Il peccato oltre ogni peccato è la presunzione che insorge in ogni nostro ritenerci il principio originario sostanziale della nostra esistenza, nel mancato distacco conseguente dall'appropriatività dell'Io , in ogni disconnessione dalla interdipendenza in cui tutto è in relazione con tutto nello Spirito.
Se così noi ci inorgogliamo, crediamo di poter essere e vogliamo essere la fonte del bene, riteniamo di poterci appoggiare a noi soli e risollevarci da soli, e tale orgoglio si insinuerà nella stessa donazione di sé, nella oblazione della nostra stessa vita, volgendola ad autoaffermazione, elargitiva, che non sa sentire il respiro dell’altro, non riesce a vederlo e a recepirlo nel suo differire, a nutrirsene e a farsi svuotamento e a dare vita, portando a compimento ciò che viene a maturazione in comunione, non già un proprio disegno intenzionale prefigurato.
Il peccato oltre ogni peccato è il male in cui così si commuta anche il fare il bene, che converte anche la sequela più zelante nella fede dei diavoli, procededo nella dualità tra sé e l'altro, anzichè dalla reciproca inerenza, la cui radice è nella dualità tra sé e Dio, tra Dio ed il mondo.
Indiviso e distinto, immanente e trascendente
Quand’anche sempre più sia “Cristo che vive in noi“, nella preghiera in noi dello Spirito che ci assimila al suo sentire, resta ancora davanti a noi l’essere altro del Padre, dell' Immanifesto della vita intradivina, di chi è il Nascosto e il Rivelato, il Primo e l'ultimo.
Leggendo La Lotta per la Vita di Enzo Bianchi
La fede dei demoni di Fabrice Hajadi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento