mercoledì 9 maggio 2007

ritrovamenti spirituali

Dedicato a Raimon Panikkar,













e ad Henry Corbin





















Nel pensiero non duale della spiritualità indiana, nel pensiero advaita, ho ritrovato le mie origini filosofiche spinoziane, l' ordo ed connexio idearum ( quod) idem est ac ordo et connectio rerum, ho ritrovato la liberazione spinoziana dall' immaginario passionale della mente dell' io, il morire ad esso( l 'io) che si fa
felicità virtuosa.


















Gia nel sufismo avevo "ritrovato", prefigurato immaginativamente, il razionalismo mistico di Spinoza, nel cui trasmutarsi di posizioni filosofiche, (che sono il trasmutarsi di differenti stati dell' uomo entro gli stati differenti della Realtà dell' Essere, -con il procedere stesso, di parte in parte, dei contenuti del testo dell'Ethica di cui come lettori ci si fa espressione -), Dio, da concetto della mente, si fa realtà partecipata dagli uomini , sicchè l'amore di sé dell uomo si riscopre una espressione dell' amor dei intellectualis, di essere Dio che ama se stesso nell'amore verso di sé di una sua creatura, secondo l' hadith " Ero un tesoro nascosto, e desideravo essere conosciuto. Per questo ho prodottto le creature al fine di conoscermi in loro."
" In te creai la percezione perchè potessi percepirmi".





















" Alma, buscarte has en Mi, Y a Mì buscarme has en ti ", come Teresa d'Avila declina la teologia giovannea.








Un ritrovare , ripeto, non già un fare ritorno,- restaurando, oppure ripristinando-, ma un perdersi altrove, un volersi disfare in altri orizzonti, e rinvenirvi ciò che si credeva fosse divenuto il proprio passato remoto, da cui si credeva di essersi fatti irreversibilmente distanti, a cui si riteneva di avere volto per sempre le spalle, come se fosse oramai soltanto un proprio trascorso, oltrepassato o rifiutato o rimosso, dileguatosi nelle ombre della memoria.




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