Caro Valentino,
grazie, infinitamente, della cura che ti prendi del dolore che mi unisce alla mia famiglia indiana.
Ora il mio amico ha la mente più calma, sembra avere raggiunto un equilibrio nella sua vita d'ogni giorno, ma anche se adesso si interessa delle stesse elezioni locali, ciò che ha vissuto e che sta vivendo non ha molto a che vedere con la tua rappresentazione di come gli indiani affrontano la morte.
Anche nel racconto di Guy de Maupassant, La paura, che stamane ho ripreso in classe, a proposito degli orientali si dice che per loro la vita non conta nulla, che per parte loro “ si è subito rassegnati”; ma così non è e non è stato affatto per il mio amico indiano, né per sua moglie, dopo quanto “ è successo”. Secondo quanto egli è stato in grado di dirmi ed ho raccolto sul suo conto, e stando a ciò a cui io stesso ho assistito, Kailash, dopo che è mancato il nostro adorato bambino, ha lacerato e ridotto a brandelli abiti e scarpe, ha distrutto il cellulare, ha fatto a pezzi migliaia di rupie, frantumato due pietre contro il suo capo, ha addentato per la gola lo zio e il fratello, è giunto a dare uno schiaffo a suo padre e sua nonna, lui che ritiene i genitori più sacri degli stessi dei, nella sua abitazione ha fatto un vuoto generale....
Kailash, che mai, prima di allora, aveva mai compiuto di reattivo alcunchè del genere...
E tali referti non mi hanno sconvolto quanto l'infinita tristezza con la quale , quando ho sistemato ogni mia cosa nella stanza in cui ero solito giocare con il nostro amato bambino, è sopraggiunto e mi ha detto che potevo sistemare le mie cose su ogni ripiano, dal momento che non c'era più chi potesse scompigliarle o distruggerle!
Tuttora egli e la moglie non riescono a dormire da soli, debbono dormire sempre accompagnati, e ciò che tu consideri che sia il “dimenticare” per Kailash è stata la rimozione di ogni reminiscenza cui è stato obbligato per sopravvivere.
Anch' io non ho potuto fare altrimenti, negli ultimi tempi, quando il sopraggiungere del ricordo, impresso in immagini fotografiche indelebili, mi ha lasciato senza altra vitalità che il respiro e il battito del cuore.
In lui la forza della disperazione si è così convertita nella elaborazione della sua stessa potenza di resistenza , in un'istanza sovrapersonale che lo custodisce nei miei stessi confronti, lasciandogli credere, com'io voglio credere, proprio quanto più la sua vita è apparentemente sventurata e in preda alla negatività, di essere "a very powerful man", dotato di poteri straordinari dal contatto che intrattiene con cinque divinità e con lo spirito tutelare del suo bambino, ora in cielo e più grande di noi, che lo ispirano e soccorrono.
Oppure si affida alla credenza che Egli stia rivivendo in Chandu, che ora ha sei mesi.
Luigina mi ha detto con semplici parole che ci vorrà molto tempo per lenire un simile dolore. Concordo con tale verità. Sempre che il tempo lenisca e non inasprisca.
Quanto a tua sorella, trovo ammirevole il suo destino.
Davvero, Vorrei anch'io finire così, cedendo a tutto.
Sono troppo disperato per come il mio talento è andato perduto nell' insegnamento.
Sai qual è l unica richiesta per chiedere la quale alzano la mano i “ miei studenti”?
“' Posso ...uscire, profe(ssore)”?
E la mia epigrafe tombale!
Love
Odorico
giovedì 21 gennaio 2010
mercoledì 20 gennaio 2010
da Valentino Giacomin
Caro Odorico,
Come va con la famiglia del tuo amico?
Il tempo, in India, fa miracoli!
Ho sempre ammirato la straordinaria capacita' degli indiani di assimilare tutto, soprattutto il dolore, il lutto. Non si portano dietro il "peso della memoria", come noi occidentali che mettiamo tutto nel cassetto dei ricordi. Costruiamo tombe e mausolei nell'illusione di "eternizzare" le persone che abbiamo amato o stimato. Non vogliamo renderci conto che la morte significa FINE. Fine di un ciclo per la coscienza che per un certo numero di anni ha "cavalcato" un corpo umano e poi, finito il karma, l'ha abbandonato per cercare un nuovo "veicolo" (se è ancora vittima del ciclo delle rinascite e del Sansara).
Il vecchio corpo viene bruciato e le ceneri sparse nel Gange. Gli elementi materiali del corpo (terra, aria, fuoco...) tornano ad unirsi a quelli universali. La coscienza, come ho detto, continua a ... girare.
Gli Indiani,una volta sparse le ceneri e finite le puje per l'anima del morto, tornano alla "normalita". Il lutto finisce in una decina di giorni e poi tutti tornano a sorridere, come prima, nella certezza che il proprio caro non e' finito, non e' sparito, ma continua a vivere in una dimensione diversa, con un aspetto fisico diverso.
Perche' piangere e disperarsi come fanno certi genitori occidentali che trascorrono la vita macerandosi nel dolore, piangendo sulla tomba del morto, che visitano ogni giorno per anni! Al mio paese ci sono dei genitori che "fanno salotto" tra le tombe, conversando con il morto, come se fosse li' presente tra le tombe. Che tristezza!
La cosa peggiore e' voler fermare il tempo, voler andare contro una legge universale: l'impermanenza, il cambiamento.
Quante lacrime versate inutilmente! Quante energie sprecate che avrebbero potuto essere utilizzate per fare del bene!
Mia sorella si e' ammalata a causa di questo dolore immane che la teneva inchiodata alla tomba del marito, ogni giorno.
Non aveva accettato la realta' della morte. E si lascio' morire lei stessa. Un inconscio desiderio di ri-unione?
Gli Indiani ci insegnano che la morte non deve far paura. Certo, dispiace quando un figlio, un amico se ne va. Ma il dispiacere dura poco. Il Gange porta via il dolore e anche i ricordi. E'la mente piena della zavorra dei ricordi che ci tortura. Perche' non imparare a dimenticare?
Krishnamurti insegno' per anni quanto la memoria sia dannosa, perche' ci fa vivere in un mondo illusorio, che non eisiste.
Forse e' proprio questo il significato della saggezza orientale che invita a vivere nel presente. Qui. Ora. Senza la pattumiera che contiene i nostri ricordi inutili, che ci aiutano a vivere meglio.
Mi sono lasciato prendere la mano...
Volevo solo chiederti se sta andando meglio, a distanza di tempo, oppure se il tempo rende i cordi ancora piu' penosi. Mi auguro di no.
Un abbraccio
Valentino
Caro Valentino,
posso solo risponderti invitandoti a leggere le poche righe che sono riuscito a scrivere sul mio blog di ritorno dall India.
( "Al rientro dall India, da ciò che vi ho vissuto e constatato, da quanto vi ho ricomposto e lasciato finire a pezzi, dalla consolazione e dai turbamenti desolanti che vi ho arrecato al mio amico, si è fatto un cratere dai bordi inavvicinabili anche solo l' evocazione della nostra sventura, nel sentimento incombente, che lascia il fiato senza respiro, che la nostra vita sia finita a rotoli nei secoli dei secoli.
La maturità residua mi richiede ora la resa e la sottomissione remissiva, che abbandoni ogni progetto e ogni residua illusione di poter assicurare più benesseere e vita, per lasciare che le cose seguano il loro inevitabile corso mediocre o fallimentare.
Non una dawa, un ristorante, ma una bufala e un pezzo di terra da coltivare a orto è il mio lascito a Kailash, che lo relegherà sempre di più a vivere e ad inselvatichirsi con la sua discendenza nel primitivismo del suo villaggio castale, mentre Ajay dovrà soccombere a un insegnante serpente , all ignavia a porre rimedio alla sua dislessia dell intera categoria di tutti gli insegnanti locali, e Purti crescerà in odio a me stesso e con un cuore di ghiaccio, che conosce solo le copiose lacrime dei suoi capricci.
Eppure, in tanta mortificazione,resta infinito l' amore quanto il dolore, solo che ripensi a quegli occhi che mi fissavano così gioiosi di vivere....")
Il Buthan è la terra ideale del Progetto Alice, che già sapevo, ti ripeto, fosse la tua destinazione.
Scrivere frattanto è una funzione vitale che stento ancora a recuperare.
Sto ora forse meglio, come il mio amico, ma dentro di me, cheio ricordi o non ricordi, sento vivo un amore talmente grande, talmente grande per il caro bimbo che ho perduto...
Love
Odorico
Come va con la famiglia del tuo amico?
Il tempo, in India, fa miracoli!
Ho sempre ammirato la straordinaria capacita' degli indiani di assimilare tutto, soprattutto il dolore, il lutto. Non si portano dietro il "peso della memoria", come noi occidentali che mettiamo tutto nel cassetto dei ricordi. Costruiamo tombe e mausolei nell'illusione di "eternizzare" le persone che abbiamo amato o stimato. Non vogliamo renderci conto che la morte significa FINE. Fine di un ciclo per la coscienza che per un certo numero di anni ha "cavalcato" un corpo umano e poi, finito il karma, l'ha abbandonato per cercare un nuovo "veicolo" (se è ancora vittima del ciclo delle rinascite e del Sansara).
Il vecchio corpo viene bruciato e le ceneri sparse nel Gange. Gli elementi materiali del corpo (terra, aria, fuoco...) tornano ad unirsi a quelli universali. La coscienza, come ho detto, continua a ... girare.
Gli Indiani,una volta sparse le ceneri e finite le puje per l'anima del morto, tornano alla "normalita". Il lutto finisce in una decina di giorni e poi tutti tornano a sorridere, come prima, nella certezza che il proprio caro non e' finito, non e' sparito, ma continua a vivere in una dimensione diversa, con un aspetto fisico diverso.
Perche' piangere e disperarsi come fanno certi genitori occidentali che trascorrono la vita macerandosi nel dolore, piangendo sulla tomba del morto, che visitano ogni giorno per anni! Al mio paese ci sono dei genitori che "fanno salotto" tra le tombe, conversando con il morto, come se fosse li' presente tra le tombe. Che tristezza!
La cosa peggiore e' voler fermare il tempo, voler andare contro una legge universale: l'impermanenza, il cambiamento.
Quante lacrime versate inutilmente! Quante energie sprecate che avrebbero potuto essere utilizzate per fare del bene!
Mia sorella si e' ammalata a causa di questo dolore immane che la teneva inchiodata alla tomba del marito, ogni giorno.
Non aveva accettato la realta' della morte. E si lascio' morire lei stessa. Un inconscio desiderio di ri-unione?
Gli Indiani ci insegnano che la morte non deve far paura. Certo, dispiace quando un figlio, un amico se ne va. Ma il dispiacere dura poco. Il Gange porta via il dolore e anche i ricordi. E'la mente piena della zavorra dei ricordi che ci tortura. Perche' non imparare a dimenticare?
Krishnamurti insegno' per anni quanto la memoria sia dannosa, perche' ci fa vivere in un mondo illusorio, che non eisiste.
Forse e' proprio questo il significato della saggezza orientale che invita a vivere nel presente. Qui. Ora. Senza la pattumiera che contiene i nostri ricordi inutili, che ci aiutano a vivere meglio.
Mi sono lasciato prendere la mano...
Volevo solo chiederti se sta andando meglio, a distanza di tempo, oppure se il tempo rende i cordi ancora piu' penosi. Mi auguro di no.
Un abbraccio
Valentino
Caro Valentino,
posso solo risponderti invitandoti a leggere le poche righe che sono riuscito a scrivere sul mio blog di ritorno dall India.
( "Al rientro dall India, da ciò che vi ho vissuto e constatato, da quanto vi ho ricomposto e lasciato finire a pezzi, dalla consolazione e dai turbamenti desolanti che vi ho arrecato al mio amico, si è fatto un cratere dai bordi inavvicinabili anche solo l' evocazione della nostra sventura, nel sentimento incombente, che lascia il fiato senza respiro, che la nostra vita sia finita a rotoli nei secoli dei secoli.
La maturità residua mi richiede ora la resa e la sottomissione remissiva, che abbandoni ogni progetto e ogni residua illusione di poter assicurare più benesseere e vita, per lasciare che le cose seguano il loro inevitabile corso mediocre o fallimentare.
Non una dawa, un ristorante, ma una bufala e un pezzo di terra da coltivare a orto è il mio lascito a Kailash, che lo relegherà sempre di più a vivere e ad inselvatichirsi con la sua discendenza nel primitivismo del suo villaggio castale, mentre Ajay dovrà soccombere a un insegnante serpente , all ignavia a porre rimedio alla sua dislessia dell intera categoria di tutti gli insegnanti locali, e Purti crescerà in odio a me stesso e con un cuore di ghiaccio, che conosce solo le copiose lacrime dei suoi capricci.
Eppure, in tanta mortificazione,resta infinito l' amore quanto il dolore, solo che ripensi a quegli occhi che mi fissavano così gioiosi di vivere....")
Il Buthan è la terra ideale del Progetto Alice, che già sapevo, ti ripeto, fosse la tua destinazione.
Scrivere frattanto è una funzione vitale che stento ancora a recuperare.
Sto ora forse meglio, come il mio amico, ma dentro di me, cheio ricordi o non ricordi, sento vivo un amore talmente grande, talmente grande per il caro bimbo che ho perduto...
Love
Odorico
domenica 17 gennaio 2010
Al rientro dall India
Al rientro dall India, da ciò che vi ho vissuto e constatato, da quanto vi ho ricomposto e lasciato finire a pezzi, dalla consolazione e dai turbamenti desolanti che vi ho arrecato al mio amico, si è fatto un cratere dai bordi inavvicinabili anche solo l' evocazione della nostra sventura, nel sentimento incombente, che lascia il fiato senza respiro, che la nostra vita sia finita a rotoli nei secoli dei secoli.
La maturità residua mi richiede ora la resa e la sottomissione remissiva, che abbandoni ogni progetto e ogni residua illusione di poter assicurare più benesseere e vita, per lasciare che le cose seguano il loro inevitabile corso mediocre o fallimentare.
Non una dawa, un ristorante, ma una bufala e un pezzo di terra da coltivare a orto è il mio lascito a Kailash, che lo relegherà sempre di più a vivere e ad inselvatichirsi con la sua discendenza nel primitivismo del suo villaggio castale, mentre Ajay dovrà soccombere a un insegnante serpente , all ignavia a porre rimedio alla sua dislessia dell intera categoria di tutti gli insegnanti locali, e Purti crescerà in odio a me stesso e con un cuore di ghiaccio, che conosce solo le copiose lacrime dei suoi capricci.
Eppure, in tanta mortificazione,resta infinito l' amore quanto il dolore, solo che ripensi a quegli occhi che mi fissavano così gioiosi di vivere....
La maturità residua mi richiede ora la resa e la sottomissione remissiva, che abbandoni ogni progetto e ogni residua illusione di poter assicurare più benesseere e vita, per lasciare che le cose seguano il loro inevitabile corso mediocre o fallimentare.
Non una dawa, un ristorante, ma una bufala e un pezzo di terra da coltivare a orto è il mio lascito a Kailash, che lo relegherà sempre di più a vivere e ad inselvatichirsi con la sua discendenza nel primitivismo del suo villaggio castale, mentre Ajay dovrà soccombere a un insegnante serpente , all ignavia a porre rimedio alla sua dislessia dell intera categoria di tutti gli insegnanti locali, e Purti crescerà in odio a me stesso e con un cuore di ghiaccio, che conosce solo le copiose lacrime dei suoi capricci.
Eppure, in tanta mortificazione,resta infinito l' amore quanto il dolore, solo che ripensi a quegli occhi che mi fissavano così gioiosi di vivere....
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