lunedì 5 aprile 2010

Una vita senza

"No, no good, No, non è una buona idea," ha protestato Kallu con veemenza istantanea, come se fosse serrato d'improvviso alla gola da un'angoscia asfissiante, quando gli ho detto che mia madre, ed ero con lei d'accordo, mi aveva consigliato che in futuro abbiamo a vivere separatamente, quando il mio soggiorno in India si farà una permanenza.
" Tu devi dormire e mangiare nella mia stessa casa, devi giocare e fare i compiti con i bambini, Ajay, Purti, Chandu..."
"Kallu possono sorgere problemi, Ajay, Purti, allora non saranno più bambini, sai già che Purti non m'accetta, io dovrò trovare il tempo e il riposo per il mio lavoro, per me stesso, basterà abitare anche solo a centro metri di distanza, e potrò comunque venire a mangiare, a dormire, a stare con i tuoi bambini, con te e Vimala, come e quando tu vorrai, ma i tuoi non mi ritroveranno in casa, senza desiderarlo, se la cosa crea problemi..."
Poi Kaiash se ne è fatta una ragione, si è ricordato come quest'estate io abbia dovuto permanervi in (convivere con) una confusione continua, di cui era ben nel cuore di entrambi l' autore principale, quanto dovervi fare la loro vita, giorni e giorni, mentre avrei voluto andarmene in viaggio lontano, mi fosse diventato insostenibile, se ne è persuaso al punto che ha benedetto che fossi stato per Pasqua, con mia madre, se era stata capace di darmi così preziosi consigli, ricordandomi che i genitori sono come Dio...
" Kailash, pensa, noi ora siamo a sei, settemila chilometri di distanza, ma è come se fossimo l'uno presso all'altro... ricorda quando invece stavo nella tua casa ed era come se non ci fossi...
si è messo addirittura a ridere Kailash " come quando viaggiavamo l'uno accanto all'altro, e non eravamo insieme"
Ma la veemenza angosciata della sua reazione immediata, come se anche solo così dicendogli gli venissi a mancare e gli togliessi il respiro vitale, mi lascia tuttora sconvolto.
Pensavo in seguito, di consigliargli di meditare con un sadu, che l'abituasse a pensare la sua vita senza di me, come anch'io debbo abituarmi a pensare la mia vita senza di lui.
" You know, it's the indian tought. It s the Buddisth conception of the life as dukka..."
Della vita come dukka, anatta, anicca...
Mi ritornava in mente, intanto, la riflessione che Achaan Sumedo usa in monastero
" Tutto ciò che è mio, amato e piacevole, diventerà altrimenti, verrà separato da me".( Il suono del silenzio, pagina 120)
Ma il solo concepire in concreto l'idea, a me innanzittutto( a me stesso) stroncava la mente.
Anche per quest'estate, su quante cose con il mio amico avevo già impegnato il nostro futuro, come se in virtù di ciò che ci ripromettiamo nei giorni a venire, esso fosse vincolato in nostro potere,- di andare inizialmente a Gwalior, con Purti ed Ajay poi io e lui a Bhopal per la questione del suo passaporto, rivedendo Sanchi, quindi a Goa, Hampi, Hyderabad, trascorrendo insieme più notti nel suo villaggio, per andare a vedere giorno dopo giorno il lavoro nei campi( il procedere giorno dopo giorno del lavoro nei campi).
" You should tink your life without me, as (like) I should think my life without you..."
No, può bastare rimeditare insieme i nostri adagi, secondo il dire comune, ripetendoci che è meglio terminare a tal punto di fare progetti, perchè ignoriamo quale sia il nostro futuro.
Tanto più che già insorge il problema della limitazione che prefigura, per i nostri viaggi in comune, il fatto che Kailash ha dovuto rinviare a domani il suo stesso ritorno al villaggio per sollecitare il contadino povero, di cui è socio, a inoltrare le semine delle piante estive, perchè Vimala, tuttora, ha paura a restare e a dormire la notte in casa da sola, da che tra quelle pareti Sumit le è morto davanti agli occhi.

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