martedì 18 giugno 2019

Da allora


Da  allora


La bicicletta la appoggia ad uno degli alberi che precedono la radura sul lungolago dove sono insediati i mangiari.
Gli  odori di carne fritta preannunciano di che genere unico siano gli stand gastronomici. Di bue, di maiale, di gallo, di galletti, di galline o di pesce misto,  surgelato o appena pescato nei laghi, carne, solo carne.  Ad ardere su tizzoni ardenti  in grigliate esalanti fumo, macinate in nastri di salamelle involti gli uni negli altri di salamelle,   sfrigolante quale hamburger  in padella o croccante quale aletta di pollo. Dall’Argentina, al Messico, ai sabores de l Espana, in piatti di paella de carne y de marisco, alla Toscana della rosticciana farcita con porchetta, ogni varietà di taglio e di razione  carnea  è ammannita. Gira allo spiedo Empanadas, churrasco de piqanas, itos,   filetti con recados,tacos, tapas, burritos. .. Da quello messicano con pico de gallo a quello sud tirolese o a quello classico amburghese, ogni  sorta di galletto qui è volto allo spiedo   A  volerlo, c’è anche  l’hamburger di canguro. Così , egli si dice, il popolo attavolato celebra i soli suoi modi ora  di intendere il cosmopolitismo, non senza l immancabile tocco di sovranismo ,  nello stand che garantisce  la propria carne come genuinamente italiana, sotto una striatura bianco, rosso, verde che è e oramai una consuetudine agroindustriale. Anche indiani, neri africani, discendono la costa del lago per essere parte anche loro  della pacchia del capitano,  quel   mostro gentile, ogni bacio che manda un’ avvisaglia di morte.
Altra  carne, ma   viva e ruspante,  è quella disumana che vede ovunque muoversi intorno,  di uomini  regrediti a presunti bambini nel vestiario estivo  che ne mostra i polpacci in pantaloncini corti,  sotto delle shirt, nero catrame d'ordinanza, nell’ostentarne , in realtà , senza impedimenti di cerniere e abbottonature, la disinibizione pronta già all’uso, imbarbiti tutti quanti nel loro imbarbarimento.
O le donne, vecchie e giovani,  fresche e scosciate, profumate e fruscianti , disponibili a tutto sempre che  consenzienti, me too.
Due troupes si alternano nel ballo, vicino a Casa de cuba pronta a riscaldare gli animi con una sangria  carne nuda  sgambettante in offerta alla vista,  tra la carne arrostita in offerta al gusto.
 Alles walzer….A Vienna, ha letto oggi sul giornale,si danno oramai  400 balli all’anno, edi tutti i generi, anche la principessa di  Firenze degli Absburgo-Lorena è compresa  nell indotto, noi, invece nazi- padani ora tutti, a strafogare intanto in  risosterie e tane del luppolo, il genio della porchetta il solo artista qui conclamato… lo stesso dicasi, o giù di lì, dei Weird, western, educated, indisyrialized, rich and democratic me , che non aprono bocca in assenso passivo.
Uno speaker vicino all’elettrosound avverte di non fotografare le carni delle ballerine più giovani, perché tra di esse ci sono delle minorenni. Con le altre invece, facciano pure-
“ Forse si faceva ancora prima nel  non farle ballare, le piccole ”, egli commenta rivolgendosi allo speaker  senza ricevere risposta.
In contrattempo un addetto avverte uno spettatore di non fotografare le ballerine che costituiscono invece l usato sicuro. Lui segnala con morta voce il disguido e l’addetto lascia correre 
“ Ci sono manze e manze” commenta poi l’accaduto, distanziandosi, con chi seguita a fotografare le ballerine vecchie.
Ritorna sui suoi passi, verso lo stand argentino sovraffolato, di fronte alla graticola enorme che vi  brucia  le carni. Un signore lo  osserva , sconcertato del suo insistere tanto  a guardare i  pezzi di carne che fumigano sulla griglia
“ Guardo la fine che farò quando sarò cremato, io sono come un indiano hindu, come la mia povera gente,non voglio che di me si faccia /diventare  sottoterra carne per vermi. Non  voglio il destino riservato alla carne umana e animale dall Occidente”
Tra la folla vede un suo  allievo di decenni addietro,  che finge di non vederlo e  non lo saluta,  da lui  ricambiato. C ome quello degli altri il suo volto lo  trova sfigurato  dalla durezza di cuore che regna sexy esibita e sovrana.  Non frenesia, o cicalio, ma  una  tranquilla  confidenza nelle proprie acquisite certezze, che di tutti loro, giallo bruni, verdi legioni sudate e orgasmiche,  fa un popolo capace di vivere senza patemi dell’altrui schiavitù, del rigetto nel mare di chi si avventuri a minarne  gli ultimi avanzi,  da trasmettere ai figli, della propria corruzione  benestante.
Gli appare anche il  giovane che  non  fa vista  di averlo visto, che voleva coinvolgerlo in India nei suoi progetti  turistici. Ora è qui, di ritorno,  a uso  e consumo di questo ritrovo culinario dei suoi viaggi tropicali. Esaltava la felicità nella miseria che esibivano cingalesi e indiani ai suoi scatti fotografici,  vagheggiava la decrescita che arrestasse lo sgretolarsi dei villaggi di malta, di usi e costumi così colorati e profumati, trattenendo restassero sotto i neem del villaggio o nella giungla bimbi e ragazzi lontani da  idphone,  dediti a  pratiche yoga che ne arrestassero  i crampi della fame, quasi che coloro adorassero ancora Lord Shiva o  Jagannath,  e a  ragione veduta le loro divinità non fossero Samsung o Huawei , come  ovunque  nel mondo.
“ Si credono i verdi custodi del l’essere, la salvaguardia giovane del nostro futuro, e  trattano(do) indigeni muscolosi,  giovani donne in  sari ed in chador,  templi hindu, o mirhab di moschee,  solo come sfondi  dei loro selfie  gloriosi, sono invece  gli epigoni ( della volontà di potenza occidentale) quegli epigoni di Leni Riefensthal”.
Solo nelle sue orecchie, tra quei musi duri e ottusi, che ostentano che  a loro non la si fa in barba, che non è a loro che la si dà di certo da bere, ora che non è più il tempo di operai e padroni, di sfruttatori e sfruttati, ma di zingari bastardi e di migranti delinquenti che ci rubano tutto,   eccola che si fa  risentire, la musica di Bandiera rossa che introna la sua vecchiaia. “ Davvero beato l uomo che non confida nell’uomo , si dice, che si affida alla sola  grazia che sopravvive a tutto”.
Ne sono passati degli anni dalle sue sagre di paese d’antan, ma rieccolo ancora lì, lo stesso popolo unto e bisunto, con che acquisita cordialità di modi  nel respingimento sicuro di sè, che non ne  ha per niente e per nessuno che non sia di suo godimento. E  rieccola là, alta nel cielo, la stessa luna di sempre, butterata  ma pur sempre incantevole per com’è  sospesa reclina,  quasi  arenata all’ancora, sul lago lievemente  increspato nell’estività della sera. Su di un  cielo che nelle sue striature di rosa del suo azzurro  sfocato, sembra  esalare dalle ciminiere che irrevocabilmente fiammano a inquinare tutto.
“ Da allora, quanto tempo è trascorso, vecchia amica luna, quanto ho visto e vissuto,  ho letto, scritto, visitato, ammirato con incanto e conosciuto , quanti ho  amato nel mondo, fino a coloro cui mi sono arrestato, quanti ho istruito, e fatto crescer,e e contribuito ad abbattere, e tutto solo per vedere risorgere nel videogioco sempre nuovi  più spaventevoli mostri, mentre imperturbata tu rimani di me in attesa,  ora come allora, e più che allora, adesso che dopo l età adulta, passata in un volo anche quella, nel mio invecchiamento sono  oramai   maturo per l’appuntamento programmato  da sempre.  Solo ancora un po’ di tempo,  ancora quel poco, perch’io raccolga le mie ultime  cose , ogni residuo  di sporco, e non lasci  senza niente la mia sola, povera  gente”.




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