mercoledì 20 gennaio 2010

da Valentino Giacomin

Caro Odorico,
Come va con la famiglia del tuo amico?
Il tempo, in India, fa miracoli!
Ho sempre ammirato la straordinaria capacita' degli indiani di assimilare tutto, soprattutto il dolore, il lutto. Non si portano dietro il "peso della memoria", come noi occidentali che mettiamo tutto nel cassetto dei ricordi. Costruiamo tombe e mausolei nell'illusione di "eternizzare" le persone che abbiamo amato o stimato. Non vogliamo renderci conto che la morte significa FINE. Fine di un ciclo per la coscienza che per un certo numero di anni ha "cavalcato" un corpo umano e poi, finito il karma, l'ha abbandonato per cercare un nuovo "veicolo" (se è ancora vittima del ciclo delle rinascite e del Sansara).
Il vecchio corpo viene bruciato e le ceneri sparse nel Gange. Gli elementi materiali del corpo (terra, aria, fuoco...) tornano ad unirsi a quelli universali. La coscienza, come ho detto, continua a ... girare.
Gli Indiani,una volta sparse le ceneri e finite le puje per l'anima del morto, tornano alla "normalita". Il lutto finisce in una decina di giorni e poi tutti tornano a sorridere, come prima, nella certezza che il proprio caro non e' finito, non e' sparito, ma continua a vivere in una dimensione diversa, con un aspetto fisico diverso.
Perche' piangere e disperarsi come fanno certi genitori occidentali che trascorrono la vita macerandosi nel dolore, piangendo sulla tomba del morto, che visitano ogni giorno per anni! Al mio paese ci sono dei genitori che "fanno salotto" tra le tombe, conversando con il morto, come se fosse li' presente tra le tombe. Che tristezza!
La cosa peggiore e' voler fermare il tempo, voler andare contro una legge universale: l'impermanenza, il cambiamento.
Quante lacrime versate inutilmente! Quante energie sprecate che avrebbero potuto essere utilizzate per fare del bene!
Mia sorella si e' ammalata a causa di questo dolore immane che la teneva inchiodata alla tomba del marito, ogni giorno.
Non aveva accettato la realta' della morte. E si lascio' morire lei stessa. Un inconscio desiderio di ri-unione?
Gli Indiani ci insegnano che la morte non deve far paura. Certo, dispiace quando un figlio, un amico se ne va. Ma il dispiacere dura poco. Il Gange porta via il dolore e anche i ricordi. E'la mente piena della zavorra dei ricordi che ci tortura. Perche' non imparare a dimenticare?
Krishnamurti insegno' per anni quanto la memoria sia dannosa, perche' ci fa vivere in un mondo illusorio, che non eisiste.
Forse e' proprio questo il significato della saggezza orientale che invita a vivere nel presente. Qui. Ora. Senza la pattumiera che contiene i nostri ricordi inutili, che ci aiutano a vivere meglio.
Mi sono lasciato prendere la mano...
Volevo solo chiederti se sta andando meglio, a distanza di tempo, oppure se il tempo rende i cordi ancora piu' penosi. Mi auguro di no.
Un abbraccio
Valentino


Caro Valentino,
posso solo risponderti invitandoti a leggere le poche righe che sono riuscito a scrivere sul mio blog di ritorno dall India.
( "Al rientro dall India, da ciò che vi ho vissuto e constatato, da quanto vi ho ricomposto e lasciato finire a pezzi, dalla consolazione e dai turbamenti desolanti che vi ho arrecato al mio amico, si è fatto un cratere dai bordi inavvicinabili anche solo l' evocazione della nostra sventura, nel sentimento incombente, che lascia il fiato senza respiro, che la nostra vita sia finita a rotoli nei secoli dei secoli.
La maturità residua mi richiede ora la resa e la sottomissione remissiva, che abbandoni ogni progetto e ogni residua illusione di poter assicurare più benesseere e vita, per lasciare che le cose seguano il loro inevitabile corso mediocre o fallimentare.
Non una dawa, un ristorante, ma una bufala e un pezzo di terra da coltivare a orto è il mio lascito a Kailash, che lo relegherà sempre di più a vivere e ad inselvatichirsi con la sua discendenza nel primitivismo del suo villaggio castale, mentre Ajay dovrà soccombere a un insegnante serpente , all ignavia a porre rimedio alla sua dislessia dell intera categoria di tutti gli insegnanti locali, e Purti crescerà in odio a me stesso e con un cuore di ghiaccio, che conosce solo le copiose lacrime dei suoi capricci.
Eppure, in tanta mortificazione,resta infinito l' amore quanto il dolore, solo che ripensi a quegli occhi che mi fissavano così gioiosi di vivere....
")

Il Buthan è la terra ideale del Progetto Alice, che già sapevo, ti ripeto, fosse la tua destinazione.
Scrivere frattanto è una funzione vitale che stento ancora a recuperare.
Sto ora forse meglio, come il mio amico, ma dentro di me, cheio ricordi o non ricordi, sento vivo un amore talmente grande, talmente grande per il caro bimbo che ho perduto...
Love
Odorico

Nessun commento: