venerdì 29 agosto 2008

Poi

Ero ancora con Kailash una settimana fa, dividendo con lui l' impossibilità di essere felici insieme, nella stanza dell hotel di Delhi dove ho trascorso le mie ultime ore in sua compagnia

"E' la nostra ultima cena,( cerca di essere) sii felice almeno ora..." lui mi diceva.
Ma io le vivevo come le ultime ore di un condannato a morte, alla sentenza della pena infinita di un anno in sua assenza, da che ci fossimo lasciati di li a poco, dopo che avevo mancato, cosi tristemente, l' occasione di vivere in India nella gioia , per giorni e giorni accanto a lui.
















" Passi improvvisamente dalla felicità all infelicità", mi diceva l'amico, senza riuscire a farsene una ragione. In realtà anche la mia presunta felicità, viaggiando con lui, era stata una forma radiosa di tristezza, e la mia infelicità , che lui percepiva , era il sopravvenire nella tristezza dello sconforto e della sofferenza, della spegnimento dell'amore nel dubbio e in uno scontento risentito, nel rancore di una frustrazione rabbiosa, i cui preannunci erano
il contraffarsi del mio stesso sorriso in una smorfia del viso, la perdita della rilevanza delle più accorate parole, se la disillusione sui suoi sentimenti , sui suoi intenti reali, soggiacenti al suo ricorrente intorpidisi letargico , nell' affanno della sollecitudine veniva oscurando la luce interiore del mio rendimento di grazie, comunque egli fosse, comunque egli agisse.
Poi, nel ritrovarmi l'indomani in Mosca, a Milano, già a casa, gioia e dolore si sono spenti nel vuoto di sempre, nell 'ubiquità di vicinanza e lontananza.
Mi ritrovavo e mi ritrovo, ora , forse più distante di quando l'avevo accanto, e potevo sfiorarlo, accarezzarne i capelli, e lui mi rifuggiva penetrando di nuovo nel sonno?

"Ricordati, gli avevo ripetuto, ad ogni addio precedente, "We are far, we are near..."
E al telefono , l'amico riecheggiava alcuni giorni or sono "
"You are near, in my hearth.
Do you know, what is the heart?"
Non lo so o non ne ho più sentore, mio caro amico, se non me lo ravvivano le lacrime.

Resta la sospensione (del dolore e del pianto, della gioia e del riso,) nel prendersi cura, nel restare fedele a te e ai tuoi bimbi, nel seguitare ad essere uno di voi.





































" Tu ora fai parte di noi, (tu ora ) sei uno della famiglia per i miei bambini. Quando viene " babba"? Purti chiede di te, oramai, e " babba" sai che significa ?" Grand Father".









































" No more, un altro altro viaggio. Restiamo qui in Kajuraho. Con te sono veramente felici Purti, Adjay, Sumit, i miei bambini "
I nostri bambini .

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