martedì 15 ottobre 2013

di cicloni, e calche e resse

Ieri sera Kailash era solo in casa, mentre dalle case e le vie intorno, fino ai tempietti presso il talab, provenivano al telefono gli ultimi clamori della festa di  Dusshera.  Tutta la famiglia, i bambini e Vimala,  era ancora nel villaggio natale di Byathal,  presso i genitori di Kailash, dopo la puja di ieri, in comune, fino al rientro a scuola di Ajay e Poorti posdomani. E per mio sollievo era svanita nel nulla la richiesta di Vimala di potere andare a Mathura prima del mio arrivo in India, per non essere di meno della famiglia del barbiere autoriscio-wallah che ha un amico ricchissimo australiano, il quale li porterà tutti quanti in volo da una città all'altra dell'India del Nord, al suo arrivo in Delhi lo stesso lo stesso giorno del mio. Tanto aveva potuto il flusso mellifluo del'insinuazione dell'invidia nelle orecchie di Vimala della moglie del barbiere, il cui esempio 
era stato forse di nuovo di cattivo influsso anche sul larvato rimprovero mossomi da Kailash per la mia onestà, dopo avere minato sino alla distruzione possibile la nostra amicizia durante il mio ultimo soggiorno.
Dei devoti a Durga di Khajuraho, mi diceva intanto un didascalico Kailash,  c’era chi si era recato presso il bacino artificiale di Beni Sagar, chi fino al fiume Ken, per immergervi ed affidarvi alle acque la statua della Dea.
Ieri, quando al telefono l’ho raggiunto in Byathal, mancandovi la televisione ed essendovi sospesa l’erogazione di energia elettrica, l'amico era ancora all’insaputa di quanto, di cui parlavano anche i nostri telegiornali,  era appena accaduto in Ratnagarh, presso Datia, nello stesso nostro Madhya Pradesh, dove 115  pellegrini di quanti a decina di migliaia transitavano su uno dei due ponti che li portavano a un santuario di Durga, nel concorso dei devoti a centinaia di migliaia nel sito di culto, erano rimasti uccisi  a causa della ressa e della calca insorta nella folla  impauritasi, schiacciati sotto chi li sopravanzava, o morti annegati nelle acque del fiume in cui si erano gettati. Nel dirglielo era venuta già meno la soddisfazione che potevamo condividere perchè l’uragano che si era avventato sulle coste dell' Orissa e dell’Andra Pradesh aveva fatto meno di dieci vittime, per lo schianto d’alberi o il crollo di case di fango, a seguito dell’evacuazione di oltre mezzo milione di persone predisposta dalle autorità indiane, che aveva evitato che si ripetesse nella sua entità la catastrofe del 1999 nella stessa area.
Con apprensione avevamo seguito il procedere del “ tafun”, il giorno avanti, prima che Kailash lasciasse Khajuraho, e quando poteva seguire il decorso del tifone mediante le news” Ora è a quaranta chilometri dalla costa, viaggi a dieci metri sulle acque del mare, c’ pioggia e un gran vento a Bubhaneshwar...”
Di rientro in Khakuraho, quanto all’accaduto in Ratnagarh, gli aggiornamenti che gli interessava o che poteva darmi riguardavano tutte le responsabilità della polizia e delle autorità politiche, del BJP innanzitutto, e del suo primo ministro nel Madhya Pradesh.
“ Quando ci sono da tenere sotto controllo “laks, and laks, and laks of people”, quando le folle dei pellegrini sono dell’ordine di centinaia di migliaia, occorrono almeno 10.000 poliziottti, ed invece non ce n'erano che 200... I poliziotti poi si sono  fatti corrompere, sul ponte di legno e ferro  sul fiume , verso il tempio , hanno lasciato passare per 200 rupie a persona interi gruppi in motocicletta,  mentre la cosa non era per niente consentita” e dal fiume per lo spavento, mi ha ripetuto, la gente ha cominciato a buttarsi giù, “ the people died, died, died in the water..”. ( e moriva, moriva, moriva).
Seguitava a piovere intanto su Khajuraho, a intermittenza, e chi aveva seminato a suo tempo sesamo, alle prime piogge, aveva già raccolto e fatto affari d’oro,  135 rupie al chilo invece della 60 dell’anno scorso, mentre chi aveva tardato a seminare sesamo o lenticchie, sotto la pioggia stava perdendo tutto, “ losing  money, money, and money”,  restava ancora possibile salvare il raccolto per chi avesse seminato soia, più bisognosa d’acqua, come suo padre, sempre che le piogge terminassero e riapparisse stabilmente il sole .
Così mi parlava l’amico, mentre seguitavano a scorrermi nella mente i ricordi e le immagini delle circostanze in cui la calca delle circostanti folle mi aveva angosciato, o terrificato, in sua compagnia, e dei nostri  bambini, o viaggiando da soli, in Jhansi, quando l’ho indotto a rifiutare di salire sui carnai umani dei vagoni dei treni stipati anche sui tetti di  pellegrini in viaggio verso Mathura per Holi, o nell’esodo universale per la festa fratello-sorella, in Vidisha, quando  ho gridato perchè scendessimo immediatamente dall’autobus per Gyaraspur, in cui avevamo perduto il controllo dei nostri bambini, all'ammassarsi degli scolari che  l’avevano stipato senza più un interstizio ad ogni fermata che si susseguiva ad ogni uscita  da scuola, o tutte le volte che tra Chhatarpur o Khajuraho ho strepitato e sono sceso dagli autobus, o dalle camionette,  il cui carico umano era  pari  a quello di un trasporto di bestiame passivo eccedente  del doppio, pur di  ottenere quante più rupie  in spregio ad ogni sicurezza... od ho seguitato trattenendo il fiato e  l’angoscia, sapendo che in quel fittume in cui ero sommerso non ci sarebbe stato scampo al minimo incidente.

E le file, nelle processioni islamiche di Ajmer, o in quelle innumerevoli hindu, che ci trascinavano via,   al loro seguito,  o in certe code per un biglietto od un’entrata,  nel salire sui vagoni del metro,  in cui anche l’incespicare poteva essere drammatico...)

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