotations that a word for space might have for a nomadic people, loka in the Veda did not simply mean place or world, but had a positive valuation: it was a place or position of religious or psychological interest with a special value of function of its own.
 
Hence, inherent in the 'loka' concept in the earliest literature was a double aspect; that is, coexistent with spatiality was a religious or soteriological meaning, which could exist independent of a spatial notion, an 'immaterial' significance.
The most common cosmological conception of lokas in the Veda was that of the trailokya or triple world: three worlds consisting of earth, atmosphere or sky, and heaven, making up the universe."[3]
 
# Planetary system name
01 Satya-loka
02 Tapa-loka
03 Jana-loka
04 Mahar-loka
05 Svar-loka
06 Bhuvar-loka
07 Bhu-loka
08 Atala-loka
09 Vitala-loka
10 Sutala-loka
11 Talatala-loka
12 Mahatala-loka
13 Rasatala-loka
14 Patala-loka

Buddhism[edit]

In Early Buddhism, based upon the Pali Canon and related Agamas, there are four distinct worlds: There is the Kama Loka, or world of sensuality, in which humans, animals, and some devas reside, Rupa-Loka, or the world of refined material existence, in which certain beings mastering specific meditative attainments reside, and Arupa Loka, or the immaterial, formless world, in which beings to master formless meditative attainments reside.Arahants, who have attained the highest goal of Nibbana (or, Nirvana), have unbound themselves from individual (limited) existence in any form, in any realm, and cannot be found here, there, or in between, i.e., they are found in no Loka whatsoever.

Six Lokas[edit]

Main article: Six Lokas
In the Tibetan and Tantric schools, "Six Lokas" refers to a Bönpo and Nyingmapa spiritual practice or discipline that works with chakras and the six dimensions or classes of beings in the Bhavachakra. And in Buddhist Cosmology Kama-Loka, Rupa-Loka, Arupa-Loka has interpreted.[4]

Theosophy[edit]

The concept of Lokas was adopted by Theosophy, and can be found in the writings of Blavatsky and G. de Purucker. There is also reference tokamaloka (world of desires) as a sort of astral plane or temporary after-life state, according to the teachings of Blavatsky, Leadbeater, and Steiner.

Abrahamic religions[edit]

The Abrahamic religions (JudaismChristianity and Islam) refer to "seven heavens" and "seven earths", a concept that may be akin to the 14 planetary systems (lokas) of the Vedas.

See also[edit]

References[edit]

  1. Jump up^ Jain cosmology
  2. Jump up^ Shah, Natubhai (1998). p. 25
  3. Jump up^ Soiver, Deborah A., The Myths of Narasimha and Vamana: Two Avatars in Cosmological Perspective State University of New York Press (Nov 1991), ISBN 978-0-7914-0799-8 p. 51 [1]
  4. Jump up^ Desired Realms (Rupa Loka, Arupa Loka ,Kama Loka)
Oltre l ingresso nel parco dei templi occidentali di Khajuraho, è una  visione di tale sublime  trascendenza te/ale il tempio  Lakhsmana che ci appare poco oltre sulla nostra sinistra, ,  il primo dei grandi templi in uno stile architettonico del tutto eccezionale per i suoi tempi,.In sua virtù in virtù del quale cui nel  cui stile architettonico il grande sovrano Yasovarman  della dinastia dei Chandella , tra il 930 e il 950 d. c. intese volle contraddistinguere l’elevazione di elevare  Khajuraho al rango di capitale religiosa del suo   regno di recente formazione, a seguito dell’affrancamento della propria signoria feudale da quella dei  sovrani  antecedenti, i Pratihara di Kannauji. Tale esito d'esordio è  già di tale sublime trascendenza nella sua sopraelevazione,  su di una  vasta piattaforma, sino al  pinnacolo in cui  culmina l'ogiva del sikhara,  verso l’ assoluto d’origine cui essere di ritorno, che  in essa finisce assorbita la realtà architettonica del complesso di edifici di culto interconnessi di cui il  tempio è l’epicentro, l' insieme di edifici di culto interconnessi, prescindere dai quali obnubila la comprensione della sua eterodossia/ innovativitàdei /  rispetto ai canoni che anche per essorestavano vigenti, in ciò che vi si risolse nei suoi vincoli paradigmatici e vi rimase irrisolto.
Il tempio Laksmana, in  onore di Vishnu nella sua manifestazione Vaikunta, è infatti eminente su quattro tempietti situati agli angoli  della piattaforma, con i quali forma una costellazione penta-templare o panchayatana, e lo precedono un piccolo tempio non sa più se  in onore di Laxmi, o di Garuda, ovverosia  se fosse dedicato alla consorte divina o al veicolo animale di Vishnu,  ed un padiglione che alberga la raffigurazione zoomorfa di Varaha, l incarnazione di Vishnu nel cinghiale che diede salvezza alla terra dalla sua sommersione nelle acque oceaniche, con cui il tempio Laksmana è tutt uno. Gli è inoltre contiguo il tempio Matangherswara, shivaita, forse un  monumento funerario postumo in spoglie forme più arcaiche, che si presume possa essere stato eretto in onore del figlio di Yasovarman, Dangha, ed incentrato tuttora sulla venerazione del dio tramite  l’icona del suo splendido lingam..

Su di essi  la sua  mole, composta in elevazione dal basamento dell’adihshthana, dalla jangha delle pareti schiuse in finestre balconate, dall intermittenza canonica delle modanature di una verandika,  nelle sue elevazioni  ulteriori staglia il profilarsi dei picchi  del monte Meru, asse del mondo e dimora degli dei, così come in essi culminano le sovrastruzioni, degradanti solo  per risalire al culmine di una cima più alta, di una atrio d’accesso,l’ardhmandap,  una sala,i l mandap ,  una ancora più grande con transetto, tutte aperte in una finestra balcone,  che, precedono il santuario vero e proprio della cella del dio,  anticipato dall vestibolo dell’antarala  fronteggiato all esterno dall antefissa dii un sukanasika. Tale sanctum, il garbagriha, è aggettante /articolato in un transetto ed una sporgenza posteriore, e  lo sormonta l'ogiva della vetta superiore del sikhara,  cui risalgono delle sue repliche minori, o sringasm, così come sovrastano le sale le piramidi a gradoni di phamsanas,  replicate e miniaturizzate a  loro volta dalle  coperture  a loro volta piramidali di tilakas, delle edicole elevate a tempietti sui loro fronti..
Se per assumere la necessaria  profondità di prospettiva storico-architettonica, da una visione frontale ci si defila ad una laterale, che ci consente di vedere il tempio principale  stagliarsi sui due tempietti che lo affiancano sul lato settentrionale, essendo il Lakshmana volto ad oriente, ci è dato preliminarmente di coglierne al meglio  il profilo mirabile  in  piano ed in elevazione, e di intenderne la continuità e la sua soluzione rispetto ai due templi   minori, che non ne sono  un semplice accompagnamento, ma i depositari del canone invalso nella antecedente tradizione architettonica templare, cui nella sua grandiosità superiore  gli architetti del tempio * professarono un persistente rispetto sia pure con le licenze di un differimento attuativo dislocato all'interno  che rimarcheremo. di seguitare ad attenersi persistere nell’attinenza , pur ampliandone e ingigantendone i termini in forme esteriori che appaiono eluderli..
In essi si ripetono infatti, integralmente,  le forme consuetudinarie di cui sono evocativi dei templi Pratihara della regione circostante ,  pur se in  modi più scontati e disadorni spogliate di ogni loro incantevole  preziosità ed incantevole  fastosità dettagliata/ minuta di dettagli, nei modi più scontati  su di esse il tempio Lakshmana svettando impervio, così come sui sovrani Pratihara di Kannauj i nuovi sovrani Chandella  , già loro feudatari, erano giunti ad affermare la loro supremazia, la stessa che sui templi agli angoli della piattaforma celebra il tempio Lakshmana svettandovi impervio, pur in una trasmissione di consegne canoniche cui arte e potere seguitano  formalmente ad attenersi.
Quali siano tali consegne le contrappunta il controcampo della visione del tempio centrale rispetto a quella delle vestigia dei tempietti agli angoli,  in cui è più agevole individuarle, così come vi risultano formulate nei termini più chiari ed elementari del loro tramandars d’obbligo sotto la dinastia Pratihara.
Essi semplicemente consistono, infatti,  del santuario del garbagriha, di un’anticamera breve, o antarala ( “ intervallo) , e di un portico d’entrata,   l ardhmandapa, ed in elevazione si articolano in  un basamento,l’adisthana, nelle pareti del jangha, scandite dagli aggetti di  cinque proiezioni, dall’intermezzo delle modulazioni modanate di una verandika, che ha il suo esordio in una ghirlanda floreale, o pushpa-mala, e da un sikhara di guise  Latina., senza appigli vari di proprie repliche di sorta, nelle rampe ascendenti di cui si fascia, tramate come grate vegetative di archi carenati gavakshas.
Al pari di ogni parete del jangha ( o “ stinco”, un termine che ci ricorda le guise antropomorfe del tempio hindu),  il sikhara stesso è scandito da cinque fasce in rilievo corrispondenti, secondo la formula del paradigma  pancharatha che ad esso presiede, che contempla un   ratha centrale, il bhadra,  un pratiratha e un karna d'angolo per lato.
Tra tali proiezioni, nel sikhara e nel jangha,   ha maggior rilievo quella centrale, il badhra  parietale, in cui si concreta in un carro cerimoniale scultoreo recante una  soltanto, o più immagini divine, la pulsione  emanativa verso l'esterno del mondo, in cui la sua potenza si manifesta,   del dio interno alla cella interna del garbagriha, la cavità dell utero germinale del cosmo,  della cui propulsione radiante il tempio è un facsimile*esemplare. La supremazia della valenza divina della immagine del badhra è avvalorata dalla nicchia in cui è installata, la cui prominenza esalta ravvicinatamene al fedele la divinità che si irradia dalla casa utero del tempio L’edicolarità della stessa kapili esterna del vestibolo dell’antarala la fa seconda solo al badhra, nella sua epifania, Essa fa seconda a se stessa, nella sua epifania, l’edicolarità  della Kapili  esterna del vestibolo dell’antarala, ad essa subordinando quella di ogni altra proiezione. In quelle d’angolo  sono insediate d’ordinanza d’ordinanza che siano insediate le divinità tutelari del tempio, i dikpalas, in corrispondenza delle otto direzioni cardinali, e nelle proiezioni intermedie o prati-rathas, così come era un dato invalso che nelle proiezioni intermedie si delineassero surasundari In quelle d’angolo, o karna-ratha secondo un ordinamento cardinale  codificatosi nel tempo e tutt'altro che eternitario,  ancora lacunoso ed incerto nei suoi esordi, quali li si possono ravvisare nei templi pratihara dei remoti villaggi di AmrolDang, ( Gwalior, Bhind Districts) ,  figurano  le divinità protettive del tempio nelle otto direzioni principali, a iniziare da Sud est Indra, indi Agni, Yama, Nirriti, Varuna, Vayus, Kubera e Isana, mentre nelle proiezioni intermedie sono installate le ninfe apsaras, leogrifi vyalas,  o sardulas,  quali simboli di forze pulsionali o della nostra natura animale da domare, figurando invece nei recessi. , di rango celestiale inferiore.


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Rispetto ai templi Pratihara delle regioni circostanti era invece  a quell'epoca  l’aggiornamento di una novità figurativa, in termini invero concordatari con i templi meridionali del Rajasthan, quali quello in Jagat, e dei Kachchhapagatha in Kadwaha e Surwaya, o dei Kalachuri in Nohtha e Maihar, or è difficile a dirsi quanto emulativi o via via vicendevolmente emulati, l’alternanza, che si ravvisa nei templi d’angolo panchayatana del Lakshmana ,  di ninfe celestiali nei pratirathas intermedi,  con vyalas -sardula nei recessi, come a iniziare da questi tempietti in Khajuraho diverrà canone fisso d’ogni tempio ulteriore, il più delle volte abbinando  con coppie erotiche umane i leogrifi
Ad ulteriore residua differenza rispetto ai templi Pratihara,  nei templi sussidiari del Lakshmana è consolidata la sopraelevazione, che nei  templi suddetti ugualmente sopravanza, delle modanature della vedibandha, khura, kumbha, kalasa, non che una kapota ulteriore, intervallata nei nostri tempietti intervallata dalla perforazione crociata di una kunjaraksha, , su di un pitha di modanature sottostanti, che a iniziare sublimememente dallo stesso Lakshmana, con esiti così splendidi e sontuosi da restarvi ineguagliati, nei templi di Khajuraho ulteriori diventeranno i due ulteriori livelli di zoccolo e plinto, su cui il  vedibandha  si ergerà a podio sublime. o ancor più elevata o alla sua stessa altezza, il balcone nei suoi fregi e comparti di rajasena, vedika, asanapatta, kaksasana,  non meno sfarzosi.
Ma prima ancora di risalire da tali templi sussidiari al tempio centrale, e necessario  risalire ad essi dalla piattaforma jagathi , per intendere prima ancora che a quale  realtà superiore essi ci elevano, su quale realtà si elevino, in cui eppure il divino ci fa di sé partecipi.
E ' un autentico  perikrama deambulatorio, talmente lunga ne è la peregrinazione,  che per il devoto dell'epoca è dato supporre fosse una novità grandiosa rispetto all'orizzonte delle sue aspettative, innanzitutto in quanto presentava esso stesso,  a incremento della propria altitudine, un'adhishthana alla stregua del tempio. La compongono un bittha decorato con volute e petali di loto, un jadhya kumbha fregiata di takarikas, un pattika ornata di ardharatnas, prima delle modanature caratteristiche della vedibhanda, kura, kumba, kalasa, cui fa seguito il recesso dell'antarapatta del suo gran fregio che celebra il divino nella potenza naturale animale e vitale, un kapota con takarikas e gagarakas ornamentali, un pattika  di cui tamala patra che stilizzano il fogliame del *, sono il motivo ornamentale ....
su tale adhistana spioveva  inoltre una balaustra, di cui a tratti sono ravvisabili e ricomponibili i resti, di rajasena, con immagini di vidyadharas, divinità, nagas, asceti e musici e danzanti, di  vedika abituale di pilastrini intervallati da lastre phalakas nei recessi,  gli uni , con un capitello sormontato da kuthas piramidali costituiti di tre pidhas coronati di gantha, amalaka, kalas, le altre di udgamas formati da due takarikas, asanapatta e kakshasana, con pilastrini a guisa di bambu alternati a  tabulati piani.
Lungo il recesso dell'antarapatta  la fascia di scene di vita  celebrano l'esistenza umana ed animale al culmine delle  sue intensità   Si tratta delle scene lungo la piattaforma in cui l’esistenza è  rappresentata, nella sua pienezza vitale, come certame o finanche agone di vita e morte tra umani ed animali,   nel parossismo del furore del duello mortale senza scampo quale strepitosa attività sessuale,  nella sua stessa bizzarria zoofila,  od esplosione di frenesia irresistibile  di musica e danze, nella sua enfasi, dispiegata o raccolta, di celebrazione rituale o parata o marcia od onoranza munifica. Ne sono espressione la caccia animale, di cinghiali o cervidi. la ridda tra elefanti impennantisi, il duello tra combattenti all ultimo sangue, sfilate militari o avanzate di  guerra,   nel loro  volto di gloria  di parate militari di combattenti ed animali -elefanti,  posti anche tra loro in lotta, su elefanti e cavalli e rari cammelli, ,o processioni che recano onore e donativi a guru spirituali. o maestri di musica e danze, che attendono a cerimonie matrimoniali. E' un  repertorio tragico- festoso  di scene fastose di vita ,   nel suo acme, cui attingere il divino, in prima istanza,  al colmo del suo farsi energia vitale diffusa nel mondo, ritualmente recepita e trasmessa dispiegata nel mondo, ritualmente raccolta e trasmessa..
Risalendo la piattaforma i tempietti ci volgono la loro entrata , in funzione sussidiaria del tempio, come ben dice Krishna Deva,  per  consentirci quella  prossimità alla divinità trimurtica , nelle sue manifestazioni primarie,   da cui ancora ci lascia  a distanza  la pradakshina intorno alle  vestigia esteriori, del tempio  tempio, in ciò che si offre alla nostra visualizzazione lungo le pareti del tempio,

Infatti la novità ulteriore che il tempio Lakshmana riservava ai fedeli , anche rispetto ad altri templi multi-yatana grandiosi come quello di Patari Badoh, era che al pari solo di un tempio minore quale quello di Urvara , non lontano da Mahoba, prospettava un'ascesa ulteriore per risalire all'ingresso del tempio centrale, che era stato sopraelevato di parecchio nel suo piano di calpestio rispetto a quello della jaghati della piattaforma, da un'adishthana di un'imponenza sontuosa e solenne quale nei templi a noi giunti dell India centrale non trova riscontri.
la costuiscono un bittha liscio ed uno decorato di volute, un karnika, un bittha ancora ornamentato di una perlinatura e di petali di loto, un  jadya- kumba in cui ricorrono tamala-patra e takarikas, un  recesso abbellito del motivo delle croci traforate kunjarakshas, una grasa pattika, a reggere con il tempio l ordine cosmico una splendida gaja  pitha di elefanti allineati sdraiati fiancheggiati da mahauts o da coppie, un kapota recante takarikas e gagarakas *, ed il podio, alfine, di kura, kumbha con un grasa pattika per madhya bandha, kalasa, il fregio recessivo di un antarapatta che con elefanti e devoti mischia gruppi erotici e scene di vita quotidiana,  ancora due kapotas decorati di ardharatna l uno e di takarikas l altro.
Tale adsishthana  inoltre vi si dispiegava ben oltre che a supporto del santuario e del portico d'entrata, al più preceduto da un mandapa, come nei templi Gadarmath di Patari Badoh, o Maladevi, di Gyaraspur, in quanto lo sfarzo sublime delle sue modanature erigeva  su zoccolo, plinto e podio del vedibhanda tradizionale l'incorporazione nel tempio, come un prolungamento del suo adito,  delle sale e salette di portico d'entrata, o ardh-mandapa, mandapa e mahamandapa,  in cui la partecipazione del mondano e del secolare al divino.si celebrava ad un grado superiore
 quale occorre adempiere un’ascesa ulteriore, verso l interno e il santuario e la sua jangha, di cui il corridoio della deambulazione interna consente la configurazione distinta e la sua visualizzazione, nella quale soltanto , come nella  sua sovrastruzione al sommo di tutto,  il tempio Lakshamana darà compimento al proprio adempimento dei canoni pancharatha in esso paradigmatici, che  i tempietti d’angolo ci ricordano essere/ esprimono essere  il canone d’osservanza,da cui  solo esteriormente il tempio se ne distanzia nella sua novità grandiosa.
Essa consiste nell’avere incorporato nel tempio , come un prolungamento del suo adito, le sale  si celebrava la partecipazione mondana al divino,
Secolarizzazione del sacro o sacralizzazione del secolare che fosse al contempo,( come nel tempio Maladevi di Gyaraspur,) ciò che si prospettava quindi al devoto di non meno inusuale  era la parificazione del santuario e del resto del tempio non solo nel loro adhisthana, ma nelle stesse pareti di fondo o nelle  proiezioni delle loro sezioni  centrali che sull'adhishthana erano state   sopraelevate, quali finestre balcone con kaksasana spiovente, e sporte a transetto in santuario e mahamandapa. Non solo,  ma quale ragione primaria dell'intera predispozione esteriore del tempio, che le pareti fossero quelle del portico d'accesso o quelle  d'involucro intorno al garbagriha, erano sovradeterminate a  equivalere ciascuna  come( sussunte a ) fondo  di unì edicola di uno stesso ciclo, quello delle nove immagini  di Ganesha e Durga Ksemankari alla testa ed al seguito del corteo di sette delle nove divinità planetarie, non solo, ma parificando esteriormente di forma quelle del santuario e quelle del  mahamandapa, a segnalare la cui differenza interna  di funzioni permane  la contrapposizione esterna delle coperture e la sua miniaturizzazione, nel tempietto piramidale e quello concluso da un sikarika che si fronteggiano all altezza della kapili. In cui santuario e mandapa si congiungono.
 L eminenza che conferisce purtuttavia risalto e rango superiore a  mahamandapa e santuario rispetto a portico d'entrata e mandapa, è  il corredo di statue assolutamente uniforme/ isomorfo che su più ordini vi affianca la proiezione del balcone nei transetti,  ma così  assimilando all esterno mandapa e santuario  (omologando all'esterno/ conferendo vestigia simili  a /mahamandapa e santuario)
In esse nelle proiezioni pilastriformi si succedono immancabilmente un Shiva in subordine e Vishnu sovrastante, ai lati di un apasara per parte , mentre nei recessi è la volta di coppie o gruppi umani e di vyalas,. Ed è assolutamente identica la serie di proiezioni di santuario.mula prasad e di mahamandapa, con due fasci di statue a guise di upabhadra  di fianco ai balconi, in cui compaiono divinità nagas, una proiezione .d'angolo esterna  in funzione  di karna , una interna appiattita  (sollevare dal disbrigo)sul risalto della kapili in cui compaiono i celebri pannelli erotici del tempio, In  essi, **** attraverso la virtù della coppia discernente  rispetto a a quella irretita nella maya nell'ardore sensuale come chi  se ne distoglie  per appagarsi sessualmente da solo, si celebra l’elevazione dalla partecipazione erotica a quella ascetica al divino,  cquale la manifestano i sadhu penitenti dintorno ad Agni.
Il jangha delle pareti del santuario, in tale sua identità formale con quello del maha mandapa, eccezionalmente è così sollevato dal disbrigo della corrispondenza pancharatha delle sue proiezioni o rathas con quelle latas  del sikhara,

Infatti la finestra balcone che campeggia al loro centro ,  nelle pareti del santuario ha a se sussunto il badhra centrale, mentre solo l omologo di un bhadra ratikha compare nell edicola del navagraha installata sul vedibhandha anzichè com'era di norma all altezza del jangha, e tale è l' ampiezza relativa della finestra balcone ,che non riserva spazio che ad un upabadhra contigua, e  ad un solo  karna esterna vero e proprio,  sul versante interno essendo l'equivalente del karna appattita,  come s'è rilevato, a estensione e rilievo del risalto della kapili con i suoi gloriosi già magnificati pannelli  che attraverso la virtù della coppia discernente celebrano l’elevazione dalla partecipazione erotica a quella ascetica al divino.
Cosi, in assenza di un pratiratha, l urah manjari al centro del sikhara, esso solo in effetti pancharatha, all'esterno del tempio, nelle sue tre proiezioni centrali raccoglie la tensione ascendente del badhra rathika, del frontone della finestra balcone  e  degli upabadhras che la contornano, di  cui i due sikarikas per lato  adiacenti all urah manjari  sono il culmine in cui volgono al termine . come i due sikharikas ulteriori lo sono dei karnas.. 
Non solo, ma chi nella pradakshiuna esterna movesse dall orizzonte d'attesa di un tempi hindu tradizionale , a seguito di tale uniformazione dei janghas  di santuario a quelli  del mahamandapa -  che  nelle pareti esterne del santuario  alla scansione pancharatha del sikkhara ne faceva  corrispondere alle viste attente di un architetto shastradarhi  una al più tri-ratha, - le sue aspettattive devozionali comuni sarebbero andate deluse dal rinvenimento centrale di un'edicola alla stessa stregua, nelle sue manifestazioni numinose, di  ognuna delle altre  delle pareti del tempio, in luogo di un  bhadra ratika che fosse la emanazione radiante eminente del dio del tempio, e non avrebbe rinvenuto karna d’angolo con i dikpalas,  quali reggenti delle proprie e delle sorti del tempio.
(E da presumere che così avvenisse, perché secolarizzandolo, fosse ulteriormente graduato e accompagnato, il rapporto del fedele con il divino, nel suo farsi partecipe delle sue manifestazioni pur sempre fisiche e mondane, planetarie, dopo che sublunari.
La cortina esterna del tempio, nel suo dispiegamento parietale, è un tramite ulteriore  rispetto al divino,  che nella piattaforma è ancora involuto nella sensorailità e da essa evolventesi,  prima che oltre il podio, per una nuova rampa ascendente,  ad esso ci si possa più ancora elevare nell’accesso al tempio e alle sue pareti e ricettacoli interni, o nella comune erta visiva del vertice comune del sikhara )
Così si spiega come l'elevazione ulteriore del devoto all interno del tempio, nel Lakshmana come nel tempio antecedente ad esso più affine, il Maladaevi di Gyaraspur, dovesse contemplare ciò che non aveva assolto il tempio al suo esterno, per il tramite di una conformazione del santuario ugualmente sandara, in cui  un corridoio consentisse la circolazione deambulatoriale intorno alle pareti  u del santuario interiore, così assicurando il reintegro del tempio hindu della tradizione paradigmatica pancharatha, in un badhras per ogni parete il cui badhra rathikas albergasse delle manifestazioni del dio del tempio, pratirathas con ninfe celestiali e e karnas con i dikpalas cardinali, secondo il canone prescrittivo dei templi d'angolo  del complesso panchayatana del Lakshmana. sussidiari del suo inadempimento nel jangha esterno del tempio- e ripreso in continuità con il jangha invece del santuario all interno del tempio,  dallo slancio ascendente terminale del sikhara.
I Phamsana piramidali che lo precedono,   uno per ogni mandapa,  sono l uno la replica  dell'altro, in dimensioni crescenti con il procedere dal portico d'entrata al mahamandapa oramai  in  prossimità della sommità del sikhara e  presentano intervallati da recessi a scacchiera, più ripiani, o pidhas, da un massimo di otto a un minimo di cinque, decorati di takarikas e ai termini estremi dei quali si può cogliere un naga in devotaanjali. Un pidhana phalaka in guisa d'acaco fa da supporto al loro coronamento, oltre il collo del griva, di gantha-campana, amalaka, chandrika e kalasa e vijapuraka.
Li precedono, su tutti i fronti, in particolare nei transetti, o parsva-alindas, nicchie allineate in serie e fiancheggiate dalla miniaturizzazione frattale dei tetti phamsana in edicole -tilaka, di sei pidhas e coronate anch'esse da mini-ghanta, amalaka, chandrika e kalasa, con la variante, nel mandapa, che di lato alle nicchie sono le repliche frattali dei balconi in kaksha. kuta, che reggono i pidhas e i loro pinnacoli. Su tali nicchie ove coppie di dei  centrali sono affiancate da attendenti femminili e mithunas o vyalas terminali, si sovraergono udgama ( o simha-karnas)di archi chaitya gavaksha carenati, , che da sei nei transetti, si riducono a tre e due nel mandapa e mukamandapa, sicchè anche i frontoni sono repliche decrescenti l uno dell'altro, ed hanno un loro corrispettivo nell'antefissa del sukanasa, ove la serie di udgama sormonta un Vishnu quadrumane ed è sovrastata dal leone con guerriero sfidante della gloria dei Chandella.
A rendersi più sfarzosi gli udgamas dei transetti di santuario e mahamandapa, sono vidhyadaras impigliati nelle loro circonvoluzioni superiori, makaras e sanka o sikarika nei viluppi interni.
Ove tali frontoni hanno termine nel distaccarsi dai loro udgamas degli urah sringa del sikhara, oltre un recesso che alberga nicchie di coppie divine o di terne celestiali, e dato vedere stagliarsi dei Garuda possenti , l uno barbuto , l'altro con un serpente nella sua mano sinistra, a fianco del lato occidentale dell urah-sringa a sud,  che guarda al tempio Matangheswara. nel lato meridionale ed occidentale dell urah sringa posteriore volta a occidente.


(In realtà il tempio hindu della tradizione paradigmatica pancharatha, lo ritroviamo preservato integro nelle sue scansioni parietali, e nelle proiezioni del divino che contempla in badhra e karnas dei dikpalas cardinali,   superata la sconnessione esterna  tra Sikhara conforme e Jangha altrimenti concepita, all interno, nelle pareti del jangha del santuario,  ove come nei tempi sussidiari 5 sono i rathas, quello del badhra è una duplice manifestazione vishnuita del dio del tempio, e nei karnas d’angolo sono effigiati i dikpalas cardinali.
( Sarà una sconnessione e riconnessione possibile solo nei templi sandara, che nel tempio Kandarya troverà un superamento  trascendimento o una rimarginatura  quasi completo nella assunzione di un nuovo paradigma saptaratha, che farà sempre corrispondere tre ratha del sikhara  a quelle della finestra balcone che ha preso il posto del bhadra, ma che ne contemplerà due ulteriori  per le due pratirathas sopraggiunte, insieme con delle sikarikas ulteriori a culminarle, e se destina ancora i bhadra ratikas a nuove immagini di una serialità divina volta al dio, quelle delle saptamatrikas, ripristinerà i karnas quali presidi dei dikpalas. Nei templi ulteriori di Khajuraho, il livello più alto della manifestazione del divino nelle sue emanazioni meno determinatamente concrete, che nei templi sundara di Khajuraho era stato espresso nelle sculture interne od esterne al garbagriha, lungo il corridoio della galleria, nel mahamandapa, viene di nuovo ricondotto sulle parerti esterne, ma secondo il nuovo paradigma sapratha, acquisito con il tempio Kandarya Mahadeva.
Nota esoterica  Nella fruizione del tempio hindu noi dobbiamo farci la stessa energia radiante del tempio, nelle sue forme, inspirare da esso,espirare e a nostra volta inspirare negli altri  la stessa tensione vibrante,  riassorti,  nell’espandersi nel mondo e nel fare da esso ritorno del divino)

Così intesa la concezione architettonica del tempio Lakshmana, è possibile la più libera fruizione della sua bellezza spirituale, nel suo avvenirismo e nei suoi arcaismi,  preavvertendo soltanto che ad ogni tentativo di sistematicizzarla filosoficamente,  magari come pur mirabilmente ha intrapreso Devangana Desai,  nella espressione architettonica del sistema tantrico vishnuita Pancharatra, al seguito del l'effige del dio Vaikunta  traslato al suo interno opporrà fino all ultimo le resistenze e di un'opera che è anche di maestranze incolte di cantiere, e  della sublimità propria dell'arte e della religione più alte , che è la virtù magnifica di far coesistere insieme  ciò che è più spirituale e più materiale, l'amore e l escremento,  l uno ad espressione dell'altro, la germinazione ancora immanifesta del Principio e del divino,  con la scimmia che svela il sesso di una ninfa intenta a contemplarsi in uno specchio., ancora lungo le  pareti del garbagriha.