sabato 25 gennaio 2014

nel grigiore di un dolore infinito

Continuano anche oggi  il grigiore piovoso e il dolore infinito,  Kailash mi diceva stamane, che secondo  i notiziari, solo nel 2003 e nel 2009 il mese di gennaio è stato così freddo e incolore nella piana gangetica,  nel protrarsi di un uggiolio in cui  ancora più mi costerna quanto suo padre ieri fosse desolato, dopo avere avvertito che ci siamo  picchiati,  l’ha inteso alla vista del mio labbro ferito, delle mie mani escoriatesi, quando Kailash mi ha riversato addosso la bicicletta di Chandu, dopo avermi sospinto contro il corpo del bambino, il cui dormiveglia si era trasformato  nella sua mente  allucinata in uno stato di agonia, -ma anziché impietosirmi ne ho avuto disgusto, sconvolto dal clamore nel cranio della festa nuziale notturna,  inetto, nonostante ogni mia avvertenza assillata,  a comprendere che perchè era subentrata in  lui un ‘alterazione mentale egli inscenava tutto questo,  e mi rigettava anche il nostro bambino contro, nel protrarsi  ostile della sua durezza di cuore,- suo padre alla rievocazione dei fatti scuoteva il capo, e non aveva  con me parole, forse perché sa ancora meglio di noi quale follia possa sconvolgere anche la dolcezza mentale più mite, la stessa delicatezza che ora ci fa solleciti, io e Kailash, ad essere di ritorno in Chattarpur quanto prima, per le medicine mentali che ci evitino ancora orrori del genere,  e risparmino di assistervi ai nostri adorati bambini. Poche ore or sono erano tutto il contento della nostra gioia, durante il pranzo frugale sul terrazzo, nella loro bellezza e felicità imperturbate, che mi istillavano questa stessa dolcezza, al fondo dell'anima, che poco fa mi ha intenerito in una carezza sul protrarsi pomeridiano del sonno di Kailash,  in assenza di turisti che non siano  preda dei lapka procacciatori. Ed io per non vederne lo squallore incontrastato ora non voglio saperne di uscire, preferisco restare  nella mia cameretta ad approfondire i miei studi del culto tantrico di Surya nel pantheon di Khajuraho, e scriverne mio malgrado solo per me stesso, cessata la dissenteria che dall’altro giorno ha trasformato in vomito le mie deiezioni.

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