venerdì 25 maggio 2007

dormi, in attesa che torni, caro Kailash, nel sogno della tua cara bambina,






Nell'Attesa del tuo nuovo bambino, dormi, aspettando che io torni, caro Kailash, nel sogno di un meraviglioso futuro della tua cara bambina, dischiusi sul mondo, intrepidi e attoniti, gli occhi del tuo primo bambino


domenica 13 maggio 2007

gli atti dell'amore

Gli atti dell'Amore,
ossia di come l'Amore ch'è comandato,
detta poi i suoi comandamenti liberandoci




"Amatevi l'un l'altro, come io vi ho amato ..."
Amatevi- un comandamento l 'amore spirituale, dettato all' amore sensibile e all' egoismo delle reclusioni dei cuori nell amor proprio dell'io, come ricorda la meditazione sublime di Kierkegaard negli Atti dell'amore.
Ma è una determinazione, una obbligazione comandata, che deve farsi spontaneità vivente, per dettare poi i suoi comandamenti alla norma eteronoma, i suoi dettami di Legge al di là ed oltre ogni Legge del farisaismo, il peccato mortale in cui tende a convertirsi ogni gerarchia ecclesiastica, quando per farsi Chiesa trionfante, storicamente fossilizzi in potere lo scheletro dell'unica chiesa esistente, la chiesa cattolica del corpo cosmico del Cristo, la cui carne celeste sono tutti i viventi che volgono al bene.














"Ama e fa quel che vuoi",














come dice Agostino, come è possibile solo quando la Parola in noi incarnandosi sia diventata servitù d'Amore, volta al nostro oppressore, innanzitutto, la libertà di non potere peccare, non più schiavi della legge come vincolo autoritario, della sola virtù, al più, di potere non peccare .















giovedì 10 maggio 2007

Essere una famiglia














" Lei mi chiede che cosa sia una Famiglia?

Per me c'è famiglia ovunque due persone, chiunque esse siano, si impegnano durevolmente e responsabilmente l' una nei confronti dell altra, ... "














Un tuffo al cuore mi ha sommosso, come alla televisione ho udito la sociologa, ( Chiara Saraceno), dare tale limpida risposta al conduttore della trasmissione televisiva mattutina.














Mi sono venute in mente, istantaneamente, le identiche parole con le quali

Farhang,




















e Kailash, hanno aperto la loro alla mia vita, come mi sono impegnato a essere il tutore della loro sorte,























l' una di giovane studente pittore ed acquerellista, strangolato dal regime iraniano nel suo anelito ad essere libero,

l'altra di giovane capofamiglia indiano, dellla casta dei sudra, disperato per la sua miseria,






























che allora non sapeva come assicurare al bambino incantevole una scuola decente.















una crescita senza stenti al virgulto appena nato della sua meravigliosa bambina.
















Ed hanno schiuso alla mia persona, per il loro tramite, l intimità della loro famiglia,
fosse l intrico di reciprocità vincolanti della famiglia iraniana,

















fosse l'affettuosità tenerisssima quanto atrocemente escludente della famiglia indiana.















" Now-mi dissero- ( I undertsand that )You are Like a member of My family..."

Farhang, Kailash, miei amati amici e fratelli.

mercoledì 9 maggio 2007

ritrovamenti spirituali

Dedicato a Raimon Panikkar,













e ad Henry Corbin





















Nel pensiero non duale della spiritualità indiana, nel pensiero advaita, ho ritrovato le mie origini filosofiche spinoziane, l' ordo ed connexio idearum ( quod) idem est ac ordo et connectio rerum, ho ritrovato la liberazione spinoziana dall' immaginario passionale della mente dell' io, il morire ad esso( l 'io) che si fa
felicità virtuosa.


















Gia nel sufismo avevo "ritrovato", prefigurato immaginativamente, il razionalismo mistico di Spinoza, nel cui trasmutarsi di posizioni filosofiche, (che sono il trasmutarsi di differenti stati dell' uomo entro gli stati differenti della Realtà dell' Essere, -con il procedere stesso, di parte in parte, dei contenuti del testo dell'Ethica di cui come lettori ci si fa espressione -), Dio, da concetto della mente, si fa realtà partecipata dagli uomini , sicchè l'amore di sé dell uomo si riscopre una espressione dell' amor dei intellectualis, di essere Dio che ama se stesso nell'amore verso di sé di una sua creatura, secondo l' hadith " Ero un tesoro nascosto, e desideravo essere conosciuto. Per questo ho prodottto le creature al fine di conoscermi in loro."
" In te creai la percezione perchè potessi percepirmi".





















" Alma, buscarte has en Mi, Y a Mì buscarme has en ti ", come Teresa d'Avila declina la teologia giovannea.








Un ritrovare , ripeto, non già un fare ritorno,- restaurando, oppure ripristinando-, ma un perdersi altrove, un volersi disfare in altri orizzonti, e rinvenirvi ciò che si credeva fosse divenuto il proprio passato remoto, da cui si credeva di essersi fatti irreversibilmente distanti, a cui si riteneva di avere volto per sempre le spalle, come se fosse oramai soltanto un proprio trascorso, oltrepassato o rifiutato o rimosso, dileguatosi nelle ombre della memoria.




Lettera a Don Ulisse Bresciani

Caro don Ulisse,
sono il professor Odorico. Le scrivo per invitarla ad uno degli incontri che la signora Luigina de Biasi, fondatrice in India, a Sarnat e a Bodhgaya, insieme con Valentino Giacomin delle Scuole dell'Alice Project, con le quali cerco di collaborare, terrà con gli studenti dell'Itis e con la citadinanza mantovana. Tali incontri si svolgeranno all' Itis nelle mattinate di giovedì 17 e Venerdi 18 maggio, in aula magna, dalle 9, 35 alle 11,2 , e nella sala del palazzo del plenipotenziario di Piazza Sordello, venerdi 18 maggio dalle 21 alle 23.
Credo che la sua presenza sia davvero importante per vagliare l' interreligiosità effettiva della ricerca educativa che vi è in atto, e per valutare anche tale albero dai suoi frutti, che mi sono parsi davvero meravigliosi.
Quanto a ciò che anima il mio spirito non solo al dialogo, ma all'incarnazione nella verità del mondo di vita di chi ho cari in India, o nell'Iran sciita, ho ragione , secondo Lei, a credere che sia nella verità del mistero di Cristo, e si salvi, anche
se ignora il nome di Gesù, chi per riuscire ad amare convertendosi nel dono agli altri di sé, donandosi in tutto quanto ci è stato donato, confidi nella Realtà che ci trascende e di cui siamo parte, la nomini pure Allah , o Lord Siva? Io lo credo.
Per quanto concerne l' impeccabilità, suppongo che la presunzione di salvarsi da soli , il peccato per l'apppunto della impeccabilità, possa albergare in chi è credente nella misura stessa in cui egli identifica ciò che ci è chiesto con la sola legge, ossia con l'amore come contraccambio, sulla base dell'esigenza di reciprocità., anzichè con il dono gratuito di sè, al proprio stesso nemico, innanzitutto ( per cui, "Qualunque cosa io dia, o faccia, per te, tu non mi devi niente")
Purtroppo credo che invece l' islam ed il cattolicesimo politici si riflettano specularmente in una spirale cieca, in quanto si contrappongono appunto, come lei ha detto benissimo, qualche martedi fa, -commentando la lavnda dei piedi degli apostoli da parte di Gesù, -in nome di un dio religiosissimo che chiede assoluto rispetto e di farsi rispettare istituzionalmente, e nei suoi adepti,, anziché essere partecipato come la stessa vita in ciò che vi ferve servendo, dando continuamente la vita , dando continuamente la propria stessa vita per dare vita al mondo. In un atto di Kenosi eterna trinitaria , di "consegna sacrificale" dell'una all altra Persona (così François Varillon,

Francois Varillon tra i suoi studenti

o Pakikkar, in arcana sintonia,
che forse rivela le comuni ascenden=ze dal monachesimo induista di padre Le Saux)
Per questo occorre essere cauti, per parte nostra, nell'identificare l 'islam con l' immagine che ne offre la sua politicizzazione, per cui la sua rivelazione viene fossilizzata nella lettera del Corano, così com' era rivolta, al pari della legge mosaica, alla durezza del cuore delle genti di allora.
Le cito in fine quello che ho scritto a don Matteo su ciò che vengo traendo dalla spiritualità indiana.
"E' poi verissimo quanto lei suppone del mondo e della meditazione orientale, che la sua comprensione non può esserne solo una forma di conoscenza, ma una esperienza che ne verifichi la realizzabilità salvifica internandosi nella sua vivente realtà spirituale.Ciò che posso dirle è che i minimi avanzamenti che ho intrapreso in tal senso, mi hanno distaccato solo dall' involucro legalitario e moralistico del Cristianesimo.Come nel Cristianesimo si deve ugualmente morire in quanto "io", per entrare nella vera vita ed "essere uno-con..."
Aggiungerei che in comune con la spiritualità cristiana c'è il senso del mistero come di una dimensione cui si accede solo realizzandola, attuando l amore del prossimo, o il dharma, facendosi quanto è più possibile l 'uomo nuovo paolino, o, detto altrimenti, acquisendo la buddità di un nuovo corpo sottile, mediante preghiera, ritualità, meditazione, che ci aiutino a fare sì che sia fatta in noi la Sua volontà.

A presto
odorico

(A don Ulisse non ho detto, per non incorrere anch'io in ciò che addebito all'autore eminentisssimo di quanto segue, che purtroppo, Egli citando di seconda mano, come se fosse di per sé un' istanza inferiore. un certo Ibn Hazn, filosofo islamico, quale fautore da screditare del volontarismo della natura divina, ha proscritto al tempo stesso chissà quale e quanta sublime teologia cristiana, non solo il Dio isolato di Duns Scoto





,











ma lo stesso Dio del razionalista mistico Descartes ,

ove a Mersenne dal 1630 , il 15 di aprile, precisa : " le verità matematiche considerate eterne, sono state stabilite d Dio e ne dipendono interamente, come tutte le restanti creature...E' Dio che ha stabilito queste leggi in natura , cosi come un re stabilisce delle leggi in un reame";































un reame del cui re Cristo ci ha rivelato in Gesù che " nella sua beatitudine , non vuole fare a meno di noi. E' vulnerabile perchè vuole esserlo. Ma per lui voler essere è essere", ( pg 75 dell'opera così citata e non ancora disvelata), appunto, come dispiace che sia, a chi ne contesta la deriva volontaristica. Solo che il "fatto è che in Dio vi è una Gloria al di là della gloria: la gloria del non voler essere che amore. Lì si radica, come dice Eckart, l'umiltà " di Dio (pg.80), al punto da essere propenso anch'io a pensare, come l'autore di cui riprendo la parola " che la decisione di amare, che è Dio stesso, sia il fondo, o meglio il senza- fondo -primordiale", come asserisce il sublime ed umile François Varillon, ove in piena sintonia con essa magnifica e celebra " L' umiltà di Dio".
"Umilmente nascosto, perchè non potremmo vederlo e restare liberi. L'invisibilità di Dio è la sua umiltà rispettosa della nostra libettà".(pg. 62),

martedì 1 maggio 2007

Una seconda lezione di geografia umana per i miei studenti














1 maggio 2007

Via via, che oggi pomeriggio, nel caffè sotto i portici della mia città scorrevo l'articolo, del giornale locale, sulla siccità che per il global warming strema la portata di laghi e di fiumi del mio territorio , abbassando il livello delle acque del
Po, del Garda, il fiato mi veniva mancando, in quanto le misure drastiche che vi si preventivavano, nell' irrigazione di una delle agricolture più ricche e rigogliose del pianeta, in una provincia beneficiata da cinque corsi d'acqua, concretavano quanto ritenevo più che mai indispensabile e al contempo improponibile nella stessa India, quando visitandola ne ho accertato le emergenze dal vivo : la sospensione della coltura del riso per almeno un anno nei territori nord-orientali dellla mi provincia, giacché se non piove, c' è ancora acqua per irrigare i campi solo per un mese:
Al mio amico Kailash, a Ferraresi Massimo, presso le scuole del progetto Alice, ho fatto presente più volte quanto possa essere calamitoso per l'India, per un subcontinente ove per il 70 % le acque dolci sono contaminate od infette, che la sopravvivenza della popolazione povera sia assicurata dalla coltura e dal nutrimento del riso, talmente un chilo di riso necessita di acqua -4.500 litri- e costa poco -non più di 18 rupie-, trenta centesimi di euro.
Se chiedevo come potesse sopravvivere una famiglia con uno stipendio mensile pari al cambio alla mia retribuzione oraria, erano quelle 18 rupie per un chilo di riso la cifra indicativa che mi veniva fornita ogni volta.
A casa, sulla versione on line della stessa Gazzetta Mantova, visionavo le immagini del Po ridotto a un' esigua portata d'acqua tra le lanche e le mortizze increpate,













che stagna già in pozze tra le secche,













ai fondali sabbiosi del suo alveo,
e la mente mi riandava ai fiumi d'India che in inverno ho visto in secca nel Bihar,








nel cui immenso alveo riarso il transito e l'adunarsi di uomini e di animali era subentrato al decorso delle acque.

Ed era una eco ancora confitta di dentro, l'irrisione del mio insegnamento da parte della arroganza insolente e ignorante dei miei studenti riottosi, la sufficienza di se bastante di chi mi frequenta e crede che non parli di ciò che è vero ancor più per loro, che parli d'altro, ch'è distante e che va tenuto e può restare a distanza, quando parlo di Cina e di India!