In questi giorni mi sono sentito un trapezista che non ce la fa più a reggere il peso della famiglia del mio amico, nel sentire ancora più Sumit, Adjay, Purti, Bimla. afferrati alle mie logore braccia per non essere ricacciati giù.
E nel cuore della notte, risvegliandolo, l'ho convocato al cospetto della dilacerazione della mia miseria, oramai incapace di tutto, di scrivere alcunchè su quel tavolo di quella stanza d'albergo, e gli ho gridato quanto disperi di poterlo aiutare ancora, di fare così il suo bene, se affida ad altri il lavoro nel negozio di barbiere che gli ho aperto, non ne riacquisisce nelle mani il mestiere, se trattiene ogni suo risparmio in banca e non mi allevia di una qualche spesa nel viaggio,
" Ma io non ho più le mani di barbiere, perchè le ho usate per anni lavorando all' hotel Harmony", ed è scoppiato in lacrime, come un bambino che non sa più capacitarsi, sentendo in che fondo di disperazione sconsolata fosse finito il nostro sogno di felicità
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