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Penultima
elegia indiana
abbozzo
originario
Che dolce
languore ora assonna i miei giorni,
qui ove mi
riconduce servitù d’amore,
nel sole che
intorpidisce con la lena gli affanni,
leniti
gli attriti e gli screzi,
sopita
l’inanità di intenti,
qui al largo
dell’esistenza,
oltre i
flutti di morte nel ventre degli inferi,
dove tra gli
ultimi e i piccoli dare vita ai grandi pensieri ,
nel
godere di ogni cosa mentre tu la
stai vivendo,
degli
occhi stellari di Chandu che tornano a cercarti di nuovo solo per dieci rupie,
“ one plus
zero zero rupees “
la sua mente
indiana dopo avere invano tentato di chiederti,
la tua
mente, come la sua,
che ora sa
incantarsi di una luce perpetua,
pur dove
caduto ogni mormorio di brezze
con la ruota
che nel mela ground ricompie il suo giro di luce
tace la
distesa della pianura ove già il grano rifulge,
gli stupri
di bimbi aggallanti nei pozzi
Né cessarono
uomini e animali di berne alle acque
o le
adombrarono di rami e di foglie,
non oltre le
nubi e gli astri o nei casolari e tra i campi
che all’ombra nella calura il ridursi memore
e tra il
viavai per Amavasya sui passi di danza
anche se
cantiamo per sordi, e non risponde la giungla,
raccogliamo
intanto la residua voce a che diciamo
pur pochi versi soltanto,
della fine
degli infelici amori di Mohammad
il cui
eccesso di cui rabbrividisci ai tuoi trascorsi
per un nulla
non fu la stessa sua fine,
appesosi ad
un gancio, nei farmaci cercando un veleno letale,
.
Come
profetica fu l’ansia dei versi
quando per
lui, mio piccolo principe,
fra ogni
altro ragazzo il più bello di tutti,
paventavano
il dipartirsi per la sua rosa
nel più
lontanante dei viaggi possibili.
“Ora è la
morte che mi è amica ”
sospira
superstite tra il lucore lacustre,
sullo
smartphone una Lakshmana rekha, insuperabile,
separando
la sua dall’imago di lei
nello specchio rotto ch’ora è la sua vita,
finché in
lacrime s’infrange anche la sua estrema illusione
all’averla
vista con un altro, che con lui si baciava
“A
torto le ripetei io ti lascio,
io che non
posso vivere senza di lei,
di lei
nei suoi ok senza più amore,
che
come Dio si fa gioco di me, della mia povera vita,
ed ora me ne
andrò lontano da qui in Kanpur, senza più fare ritorno,
dal
mio amico gemello che di un’ora è di me più giovane,
(dal mio amico gemello di me di un’ora più giovane)
da lui
e dai suoi che mi amano tanto,
o con il mio
amore di lei io distruggerò la mia vita,
e sarà
questa la mia ultima sera,
Per il giovane
un appiglio ora gli esami,
al cui esito
perché abbia un futuro, con la virtù lo addestri all'inganno,
con
il tacito assenso nel dissenso a che copi le prove
dopo
avergli invano corrisposto gli studi,
fu per il
troppo suo patimento degli affanni di amore e miseria
la sua
scusante tra le tue braccia
e invano
richiamandolo, sedatone il tormento,
nell’ ipnosi
di ogni furia del sangue a una tiepida calura
con
gli armenti fai ritorno al tramonto sulle selve di grano
tra i
bufali e le capre camuse saziate dai pascoli,
ricolmi
dello scorrere d’acque i rivi tralucenti,
tramati di
viridi chiome i fondali e i declivi.,
e voi o
Divini celesti,
Cerere e
Bacco, Parvati e Shiva,
Padre dei
nostri ritrovati giorni,
al declino del sole più abbagliante
siate luce
nella sua luce morente ai voti umani,
al
nostro ritorno dalle fiere e dai campi
Di nuovo
sperando.18 maggio 2017 --------------------------------------------------------------------------------------------------
Elegia ultima
Nel sereno diurno di un sole implacabile,
le ossa si temprano della loro fine,
in ceneri e ciotole per l offerta e lo sputo,
quando, delle messi raccolte, già le stoppie
si calcinano nei campi,
ed oltre l’amore di odiare tanto
in erte scale di luce l’ascesa all’azzurro
è nei suoi infranti gradini la tua vita che si fa il lastrico
per insegnare l’adempiersi alle più care vite,
nel lavoro in cui ha fine la fanciullezza di Mohammad,
la scuola anziché il cricket di sbocco ad Ajay,
in cui Kailash ritrova chi per una manciata di rupie
notte e giorno è già padrone della sua intera esistenza,
tu volesti farne dei lavoratori capaci,
stanno traendone degli schiavi insonni e famelici,
“Prima dormivamo noi tutti,
solo ora ci ritroviamo svegli, “
Le parventi resipiscenti parole dell’amico,
in una luce a cui ancora attingiamo e che non ci lascia intendere
quanto avanziamo o siamo per gli dei solo come mosche in mano ai monelli
nel nostro sperare e credere ancora
“Mio Dio, gridando io nello spezzarmi,
non so essere e dare più che questo”,
non omnia omnes dii dederunt,
che nessuno è capace di tutto,
“La notte scorsa feci il sogno che tu ci lasciavi,
e la testa or ora mi girava più debole
alle tue parole che già svuotavano dei tuoi libri la tua stanza,
la stanza di Babbà che da noi se ne va via per sempre,”
alle mie parole che all’amico io dissi per sincerarmi che non fossero essi a non poterne più
nell’invitarmi a lasciarli se restare mi era talmente difficile, a tal punto mi faceva soffrire,
come se non dicessero già tutto
l' incanto mattutino che mi ritrova insieme a Vimala e Chandu,
il ritorno di Ajay per cucinarmi l’omelette di nuovo
la stessa delicatezza gentile con cui in stanza mi rinnova la madre l’acqua fresca,
ad ogni occorrenza mi serve il the con il limone e la menta,
il sensore del pappagallo che ne rinnova il canto ad ogni acciottolio di stoviglie,
le incursioni di Porti per riprendersi e leggersi i Panchatantras,
- “ sei tu più un fiorellino o un uccellino?” di quando in quando chiedo allora a Chandu,
“ un uccellino” mi dice il bambino,
imperterrito videogiocando a sterminare polli,
i chicken invaders,
la stanza tutta ora la fragranza delicata di tutta la sua tenerezza,
“ Ma non lascio/ già per questo, io resto qui al lavoro, il nuovo capitolo della mia vita",
Più forti già di ogni resa
le parole di Mohammad che riavvivano tutto,
quanto, e più di Kailash ,
già ben sapendo come giocare d'astuzia,
ed ora l'autorickshaw di Kailash è affidato alla guida del padre del ragazzo,
con il concorso di clienti dagli hotel di entrambi in cui sono di stanza,
e se per me c'è vita prima della morte
è qui, è qui, é qui, che la ritrovo,
per quanto io resto fedele al mio piccolo destino
nel farsi sera, di un altro nuovo giorno volto al suo tramonto,
di ogni luce e strepito a riaccendersi prima di spegnersi.
21 giugno 2017
15 luglio 2017 Quasi leggera morte ( Mandel'stam) 15 luglio 2017 Versione quanto mai provvisoria
Prima che il treno da Khajuraho mi conducesse con Kailash a
Delhi per fare rientro dopo alcuni giorni in Italia, chiedevo al mio amico e
a Mohammad, che era accorso in stazione in motocicletta per un ultimo congedo,
di consentire a Miraj, che aveva accompagnato Mohammad, di scattare un’ultima
fotografia che ci vedesse raccolti insieme, concordi e affettuosi dopo screzi
e dissidi, rivedendo la quale, come il treno si è mosso, mi sentivo gioioso
di poter dire, pubblicandola in face book: Ecco l’immagine di una felicità
concessa a chi non vive soltanto per se stesso”. Pur tra le lacrime , quando
Mohammad, rientrato in hotel, al telefono cessava di parlare sopraffatto dai
singhiozzi.
Ma ora non ne è più nulla di tali immagini, finite perdute con ogni altra che ho scattata in India durante questa mia ultima permanenza, di templi hindu sconosciuti o di amate sembianze, con i miei computer e tutto il materiale dei miei scritti, di tutti i documenti e testi e degli ebook di altri autori che contenevano, con le mie fotocamere e lo smartphone che Mohammad mi aveva assicurato di seconda mano, per il furto della borsa che li conteneva che in una fase di dormiveglia ho subito alla stazione centrale di Milano, al mio rientro dall' India in attesa nel corso della notte del primo treno mattutino diretto a Mantova, per opera di una gang di malfattori extracomunitari. Che altro non posso pensare, visto chi mi ronzava intorno, mi adocchiava, se nel giro di un’ora alla polizia giudiziaria cui denunciavo il furto si succedevano un altro anziano e una giovane ragazza in lacrime, vittime anch’esse di rapine. La psichiatra del Fatebenefratelli, cui chiedevo un consulto, nel suo referto parlava di mie reazioni normali, pur sempre nel mio stato di depressione permanente, mi diceva che potevo già lasciare Milano e che non dovevo avere paura di ritrovarmi da solo nelle stanze del mio appartamento a Mantova, dove distaccato dal luogo del furto avrei avvertito appieno il senso dell’avvenuta perdita. Se altre volte, come le avevo confessato, avevo avuto reazioni inconsulte per perdite analoghe, ed ora invece reagivo senza smarrirmi, ciò era buon segno a suo dire, era la riprova che ero diventato più forte, mi rassicurava, che l'esperienza rinnovata dell India mi aveva fatto un gran bene. La mia mente si era subito aggrappata all’ idea che per immane che fosse la perdita dovevo sopravvivere ad essa, in ragione di quanto di meraviglioso e di buono e di caro mi restava al mondo e avevo ancora da vivere. In realtà era sospesa in una stato di stupefazione attonita che l’aveva autosedata, cercando appigli, nel vuoto della perdita, a quanto avevo pur avuto modo di salvare. Per mia fortuna , disattendendo alle indicazioni dell’addetto al check in nell’aeroporto di Delhi, avevo conservato nei bagagli un hard disk con i miei testi principali, stipandovi tutti i dischi dei dizionari e del mio web site. e nel mio blog in rete avevo preservato ogni mio resoconto indiano, ma che vertigine stordente, quando la memoria ritrovava le capacità di ripercorrere i dati che potevano essere finiti perduti, di risalire a quanto di irrimediabilmente scomparso veniva a mancare all’appello, ogni immagine che negli ultimi viaggi avessi scattato in Delhi dei monumenti islamici e moderni ignoti ai più, tutte quelle, preziosissime e altrimenti irreperibili,, dei templi hindu che avevo ritrovato con Kailash nei dintorni di Mahoba e di Chitrakoot, senza il cui supporto ogni mia ricerca in corso da ultimare restava un sentiero interrotto, per riprendere il quale, al mio ritorno in India, avrei dovuto ripetere i viaggi e riscattare ogni foto, con nuovi apparecchi dall’acquisto proibitivo, Per giorni, finora, come tutt’ora accade, ho seguitato a compiere ogni cosa che avessi da fare e a conservare i contatti indispensabili come se sopravanzassi in uno stato di leggera morte, in cui la rimozione dell’accaduto si faceva confuso distacco e indiana rinuncia, senso di liberazione dai vincoli dei miei attaccamenti, quasi che la perdita mi avesse alleviato del loro fardello di scritture e immagini in surplus, e come la falena al fuoco di una lucerna io bruciassi più inconsistente ed evacuato, nel vuoto del mio annientamento in corso. Mi ha sostenuto in tale precipizio la ritrovata immersione nell’universo librario, in Schopenhauer, don Milani, Mandelstam o Kushwant Singh, miei ritrovati autori. Con il piacere, nei miei contatti con chi ho di più caro in India, che Mohammad abbia ritrovato la via della scuola, e che mi sappia dire dei più grandi poeti in urdu, di Mirza Ghalib come di Mir taqi Mir, citandomi di Mirza Ghalib due splendidi versi che ho ritrovato in una versione inglese “Let me get drunk in the mosque, /Or show me the place where God abstains!” |
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Sento come la mia bocca è cucita
Sento come la mia bocca è cucita
Dai
mille strappi se prendo a parlare,
Ma
pur risuona all'unisono l’anima
è
la pallottola nelle carni recluse , il lacerato corpo
la
mano che sanguina recinta di spine,
tra
i flutti del mancato approdo
il
cordone ancora tra la madre e il figlio,
tale
e tanta
è
la scaturigine sorgiva,
la
confidenza che il sale di ogni lacrima
sarà raccolto,
e
la luce più ardente sarà ogni morto
bambino.
Così
affronto il corso dei giorni,
la
desolazione del riapparirvi tra le
stesse mura
nel
cumularsi di polvere ed anni
su
ogni cosa ripresa e dismessa
nella
stanchezza più lenta che riapparecchia
e risciacqua
finché
squilli la voce al telefono,
amore
di nuovo tutto ravvivi.
,
NOTA.
Cassandre , noi che vediamo le cose più per tempo
senza
poterci farci niente
stesura
originaria 11 settembre 2017
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A
Marco Lovisolo
Mi
hai chiesto se intendo scrivere un libro sull’India. Ho già composto numerose
Liriche indiane, in forma di Ecloga e di Idillio, e seguito a tradurre in
copiose pagine di diario la mia esperienza viva dell ‘India, cercando di
renderne memorabili le persone che vi assisto e che vi amo Sono inoltre
almeno 60 gli scritti, più o meno lunghi, e da rivedere tutti, che ho redatto
durante gli ultimi anni sull’architettura indiana, i templi hindu in
particolare, a seguito di una passione cognitiva ( concretatasi nella
creazione per il mio amico Kailash di un autentico centro di viaggi
culturale, gloriosamente fallimentare ed ora temporaneamente chiuso ) che è
divenuta conoscenza archeologica di assoluto rilievo, almeno quanto all’area
cui per le mie condizioni economiche ho dovuto restringere le mie ricerche.
Si tratta in particolare del Madhya Pradesh, da Morena-Gwalior fino ad
Amarkantak, e di Delhi nel suo patrimonio architettonico del passato e
contemporaneo. Solo che nella mancanza di sostegno tale ricerca ha subito in
me un collasso ed ora è in fase di stallo. In ogni modo, nonostante il
bisogno economico impellente– ho almeno due famiglie che da me dipendono in
India, e in Italia grava anche su di
me mia madre invalida- io non riesco a farmi valere e non me ne faccio una
ragione, nella mia impotenza preferendo restare anonimo nei miei scritti
sorgivi che estrapolarne romanzetti di un qualche successo, anche per la mia
convinzione che solo finchè vivrò sotto pressione e in stato di indigenza,
solo finché resterò sommerso e disconosciuto e marginale avrò vena
ispiratrice . Quale che sia il valore delle testimonianze scritte della mia
vita mi sembra che rientrino nel decorso di un destino cui non mi è dato di
riuscire a porre rimedio, di un’impasse e di un’impotenza di fondo
insuperabili, che eppure in me convivono con “ una speranza oltre ogni
speranza” Vuoi che non soffra, che tutto ciò che ho espresso, resti in me
come una infinità di creature morte che non viene mai alla luce della
condivisione? Sapessi che sgomento è ogni loro singola riesumazione, sia che
me ne deluda l’esito o che me ne emozioni la bellezza riemersa, che abissi vi
scopre ogni volta il mio perfezionismo, in cui brama e trema di addentrarsi.
Non so da quanto tempo io abbia ripreso continuamente riprenda ciò che ho già
scritto in passato. Grazie per il tuo intervento e il tuo riguardoso
rispetto. del mio stato di cose
Quando ieri
pomeriggio sono riuscito a contattarlo di nuovo al telefono, il ragazzo
Mohammad tracimava di una gioia
che da che ho lasciato l’India non era
trapelata in precedenza.
Tutte le volte che gli avevo chiesto come stesse, “ stanco”, era stata la sua più frequente risposte
monocorde, prima di lamentarsi di quanto fosse stremato dal lavoro in hotel
che gli imponeva Manoj, o “ so so”, “
ton ton”, ”così così”, aveva smozzicato, per poi sfogarsi con me di come Manoj lo trattasse come uno
schiavo. Da che gli aveva rotto una vetrata, lo scherano sembrava avere perso ogni stima e riguardo
nei suoi confronti. Ma non era perché l indomani sarebbe stato l’
Indipendence day in India, e perché tali festeggiamenti avrebbero coinciso con il giorno del compleanno di
Krishna, che Mohammad era esaltato nella sua voce. “ Per me ora i giorni
trascorrono tutti uguali, non conosco feste, dal mattino alla sera vivo in
hotel come una prigione” Già, in una
prigione com’io qui in Italia, dove
per aiutarlo insieme con Kailash e la moglie e i suoi figli, senza che da mio fratello e mia sorella mi sia
dato di allentare gli oneri della cura
di mia madre, da che vi ho fatto
rientro dall’India vivo confinato in casa ogni giorno, uso gli psicofarmaci
per ridurre i tempi della veglia e del bisogno, confidando solo nei miei
sogni, quando a volte mi capiti di averne,
per ritrovarmi altrove per le contrade del mondo, così come Mohammad e la sua famiglia i mesi scorsi dormivano quanto
più potevano, per avvertire di meno i
morsi della fame nell’indigenza acuitasi. In tale deprivazione sono riuscito a tal punto a non farmi
piacere più niente e a non avere interesse per null’altro che non siano i contenuti dei miei libri e
del mio impegno civile, mi sono talmente sublimato in un distacco che non è più rinuncia ma
repulsione di tutto, che al sorgere del giorno, o nel primo pomeriggio, mi è
impensabile anche solo dispormi a
prendere il treno per le città più vicine, o consentirmi di sostenere anche
le spese della riparazione o
del cambio della ruota storta della mia bicicletta, per andare
liberamente in giro, almeno un giorno, per le campagne e gli argini della
piana padana nella luminosità ferragostana. Tutto mi grava e mi stomaca di quel che abbia un costo, e solo così estirpando
ogni svago o divertimento, ritrovo agio o conforto nel ritrovarmi ogni giorno
solo con me stesso al computer, senza
che mi strazi il succedersi, per me
inerti e vani, di giorni di
sole così meravigliosi, quasi godendo di sapermi ritrarre da essi dietro le
mie cortine tra le mie oscure stanze, in un corpo che mi è divenuto
anorgasmico. Ma infondendomi una sorta di riviviscenza, Mohammad mi dava palpiti di trepidazione, in
quanto aveva la nuova da darmi che
un’altra giovinetta aveva preso il posto di Mouskan nel suo cuore. Abitava nel villaggio vecchio di Khajuraho, ed era hindu. Il ragazzo si stava di nuovo
votando ad un amore impossibile, con una vocazione allo strazio oltre ogni
limite. La stessa Mouskan, pur se islamica, non solo era di una casta
superiore alla sua, ma con gran sua
sorpresa durante i nostri ultimi
giorni in Khajuraho gli si era rivelata di famiglia sciita, senza che Mohammad
avesse mai avuto dubbi che come lui anch’ella fosse sunnita. In realtà ciò
che ancor più e per davvero rallegrava Mohammad, nel suo egocentrismo ludico,
era il nuovo smartphone che poteva
ostentarmi, mentr’io nemmeno ieri, in serata, in nessuno dei
centri commerciali visitati, mi sarei
consentito di sostituire quello che mi era stato rubato alla Stazione
Centrale di Milano al mio rientro
dall’India , insieme con la fotocamera
ed i due miei computer. Di che
magie grazie alle applicazioni del suo smartphone Mohammd fosse capace, l’ ho sperimentato ieri sera, il giorno
seguente, quando mi ha videochiamato
in face book dopo che al telefono scherzosamente mi aveva detto che ero un
vero “madarchod”, se come gli ho confidato mi ero appena bevuto una birra, la bevanda ch’è assurta
per lui a miraggio, da che per i suoi
costi che per lui sono proibitivi non avevo voluto offrirgliela da bere in Khajuraho. Sullo schermo in cui mi riappariva nella sua
meravigliosa bellezza, il suo volto assumeva le parvenze di un gatto
che poi gli si accoccolava sulla testa, egli sputava fuoco, irrorava
goccioloni di lacrime, era una fiorita ed
una pioggia di cuori e cuoricini,
in cui il ragazzo mi diceva di
nuovo tutto il suo amore. E a scuola?
Il discorso rimaneva un punto interrogativo in sospeso, perché al solo fargliene cenno il ragazzo
si dileguava in rete.
Sul
suo conto Kailash era irremovibile, nel
diffidarne, quando oltre le otto di sera lo ritrovavo puntualmente di servizio all’Hotel Harmony. Che i padroni di Kailash lo rispettino e lo
stimino, la loro considerazione sul suo conto è troppo importante per lui,
perché trovi il modo di lamentarsi che lo paghino solo 4.000 rupie al mese e
solo quando fa comodo a loro, che il
suo lavoro non conosca orari, che dopo
avere avvivato il fuoco della caldaia alle cinque del mattino con sterpi e
bronchi di legna, alla partenza dei
clienti coreani sia stato trattenuto in hotel fino all’ una del
pomeriggio per pulire più di
venti stanze. “Kailash, è bene che tu sia importante per loro, tu sei
veramente, veramente una brava persona, amico
mio, ma se per davvero ai loro occhi è alta la tua reputazione, è bene
che ti paghino in tempo alla fine di ogni mese, dandoti di più per il tuo overtime work
“. ( Anche ieri, rispetto ad oggi
martedì 22 agosto che trascrivo tali
cronache, Kailash si è prosternato al telefono in tutta la soggezione ai suoi
padroni cui lo inflette il suo senso del dovere . “ Gli
altri in hotel stanno seduti, parlano, non fanno niente se non glielo dico
io. Vi vengo invece per lavorare, io,
non sto come loro a dormire la notte, resto sveglio per vedere se arrivano
auto di turisti, a portare l’acqua in
stanza ai clienti indiani, up, down, up, down, su in cucina, giù in
camera. “ “ Kallu, non puoi fare
presente al tuo padrone quanto lavori
al posto degli altri?” “ No, non è possibile, perderebbero tutti il loro
lavoro….Ma tutto questo mi fa solo arrabbiare di più con me stesso, siamo nel
tempo del Kali Yug, e se sei onesto,
non ti credono, ti credono solo se sei un ladro… “. Questa mattina, di martedì, avrebbe goduto di uno spiraglio di libertà, e finalmente dopo mesi e mesi sarebbe
potuto tornare al tempio di Hanuman
che è presso il villaggio in cui è nata sua madre, confidando di ritrovarvi
la quiete e la distensione mentale, ma a seguito di un giorno e due notti di
lavoro continuo”. “Il padrone mi ha detto che mi vuole già prima di stasera… Non
importa se non ci sono clienti…”.
Che dirgli, di più, se non che faccia pure
tutto quello che in ottemperanza a quello che gli ordina il padrone la sua
coscienza gli dice dicompiere, se solo così egli sente di agire bene e che il
suo karman si fa assolvimento del
dharma. “ Invece di arrabbiarti pensa che è perché sei così come sei ,
che hai il mio aiuto e la mia amicizia.”
“
Anche il padrone si dà da fare tutto il giorno per l’hotel, il lavoro è
oramai la sua preghiera. l’hotel è per lui come il suo tempio …”
Quanto
tutto mi peserebbe di meno, se egli e
Mohammad avessero per me anche solo
l’ombra del rispetto che li fa servi
dei loro padroni ( li asservisce ai loro padroni ), mi rammarico ogni volta
che non mi contattano e sono io a
doverli ricercare, prima che ogni cruccio passi come ne risento le voci. Se
però prima ho telefonato a Mohammad, devo usare poi tutte le circospezioni
del caso con Kailash, dato che nel
ragazzo non ha minimamente la
fiducia umana che ripone nel padre. E’ tale sua stima e il senso del rispetto
che deve a ciò che intercorre tra me e Mohammad, che per la mia più grande
soddisfazione ha condotto lui che è hindu a cooperare con un capofamiglia
musulmano, affidandogli la guida del
nostro autorickshaw dopo essersi dato
da fare inutilmente, in tutti i modi,
come di certo non avrebbe fatto nemmeno per se stesso, per trovargli a mie spese in Khajuraho un negozio in affitto “ Lui mi piace come persona, “ he ‘s a simple
man”, non è un “madarchod” come
il figlio, nei cui riguardi risfodera ad
ogni occasione l’ostilità che come tra
cani e gatti vige in India tra hindu e
muslim. “ Sono contento del
padre, e non mi arrabbio se perdo
clienti per il suo modo di fare,
perché magari non sa niente di inglese e non conosce i luoghi dove vorrebbero
andare”. In direzione delle Raneh falls l’ uomo nemmeno si è fermato, quando i turisti gli hanno
gridato “stop”, di arrestarsi ad un villaggio lungo il
percorso. “ A volte mi preoccupa “ di lui ha detto Kailash con simpatia.
Chiede i soldi del pick up o dei sightseeings
come fossero una bakseesh, un’elemosina. Ma non è per me un serio problema.
Ciò che non deve fare è impegnarsi a
sostegno di altri autorickshaw -wallah che non possono trasportare tutti i
turisti che si rifanno a loro, quando
l’ho già chiamato al telefono per qualche cliente più tardi del mio hotel”. Per quest , gli ho suggerito, così scoprendo il suo solito punto nevralgico, doveva
rivolgersi direttamente a Mohammad,
che avrebbe potuto insegnare al padre i rudimenti di inglese che gli servivano, e
come comportarsi con più animo con i clienti.
Mi
congedavo con una serie prolungata di ciao anche da Kailash, al solito tik-è, che tutto va bene, per
Poorti e per Chandu come per Vimala ed Ajay,
confermandogli che mia madre
era ugualmente in salute. Avrei poi ripreso le pagine di Zimmer su arte e
Tantra Yoga, involandomi verso il
mandala architettonico di Borobudur,
per il tramite delle illustrazioni magnifiche de “ Il viaggio
dell’arte Indiana” nell’ Indocina. E stamattina mi sarei risvegliato al far
dell’alba nelle plaghe stupende di Pagan, risalendone con lo sguardo, insieme
con il sole che tra le nebbie della giungla ne raggiungeva l’accesso più
magnificente, ad una ad una le
terrazze fino allo stupa finale, nella
gloria aurorale di tutte le altre sommità templari che riapparivano a perdita
d’occhio tra la boscaglia.
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Ultime
cronache dell’India
30
agosto 1 settembre 2017
L’
ultima volta io ed Ajay ci siamo
intrattenuti al telefono assai più del
solito, complice la sua difficoltà ad
esprimermi l’opportunità che gli offe
l’esame di stato che dovrà affrontare al decimo anno di corso, ossia la chance di ritrovarsi condonato l’esito
negativo in una materia. Quanto al fratellino Chandu, mi ha detto che a volte capita pure
che si intrattengano nella lettura del
Panchatantra, mentre la sorella Poorti è
oramai autonoma del tutto. Il ragazzo l’ho confermato nell’amore del
padre, che Ajay ritrova in casa solo
quando Kailash vi torna a dormire,
seguitando egli in hotel a lavorare
di notte, a differenza di Ajay che lasciata la “Casa di William” ha
ripreso la scuola e segue un corso di informatica. L’ ho volto, temo con scarso esito, a
cooperare con la madre in cucina e nell’uso della lavatrice, il che le
risparmierebbe di dover tenere i piedi
in ammollo, con il rischio che le si infettino. Ma detteci queste cose, mi ha tenuto sulla
corda nel chiedermi la disposizione
dei negozi nella mia città, come si differenziasse da quella in Khajuraho e
nelle città indiane in cui è stato con me e con il padre. Niente bazar, gli
ho detto, i negozi vi si
succedono l’uno all’altro o alternati
a case di abitazioni ed officine lungo le strade, c’e il supermercato per gli
acquisti domestici, e quello a cui vado è
proprio di fronte al retro del mio stesso appartamento, per quanto
debba aggirare mezzo condominio per pervenirvi,
ma per spese quali quelle di smartphone e di tablet , o del mobilio per la
casa, devo recarmi nei grandi ipermercati fuori città, nei centri commerciali
che essi sì, cinesi od occidentali, avevano attinenza con i bazar. Tale curiosità
di Ajay mi ha sorpreso, ma all’atto
stesso di chiedermene le ragioni credo di averle bene intese: il padre, Kailash,
disattendendo i miei consigli,
volti ad evitare delle false
aspettative nel ragazzo che avrebbero potuto distoglierlo dagli studi,
gli aveva confidato che avevo individuato delle
possibilità che il giovinetto potesse emigrare e venire a lavorare legalmente
in Italia, ed ora Ajay a quanto pareva
vi si sentiva già di casa. In realtà alla Cgil mi avevano fatto addirittura
il viso torvo quando avevo chiesto se fosse possibile che Ajay potesse
arrivare in Italia non come un
clandestino: e a fare che cosa? Mi si era chiesto a brutto muso, a lavorare
nei campi per tre, quattro euro all’ora, favorendo il ribasso delle
paghe salariali sino a retribuzioni
infime? Più possibiliste mi si erano mostrate
le due giovani del settore migrazione della Cisl: una via v’era,
occorreva che trovassi un datore di
lavoro che fosse disponibile ad assumere il giovinetto per un lavoro
stagionale nelle nostre campagne. La
certificazione del suo
assenso gli avrebbe consentito di soggiornare in Italia 9 mesi. Durante tale
permanenza, se avesse lavorato per almeno 39 giorni, Ajay avrebbe potuto addurre tali giorni
lavorativi a supporto d’una richiesta di permanenza prolungata per più anni, qualora questa si fosse accompagnata ad
un contratto d’assunzione in un
qualsiasi mestiere a tempo indeterminato.
Ho chiesto l’aiuto di un mio ex studente sik, Hardeep, perché
potesse indicarmi qualche referente
della sua comunità. Il giovane mi ha fatto prontamente sapere che nella Bassa
della nostra provincia era possibile
trovare lavoro nella raccolta della frutta. La domenica seguente un articolo
di uno dei due giornali locali mi avrebbe portato alla scoperta che la
maggiore raccolta stagionale che utilizzava braccia straniere, perché nessun
giovane autoctono se la sente di sopportarne la fatica dal far dell’alba fino a sera anche di sabato e di domenica,
era quella delle melonaie nel Sermidese, ove nessuna macchina poteva supplire ancora l’ uomo
nell’accertamento di quanto fosse o
meno maturo ogni frutto , come fanno i
migranti tastandoli. Al raduno
antifascista di alcune settimane or sono è
concorsa anche una delegazione
di sik, a nome dei 140 che avevano perso il loro posto di lavoro in una
fabbrica del Viadanese. E quanto
all’ipotesi ventilatami di richiedere
un soggiorno temporaneo per un lavoro stagionale, da parte loro mi si diceva che il
lavoratore stagionale deve venire e fare ritorno tre volte in Italia dal suo
paese, prima di poter accedere a un lavoro più duraturo. Tempi duri, durissimi, questi, per chi straniero
voglia avventurarsi in Europa,
dove la canea xenofoba gli immigrati li vuole fuori o
morti, Poi nella realtà dei fatti si vuole in effetti che in quanto
clandestini siano costretti ad
accettare i lavori più duri nelle più dure condizioni di vita, proprio in
ragione di tale ostracismo .
Cosi
dei miei cari in India, solo le loro
voci e le loro immagini potranno raggiungermi, per quanto lo consentono i nostri
contatti telefonici, la stessa loro
disponibilità volermi sentire di
nuovo, nelle restrizioni a cui Mohammad e Kailash sotto sottomessi dal loro regime lavorativo. L’altro giorno
quando ho rivisto per alcune decine di secondi Mohammad, ( prima che ieri la
sua calda voce mi intenerisse sulla sua fragranza di ragazzo), egli mi ha porto la guancia come per un
bacio, e quando i miei baci io glieli ho trasmessi dalla bocca in una
fioritura cadente, egli scherzoso mi ha
fatto cenno alla videocamera sovrastante di sorveglianza, prima di oscurarsi e sparire dallo schermo. Quale intima confidenza , poi, nel farmi
partecipe del fatto che oggi erano arrivate nell’home stay due prostitute con cinque uomini, e che
egli era rimasto “horny”, arrapato, quando è stato chiamato in camera ed ha
visto che una donna aveva il pene già introdotto nella vagina. Mentre sul
dizionario venivo ritrovando che mai significasse il termine “horny” di
cui Mohammad era incredibilmente a conoscenza, mi preoccupavo delle conseguenze
dell’accaduto per il ragazzo, che ancora ne era talmente eccitato. “ E’ la
prima volta che lo vedo dal vivo, un pene nella vagina, mi diceva, lo sai che
io sono vergine”. Poi con una fiera
fermezza soggiungeva “ E voglio rimanerlo fino al mio matrimonio” “ Mohammad,
ma sei ora sicuro di volerti sposare? “ “ Non cambia niente rispetto alla mia volontà”. “ Mohammad, l’
importante è che il sesso per te resti
un’energia pura, che non diventi”dirty”,
cosa sporca”. “ Certo, Il sesso
unisce l’ uomo a Dio, e va unito con l’amore”. Per Id
il ragazzo sarà di ritorno a Kanpur, un giorno o due, e coglierà l occasione della ricorrenza
religiosa a per ritrovarsi con la nonna e con la zia cui è appena nata una
bambina. Vacci, caro ragazzo, evanescente come un sogno nella tua
tenerezza carnea, io vorrei tanto che
la tua consapevolezza triste evaporasse
nel più bel gioco continuo,
come quando al mio invito che tu
leggessi e mi facessi avere qualche poesia dei grandi poeti
urdu, di cui ben sai, Mir Taqi Mir , Mirza Galib, “ Dei poeti? Ma li leggono i vecchi” mi dicesti.
Anche
Kailash ora è alle prese con le videocamere istallate in hotel dovunque dal
suo padrone più giovane. e anche da casa sua costui, o chi altri per lui, può spiarlo nei suoi passi, in tutto quello che fa
ovunque sia nel’hotel, eccettuate le stanze dei clienti. I primi giorni, rispondendomi o videochiamandomi dall’Hotel
adiacente, diceva di sentirsi nel suo di hotel come in un jail. Ma vedo e sento che l’amico ha già preso le misure, avvalendosi
dell’amicizia e dell’ ospitalità che nell’hotel accanto gli offre Monu, Coca
cola man, come l ha denominato, giacché era il caro, e davvero bel ragazzo,
che la sera ci andava a prendere a mezzo paese di distanza la coca cola che
poi bevevamo tutti e tre insieme.
Ma Kailash soprattutto
interiormente resta asservito all’hotel, al punto che se gli chiedo se vi
siano problemi, prima ancora di dirmi della nostra famiglia, è all’andamento dell hotel Harmony che si
rifà, preoccupato quanto i suoi
padroni del calo delle prenotazioni.
No rain, no business, no tourists. Nella loro diminuzione ( correlata)
l ‘universo mondo si squaderna: vi
sono tensioni ai confini tra Cina ed
India in quest’estate del 2017? Non ci sono in albergo più presenze di cinesi,
mentre, pur se più rarefatte,
seguitano invece quelle dei coreani, per nulla allarmati di strepiti e
missili di Kim Jong-un, intanto che
dall’ Europa ripiegata dentro le sue cortine di ferro sono sempre di
meno i viaggiatori che arrivano . Si sono susseguite intanto le nuove
festività, Rakshabandhan, la festa di
fratello e sorella , dopo che il giorno prima in Khajuraho era stato di nuovo
celebrato il dio Krishna, le donne si erano
riunite tutta la notte fuori di casa, digiunando, e preparano una jula ( un’altalena) per il
dio, fatta di corde e tessuti. Il diciottesimo giorno successivo a Rakshabandan
era stato festeggiato il compleanno di
Krishna, Janmashtami, prima di quello
di Ganesha , il Chaturthi , ma per il
mio amico le feste delle sue divinità erano trascorse come acqua sulla pelle.
Ciò che solo importava per la sua
devozione era che martedì scorso avesse potuto tornare in preghiera al
santuario del dio Hanuman ch’è presso il villaggio della madre, dove si erano
a suo dire sanati i suoi turbamenti
mentali. Di ciò che sia intanto
accaduto fuori dell’ hotel e che abbia terremotato il mondo,
o sommosso anche in casa l’andamento dei prezzi, niente fino a due giorni or sono è parso inquietarlo
più di tanto, né le nuove tassazioni
dei beni imposte da Narendra Modi, e gli aggravi a cascata che ne sono
conseguiti nella discarica degli oneri, per cui le bollette della luce si
sono vertiginosizzate, né che la
carenza di piogge del Madhya Pradesh già pregiudichi i raccolti di lenticchie
e sesamo di chi non dispone di pozzi o dell’ acqua di dighe e talab, nemmeno
che alla fine del mese scorso in Khajuraho
sia avvenuta l’ uccisione di un ragazzo da parte di un suo coetaneo
con una coltellata, nel villaggio vecchio all’ uscita dalla scuola. Ma si era
trattato di un regolamento di conti tra
figli di brahmini, uno dei quali, il padre dell’uccisore, stando a
Kailash e’ un vero e proprio mafioso Appartenendo
uccisore e ucciso alla stessa casta non si era scatenato il subbuglio che si
sarebbe verificato se ad esempio la vittima fosse stato uno kshatrya, ossia uno della casta dei guerrieri, o
peggio ancora un muslim, a vendicare
il quale sarebbe concorsa la
stessa comunità islamica di Rajnagar.
Ma due giorni or sono Kailash mi ha parlato di quanto fosse accaduto gremito
di angoscia: a causa del solito incidente in motocicletta era morto un cugino
giovanissimo, per parte del padre,
di Ashesh che a noi è quanto mai caro
e affezionato, il figlio della sorella
del mio amico. La sua tristezza era sconfinata, si affliggeva anche
della degenza a lungo termine
della giovane figlia di un vicino di casa la quale solo da pochi giorni aveva
avuto un figlio. Il sangue della donna
a suo dire il si convertiva in acqua. Egli si sentiva in dovere sia di
recarsi nel villaggio di Srinagar presso la famiglia della sorella , che di
accorrere al capezzale in Jabalpur
della ragazza. Quanto a costei si
riteneva obbligato a tal punto non solo perché la famiglia della giovane era della sua stessa casta di
barbieri. Era successo, otto anni
prima, come Kailash mi ha confidato con una voce continua che
non intendeva lasciarsi rompere dalla commozione, che il padre della ragazza l’aveva aiutato
a trasportare nel villaggio di Byathal il corpo cadavere del nostro bambino,
Sumit, amore mio caro ora e per sempre. Così dicendomi mi ha fatto sapere
dove del piccolo fosse avvenuta la cremazione, che della sua morte è quanto non ho mai
osato chiedere. A casa della sorella
sarebbe in realtà andato il padre di Kailash, mentre l’amico ieri lo
ritrovavo al telefono in hotel,
intimamente ancora turbato.“ Nobody knows what
can happen” mi ripeteva.“ Kailash, lo pregavo, la vita è qui e ora, sii felice di questo momento, di quanto sono belli i nostri bambini, di
quanto stanno bene e crescono sani, bravi e felici. Ringraziami con questo
del mio aiuto”.
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Kallu
stasera mi ha passato più volte Monu al telefono, talmente lo adirava
ciò che aveva da dirmi, per cui
in precedenza mi aveva
anticipato che non poteva rispondermi.
In tre ore aveva appena assicurato per strada un nuovo gruppo di turisti
indiani al suo hotel, per un provento di 5.000 rupie, che è più di quanto
guadagna in un mese, dopo che in
settimana aveva intercettato due gruppi di oltre dieci persone ciascuno , dal
cui pernottamento l’hotel Harmony aveva
tratto un ricavo di 24.000 rupie,
che è quanto per guadagnarlo gli occorre lavorare per sei mesi, e non aveva ricevuto in hotel né riconoscenza
né sostegno.
“
Perché ti dai così tanto da fare? “ a
provocarlo gli aveva detto chi avrebbe dovuto dargli una mano all’arrivo dei turisti.
“
Nessuno fa niente. Io solo lavoro per il padrone, ricevo i turisti, porto loro l’acqua in
camera. Io solo vado in strada a cercare se ve ne sono arrivo. Chi dovrebbe
aiutarmi sta già dormendo, mentre io me ne sto qui fuori
per vedere se ne arriva ancora
qualcuno. E alle tre di notte mi alzerò di nuovo”.
La
solita storia a ripetersi.
“
I work honest and they don’ t respect me”
“E
al padrone l’hai detto?
“L’ho
detto, al padrone giovane, che non ricevo sostegno, that they don’t give me
support”. Ma non è servito a niente”
Kailash
era furente nel dirmi come di notte l’altro bevesse invece di lavorare.
E
dirlo al padrone anziano?
“
Quel madarchor perderebbe il lavoro e ne farebbe con me un “ drama”
“
E non
puoi ordinargli di fare quello che non fa?
“
Non posso, è un brahmino”
“
Kailash, gli ho detto, tu sei davvero un grande lavoratore. Anche troppo. Ora
spendi quasi tutta la tua vita per il tuo padrone. E ‘il tuo karma, il tuo dharma, e tu non puoi
che seguirlo, che fare così. Inutilmente
io ti ripeto ogni volta che dovrsti avere più a cuore la famiglia. Ma se le
cose non cambiano e la tua mente ne è solo arrabbiata, trova lavoro in un altro hotel e non andare
più in questo. Vedrai come il tuo padrone poi reagisce”
In realtà Kailash era furente non meno con il
suo padrone che con l’altro lavoratore sfaccendato, ch’era
intento frattanto a dormire.
“Quando
domenica sono rientrato da Srinagar, dalla cerimonia in casa di mia sorella e
di Ashesh, non c’era nessuno in hotel, era vuoto. Io l’ho riempito ma il
padrone non mi ha detto nulla. Egli non s’arrabbia con me, come con gli altri.”
He don t become worry.” Ma non mi dice mai “ good, tik-è Kallu”
“Non
ti dà mai soddisfazione. E nelle tue
tasche non entra una sola rupia di più, vero? Che tu lavori ore in più
oche gli
assicuri clienti…’”
“
No. E invece come sono assente un giorno subito mi tagliano il salario”
Così era l ‘India, gli ripetevo con lo stesso Monu, e di certo non solo l’India
“
Kailash, come ti ho già detto tante
volte, la nostra famiglia è la cosa più importante, pensa di meno all’hotel
e agli interessi del tuo padrone. E
mantieniti calmo, soprattutto. Quando diventi come adesso, pensa allora ad
Ajay, Poorti, Chandu”
Kailash mi salutava con voce addolcita e mente più
calma. E per me era tutto per questa notte.
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Settembre
2017
Dal tono delle
parole, da ciò che mi diceva,al telefono
Mohammad ieri si mostrava
asettico a ogni dolore.
Eppure
, pur se con una dolce melodia, un suo video in face book contro l’aborto mostrava come il feto viene fatto a pezzi
nell’interruzione di una gravidanza.
Erano
più giorni che non lasciava l’ hotel, perché
il giovane che è di turno la notte doveva assistere la nonna morente. Ma non sembrava pesargli la
permanenza forzosa “ Mi trovo meglio in hotel che a casa mia”. Si dimentica a
volte perfino di mangiare talmente è
preso dal lavoro
E non era in stato di tensione con il padrone
Manoj. che gli aveva riconosciuto la sua onestà.
“
Penso che per lui tu sia onesto
perché lavori seriamente. Ma tu
hai anche grandi capacità.
“Anche
questo me l’ha riconosciuto. Gli ho
detto, però, che se lavoro duramente, per un giorno, per due, per tre, non ho
più forze poi. Meglio che lavori
duro un giorno, mi riposi un pò
l’altro, e poi ci dia dentro di nuovo”
Stavo
per aggiungere che forse a Manoj sarebbe andato meglio un lavoratore meno
intelligente di lui, quando mi ha raggiunto la rivelazione “ Sai, Rico, I ve lost my
virginityi”
Non
mi restava che lasciare che Mohammad
mi dicesse tutto quello che gli veniva da dirmi
“
E’ stata la settimana scorsa, o l’altra , non so più. Ci siamo ritrovati nudi
ed è successo tutto. Anche lei, che ha sedici anni, ha perduto la sua verginità.
Il giorno dopo il mondo, la gente, tutto
mi sembravano come nuovo. E’
stato un vero paradiso. Anche adesso è come se ne fossi ubriaco..”
Gli
ho chiesto solo se si trattava della stessa
giovinetta della vecchia Khajuraho con cui era entrato in relazione.
No, era di Sewagram, una delle ragazze delle case di fronte
all’hotel che avevano intrapreso a corteggiarlo.
Mi
avrebbe inviato un movie con i loro preliminari. Vi avrei ritrovato solo
ancora tanta tenerezza.
Tante
cose mi affollavano l’animo che volevo chiedergli, quanto a che ne fosse
più di M., della ragazza della
vecchia Khajuraho che era subentrata nei suoi affetti, se quella che aveva
deflorato era hindu o muslim.
Ero
sgomento al pensiero delle infinite
possibilità insidiose cui aveva
aperto il varco, lui così bello, così vagheggiato, che solo
la primavera scorsa, stremato dalla miseria, si credeva senza più vita e respiro d’amore.
E non gli sovveniva la cruda consapevolezza di che cosa significa in
India togliere ad una sedicenne la verginità?
Quel
video di una durezza angosciante
contro l’aborto, era forse premonitore di ciò in cui lasciandosi andare poteva essere finito per incorrere?
Nemmeno
a pensarci, mutando argomento, di
parlargli della scuola.
Nello
stato in cui ero caduto, l’ ho pregato
di contattarmi già oggi. “Anas, my
dear, contact me , please, at every time you like. Ciao Mohammad. I miss you.
Like the bee its flower”
Quando
mi ha videochiamato era all’esterno dell’home stay, ed in India era già notte inoltrata. Le sue care sembianze si incoronavano di
fiori, di cuori d’amore, si facevano stravolte, si tramutavano in un ghigno
malefico, mi lanciavano fuoco, fluttuavano tra pesciolini in uno stagno
d’acqua.”. Mi è stato possibile solo chiedergli quando mi avrebbe inviato il video, dirgli che solo quando mi fosse pervenuto
il visto avrei potuto decidere la data del mio ritorno in India . E una volta
ricevuto il video, tranquillizzarlo
quanto all’uso che ne avrei fatto” Thanks Anas for your dear beautiful movie.
There is many tenderness. In any case
I know that I ‘ve to keep secret the identity of the very beautiful
girl. Unfortunately if you are drunk
with love, I m unorgasmic by my
tablets. Ciao, my dear.”.
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Quanto, in queste settimane,
con l’essere e la vita di
Mohammad ha mutato e il mio rapporto
con il giovane uomo che lui ora è diventato, mi ha talmente sommosso in ciò che io sono da un’intera
esistenza ( da tutta una vita) , che è passato per me in subordine ciò che di tremendo Kailash mi ha detto che nel frattempo è successo in
Khajuraho.Trafelato ,me l’ha fatto sapere di rientro dal luogo dove era avvenuto il
ritrovamento atroce che l’aveva sconvolto: lungo lo specchio lacustre del talab che ne fronteggia il negozio, ora
chiuso, presso la discarica che precede la via che reca al tempio delle
Chausat Yogini , quello della testa decapitata di un giovane già in stato
avanzato di decomposizione, che dei cani si stavano disputando a brandelli.
Giorni
prima mi aveva detto dello stato di angoscia in cui per la scomparsa del
figlio era precipitato un nostro conoscente occasionale, con il quale avevo
avuto modo più volte di interloquire perché ripetutamente aveva offerto a
Kailash per il suo handicrafts shop gli abiti indiani di un negozio che aveva chiuso da tempo, per
aprire anch’egli un home stay in Khajuraho. Il giorno dopo risultava
accertato che la testa era quella di suo figlio, il cui corpo amputato di un braccio era
stato ritrovato negli spazi del melaground retrostanti l’hotel dove lavora Kailash.
La
notte seguente Kailash avrebbe avuto paura a dormirvi da solo in hotel, per il
timore che il preta, o fantasma del
ragazzo, vi si addentrasse per aggirarsi straziato nei luoghi del suo omicidio. “ Lo sai, che
senza luce ho paura anche a raggiungere il bagno, a starmene da solo sul
terrazzo a dormire”.
Grida
concitate, improperi di Kailash , contro la gente malvagia di Khajuraho, come
il misfatto è stato scoperto; poi
l’interrogarsi su come mai, in pochi anni, vi fosse avvenuto di nuovo
l’omicidio di un ragazzo: prima il bambino che aveva resistito a uno
stupro di un giovane appena quattordicenne e che da questi perché
non parlasse era stato strangolato e gettato in un pozzo, l’altro ragazzo
stuprato da un consanguineo e gettato anch’egli in un pozzo, a distanza,
presso la città di Nowgong, il giovane brahmino che in una disputa aveva
accoltellato un suo coetaneo della sua stessa casta. Con la resa alle
autorità di Bhopal del cadavere decapitato e amputato dell’ultima giovane
vittima sta calando intanto il silenzio anche su quest’ ultimo orrore, mentre
e si è ancora in attesa delle risultanze, tra voci e sospetti piano piano a
perdersi.
Kailash
seguita nel frattempo a dibattersi in hotel tra le frustrazioni solite : i
turisti cui parla onestamente, dicendo le cose come stanno, mentre essi danno
retta a chi li raggira e gli impedisce
di trarne un minimo guadagno, i padroni che lo trattano senza il riguardo che
per i loro interessi alberghieri egli serba più di loro stessi, la clientela
indiana che lo subissa ancor più di quella straniera con le sue mille
pretese, per soddisfare le quali è il solo a darsi da fare.
Il
caso estremo è stato un turista belga accompagnato o sposato che sia con
un’indiana, che Kailash, prima ancora che in mattinata costui uscisse d’hotel, aveva messo in
guardia dai giovinastri locali, i lapkas,
quanto a tutto quello che ti offrono
e invece ti riservano. Il turista era rientrato sul far della sera del tutto
ubriaco, si era chiuso in stanza e non c’era stato verso di scuoterlo dal suo
tracollo, invano la sua lady indiana l’aveva chiamato e richiamato al telefono,
perché quella notte stessa doveva prendere il treno per Varanasi, da dove
l’indomani sarebbe ripartito in aereo: che abbattessero pure la porta, per entrare a scuoterlo e farlo riprendere. Quando era ancora lucido
e in sé egli aveva concordato con Kailash che lo facesse accompagnare alla stazione con il suo autoricksaw,
ma ne era sopraggiunto un altro
di lì a poco, oltre le soglie
dell’hotel, con il cui conducente aveva disdetto l’intesa già raggiunta con
il mio amico, pur di risparmiare cento delle duecento
rupie con lui convenute. Per non averlo tenuto in alcun conto nelle
sue avvertenze disinteressate , egli ha poi finito per perdere il treno per
Varanasi, ha dovuto recarcisi con un auto a noleggio, e se con Kailash aveva
risparmiato 100 delle 200 rupie che gli aveva negato per dell’uso del tuk tuk, tra bagordi e
taxi ne aveva sperperato non meno di
ventimila.
Mohammad
sarà un enigma al mio arrivo. Irride i
miei timori per quanto è avvenuto, ne
parla ora come di una perdita ora come di un paradiso in terra, di me si
prende gioco e quando sembra che solo mi usi, “ lo sai, mi dice e mi incanta,
che per me tu sei più che un mio insegnante, che tu sei più che un amico”.
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29 settembre 2017
Nella mia vita
sempre più sospesa tra la veglia e il sonno, tra gli incubi che al di là della morte mi conducono a
contemplare la fotografia del mio
volto defunto, con mia madre ad attendermi oltre la soglia, (un altro, più
sfocato, non presenta il lividore
tumido per ciò che ho subito di letale), prima di essere avviato al gate
numero sei, ove un San Paolo confusionario come don Ulisse mi rabbonisce che
scegliendo la via scontata dell’amore
abbia mancato l’accesso principale alla gloria dei cieli, riemergendone nella realtà diurna della
mia angoscia e della vanità di
fronteggiarla con il mio impegno civile, illudendomi di potermi così rendere
utile e di farmi valere , è a brani e
frammenti che mi perviene la realtà dall’India tramite Mohammad ed Ajay, in un ripetersi indaffarato della vita d’hotel di Kailash in attesa del
mio ritorno.
Non
meno sorprendente dei miei sogni ossessivi,- che ovunque stia splendidamente in vacanza mi fanno ritrovare con compiti
ancora da correggere, mentre incombono scrutinio esami liceali cui giungo
immancabilmente impreparato e in grande
affanno, o in cui rivedo stuprate da bruti, ai quali
le ho lasciate improvvidamente abbandonate nel sottoponte in
disuso, le sole bambine con cui da
piccolo fui in qualche intimità di giochi,-
è che al mio risveglio io
ritrovi in Mantova e Khajuraho
lo stesso allineamento turistico,
i due centri d’arte incapaci entrambi di darsi altrimenti un futuro.
Leggevo
oggi sul foglio locale
di come internet stia riscrivendo l ospitalità della mia città, sempre meno in hotel, sempre più in bed and
breakfast e in appartamenti e case private,
senza però che aumentino di un niente le notti trascorse , e ieri Mohammad è riuscito solo a dirmi in che
situazione drammatica si sia cacciato , per avere voluto dare una mano
all’amico Abbaz ad aprire anch’egli un proprio home stay nel sobborgo fatiscente della musulmana Manjunagar , forte della
sua esperienza giunta al suo quinto
mese presso l’home stay P.* di Manoj
Ora
si dà che Abbaz abbia un cugino che vuole a sua volta aprire un home
stay, e l’avere appreso che Mohammad
si sia prodigato a favorire Abbaz l’ha fatto montare su tutte le furie.
“ I kill you, I kill you, mi ha gridato raggiungendomi fin dentro l’home stay di manoj, mi ha minacciato di denunciarmi come un
terrorista, facendomi il nome di
un poliziotto suo amico”
“
Tu terrorista, e come, vivendo in
Khajuraho, tutto il giorno in home stay?...”
“ Vengo da Kanpur, e lui può inventare tutto
sul mio conto.”
Bilal,
il suo parente ricco e influente, si sarebbe dato da fare per evitargli ogni
guaio, ma l’ impegno che questi così si era assunto non lo rassicurava quanto
invece lo spaventava ancora la veemenza con la quale il cugino di Abbaz lo aveva investito
“
E dirò, ha anche aggiunto, che fai dei
traffici sporchi con gli stranieri. Mi crederanno, vedrai”
“E
Abbaz?
“
E’ tutto dalla mia parte, ha fatto tanto per me.”
Stavo
per suggerirgli di lasciare perdere
tutto o di anticipare quello scriteriato recandosi lui, con Abbaz e Bilal, a
denunciarne le minacce alla polizia, quando la linea è caduta e non è stato
più possibile riprenderla
“
Che vuoi, mi ha detto Kailash , quando gli ho detto grossomodo del
fatto, tutti quelli che hanno delle
stanze libere ne fanno in Khajuraho un home stay…”
“
Ma se non avete che indiani in hotel, e non si vedono più stranieri
occidentali!” Un dieci per cento del totale dei turisti, secondo i suoi
calcoli aggiornati
“
Ma è folle, Kailash, addirittura in Manjunagar..”
“
Che vuoi, la sai come la penso, Chi ha denaro non sa altro che spenderlo /
non riesce a non spenderlo”
Come
la Gautam family. Zero clienti in hotel. E intanto a costruirne un altro.
E
tra “ corean” o “ indian group”
l’amico se la passa prendendosi
più cura dell hotel
“
Ieri gli ho fatto vedere come mi fossi dato da fare a spazzare via le cimici dalle stanze prima che i coreani
arrivassero”. . Khajuraho era invasa
di cimici ancora quest’oggi, è a luci spente per non attrarle negli
interni,al punto che mi ha telefonato
più volte standosene di fuori dell hotel,
lungo la jain Road di una
Khajuraho abbuiata.
Sono
gli indiani i clienti che gli danno
più da fare, con le loro pretese incessanti lungo il corso di tutta la notte, prima l’acqua, poi le
sigarette e finanche le scatole dei fiammiferi da portare loro in stanza.
In
compenso sono di meno i grilli salterini, dappertutto, fin dentro le maglie
di sotto. Grilli e cimici ci sono perché è venuta la pioggia,
ma della tanta acqua che preannunciava
il meteo in internet, ne è caduta parecchia solo per un’ora. Dalle quattro
alle cinque di un pomeriggio.Abbastanza per
assicurare che giunga a maturazione il sesamo nei campi, troppo poca per le coltivazioni
di lenticchie, che andranno perdute nei campi
senza pozzi o non raggiunti
dall’irrigazione.
Nei
giorni in cui vorrei tanto essere già da loro, nei giorni della festa di
Diwali per la Laxmi puja in famiglia, il padrone giovane pare che lo voglia
al suo seguito a Delhi, partecipe come cerimoniere del suo matrimonio con un’indiana, dopo avere
lasciato la prima moglie italiana.
“ L’ha lasciata dopo essere diventato ricco
del suo denaro, vero, Kailash?”
“
Yes, like this” ha annuito Kailash, con cruda sincerità, come se non sapessi già come si sono costruite le fortune in
Khajuraho vari detentori di hotel. Del suo, come di quello
di Mohammad, come di quello
stesso in cui l’estate scorsa lavorava Ajay. Ma il suo
padrone resta il dio del mio amico. E
per quanto gli abbia raccomandato la cura dei nostri bambini, so già che Ajay
, in difficoltà con la matematica e l’hindi, non troverà in lui l’amicizia fraterna di un soccorrevole
padre..
.
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Da Mir Taqi Mir
E' dal tuo cuore o dalla tua vita
che sale al cielo questo fumo?
Quale tomba di una persona insenziente e' questo cielo
ogni mattino vi ascende un barlume
Non sgomberare le camere del cuore
chi evacuerebbe così una casa?
Quando c'e tensione nella mia testa
c'e' fragore nel cielo
O voce ardente, sta attenta alla tua casa
sale del fumo dal tuo nido
Dove può più andare una persona
se ha rifiutato il tuo rifugio
Sono uscito dalla tua strada
come qualcuno esce dal mondo
Mir, l'amore e' una pietra estremamente pesante
non può reggerla chi sia debole.
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Nel rischiararsi del primo mattino
la tua animalità si raccoglie nel tuo residuo calore,
il nient’altro, di palpitante, che ora tu sei al suo amato
cospetto,
senza pi§ tue parole che egli voglia piu' intendere ,
il sole dicembrino indiano un trascorso splendore,
al tracimare negli occhi della luce delle acque che le nebbie
soffondono,
tra le braci spentesi si fa così più che mai duro
riprendere lo sforzo che non trova alcun seguito,
restare in ascolto, inascoltato
senza nemmeno più gli stracci indosso del mendicante,
indiscernibili l'uomo e la belva,
nella sola resipiscenza
che chi non leva al cielo il suo lamento assassino
e’ chi le mani con Caino leverà sul consanguineo sangue,
con la nebbia levandosi il tetro sentire
tra le reiterate parole che nessuno avrà modo di udire.
20 dicembre 2017
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14 dicembre 2017 Versione finale
Oggi sono infine riemerso da Mohammad, my brown sugar, in tutta
quanta e’la luce meravigliosa di questo dicembre indiano, di una dolcezza
resa ancora piu’soffusa dalla foschia che velava i colli all’ orizzonte,
mentre in bicicletta raggiungevo Kundarpurah, il doposcuola deserto di Ghita,
le bianche case di malta e sterco del villaggio nativo di Kailash. Mandrie di
bufali, greggi di pecore, si succedevano di ritorno dalla giungla, bambini e
vecchie (ne erano) i sorveglianti al seguito, ( mentre) anziani pastori lungo
i cigli ( erano) seduti intenti a badare agli armenti lontani nei campi. Nel
sole i bufali sostavano quieti o si muovevano lenti, intanto che lungo la
strada sferragliavano fuoristrada e furgoni strapieni.
Nei campi irrigui già germinavano tra le alte piante ai bordi i
coltivi di grano e di colza, sterpi e brulli arativi si susseguivano nei
campi privi di acqua.
Al ritorno, l’amico e fratello Kailash lo ritrovavo a casa solo
versole due, da giorni bisogna che sovvenga alle sue incombenze economiche
restandomene a distanza, da che la sua mente è tornata a vacillare e lui si
sente perduto. Poorti e Ajay un continuo viavai tra la casa e gli esterni..
Riprendevo quindi di nuovo a scrivere dei templi di Gonda e
Ramnagar, nel distretto di Chitrakoot, sacro al dio Rama, e dovevo tornare a
riscrivere tutto, rigo per rigo, ritrovandomi incapace di scrivere
naturalmente cio’ che non sia voce dell’anima, letteratura poetica, per quanto
templi e monumenti dell’India ora li ami come non mai.
L’altra sera e’ stato dunque uno shock apprendere che era
avvenuto cio’che credevo che non potesse mai accadere, la demolizione, la
primavera scorsa, della nation Hall di Raj Reval in Pragati Maidan, a seguito
addirittura di una sentenza confermativa dell’Alta Corte di Giustizia, un
oltraggioper l’intera architettura contemporanea indiana e mondiale. Per me
tale edificio era tutt uno con gli orizzonti di Delhi che in me sono eterni.
La giustificazione addotta era che il monumento risaliva a meno
di sessant’anni fa.Una nuova disposizione di legge analogamente scellerata
votata dalle nostre Camere quest’estate, ancora piu ‘permissivamente consente
di abbattere in Italkia ogni edificio che risalga a meno di settant’anni fa,
senza che possa essere invocato alcun vincolo artistico, le stesse cartiere
Burgo della mia citta’di cui è autore Pier Luigi Nervi. Per dire quale sia il
tenore della nostra rappresentanza presente e futura di nominati, l’agire
illuminato di cerchi o gigli magici e dei nostri leader carismatici.
Cosi estenuato dalla interrminabilita’ della mia descrizione dei
templi, di quante imprecisioni avvistavo che dovevo correggere in uno scritto
che scoprivo ogni volta piu’imperfetto di prima, uscivo di nuovo nella luce
di sole, incantato dal mio Chandu su una moto gigantesca, irretito nella sua
ordinanza amorosa che immediately,fast, andassi a comperargli biscotti al
cioccolato,Ne prendevo per lui, come per Mohammad, ma prima che giungessi
all’hotel dove my Brown Sugar lavora, un concentrarsi di donne e bambini per
strada, sulle soglie e le piattaforme, i chabutra, delle case adiacenti, mi
induceva a fermarmi per vederene il motivo: era una piccola scimmia che nello
spiccare un balzo da un terrazzo all’altro era rovinosamente caduta
fratturandosi un arto, e che barcollava lungo la strada o vi si distendeva
poggiandovi il capo sanguinante presso un orecchio, senza che nessuno osasse
avvicinarsi ad essa o soccorrerla. Non mi e’occorso alcun coraggio per
afferrarla sotto il petto e sottrarla alla strada presso una motocicletta
ferma di lato , al metallo dei cui parafanghi la scimmietta ha appoggiato la
testa.
Raggiungevo Mohammad, che gia 'sapeva dell’animale
infortunatosi, dicendogli che piu’di lui ora mi premeva la sorte
dell’animale.
“Si vede che tu sei una scimmia come lei”
“Tu, di sicuro, sei stato una scimmia in un’altra vita”
“Ho paura delle scimmie”,era la verita che i l ragazzo mi
rivelava.
“Ma io che cosa posso fare per lei?
“Sai gia’ quel che devi fare per lei”
La scimmia era solo una curiosita’ d’intralcio per le moto e le
macchine che transitavano, anche in ragione della sua lunghissima coda
prensile che si dilungava per strada, cosi’l’ho presa di nuovo, di traverso,
e l’ho depositata su un bancale, il cui frescore le recava un gran conforto.
Tra la piccola folla accorsa qualcuno s’era mosso intelligentemente nel darsi
da fare, un insegnante dela mia ex scuola aveva chiamato una guardia
forestale, un giovane, per anticipare i tempi, mi ha chiesto nel frattempo se
volevo salire di dietro sulla sua moto per raggiungere con la nostra
scimmietta il ricovero per animali, e gia stavo caricandomi la scimmia
recalcitrante in braccio salendo di dietro, che qualcuno ci ha fatto
desistere con tutte le ragioni del caso. Una guardia forestale e’sopraggiunta
di li’a poco, in attesa dell’arrivo di una sorta di autoambulanza.
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Con Kailash Sen sono stato di ritorno una terza volta in
Chitrakoot, la seconda con lui, dopo che vi sono stato con i giovani Ajay
e Mohammad due mesi or sono, come ben si ricordava un inserviente del Tourist
Bungalow.
Tutto e’iniziato da che cercando una meta dei nostri viaggi che
fosse compatibile con le ristrettezze di cio’ che posso consentirmi, ho
scoperto che nel distretto di Citrakoot Dam vi sono vari antichi
templi dei sovrani Chandella a cui potevo estendere le mie ricerche in corso
sulla loro architettura di provincia, che credevo in pietra di granito in
luogo dell’arenaria dei templi di khajuraho.
Così, grazie anche alle sole indicazioni della ubicazione dei
templi che forniva un catalogo
del circolo dell’Archaeolocical Survey of India, la prima volta
ho ritrovato i siti dei magnifici templi di Gonda e di Ramnagar, dove
un brahmano locale ci aveva condotto in jeep alla perlustrazione delle
rovine di altri templi non altrimenti raggiungibili nell’immediato
circondario.
E stata un’escursione fuoristrada che troppo tardivamente,
già sul far della sera, ho ripreso con i giovani Ajay e Mohammad, quando con
loro mi sono recato di nuovo in Ramnagar, come in Gonda, per recuperare le
immagini dei templi che erano andate perdute al mio rientro in Italia,
allorché alla stazione centrale di Milano sono stato derubato di
computer e tablet ,salvando per mia fortuna,
Nel congedarci dal brahmino di Ramnagar, un uomo ancor giovane di
acuta intelligenza, costui ci ha ricordato che c’erano altri siti di rovine
templari nei paraggi, cui avrebbe potuto condurci con il suo
automezzo,solo che ci fossimo ripresentati di prima mattina.
Nel periodo che poi e’ intercorso, mentre venivo
trasponendo immagini e dati analitici nella rielaborazione al computer della
descrizione dei templi di Gonda e di Ramnagar, integrandone gli aspetti e le
valenze simboliche in un excursus su tutti i templi antecedenti e coevi del
Bundelkand e del centro India, ho avuto la felice idea di ricercare se
vi fosse stato in visita il maggiore Cunnimgham, e li avesse descritti in uno
dei suoi reports.
In effetti in uno dei suoi piu tardi viaggi, se non l’ultimo,
compiuto nel 1883-84, il maggiore era disceso a Citrakoot da Allahabad,
viaggiando in senso contrario, da nord a sud, rispetto al percorso da me
intrapreso, ed aveva visitato i templi di Gonda, di cui il volume XXI della
raccolta dei suoi reports conteneva finanche la pianta,in una delle tavole
allegate, Fra di esse, insieme con le mappe d’epoca del
territorio del Bundelhand , figurava la incisione suggestiva di un tempio
situato a nord est di quello di Ramnagar, il Barha Dewar, secondo la
denominazione che il maggiore ne
ufficializzava. Esso sorgeva su un dosso nei pressi del fiume Yamuna, dove
gli ultimi rilievi Vindhya discendono alla piana Gangetica.
Al pari del tempio di
Ramnagar anche quest ‘ultimo presentava magnifici pilastri fregiati di
campane pendule, conservando parte delle trabeazioni che in quello di
Ramnagar sono andate perdute.I loro residui dalle parvenze di
timpano, la delineazione di un fiume dal corso ampio all’
orizzonte, suscitavano nella mia mente fantasie nilotiche,
sovrapponendo a quelle rovine vestigia templari occidentali in stile
ionico-corinzio. La fascinazione di una cristallizzazione immaginaria era
cosi’avvenuta, e avventurarmi alla ricerca del tempio perduto, sulle
orme di Cunningham, per accertare che cosa tuttora ne sopravvivesse,
se tale meraviglia mentale e figurativa avesse ancora una
corrispondenza reale, diventava una meta capace di smuovermi in viaggio
piu’che lo stesso Taj Mahal. Ma dubitavo ancora dell’esistenza reale del
tempio, quando nel riordinare i dati dei templi nel Distretto di Citrakoot
Dam, secondo le indicazioni tehsil per tehsil che avevo ritrovato, un
criterio indispensabile per la mia
ricerca , dato che nello stesso distretto posso ricorrere due Baragaon come si
dà il caso in quello di Tikamghar, oppure uno puo’andare alla ricerca di Akona segnalata
sulla via di Kanpur mentre è verso l’altra Akona in prossimita di Kulpahar che deve dirigersi, se vuole ritrovare le rovine
altrimenti fantasmatiche dei quattro templi Chandella che ricerca, ebbene, rinvenivo
che nello stesso tehsil di Ramnagar, quello di Mahu, vi era un tempio “usually called Bhar Deul”, assai
assonante con il Barha Dewar del maggiore Cunninghan, e ch’era situato presso
un villaggio, Barha Kotra, che richiamava non poco il Kutharo nelle cui vicinanze sorgeva il tempio Barha Dewar. Poco distante
dal Bhar Deul come dal Barha Dewar, secondo il report del maggiore
Cunningham e i dati in internet concordanti, sorgevano inoltre grotte con statue , denominate
similarmente Rikhain o più non ricordo come nel report di Cunningham, il che
mi toglieva ogni dubbio che i templi coincidessero e che nel Bhar Deul
dovessi rinvenire superstite il Barha Dewar del Maggiore Cunninghan.Di
contorno restavano i templi da visitare ulteriormente nel tehsil di Mau. Del
resto la conclusione del mio scritto sui templi di Gonda e di Ramnagar non mi
dava margine elusivi: se il testo aveva come soggetto i templi piu memorabili
del distretto di Chitrakoot, ebbene, non potevo cavarmela, in
conclusione, adducendo il Barha Dewar o Deul solo come uno dei
possibili templi che si potevano visitare dopo quello di Ramnagar, per
implementare la propria escursione nel tehsil di Mau. Se il Barha
Dewar di Cunningham ancora esisteva e se mi aveva affascinato talmente tanto anche
solo in immagini, il tempio Bhar Deul
con cui coincideva e che il catalogo
dell’Asi non poteva esimersi dal definire “magnificent”, nel mio scritto doveva
trovare non meno spazio di quelli di
Gonda e di Ramnagar, accertando dal vivo e in situ se non fosse pertanto il
quarto dei templi eccellenti tra Chitrakoot e Allahabad, se non il tempio più
magnifico dell’intera regione, ai
termini estremi del Bundelkand.
Alla partenza, una terza volta in un anno per Chitrakot, alla
ricerca del tempio di Bara Dewal di cui mi avevano affascinato la descrizione
e la tavola illustrativa di uno dei reports del maggiore
Cunningham.Nonostante le tensioni al limite della rottura intercorse i giorni
avanti tra me e Kailash, la mia mente ancora scossa lo ritrovava ritemprato e
rasserenato dal distacco da Khajuraho, dal lavoro e dalla famiglia.Nulla
pareva che potesse più perturbarne la quiete dell animo, e tale sua distensione
interiore conciliava la mia, di fronte a cio’che inevitabilmente un viaggio
in India riserva. Gia’all’ arrivo a Mahoba apprendevamo che il treno per Citrakoot
diretto a Kolkata era in ritardo di oltre un’ora e mezza ,benché non ci
fossero nebbia e foschia, e il treno provenisse solo da
Gwalior. Salivano a tre e mezza le ore di ritardo del treno, cui Kailash.
mi induceva a seguitare a fare ricorso, in luogo degli autobus o di un treno locale, passengers,
che invero era puntuale, ma che a suo avviso sarebbe arrivato comunque dopo.
Alla stazione, in Mahoba ove ci rifornivamo a un atm delle rupie che
occorrevano in più, assaporavo tutto il piacere della tranquilla
profondità della nostra amicizia, dell’ intesa quieta delle nostre anime “
E’cosi essere amici ho ripetuto a Kailash sul treno che finalmente
era sopraggiunto, stare insieme ore e ore, giorno dopo giorno, e non
stancarsi mai l’uno dell’altro” Ne il nostro accordo sarebbe venuto all
arrivo in Karwi-Citrakoot Dam, in hotel, nella stanza assegnataci, anche se
nel depositare I bagagli ,nel suo fare cosi’tipicamente indiano si era
assegnato il posto piuù confortevole del letto doppio , e si era addentrato in
bagno senza prima chiedermi se avessi bisogno di usarlo.
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A Capodanno ( Capodanno indiano) testo del 2016
L’ultimo dell’anno ho rivisto ancora una volta in videochiamata Chandu, Poorti, Ajay, Kailash , meravigliosamente belli nei lineamenti ravvivati dal freddo. Chandu era di una allegria che sopravanzava straripante le poche cose che aveva da dirmi, Poorti irradiava ancora più gioia nel riscoprirmi così affettuoso e tenero nei suoi riguardi di bambina in boccio. Con Ajay mi sono intrattenuto prima che gli altri arrivassero e dopo che se ne sono andati, cercando di prospettargli un futuro prossimo, nella prosecuzione degli studi presso la sua scuola fino al dodicesimo anno, per poi seguitarli all’Università di Chhatarpur, in concomitanza con la sua apertura a tutti gli effetti. Con Kailash ho ripreso i soliti discorsi , sull’animazione a Capodanno di Khajuraho, che la faceva affollata di turisti, soprattutto indiani, come nelle ricorrenze dell’Amausia o della stessa Shivaratri, macchine parcheggiate ovunque lungo le vie dei templi, e per egli, senza l' incombenza per le vacanze di portare a scuola Chandu e Poorti e di ricondurli a casa, affidando il negozietto ad Ajay , si prospettava l'opportunità di raggranellare centinaia di rupie con qualche giro turistico in cui recasse ai templi minori o alla stazione ferroviaria visitatori indiani del più diverso tenore, i due signori di Jaipur che avevano finanche richiesto le sue generalità, perché fosse il conducente anche di certi loro amici quando fossero sopraggiunti in Khajuraho, una coppia, marito e moglie, di Bhopal, tutt’altro che in vena di elargizioni, tre signore di Kolkata che benché fossero arrivate da Delhi solo di pomeriggio con il treno che avrebbe dovuto pervenire di primo mattino, si attardavano per strada per reperire un autorickshaw il cui noleggio fosse più economico di quelli i cui conducenti si erano offerti l' uno di seguito all’altro di accompagnarle.
Il freddo tagliente induceva Kailash a rientrare a casa al più presto dall' internet center, per non pregiudicare la salute di un Chandu ancora convalescente, che mi aveva preannunciato come si fosse scurito di pelle per un’infezione contratta e per essere stato sottratto per giorni al freddo dell’acqua e di lavarsi in cortile, ma prima di riportare a casa Poorti e Chandu non avrebbe mancato di recarsi nella vicina pasticceria in cui abitualmente ordinavo le torte per i compleanni e le ricorrenze speciali, per acquistarne una al cioccolato che allietasse il Capodanno dei bimbi. Cessato il clamore della loro apparizione in videochiamata, il loro squarcio di vita, benché l'ora fosse già tarda ho fatto il numero di telefono di Mohammad, più per una prassi di rito, che perché immaginassi o sperassi che potesse rispondermi, ed invece il ragazzo l ho ritrovato al telefono. L’affetto dirompente che ci unisce ci faceva presenti l uno all’altro più che se ci vedessimo in linea , e i nostri discorsi fluivano l uno dall altro come se si intrecciassero con i nostri sguardi. Mohammad mi ribadiva che Muskan oramai da due mesi l’aveva lasciata, senza che alcuna sofferenza fosse tacitata dalle sue parole. La sua situazione familiare me la prefigurava secondo gli intenti che proiettava nel padre, preannunciandomi che sarebbero rimasti a Khajuraho fino ad aprile, e che al mio ritorno avrei potuto trovarlo li fino ad allora, quando finirà per lui con gli esami di stato il decimo anno scolastico, poi la casa sarebbe stata affittata e lui e la mamma e la sorella avrebbero preso la via di Kanpur, per andare a stare nella casa grande della nonna, mentre il padre sarebbe andato in cerca di lavoro nel Gujarat , da quelle parti. Ma tutto sarebbe stato messo in discussione , se il padre avesse trovato un lavoro remunerativo in Khajuraho. “ La vita è davvero difficile Mohammad” “Si deve sopravvivere” mi sospirava il ragazzo.La vita è davvero difficile Mohammad” “Si deve sopravvivere” mi sospirava il ragazzo.Ma il peso più immane che gravava sul loro futuro familiare, più ancora che l'onere della sussistenza, era il matrimonio futuro della sorella, in là nel tempo di ancora un quinquennio, ai cui costi di almeno 250.000 rupie il padre non sapeva da solo come far fronte, disponendo di un guadagno giornaliero al più di 200 rupie come venditore di the, con il quale non riusciva a provvedere che a stento alle necessità familiari di ogni giorno . “ Devo dirti quello che davvero penso, Mohammad? La cosa più terribile è che nei matrimoni indiani diventino un tale problema la dote e le nozze, i loro costi, il dar da mangiare a degli invitati, mentre non ci si dà pensiero che una figlia possa essere felice con il suo sposo, “ Ma se non le dai una dote , e la sposi povera, il marito poi la maltratta, la picchia, non la vuole più, la rimanda indietro dalla sua famiglia…” Le mie solite raccomandazioni vane che con la fine delle vacanze di Natale riprendesse la scuola, si sovrapponevano al solo seguito possibile di tale discorso, e come al solito sortivano solo l'effetto di provocare la fine del suo collegamento, con la giustificazione consueta che le batterie del suo cellulare si stavano scaricando “ E’ geloso di te e di me…non vuole lasciarci parlare ancora”, i termini scherzosi del suo commiato.“
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Ora che non ha più luce il cielo e più acqua la fonte
Più respiro d’aria la distesa dei campi,
che non c’e più ombra che al dolore sia di
riparo
se amore non è che un vano inganno,
che un giocare con gli altrui
sentimenti,
To play with the feeling of another person,
con lui come con altri lei giocando
come lui seguita a giocare con chi l'ha preceduta,
infliggendosi schiaffi vuole darsi la morte il mio
Mohammad,
allo svaporarsi con l’alcool del vuoto di fondo,
non fosse per la mia amicizia a cui s’avvinghia
nell’algore dei baci,
svelandomi d’un tratto tutto quanto ha commesso,
nell’ufficio, in stanza, al caffè dei nostri
ritrovi
strette ed abbracci per levarmi di tasca
le rifiutate/negate rupie
"Sapevo che tu accettavi tutto per salvare la
nostra amicizia"
Così tu dicendomi, quando nella tua animalità si ammusa la mia 10 gennaio 2018
Come Kailash profetizzava essendone certo al cento per
cento, Brown Sugar, il mio diletto Mohammad nei cui riguardi avevo già preso intimamente di nuovo tutte le debite distanze, ripromettendomi di
non rimettere piu’ piede nell’home stay dove lavora, di non riservargli
piu’alcun aiuto se non allorche’ riprenda gli studi, gia’ ieri sera si
è rifatto di nuovo vivo, sorprendendomi con il suo arrivo in stanza come
Maria restò sbalordita dall’angelo annunziante. Lo aveva sospinto a
raggiungermi nel mio recesso l’ impellenza del bisogno che l’aiutassi a
pagare il pieno di benzina dello scooter, dopo avermi
tenuto per giorni nella sua black list telefonica ed essere stato con
me solo scorbutico e impietoso, negandomi ogni attenzione e riguardo, non
appena la settimana scorsa ha potuto fare a meno di me, gia' il giorno
dopo che sono stato l’unico ad accorrere in suo soccorso e a rialzarlo
in piedi, quando per la disperazione si è dato a due bottigliette di
rhum e ad una di whisky. In stanza aveva la freschezza del vento nel respiro e
nello incarnato del viso, ma io ero stato troppo intimamente urtato dal
mutamento ciclico della sua dolcezza giocosa in una brutalita’di modi
crudeli, per sciogliermi in breve dal mio raggelamento. Doveva recarsi
oggi fino a Kalinjar,non so ancora bene se con un amico o solo per lavoro. Io
gli ho dato solo cento delle duecento rupie richiestemi, ed egli si e'
subito ripromesso di non mettermi di nuovo in black list, e di tenere
fede ai voti che aveva fatto a se stesso nel decorso della sbornia, di non
bere piu’alcool, di contentarsi di quanto decidessi di dargli senza più fare
cio' che ha commesso a mio danno fino
all'inizio dell'anno, di non amoreggiare piu’con alcuna girlfriend, dei
tre l'unico voto che l'ho esortato di sciogliere.
“L’amore e’ una cosa per
ricchi”, mi aveva detto tra le tante cose che inebriato e desolato dal
vino era pervenuto a pensare, nella lucidità rassegnata della sua
irredimibile miseria, “ loro solo giocano s con il mio sentire “They are only
playing with my feeling”, “Come tu fai con loro, Mohammad , flirtando e
volendola smettere appena il tuo amore di ragazza non ti
interessa più”, cosi' dicendogli mentre
dovevo trattenerlo dal prendersi a schiaffi nei suoi conati autolesionistici
Ciò che ora più mi strazia di Mohammad, nell’amarlo così a fondo
nel suo dolore gioioso, è che a
consegnarlo in futuro alla sola nostra amicizia congiura lo stesso aspetto
che hanno assunto il suo volto e il suo corpo: pur nel suo invigorirsi
come uomo nei suoi diciott'anni compiuti, il suo volto e’sempre più il raffinamento
dei lineamenti di un bellissimo fanciullo, ed il suo corpo ne ha tutto il
mancato sviluppo. Cosi’my baby boy
e’il piu’improbabile degli sposi e dei padri, nel fisico come nella
poverta’ estrema, che che non gli consente di dare una casa ed un sostegno a
una moglie e a dei figli.
Come atto riparatorio, alla sua ripartenza ieri sera gli ho
chiesto scusa, se cosi spesso non so intendere quando e’ disturbato nella
mente o quando solo finge di esserlo per non avere a che fare con me, al che egli
riavviandosi in motoretta *Non c’e’problema, -mi ha risollevato-,
non possiamo leggere in un volto come in un libro”
Stamane era Chandu,il mio bambino adorato, sotto le coltri
rannicchiato nel letto comune come un Principino sdegnoso, a riservarmi a sua
volta il suo”go”, vai via”, prima che
mi congedasse con il meraviglioso suo ‘ciao”, per rassicurarmi che resto il
Babba' che gli è caro.
Mohammad l’ ho rivisto oggi due volte, per ricordargli che
posdomani dovrò partire come visto comanda per Kathmandu.
Mi ha chiesto se ci andrò da solo,per farmi sapere che sarebbe
venuto volentieri con me. Non ci sono ora clienti nell’home stay.
“ Mi dici questo dopo che l’altro ieri hai esclamato che ‘it s very good”, che ti va solo
bene se per non crearti problemi non verro’ piu’ nel tuo home stay-
scegliendone un altro, per una cifra concordata, dove per le autorita' indiane
deve pur figurare che alloggio? E se quando ti trovo al telefono sai solo ripetermi che
devi lavorare e neanche mi saluti?”
Stasera solo perché l’ ho intercettato per strada che
scorrazzava con un amico sul suo scooter, e’ sopraggiunto a vedere come mai
non riuscissi a trasferire nella memoria del computer le immagini dei templi
su cui lavoro d a mesi e che rischio tuttora da perdere, con tutto il senso
della mia attività di ricerca. Si e’così accomodato senza avere voglia di venire
a capo di niente, nella sua ventata di giovinezza e di freschezza che non
può piuù illudermi quanto a ciò che può riservarmi.
Ne parlavo ieri in treno con Kailash dicendo come nessuno, in
famiglia, a scuola, nel tempio, sembra che insegni niente a nessun
giovane uomo indiano.
“ Possono imparare solo soffrendo” e’ stata la risposta che mi
ha riunito al mio amico.
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Partire partirò, partir bisogna
E dunque, come
recitava un vecchio canto popolare, “partire partiro’, partir bisogna”, per
il Nepal, in ottemperanza ad un endorsement del visto già caduto in disuso,
per la sua assurdità palese, ma a cui devo comunque attenermi perché è una
prescrizione che esso pur reca, secondo la quale “to stay do not exceed 90
days”, e dunque, anche se il visto resta valido per sei mesi, prima di 90
giorni dal mio ingresso in India, ossia prima del 17 gennaio, devo comunque
almeno per un giorno lasciarne il territorio, dopo di che potro’ farvi
rientro e godervi della permanenza fino a che al sesto mese scada il visto. Non
importa se i visti seguenti rilasciati dal Consolato italiano non recano piu’
tale indicazione, la sua tassatività resta assoluta. E così cioò che
altrimenti si sarebbe configurato come un’escursione meravigliosa nella valle
di Kathmandu, di ritorno in Patan, Baktapur, alle espressioni del’arte newari
e dello shivaismo e buddhismo tantrico, incombe come un’obbligazione
calamitosa, che devo affrontare da solo nelle mie sofferenze motorie e
nell'.inclemenza dei suoi costi che mi obnubilano d’angoscia; due giorni di treno, ed uno di autobus,in
un periodo dell’anno dove ritardo s’aggiunge a ritardo e disagio a disagio
nei trasporti indiani dei passeggeri, benche’ in questi giorni, piu che mai,
il sole vi splenda sui giusti come sugli iniqui. Mohammad ieri mi ha chiesto
invano di accompagnarmi, purtroppo ogni spostamento anche minimo mi e’divenuto
un costo proibitivo , all’affitto del mio appartamento vuoto in Italia, della
residenza con la famiglia di Kailash e dell home stay dove devo simulare che
io stia, si aggiunge, come quarto
alloggio di cui devo sostenere in contemporanea il costo, quello dell’hotel
dove io pernotti durante il viaggio, e prima di partire devo anticipare le
spese della famiglia di Kailash per tutto il tempo intercorrente, né Mohammad
farà a meno di avanzarmi le sue richieste, o potrò confidare in alcuna
flessibilità nello sforzo congiunto di mantenere mia madre.Quanto
allevierebbe ogni mio onere di migrante interno, e qui in India, solo il
sentirmi chiedere “ Che cosa ti e’ possibile fare? Dai quel che riesci a
dare”, e mi darebbe sollievo che di me importasse che cosa scrivo, ricerco,e
ritrovo, non soltanto il contributo che verso e il sostentamento che reco,
nel più assoluto disinteresse per ciò che sia il mio talento od ingegno, la
luce che esprime nella sua miseria presente, una noncuranza in cui sta
disfacendosi qui in India anche l’amicizia tra me e Mohammad.
A non chiedere cosi’ tanto, qui certo trovo assistenza
materiale, la salute e la vita mentale, Vimala lava la stanza e i miei panni,
insieme con le stoviglie che uso, per cibarmi delle pietanze che Ajay e
Kailash mi cucinano ogni giorno, ma a Kailash, anche durante il nostro recente
breve viaggio a Chitrakoot, ho dovuto
ricordare in ogni circostanza che a dispetto della sofferenza che provo in
ogni movimento che faccio, lui si caricava ogni volta del bagaglio più leggero, si dava la precedenza in tutto e occupava nel letto o nei mezzi di
trasporto la sistemazione più comoda. Se il mio amico e i figli perdurano in
tali inavvertenze, proprie della loro indianita’, che vecchiaia terminale
posso sperare, allora mi chiedo,quando senza piu’altra risorsa che la mia
pensione, io mi ritrovi a non disporre che di lui e dei suoi cari, o esaurita
la mia liquidazione, nemmeno più possa ricongiungermi a loro, in un corpo
senz’altro divenuto incapace di fare più che un passo come quello ora di mia
madre ( la cui longevità la mia depressione la vive come un incubo che oscura
ogni mio giorno?)
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Between the sun and the moon,
The kites in the blue sky.
Like fishes swimming in the water,”
Cosi dico al bimbo mio,
amore mio,
intanto che dalla sua corda, da altri rocchi,
svariano aquiloni nel piu’ terso dei cieli, nei suoi occhi,
tra il dardeggiare del sole, la falce di luna,
guizzanti, al tratto della mano,
quali pesci di un acquario celestiale,
e il bimbo assente, in se’ irraggiungibile,
come gli aquiloni inebriati nell’azzurro
del più puro infinito
Sacra giovenca
Nel tuo ruvido biancore
Stazioni immota sull’uscio di casa.
Nei tuoi occhi chini socchiusi
La tua muta richiesta di cibo.
La chappati, come l’avverto,
Che Vimala si toglie di bocca.
Sul quartiere silente
Alta la luna nel chiarore dovunque
Giovenca sacra II
Nel meriggio ti scruta , tese le orecchie,
al cancello che non si apre
Ma la casa e’vuota, la dispensa chiusa,
per la nonna morta, di cui crepita il fuoco,
E lei si affaccia alla porta accanto.
Mite alla percossa che la discaccia.
Al disvelarsi della luna
Quando ti adoravo,
al disvelarsi della luna,
nel roteante sole,
il tuo arrivo era il
sorvolo di un angelo.
Ora che ci amiamo
nel perdonarci e’ il sopraggiungere
della tua umida carne.
In giorni di continuo sole,
al freddo che demorde.
Nella notte le luci della stazione quelle di un camposanto.
Non solo i loro i capi rasi
Di chi bivacca per Varanasi.
In una sacca bianca due denti inferiori,
Un frammento di femore
Quel che dell’avola destinato e’ al Gange.
Tu il primo, e’il rintocco,
Cui ora tocca per anzianità,
Sempre che come fu per Sumit
la sua mano non ghermisca il più tenero infante.
In disparte distogliendoti assente,
tra i loro discorsi tu già la tua morta cenere
Con il suo passo furtivo Mohammad ha saputo raggiungermi di sorpresa mentre lasciavo il festivaldance che erano già passate le 22,30. Era oramai troppo tardi per prendere un the in uno degli stand, cosi’all’esterno abbiamo dovuto rifarci al Madhur cafe che stava già chiudendo, per una tazza di caffè bollente che abbiamo sorbito ritrovandoci dinuovo nel luogo dei nostri mitici incontri. Il mio caro ragazzo aveva di che parlarmi sulle frequenze dell’amore, intrecciando sul petto la forma di un cuore pulsante. La giornata era stata di tensione con Asmah, la ragazza nel Pakistan, di Lahore, il cui invaghimento volgeva gia’ al termine. Lei gli aveva dato un anno di tempo per provvedere a che potessero sposarsi, non capendo affatto quanto più tempo gli occorresse per rimediare alla propria miseria.Anche questo suo amore stava volgendo al medesimo epilogo dei precedenti, che gli era stato preannunciato a novembre quanto al suo stesso innamoramento per R., quando la giovinetta gli aveva dato due anni di tempo perché nel frattempo assicurasse ad entrambi una casa in cui vivere.
Ora aveva la sorella cui assicurare in futuro le nozze, i
genitori cui provvedere.Quanto al suo destino, ha intenzione di rimanere celibe. “Come te, mi ha detto, la
tua scelta è veramente una buona cosa”. Io ho scosso solo il capo per
dissuaderlo, chiedendogli se sua madre e suo padre ne fossero contenti. Loro non
ne facevano un problema.Tornavo chiedergli di Asmah .Il ragazzo non mi aveva
già detto che lei sapeva tutto della sua miseria? Che era pronta a
sposarlo anche così? Si, lo sapeva, ma era Mohammad che non avrebbe comunque
voluto sposarsi in simili condizioni.
“Sai,andarla a prendere e portarla nella casa in cui vivo...”
Restavo io, ad essere davvero per lui una grande persona, come
amico, “ per te conta tutto di me/ tu
dai importanza a tutto quello che mi riguarda”. La sera avanti mi aveva
chiesto fugacemente di che genere pensavo che dovesse essere il nostro amore.
Non di due amanti,gli ho detto, ma l’amore di un’amicizia
fisica, indistruttibile.
Mohammad ha convenuto,a cenni. Troppi litigi tra due amanti.
Eppoi tutto quello a cui doveva assistere in hotel, l’ hotel
stesso del nostro stare insieme ..
Oggi vi erano convenute una coppia di italiani, ed una di una
signora italiana sposata con un americano.
Lui aveva cercato di aprirle gli occhi sulla situazione locale,
su come molti si mostrino poveri senza esserlo,le scuole innanzitutto che
chiedono aiuti, come occorresse che essi non fossero dati a distanza. La
donna era rimasta così ammirata della lucidità della meravigliosa
intelligenza di un ragazzo così bello, in tutto e per tutto, da suggerirgli,
come già dei turisti spagnoli, di
riprendere gli studi quanto prima. Lasua mente era come un diamante che così si
sarebbe sgrezzato. Ma le scuole indiane di che noia mortale, a dire di Mohammad, dove gli
insegnanti ti insegnano solo a ripetere quel che dicono come tanti
pappagalli, “a race”, dove quel che conta non e’imparare, ma arrivare primo, secondo,
terzo, quarto...
Gli ho detto che tante cose poteva impararle anche da solo, che
quel che gli serviva era uno studio che lo appassionasse tanto, da fargli
sopportare la monotonia e le difficoltà dell’apprendimento del resto, forse i
poeti, chissà Mirza Ghalib, Mir Taqui Mir, Kabir, Kalidasa, nessuno dei quali
gli e’ignoto...
Ma non era di poesia sentimentale che era gravido l animo di
Mohammad, uomo-fanciullo.
Se non vuole saperne di sposarsi è perche non puo’ piuù credere nell’amore delle donne, assistendo a quante di loro vengono
in hotel per prostituirsi e tradire.
“Oggi, ti devo confessare,sono stato con una di esse.”Ajay, il
tuttofare di Manoj, che mi avevaconfidato quanto fosse dolce m madarchor,dopo che la donna era già stata con
un cliente gli aveva detto che poteva infilarsi in stanza a sua volta.
Il volto di lei non l’avevavisto, ma la vagina era stata una tal
cosa… Perché non ci provavo anch’io? Un rapporto non costava molto.Mohammad
quindi mi ha lasciasto nella sua scia profumata che si è dispersa nel vento in
motoretta.
L’ho pregato di fare uso di me per quanto veramente gli servo,
nel mese di marzo che mi resta da vivere in India. Solo che il il ragazzo,
nell’attrito con la vita, non perda tutta la tenera grazia giocosa della sua
dissolutezza innocente.
Febbraio 2018
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4 marzo 2018
Oggi mi sono svegliato più tardi del solito grazie alla fatidica
pillola che mi consente di accorciare insieme con lo stato di veglia l’arco
della giornata in cui resto esposto all’angoscia della mia depressione sotto
traccia., nelle mie condizioni di vita che in India mi immobilizzano in
Khajuraho, come in Italia nella mia abitazione Cosi\Ajay, invece della
solita colazione mi ha recato in stanza l’insalata di banana e yoghurt
ed il piatto di riso e verdure che costituiscono.il mio pranzo abituale.
E’durato non più di qualche minuto l’idillio di ritrovarmi nella stanza
principale con Vimala e Kailash che terminavano di cibarsi come al solito
di verdure e chappati, e con Chandu che carezzavo mentre era
amorevolmentre disteso sul letto ai piedi del padre, sotto lo sguardo
compiaciuto e ridente di Vimala. “Sei davvero il mio bambino, tra me mi
dicevo, tu sei al mondo perche’ti ho voluto tanto”. Poorti era intenta in
cortile a lavare stoviglie, prima di disperdersi in giochi nel
vicinato, con Chandu avviato al suo seguito.
Rientravo nella mia stanza, dove mi rimettevo al computer, per
il solito dispendio di tempo e di energie polemiche in internet,
così riavviavo in rete i miei contatti sociali, mi volgevo quindi ai
miei libri, che non leggo da mesi, non per riprenderli, solo per riordinarvi
il denaro che vi tengo nascosto, quando alle mie spalle sopraggiungeva
Mohammad, inavvertibile come un angelo planato in volo. Tra le facezie e il
riso del suo volto d’incanto, sapevo gia l’annuncio che mi recava, nella
schiettezza senza infingimenti e pudicizie di sorta con cui ci diciamo i
nostri sentimenti effettivi : il bisogno di rupie per poter stare
tutta la notte al telefono con Asmah, in Lahore-era reduce in mattinata
dall’avere colloquiato con lei fino alle sette del mattino-, ottenute le
quali sarebbe immediatamente scomparso e mi si sarebbe sottratto,
ammiccando malizioso ad altre eventualita’d’incontro.Ma si dava il caso
che oggi fosse affamato e non avesse modo di fare rientro a casa, erano
già iniziate le cerimonie nuziali per Balaram, il ragazzo che in hotel
e’di turno di notte, ed egli per quasi una settimana non sara’ libero di
andare e di fare ritorno da casa come e quando per lui necessita. Chiedevo a
Vimala e ad Ajay, che in cucina si preparava agli esami che inizierà a sostenere domani, con la prova di sanscrito, se fossero rimaste
pietanze, abbastanza perché per Mohammad potesse essere imbandito
un thali di riso,verdure speziate e chappati.Richiamato dalla presenza in
stanza di Mohammad proprio allora sopraggiungeva Chandu, il mio
piccolino, per chiedermi anch’ egli denaro senza mediazioni di sorta: ”One
hundred rupiees Mami, mela”, cento rupie, l’equivalente di un euro e
mezzo, per andare con la mamnma sul prato della fiera di Shivaratri che
si protrae ancora. My little boss mi scrutava impertinente ed esigente, con
deliziosa insistenza irremovibile, gli occhi inquisitivi, la manina
tesa, prima di spuntare 20 rupie e di sgattaiolare via. A Mohammad, rimasti
da soli, mostravo lo schermo del computer ove erano runninng numerosi
programmi, per additargli come vi fossi coinvolto dalla mia passione per la
politica, sollecitata dalle elezioni in corso in italia, come in
settimana negli stati indiani del Meghalaya, del Nagaland, del
Tripur,dove il Bj p aveva sgretolato la locale roccaforte comunista. Brutto
segnale,di quanto avevo da attendermi che capitasse in Italia.
“Ho una mente politica” gli ho confidato, per provocarlo,come se
mi vantassi di una inguaribile pecca, presagendo di non essere gran che
attendibile.Per Mohammad una mente politica e’una mente calcolatrice, mentre
io con lui ho sempre inteso disarmare ogni mio calcolo, qualsiasi computo di
che possa guadagnarci dal differimento o dal si condizionato ad
ogni sua richiesta.”Ti ho mai detto di no?-ieri gli ho chiesto-quando mi ha
domandato di andargli a prendere all’esterno un aloo parata di cui
nutrirsi. Mohammad si e’subito schernito di ogni politica, Che c’entrava la
politica con le sue vicende umane? E poi non gli piaceva dibattere ,”to debat,
proprio cosi Mohammad si esprimeva,’ esibendomi il suo inglese lessicalmente
superiore alla norma, come, aveva rimarcato complimentandolo
anche una signora tedesca.Vincendo a tal punto ogni sua scherzosa resistenza
a starmi a sentire, come se fosse l’allievo prediletto ch’è sordo alle ragioni del suo maestro, mi sono
intestardito a fornirgli un esempio di che significhi ragionare
politicamente. parlandogli dei contadini che si suicidano in India e delle
ragioni economiche per cui lo fanno: debiti da pagare per nuove sementi e
fertilizzanti, dopo dei mancati raccolti per calamità naturali, per la
mancanza di acqua di dighe e di pozzi in assenza di pioggia.
“Ecco, se fossi un politico di questo territorio, pensavo in
questi giorni, la prima misura che adotterei sarebbe un’agevolazione a
tutti i contadini che hanno bisogno di scavare un pozzo nel loro terreno. Ma
poi mi sono chiesto: che cosa succede se ogni contadino dispone di un pozzo
nei suoi campi?
Con un gesto eloquente Mohammad ha portato a termine il mio
ragionamento “Che l’acqua si abbasserebbe in tutti in campi e sarebbe peggio
di prima...”
“Già. Per questa ragione ora penso che un progetto del genere
sia possibile solo se ci saranno meno contadini e
meno campi agricoli”
Nella mia mente e’turbinato per giorni il problema rurale
del padre di Kailash e dei suoi zii, che a rotazione coltivano ogni anno
tutti i campi ch’erano della madre, che è morta che e’poco agli inizi di
febbraio, senza che così nessuno di loro sia interessato a scavare il pozzo
che e’indispensabile per la loro coltivazione, giacchè i loro campi, non
essendo raggiunti dall’acqua rilasciata
da dighe, restano incolti durante tutti
gli anni che come questo sono di siccità.
“ I contadini distruggono molto di quello che producono,
lo lasciano marcire per strada...” soggiungeva Mohammad, a complicazione
del mio discorso, senza restare
affatto sedotto dalle mie teorizzazioni economiche astratte. ”I
politici, poi, a ogni elezione promettono di ridurre e cancellare i debiti
dei contadini.Ma dopo le elezioni dimenticano ogni promessa fatta. Hanno
tutta una loro natura...”
“Certo, un conto e’pensare politicamente,un conto e’essere un politico.
Ed io non lo sono proprio E’ la differenza tra Ambedkar e Gandhi...”
“ Gran Madarchod”
“Di sicuro, e per questo un grande politico”.
Nelle parole di Mohammad sentivo riecheggiare quelle di
disistima sfiduciata di Kailash, quanto alle promesse di cancellazione dei
debiti dei contadini fatte e non mantenute dal nuovo primo ministro demagogo
dell’Uttar Pradesh, lo stesso scetticismo del mio amico, a suo tempo, quanto
all’effettiva grandezza d’animo del mahatma, si pensi solo allo
sciopero della fame di Pune, che con il ricatto della sua possibile
morte ottenne che fossero negati ai dalit i diritti politici che erano già
stati concessi loro dai British.
In realtà nel parlare a Mohammad di politica volevo essere
di ritorno alla mia vocazione letteraria, perché per la sua esperienza della
mia natura mi confermasse nella mia persuasione di quanto anche alla mia vocazione
politica e più intellettuale, per lucida che fosse, soggiacesse una
più profonda e più alta ispirazione poetica, che spiegasse l’attrattiva
vera che esercitavo su di lui, assai più interessato a fare di me la
vittima credula e remissiva delle sue burle e delle sue aggressioni
scimmiesche alle mie tasche, che un guru spirituale illuminante. Ma guai a
chiedergli soddisfazione, si fa allora come Chandu, quando gli chiedo di
posare luminoso e ridente per la mia fotocamera. E come il bimbo e’improvvisamente
apparso, Mohammad si e’improvvisamente dileguato. (Oggi,dopo essere stato al
suo gioco di ritorno in hotel, all’uscita l’ho scostat ruvidamente,in
un soprassalto di insopportazione ch’egli mi riduca sempre e solo a
persona d’uso e ad un suo jokar). Al mio rientro dalla passeggiata in
bicicletta per i campi, dalle solite soste al Madhur cafe o al Lassi corner,
in stanza avrebbero fatto la loro comparsa di nuovo Ajay e Vimala, per
servirmi del the al limone e dei dolcetti, ch’erano rimasti , di quelli
imbanditi per delle feste in famiglia di questi giorni, e Kailash,
finalmente, al suo risveglio dal lungo sonno in cui deve recuperare quello
perduto durante il turno di notte, a sua volta, come Chandu, e Mohammad, per
il quantitative easing della sua daily money. Giorni addietro gli ho fatto
presente che ora che gode non solo di un salario, ma di una quota di quanto guadagna il padre di
Mohammad alla guida del nostro tuk tuk, di una parte dei proventi del ristorantecui
sovrintende, non tocca a me solo provvedere a ogni spesa generale, di
acqua,luce,affitti, gas , ed egli “tu hai ragione ed io pure”, mi ha replicato equanimemente, solo che i soldi rimasti
mi sono occorsi per comperare i vestiti ai bambini e scorte di grano e di
riso.) L’amico l’avrei raggiunto in hotel, dopo avere ritirato il secondo
paio di pantaloni che mi sono fatto confezionare, anche per ovviare
all’indecorosa trasandatezza in cui vivo da anni ,mortificato da
tutto ciò che devo negarmi e non posso consentirmi, senza che nessuno, in
eta’, di coloro a cui provvedo, nemmeno mostri di chiedersi come possa
farcela, o tanto meno ch’io possa anche solo chiedergli di condividere
le mie turbe mentali nel sostenere il cimento, quando, nel manifestarmi amicizia,come sarebbe
per me di conforto che anche solo una volta, Mohammad mi segnalasse quando
possa raggiungerlo in hotel per defecarvi in una latrina occidentale e farvi
una doccia calda .
Era meraviglioso come sempre ritrovarci insieme, io e
Kailash, l’uno presso l’altro, ma piu\che a entrambi, la sua mente era
dedita agli affari del padrone ”Solo quattro stanze sono ora
occupate.Con il caldo comincia a farsi bassa stagione”.
‘Ora, mi confidava, ricomincero’ a risvegliarmi alle tre di
notte, e mi metterò qui di guardia, all’entrata dell’hotel, per vedere se a
quell’ora siano in arrivo turisti in autovettura”.
A rabbonire la mia amarezza era che aveva pensato non solo a
redarguire Ajay perché ora durante tutto il giorno ’si dedicasse agli
esami, ma gli aveva assicurato un insegnante ogni mattina alle sei
“Rico,then rupees, Then rupess Then then then,Rico, Rico,then rupees
, Rico” ostinandosi a chiedermi Chandu ch’e’ sopraggiunto in stanza mentre
sto scrivendo,la cui mano devo giocare a distogliere dal taschino nel
terminare di digitare, prima di cedergli
ancora dato che è tempo di fiera.
(“Una delle cause”. Già studiando con Ajay come le
banche possono soccorrere con il credito i contadini indiani, la mia
mente era corsa alla realta’tragica del suicidio di molti di loro, oltre un migliaio ogni anno nel
solo Madhya Pradesh/ Lui ne sapeva, vero, le ragioni? Certo, i debiti dopo i
mancati raccolti per acquistare nuove sementi e fertilizzanti, lo scarso
ricavo della vendita dei raccolti.” Ecco considera questo punto.E’
perche’ il lavoro e i prodotti dell’agricoltura sono pagati così poco,
che è possibile pagare così poco, per il suo mantenimento, chi lavora
come te in hotel, negli shoop o in in’industria, in India o in Cina, e che
sono bassi i salari anche in Occidente, dove non si scelgono le alte
tecnologie ma il lavoro che costa poco, nella competizione dei prodotti
industriali. Accade cosi’ che le fabbriche si spostano dove il lavoro
costa di meno. Mi segui,vero? Ecco come si puo’ pensare
che se stanno meglio i contadini dell’India i salari diventano
piu’alti per tutti, e stanno meglio anche i lavoratori in Occidente”.)
In una tranquilla calma finisce di scorrere anche quest
altro mio soggiorno in India, ma restano pochi i momenti
passati insieme con chi vi ho cari o che riesco a vivere
con loro, nonostante la separazione oramai imminente che
dovrebbe indurci a ricercarci più di frequente, mentre per intere
giornate le nostre esistenze vivono solo l’una accanto all’altra o ad
appartata a distanza , con rari contatti, per lo
più dettati dalla necessita’.
Quando mi risveglio al nuovo giorno, il sonno e i suoi
sogni si confondono con il rumore delle stoviglie che Vimala lava in cortile, con il disperdersi delle voci di Poorti e
Chandu che provvedono da soli a recarsi a scuola , l’ una in bicicletta,
l’altro con il Chota Hati ( o Elefantino), l’autoricksaw collettivo che perviene a
prenderlo, o se e’giorno di vacanza sono già intenti con gli amici ai
loro svaghi fuori di casa. Dal torpore in cui mi tiene immerso l’antidepressivo
che uso come sonnifero, mi risveglio del tutto solo al sopraggiungere in
stanza di Vimala con un bicchiere di di te al limone od una
tazzina di te e di latte, poi di Ajay, con una prima colazione
costituita da una frittata con il pomodoro e sottilette di pane indorato nel
burro. Perennemente assente è Kailash,
che deve terminare nell’ hotel Harmony il suo turno notturno, e che sempre
più differisce il rientro domestico, dal tardo mattino oramai al tardo
pomeriggio, da che nel vicino Hotel Grace non trova più soltanto
l’amicizia del sorridente Monu e di Sandeep lo “scuro”, ma dispone di un intero
staff cui può dare ordini incutendo rispetto, da che vi e’stato preposto a sovrintendere
in cucina, perché l’hotel possa fornire tale servizio ai clienti che lo
richiedono. E’ dai suoi fornelli che tramite il nipote Baju che
vi lavora da che sono tornato in India, o richiamando il figlio
Ajay, Kailash mi fa pervenire il pranzo di riso e verdure che consumo
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Dai miei scritti personali
Lasciami bere vino nella moschea
Ieri sera Mohammad mi ha pregato di raggiungerlo in
hotel perché gli mostrassi il tessuto che avevo prescelto, per farmi
confezionare una giacca all’occidentale con collo e revers, dopo quelle in
stile indiano. Come il mio viaggio con Kailash in Omkareshwar e Maheswar, il
ritorno dopo anni a delle spese d’abbigliamento e’ un mio tentativo di
riemergere dall'incuria, anche igienica, privandomi di ogni extra. che non
siano dei libri. Passo cosi' i miei giorni di questa mia degenza, più che una
permanenza in India, immobilizzandomi al computer come quotidianamente in
Italia, nell’incombere dell’angoscia della depressione che tengo sotto
controllo solo con le pillole e riducendo il tempo di veglia.
Mohammad era finalmente in vena di parlarmi, nonostante l’ora tarda. Mi ha mostrato tutte le rifiniture del suo corsetto operate dal sarto che abita nelle sue vicinanze, cui mi affidassi a mia volta, giacche’ per una western jacket dovrò ricorrere altrimenti ad un sarto in Chhatarpur, la capitale del Distretto. Ma domani mattina egli non avrà modo di contattarlo, Mohammad dovra’ recarsi infatti nella vicina Rajnagar per riparare lo scooter. Il suo salario, neanche la mia pensione di ogni giorno, e’ ancora quello iniziale di 3.000 rupie al mese, in cambio delle quali il padrone Manoj si prende tutta la sua vita, ripromettendogli non si sa quando di concedergli un minimo aumento. Anzi, all’inizio della settimana è accaduto che tale Manoj, l' ex maestro dei children of God, dei bambini di Dio di cui si serviva per truffare i turisti incauti, impietosendoli dei suoi trascorsi di bimbo povero figlio di un venditore di te che lavorava honest and hard, ma come nelle favole divenuto l’ ereditiere straricco di una signora olandese che aveva stravisto per lui, nelle sue funzioni di padrone non ha atteso un istante per decurtargli di 600 rupie lo stipendio, solo perché un giovine del luogo aveva lasciato la stanza rifiutandosi di pagare il ragazzo. E su chi si è rifatto Mohammad, mettendo in stallo il nostro rapporto, perché non me la sentivo di chiedergli anche solo che mi incontrasse, se era una sua concessione per sdebitarsi con me che avessi compensato un abuso da lui patito. “Sarebbe back-mail, un ricatto, Mohammad” “ Intendi dire che è una black-mail che io parli con te, solo se tu mi dai 300 delle 6.00 rupie che mi occorrono per ripagare Manoj?” “E’cosi”. Si', , lavorava ancora per non più di 3.000 rupie al mese, mi ha confermato ieri sera, ma era un lavoro che gli piaceva, ed era il lavoro in cui nel bene e nel male si era ritrovato per mia iniziativa. Certo, sarebbe stato meglio che avesse ripreso gli studi, dopo la bocciatura all’esame di stato, ma non aveva voluto saperne, e l’alternativa al lavoro era ritrovarsi inerte ,senza far niente, ogni giorno sempre più deperendo nel suo amore infelice per M.* “ Mohammad, ma se devi lavorare solo per tre mila rupie al mese, non sarebbe meglio che il tuo salario lo riservassi in parte per la tua famiglia e per le nozze di tua sorella in futuro, anziché spendere tutti i soldi che guadagni per uno scooter a rate che non sai come terminare a pagare? Sarebbe meglio che a mia volta io ti aiutassi a riprendere la scuola piuttosto che a pagarti il carburante. Riesci comunque a mettere del denaro da parte, insieme a tuo padre che usa il tuk tuk di Kailash?” “Si, qualcosa.” "Sono 2 lakhs e mezzo ( 250.000 rupie) ,vero, che vi servono per il matrimonio di tua sorella?" Il ragazzo mi ha confermato che quella era la cifra che occorreva. E che classe lei frequentava?La sesta, o la settima, non ricordava ' bene, il che significava che la sorella al più è ancora tredicenne. “Tutti vengono, mangiano, loro offrono e tu offri loro, e cosi il matrimonio che cosa diventa...Ma gli indiani ce l’hanno nel sangue, hindu e muslim.’” con aria disgustata Mohammad facendo l’atto di infilarsi un ago nelle vene. “Ma in città non e più così, almeno credo ..” “ In città e’anche peggio. Devi dare allo sposo una casa, con il condizionatore, il frigorifero,la televisione, tutto quel che serve per viverci dentro, in piu' un'automobile, e un ciclomotore .” "Mohammad, non ho mai visto in un matrimonio indiano due sposi felici" “ Ma se le dai poco lei e’infelice dopo il suo matrimonio, nella nuova famiglia le vogliono male, mentre se le dai molto tutti sono contenti. Solo che mia sorella sia sposata, poi non ho piu’ problemi. Io non mi sposerò e lavorerò solo per la mia famiglia, mio padre e mia madre”. Non avrebbe dunque mai formato una sua famiglia, quella con tanti Ali, meravigliosi come lui, di cui sarei stato ben felice di essere l’Ali Babbà', un super-nonno-paterno: ma in me contava di avere un amico per tutta quanta la vita che aveva ancora davanti. Solo io gli davo importanza, solo in me poteva contare nelle sue necessità. Il pensiero mi avrebbe commosso sino all'intenerimento, se non fosse sopraggiunta la considerazione di quanto tutto ciò fosse strabiliante, visto il suo comportamento nei suoi riguardi. “ Non si direbbe che tu mi ami cosi tanto, mi sono tenuto per me, per come mi maltratti e non ti curi di me”. “ Mohammad, ma io ho gia’ sessantacinque anni-gli ho solo replicato- Moriro’ tra non molti anni”. “No, tu sei ancora a metà della tua vita. Morirai a 125 anni” Così mi riproponeva la stessa fantasia di una mia longevità incredibile, patriarcale, che già’ più volte ha proferito Kailash, e che lo illude di poter contare su di me per tutto il resto dei suoi giorni. E di fronte all’eventualità concreta di dover vivere molto più a lungo della mia esistenza residua, facendo a meno di me talmente a lungo, Mohammad mi palesava il desiderio piuttosto di morire prima della mia scomparsa . “Sai, Mohammad, quando ai primi di febbraio e’morta la nonna di Kailash, alla stazione ferroviaria dove c’erano suo padre,gli zii, e le zie, per trasportarne le ceneri ad Allahabad e deporle nel Gange, ero io il più vecchio di tutti, il primo a dover morire ...” “No, voglio morire io prima di te...” “ Mohammad non lo potrei soffrire. E' lo stesso che per Kailash , e per tutta la nostra famiglia. Prima chi ha più anni, chi ha vissuto già più a lungo” Ed a tal punto Mohammad si è espresso con alcuni suoi versi sentenziosi, “Non c’e amore se prima non credi”.”Non c’e’ sogno,se prima non t’addormenti” “Non c’e ‘ buona morte se prima non hai vissuto” "Mohammad, e’per questo che ti devo tanto, che come dicevi quanto a me per il mio piccolo Chandu, tu sei il diamante della mia vecchiaia. Avere un ragazzo, come te, che mi vuole bene alla mia età, finanche ispirato dalla poesia...”. Oramai so soffrire non più di tanto a causa sua, riesco a volgere in un’ironia scherzosa il mio darmi pena per le sue brutalità nei miei riguardi, a convertire in un gioco a rintanarmi la mia immancabile resa, a non volergliene più di tanto per il suo fare interessato quando torna a farsi vivo, magari con un raggiro astuto della mia credulità. Tra le tante cose cui volgeva il suo vagare in rete,c’erano anche i poeti, certo, che mi compiacevo che riuscisse ad ammirar . E mi ha declamato una seconda volta versi celeberrimi di Mirza Ghalib, che ora lo giustificano nel consumo effettivo di alcool.” Lasciami bere il vino in una moschea, o dimmi di un luogo che non sia abitato da Dio” Sapeva anche alcuni Ghazali scritti in replica. “Dio non risiede nei cuori degli infedeli” “Anche in essi Egli dimora, solo che essi non lo sanno”. Così, approssimativamente. Ora li ricordo a stento, ma se gliene chiederò conto, i prossimi giorni, so già che mi dirà di non ricordarsi più di nulla . Che tutto va e viene nella sua mente. A meno che da lui faccia ritorno per pagargli il nuovo pieno di benzina e la ricarica dello smartphone. |
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Dai miei ultimi scritti personali
24 marzo 2018
Proverbi dal mondo:
«Il povero è uno straniero in patria (Arabia)» Stamane credevo di essermi risvegliato di umore migliore del solito. aprendo gli occhi alla luce sempre più luminosa degli splendidi giorni indiani di un sole sfolgorante che dovrò lasciare a giorni, per l‘inverno e l‘inferno di un’Italia dove non vorrei mai più rimettere piede «Il povero è uno straniero in patria “recita il proverbio arabo del giorno che mi sono ripetuto per farmi una ragione d tutto, di tutto quello che devo farmi mancare perché non manchi niente a mia madre, grazie ad un mio aiuto che resta per i miei congiunti indispensabile, giacche’ non sanno privarsi di nulla di cui devo fare a meno ogni giorno. E’ tale e tanto il senso di colpa che ciononostante io provo, che ieri stesso, dopo aver provveduto alle rate scolastiche in sospeso di Poorti ed Ajay, mentre stavo pagando i nuovi testi di studio di Chandu e Poorti, anziché felicitarmi con me stesso di quanto assicuravo loro, mi dibattevo nel buio della indegnità e ingenerosità umana che in famiglia seguitano ad addebitarmi, con l’indice che sento puntato a me contro in ogni loro atteggiarsi nei mie riguardi. Anche in Omkareshwar e Maheswar, ad ogni gradino e dislivello che vi dovevo affrontare, in Omkareshwar lungo le erte e le discese del pellegrinaggio del perikrama, in Maheshwar all’interno dei cortili delle chattri funerarie percorrendone i ghats, ovunque ad ogni rialzarmi dalle panchine o dalle sedie, il dolore delle articolazioni rinnovava l mio lamento risentito nei loro confronti, incuranti di come già l’onere che sostengo per mia madre mi renderà indigente quando avrò raggiunto i suoi anni e sarò ridotto a un rudere incapace di muoversi piu' ancora di lei, e polverizzerà a niente quanto potranno da me ereditare le persone che qui amo e mi amano, divenutemi irraggiungibili nella povertà a cui ancor più di me avranno dovuto ridursi. E che dire del fatto che in India o in Italia non possa più consentirmi di viaggiare che nel più corto raggio,ora che pur nella sofferenza posso ancora muovermi, per sovvenire all'immobilità domestica di mia madre che sara’il mio futuro prossimo incombente ? Sono pure una mente pensante, nel pieno diritto di condurre a termine indagini e ricerche, urlavo di dolore mentre i templi hindu che visitavo, in Omkarershwar e Maheswar, confortavano le congetture sulle loro strutture simboliche,straziato dalla miseria che acuisce ogni mio disagio nella conduzione delle indagini e nella scrittura degli esiti delle mie ricerche, in preda all’angoscia della mia depressione che ne prostra ogni possibile conclusione.
“ Solo una cosa ci
tengo dirti, mi ha asserito Kailash al termine del nostro breve e bellissimo
viaggio, voglio morire prima di diventare vecchio”
Disdegnando con sufficienza l’invito della
maestra di Chandu a che egli sia dirottato verso una scuola dall’insegnamento
più elementare, in forza di una intesa più profonda tra me ed il bimbo, che
mi sta a sentire e mi onora della sua considerazione come prima non mai,
potrò al mio ritorno fare lievitare d’incanto la sua mente, in un dialogo
altrimenti meraviglioso che quello con Ajay e con Mohammad, che sa bene che
cosa il suo guru, straight or not straight, ora auspichi da lui. Ajay oggi mi
ha raggiunto in stanza festante, per comunicarmi all’istante che le risposte
al test dell’esame di hindi che aveva appena affrontato erano valide per il 75%,
a compensazione dei risultati nient’affatto brillanti di quello di
matematica, che aveva preceduto in mattinata la partenza di me e Kailash per
Omkareshwar e per Maheswar. Passasse gli esami, fossi in grado di
trasmettergli nell’undicesima classe un buon metodo di studio, affrontando
insieme argomenti di comune interesse come gia’ quelli, inerenti all’esame
di scienze sociali, dello sviluppo dei settori economici in India, o delle
guerre indo-pakistane e della storia dell’India indipendente, potrei cosi’
avviarlo agli studi ulteriori nella nuova Chhattrasal University di Chhatarpur, e farne il primo
dei figli laureati del mio amato Kailash, alla faccia di ogni sfiduciato
destino che egli si attende per loro Per quanto mi hai visto soffrire? “Per quanto ho visto soffrire te ed altre persone anziane come te “ Come ci prefiggevamo era stato un viaggio davvero breve e poco costoso, con reciproco sollievo e soddisfazione, durante il quale tra me e Kailash non era intercorso il minimo screzio, alcun contrasto era insorto, quando ne abbiamo ridotto la durata dell’andata evitando di sostare di notte in Bhopal, od in Omkareshwar ho approfittato del tempo guadagnato estenuando l’amico nella visita dei templi, oppure allorché abbiamo convenuto di rientrare da Maheshwar quanto prima, sostandovi solo un incantevole pomeriggio,anche per il dubbio che la consegna della pagella a Chandu potesse avvenire l’ indomani del nostro anticipato rientro, non già dopo altri due giorni, secondo le contrastanti versioni di Chandu e di Ajay. “Del resto, che ci saremmo rimasti a fare a Maheswar, Kallu? “ “Nothing” “ Al più ancora uno o due giri in barca sulla Narmada”, certo meravigliosi, talmente aveva esaltato entrambi il sentirci sgravati del peso dei nostri assilli quotidiani dal procedervi nella lievita’dei flutti, dentro la piena del suo corso rinfrescata dal vento. A dire il vero, alla partenza avevo in animo di raggiungere da Maheswar le cave buddhiste di Bagh, ma sarebbe stato eccessivo il dispendio di tempo e di denaro, e non volevo mancare di essere presente alla consegna della pagella a Chandu, perché lo sostenessimo entrambi nel caso di una paventata bocciatura. Lo sapevamo quanto mai debole in inglese, e l’ inglese in India pregiudica l’apprendimento di ogni altra materia qualora sia insegnato in tale lingua , come accade nella scuola d’eccellenza di Chandu. Non suscitava pari apprensioni Poorti, i cui risultati in effetti sono stati davvero buoni, “very good”, per quanto in flessione rispetto a quelli dell’anno scorso, come del resto era lecito attendersi,visto il suo uso smodato dello smartphone. All’uscita di casa per raggiungere la scuola di Chandu, il giorno in cui effettivamente sono state distribuite le pagelle, mi ha sorpreso quante motorette e motocicli fossero in sosta all’ingresso della nostra viottola . Durante la notte era morto l’uomo non ancor avanti negli anni, debilitato nella mente, che da lui contraccambiato non mancavo di salutare ogni volta che l’incontravo seduto sulla soglia di casa insieme con la madre, o mentre tentava di trascinarsi per la via. Ne avremmo visto già ardere il cadavere nel sito delle cremazioni che sorge lungo la strada che reca alle scuole di Poorti e di Chandu, a cerimonia già avviata cui Kailash non avrebbe potuto più unirsi, perché come il fuoco ha preso vigore occorre lasciare che tutto si compia in solitudine. La sera, parlandone con Ajay al Lassi corner dove sostavamo insieme con Chandu, dopo avere acquistato al piccolo i libri di testo del nuovo anno scolastico, mi attanagliavano la mente le analogie della morte del nostro vicino di casa con quella della nonna di Kailash che è avvenuta ai primi di febbraio, per la repentinità di entrambi gli accadimenti. Benché l’uomo fosse ricoverato da giorni nell’ospedale civile di Chhatarpur, ancora la sera prima era in grado di parlare normalmente , così come la nonna di Kailash si era sospinta a bagnarsi nel talab del suo villaggio. Ed il giorno seguente, quando sopraggiungevo o avvistavo il rogo, essi erano gia’ ridotti in cenere nei loro cadaveri. Nell’aula in cui era ad attenderci la maestra di Chandu, cominciavo a scorrere con un ansia sempre più sconfortata i risultati finali che si succedevano nella sua pagella, tutti in percentuali e lettere alfabetiche, apparivano davvero buoni solo in matematica, all’acuirsi ancor più delle mie apprensioni nel leggere le indicazioni di recupero, * l’alunno deve studiare duramente nelle materie in cui e’ negativo, vi ricorreva per giunta un “failed” che lasciava presagire solo il peggio, appena prima della comparsa del verdetto finale, in felice controtendenza ‘E’stato promosso alla classe terza”.Forse perché in India di fatto non si boccia più nessuno nelle prime classi? Comunque fosse, la promozione era stata raggiunta da Chandu , come da Poorti, e ora per entrambi, facendoli più leggere e studiare, l'una in hindi, l’altro in inglese, e’ possibile ogni riparazione in corsa. |
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How lovely, Chandu,
“How lovely, Chandu,
Between the sun and the moon,
The kites in the blue sky.
Like fishes swimming in the water,”
Così dico al bimbo mio,
amore mio,
intanto che dalla sua corda, da altri rocchi,
svariano aquiloni nel più terso dei cieli, nei suoi occhi,
tra il dardeggiare del sole, la falce di luna,
guizzanti, al tratto della mano,
quali pesci di un acquario celestiale,
e il bimbo assente, in se’ irraggiungibile,
come gli aquiloni inebriati nell’azzurro
del più puro infinito
Sacra giovenca
Nel tuo ruvido biancore
Stazioni immota sull’uscio di casa.
Nei tuoi occhi chini socchiusi
La tua muta richiesta di cibo.
La chappati, come l’avverto,
Che Vimala si toglie di bocca.
Sul quartiere silente
Alta la luna nel chiarore dovunque
Giovenca sacra II
Nel meriggio ti scruta , tese le orecchie,
al cancello che non si apre
Ma la casa e’vuota, la dispensa chiusa,
per la nonna morta, di cui crepita il fuoco,
nel fervore di eredita’
E lei si affaccia alla porta accanto.
Mite alla percossa che la discaccia.
Al disvelarsi della luna
Quando ti adoravo, al disvelarsi della luna,
nel roteante sole, il tuo arrivo
era il sorvolo di un angelo.
Ora che ci amiamo
nel perdonarci e’ il sopraggiungere
della tua umida carne.
in giorni di continuo sole,
al freddo che demorde.
Nella notte le luci della stazione quelle di un camposanto.
Non solo i loro i capi rasi
Di chi bivacca per Varanasi.
In una sacca bianca due denti inferiori,
Un frammento di femore
Quel che dell’avola destinato e’ al Gange.
Tu il primo, e’il rintocco,
Cui ora tocca per anzianità,
Sempre che la sua mano
Come fu per Sumit non ghermisca il più tenero infante.
In disparte distogliendoti assente,
tra i loro discorsi tu già la tua morta cenere
Per voi, anime care,
che mi monetate ogni vostro favore,
ho perso il gusto
di tutto ciò che costa,
sfasciatosi ogni acumine mentale
alle latitudini morte di quel che sognavo,
inultimate le tue pagine, Heinrich,[1]
su di un’India cui non potesti mai giungere
giorno dopo giorno dove non posso che esserci,
per poco che io ancora mi regga,
.
Angkor, Borobodur,
Bagan, dalle mille pagode,
inarrivabili
nelle brume dell’albe
solo che ne senta
la magia dei suoni..
Sulla via del ritorno, con i versi di Anna Achmatova
"Alto potere
di un suono purissimo,
come fosse il distacco
sazio di divertirsi.
Familiari edifici
guardano dalla morte,
e sara 'l’.incontrarsi
cento volte piu' triste
di tutto cio' che un tempo
mi e' capitato...
Per una nuova perdita
me ne ritorno a casa
|
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15
4 2018
Quando ieri
mattina sul tardi ho telefonato a Mohammad, prima ancora che a Kailash, la
sua voce mi preannunciava tutta la sua contentezza del fatto che Kailash gli avesse da poco
consegnato 2.500 della 3.000 rupie che gli servono per inscriversi a un corso
che gli consentirà di sostenere l’esame di licenza della decima classe. il mio amico le distraeva dall’ammontare
che gli avevo anticipato il giorno
prima, anche perché provvedesse con tutte le cure del caso a sanare il ditino
di Chandu che la settimana scorsa e’ rimasto schiacciato . Già per più giorni il ragazzo mi aveva
espresso in un crescendo quanto la
decisione di riprendere gli studi per ultimarli lo facesse contento perché reinseriva in un corso e in un
ordine più alto di cose la sua
esistenza, consentendogli possibilità di lavoro e di vita superiori al suo attuale destino.
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He
passed Kailash, he passed
Not
passed eh?
He
Passed, passed
You
don’t believe,, Kallu., Again. But it’s
written like this. He passed in
Second Division
It is His real name?
Kailash there is written your Father Name, and the
Mother Name of Wimala
Yes
But in internet there are many mistakes
Not
possible Kallu it s official deckaration withe che code of the Schhol, the
central code, the Rool number, He passed Kalku, He passed. Be sure and enjoy
Yes
yes the black man of the hotel try by mobile and confirmed me
Only
now You believe… He passed He passed. Be happy and congratule Ajay.
Yes,
now I call him
“Ajay , hai superato l’esame. “
“ Davvero?
“
Ajay, sta scritto chiaramente : Pass in second division”
“ Very
good” la risposta al telefono del ragazzo, di cui più che le parole era il
tono di voce schiaritosi e canterino che ne esprimeva la gioia.
I dati
degli esiti dei suoi esami era in uno dei siti web connesso con
quello ufficiale, esso conteneva
l’application number in assenza del quale mi si era richiesto il nome del
ragazzo per accedervi ; ora grazie a tale numero potevo verificare nel sito
principale e riscontrare e dare conferma ad Ajay, che gli esami di licenza
del X anno sia pure al limite erano stati superati. Un
contrassegno indicava che gli era stata condonata Matematica dove aveva
ottenuto un punteggio bassissimo.
Mi sono
intrattenuto con Ajay per complimentarlo e dargli soddisfazione,
ben sapendo quanto ne avesse bisogno, per la scarsa autostima inculcatagli
dal mondo adulto, me incluso, contro la quale l’avevo visto impegnarsi e
chiedermi aiuto durante gli ultimi tempi della mia permanenza in India.
Avevo
fretta di fare sapere il buon esito quanto prima a Kailash , che
ho raggiunto di lì a poco in hotel dov’era a lavorare
in anticipo.
“He passed
Kailash, he passed”
“Not
passed, eh?”
“He
Passed, passed”
Kailash,
come immaginavo, si aspettava solo il peggio. Nemmeno di fronte
alla conferma a viva voce dell’evidenza dei dati voleva o poteva credere che
Ajay ce l’avesse fatta, a differenza di lui che per tre volte ci aveva
provato inutilmente. Sia perché il padre del mio amico l’aveva già
addetto da anni al lavoro dei campi, sia per le cattive amicizie con i
ragazzi possidenti del suo villaggio, che lo trascinavano con loro a vedersi
i film di Bollywood nella vicina
Bamitha. Incommensurabile è la sfiducia che Kailash
seguita ad avere nel destino, nel karman di sé e della sua famiglia di bassa
casta, come lo è la disistima che ha sempre nutrito in
Ajay, acuitasi in un rifiuto del figlio dopo la morte di Sumit, (
“ Perché non mi è stato preso lui, che non capisce niente”, mi
aveva detto al telefono poco dopo la morte improvvisa del secondo figlio
maschio), un rigetto che si è esasperato nei maltrattamenti che gli ha
inflitto per anni, contro il quale Ajay ha dovuto
farsi strada come ha potuto nella vita, senza il mio stesso
convinto supporto, per una mia sfiducia irreprimibile che nell’insegnamento
mi induceva immancabilmente ad avvalorare e a preferirgli il cugino Ashesh, o
Mohammad, benché possa confortarmi che il giorno della morte di Sumit Kailash
fosse di rientro a casa dove avrebbe appreso del suo decesso
improvviso, da un internet center dove aveva copiato la mia
traduzione per Ajay di una lezione di un corso di insegnamento di inglese per
bambini dislessici, quale allora credevo fosse Ajay, e possa dirmi contento
di avere sempre riportato il figlio Ajay al cuore del padre.
“You don’t
believe again, Kallu. But it’s written really in
the web site: “pass in Second Division”
“It is
its real name? It’s really he (hilmself) ?” E’ il suo vero nome ?
Si tratta proprio di lui?
“Kailash there
is written your Father Name, and the Mother Name of Wimala”( Kailash è
riportato il tuo nome di padre, e quello di Vimala, come sua madre)
“Yes, but
in internet there are many mistakes”( si, ma in internet ricorrono /ci sono
molti errori).
“In this
case, it is not possible, Kallu: it is a official declaration with che code of
the School, the central code, the Roll number. He passed Kallu, He passed. Be
sure and enjoy” (“ Non è possibile in questo caso. E’ una dichiarazione
ufficiale, con il codice della scuola, quello centrale, il numero di lista. E’ passato,
Kailash, è passato. Puoi starne sicuro e rallegrartene.”).
“Yes, yes,
the black boy of the Grace hotel tried by mobile and now confirm me” (Sì, sì
il giovane scuro di pelle del Grace Hotel ha ricercato i risultati con il cellulare
e me ne da ora conferma)
“Only now
You believe , don’t You? He passed. He passed. Be happy and congratule Ajay”.
Quale
fiducia anche in me ripone Kailash!
“Yes, now
I call him”
Ajay mi
avrebbe poi detto che papà si era limitato a un semplice “tik-è”, “Bene”, nel
complimentarlo.
Dal
ragazzo avrei anche saputo, l’indomani, che per non avere
superato gli esami della decima classe due ragazze si erano suicidate in
Khajuraho, vicino al villaggio vecchio ed in Lalguan.
Quando ne
ho accennato a Kailash, poco dopo, me ne ha parlato come di un
orrore abituale in India, dove ogni tragedia volge all’oblio già il giorno
seguente: così erano poco più che cronaca di giornata i morti
per un crollo di un ponte a Varanasi, il centinaio di vittime delle tempeste
di vento e sabbie fuori stagione, avviati al dimenticatoio come
gli altri bimbi e ragazzi e ragazze morti suicidi o vittime di
violenza sessuale, negli ultimi anni, nelle sole
Khajuraho e la vicina Rajnagarh: i due bambini stuprati, soffocati e gettati
in un pozzo,l’uno nelle campagne limitrofe, l’altro affogato per
mano di un parente che ha consumato od ultimato il delitto a presso Nowgong, il
giovane di guardia ai templi occidentali trovato impiccato nelle
adiacenze del Chitragupta Mandir, il figlio di un nostro conoscente
decapitato, la cui testa fu trovata distante dal corpo contesa dai
cani, la piccola di tre anni uccisa per stupro da un dodicenne solo alcune
settimane fa, in Rajnagar, di cui mi attento a chiedere
dettagli solo a Mohammad. Ma così la danza mediatica di lord Shiva sfrena e
dissolve ogni catastrofe terrena, e l’indomani per
chi non ne fu funestato è già un nuovo sussulto della vitalità
dirompente
Kailash il
giorno seguente già aveva archiviato lo stesso felice esito degli
esami di Ajay, ed al telefono mi aveva risposto furibondo per i
modi insultanti del suo padrone.
E’ bassa
stagione, e costui scarseggiando i clienti sta rinnovando gli
interni dell’hotel, nel che villaneggia i muratori come chi è
rimasto di servizio e non ha fatto ritorno al villaggio. I
muratori non avevano fatto ritorno in mattinata, stanchi di sentirsi dire
che erano degli stupidi, dei pazzi deficienti, e Kailash aveva
dovuto sobbarcarsi i loro oneri insieme
con la malacreanza del padrone Così, vana ogni
rimostranza, il giorno seguente l’amico
Monu mi avrebbe inviato le foto in cui lo si vede spalare sotto il sole i
cumuli di sabbia ch’era stata scaricata di fronte
all’hotel, perché di lì venisse riposta nel cortile da rivestire di marmi.
Il suo nuovo malumore di lì a due giorni sarebbe stato esasperato dalla contrarietà degli eventi per cui anche così, pur dannandosi l’anima per un padrone che lo decurtava di tutto e l’obbligava ad ogni straordinario di sorta, senza nemmeno sognarsi di riconoscerglielo, non riusciva a mettere da parte niente per il solito incidente capitato di nuovo al nostro tuk tuk :di rientro dalla stazione ferroviaria di fronte asll’hotel Ramada era esplosa la gomma della ruota anteriore. Per l’accaduto ce l’aveva con il padre di Mohammad, che ne è il conducente, uomo onesto e sobrio, niente di che dire, ma senza viste ed avvertenze, e così se ne erano andate nel ricambio 2500 delle rupie che gli avevo inviato. Ma coltivava la speranza che quando fosse tornata a fare rotta la Jet Airways su Khajuraho, un amico o conoscente gli potesse offrire per almeno sei mesi un lavoro come facchino della compagnia. Guadagnerebbe il doppio che ora, 10.000 rupie, lavorando la metà del tempo, sette ore durante la giornata invece che le quindici in cui è impiegato abitualmente in hotel, dalle sette del pomeriggio alle dieci di mattina, restandosene in hotel tutta la notte. Per risparmiare, il padrone non chiama nessuno che lo affianchi, ed egli per fronteggiare la paura che subentra in lui nel restarvi da solo deve fare ricorso al nipote Baju. Il risultato di tutto e’ che a Kailash sono riemerse le emorroidi, ed oggi era letto con un bruciore penoso, e nuove visite mediche e spese sanitarie si prefigurano.
Perché
l’amico non mi nasconda nulla, ed evitare che mi taccia se qualcuno è malato
per non essermi di peso con visite mediche e medicine inderogabili, gli
taccio delle turbolenze in famiglia in Italia che perturbano la mia mente,
quanto alle spese condivise del mantenimento di mia madre So che prima o poi
dovrò metterli di fronte a ciò che in definitiva pretendono da me, che
rinunci a Kilash e ai miei cari in India, per alleggerirli
dell’ onere Non vogliono sentir ragioni, è da loro irricevibile la mia
miseria, l’evidenza di fatto che avrei pur
sempre diritto a spendere per me quello che devolvo per
Kailash, dato che corrisponde a tutto ciò di cui mi privo
e di cui loro non sanno o inorridiscono dal farne a
meno, e che spendo per me solo i soldi che
servono a cibarmi di ciò che per loro è spazzatura. “Se dicessi come vivo non sarei creduto e me ne fareste
vergognare, visto quello che non posso consentirmi e che voi non potete farvi
mancare” in tutta risposta ho replicato a mia sorella, pur nell’esserle
solidale ed esprimerle gratitudine per lo sforzo che sostiene per mia madre.
Solo che se le avessi detto le stesse cose sul mio conto, di cui lei si
lamenta, sarebbero state doglianze comunque irricevibili e
non pertinenti, e suo figlio, come ha già fatto, mi avrebbe
rinfacciato di essere senza dignità e senza onore. Ho accennato a
scrivere loro qualcosa, a mia rimostranza o discolpa “
“ Il
servizio a mia madre io lo rendo ogni ora e ogni giorno
con tutto quello di cui devo privarmi, eccetto il cibo che
mangio – per voi la schifezza di una porcheria alimentare - e i
pochi libri o e-book che preferibilmente mi compro. Io lo pago con
uno squilibro mentale da fronteggiare ininterrottamente con i farmaci che mi
servono , per sostenere questo stato di cose. Credete che sia
facile rinunciare a viaggiare in Italia ed in India, intanto che posso
ancora utilizzare le gambe sia pure sempre più a fatica? con un sacrificio
permanente di quello che devo farmi mancare per assicurarlo a lei?
Ho dovuto farmi venire in disgusto tutto quello che ha un costo, ristoranti,
pizzerie, cinema, musica, abiti, viaggi e anche solo passeggiate
in bicicletta. Per fortuna che la depressione mi aiuta in questo. Se si vuole
venire a vedere com’e ridotta la mia casa, quanto a pulizie, illuminazione
nelle stanze, water, biciclette rotte, sedie, quanto al decoro che
per voi è irrinunciabile. ..Tutto un lerciume da riparare. Ciononostante si
erode irreversibilmente la mia liquidazione , ch’è la mia ultima
spiaggia, e non ho altro su cui
contare per quando sarò vecchio, ne così seguitando avrò nulla da
lasciare a Kailash e ai sua moglie e ai nostri figli, nè potrò più tornare a
rivederli.
E veniamo
ora al dunque, sic stanti bus rebus: Devo or dunque rinunciare anche a
Kailash e a chi veramente amo, stando alle vostre insite pretese? Sono la mia
ragione di vita, oltre a ciò che io legga e che scriva. So quanto
devo a mia madre, tutto, ma loro hanno ancora una vita da vivere. Nessun
Vangelo può obbligarmi a preferirla a loro. ( E
così scrivendo rimedito Matteo X,34 “ Non pensate che io sia
venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma
spada. 35 Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la
figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; 36 e i nemici
dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua. 37 Chi ama padre o
madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non
è degno di me. 38 Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me,
non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e
chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.” O Matteo
25,35-44 35 “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete
ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi”. Come è avvenuto tra me e Kailash).
Se pretendeste
e otteneste questo per legge, benché abbiate una casa ed automezzi che io non
ho, firmereste la mia fine
Voi siete
per me s una realtà di morte, l’angoscia di una minaccia continua
alle mie sole ragioni di vita”
Ma anziché
tutto questo, anche nella lettera a mio fratello ho rinunciato a
fargli sapere che vivo in casa come ai domiciliari.
E non ho
modo che di distogliere la mente e di cercare quanto prima di
riaddormentarmi, quando nella notte mi sveglia l' incubo della longevità di
mia madre, e “ ci seppellirai tutti, tutti”, “ renditi conto che hai
fatto il tuo tempo”, le grido contro, immaginandomela
davanti. Lei che piange e non capisce, che non immagina che cosa chiedo a Dio in quei momenti, che
cosa le sto chiedendo per il nostro bene. “ Et nunc dimittis
animam suam Domine” “Se solo io sapessi quanta
sofferenza costi agli altri il farmi sopravvivere ancora a me
stesso, mantenendomi in vita…” Certo non sarei ridotto a pregare
invocando la morte provvidenziale di mia madre, se quando impazzo vedessi
altro scampo, e tutto qui non fosse più che corruzione,
servilismo e impunità., che i fasti sotto ogni colore
della jeunesse dorée.
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24 aprile 2018
Formidabile, adorabile, mio amatissimo, carissimo Kailash, nella profondità infinita della
sua dignità ferita.
Domenica scorsa credevo di recargli la più
belle delle notizie del mondo, dicendogli che la signora Marianne de
Gouvea, che aveva chiesto i nostri
servigi per visitare i templi del
Madhya Pradesh che le sono rimasti sconosciuti, e dei quali noi due soltanto
tra i tour operators sappiamo che
esistono e come raggiungerli, avendone esperito gli itinerari, ed avendoli io
studiati e descritti pietra su pietra, letteralmente, colei stessa ch’era la sola visitatrice
dell’India che a noi si fosse mai rivolta per tali destinazioni, combaciando
i suoi interessi con i nostri orizzonti di ricerca, proprio quando ritenevamo
oramai che su di noi non facesse più affidamento, si era rifatta viva per
dirci che avrebbe raggiunto l’India durante quella stessa settimana,
allora entrante , nonostante il
gran caldo che vi imperversa, non
solo, ma che voleva avvalersi di
noi, assolutamente, per dei brevi itinerari che movessero da Khajuraho e vi
facessero rientro in giornata.
“
Very good” era la risposta che scaturiva come un canto di gioia da
Kailash, di lì a poco per spegnersi
d’un tratto, quando gli dicevo a che condizioni si sarebbe avvalsa di lui, in
mia assenza. In Khajuraho sarebbe
sopraggiunta con un proprio autista e una propria automobile, una guida ufficiale dell’MP tourism di fiducia, relegandolo al solo ruolo di
escort. Per il quale chiedeva se sarebbe stato disponibile per due, tre
giorni, e quanto volesse “per day”.
“Kailash,
adesso sta a te dirmi quanto richiedi”
“
Lo faccio gratis, sono pronto a lavorare anche gratis, se e’ per questo”.
“
kailash, non dire così, ti capisco tutto, gli dicevo con un riso scherzevole, comprendendone l’amarezza oltraggiata che
era in lui sopraggiunta. Già ogni giorno deve lavorare per un padrone d’hotel
pronto a decurtarne uno stipendio
infimo in ogni circostanza per cui
debba assentarsi del lavoro, o essere
in ritardo, per ogni mancato guadagno anche se non ne è responsabile, senza mai
riconoscergli al contempo alcun
straordinario per cui lo chiama
ad ogni ora del giorno e della notte,
sobbarcandolo degli oneri più gravosi. E la settimana scorsa, nel dirci alla lady commossi per quanto ci
veniva gratificando, l’avevamo pur avvertita delle ragioni per cui credevamo
di esserle indispensabili, e per le sue destinazioni non poteva far
affidamento in nessuna official guide
o operatore turistico o autorità
governativa; delle ragioni che avrebbe
dovuto intendere già da sola per la sua esperienza dell’India - e’ dal 1969
che vi si reca come visitatrice…- e
per le quali non potevamo che
deludere le sue aspettative, se erano quelle che avessimo potuto formare e
mettere a sua disposizione trained
guides, nessun altro potendosi
prestare che noi ed i nostri ragazzi.
”
Dear
Lady Marianne de Gouvea
Thanks
You for your e-mail. Thanks You very much.
1)
I and Kailash Sen are deeply affected by Your
words, astonished and admired, reading your stupefying itinerary, because you are the first customer asking
Us to visit these places that We know
all very well, stone by stone, excepted Madanpur, having experienced directly
and studied and written, very much, about all your selected destinations. Congratulations very much for your
passionated deep knowledge of the hindu temples !
2)
But until now, having respect of your request We
didn’t speak the Gospel truth : only Us, I and Kailash and his elder son, We
can be in India escorts and guides for this
travel.
I
and Kailash are pioneers in Khajuraho and all North East and West Madhya
Pradesh. Tourist guides , escorts,
receptionists, Mp gouvernement tourist
official authorities, nobody has knowledge about almost the 90% and
more of these places. The real
interest of Mp tourist official gouvernement and of the local tour operators is only the business, and
little more, only archeologists, as I
am, and ASI personnel can help You,
but to contact them and to receive by
them informations or some help are
very hard. They delegate all to other
persons, all , or they can make serious mistakes. We don’t
exagerate, On the contrary! AS to the
training of guides, there are very clever and good young men in Khajuraho, but they
follow nobody without counterpart of money, what
don’t offer this kind of activity ,
for wich We don’.t receive private or public support.
3)
About your itinerary we think that it ‘s very fantastic, that is very
adventurous and fascinating to face
it by your self in seven days only,
but in our opinion it can be
enterprise too much difficult or not possible for You or with
other local guides , very expensive without seeing very much, for
this main reasons
3a)
The roads can become very bad, like a track,( in Dudhai, for example) or
dirt road, or they can end in very dangerous jungle areas, like in the wonderful surroundings of
Deoghar; 3b) the majority of
all this places can be confused is
well-know only by the more restricted
local people,living in reclude, isolated villages, or some place can
be confused with other places whose naxme is identical or similar. Generally
the local people speak only hindi and
they need the friendly
behaviour and intermediation of somebody who is indian My friend Kailash is exceptional for this
task. 3c) The indications in the
books of the temples, by Sri Krishna Deva, for example, are different
from the local denominations known by the guards of the same mandirs, as in
Kadwaha, above all, where there are not less than 16 temples,
that may be easily confused. ( very near there is also the Pratihara
magnificent temple of Indor, if You
like) 3 d) In some place it’ s better to look in
advance for a local rest home reserved
for authorities, for all eventualities.
4)
By us It s possible to reach all your
destinations, and other as Chandpur
, Pali, Surawaya or Keldhar also, , but changing some itinerary or staying in Lalitpur or
Tikamgarh, or Shivpuri, more than in Jhansi.
Tomorrow We’ ll comunicate You the rest, if you like, at Your request.
With
our admired regards
Odorico
Bergamaschi and Kailash Sen”
Con
Kailash mi ripetevo al telefono
su quanto sentivo di doverle
pur dire od invece era i caso di tacerle, rammentandogli
“
Kailash, gli suggerivo con tutta la tenerezza dell’amorevolezza
più dolce, se la retribuzione giornaliera di una guida turistica è di 1350
rupie, tu chiedile non più di 2.000 rupie e non meno di 1.500”
“
Sì, scrivile così, e spedisci la
lettera al più presto”. Temporeggiavo, per tutta la durata della messa
festiva, al rientro concordando con Kailash di richiederle in tutto non più e non meno
di 1.500 rupie.
Nelle
lettere che la signora mi inviava
durante il giorno restante, in procinto di partire in volo per Delhi la
mattina seguente, nemmeno faceva più riferimento a quanto le avevamo
richiesto, segno che era per lei di un’entità irrilevante. Fino ad oggi pomeriggio non avrebbe potuto
più contattarci ed essere contatta. In
ottemperanza al suo dharma , alla sua professionalità, o alle ragioni del
cuore, Kailash mi pregava di farle avere per ogni evenienza il suo numero
telefonico.
Lo
baciavo per questo sulla fronte pur se a infinita distanza.
Ieri,
sul tardo pomeriggio, tra le altre cose,
di tre bambine stuprate e poi
strangolate o massacrate con una pietra per metterle a tacere, nel corso
di tre matrimoni nell’Uttar Pradesh,
mi capitava di leggere di come in india ora siano a secco i bancomat, o
atm, a seguito dell’eccessiva
richiesta di banconote avvenuta nella prima metà d’aprile, per i matrimoni e le semine di cui è la stagione, o per
le diverse elezioni regionali in cui i voti si pagano cash, oppure per la progressiva riduzione del contante in
circolazione, al fine di favorire le transazioni digitali e
l’uso dei conti bancari, dopo il
cambio dei tagli di moneta che è
avvenuto ella fine del 2016, quando ugualmente un cliente di kailash si
ritrovò per questo in difficoltà monetarie.
Letto
l’articolo mi sono messo subito in
contatto con Kailash, che non potevo
ritrovare che ad una delle feste di nozze cui è dovuta la penuria di
contante.
Sapeva
del problema? E come stavano le cose in Khajuraho? Certo che era proprio
così, ma non ne era informato più di
tanto, perché per sua fortuna in questi giorni non ha dovuto prelevare rupie. La mia preoccupazione
però era tutta per lady de Gouvea. Se si fosse trovata in
difficoltà, che cosa si poteva fare per lei?
La risposta di Kailash era sempre la
stessa, sempre più contrariata
“
Lei ha già una guida. Lui deve
provvedere”
Kailash
si arrabbiava addirittura con me, quando gli chiedevo se poteva andare
preventivamente all’ hotel di gran
lusso cui era attesa, per sapere se era possibile con un assegno ottenervi
denaro.
“
Ci andrò solo domani, quando vi sarò
invitato dalla lady”
“
Ma Kallu, ( è)solo per sapere se la cosa è possibile..”
“ Senza che ci sia la lady mi manderebbero
via senza avere di me alcun rispetto…”
“
Kallu, ma ..”
“
Non puoi obbligarmi a fare questo. Lei ha già una guida, lui ci pensi”.
L’amico
oggi ha seguitato a fraintendermi, quando gli ho anticipato dche solo dopo che avessero deciso il viaggio del
giorno seguente, le avrei trasmesso via e-mail le informazioni più rilevanti sui monumenti
che avrebbero visitat.
“
Tu ti preoccupi troppo di questa lady. Ha la sua tour guide per questo, no?”
“My
best friend”, tra qualche esitazione trepidante mi sono azzardato
ciononostante a chiedergli ancora “ potresti portare con te Chandu o Poorti
quando ti incontrerai con la Lady?”
Forse
era troppo alto il fragore della musica nuziale, per udire in risposta il
mugugno di Kailash, my perfect man.
Riveduto
il 9 ottobre 2018.
|
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9/5/
2018
Il carissimo, amatissimo, fantastico Kailash, che ieri magnificavo tanto nel cuore e in parole, già oggi benché fosse ancora più degno d’elogio ed effusione, la mia mente demente l’ha imperdonabilmente maltratto e sconvolto, per una mancanza che non gli era nemmeno imputabile..
“ Kallu, com’è andata oggi in Dhubela con la
signora De Gouvea e la sua scorta?
“
Bene, bene, solo- ed è raro che una cosa dl genere me la confessi di primo
acchitto, ho perso del denaro, 2.000 rupie…”
E
come è stato possibile?gli chiedevo ancora trattenendo il subitaneo furore.
“
Erano le 10,30 e il Museo non era ancora aperto. La signora si è arrabbiata,
ho chiamato le guardie, e nella confusione, mentre mi davo da fare…”
“
Bene, vedo che il denaro sai perderlo invece che guadagnarlo… una volta che… potevo sperare in un extra, perché è solo affar tuo, vero, il denaro
che hai perduto…”
A
farmi infuriare era che
lo smarrimento fosse accaduto
mentr’io in Italia è come se vivessi
ai domiciliari, per mantenere lui e la moglie e i figli e naturalmente mia
madre, e ch’io su quei denari ci contavo perché con essi pagasse i creditori
che si è fatto nel corso del mese per la riparazione dell’autoricksaw, attingendo a tale scopo anche al fondo che
mese dopo mese mette da parte per le nozze della nostra Poorti. E’ una questione sempre delicata
per l‘ uno o per l’altro quando gli acconti preventivati non bastano, non è
come con mia madre che vive nell’ebetudine/ inebetimento totale quanto al suo
sostentamento, o come con mio fratello
e mia sorella, con i quali non c’è
dialogo possibile, perché non vogliono saperne di riconoscermi né il mio
stato di povertà né quello di
invalido. Così solo tra una cosa e l’altra Kailash mi ha detto della riparazione del tuk tuk, e prima ancora mi ha
detto solo furtivamente del ditino di
Chandu, che era rimasto schiacciato
dal battente di una porta, in replica a una mia querimonia su quanto avesse
già speso, rinfacciandomi che aveva dovuto tacermelo senza ricorrere ad alcun
medico per i costi di ogni loro visita.
Allora
si era scatenata su di lui una
tempesta di rimproveri di natura opposta a quelli i paventati, che lo
riprovavano perché me l’aveva taciuto
fino ad allora, Chandu andava
assolutamente curato, non si poteva
lesinare sulla sua salute, o su quella
degli altri nostri piccoli, tanto più che stando a quello che ne
usciva di bocca, sottola gragnaiuola delle mie invettive, il ditino di Chandu si sarebbe storto. Che
lo facesse visitare subito dal dottore migliore, e non solo in Khajuraho,
andava bene in prima istanza solo il
dottor Kare, altro che i farmacisti
apprendisti stregoni, meglio il
dottore delle ossa, vicino all’hotel Lalitpur.
Fino
a tutt’oggi da che sono stato di ritorno dall’India, almeno a parole, tradendomi pur sempre il tono di voce, avevo cercato di non farne mai un dramma
delle questioni economiche, perché so che Kailash , se resto calmo e non
inveisco, così si confida e può confidare in me, che non ricorre a debiti che
sono pur sempre io a dovere sanare. Ma nella circostanza odierna il
disappunto che non gli ho mascherato ha preso fuoco all’istante in un furore
irato, per quanto sentissi l ingiustizia di farlo.
“
E per oggi fai attenzione alle mie e-mail
che riceverai, perché non me la sento più di parlarti al telefono…”
Riattaccavo
di lì a poco ed ero anche peggio.
“ Ma io non sono arrabbiato con te, mi diceva
un Kailash contrito, è con me che sono arrabbiato…”
“
Lo so. Ma è’ che anch’ io sono arrabbiato con te”.
Kailash
cercava di spiegarsi, di dirmi le circostanze in cui era avvenuta la perdita
del denaro che aveva in tasca, solo che la mia tensione nervosa cresceva a
tal punto che credevo d’essere stato io a staccare a tal punto il collegamento, mentre finiva in quel preciso istante il mio abbonamento mensile.
Riprendevo
a parlargli utilizzando non più Skype ma una linea telefonica con sconti
tariffari, ed egli poteva rincuorarmi che i soldi che credeva e mi aveva
detto di avere smarrito li aveva appena ritrovati in uno dei libretti
turistici che aveva approntato per la signora de Gouvea, che li aveva molto
apprezzati. Vero o inventato che fosse il rinvenimento, il suo annuncio acquietava la mia
contrarietà nervosa, che pur si veniva rabbonendo. Con i custodi che
tardavano ad aprirle il Museo di Dhubela Lady deGouvea si era però mostrata
oltremodo adirata, si era addirittura incattivita quando non aveva ritrovato
i reperti che più vi cercava, ed anche
con lui e alla guida aveva perso la
pazienza.
“
Kailash, se è per questo che puoi aver perso il tuo denaro, o che non lo
ritrovavi più, le dirò che deve usarti
più rispetto nella lettera che tra le poco le invio”
No,
no, che non facessi questo, era per la vecchiaia e per il male alle ossa che le arrecava il
camminare che la Lady diventava insofferente.
“Allora
le dirò piuttosto perché non ha potuto
ritrovare in Dhubela i cimeli che vi cercava. Non è buona cosa, ma nel Madhya Pradesh i più importanti reperti
dei musei locali li hanno trasferiti tutti
in quello centrale di Bhopal, dove sono magari finiti in un
sottoscala”
E
che mi scusasse della sfuriata precedente. Ero stato davvero stupido, un imbecille, che mi perdonasse ancora una
volta, per le intemperanze della mia
pazza mente.
“
Si, ma quando fai cosi, lo sai che la mia mente va giù”.
Il
resto del pomeriggio , e della serata, lo avrei trascorso tentando invano di
ricontattarlo di nuovo, per dirgli com’ ero
felice di poter ripetere almeno
anche ad Ajay, quello che sul conto
del padre Lady de Gouvea mi aveva appena fatto sapere via e-mail : “Mr Sen has been very helpful and he
knows so many things and knows also how to share his knowledge.Thank you for
having helped me to organise this trip in his company.” My dear, dear Kallu! , come mutato
da quello d’un tempo, così poco
raccomandabile a detta dei più
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Luglio
2018 circa
In
realtà ciò di cui ho fatto esperienza decennale in India convertito in
valenze più universali, fa si che mi aspetti di tutto, proprio di
tutto, quanto a me stesso e agli
altri, specialmente in merito ai benefattori umanitari. Sul razzismo cinico
di Gandhi o di Madre Teresa di Calcutta sono stati scritti testi implacabili,
quale quello di Arundhati Roy a prefazione bellissima dell’Annihilation of
castes di Ambedkar, e sugli indiani in tutti questi miei anni, tra gli
umanitari che li aiutano non ho
sentito e avvertito in ogni colloquio,
che tutto uno scambio di considerazioni, di generalizzazioni e di assunzioni di
condotte atroci e discriminatorie.
Altro che il grande Rudyard Kipling!Per quanto mi concerne è l ultima cosa
che mi consento di pensare che sono là a fare puramente del bene , e di non
dubitare che vi torni a fare strumento della mia edificazione ipocrita coloro
per cui pure mi spoglio di tutto. Temo a ragione sempre il peggio di me
stesso. In Italia e in Europa il pensiero critico in cui mi identifico sta
vivendo quello che accade come una catastrofe
( testo inviato a Fausto Germanò)
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Luglio
2018 il testo risale originariamente al 23 luglio 2018
Dopo che da
oltre un mese Mohammad mi teneva in black list, ieri si è rifatto vivo di nuovo, per rivelarsi quello di sempre.
La
sua splendida voce accorata di ragazzo tornava a dirmi con accenti drammatici
della povera vita cui si era ridotto di nuovo, dopo che l’uomo dei children of
God, Manoj lo straricco quanto una volta era stato strapovero, ai
tempi in cui suo padre era un venditore di the nello stesso chiosco che è
stato gestito anni or sono dal padre di Mohammad, l’aveva esiliato e
licenziato in tronco dall’ hotel
Paradise, dicendo che non aveva più soldi per pagarlo. La sola volta che ho avuto modo di intercettare la riservatezza
di Mohammad tra le sue povere mura domestiche
gli avevo chiesto se rifiutava di parlarmi con un tono allora cosi
torvo, perché riteneva che fossi stato una” bad person” nella sua vita. “ No,
mi aveva detto, è perché ho bisogno di denaro,ma tanto, e non posso contare
che su di te,”e subito dopo aveva
staccato.
Ieri
Mohammad è tornato a dirmi di come senza lavoro sia ora ridotto in
miseria, come tutta la sua famiglia mangi(a) una sola
volta al giorno, cercando egli di dormire il più possibile per allentare i
morsi della fame. Non c’erano turisti,
non c’erano clienti, per l’autorickshaw
mio e di Kailash che ha in uso il padre. Durante tutto questo periodo
non solo con me aveva chiuso ogni contatto, ma con tutti.
Come
puoi lamentarti, allora gli ho detto, che nessuno ti rechi aiuto,neanche
Kailash, che è il solo che possa fare
ora da intermediario tra me e lui per ogni evenienza. So bene quanto Mohammad abbia motivo di
temere la gelosia di Kailash, che non manca mai, sordidamente, di
rinfacciarmi che il padre di Mohammad resta più ricco di lui, perché ha pur
sempre una sua casa,- sapesse davverp
che casa-, che a lui e ai nostri cari io non so assicurare, recandogli un aiuto che per lui perde così
di ogni valore, ma so anche quanto
Kailah sia capace di una equanimità e di una grandezza d’animo superiore.
“
Tu non gli hai parlato, non ti sei rivolto a lui, altrimenti avresti forse
saputo come Kailash più di una volta,
con i miei soldi e i suoi guadagni, abbia aiutato i tuo padre. In difficolta
Forse, se non fosse stato per Kailash, non avresti potuto nemmeno mangiare
una volta ogni giorno. Prima la gomma dell’autorickshaw scoppiata,
poi le batterie, ora la cappotta rotta.
Chi provvede a questo?”
Mohammad
ha annuito, per seguitare a
tormentarsi della sua esistenza.
“Ora
sono come un uomo senza braccia e senza gambe”.
E
quanto alla licenza del decimo anno di scuola? Gli avevo pagato la retta
della scuola che doveva assicurargliela. A sentire quanto mi aveva detto Ajay
il giorno avanti, stava passando i suoi giorni sempre in casa studiando.
Studiava
solo un poco, ogni tanto.
Avevo
appreso, gli facevo sapere, che durante questo periodo si era pur dato da
fare, per cercare un lavoro nella
costruzione della nuova strada che
abbrevia le distanze tra Rajnagar e Allahabad, dopo averlo cercato in cucina presso il
locale Ufficio Turistico.
Di
tutto questo ne avremmo riparlato oggi, aveva riaperto per sempre tra noi i
canali di comunicazione, e potevo telefonargli a ogni ora.
E
quanto a me, tornavo a chiedergli, “sono stato per te una buona o una cattiva persona,
ora come mi vedi? Di me che ne pensi?”.
Mohammad
tornava a tergiversare nella sua mirabile intelligenza calcolatrice
“
Ogni uomo è come una moneta. As a coin. Ha una doppia faccia.”
Anche
il giudizio sul mio conto restava per lui
in sospeso come un articolo di mercanteggiamento.
Oggi
pomeriggio solo dopo aver scritto a lungo dell’arte del Pisanello , del ciclo
in Mantova dei suoi affreschi arturiani,
lo ricontattavo.
Era
in strada, la prima volta. diretto al
mercato.
Ieri
aveva esordito che la sua situazione non era buona, oggi che aveva davvero un
grande problema.
“
Materiale o spirituale? “Gli chiedevo con una certa autoironia nella voce,
perché sapeva bene come i suoi problemi spirituali fossero per me i
benvenuti, a differenza di quelli materiali, più rognosi.
“
Spirituali” mi diceva. E non era vero.
Gli
ho ritelefonato quando in India erano passate le sette e trenta, e Mohammad mi ha detto direttamente la
verità, sia pure enfatizzandola.
Per
il suo problema attuale aveva tentato
anche il suicidio, mi ha confidato con la voce rotta che sa ritrovare in
questo genere di confessioni. Suicidio
hai detto? Gli ho replicato senza apprensione come uno psichiatra ad un suo
paziente.
Dal
mese prossimo avrà un lavoro, al Khajuraho Inn, che gli permetterà di non
inoltrarmi di nuovo richieste. Ma prima di allora deve trovare il modo di pagare gli interessi contratti
per pagare lo scooter, e non può contare che su di me, assolutamente. Sono tremila rupie che gli servono.
Tra
me e lui l’ intermediario restava Kailash. Che gliene parlasse, ed avremmo
visto il da farsi.
Solo
una volta che sono venuto a capo della decifrazione dei principali cavalieri
erranti del Pisanello , ho telefonato a Kailash.
Aveva
ripreso a piovere, sia pure non intensamente, in hotel erano occupate quattro stanze, i nostri cari stavano tutti bene, e l’India era il solito paese dei soliti
madarchod.
A
Mohammad avevo appena telefonato, l’ho informato, e gliene ho parlato apertamente, con
tutto il piacere di potere confidare nella sua mente e nel suo cuore.
“
In casa ho solo mille rupie”, mi ha
fatto sapere, al tempo stesso mostrandosi disponibile e mettendo le mani
avanti. Non era l’aiuto di un anticipo economico per Mohammad che gli
stavo chiedendo, se non forse in piccola parte. Piuttosto mi
contrariava che gli fossero rimasti così pochi soldi, quando dall’ Italia gli
avevo spediti già quattro acconti in un mese, dovendo noi fronteggiare le
spese scolastiche di Ajay e Chandu.
Aveva impiegato 2.800 rupie per riparare la cappotta del tuk tuk del
padre di Mohammad, che è lo stesso con il
quale va a scuola la nostra Poorti.
Non si poteva seguitare
oltre, la pioggia avrebbe bagnato
libri e quaderni di Poorti e degli
altri allievi in tuk tuk.
Allora
gli ho spiegato come stavano in fondo per me le cose. Il problema non era
solo la cifra richiesta Era che Mohammad si era fatto vivo solo per questo,
dopo di che, non appena avessi
soddisfatto il suo bisogno di denaro,
sarebbe tornato ad ignorarmi ed a trattarmi senza il minimo riguardo, come neanche
fossi un umano. E lo faceva per
potersi pagare uno scooter, che è la
prima cosa cui aveva pensato come ha iniziato a percepire denaro, troppo poco
per non rovinarsi per questo. Non potevo assecondarlo. Mohammad, conveniva Kailash, aveva deciso
per conto proprio come spendere il suo denaro, senza nemmeno interpellare su
questo il padre, senza rendergliene
minimamente conto per sostentare
insieme la propria famiglia. Gli ho ricordato che ora non dispongo più
nemmeno per muovermi di una bicicletta, per aiutare loro in India dovendo
risparmiare anche sui costi di riparazione di quelle che usavo, e che anche
per questo ritengo di avere tutto il
diritto di ricusare quanto mi chiede Mohammad.
“Non
possiamo privarci di tutto”, avendomi asserito inutilmente la cara signora
che abita nell’appartamento di fronte al mio , quando l’ ho incrociata che
recava a farsi la permanente.
L’aveva
ben presente Kailash, lo sapeva
bene che vivo in Italia come ai
domiciliari, e rendendomene grazie nel tono di voce, mi ha assicurato che
l’indomani ne avrebbe parlato con
Mohammad
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Estate
2018
Può un’oncia di bellezza, di amore puro
Scongiurare che
tutto ciò che l’uomo è ancora
Sia
il caso si estingua?
Quanto
può detergere ancora
Il
velo lunare il sangue della lama ?
Smacchiare
i sudari di scrofe?
Nell’
innocente loro dissolutezza
Gridano
vendetta i profanati angeli,
Intanto che
torna, Sumit, il tuo esanime corpo
Nei
bimbi raccolti dal mare,
E
resta senza musica la vita
In
A
che le anime insaziate di morte
risorgano a vita
Nei
migranti Egli venne alla sua gente
Ma i suoi non
l'hanno accolto,
Come se noi tutti
non fossimo stranieri nella terra d’Egitto
Così al passaggio estremo
volgi erranti i tuo stessi passi
Nella Sodoma ti volgi agli indimenticabili cuori,
Ne accudisci i giorni futuri
Togliendoti di bocca ogni estremo conforto,
Om, così sia, dicendo a un dio senz’altro lume di volto.
Lo straniero [gher] che abiti con voi
sarà per voi come un cittadino [ézrakh] e amerai per lui quel che ami
per te, perché anche
voi siete stati stranieri [gherîm] nella terra d’Egitto.72
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Può un’oncia di bellezza, di amore puro
Scongiurare che tutto ciò che l’uomo è ancora
sia il caso si estingua?
Quanto può detergere ancora
Il velo lunare il sangue della lama ?
Smacchiare i
Nell’ innocente loro dissolutezza
Gridano vendetta i profanati angeli,
Intanto che torna, Sumit, il tuo esanime
corpo
Nei bimbi raccolti dal mare,
E resta senza musica la vita
In
A che le anime insaziate di morte risorgano a vita
Nei
migranti Egli venne alla sua gente
Ma i suoi non l'hanno accolto,
Così
al passaggio estremo
volgi
erranti i tuo stessi passi
Nella
Sodoma ti volgi agli indimenticabili cuori,
Ne
accudisci i giorni futuri
Togliendoti
di bocca ogni estremo conforto,
Om, così
sia, dicendo a un dio senz’altro lume di volto
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Fine
agosto 2018
Dai primi
d’agosto Mohammad non mi chiama più, che sia senza possibilità di ricarica o
con lo smartphone fuori uso, o che mi
abbia messo cinicamente in
black list perché ora egli lavora e
non c’è denaro che possa richiedermi.
Ieri sera invece Kailash mi ha
chiamato lui stesso una seconda volta, dall’hotel ove oltre la mezzanotte era
in attesa dell’arrivo di altri pellegrini
jain , di cui ogni giorno si riempiono le stanze di ogni albergo e
ashram ed home stay in Khajuraho, da
che vi staziona da un mese il grande guru Digambara Acharya Vidhyasagar, Vi è venuto a piedi
per il chaturmas, la sosta dei monaci
indiani che corrisponde ogni anno ai quattro mesi della pioggia, ed il
richiamo per i fedeli jain è enorme. Nell’udire di nuovo la voce di Kailash, nel parlargli,
sentivo fluirmi le lacrime al vincolo di fedeltà che si rinserrava tra me e
lui, alla consapevolezza che
abbandonarlo e tradirne la fiducia che in me ripone sarebbe il venir meno
come persona a me stesso e al mondo.
Dall’arrivo del sadu non solo tutti gli hotel sono ogni giorno al
completo, i ristoranti vegetariani e
gli stessi venditori d’acqua e di the
stanno accumulando ognuno in proporzione una fortuna , lo stesso padre di
Mohammad con il nostro tuk tuk
ricavava finalmente bastanti
guadagni: solo per Kailash , e chi è
nelle sue condizioni, il lavoro è aumentato spropositatamente senza cavarne
una rupia in più di guadagno. “ Devo prendere i bagagli, portare acqua da
bere , di che mangiare e in stanza, i letti in più che servono, ma
per me zero rupie, non una
bakshish”, e così dicendo la sua voce si
abbassa in un rantolo sordo che non attende risposte .
I jain sono ancora più esigenti che
gujarati o bengalesi, vogliono l’acqua calda anche d’estate, all’una, alle
due, alle quattro di notte, prima che alle
cinque del mattino Kailash debba accendere puntualmente con della
legna il fuoco della caldaia. E ’l’ora
concorde del risveglio dei jain, che alle cinque vanno a ricevere la
benedizione del guru Acharaya Vidyasagar, “oceano di saggezza”, come vuole il suo nome.
Meno male che il proprietario ha una nuova connessione potente con la centralina elettrica, e che la luce non viene meno di notte come durante le settimane scorse, o che non vi sono cali di energia, altrimenti sarebbe un subbuglio continuo di stanza in stanza; gli indiani ricchi non sopportano alcuna riduzione di potenza con il condizionatore acceso, come in ogni altro campo vogliono di tutto e di più di quello che hanno fatto proprio dell’Occidente, e a tutti i costi pur nel cuore della notte esigono ad ogni minimo inconveniente cambi di camera, e quando le stanze sono una cinquantina, da rifare quindi al mattino, Kallu è la vittima sacrificale… Se poi non c’è il canale per il football ed il cricket… E non è che il proprietario istallando una connessione diretta con la “ power house” abbia voluto sopperire ai disagi lavorativi e onorare la dignità di un Kailash, oramai quarantenne, con tre nostri figli da far crescere, per il prestarsi a straordinari che non gli sono riconosciuti e a cui un giovane in prova non resiste più di uno, due giorni, no, è venuto piuttosto incontro alla protesta di clienti resi forsennati a tal punto dai disagi notturni, che si sono rifiutati di pagare e hanno sfasciato l’arredo interno, smuovendone le lastre lussuose di marmo che vi sta impiantando. “ Più di 50.000 rupie di danni e di perdite” ha valutato Kailash il giorno seguente, quando ha dovuto riferire tutto a dei padroni che si sono ritrovati in vacanza proprio durante un’imprevista alta stagione per l’arrivo del guru Come non meno di tre lakhs, di 300.000 rupie, il padrone ha speso a suo dire per la nuova connessione elettrica. Kailash tiene conto alla perfezione di come tutto si traduca in rupie, il guadagno accresciutosi a 2.000 rupie al giorno del venditore di the presso l hotel Harmony, ora che i jain in pellegrinaggio si recano ogni mattino al darshan del guru Acharya Vidhyasagar passando per la sua postazione, la voglia scemata di darsi da fare del barbiere della sua stessa casta sovvenzionato da un australiano ricchissimo, nella stessa misura in cui ora dispone di altri 27 lakhs per il suo nuovo ristorante, la voglia di contattarmi o meno di Mohammad, a seconda che possa contare o meno su un certo lascito di rupie, ed è di una intelligenza, di bambino finissimo, nell’attenuare invece l’ impatto e l’attrito dei costi che in vario modo mi richiede di sostenere, facendone scivolar e via l’ importo come se non fosse cosa così di gran conto. Così dicendomi del più o del meno, mi ha fatto sapere che ha speso non meno di 20.000 rupie per rimettere a nuovo il nostro autorickshaw, con la cappotta, che almeno ora è doppia, cambiando anche le batterie, di modo che non ha più neanche una rupia in banca,ciononostante senza potere od osare chiedere al padre di Mohammad almeno una parte dei guadagni che con l’uso del nostro tuk tuk ha racimolato . Ed è stato solo perché perfidamente me lo ha detto Mohammad, il giorno prima di interrompere tra noi i contatti, che sono venuto a sapere che il padre di Kailash si era dato da fare per ricevere dal governo e trasmettere alla moglie di Kallu il pezzo di terra che ora a ogni contadino indiano concede ogni governo locale per costruirsi su di esso gratuitamente una casa di due stanzette, come la stavano finendo di erigere per la nonna di Kailash quando costei è morta. . “ Ajay- ( il figlio di Kallu) non ha offerto anche a te la prasad per la sua nuova casa che vanno costruendo in Sewagram, mi ha detto un suo amico ? Che c’è di vero in questo? “ Era il modo di Mohammad di rispondere all’astio invidioso che nutre nei suoi riguardi Kailash, perché Mohammad e la sua famiglia hanno comunque una casa, a differenza di sé e della propri gente, secondo il destino che gli ha riservato il mio aiuto, “ Ma con i mattoni non è che mangio” era stata la replica spiccia di Mohammad, ogni volta che gli ripresentavo la situazione. Con i soldi di chi, poi, se non i miei, sarebbe stata eretta la casetta, in una località che ai figli offre solo di ripetere il destino del padre? Erano gli inizi di questo mese di agosto del 2018, in cui già ero in affanno perché il nostro governo nefasto riusciva a convergere solo nel taglio degli assegni dei pensionati, e i miei congiunti in Italia recalcitravano che a seguito dell’assegno di accompagnamento che da ottobre verrà erogato a mia madre io possa sgravarmi di larga parte del contributo che a lei verso ogni mese , seguitando a voler decidere in proprio quali siano le mie spettanze, a prescindere dalla mia situazione reale e da tutto quanto non mi consento, pur di poter assicurare il mio aiuto a Kailash oltre che a mia madre. Forse era proprio il mio aiuto reso a Kailash il solo vago dato di cui disponevano sul mio conto, e su cui facevano leva per obbligarmi in perdita anche nei confronti di mia madre. |
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lunedì 22 ottobre 2018
i miei testi del 2017- 2018
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