Il testo è un remake di Ritratto di un artista virtuale Singolo e solo, a vent'anni di distanza
Ora, Singolo e solo .
2019
Ora, Singolo e solo .
2019
Nel mattino estivo seguita a
svegliarsi i e a riprendere il sonno, quando sono le
cinque, le sei e trenta , quasi le otto del mattino, le nove oramai
passate, intorcendosi nelle coltri per quanto si è
spogliato o è rimasto svestito di notte, fin che la chiara luce del
giorno abbia la meglio sui sogni che gli procura il
farmaco serale, la mitica sua Quetiapina. Nel loro
affabularsi come nuvole fondentisi l una nell’altra ci
si ritrovava un’altra volta ancora a scuola, alle prese
come insegnante con pacchi su pacchi di compiti che non farà mai in
tempo a correggere, in quel tuo Istituto resosi talmente
labirintico che non riesce nemmeno a ritrovarvi i suoi registri o le
sue classi, o vi siede ancora come studente a ripetere gli
stessi corsi di studio giovanili e a finirvi irrimediabilmente
bocciato, da professori che nonostante sappiano della tua
genialità non possono farci nulla se non studia a dovere,
al contempo tra colleghi che essendone a conoscenza, sorvolano su
ogni sua inadempienza o sregolatezza. abbandonandolo alle sue
scartoffie. E’ sceso in campo anche quel campione di amoralità che è il Presidente degli Stati Uniti, nel
ricordargli che nel ritardare la consegna dei compiti in un arrovellarsi
inestricabile, ha tradito la fiducia da essi riposta nel suo tempestivo
giudizio. Altrimenti si rivede in famiglia alle prese con
un padre redivivo che non lo perdona per quello che è ,
per come egli , con è una madre inflessibile che non ha comprensione
delle sue stranezze, una sorella con cui giunge solo a scontrarsi rovinosamente in ciò
che non sa perdonarsi
Oramai il leitmotiv dei suoi
sogni, di risveglio in risveglio, si è fatto un ritornello
estenuante, e le immagini erotiche sono fantasmi dileguatisi al far
dell’alba, meglio riconciliarsi con la ripresa della vita in cammino, per
ammorbato e sfinito che già al risveglio
ne sia il retrogusto, riordinando lo scompiglio innanzitutto
della sua persona e del letto. E’ un vortice
di cuscini e di abiti appena smessi alla rinfusa, tra cui esala il fetore già
insopportabile dei suoi indumenti più intimi, per quanto li abbia ricambiati
solo la sera seguente. E’ la maledizione di funghi e micosi
insanabili della sua vecchiaia, che del decorso dei suoi ultimi anni di vita ne
sta facendo la convivenza sempre più appartata e schiva
con il lezzo che emana inducendolo a preliminari su
preliminari prima che egli osi farsi vivo fra gli altri
in società. Semplice a dirsi, di lavarsi e rilavarsi,
quando spogliarsi e ancor più rivestirsi gli è una fatica
immane, per il peso degli anni e del suo corpo grasso da reggere in piedi, a
causa della sofferenza che insorge, nel suo articolarsi, per
l’artrosi delle sue giunture dolenti, all’infilarsi i
pantaloni, ora sempre e solo tute elastiche, i calzini
corti che fatica a raggiungere e poi le
scarpe, in realtà delle pantofole di cui nasconde
malamente l‘ uso come ciabatte, talmente lo strema
chinarsi per calzarle. Cerca
in ogni modo di pettinarsi bene i capelli, che l alito non sia
repulsivo, usando un dentifricio al neem e chiodi di
garofano, si spruzza profumo virile di sandalo, sperando
che il ricambio delle pantofole supplisca all’ inconveniente di non essersi
messo i calzini. Al contempo , nel viavai tra il bagno e la cucina,
è la casa, il certificato stesso della sua rispettabilità e
onorabilità sociale, di quanto sia egli una persona decente ed accettabile, che
non può assolutamente lasciare come la ritrova nel bagno, per quanto
si insudicia di per sé attorno ai tubi della lavatrice,
ovunque egli riponga saponi e lozioni, o per
come si presenta in cucina, con ancora sparse sul tavolo , ingombro
di tutto, le bottiglie di birra o di spuma che si
è finito durante la notte, o le buste e bustine di plastica e a
volte gli avanzi stessi della cena. se gli effetti serali della
Quetiapina sono stati più che mai galoppanti, ed ha rinviato tutto
per l indomani. Così ripulendo e
riordinando, disponendo nei vari sacchi ogni rifiuto come
lo obbliga la raccolta differenziata , scalpita per la sua boccata
di vita sociale che si ripromette all’uscita di casa, che sempre
più ritardi il momento che potrà dire di
essere pronto per avviarsi ad essa, quando senza temere
più di tanto di essere impresentabile, pur nella barba per quel giorno non
fatta e nel suo abbigliamento imbarazzante, pretenzioso e
sgargiante fino al giro vite, nelle giacche e le camicie svarianti dal giallo
zafferano all’arancione e al rosso papavero che si è fatto confezionare in
India, quanto trasandato per cause di forza maggiore dal giro di vite in
giù, dove spesso l’ombelico fa la sua apparizione al di sopra dei bragoni da
tutta che indossa in luogo del saliscendi dei pantaloni
, facendo sì che sconfini nelle pantofole che gli sono
imposte dalle dita a ferro di cavallo, oserà sortire infine nel mondo.
Solo che oltre che alla tua
presentabilità personale , della sua persona fisica reale ,
devi accudire non di meno quella sociale sui
network, deve dare il suo rendimento di grazie a Dio ed
informarsi dello stato del mondo. Così riavvia internet,
accede a face book, controlla likes, reazioni e commenti, legge la
prima pagina or ora aggiornata in tempo reale del suo quotidiano di
riferimento. Quelli cartacei non li compera più, dei
libri che lo interessano acquista gli ebook, ogni volta che sono
ugualmente disponibili, riservandosi di acquisire solo quelli
cartacei di cui le book non
esista, o che siano per lui di supremo interesse, meridiani
oppure speciali libri d’arte che quasi mai può consentirsi Deve nondimeno
provvedere a salute e sicurezza, prima di respirare un’aria che
finalmente non sia quella stantia d’appartamento. Tre
sono le medicine mattutine, quella anti depressiva, od anti-poetica, che dir si
voglia, che con la forza della disperazione angosciata ha lenito anche la vena
della sua musa ispiratrice, quella antipressione, che lo
sottrae al rischio di ritrovarsi a vacillare per strada colto dalle vertigini,
quella diuretica, per limitare l edema che gli gonfiae lacera la gamba destra. E quanto alla casa
chiude sempre almeno la valvola dell’acqua ogni volta che
esca , per evitare o contenere le perdite . Fin che si decide e si
ritrova di fuori nell’afa del mattino, traversa il
cortile e fa ritorno sui suoi passi, per sincerarsi che abbia davvero chiusa la
benedetta valvola dell’acqua, e con essa quella del boiler, e ridiscende
e oltre il cortile raggiunge il bar dove si affloscia al primo
tavolino in cui ti possa appartare. Vi si ritira nella
lettura dei giornali locali e di quello nazionale ad essi allegato,
dopo il saluto del barista che lo fa quanto mai contento di ritrovarsi
socialmente rilevante, magari anche gradevole, tanto più a suo
agio se nessuno lo avvicina o può odorarlo, o non fissa
gli occhi sulle sue scarpe malandate.
Cerca nei quotidiani locali lo spunto
per una polemica da trasformare in una lettera al direttore, sul giornale
nazionale. di destra, le ragioni degli altri che contemperino il suo punto di
vista di sinistra, rendendolo più credibile e inattaccabile, qualora
compaia in un suo intervento sulla stampa locale.
Si riserva di buttare
giù più tardi il ghiribizzo di una sua presa di posizione, in stile
efficace ed umorale, per poi riprendere le sue letture
librarie, tanto più profonde quanto più richiedono tempo, altro che
certi libri di successo, di cui ben sa, che si fanno divorare e ti
lasciano con il disgusto in bocca di essere stato irrumato. Altrimenti si desidererà
a continuare l’ editing interminabile dell’ ulteriore suo saggio sui
templi hindu più sconosciuti, o la traduzione della
traduzione da un urdu che non conosce delle ghazal
di Mirza Ghalib o Mir Taqi Mir, ma tutto questo dopo, dopo, dopo non
solo che lasciato il bar, per fortuna senza essere rimasto
invischiato in polemiche atroci che criminalizzano chi in
mare salva migranti e non vuole saperne di rinunciare a un oncia del suo
benessere in loro soccorso, ma dopo che avrà
altresì immancabilmente eletto a sua meta il supermarket.
Oramai sono consolidati gli
scali possibili del suo periplo di scaffale in scaffale, no a dolciumi e
biscotti, paste e crostate o brioches, se non il sabato per la
domenica, bensì subito a ficcarsi sul reparto delle
offerte di primi o secondi, prima dell’ insalata imbustata, della
frutta o degli ortaggi, ma solo qualche volta, per quanto siano salute allo stato puro, mentre gli sono
irrinunciabili le cotolettine o le Viennesi impanate, tanto per trasgredire di
nuovo una tantum il suo vegetarianesimo, il latte, sempre, invece
sempre di meno formaggi e mozzarelle, talmente costano tanto, in
loro vece sempre di
più delle sottilette. di quelle
convenienti, il pane in bauletti, due lattine di birra per il
pranzo e per la cena e le pizzette a fungere da spuntino, tonno o
sgombro, se mancano nella credenza, un vaso grandi di carciofini
per i toast, di riserva di
lusso, e agrumate, cedrate e
chinotti o pompelmo in bottiglioni economici, ora che fa
caldo e deve di giorno e di notte fronteggiare la sete, non che del
concentrato di limone puro, per ovviare alla sete con una
bevanda più naturale.
E li, che può
incontrare il solo che senta sia suo amico dentro le tre cerchia di
mura della sua città, impenitente al reparto del vino, se non altro
perché possono parlare liberamente l uno dei malanni dell’altro, “ Come stai? “
Male, malissimo…”. - o liberamente convenire o essere in
disaccordo su questo o quell’artista della
loro tradizione figurativa, dir male dell’ uno o dell’altro
caporione addetto ai beni culturali della loro città d’arte , in un idem
sentire che à una concertazione spontanea, anche se non è mai
l’altro a interpellarlo per primo, e se ben sa che qualora avesse
ancora da campare cent’anni, mai si concederà l’altro di
leggere un solo suo scritto, quale la monografia che gli trasmise sul Pisanello
. o favorirà il suo nome in qualche colloquio, Del resto
non occorre che chieda favori, per essere egli
villaneggiato dalla cultura di corte della città. Dopo
che nemmeno è servito che lo sollecitasse di persona, perché il
direttore della biblioteca comunale facesse catalogare i
volumi che vi aveva conferito mesi addietro a proprie spese, il suo
editor virtuale non si è poi
presentato all’appuntamento che lo stesso gli aveva dato,
perché avesse un occhio critico di riguardo per i dipinti
della sua collezione, dopo che egli di sua libera
iniziativa gli aveva recensito due rassegne di incisioni e disegni
su un foglio locale. “ Maledetto l uomo che confida nell’uomo, si dice, a
proprio scorno, tanto più se si fa ogni sorta di riguardo nei loro confronti,
assume anche l’aria di un idiota per non
mostrare a loro quanto lo disgustano” , sino al punto di desistere
dall’essere in circolazione, vecchio astruso e
maleodorante, e
non perturbarli, quando si tratta di
rifiutarlo e di volgersi altrove, non essendo
egli nessuno di potere e di successo in tutta la sgradevolezza del
suo indiscusso talento, di cui non
si avvalgono, e che non avvalorano. che collezione, poi, di
quadri, aveva occhieggiato quando si era ripresentato il giorno seguente e si era ritirato senza
farsi vedere, di trine di pizzi stesi
sul telero, ricoperti di una mano di colore da imbianchino. Non valgono forse di più i copricuscini di pezze di stoffa ricamati, armonizzate insieme nei loro colori dalle mani di povere
donne indiane, che per poche rupie ha acquistato negli empori di Delhi? O non
sono capolavori non inferiori ai collages di Matisse le composizioni di figure con pezzi di stoffa ritagliati con la stessa bravura ideativa dagli
artigiani dell’Orissa ,
Egli si fa allora un fiume in piena
reattivo contro l’arte di avanguardia di un intero secolo… Braque, Picasso. Dvhamps, facendosi movimento sono riusciti a trasformare in virtù
l incapacità di dipingere , al grido anarco-rivoluzionario
del rifiuto di tradizione e ordine,
dello stesso mestiere, a elevare il triviale e il tinteggiare dell imbianchino a modello di fare
artistico, ma quale rilievo attraverso chiaroscuro
e modellato. assemblaggio invece di ogni
carabattola, e il ripetersi per atrofia
inventiva sempre negli stessi uccelli in volo e negli stessi capanni disegnati
con l imperizia diuyn piccolino dell’asilo, il tutto osannato come variazione musicale nella ripetizione,
infanzia fanciullesca e primitività pura ritrovata, nella complicità di critici
e mercanti e donne fatali e acquirenti tanto ricchi quanto idioti, il tutto una boheme sudicia e truffaldina di
cialtroni e impostori, di rimatori imbarazzanti e di imbrattatori di tele che
anche la Boheme Di Puccini riesce a
fargli detestare. Povero, povero signor
Benoit. Oggi che la vecchiaia lo fa più
reazionario del solito ne ha anche per il cantautore tutto un falso farsi
piccino piccino, che nella piazza
storica ha radunato 3.500 imbecilli di ogni sorta e di ogni età al canto
tutte le strade portano alle tue mutande, per il rapper che ha chiesto ai suoi
fans di pulire l’area del raduno dove si
era scopato tutti i loro soldi…
Mezzogiorno è già passato quando così fa
rientro, ripone sul tavolo le cose che ha comperato nel
superrmaket, e si abbandona di nuovo ad internet, a face book, il
computer perennemente acceso, per sapere le ultime, aggiungere un
like ai commenti e agli emoticon in risposta ai suoi post, scegliere per i suoi
amici virtuali, che sono sempre meglio di quelli reali a chilometro
zero, gli articoli da proporre in lettura nei post che invia, già sapendo
che saranno ben pochi, sempre i soliti, non sempre i più colti, a
leggerli avvalendosi di lui.
E’ indugiando al computer che già l odore
immondo delle sue secrezioni gli rende nauseabondo
restare in compagnia di se stesso, che lo incalza a
premunirsi di cambiarsi almeno gli indumenti intimi e di lavarsi di sotto, prima di accedere alla
cucina per il pranzo.
Gli restano da lavare tegami
e posate della sera precedente, già mettendo la
cotoletta impanata nella padella come il recipiente l’ha
rilavato, mentre piatti e bicchieri e forchette e cucchiai e
coltelli attendono in fondo al lavello che li sgrassi per bene.
Procede a fuoco lento, rosolando se
stesso, con la cotoletta, nell’attesa che venga della giornata il
tempo migliore, dopo che forata la busta dell’insalata ed evacuati
radicchio, lattuga e indivia nella zuppierina, se ne sarà deliziato con
il cibo precotto e una birra in lattina , senza sale
però, altrimenti l’ipertensione ringrazia fischiandogli nelle
orecchie invasate
Il maleodore deriva
soprattutto dalla sua camicia impregnata di sudore, sa di fenolo, a dir poco, e dovrà metterla in lavatrice con
gli altri capi che aspettano il lavaggio, ma solo dopo quello nel lavabo delle
posate che ha appena utilizzato, per non fare saltare per eccesso di
consumo di energia il contatore.
Un ulteriore rinfresco di se stesso, in
bagno, che eviti che già puzzi nelle parti inguinali come un salmone gigante,
prima che tra se e la lettura agognata di “Chiara luce del
giorno”, di Anita Desai, si tratta finalmente delle pagine finali,
non si interponga la telefonata fuori tempo del suo amico
indiano. Come mai è lui a telefonargli, e
anticipatamente? Si allarma nell’attesa di poterlo ricontattare, non
già tramite Skype che non funziona, usando whatsapp
questa volta, prima di sentirsi dire che no, non
deve preoccuparsi se una volta tanto è l’amico indiano
che gli telefona, , solo è successo che
stamane quando costui ha aperto il suo sito di
posta elettronica , non vi ha trovato nessuna e-mail , come si
attendeva, con il Pin del nuovo acconto di denaro. Possibile? ricorda bene di
averne digitati i numeri , ieri pomeriggio, poi capisce l’errore che può avere
commesso, e come ne ha la riprova è in grado di inviare
istantaneamente il numero richiesto all’amico del suo cuore. Il suo migliore
amicodi sempre “ Scusami , gli dice, scusami tanto, ho schiacciato il tasto per
salvare una copia del messaggio invece che quello che l invia. Sono così
vecchio che faccio solo errori su errori e perdo tempo su tempo. Ieri sono
andato una prima volta in banca e credevo di non avere con me la carta di
debito, talmente aderiva allo smartphone,. Cosi sono tornato a casa
inutilmente, per poi recarmi di nuovo all’atm a prelevarvi il
denaro che ti serve. E poi, sbagliandomi di
nuovo, ho chiesto che importo da inviarti
fosse di 200 euro, per poi ricordarmi che puoi ricevere
un ammontare del genere solo mediante un trasferimento
sul tuo acconto da parte del tuo agente, e chiedergli di trasmetterti solo 10.000 rupie. Ma così forse ho sbagliato
ancora una volta, perché come ora suppongo i soldi li puoi ricevere
direttamente solo se il loro ammontare resta al di sotto di tale
cifra, anche per meno di 10 rupie. Solo che erano tante le donne in
attesa, dell’ Europa dell’Est, che non ho osato chiedere di nuovo di
cambiare l’importo che ti versavo. Andrò là tra poco di nuovo, vedrai, anche se
dovrò ancora fare la fila, ho sbagliato e …” Di nuovo un pomeriggio
a perdere tra banca e negozio del cambio, non fosse che l’amico lo
supplica di non farlo, che va bene anche così, può
aspettare tranquillamente di disporre del denaro solo sul suo conto.
Lo saluta, gli assicura che si
risentiranno più tardi. e chiuso lo smartphone
può mettersi ora a tavola, in un battibaleno
consumate cotoletta e
verdure, e chi ne ricorda più il gusto, ora che sta
già rilavando tutto. Restano i panni da prelevare dalla
lavatrice, con quelli asciugatisi sullo stendibiancheria che
deve ammucchiare insieme e risistemare negli armadi e nel
cassettone, perché quelli appena fuoriusciti dal cesto della lavatrice
possano prenderne il posto. Sono già le prime ore del pomeriggio, chissà, si
chiede, se ora che può attendere a ciò che è la sua
vocazione, è in anticipo percentualmente, rispetto ai
tempi annuali in cui uno finisce di lavorare per pagare le tasse e
comincia a lavorare solo per se stesso.
Ma un’altra vita ora comunque comincia,
anche se le pagine di internet si inchiodano, il sito delle sue e-mail gli
chiede di cambiare la password per poter accedere di
nuovo, la banca canale gli chiede codice d’accesso,
password, non una, ma due volte il numero di verifica sul
pass, una ulteriore trasmissione di numeri in serie che ritrova nel
modulo di conferma, prima che possa ricaricare la prepagata per comperarsi
l’ebook dei racconti morali di Coetzee.
Che meraviglia è ora scrivere
di se stessi in libertà di spirito, ora che niente ha da perdere,
che sudato e magnifico travaglio è anche la dura fatica, nel testo
archeologico sui templi hindu più sconosciuti, di tornare come nel
wrestling, parola su parola, a riordinare e
spianare ogni inutile contorcimento sintattico e dire invece in
termini chiari, come a raffronto siano consimili e
divergenti dagli altri templi quelli che ha preso in esame. anche se così va ripetendosi
e viene facendo più pause e richiami espliciti nel suo
scritto.Deve farsi allora vera e propria anatomia patologica la sua virtù
intuitiva, “ tu sei davvero come un dottore che ai templi consulti
le ossa”, come aveva detto il suo amico delle sue ricerche esplorative, di cui
si poneva al seguito, che dura fatica, allucinante, quando per l
ennesima volta ritorna sulle stesse parole e accerta quanto il tutto che
sembrava così ben indagato ed espresso, appare a un’ulteriore
disamina ancora una volta confuso e detto in un modo impreciso
così sconcertante, ma che gran fatica, tale
umile fatica utile, altro che il dilettarsi di un hobby tanto
per “ ammazzare il tempo”. Poi il passaggio alle pagine di Anita
Desai, che gli è quantomai doloroso ma magnificamente illuminante,
nella sua prosa che traspone Virginia Woolf nel mondo
indiano di cui egli è oramai parte, che nel mondo
indiano della famiglia Das gli fa ritrovare il proprio intrigo
familiare, Bin sua sorella, lui e suo fratello Tara e Raja che se ne sono
andati via per il mondo abbandonandola alle prese con i familiari
rimasti, il padre defunto e ora la madre. più in salute che
mai, che lei accudisce quotidianamente e che ne impedisce ogni
residua vita indipendente.
Nel farsi sera ,
il frastuono di tutto che rimane nelle sue orecchie è lo
stesso silenzio che nelle pagine che legge tuonava intorno alla casa
dei Das e vi penetrava rombando,costringendo Bim a tapparsi le
orecchie con le mani. Lo stesso sudiciume da ripulire, la
stessa chiarezza da lasciar sopraggiungere, sullo stesso sgretolarsi nella
polvere di vicissitudini colpevoli in un senso opposto. Lui ostinandosi
a non consentirsi altro che cibo di supermarket ed e-eboks, niente viaggi, svaghi o pranzi fuori, niente capi di abbigliamento o gadget ulteriori, per non sentirsi in colpa perché così
profitta dell’assoggettamento della sorella alle cure materne di cui è così
sollevato. Le tendine che sfiora il vento sono pagine di registro, in cui ò
trascritta l infamia di quante delle
bocciature che ha inflitto, disattendendo aspettative e sguardi amorosi. Ma è già quasi ora di
chiusura dell’ ipermercato, si rammenta solo ora che è il giorno
della raccolta differenziata sul tardi di vetri e
lattine, che manca qualsiasi bevanda nel frigo, che se accorrerà in
tempo al supermercato , prima della chiusura imminente, vi potrà acquistare
l’insalata di tonno e fagioli e basilico che rinfreschi l’arsura
della sua fame serale con un piatto leggero . Ma per questo dovrà interrompere
le pagine che stanno rivelando a Bim la verità della vita
di sua sorella, che possono aiutarlo come Tara, nei paragrafi
imminenti, a perdonare se stesso di tutto quello in cui è
mancato per paura e per rivalsa, la sua paura degli uomini nel sentirsi ad essi
sessualmente inferiore, e a
non volersi per questo tutto il male di questo mondo . E flusso su
riflusso, di nuove metafore e similitudini, quali nuove
magnifiche cadenze e variazioni assumerà nelle righe seguenti la
descrizione ad opera di Anita Desai
dell’abbagliante natura indiana
, del “ diafano schermo di polvere nel quale il sole stava
sprofondando”, come ora alla sua finestre
Ma ora. come un tempo, non saprà egli
resistere più di tanto sulla pagina , non vi resisterà che per
un penoso minuto, e la poltrona e la lettura saranno
abbandonate in tronco, per correre succube al supermercato prima che chiuda,
nel tintinnare intorno della raccolta del vetro.