venerdì 2 settembre 2011
la perdita di un figlio della famiglia del Progetto Alice ( di Valentino Giacomin)
Vorrei comunicare a tutti gli amici di Alice che oggi la nostra famiglia e’ triste perche’ ha perso un figlio: un ragazzino di dodici anni e con due grandi occhi neri che erano pieni di luce. Matteo, il regista-fotografo che sta realizzando un documentario sulle nostre scuole, lo aveva ripreso tre giorni fa. “Non ho mai visto un corpo cosi’ pieno di tossine”, aveva detto Matteo, schoccato. “Gli ho fatto una foto, poi gli ho stretto la mano e gli ho promesso che l’avremo aiutato.” “Quando verra’ il Dalai Lama a Bodhgaya – ho detto a Matteo – tentero’ di portare il bambino vicino al trono per una benedizione speciale!” Speravo, infatti, che reggesse fino a gennaio, nonostante la metastasi orrenda che aveva deturpato il corpo con bolle dolorosissime. Tanto dolorose, che chiesi a Tenzin, il nostro presidente, una settimana fa, di far fare delle divinazioni ai lama per vedere se c’era speranza. I Tibetani hanno una puja speciale per casi disperati come questi: se il paziente e’ destinato a sopravvivere, comincia a migliorare, dopo la puja; altrimenti, se ne va, in pace, senza soffrire. Tenzin fece le divinazioni, ma credo non mi disse la verita’. Mi rassicuro’ dicendo che c’era ancora tempo per il nostro studente e che le medicine tibetane potevano aiutarlo. Mandai il bambino dal medico tibetano e poi chiesi a tutti, brahmini, tibetani... di pregare. Il cancro alla pelle non da’ scampo. Ieri mattina, la terribile notizia: il piccolo non ce l’ha fatta. Matteo mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto: “Lo sapevo che non poteva farcela e che non sarebbe arrivato a gennaio per incontrare il Dalai Lama. Quando l’ho fotografato ho notato che non c’era piu’ luce nei suoi occhi!”
Sfortunatamente, mi trovo a Bodhgaya e non posso partecipare alle preghiere e accompagnarlo nell’ultimo viaggio, fino al Gange. Ci penseranno gli insegnanti e i suoi compagni.
Ho mostrato a Matteo la foto dello studente nel cortile di casa, sotto un povero copriletto, circondato dai vicini e dai suoi amici, mentre le monache del nostro tempio di Tara recitano le preghiere per una rinascita piu’ fortunata. “Vedi, - gli ho detto – questo significa pratica educativa! In occidente usate immagini tese a non ferire la sensibilita’ dei bambini. Un fiore che appassisce, ad esempio, per dimostrare l’impermanenza. Forse funziona, ma si nasconde (o annebbia) la verita’ del dolore, la verita’ della vecchiaia e della morte. La verita’ e’ questa: sotto quel copriletto polveroso, da poche rupie. I compagni di scuola e di giochi non sono fuggiti. Non temono il confronto con la morte. A scuola gli insegnamo che c’e’ un rimedio alla sofferenza esistenziale; che c’e’ un rimedio anche alla morte, alla catena di rinascite, che e’ causata dal nostro karma, dalle visioni errate, dalla mancanza di compassione e di amore. Ecco il buddismo in azione, in pratica: assieme alla gente dei villaggi, nella gioia e nel lutto, per aiutarci a vicenda, guardando lontano: oltre il piccolo ego, oltre i pensieri.”
Le monache che pregano, il libro sacro sulla testa del piccolo... Grazie, Lama Zopa e Lama Yeshe, per averci stimolati e ispirati per arrivare dall’Italia fino a quel cortile... E grazie anche a voi, amici di Alice, per averci permesso di costruire e mantenere il sogno di Alice. Senza di voi non saremmo mai arrivati in quel cortile...
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