Settanta volte sette
Quante volte ancora dovrò perdonare loro l’imperdonabile, e credere e confidare oltre ogni lecito dubbio, negarmi al sentire degli uomini e mio più naturale, e così, soltanto, evitare la rovina di tutto e non solo salvare il salvabile, ma conseguire la mia pienezza di vita, consentendo il suo schiudersi ai più ampi orizzonti.
E’ stato Chandu venerdi scorso, il 21 febbraio, a provocare il nuovo precipitare della situazione, rovistando incautamente nel trolley dove custodisco quanto ho da riportare in Italia. Egli era contento e mi era grato di avervi trovato il gioco di blocchi componibili che vi avevo nascosto al mio rientro da Delhi, per non essere ridondante nel dono già di un altro gioco del genere, mentr’io ero preoccupato che si fosse spinto troppo oltre nel suo divertimento di rovistarmi le tasche, e i bagagli, per catturarmi i portafogli come trofeo, al grido “ money! “di vittoria. Nell'accertare alla rinfusa se vi fossero ammanchi, rinvenivo a il portafoglio dove tengo le banconote di rupie indiane, di uso corrente, che ritrovavo a terra svuotato di ogni rupia, ma non reperivo il denaro in euro che nel trolley tenevo riposto in disparte, in un altro portamonete.
Così ancora una volta e non da Chandu, in quella che non sentivo più la mia casa, da quella che avevo ripulsa a definire la mia famiglia d’adozione, mi ritrovavo derubato dei miei denari che avevo affidato a loro in custodia, o che confidavo non mi venisse sottratto tra le loro pareti, e ancora una volta ero a chiedermi “ Ma chi sono io per loro?”, mentre una cortina di disprezzo sprezzante calava nei riguardi personali e generali della gente indiana tra cui vivo.
Non era bastato quanto mi fossi abbuiato l'estate scorsa, dopo avere eluso per due volte gli anni precedenti la resa dei conti, fingendo di lasciare loro il denaro che avevano in deposito, e che presagivo l'avessero già speso a mia insaputa?
Interrompevo da allora ogni contatto telefonico con Kailash, che restava invano ad attendermi con Chandu al festival dance, mi facevo aspro con Vimala sua complice, di cui ricusavo ogni servizio, e per strada davo sfogo alla mia ira indignata inveendo contro il venditore di cianfrusaglie che con le sue pretese di rifilargliele assillava l’ulteriore turista in cui incappava, appartandomi al rientro del festival, e i giorni seguenti, nella sola cura dei miei interessi e piaceri culturali, la proposizione scritta degli itinerari di viaggio che avevo appena esperito in Gyaraspur e lungo il circuito buddhista in Sanchi, Satdhara, Sonari, nel tribal art Museum di Bhopal, la riconsiderazione della periodizzazione cronologica dell’edificazione dei templi di Khajuraho, o più sensibilmente, cercavo un sollievo nelle cose belle che mi attorniassero, abbellendo ancor più il mio studio di giocattoli e meravigliosi arredi in giunco e bambu, di nuovi e sempre più costosi dipinti tribali, mentre tra le pareti domestiche o conducendolo al mio seguito per acquistargli un paio nuovo di pantaloncini e riparare quelli già in uso, cercavo conforto d’affetti in un Chandu che baloccavo sempre di più. Finivo così solo per abboccare alla fittizia ingenuità genuina di chi, per il candore apparente dei giocattoli più semplici al mondo che vendeva, il caleidoscopio, l’arco di frecce, la spada di legno foderata di carta stagnola, ero credulo che serbasse in se l innocenza delle cose che vendeva, e quant'ero felice di avere ritrovato nel silpgram di Khajuraho, come l'anno scorso, i venditori di Gwalior che addirittura avevo pensato di raggiungere a domicilio, pur di entrare nell’antro fatato delle loro invenzioni , il cobra che ti insegue, la ballerina che piroetta, l’uccellino che ti dispiega le ali o l’atleta che si esercita alle sbarre, ai loro congegni azionati a mano, e che avrei scoperto, in capo a due giorni, che mi stavano sempre di più derubando ad ogni acquisto ulteriore, vendendomi dapprima per cinquanta rupie, poi ora per cinquanta, ora per cento, quindi soltanto per cento, quanto per gli acquirenti comuni era in vendita a sole venti rupie... L’avrei acclarato del tutto per il tramite di Mohammad, il mio giovane, e solo allievo, dal meraviglioso volto d’incanto, che per il suo ricercarmi assillante, il suo condividere con me le sue serate al festival dance e al silpgram, sotto le mentite spoglie anche a se stesso di chi ricusa di essere un “lapka”, ossia un cacciatore e procacciatore di stranieri, avevo in sospetto che ne stia diventando piuttosto la variante più pericolosa, quella di chi entra nelle tue buone grazie lasciandoti credere e credendo egli stesso di esserti solo discepolo e amico, che nulla lo motivi di meno di ciò a cui solo ambisce , e che è alla riprova invece il solo dio in cui crede e che venerae di cui ha rispetto, in tutto il proprio essere e agire, il money God, o dio Rupia, a cui finisce asservito ogni rapporto con lo straniero ed ogni interesse per il proprio patrimonio di civiltà spirituale.
Per questo ieri sera , ( la sera di lunedì 24 febbraio), prima di incontrarlo mio malgrado al silpgram, nei riguardi di Mohammad avevo interrotto il suo contattarmi al cellulare spegnendolo, in tal modo risolvendo con una cesura la contraddizione interna al nostro rapporto, pur dopo che , solo che sappia sopportare e portare( avere) pazienza, lasciare che gli eventi si dipanino da soli, avevo compreso, nel pomeriggio di ieri, quante prospettive ulteriori di vita qui in India mi si aprono ancora, nel momento stesso in cui tutto sembra finire sommerso nel disincanto più incrudelito, allorchè mi sono recato dal principal della mia scuola d'insegnamento ed egli si è detto pienamente disponibile a far insegnare come modellare l’argilla all’artigiano che ho contattato al festival, è parso consenziente a che organizzi visite guidate al museo archeologico e a quello adivart di Khajuraho, e mi ha condotto in automobile a visitare i suoi appezzamenti di terreno in un luogo incantevole,. Forse con l’intento di cedermi alcuni campi in affitto? Lavorare nei campi non sarebbe forse il lavoro ideale per Kailash, che potrebbe regolarvi la veglia e il sonno come meglio crede, limitandosi a guidare l'autorisciò solo per dei giri turistici?
Non era dunque che per la mia immaginativa un evento premonitore, l’incontro Venerdì scorso con la giovane donna italiana , di una dolce mestizia, che risiede qui in Khajuraho con un uomo violento e volgare, cui è accompagnata, da cui ha avuto una splendida bambina e che non fa che tradirla, la quale ricusava anche solo il pensiero, che le vagheggiavo, di potere acquistare dei " Kilona" per la piccola al silpgram, dato che intende lasciare la sua vita in Khajuraho per trasferirsi in Varanasi, e le sono già fin troppo d'intralcio tutte le cose della sua attuale dimora che già deve trasportare con sé.
Mohammad, con il quale mi sono poi inoltrato in gran dispetto e sospetto nel mio paese dei balocchi di un'India acchiappacitrulli, si è invece pur anche sorbito le più male parole volgari della venditrice di giochi che ha smascherato, e dopo l’acquisto da parte mia del meraviglioso dipinto Gondi che vagheggiavo da un intero pomeriggio, mi ha chiesto se poteva tenersi le 100 rupie che aveva intascato dal pittore, non già come procacciatore ma perché è un così bravo ragazzo.Ma nonostante tale riprova, il mio amore per lui è rimasto tuttora di un’austerità severa, perché egli sia luce, che splenda, del giusto che ho trovato in Sodoma- e che del suo popolo evita la distruzione interiore del mio pensiero giudicante-, come prima delle sue confidenze, nel mio ritorcermi iracondo pur risplendeva l’anziano che distogliendosi dalle sue attività , la settimana scorsa mi è stato compagno di viaggio per un intero pomeriggio lungo le pietraie che recano agli stupa di Sonari e ne discendono scoscese, rimuovendo ogni sasso e sterpo che fosse d’intralcio al mio cammino, sopportando e sorbendosi pur anche la malagrazia con cui mi distoglievo dal supporto del suo braccio ogni volta che il suo aiuto mi era d’intralcio alla ricerca del punto di appoggio del piede, tra i sassi e le rocce, che mi evitasse la storta o la fitta artrosica, e che quando ho inteso ricambiarlo di 200 rupie, only, si è schermito più volte prima di accettarli suo malgrado. O il guardiano degli stupa di Satdhara, che dopo avermi accompagnato nella visita mi ha dissuaso dal fare ritorno a piedi, fino a Salamatpur, per farsi carico, al termine del suo turno di servizio, del mio fardello umano disagevole sulla sua bicicletta, lungo i sette chilometri più ardui dei venti che deve farsi ogni giorno, all’andata e al ritorno, da e fino a Sanchi dove dimora.
Quante volte ancora dovrò perdonare loro l’imperdonabile, e credere e confidare oltre ogni lecito dubbio, negarmi al sentire degli uomini e mio più naturale, e così, soltanto, evitare la rovina di tutto e non solo salvare il salvabile, ma conseguire la mia pienezza di vita, consentendo il suo schiudersi ai più ampi orizzonti.
E’ stato Chandu venerdi scorso, il 21 febbraio, a provocare il nuovo precipitare della situazione, rovistando incautamente nel trolley dove custodisco quanto ho da riportare in Italia. Egli era contento e mi era grato di avervi trovato il gioco di blocchi componibili che vi avevo nascosto al mio rientro da Delhi, per non essere ridondante nel dono già di un altro gioco del genere, mentr’io ero preoccupato che si fosse spinto troppo oltre nel suo divertimento di rovistarmi le tasche, e i bagagli, per catturarmi i portafogli come trofeo, al grido “ money! “di vittoria. Nell'accertare alla rinfusa se vi fossero ammanchi, rinvenivo a il portafoglio dove tengo le banconote di rupie indiane, di uso corrente, che ritrovavo a terra svuotato di ogni rupia, ma non reperivo il denaro in euro che nel trolley tenevo riposto in disparte, in un altro portamonete.
Così ancora una volta e non da Chandu, in quella che non sentivo più la mia casa, da quella che avevo ripulsa a definire la mia famiglia d’adozione, mi ritrovavo derubato dei miei denari che avevo affidato a loro in custodia, o che confidavo non mi venisse sottratto tra le loro pareti, e ancora una volta ero a chiedermi “ Ma chi sono io per loro?”, mentre una cortina di disprezzo sprezzante calava nei riguardi personali e generali della gente indiana tra cui vivo.
Non era bastato quanto mi fossi abbuiato l'estate scorsa, dopo avere eluso per due volte gli anni precedenti la resa dei conti, fingendo di lasciare loro il denaro che avevano in deposito, e che presagivo l'avessero già speso a mia insaputa?
Interrompevo da allora ogni contatto telefonico con Kailash, che restava invano ad attendermi con Chandu al festival dance, mi facevo aspro con Vimala sua complice, di cui ricusavo ogni servizio, e per strada davo sfogo alla mia ira indignata inveendo contro il venditore di cianfrusaglie che con le sue pretese di rifilargliele assillava l’ulteriore turista in cui incappava, appartandomi al rientro del festival, e i giorni seguenti, nella sola cura dei miei interessi e piaceri culturali, la proposizione scritta degli itinerari di viaggio che avevo appena esperito in Gyaraspur e lungo il circuito buddhista in Sanchi, Satdhara, Sonari, nel tribal art Museum di Bhopal, la riconsiderazione della periodizzazione cronologica dell’edificazione dei templi di Khajuraho, o più sensibilmente, cercavo un sollievo nelle cose belle che mi attorniassero, abbellendo ancor più il mio studio di giocattoli e meravigliosi arredi in giunco e bambu, di nuovi e sempre più costosi dipinti tribali, mentre tra le pareti domestiche o conducendolo al mio seguito per acquistargli un paio nuovo di pantaloncini e riparare quelli già in uso, cercavo conforto d’affetti in un Chandu che baloccavo sempre di più. Finivo così solo per abboccare alla fittizia ingenuità genuina di chi, per il candore apparente dei giocattoli più semplici al mondo che vendeva, il caleidoscopio, l’arco di frecce, la spada di legno foderata di carta stagnola, ero credulo che serbasse in se l innocenza delle cose che vendeva, e quant'ero felice di avere ritrovato nel silpgram di Khajuraho, come l'anno scorso, i venditori di Gwalior che addirittura avevo pensato di raggiungere a domicilio, pur di entrare nell’antro fatato delle loro invenzioni , il cobra che ti insegue, la ballerina che piroetta, l’uccellino che ti dispiega le ali o l’atleta che si esercita alle sbarre, ai loro congegni azionati a mano, e che avrei scoperto, in capo a due giorni, che mi stavano sempre di più derubando ad ogni acquisto ulteriore, vendendomi dapprima per cinquanta rupie, poi ora per cinquanta, ora per cento, quindi soltanto per cento, quanto per gli acquirenti comuni era in vendita a sole venti rupie... L’avrei acclarato del tutto per il tramite di Mohammad, il mio giovane, e solo allievo, dal meraviglioso volto d’incanto, che per il suo ricercarmi assillante, il suo condividere con me le sue serate al festival dance e al silpgram, sotto le mentite spoglie anche a se stesso di chi ricusa di essere un “lapka”, ossia un cacciatore e procacciatore di stranieri, avevo in sospetto che ne stia diventando piuttosto la variante più pericolosa, quella di chi entra nelle tue buone grazie lasciandoti credere e credendo egli stesso di esserti solo discepolo e amico, che nulla lo motivi di meno di ciò a cui solo ambisce , e che è alla riprova invece il solo dio in cui crede e che venera
Per questo ieri sera , ( la sera di lunedì 24 febbraio), prima di incontrarlo mio malgrado al silpgram, nei riguardi di Mohammad avevo interrotto il suo contattarmi al cellulare spegnendolo, in tal modo risolvendo con una cesura la contraddizione interna al nostro rapporto, pur dopo che , solo che sappia sopportare e portare( avere) pazienza, lasciare che gli eventi si dipanino da soli, avevo compreso, nel pomeriggio di ieri, quante prospettive ulteriori di vita qui in India mi si aprono ancora, nel momento stesso in cui tutto sembra finire sommerso nel disincanto più incrudelito, allorchè mi sono recato dal principal della mia scuola d'insegnamento ed egli si è detto pienamente disponibile a far insegnare come modellare l’argilla all’artigiano che ho contattato al festival, è parso consenziente a che organizzi visite guidate al museo archeologico e a quello adivart di Khajuraho, e mi ha condotto in automobile a visitare i suoi appezzamenti di terreno in un luogo incantevole,. Forse con l’intento di cedermi alcuni campi in affitto? Lavorare nei campi non sarebbe forse il lavoro ideale per Kailash, che potrebbe regolarvi la veglia e il sonno come meglio crede, limitandosi a guidare l'autorisciò solo per dei giri turistici?
Non era dunque che per la mia immaginativa un evento premonitore, l’incontro Venerdì scorso con la giovane donna italiana , di una dolce mestizia, che risiede qui in Khajuraho con un uomo violento e volgare, cui è accompagnata, da cui ha avuto una splendida bambina e che non fa che tradirla, la quale ricusava anche solo il pensiero, che le vagheggiavo, di potere acquistare dei " Kilona" per la piccola al silpgram, dato che intende lasciare la sua vita in Khajuraho per trasferirsi in Varanasi, e le sono già fin troppo d'intralcio tutte le cose della sua attuale dimora che già deve trasportare con sé.
Mohammad, con il quale mi sono poi inoltrato in gran dispetto e sospetto nel mio paese dei balocchi di un'India acchiappacitrulli, si è invece pur anche sorbito le più male parole volgari della venditrice di giochi che ha smascherato, e dopo l’acquisto da parte mia del meraviglioso dipinto Gondi che vagheggiavo da un intero pomeriggio, mi ha chiesto se poteva tenersi le 100 rupie che aveva intascato dal pittore, non già come procacciatore ma perché è un così bravo ragazzo.Ma nonostante tale riprova, il mio amore per lui è rimasto tuttora di un’austerità severa, perché egli sia luce, che splenda, del giusto che ho trovato in Sodoma- e che del suo popolo evita la distruzione interiore del mio pensiero giudicante-, come prima delle sue confidenze, nel mio ritorcermi iracondo pur risplendeva l’anziano che distogliendosi dalle sue attività , la settimana scorsa mi è stato compagno di viaggio per un intero pomeriggio lungo le pietraie che recano agli stupa di Sonari e ne discendono scoscese, rimuovendo ogni sasso e sterpo che fosse d’intralcio al mio cammino, sopportando e sorbendosi pur anche la malagrazia con cui mi distoglievo dal supporto del suo braccio ogni volta che il suo aiuto mi era d’intralcio alla ricerca del punto di appoggio del piede, tra i sassi e le rocce, che mi evitasse la storta o la fitta artrosica, e che quando ho inteso ricambiarlo di 200 rupie, only, si è schermito più volte prima di accettarli suo malgrado. O il guardiano degli stupa di Satdhara, che dopo avermi accompagnato nella visita mi ha dissuaso dal fare ritorno a piedi, fino a Salamatpur, per farsi carico, al termine del suo turno di servizio, del mio fardello umano disagevole sulla sua bicicletta, lungo i sette chilometri più ardui dei venti che deve farsi ogni giorno, all’andata e al ritorno, da e fino a Sanchi dove dimora.