Allorchè mi sono
destato ancora una volta per la mia incontinenza, già alle cinque del mattino
Kailash era in partenza con il nostro
autorisciò per la stazione dei treni, quando l’aurora non si era ancora diffusa
su Khajuraho nellla sua lattiginosità cerulea, che prelude al dolce lume
brumoso del novembre indiano che tanto m'incanta, salutandomi con il tono
epico di chi parte per una missione sul darmakshetra del campo di
battaglia decisivo, poi Ajay, mentre Chandu piangeva a dirotto perchè gli era differito il dud del latte materno, e l’intimità tra le coltri con il suo seno
che le poppate gli avrebbero concesso, nel cui godimento persiste quando già ha più di quattro anni
, mi avrebbe risvegliato appena sul fare delle sette, perchè la sorellina Poorti
faceva ammoina nel lasciare il letto per la scuola, e mancava solo meno di
mezz’ora all’arrivo dell’autoriscio che ve l’avrebbe condotta, nel suo sopraggiungere carico di bimbi lungo
la stradicciola interna di Sevagram, già trafficata da vacche e passanti nel suo
fresco biancore mattutino.
Ora ad avviarla
alla scuola era alle sue spalle la stessa madre che nei mesi scorsi , mentre
Kailash era fuori casa con il tuk tuk ed
io ancora in Italia, tanto si era resa
indifferente a che vi andasse o meno, nel suo analfabetismo che non capiva le
ragioni, mentre dalla soglia seguiva
l'andamento delle cose Ajay che in precedenza mi aveva dato la voce della svogliatezza
odierna della sorellina, lo stesso Ajay
che del fatto di lasciare la casa per la scuola in bicicletta prima
della sorellina e di rientrare più tardi, se ne era fatta una ragione non solo
per disinteressarsene, ma per disertare la scuola più ancora di Poorti, come
prima delle vacanze ulteriori di Diwali è emerso dai registri di classe che
consultavo insieme con il principal.
Ho potuto così
riassopirmi in pace nella mia
stanza, pur sapendo quanto fosse solo
relativamente a posto ogni cosa, come giaccia incompiuto tutto ciò che finora ho ordinato, che mi allietavo dell’irrequietudine felice di chi ha davanti tutta una giornata e un
tempo di vita piena di cose da fare , a iniziare dal basilico da irrorare sul
terrazzo, dalle preghiere da inoltrare tra la vita che riprendeva nei cortili
sottostanti delle case contigue, da un mio verso da rivedere, in una delle poesie di un tempo
che ho ritrovato in una cartella che ho aperto per riordinarla, impilata in uno
degli alwari a muro che sovrasta il mio letto.
Negli occhi chiusi in un improbabile rientro nel sonno, sostando l’immagine dei lumi che nel tempio Duladeo ieri sera brillavano accesi di
fronte alle sculture miniate di Ganesha
e Sararwati, che stanno nello stipite inferiore del
portale d’accesso al santuario del garbagriha,
per la festività che cadrà
l’undicesimo giorno dopo Diwali, che ribadisce l’ordine delle caste e inaugura
la stagione dei matrimoni.
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