Brillano i pani di sterco dei roghi di Holika
nella prima luce del sole sui muri e i terrazzi
la mangusta riappare nei coltivi degli orti,
si schiudono le membra dai giacigli terreni,
con i lavacri delle stoviglie
iniziano nei cortili le abluzioni e gli spurghi,
“ India was enslaved by the british”
la lezione che ripete il fanciullo,
prima di andare a scuola,
nella lingua dei britannici che sempre più è d'obbligo
da che l' India ne è indipendente ,
ora che egli è senior
per non versare cinque rupie alle suore se usa l’hindi,
“India was poor and weak at that time”
ripete come se i suoi stessi panni di ogni giorno
fossero ancora quelli di quel paese debole e povero ,
“ Every man will be thy friend
Whilst thou hast wherewith to spend”
invece il vero amico he stands by us
through thick and thin,
lo è nella buona e nella cattiva sorte,
“Hello, rupees…hello, pens…”
Nel mercato dove cerchi il coriandolo fresco
puoi ritrovare più ancora il maldicente di turno
“L’amico, che la fa da padrone sull’uscio del negozio,
spende tutto nel bere e gli trema la mano,
nessuno vuole lui come barbiere…
e ora chi mi riscatterà questo corpo di morte,
dove il grano già si schiude al calore di marzo
se non, ancora di più,
l’amore ch’è la vita e luce dell’anima ferita
tra le follie di un docile cuore
lontanandoci con l’amico
nelle valli dove ancora risuona il canto di Krishna,
e il clamore della pioggia di fiori e colori
assorda il dolore che invasa la mente,
la luna quel tocco di sandalo
sul volto vergine del cielo,
quando di nuovo sulle forme d’incanto
cade la mente con l’escremento,
poi che amore, giocando il gioco della tigre,
sulla Yamuna è te, mio dio della morte,
ed accade il distacco tra i cieli di Delhi
non più, nella lontananza, lo sguardo amante
ma tremulo liquido l’acciaio nelle trame di vetro,
con le nuvole in disfacimento
tra pietra e cemento trasmutati nei cortili e i terrazzi
cui nello sfolgorarvi del giorno sei di ritorno,
dove chi ama non infinge soltanto,
e qualcosa comunque succede.
“E’ troppo povero l’inglese di Ashesh ed Ajay -
il verdetto delle suore, per bocca dell’amico,
perché in India a loro consenta un futuro.
Come pappagalli li hanno addestrati
solo a ripetere ciò che non capiscono.
Provvederemo, comunque, ripartiremo.
Li abbevereremo, i piccoli, al nostro soccorso,
come tra i campi, dalla riarsa giungla,
si abbeverano i bufali al Kuddhar
aprendosii l varco dove intesse le sue rive delle canne
che graticciano il nostro avviato negozio.
E da queste sponde anche voi a casa, ben pasciute capre
Ite domum saturae, venit Hesperum, ite capellae
nella prima luce del sole sui muri e i terrazzi
la mangusta riappare nei coltivi degli orti,
si schiudono le membra dai giacigli terreni,
con i lavacri delle stoviglie
iniziano nei cortili le abluzioni e gli spurghi,
“ India was enslaved by the british”
la lezione che ripete il fanciullo,
prima di andare a scuola,
nella lingua dei britannici che sempre più è d'obbligo
da che l' India ne è indipendente ,
ora che egli è senior
per non versare cinque rupie alle suore se usa l’hindi,
“India was poor and weak at that time”
ripete come se i suoi stessi panni di ogni giorno
fossero ancora quelli di quel paese debole e povero ,
“ Every man will be thy friend
Whilst thou hast wherewith to spend”
invece il vero amico he stands by us
through thick and thin,
lo è nella buona e nella cattiva sorte,
“Hello, rupees…hello, pens…”
Nel mercato dove cerchi il coriandolo fresco
puoi ritrovare più ancora il maldicente di turno
“L’amico, che la fa da padrone sull’uscio del negozio,
spende tutto nel bere e gli trema la mano,
nessuno vuole lui come barbiere…
e ora chi mi riscatterà questo corpo di morte,
dove il grano già si schiude al calore di marzo
se non, ancora di più,
l’amore ch’è la vita e luce dell’anima ferita
tra le follie di un docile cuore
lontanandoci con l’amico
nelle valli dove ancora risuona il canto di Krishna,
e il clamore della pioggia di fiori e colori
assorda il dolore che invasa la mente,
la luna quel tocco di sandalo
sul volto vergine del cielo,
quando di nuovo sulle forme d’incanto
cade la mente con l’escremento,
poi che amore, giocando il gioco della tigre,
sulla Yamuna è te, mio dio della morte,
ed accade il distacco tra i cieli di Delhi
non più, nella lontananza, lo sguardo amante
ma tremulo liquido l’acciaio nelle trame di vetro,
con le nuvole in disfacimento
tra pietra e cemento trasmutati nei cortili e i terrazzi
cui nello sfolgorarvi del giorno sei di ritorno,
dove chi ama non infinge soltanto,
e qualcosa comunque succede.
“E’ troppo povero l’inglese di Ashesh ed Ajay -
il verdetto delle suore, per bocca dell’amico,
perché in India a loro consenta un futuro.
Come pappagalli li hanno addestrati
solo a ripetere ciò che non capiscono.
Provvederemo, comunque, ripartiremo.
Li abbevereremo, i piccoli, al nostro soccorso,
come tra i campi, dalla riarsa giungla,
si abbeverano i bufali al Kuddhar
aprendosii l varco dove intesse le sue rive delle canne
che graticciano il nostro avviato negozio.
E da queste sponde anche voi a casa, ben pasciute capre
Ite domum saturae, venit Hesperum, ite capellae