martedì 19 marzo 2013

Più forte che la morte. Martedi 19 marzo sulla via di Allahbad per il Kumb Mela


Martedi 19 marzo, sulla via di Allahbad per il Kumb Mela

Nel calore del pomeriggio estivo, Chandu nella mia stanza si intrattiene con ogni  cosa, nel piacere senza pari della reciproca compagnia, Vimala  lo richiama invano presso di sè, mentre il ventre mi dolora pei i sintomi di un’infezione intestinale, ed i pantaloni della tuta sono già maleodoranti per essermi appena urinato addosso,  poc anzi ho ricercato in rete il costo di un volo di ritorno tra due mesi,  mosso dal rimorso che mia madre sia rimasta finora in vana attesa che faccia rientro, senza che il protrarmi in India abbia sortito alcun lavoro remunerativo per Kailash, nel frattempo sacrificando pressoché del tutto,  a tale miraggio, ogni  viaggio ed attività di scrittura e di pensiero, i giorni e le notti implacate, al che, quanto più la mia vita si faceva un sacrificio inesausto (perenne), l’ignavia e la crudeltà di Kailash senza più riguardi verso di me, il ritrovarmi sempre più un servo vano della sua ingratitudine sans merci, per la quale l’accettazione di tutto quanto vi è di più intollerabile in India era soltanto un mio obbligo dovuto( era un mio obbligo soltanto), ha fatto insorgere in me la belva che era accovacciata, e che si è ritrovata sotto i suoi pugni e ogni suo insulto furente, quando ha tentato di riscuoterlo, percuotendolo, dalla indolenza in cui era ricaduto dopo avermi freddato anche nel mio intento di  andare in viaggio ad Ajaygarh e Kalinjar, con gli agenti di Delhi che avrebbero potuto assicurare un minimo di clienti al nostro sventurato bapuculturaltours (con ). Avevo già i bagagli pronti per andare altrove in India, fino al rientro in Italia, allorchè ho invece messo piede nella sua stanza e ho inveito sul suo corpo stravaccato al suolo, nel sonno in cui era di nuovo ricaduto di pieno pomeriggio, perché non mi rassegnavo, così, alla prospettiva di negare qualsiasi futuro ai nostri bambini, la scuola delle suore già da quest estate al mio Chandu, per quanti anni ancora, fino alla mia consumazione, disperando di essere obbligato a permanere in India, in simili condizioni, perché  l’amico non sa reggersi da solo come uomo. Il pianto,  mentre mi pacificavo sotto i suoi colpi,  dei bambini sgomenti e atterriti. E l’amico, tre giorni dopo, domenica scorsa, come ricevuta in cambio di pugni e offese, della rigovernatura che mi ha rovesciato addosso, si è ritrovato  con l’accredito di 2.000 euro per l’acquisto di un autoricksaw,  quando poco più di 300 sarebbero bastati a farmi ritrovare in Italia, presso mia madre. Le scritture sacre della domenica, come la voce del cuore, mi confortavano unanimi a questo, nel segreto dell’operazione irreversibile di bonifico che stavo praticando on line, dicendomi che è Potenza e Sapienza di Dio, ciò che per il mondo è debolezza e follia dell’’uomo.
Sono state la dolcezza della voce di Ajay e dei modi di Vimala, che nella sera mi hanno iniziato alla ripresa, nella casa da cui Kailash avevo urlato che uscissi per sempre e da cui lui invece se ne era andato via, in cerca di una serie di propri medici della mente, tutti particolari, in Jhansi o vicino al proprio villaggio, mentre a sua volta la mia mente non  si dava pace di ciò che di indelebile ed irreversibile era avvenuto , che io e Kailash ci siamo oltraggiati e percossi a vicenda fino a tali estremi, fino a digrignarli io in volto tutto quanto il mio odio impotente, e a mettergli  le mani alla gola per serrargliela per sempre.
Se ne restasse pur via, a rimeditare sui maltrattamenti a loro inflitti, era quanto mi esprimevano solidali Vimala ed Ajay, prima che l’indomani, io e i bambini, che giorno meraviglioso e dolente trascorressimo insieme, sul mela ground,  per Sivaratri,  tra una corsa in  giostra e l’altra che concedevo a loro.di godere.

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