martedì 4 febbraio 2014

nella casa che amo delle persone che amo.

Nel lettone grande dei bambini, ai loro piedi, Kailash era già ricaduto nel sonno più pesante quando con Ajay sono rientrato dall’ufficio che non erano ancora le 21, 30, l’ora concordata per il mio ritorno e la cena in comune. Ma sul fornello, stavolta un poco scotto, stava l’ulteriore riso che mi aveva cucinato, e che gli piace talmente tanto, come gli ho insegnato e riesce a trarre a cottura già benissimo, in un brodo vegetale e insaporito dai funghi con spezxie indiane, da avermelo riproposto ancora una volta.
Così , rinviato da una telefonata e un impegno all’altro, il dialogo tra noi si riduce a ciò che è imprescindibile, nei pochi frangenti che si schiudono ad entrambi, il rendiconto delle spese da sostenere e degli affitti e dei debiti da pagare indifferibilmente, salvo , come ora, interrotto lo scrivere, incrociarci nel buio, saltata la luce, lui di ritorno ed io avviato allo stanzino del gabinetto, senza che la sospensione della luce abbia però minimamente interrotto l’ossessione della musica a distanza di un matrimonio ulteriore tra botti e razzi.
Ma vale di per sé un’infinità di parole la gioia con cui lo rivedo e lo ritrovo per strada, con cui l’accolgo quale una mia festa vivente, come stamane di fronte al Premsagar, quando l’ho intravisto barbuto e limpido d’animo mentre parcheggiavo la bicicletta per le solite chips e una coca-cola, prima di avviarmi alla scuola dei nostri bambini per saperne i risultati scolastici che entrambi ci avevano taciuto.
"Quale che sia il garbuglio che resta da dipanarare, accomodati con me, ordina qualcosa da bere, amico mio caro, la solita seven up perchè non ti fidi del liquido oscuro della coca cola, tutta va bene e tu vai bene così come sei, è d’oro listante che viviamo e che ci ritrova insieme..."
Era oggi un dì di festa congiunta di Shiva e di Sarasvati, e Kailash era tutto impegnato a dislocare differentemente in Khajuraho l'autorisciò, per captare il diversificarsi, a seconda dell’ora, dei flussi in uscita dalle cerimonie e in arrivo per esse, e raggranellare un guadagno superiore alle magre della settimana scorsa.
Ieri sera era soddisfatto di non avere dovuto ricorrere a me per pagare il sacco di zero zero atta, di farina bianca, che aveva dovuto comperare all? improvviso perché Vimala era stata così sconsiderata, da non dirgli che era finita, e di potere così replicare al mio rendiconto delle spese di cui gli avevo anticipato le rupie e di quelle che dovevo ancora sobbarcarmi- la remunerazione dell’insegnante pomeridiana dei nostri bambini, la fornitura di un’altra bombola del gas, il canone televisivo, l’acconto per la dentista che deve fare il calco dei denti fittizi che andranno a sostituire quelli sporgenti di vimala che le sono stati levati, oramai un mese fa, dopo avere pagato il milkman e il conducente dell’autorisciò che porta i bambini a scuola, ed avere inutilmente fatto ritorno al negozio di cui ci si serve abitualmente, per versare le 2.700 rupie del debito mensile accumulato.a gennaio. Di pomeriggio, inoltre, l’avevo lasciato che stava ricadendo intorpidito nel sonno, per recarmi dal principal della scuola ad anticipargli 2.000 delle 6.000 rupie che solo in giornata Kailash mi aveva detto, a stento, temendo mi adirassi, che erano la retta che da mesi resta ancora da pagare, tutti oneri che devo ad ogni buon conto saldare, oltre a dovere anticipare le spese familiari dei prossimi giorni a venire, se voglio poter partire i prossimi giorni per Bhopal , per visitarvi i grandi musei e le opere architettoniche di Charles Correa, senza conti in sospeso o che a mia insaputa Kailash debba indebitarmi con il vicinato.
Sopraggiunto il sereno e ultimati i report dei miei ultimi viaggi, in Delhi e tra Bharhut e Maihar nei dintorni di Satna, oltre ai conti da ripianare, per sentirmi libero di recarmi a Bhopal e di essere di ritorno a Delhi, entro metà febbraio, mi restava inoltre da riprendere i capitoli eccelsi del volume di Devangana Desai sulla religious imagery del Lakhmana e del Kandarya Mahadeva, per una rivistazione proficua dei templi del western group e del Museo archeologico di Khajuraho, prima di riavventurarmi in viaggio ed in ulteriori esperienze del patrimonio artistico dell India Ma con l'impegno assuntomi con il direttore del Museo di tradurgli in un estratto un articolo di Emmanuele Anati sulla struttura dell''arte, data la sua passione competente per le pitture rupestri, era sopraggiunto l’accorgimento che troppi giorni erano passati dai test dicembrini dei nostri piccoli, perché i risultati non fossero stati ancora trasmessi, e non fosse stato ancora fissato un giorno d’incontro con le famiglie. Per fortuna e mio sollievo, in assenza de principal, la sua assistente mi ha comunicato risultanze eccellenti per Poorti, mentre per Ajay erano negative solo in sanscrito, in hindi e matematica.
E stasera, in ufficio, solo nella formazione dei plurali in italiano, mi ha suscitato un moto di sconforto ...quello a cui ho resistito, ieri, grazie al cielo, al cospetto del padre ancora immerso nel sonno quando erano già passate le 17,30. L’avevo lasciato, per recarmi dal principal, che accusava fotofobia, per la gran luce indiana che abbagliava abbacinante,- per me un incanto da perdere solo in ragione della lettura improcrastinabile dell opera di Devangana Desai, per lui una ricaduta in un oscuramento letargico che ottenebrava il futuro ad entrambi.
A che era servita la mia impennata la settimana scorsa, quando, lunedì sera, lo avevo fatto partecipe di come la mia esaltazione diurna senza più il soccorso farmacologico stesse già precipitando in un' iracondia rabbiosa pronta ad esplodere contro chiunque, così come senza più farmaci lui stesso stava già ricadendo nell' insonnia e nell’invalidazione a qualsiasi lavoro intraprenda, causate dalla sua stessa schizofrenia, e a che era valso che dopo che aveva ricusato di essere lui stesso sintomatico, di riconoscersi malato, dopo quanto di sconvolgente aveva inscenato una settimana prima, mi fossi ridotto a trascorrere la notte sull'autorisciò parcheggiato sulle soglie di casa, l'indomani avessi richiamato da scuola lo stesso Ajay perché dicesse ai dottori del Christian hospital se ero davvero io soltanto il folle in famiglia, pur di indurlo a venire in ospedale a Chhattarpur e a farsi prescrivere di nuovo il trattamento farmacologico.
Dunque era un altro velo di Maia che veniva a cadere, con l’illusione che bastasse il riconoscersi malato e l'assunzione di pillole, perché ad un profondo sonno notturno subentrasse in Kailash la lucidità fattiva e laboriosa del risveglio, e sparissero ogni presunto disturbo fisiologico indotto.
Un sonno notturno profondissimo lo conciliava ieri ad una ancor più profonda letargia pomeridiana, ed ai suoi di disturbi agli occhi, dallo stesso lunedì della settimana scorsa si erano aggiunti i miei : maculopatie di una cateratta che mi perturba la vista già ad entrambi gli occhi, cui non è estranea, forse, la disidratazxione che mi ha cagionato la dissenteria dei giorni in precedenti, per cui ciò che evacuavo era divenuto lo stesso che vomitavo.
Ma dolci ali ha la follia, nella depressione e nella schizofrenia che mi adombrano nella vivida luce di questi primi giorni di febbraio, conducendomi lontano dalle folle dei lapka, acchiappaturisti, dalle parate dell indipendence day e dai greggi di stranieri qui in visita, dalle loro fantasticherie di essere altrove, mentre si ritrovano in India senza nemmeno esserci di fatto, distaccandomene dove mi ricordava che” lucum” deriva da “lucere”, il boschetto, in riva al talab, che si addensava con le sue fronde e luminarie intorno ai tempietti di Hanuman e Shiva e la Devi, tra i campi in cui ora infoltiscono le ancor verdi spighe di grano e gli steli di colza dalle gialle infiorescenze, al suono di flauti e al canto di voci registrate che irresistibile mi ci conduceva, o facendomi cedere, a dispetto dei guardiani- Cerbero, al richiamo archeologico che mi inoltrava nella nuova sede museale ancora ben lungi dal giorno inaugurale, a ritrovarvi in deposito tutti i reperti visualizzati e trascritti metodicamente su un quaderno il giorno avanti, le are templari in onore al dio Syria o i capitelli più remoti
rinvenuti a Khajuraho , ancora traboccanti di naturalistico fogliame nei loro motivi ornamentali, o la sera inducendomi a differire l’arrivo alla Messa, pur di intravedere, dove lo segnalavano le mappe, i resti di mura più antichi di Khajuraho, rinvenendoli in quel cumulo di pietrame a cui infinite volte sono passato davanti credendo fosse uno dei ruderi di edifici caduti in disuso di cui  Khajuraho 
è fatiscente, non bastassero i quali a dissestarne i connotati, sovraggiungono ora le macerie a cielo aperto delle case dirupate ed abbattute per dare finalmente luogo a strade che non siano una mezza carreggiata scoscesa di buche.
Intanto, passata da tempo la mezzanotte, cessano anche le ultime ripercussioni della festa di matrimonio, ed è profondissima quiete, nella casa che amo delle persone che amo.

Nessun commento: