Delle parole che mi fa bene ricordare, con gratitudine immensa
Lucrezia Lotito 14 settembre 2010 alle ore 21.17 Segnala
Salve professore, mi scusi, ma vorrei rubarle due minuti del suo prezioso tempo. Avrei voluto dirglielo io di persona quest’anno ma purtroppo ho saputo tardivamente che non insegnerà più nella nostra scuola. Le sono davvero molto grata per la pazienza che lei ha avuto in tutto lo scorso anno scolastico. La ringrazio per essere stato un punto di riferimento, una persona su cui poter contare e grazie anche per tutto ciò che ha fatto, magari anche inconsapevolmente, per me. Insomma forse lei non lo sa ma lei è stato davvero un buon professore. Ci tengo a farle sapere che io ho visto in lei non un uomo di cui potersi prendere gioco, ma bensì una persona adulta, matura, da rispettare. Sono consapevole del suo enorme bagaglio culturale e la ammiro per la persona che è. Grazie ancora di tutto, lei mi ha aiutata, oltre che come insegnante di italiano, anche a crescere e a maturare e le sono molto grata per questo. Le auguro una vita serena e felice perché se la merita. Un saluto la sua alunna Lucrezia.
lunedì 17 gennaio 2011
domenica 16 gennaio 2011
entrati nel segno del Capricorno
E Kailash, tornato sereno, poteva oggi discorrermi dei suoi nuovi progetti- il Kailash Sen shop di articoli per la casa da aprire nel suo villaggio, secondo la proposta dei suoi genitori, che gli suggeriscono di edificarlo vicino alla stalla dei bufali, o il rilevamento in affitto della dhaba che ora è vuota presso Bamita, mentr'io affidavo alla schiarita della sua mente la tregua della angoscia del mio insegnamento, che ieri mi faceva ripetere che devo dimenticarmi che non sono vero Dio, ma solo vero uomo, quando si seguita a crocifiggermi in classe.
Kailash me ne ha parlato dopo avermi detto di come ha trascorso ieri il makkarsankranti in famiglia, facendo il burki, il bagno rituale purificatore di ogni bad karma, alle nove del mattino nel bacino lacustre ch'è vicino alla sua casa, dopo avervi accinto uno dopo l'altro tra le pareti domestiche il piccolo Chandu alle sette, alle otto Purti e Vimala. Poi la prasad per le divinità dei tempietti adiacenti, una tazza di the, il pranzo con le karula al cumino, nel cui impasto ricorrono la farina di riso e quella di lenticchie nere
Si era acuito il freddo, ieri mattina, prima che la temperatura tornasse di nuovo mite, si era fatto risentire dopo che ci ha accomunato al telefono le settimane scorse, mentre solo una stufetta al quarzo contrastava il gelo delle mie stanze, ed egli si riscaldava con i pani di sterco che bruciavano nel cortile di casa, allontanandone le mosche con il loro sentore fumigante. Nel Madhya Pradesh se ne fa l'impasto, essiccandoli, dal tempo dela festa di Deepavali sino a che non sopraggiungono le piogge secondo quanto egli mi riferiva- ricordavo, vicino a Dolphur, dove nel Rajastan scarseggia la legna da ardere? le "tatti cow houses", i capanni che avevamo scorto dove le forme di sterco di bufalo o di vacca stavano accatastati?- si utilizzano poi già in estate per diradare le mosche e per la cottura del cibo, prima che il sopraggiungere della frescura, e quindi del freddo,induca ad usarli anche per riscaldarsene,- fanno più fumo ma si consumano più lentamente degli sterpi di legna, cosicchè il chappati, a dire del mio amico, vi viene cotto ch'è una bontà. " Ma solo il mio corpo davanti non sente più il freddo," - borbottava Kailash, non era come stare in una stanza riscaldata. Riaffiorava intanto il ricordo, a quelle sue parole, di quando con Valentino per una strada intrisa di sterco mi ero recato di sera nella casa impastata di sterco del notabile del villaggio ove sorgono le sue scuole in prossimità di Bodhgaya, per bervi una tazza di the odorosa dello sterco essiccato su cui era stato fatto bollire,- ma ora, deposte le pagine dove Dio lo si prega di liberarci da Dio, Valentino mi si riverbera alla luce disvelatamisi appieno della sua identità mistica, l' identica mistica di Maister Eckart e degli insegnamenti del Buddha, il seme di Alice dell'educazione universale delle sue scuole, il distacco della morte di cui nella mia scuola devo riuscire a morire per restarvi in vita.
Kailash me ne ha parlato dopo avermi detto di come ha trascorso ieri il makkarsankranti in famiglia, facendo il burki, il bagno rituale purificatore di ogni bad karma, alle nove del mattino nel bacino lacustre ch'è vicino alla sua casa, dopo avervi accinto uno dopo l'altro tra le pareti domestiche il piccolo Chandu alle sette, alle otto Purti e Vimala. Poi la prasad per le divinità dei tempietti adiacenti, una tazza di the, il pranzo con le karula al cumino, nel cui impasto ricorrono la farina di riso e quella di lenticchie nere
Si era acuito il freddo, ieri mattina, prima che la temperatura tornasse di nuovo mite, si era fatto risentire dopo che ci ha accomunato al telefono le settimane scorse, mentre solo una stufetta al quarzo contrastava il gelo delle mie stanze, ed egli si riscaldava con i pani di sterco che bruciavano nel cortile di casa, allontanandone le mosche con il loro sentore fumigante. Nel Madhya Pradesh se ne fa l'impasto, essiccandoli, dal tempo dela festa di Deepavali sino a che non sopraggiungono le piogge secondo quanto egli mi riferiva- ricordavo, vicino a Dolphur, dove nel Rajastan scarseggia la legna da ardere? le "tatti cow houses", i capanni che avevamo scorto dove le forme di sterco di bufalo o di vacca stavano accatastati?- si utilizzano poi già in estate per diradare le mosche e per la cottura del cibo, prima che il sopraggiungere della frescura, e quindi del freddo,induca ad usarli anche per riscaldarsene,- fanno più fumo ma si consumano più lentamente degli sterpi di legna, cosicchè il chappati, a dire del mio amico, vi viene cotto ch'è una bontà. " Ma solo il mio corpo davanti non sente più il freddo," - borbottava Kailash, non era come stare in una stanza riscaldata. Riaffiorava intanto il ricordo, a quelle sue parole, di quando con Valentino per una strada intrisa di sterco mi ero recato di sera nella casa impastata di sterco del notabile del villaggio ove sorgono le sue scuole in prossimità di Bodhgaya, per bervi una tazza di the odorosa dello sterco essiccato su cui era stato fatto bollire,- ma ora, deposte le pagine dove Dio lo si prega di liberarci da Dio, Valentino mi si riverbera alla luce disvelatamisi appieno della sua identità mistica, l' identica mistica di Maister Eckart e degli insegnamenti del Buddha, il seme di Alice dell'educazione universale delle sue scuole, il distacco della morte di cui nella mia scuola devo riuscire a morire per restarvi in vita.
martedì 11 gennaio 2011
il prevalente, nel suo inverarsi
L'errore di considerare che prevalente sia il predominante, la Bestia, il "grosso animale,- l'esigenza di rivelare con la propria vita il proprio Vero all'altro, di ritrovare con la propria vita il Vero che ci rivela l'altro, così come nella Storia avviene il Suo farsi tutto in tutti.
sabato 8 gennaio 2011
Kali
Andremo insieme nel Nirvana... dando altrimenti fuoco l'uno al corpo dell'altro, chi di noi due fosse morto prima...
così mi fu detto da Kailash, prima che vedessi Kali, la sua crudeltà soddisfatta, il suo volto ghignante più orrendo che la morte, perchè è l'agonia della soffocazione, della permanenza in cui tutto è andato perduto nell'istante, rimanendo appeso alla croce con la vita lacerata che grida il Suo abbandono.... Ma avrei potuto pur sempre, secondo le parole tranquillanti dell'amico, riparare da lui in India, secondo quanto riemerge dal vissuto natalizio di dolore e tenebra della mente sedata, avrebbero fatto allora miracoli i nostri bambini...
poi, quando credevo che la pena di non essere andato e qui rimasto si fosse smorzata, “ tu fossi venuto e fossimo stati insieme sarebbe stata tutt'altra cosa” , Kailash mi diceva giorni or sono tra (per) le mie lacrime, “ avremmo viaggiato e fatto insieme quante cose, insieme avremmo potuto anche adirarci l'uno con l'altro”, ma così dicendomi è in lui stesso riemerso il ricordo che ne ha affossato la mente, di ciò che accadde l inverno scorso, " what happened....", quando la mia depressione diventò la sua catastrofe, al mio persistente raffronto devastante di Sumit con i figli rimastici.... e ha sentito, che nella sua mente, nei sogni che la visitano l'ha abbandonato il suo bambino.
Ora nella bruma padana una tenebra bianca, che ne cela l'attacco, è la bava della Dea nera tra le zanne voraci.
Intanto il terreno coltivato da Kailash sarà stato concimato nei campi del padre, dato che lo predispone per l urvarak che non sia nè troppo secco nè troppo pregno d'acqua nel freddo indiano.
così mi fu detto da Kailash, prima che vedessi Kali, la sua crudeltà soddisfatta, il suo volto ghignante più orrendo che la morte, perchè è l'agonia della soffocazione, della permanenza in cui tutto è andato perduto nell'istante, rimanendo appeso alla croce con la vita lacerata che grida il Suo abbandono.... Ma avrei potuto pur sempre, secondo le parole tranquillanti dell'amico, riparare da lui in India, secondo quanto riemerge dal vissuto natalizio di dolore e tenebra della mente sedata, avrebbero fatto allora miracoli i nostri bambini...
poi, quando credevo che la pena di non essere andato e qui rimasto si fosse smorzata, “ tu fossi venuto e fossimo stati insieme sarebbe stata tutt'altra cosa” , Kailash mi diceva giorni or sono tra (per) le mie lacrime, “ avremmo viaggiato e fatto insieme quante cose, insieme avremmo potuto anche adirarci l'uno con l'altro”, ma così dicendomi è in lui stesso riemerso il ricordo che ne ha affossato la mente, di ciò che accadde l inverno scorso, " what happened....", quando la mia depressione diventò la sua catastrofe, al mio persistente raffronto devastante di Sumit con i figli rimastici.... e ha sentito, che nella sua mente, nei sogni che la visitano l'ha abbandonato il suo bambino.
Ora nella bruma padana una tenebra bianca, che ne cela l'attacco, è la bava della Dea nera tra le zanne voraci.
Intanto il terreno coltivato da Kailash sarà stato concimato nei campi del padre, dato che lo predispone per l urvarak che non sia nè troppo secco nè troppo pregno d'acqua nel freddo indiano.
asrama
Lettera non ( ancora) ( o mai) inviata a Valentino Giacomin
“Hanno fissato un prezzo troppo alto per l'armonia; non possiamo permetterci di pagare tanto per accedervi. Pertanto mi affretto a restituire il biglietto d'entrata. E se sono un uomo onesto, sono tenuto a farlo al più presto. E lo sto facendo. Non che non accetti Dio, Alëša, gli sto solo restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto».( Ivan, nei I fratelli Karamazov)
Caro Valentino,
quanto alla mia vita, nei suoi orientamenti, è tuttora intricata tra il suo secondo e terzo stadio secondo la dottrina hindu degli asrama.
Mi sento “oltrepassato, oltrepassato, e qui rimasto”, come dice il mantra del sutra del loto, a dover ancora assumermi doveri e responsabilità sempre più insostenibili nell'insegnamento, quando la mia mente ed il mio cuore si sono resi sempre più distanti e morti, e solo l' India e la mia famiglia indiana rianimano ancora la danza, solo l'amore per essi può farmi aderire ancora alla vita, dopo che per l'amore stesso che avevo e che ho ancora del bambino Sumit,ch'era il nostro Spirito Santo, è andato distrutto ogni senso della meraviglia della vita infinita e perpetua. con la sua morte in cui come la Trinità in croce ho sofferto al contempo la mia perdita di lui, la sua perdita della sua vita e del suo compimento di uomo, insieme con il dolore della perdita del nostro bambino ch'era lo strazio del cuore di Kailash, esasperato dal timore e tremore che lui stesso vi soccombesse. E quand'anche dopo l' insegnamento potessi vivere sempre più in India o nel Nepal, e sempre meno in Italia, per anni e anni, se avrò ancora così tanta vita da vivere, dovrò dividere il ritiro dal mondo dell'eremitaggio del vanaprasthan con la cura dei bambini miei e del mio amico indiano, prima di poter dire come Simeone “ Ora lascia , o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola”, e lasciarmi morire, d'inedia o metodicamente, praticando il sallekhana, benchè fin d'ora , da che sono entrato nella Sua notte oscura con la morte del mio bambino, a seguito della potatura di tutto operata con tale evento dalla presunta Sua volontà, solo l'abbandono e la rinuncia a tutto possa alleviare il fardello di cui devo sostenere il peso ogni giorno
Caro Valentino, anche così, ed anche ora, dunque, senza affrettarmi, come Ivan Karamazov, ma con la stessa deferenza, giorno dopo giorno sto già restituendo a Dio il biglietto d'entrata,distaccandomi da tutto ciò che ha avuto per me valore nella mia formazione umanistica, -non leggo più libri di fiction, rifuggo ogni musica che oda o ciò che è poesia, tutto ciò la cui la forma e il cui valore mi preservava un tempo dal nichilismo -
Ma ciononostante, nonostante così tanto abbandono, non so ancora accettare ciò che è stata la mia vita, che sempre più si vanifica ad ogni giorno che passa, in una dissipazione del mio talento che si fa sempre più imperdonabile, vivendola come un fallimento per cui mi disprezzo e manco per primo a me stesso di rispetto, per il mio destino mancato di scrittore, e per ciò che è stata invece la mia vita orrenda d'insegnante. L'unica mia passione restano l'India e la mia famiglia, permanendo quale mio unico pensiero consolatorio l'idea che se fossi diventato ricco ed illustre sarei andato oltre con lo sguardo, e nel passo, qualora avessi incontrato nel suo sguardo da un'altra vita il mio amico Kailash.Nel distacco non so pertanto riconciliarmi con Dio, cosi' come mi ha voluto a sua immagine e somiglianza, nelle mia capacità d'amare e nell'impotenza che l'esprime, di cui non so accettare oltre ogni umana considerazione il compiersi in Dio. Credo, che detto altrimenti, in termini buddistici, a tal punto resti decisiva la scelta di accettare o di non accettare l'accettazione stessa, la sofferenza,l' impermanenza e l'insostanzialità, che sia determinante se la risoluzione operante, nel proprio distacco, sia di tenersi in tasca o di rifiutare il biglietto d'ingresso nell'esistenza ( vedasi sempre Ivan Karamazov). Ossia, quale che sia l'orizzonte di fede della mia adesione al vivere ancora, la questione che vengo vivendo è se la rinuncia, il lasciar andare, il non attaccamento sia adesione alla vera vita sostanziale, il farsi Amore di Dio nelle sue concrete parvenze, o il suo rifiuto fino alle estreme conseguenze.
Così ti valgano le mie parole, caro Valentino, che io stia preservando o
restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto».
Nota Di tali considerazioni sono debitore in particolare a Bulgakov “ Sofiologia della morte” in L'altro di Dio di Piero Coda.
ALICEPROJECT
UNIVERSAL EDUCATION SCHOOL SARNATH
PHONE- 0091-542-2595062 Mobi- 09415291478 FAX-2585380
E-MAIL v_giacomin@hotmail.com
Web. www.aliceproject.org
Web: www.aliceproject.info
Così il 18 dicembre mi ha scritto Valentino Giacomin
Ciao. Come stai? Qui tutto bene. I chakma sono ok. I pomodori crescono a vista d'occhio. Mi sono accorto che alcune piante avevano le foglie accartocciate. Ho dovuto rinunciare alla mia coerenza ecologica, dando il consenso al ragazzo responsabile del progetto di usare delle medicine. "Sono vitamine!" mi ha detto, per consolarmi e alleggerire i miei sensi di colpa. Ho pensato che se le foglie di tutte le piante fossero finite nel ... bardo, i chakma avrebbero dovuto mangiare ... principi, belle idee e disegni di pomodori! Così, ho peccato. Mi sento meno colpevole pensando che non ho visto insetti nelle foglie.Infatti, mi hanno assicurato che la malattia e' in relazione alle nebbie. Lo scorso anno era successo alle patate.
Ma non avevo intenzione di parlare del nostro orto. Volevo segnalarti la lettera riveduta e corretta pubblicata sul blog/
http://www.aliceproject.org/blog/?p=1468
Un abbraccio
Valentino
“Hanno fissato un prezzo troppo alto per l'armonia; non possiamo permetterci di pagare tanto per accedervi. Pertanto mi affretto a restituire il biglietto d'entrata. E se sono un uomo onesto, sono tenuto a farlo al più presto. E lo sto facendo. Non che non accetti Dio, Alëša, gli sto solo restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto».( Ivan, nei I fratelli Karamazov)
Caro Valentino,
quanto alla mia vita, nei suoi orientamenti, è tuttora intricata tra il suo secondo e terzo stadio secondo la dottrina hindu degli asrama.
Mi sento “oltrepassato, oltrepassato, e qui rimasto”, come dice il mantra del sutra del loto, a dover ancora assumermi doveri e responsabilità sempre più insostenibili nell'insegnamento, quando la mia mente ed il mio cuore si sono resi sempre più distanti e morti, e solo l' India e la mia famiglia indiana rianimano ancora la danza, solo l'amore per essi può farmi aderire ancora alla vita, dopo che per l'amore stesso che avevo e che ho ancora del bambino Sumit,ch'era il nostro Spirito Santo, è andato distrutto ogni senso della meraviglia della vita infinita e perpetua. con la sua morte in cui come la Trinità in croce ho sofferto al contempo la mia perdita di lui, la sua perdita della sua vita e del suo compimento di uomo, insieme con il dolore della perdita del nostro bambino ch'era lo strazio del cuore di Kailash, esasperato dal timore e tremore che lui stesso vi soccombesse. E quand'anche dopo l' insegnamento potessi vivere sempre più in India o nel Nepal, e sempre meno in Italia, per anni e anni, se avrò ancora così tanta vita da vivere, dovrò dividere il ritiro dal mondo dell'eremitaggio del vanaprasthan con la cura dei bambini miei e del mio amico indiano, prima di poter dire come Simeone “ Ora lascia , o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola”, e lasciarmi morire, d'inedia o metodicamente, praticando il sallekhana, benchè fin d'ora , da che sono entrato nella Sua notte oscura con la morte del mio bambino, a seguito della potatura di tutto operata con tale evento dalla presunta Sua volontà, solo l'abbandono e la rinuncia a tutto possa alleviare il fardello di cui devo sostenere il peso ogni giorno
Caro Valentino, anche così, ed anche ora, dunque, senza affrettarmi, come Ivan Karamazov, ma con la stessa deferenza, giorno dopo giorno sto già restituendo a Dio il biglietto d'entrata,distaccandomi da tutto ciò che ha avuto per me valore nella mia formazione umanistica, -non leggo più libri di fiction, rifuggo ogni musica che oda o ciò che è poesia, tutto ciò la cui la forma e il cui valore mi preservava un tempo dal nichilismo -
Ma ciononostante, nonostante così tanto abbandono, non so ancora accettare ciò che è stata la mia vita, che sempre più si vanifica ad ogni giorno che passa, in una dissipazione del mio talento che si fa sempre più imperdonabile, vivendola come un fallimento per cui mi disprezzo e manco per primo a me stesso di rispetto, per il mio destino mancato di scrittore, e per ciò che è stata invece la mia vita orrenda d'insegnante. L'unica mia passione restano l'India e la mia famiglia, permanendo quale mio unico pensiero consolatorio l'idea che se fossi diventato ricco ed illustre sarei andato oltre con lo sguardo, e nel passo, qualora avessi incontrato nel suo sguardo da un'altra vita il mio amico Kailash.Nel distacco non so pertanto riconciliarmi con Dio, cosi' come mi ha voluto a sua immagine e somiglianza, nelle mia capacità d'amare e nell'impotenza che l'esprime, di cui non so accettare oltre ogni umana considerazione il compiersi in Dio. Credo, che detto altrimenti, in termini buddistici, a tal punto resti decisiva la scelta di accettare o di non accettare l'accettazione stessa, la sofferenza,l' impermanenza e l'insostanzialità, che sia determinante se la risoluzione operante, nel proprio distacco, sia di tenersi in tasca o di rifiutare il biglietto d'ingresso nell'esistenza ( vedasi sempre Ivan Karamazov). Ossia, quale che sia l'orizzonte di fede della mia adesione al vivere ancora, la questione che vengo vivendo è se la rinuncia, il lasciar andare, il non attaccamento sia adesione alla vera vita sostanziale, il farsi Amore di Dio nelle sue concrete parvenze, o il suo rifiuto fino alle estreme conseguenze.
Così ti valgano le mie parole, caro Valentino, che io stia preservando o
restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto».
Nota Di tali considerazioni sono debitore in particolare a Bulgakov “ Sofiologia della morte” in L'altro di Dio di Piero Coda.
ALICEPROJECT
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PHONE- 0091-542-2595062 Mobi- 09415291478 FAX-2585380
E-MAIL v_giacomin@hotmail.com
Web. www.aliceproject.org
Web: www.aliceproject.info
Così il 18 dicembre mi ha scritto Valentino Giacomin
Ciao. Come stai? Qui tutto bene. I chakma sono ok. I pomodori crescono a vista d'occhio. Mi sono accorto che alcune piante avevano le foglie accartocciate. Ho dovuto rinunciare alla mia coerenza ecologica, dando il consenso al ragazzo responsabile del progetto di usare delle medicine. "Sono vitamine!" mi ha detto, per consolarmi e alleggerire i miei sensi di colpa. Ho pensato che se le foglie di tutte le piante fossero finite nel ... bardo, i chakma avrebbero dovuto mangiare ... principi, belle idee e disegni di pomodori! Così, ho peccato. Mi sento meno colpevole pensando che non ho visto insetti nelle foglie.Infatti, mi hanno assicurato che la malattia e' in relazione alle nebbie. Lo scorso anno era successo alle patate.
Ma non avevo intenzione di parlare del nostro orto. Volevo segnalarti la lettera riveduta e corretta pubblicata sul blog/
http://www.aliceproject.org/blog/?p=1468
Un abbraccio
Valentino
Da Fabio, con affetto e stima che ricambio
Fabio Capuano 04 gennaio alle ore 0.52
Caro Odorico,
è da tanto che non ci sentiamo, avrei voluto contattarti per poterti scrivere di me e del mio trasferimento a Salerno, ma temporeggiavo preso dal trasloco e da altri impegni familiari.
Bazzicando su facebook, mi sono imbattuto nelle parole di profondo sconforto dei tuoi messaggi. Penso che tu sia troppo severo e con te stesso e soprattutto ingiusto nei giudizi che ti rivolgi.
Sappi che io ho stima di te, della tua sensibilità e della tua cultura. Ma soprattutto penso che tua sia una persona di luce, perché hai il coraggio di amare, sacrificando tutto te stesso per aiutare chi ha bisogno, nonostante il tuo sia un amore senza gloria, che forse ai più appare come follia. Ma la dedizione gratuita non è follia, è luce di speranza.
Non perderla proprio tu quella speranza che sai donare.
Ciao,
Fabio Capuano
Grazie Fabio.
Purtroppo ciò che tu chiami una persona di luce, in quanto tale è un idiota umano e sociale, nel senso non spregiativo e nobile del termine.
Ed Elio e la tua compagna?
Caro Odorico,
è da tanto che non ci sentiamo, avrei voluto contattarti per poterti scrivere di me e del mio trasferimento a Salerno, ma temporeggiavo preso dal trasloco e da altri impegni familiari.
Bazzicando su facebook, mi sono imbattuto nelle parole di profondo sconforto dei tuoi messaggi. Penso che tu sia troppo severo e con te stesso e soprattutto ingiusto nei giudizi che ti rivolgi.
Sappi che io ho stima di te, della tua sensibilità e della tua cultura. Ma soprattutto penso che tua sia una persona di luce, perché hai il coraggio di amare, sacrificando tutto te stesso per aiutare chi ha bisogno, nonostante il tuo sia un amore senza gloria, che forse ai più appare come follia. Ma la dedizione gratuita non è follia, è luce di speranza.
Non perderla proprio tu quella speranza che sai donare.
Ciao,
Fabio Capuano
Grazie Fabio.
Purtroppo ciò che tu chiami una persona di luce, in quanto tale è un idiota umano e sociale, nel senso non spregiativo e nobile del termine.
Ed Elio e la tua compagna?
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